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Autore: Malveria92    16/05/2018    0 recensioni
La scena che ci trovammo davanti era una delle più disgustose che avevo mai visto: al centro dello spiazzo c’era un mucchio di cadaveri in decomposizione, ricoperti di bava appiccicosa. La pelle rimasta sui loro corpi si staccava e scivolava a terra facendo suoni disgustosi e gli occhi, per chi ne aveva ancora, erano bianchi e vitrei oppure vuoti e pieni di piccoli vermi rosei.
Tutti morti con il volto sfigurato dalla paura.
Ne contammo quindici, almeno di quelli che riuscivamo a vedere e due probabilmente facevano parte dell’ultima squadra entrata...
Il destino di un ragazzo che nasce dal fuoco, un Vecchio che vuole dare speranza a chi non ne ha più, l'inizio di un'avventura che porterà Liam in tutte le terre di Avelod per cercare il modo di spezzare la maledizione che rischia di farlo scomparire per sempre. Nella sua strada intrisa di odio e vendetta, incontrerà un'altro destino che è strettamente legato al suo...
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La nostra direzione era Nord-Ovest, verso Ardas.

In base ai miei calcoli il viaggio sarebbe durato tre o quattro settimane, avevo in testa solo il giorno in cui tornando sarei entrato a Blez, così mi dimenticai totalmente dell'avvertimento che dovevo dare a Catus.

La Via del Mercato, era un sentiero che collegava tulle le Città importanti. Era chiamata così per il fatto che era sicura da percorrere anche da coloro che trasportavano beni preziosi, ma dopo aver incontrato un paio di banditi già dal primo giorno, non ero più dello stesso avviso.

Infatti, non avevamo ancora fatto colazione che un gruppo di briganti aveva già attaccato una carovana poco più avanti della nostra.

- Aaaaaah! Aiuto! Non toccate quelle casse! Non sapete chi sono io?- urlò un uomo       grassoccio mentre veniva strattonato.

Pensai che sicuramente era un ricco mercante senza scorta e questo bastava per far di lui un bersaglio facile.

-   Vecchio che facciamo? - domandai volgendomi a Catus che era alla guida.

-   Credo che finito con lui attaccheranno anche noi, quindi penso che io me ne rimarrò qui bello comodo, mentre tu puoi anche andare ad aiutarlo - replicò allungando le gambe sopra il sedile.

-   Non avevi detto che questa era una via sicura? - gli chiesi.

-   Sì, l'avevo detto e infatti fino due anni fa era così - mi rispose Catus pensieroso.

Mi incamminai verso le urla estraendo le mie lame curve e molto educatamente mi rivolsi ai briganti:

-   Scusate, noi vorremmo proseguire il viaggio e anche questo signore non sembra particolarmente felice all’idea di restare a farvi compagnia…

Speravo di non dover combattere, avrei voluto almeno mangiare prima.

-   Togliti di mezzo bamboccio, aspetta il tuo turno - mi urlò uno di loro - verremmo da voi appena finito qui - continuò guardando prima me e poi Catus alle mie spalle, facendo un sorriso sdentato.

Sospirai svogliato e continuai ad avvicinarmi tenendo le mie lame ai fianchi.

-   Sentite, ho fame, è mattina presto e andiamo di fretta, non potete lascar perdere? - ero certo che le mie speranze erano vane, volevo solo arrivare ad Alisia e tornare indietro. Avere troppi imprevisti sulla strada significava allungare il viaggio e io volevo tornare a Blez il prima possibile.

-   Se vai così di fretta - mi fece un tipo grande e grosso - ci occuperemo di te subito - detto questo fece cenno ad alcuni suoi compagni e mi circondarono.

Le mie spade erano ancora basse.

Mentre il mio stomaco brontolava affamato, mi attaccò il primo uomo che scansai semplicemente facendo un passo indietro, poi mi spostai di lato e anche il secondo mi mancò. Continuai così per un po', schivando prontamente tutti gli affondi. Così facendo potei affilare le mie capacità di previsione.

-   Ragazzi parliamone, io non voglio far del male a voi e voi non dovete per forza farne a me, no? - chiesi speranzoso.

-   Sta zitto e smettila di spostarti in continuazione! - questo provò un affondo, io mi portai sulla sua destra e iniziando ad irritarmi, alzai una delle mie lame.

Dal basso verso l'alto gli tranciai la mano che teneva il pugnale, con un movimento fluido come se stessi tagliando l'aria.  Le urla non tardarono ad arrivare e l’uomo preso dal panico e dal dolore cadde a terra stringendosi il braccio.

-   Vi avevo chiesto cortesemente di farci passare, ma voi mi avete ascoltato? No, e adesso uno dei vostri rischia di morire dissanguato – ribadii sprezzante, quando di punto in bianco mi si parò davanti un bestione alto un paio di metri, che impugnava una mazza chiodata grande quanto lui.

Gli altri, che sentendo le urla del compagno si erano avvicinati, avevano creato un cerchio intorno a me e al mio avversario e come in un'arena battevano i piedi a terra urlando e incitando il loro capo alla vittoria.

Mi caricò come un toro e agitando quell'arma spropositata colpì il terreno. Sulla strada si formò quella che poteva essere stata la mia fossa, se fossi rimasto fermo lì ad aspettarlo. Sembