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Autore: Stella Dark Star    14/05/2018    0 recensioni
[Tartarughe Ninja (film 2014)]
Quando April O’Neil si lascia scappare il segreto delle tartarughe mutanti con sua cugina, per un attimo crede di aver combinato un disastro. Invece no! Julie entra subito in confidenza con i fratelli e crea con loro un ottimo rapporto. Tranne con Raffaello, il quale sembra evitarla per diffidenza salvo poi spiarla per ben altri scopi. Ma al di là di questo gioco a nascondino tra loro, dei fili invisibili sembrano volerli legare a dispetto del buonsenso e della razionalità. E si sa che quando ci si mette di mezzo il destino…
Nota: il titolo è l’intreccio tra una nota canzone di Lana Del Rey (che fa da colonna sonora a questa storia) e il rosso, il colore caratteristico di Raffaello.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6
La cosa giusta
 
Si risvegliò percependo il calore di un bacio sull’incavo della spalla. Il respiro di Raffaello che le sfiorava il collo e il viso, il suo braccio a cingerle i fianchi, alle spalle la sua presenza. Non ricordava di aver cambiato posizione. Si era addormentata sul suo petto e poi, evidentemente, nel sonno era rotolata giù e si era girata e lui aveva continuato a ‘proteggerla’ abbracciandola da dietro. I suoi gesti erano così romantici che talvolta dimenticava di sperare in quel ‘ti amo’ che lui non le aveva ancora detto e che lei continuava a soffocare nel petto per timore che lui sentisse il peso di tale confessione.
Essendosi accorto del suo risveglio, Raffaello aveva continuato a stampare baci sulla sua pelle, seguendo il tragitto del collo, svoltando sulla mandibola e poi sostando sulle labbra tiepide. Julie non aveva ancora aperto gli occhi, tanto era serena.
“Ti offendi se ti dico che sto morendo di fame?” La voce roca per il sonno e un gorgoglio di gola che avrebbe dovuto essere una risata.
Lui ridacchiò contro la sua guancia: “In effetti abbiamo saltato la cena!” La sciolse dall’abbraccio e scese dal letto permettendo così a Julie di godere della vista delle sue belle natiche scolpite.  Raggiunse l’armadio e cominciò a trafficare al suo interno. Ne tirò fuori un paio di pantaloni neri sgualciti, probabilmente recuperati da un cassonetto, e li indossò alla mala peggio anche se gli stavamo molto attillati, giusto per coprire la propria nudità. Poi si mise a cercare qualcos’altro e, in capo ad alcuni minuti, ne tirò fuori una maglia rossa, vecchia, larga, con le maniche strappate a metà braccio e la scollatura anch’essa strappata. Con fare giocoso, la lanciò addosso a Julie.
Lei scoppiò a ridere: “Come sei prepotente!” Sbirciò rapidamente la maglia e poi la indossò senza fare storie. Quando si alzò dal letto, fu Raffaello a beneficiare dello spettacolo. Era incredibile come anche il vestito più smesso addosso a lei diventasse un incanto. La maglia, che lui indossava qualche anno fa, le stava davvero larga, però il modo in cui le lasciava una spalla ampiamente scoperta e le gambe quasi del tutto nude, la rendeva un bocconcino delizioso. Julie recuperò una molletta per alzarsi i capelli, alcune ciocche sfuggirono subito e le incorniciarono il viso.
“Cosa c’è da mangiare?”
Lui fece un cenno col capo: “Vieni, dovresti saperlo ormai!”
La scelta ricadde su un cestino di alette di pollo che giaceva nel frigorifero dalla sera prima ma che per loro si rivelò una cena prelibata con la fame che avevano! Julie seduta sulle sue ginocchia, il cestino tra loro e salviette alla mano, mangiarono tutto di gran gusto, lasciando giusto gli ossicini ben ripuliti da ogni traccia di carne. Raffaello si occupò di posare a terra il cestino con gli scarti, mentre Julie afferrò la bottiglia di birra, che avevano già preparato sul tavolo, e ne bevve un sorso.
“Sono superficiale se dico che vorrei vivere sempre così? Io e te, sesso bollente e cibo non salutare?” Gli chiese, porgendogli la bottiglia.
Lui ne bevve una buona metà, quindi schioccò la lingua e rispose: “Penso la stessa cosa e sono assolutamente serio.” Le lanciò un’occhiata maliziosa e posò la bottiglia accanto al cestino, per poi riprendere il discorso: “Soprattutto per quanto riguarda il sesso bollente.”
“Avete sentito anche voi?” Chiese d’un tratto Donnie, arrossendo nonostante la pelle verde e sperando vivamente di non aver capito bene le ultime due parole.
Splinter non ebbe il coraggio fiatare.  Il disastro stava per compiersi, dunque.
“Sembrava la voce di… No, non è possibile! Non siamo ancora abbastanza vicini al rifugio. E poi perché Raph dovrebbe dire…?” Mikey s’interruppe da sé, ricordando la sera in cui li aveva visti alla finestra di lei. Allora lui e Julie erano arrivati a questo punto? Di già???
Una risatina femminile arrivò come un’eco, tutti si voltarono.
“Un tubo rotto. Un tempo doveva essere dell’acqua ma ora non è più utilizzato, a quanto pare.” Donnie si avvicinò e lo esaminò bene con gli occhiali speciali da lui fabbricati: “Sì, è così. E credo che sia collegato al nostro rifugio. O almeno questo spiegherebbe perché sentiamo le voci di Julie e Raph.”
Leonardo ringhiò: “Ma di cosa stanno parlando quei due? Mi era sembrato di sentire che…” Dal tubo arrivò ancora la voce di Raffaello: “Abbiamo reso la stanza degli allenamenti ancora più interessante.”
Seguì la voce di Julie: “Non credo che Leo la penserebbe allo stesso modo se sapesse che mi hai legato i polsi alla sua Katana!”
“La mia…!” Leonardo si morse le labbra per frenare il grido che gli stava esplodendo dal petto. Che cosa significavano quelle frasi? Perché suo fratello avrebbe dovuto legare Julie?
Ignaro di essere udito altrove, Raph avvolse in un abbraccio la sua bella ragazza e disse provocante: “Sai a cosa stavo pensando?”
Lei scosse leggermente il capo, lo sguardo socchiuso su quello di lui: “Cosa?”
“E’ da tre ore che non ti assaporo tutta.”
“E’…è tanto tempo?”
“Un’eternità.” Finì lui, con voce sospirata, per poi incollarsi alle sue labbra e stringerla più forte a sé.
Con sguardo shockato, April chiese un banale: “E’ uno scherzo, vero?”
“Non credo proprio.” Disse Leo, stringendo i pugni fino a far scricchiolare le ossa delle dita. Era furente di rabbia.
Mikey intervenne subito: “Non arriviamo a  conclusioni affrettate! Magari le voci che sentiamo sono quelle della tv! Staranno guardando un film! Un film...un po’ spinto.” Non credeva nemmeno lui a quello che stava dicendo, ma si sentiva in dovere di fare qualcosa prima che la situazione degenerasse.
April scosse il capo: “Voglio vedere coi miei occhi che cosa sta succedendo. E spero che ci sia una valida spiegazione.” Si rimboccò le maniche della giacca, più come gesto nervoso che altro, e riprese a camminare. Uno alla volta, gli altri la seguirono.
L’ultimo della fila rimase appunto Mikey che si portò una mano alla fronte con aria sconsolata: “Lo sapevo che era meglio avvertirli del nostro ritorno anticipato.”
*
Raggiunsero il rifugio in pochi minuti e ciò che si presentò davanti ai loro occhi non lasciò spazio a dubbi. Raffaello e Julie erano su una sedia della cucina, avvinghiati come due sanguisughe e intenti a baciarsi. In più le mani di lui si trovavano in un posto dove non avrebbero proprio dovuto essere.
Leo tuonò: “Raffaello!!!”
Le effusioni finirono all’istante, Julie saltò via come una cavalletta e cercò di stringersi addosso la maglia in modo da non lasciar vedere troppo, ma era evidente che sotto era nuda.
Raffaello, allarmato ma anche infastidito, si alzò dalla sedia ed esordì con un: “Cosa ci fate qui? Non dovevate stanare la cellula del Clan del Piede?”
Leo fece per avventarsi su di lui e prenderlo a cazzotti, ma Mikey lo bloccò in un forzato abbraccio. A rispondere, indignato e ironico, fu Donnie: “Grazie per averlo chiesto, fratello. E’ davvero premuroso da parte tua preoccuparti per noi.”
Raph sbuffò: “Hai capito cosa intendo. Non vi aspettavo così presto.”
Leo riprese la parola, visto che Mikey gli impediva i movimenti: “Hai una bella faccia tosta, sai? Noi là fuori a rischiare la vita mentre tu eri qua a divertirti.”
April squadrò la cugina da capo a piedi e disse indignata: “Da te mi sarei aspettata di tutto, ma questo… Non hai un briciolo di dignità.”
Julie, nonostante fosse dentro quella maglia oversize, si sentiva come se fosse vestita di sola carta trasparente. “Possiamo spiegarvi. Non è come credete.” La voce le tremava.
“Hai il coraggio di negare che stavi copulando con una tartaruga?”
Donnie la corresse con tono offeso: “Mutante, grazie.”
Lei sollevò una mano: “Scusa.” Poi tornò a rivolgersi a Julie: “Comunque la cosa non cambia. Sei disgustosa e non hai rispetto né di te stessa né di chi ti vuole bene.”
Raffaello fece un passo avanti e parlò in difesa della sua ragazza: “Stai esagerando, April. Il nostro unico errore è di avervi tenuta nascosta la nostra storia. Ma oltre a questo, io e lei non abbiamo fatto niente di male.”
Leo gridò: “Dammi un buon motivo per non spaccarti la faccia! Sei sempre stato così, un traditore, un meschino vigliacco! Non ti basta mai quello che hai, tu vuoi sempre di più!”
Raph lo guardò con disgusto: “Cosa intendi con ‘di più’? Una compagna di vita? Una ragazza che mi ami e che voglia stare con me? Qualcuno che non mi veda come un mostro o un abominio? Allora la risposta è sì, fratello, voglio di più. Anzi…” Avvolse Julie in un abbraccio e terminò: “Ce l’ho già e ti assicuro che non voglio altro dalla vita.”
Julie si rivolse ad April: “Fin da quando ero una bambina mi hai sempre ripetuto di trovare un sogno, qualcosa a cui dedicarmi anima e corpo. Ora l’ho trovato, April.”
Lei trasalì: “Ma ti senti quando parli? Questo è solo l’ennesimo capriccio. Non hai la minima idea di cosa dovrai affrontare se porterai avanti questa follia. Raffaello non è un cucciolo con cui giocare. E’ un miracolo della scienza.”
“Non sono solo questo!” La zittì Raffaello: “E tu lo sai bene. Io, i miei fratelli, nostro padre… Abbiamo dentro di noi più umanità di quanta ne abbiano molti uomini. Forse non potremo mai fare una passeggiata in una bella giornata di sole o andare al ristorante, ma ti assicuro che ci è concesso amare come chiunque altro.”
Splinter parlò saggiamente: “In questo ha ragione, April. La tua rabbia ti fa giudicare in modo errato.”
“Ma…” Sollevò il braccio e lo puntò in direzione dei due colpevoli: “Davvero puoi accettare questo? Non solo ci hanno tenuto la verità nascosta, ora hanno il coraggio di presentarsi così, seminudi, blaterando una marea di sciocchezze!”
Leo si liberò dalla stretta di Mikey con uno strattone: “Io la penso come lei. Non accetterò mai questa unione.” Fece per andarsene, ma la voce di Julie lo fermò: “Perché non ho scelto te.”
Si voltò, lo sguardo perplesso puntato verso di lei: “Come hai detto?”
Lei scandì bene le parole: “Perché non ho scelto te.”
Leonardo si ritrovò tutti gli sguardi puntati contro, dovette deglutire un nodo alla gola: “Ha-hai preso un granchio.”
“No, invece.” Si sciolse dall’abbraccio di Raffaello, ma mantenne comunque il contatto con lui sfiorandogli una mano: “Lo so fin dal primo momento. Non era solo gentilezza, la tua, era molto di più. Non sono sfacciata o vanesia nell’affermare che ti sei innamorato di me dal momento in cui mi hai vista.”
“Io non…” Abbassò lo sguardo. Non era in grado di negare, non poteva negare quel sentimento.
Julie continuò: “Però, questo è accaduto anche a me e Raph. Tu…” Spaziò lo sguardo: “Tutti voi avete fatto l’impossibile per tenerlo lontano da me con delle scuse. Non avete pensato alla possibilità che fossimo destinati ad innamorarci.”
April sospirò rumorosamente e si lisciò i capelli all’indietro con gesto nervoso prima di parlare: “Potresti, per favore, metterti qualcosa addosso? Sembri appena uscita da un locale notturno, maledizione. E poi direi che è il caso di andare.”
Raffaello, d’istinto, strinse Julie a sé e ribatté alle parole di April: “Dovrebbe restare qui, invece.”
April lo fulminò con lo sguardo: “E’ mia cugina, so cosa è meglio per lei. Sarà al sicuro nel mio appartamento.”
“Sarebbe più al sicuro qui con…”
“Raffaello!” La voce di Splinter riecheggiò tra le pareti del rifugio, tutti si voltarono verso di lui, apparentemente tranquillo con le mani giunte dietro la schiena, il capo basso e gli occhi chiusi. Li riaprì lentamente e sollevò lo sguardo su quel figlio ribelle: “Hanno bisogno di stare sole per potersi confrontare, come è giusto che sia. Tu invece verrai con me, nella mia sala, a meditare. E non accetto un rifiuto.”
Lo sguardo di Raph tremò, mentre rispondeva con sottomissione. “Sì, Maestro.” Tenendo un braccio attorno alle spalle di Julie, fece per accompagnarla alla sala dove vi erano ancora i vestiti gettati a terra, ma la voce di Splinter lo bloccò: “Subito, Raffaello.”
Sentendolo tremare per il disappunto, Julie accennò un sorriso e disse dolce: “Non preoccuparti, sistemeremo tutto.”
Lui le prese una mano e la sollevò fino alle labbra per stamparvi un bacio sul dorso, quindi la guardò intensamente e sussurrò: “Domani, se entro il calare della sera non sarai qui, verrò a cercarti. Non permetterò a nessuno di tenerti lontana da me.”
Leonardo, avendo visto il gesto sdolcinato, si voltò sbuffando e si impose di controllare i nervi che rischiavano di saltare come petardi da un momento all’altro. April se ne accorse.
“Mi dispiace per tutto questo. Mi sento responsabile per tutti i problemi che Julie sta causando.”
Lui scosse il capo: “Non dovresti, April.” Quindi balzò via, si aggrappò alla ringhiera che portava alle camere da letto e sparì nel buio.
*
Julie recuperò dal pavimento la biancheria intima strappata. Si sentiva così stupida, così a disagio. Ma cosa le era saltato in mente? April, Leo, Donnie, Mikey e perfino lo stesso Splinter erano partiti per una missione solo per lei, per la sua sicurezza. E lei cosa aveva fatto? Aveva spinto Raph a praticare giochini sconci e sadomaso come fosse stata una malata di mente.
Sistemò la biancheria alla meglio, legando in saldi nodi le estremità strappate. Giusto il tempo di arrivare all’appartamento di April e poi si sarebbe fatta dare un ricambio. Una volta indossati anche gli abiti e le scarpe, tornò all’atrio dove la cugina la attendeva impaziente, attorniata da Mikey e Donnie che se ne stavano zitti ed erano in evidente disagio. April allungò lo sguardo su di lei e subito le voltò le spalle per avviarsi al tunnel.
Julie salutò i ragazzi con un cenno del capo, si voltò un istante in direzione della sala in cui erano andati Raph e Splinter e dovette combattere l’impulso di andarli a salutare. Sarebbe solo stata una scusa per rivedere lui e dirgli con lo sguardo che lo amava. Rassegnata, uscì dal rifugio e imboccò il passaggio per raggiungere April prima che questa la richiamasse.
Ci misero una ventina di minuti ad arrivare a casa. Un’agonia per entrambe. Il silenzio tra loro era stato assordante. April le rivolse la parola solo per dirle di andare a fare una doccia, aggiungendo tra i denti che ‘puzzava di stagno’. Era davvero arrabbiata per dire una simile cattiveria, più rivolta a Raffaello che a lei. Comunque, la doccia servì a stenderle i nervi, anche se una sgradevole sensazione di vuoto la stava divorando. Almeno non dovette rivolgersi ad April per necessità dato che sua cugina si era già occupata di prepararle il letto della camera, che in precedenza era stata della sua coinquilina, e di farle trovare un pigiama per la notte e della biancheria intima pulita. La luce timida e delicata della abatjour l’accompagnò nella vestizione, come un’amica discreta. Julie avrebbe dovuto dormire, ne aveva un gran bisogno, ma invece di infilarsi sotto le coperte andò a sedersi di fronte all’armadio di legno scuro, sulla moquette morbida e confortevole. Strinse le ginocchia al petto, abbracciandosi, il mento appoggiato sopra. L’unica cosa che voleva, di cui aveva bisogno, era tornare da lui.
Arrivò presto l’alba ad accendere un nuovo giorno e lei ancora non aveva chiuso occhio. April la trovò così, ancora con la luce accesa sul comodino. Nemmeno lei aveva dormito, eppure per un inspiegabile motivo la carnagione di Julie era brillante, mentre lei sembrava uno straccio.
“Tieni, puoi mettere questi per oggi.” Le mostrò ciò che aveva in mano, ovvero un paio di leggings a mezza gamba e un vestitino semplice color crema. Li poggiò sul letto e disse con noncuranza: “Vado a farmi una doccia e dopo andrò al tuo appartamento a vedere se è tutto a posto, anche se dubito che qualcuno del Clan ci abbia fatto ritorno. Quei codardi sono fuggiti prima che li stanassimo. In ogni caso, credo sia meglio che tu non vada più a vivere là.”
Julie la guardò uscire dalla stanza. Non le importava niente dell’appartamento o di quel fottuto Clan. L’unica cosa che voleva era ricongiungersi a Raffaello. Decisa, si alzò da terra con agilità e andò a prendere i vestiti della cugina. Se la conosceva abbastanza, era certa che April sarebbe rimasta sotto la doccia a lungo, più che altro per rilassarsi sotto il getto d’acqua. Il che significava che lei aveva tutto il tempo per allontanarsi e raggiungere il rifugio.
*
Non permetterò a nessuno di tenerti lontana da me.”
Le parole di Raffaello erano come un’eco nella sua mente, che però si faceva sempre più forte man mano che si avvicinava alla meta. Di fatto Julie stava correndo verso il rifugio e non vedeva l’ora di arrivare. Era anche pronta a fuggire con lui, se si fosse rivelato necessario. Tutto pur di stare insieme. E poi accadde il fatto…
Mentre correva come portata dal vento, si sentì afferrare per il girovita con tanta forza che perse l’equilibrio e si ritrovò alla mercé dell’uomo che la stava stringendo. L’effetto sorpresa durò abbastanza perché l’uomo in nero potesse bloccarla e stringerla a sé. La sua voce le parlò all’orecchio con tono di scherno: “Avanti, stupida ragazzina. Chiamalo. Pregalo di venire a salvarti!”
L’avrebbe fatto comunque. Era troppo spaventata per fare altrimenti. Tentò di liberarsi ma fu tutto inutile, l’unica cosa che poteva fare era gridare a pieni polmoni: “RAFFAELLO!”
Il suo grido attraversò i tunnel e giunse chiaro fino al rifugio, dove tutti lo udirono. Raffaello, com’era comprensibile, reagì all’istante. Scambiò un’occhiata con Splinter, seduto vicino a lui,  abbandonò la posizione di meditazione e si precipitò all’atrio, dove stavano correndo anche i suoi fratelli.
“Avete sentito?” Chiese per primo Donnie.
“Sì, era la voce di Julie.” Mikey sembrava spaventato.
“Ha bisogno di aiuto.” Raph non aveva tempo da perdere in chiacchiere, doveva raggiungere la sua ragazza subito.
Leo tentò di fermarlo: “Aspetta. Le tue…” Niente da fare, si era già lanciato fuori dal rifugio. Sospirò, quindi si rivolse agli altri fratelli: “Avanti, prendiamo le armi e raggiungiamolo.”
Raffaello bruciò la distanza che lo separava da Julie, seguendo il suono dei suoi lamenti e delle sue grida. E poi la trovò.
“Eccolo qui il nostro Romeo.” Lo beffeggiò l’uomo in nero.
Raph ringhiò minaccioso: “Lasciala andare o io ti…”
“A-ah. Non lo farei se fossi in te.” Da dietro le spalle di Julie comparve una pistola, che l’uomo andò poi a puntarle alla tempia.
In quel momento arrivarono i fratelli armati e Splinter.
L’uomo sembrava divertito nel vederli: “Tutta la famiglia al completo. Bene, bene.”
Donnie gli porse una domanda: “Tu fai parte della cellula del Clan, vero?”
“Perspicace! Lo hai capito dai miei vestiti?” Lasciò una mezza risata perfida e poi divenne serio tutto a un tratto: “Speravate di ucciderci tutti e invece vi abbiamo fregato. Siamo fuggiti grazie al nostro infallibile sistema di allarme.”
“E tu perché sei rimasto?” Chiese Leo.
“Mi sono chiesto perché fuggire quando potevo fare qualcosa per il mio Clan. Sapete, non mi hanno creduto quando ho rivelato la mia scoperta. La notizia che una ragazza umana avesse una relazione con una tartaruga mostruosa, era troppo per loro. Mi hanno preso per pazzo. E così ho promesso di dimostrare che era tutto vero, ma…mi avete messo i bastoni tra le ruote prima che io potessi farlo.”
“Quindi ti hanno abbandonato. In poche parole.” La frase di Raph voleva essere un’offesa, che infatti andò a segno. L’uomo premette la canna della pistola più forte contro la tempia di Julie: “Sai dolcezza, un po’ credo di capire perché ti piaccia. Tralasciando la pelle verde e il guscio, è un bell’ammasso di muscoli. Anche se i tuoi gusti fanno di te una ragazza superficiale, oltre che una pervertita.”
Raph strinse forte i pugni, la voglia di ucciderlo era forte, ma come poteva senza rischiare che le sparasse? Fece un passo avanti, inutilmente. L’uomo la strinse più forte a sé. Julie era terrorizzata, i suoi occhi lacrimavano per la paura e il suo petto si gonfiava ripetutamente a causa dell’iperventilazione. Doveva fare qualcosa per salvarla.
Leo affiancò il fratello, la Katana stretta in pugno: “Che cosa vuoi, eh? Questa scenetta non porterà a niente. Siamo in cinque contro uno, lo sai di non avere scampo.”
“Io sarò anche uno, però sono l’unico ad avere una pistola. E la pollastrella è la mia carta per la salvezza. Quindi, ora voi ve ne state lì fermi mentre io contatto i miei capi e, quando arriveranno, sarete voi a non avere via di scampo.” Avvicinò le labbra all’orecchio di Julie e le ordinò: “Prendi il cellulare dalla tasca destra dei miei pantaloni. Non fare scherzi o giuro che ti ammazzo.”
La mano di Julie tremava come una foglia al vento, in quelle condizioni non sarebbe stata in grado di ribellarsi. Deglutì pesantemente, spezzando il fiato. Quanti secondi mancavano prima che svenisse? Con la mano si avventurò verso il basso, in cerca della tasca, lo sguardo disperato puntato su Raph. Con un pizzico di fortuna trovò il cellulare e lo estrasse dalla tasca, e con un pizzico di sfortuna questo le scivolò dalle dita tremanti.
“Puttanella.” Gridò l’uomo, alquanto contrariato: “Adesso ti faccio vedere io cosa…” La frase venne interrotta da un grido di dolore. April lo aveva colpito alla spalla con un tubo trovato nei tunnel. Il colpo improvviso fece cadere la pistola dalla mano dell’uomo, così, nell’attimo di confusione, April liberò la cugina.
Che fossero tutti preoccupati per lei era normale, ma fu un errore quello di attorniarla invece di pensare al nemico. Pochi istanti che bastarono all’uomo per recuperare il cellulare da terra e fuggire via di corsa. Se fosse riuscito a contattare i capi avrebbe vinto, le tartarughe sarebbero state finalmente catturate e lui avrebbe ottenuto la promozione che desiderava. Bastava solo una semplice telefonata. Non aveva calcolato che sottoterra non c’era segnale.
Il primo ad accorgersi della sua assenza fu Raffaello.
“Prendetevi cura di lei e portatela al rifugio.” Ordinò al gruppo, mentre affidava Julie a Leo. Non aveva nessuna intenzione di farsi scappare quel farabutto. Lo raggiunse in fretta, mentre lui ancora imprecava in attesa di trovare segnale e tenendosi il braccio ferito. Raph gli saltò addosso per atterrarlo. Per prima cosa gli tolse il cellulare di mano e lo scaraventò contro la parete, mandandolo in frantumi, quindi rigirò l’uomo come un calzino per poterlo guardare dritto in faccia. Nei suoi occhi lesse lo stesso terrore che poco prima era negli occhi di Julie, e in un attimo dimenticò cos’è la pietà.
Donatello arrivò qualche minuto dopo e trovò il fratello a tirare pugni come un dannato, maledicendo l’uomo che aveva tra le mani. Era totalmente fuori controllo, lo sguardo fisso sul volto insanguinato e tumefatto dai forti pugni. Bastò un’occhiata per capire che era il momento di fermarlo. Gli si avvicinò e cercò di prendergli il braccio con entrambe le mani: “Raph, adesso basta.”
Lui tentò di ribellarsi, quindi Donnie fu costretto ad intrappolargli il braccio usando tutta la forza che aveva. “E’ morto.” Gli disse con urgenza. Quelle parole parvero funzionare, o almeno aiutarono Raffaello a tornare presente. Lo sguardo ora era più lucido, se non addirittura turbato. Lasciò che il fratello lo aiutasse a rialzarsi e diede un ultimo sguardo al corpo senza vita dell’uomo in nero. La sete di vendetta si era placata, eppure qualcosa nel petto lo faceva stare male. Aveva picchiato a morte un uomo disarmato e ferito.
Fremette nel sentire il tocco del fratello sulla spalla. Si voltò di scatto verso di lui.
Donnie gli parlò con gentilezza: “Vai da Julie, qui ci penso io.”
*
Tornò al rifugio a passo lento, stordito da ciò che era accaduto e con una mano sporca di sangue. Il sangue dell’uomo che aveva ucciso. Allungò lo sguardo in cerca di Julie. Seduta su una sedia al tavolo, con un bicchiere d’acqua tra le mani, sembrava non sentire le parole di rassicurazione della cugina e del resto del gruppo che la circondava. Era visibilmente turbata, e a pieno diritto. Quando si accorse della sua presenza, abbandonò subito il bicchiere e scivolò fuori dal gruppo per correre incontro a lui. Non appena l’ebbe fra le proprie braccia, Raffaello si rese conto che stava tremando. Per una ragazza come lei, vissuta sotto una campana di vetro e perennemente al sicuro da tutto e tutti, non sarebbe stato facile superare il trauma di quella brutta avventura. E ora, in ginocchio sul pavimento e fronte contro fronte, nell’illusione di un conforto che non potevano darsi, Raph capì cosa doveva fare.
“Devi andartene.” La voce gli uscì in un sussurro, tanto la gola era stretta per lo sforzo di dire quelle maledette parole.
Julie spostò appena il capo per poter guardare lui negli occhi: “Cos…?”
E ora veniva la parte più difficile. Doveva dirle tutto guardandola negli occhi e senza tradirsi.
“Torna a Bel Air dalla tua famiglia. Non sei al sicuro qui e io non sono in grado di proteggerti.”
Julie scosse il capo con vigore: “No, non me ne vado! Il mio posto è con te, Raph.”
Era naturale che si opponesse, ma questo lo costrinse ad essere più convincente. A costo di spezzarle il cuore.
Si sforzò di essere adirato: “Con me? Davvero vuoi vivere dentro ad una fogna e rinunciare al mondo che c’è la fuori?”
“La fuori non c’è niente per me, dannazione!” Gridò Julie, gli occhi pieni di lacrime.
“Questo non è un problema mio.” Si alzò e si rivolse ad April: “Portala all’aeroporto e assicurati che salga sul primo aereo per Bel Air.”
Lei gli lanciò uno sguardo interrogativo, ma poi, come comprendendo, fece un cenno affermativo col capo. Almeno lei aveva capito, al contrario degli altri che avevano tutta l’aria di volersi opporre a tale decisione.
Julie scattò in piedi, improvvisamente era spaventata come se avesse di nuovo una pistola puntata alla tempia. “Non puoi obbligarmi a lasciarti.”
“April, ti prego, PORTALA VIA!” Tuonò lui, disperato e prossimo a rimangiarsi tutto. Ma non poteva cedere, doveva farlo per il bene di Julie.
April obbedì, afferrò la cugina e si vide costretta a trascinarla via mentre lei tentava di opporsi, di divincolarsi, piangendo e gridando ‘no’. Una scena straziante per tutti i presenti, che costò a Mikey una lacrima.
Raph si impose di restare immobile, i pugni stretti lungo i fianchi e le braccia talmente in tensione che gli tremavano. E poi, quando la voce di lei si perse tra i tunnel, arrivarono le lacrime. A nulla valse il tentativo di fermarle, ora erano loro a comandare. Piccole gocce trasparenti che cadevano dalle palpebre chiuse, improvvisi singhiozzi che si levavano dalla gola e gli facevano scoppiare il petto.
Donnie arrivò in quel momento. Bastò un’occhiata tra lui e Leo per capire com’erano andate le cose, anche se la mano insanguinata di Raph aveva già parlato da sé.
“Tu sei convinto di aver fatto la cosa giusta, vero?”
Tutti gli occhi si puntarono su Leo. Perfino Raph aprì i propri e sollevò lo sguardo sul fratello. Avrebbe voluto rispondere a tono, ma non gli era fisicamente possibile in quel momento. Era in ostaggio delle lacrime e dei singhiozzi.
Leo riprese: “Lo sai anche tu che non sarà felice. E non venirmi a dire che lo hai fatto solo per la sua sicurezza! Sì, ciò che è accaduto è stato un duro colpo per tutti noi, ma è anche vero che si trattava di un folle emarginato dal suo stesso Clan. Lo hai sentito, no? Nessuno gli aveva creduto. Ha fatto tutto da solo. E ora il pericolo è cessato.”
Raph fece uno sforzo sovrumano per parlare: “E allora cos…?” Niente, era completamente assediato.
Leo gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla: “Vai a fermarla, prima che torni in superficie.”
Mikey si illuminò di gioia nel sentire quelle parole. Gli stessi Splinter e Donnie si sentirono sollevati, nonostante tutto. E Raph finalmente smise di singhiozzare, gli occhi spalancati sul fratello tanto era incredulo. Attese che Leo gli facesse un cenno, una conferma che era tutto vero, quindi scattò via e si diede alla corsa per raggiungere il suo futuro felice prima di perderlo per sempre.
“Non soffrirai nel vederli insieme?” Chiese Donnie, con premura.
Leo chiuse gli occhi e lasciò un sospiro. Tanto valeva dire la verità. Guardò il fratello e rispose semplicemente: “Sì. Ma sarebbe peggio non vedere più lei.”
Splinter accennò un sorriso d’orgoglio nei confronti di quel figlio che stava mostrando una maturità ed una forza d’animo che andavano ben oltre la sua età. Aveva agito per il bene della famiglia e aveva anteposto la felicità del fratello alla propria, anche se questo significava rinunciare alla ragazza che amava.
*
Era uscita dal rifugio un paio di minuti fa, ribellandosi e gridando, ora invece il suo pianto riecheggiava nel tunnel e, a quanto Raph poteva vedere, si lasciava sostenere da April come se non avesse le forze di reggersi da sola. Si sentì un mostro per averla ridotta così.
“Julie, aspetta!” Gridò, la voce spezzata dal pianto.
Will you still love me
When I'm no longer young and beautiful?

Lei si voltò, lo sguardo velato di sorpresa nel vedere che era proprio lui a correrle incontro. Si sciolse dall’abbraccio di sostegno di April e in pochi istanti si ritrovò in quello caldo e disperato del suo fidanzato-mutante. Raph stava ancora piangendo, come lei.
 “Non andartene, ti prego.”
Will you still love me
When I've got nothing but my aching soul?

“Ti amo. Resta con me.”
Era vero. Era tutto vero. Raffaello le aveva finalmente detto quelle parole che lei desiderava sentire da tempo. La disperazione si tramutò in pura gioia, le lacrime divennero gocce di luce sul suo viso arrossato.
I know you will, I know you will
I know that you will
“Anch’io ti amo.” Quasi non riuscì a dirlo, tanto forte era l’emozione, ma quel filo di voce bastò per suggellare quella promessa tra loro, quell’unione contro ogni regola della società e della comprensione. In poche parole, se loro volevano stare insieme perché non avrebbero dovuto farlo?
Non appena la scena si evolse in baci e carezze, April pensò bene di dileguarsi per lasciar loro un po’ di intimità. Sulle labbra aveva un accenno di sorriso che l’accompagnò fin dentro al rifugio.
Si portò le mani ai fianchi: “Per quanto incredibile, devo ammettere che sono contenta così. Vedendo Julie in quello stato, mentre la portavo via, mi sono sentita terribilmente in colpa e poi quando è arrivato Raph in lacrime…be’, potete immaginare!”
Se Splinter e Donnie si limitarono a ricambiare il suo sorriso, pienamente d’accordo con lei, Mikey invece si lasciò andare ad un acuto: “Sono strafelice che la mia sorellina vivrà qui con noi!”
April scosse il capo, divertita, per poi porre una domanda: “Per curiosità, chi è stato a fargli cambiare idea?”
Vedendo che Donatello puntava l’indice in una direzione precisa, April volse lo sguardo. Leo. L’unico in disparte, l’unico che non condivideva la ritrovata serenità del gruppo, l’unico ad avere uno sguardo privo di espressione. Nell’osservarlo, April capì che la storia non era finita. Esattamente come il colore che caratterizzava il mutante, il futuro si prospettava…blu.
  
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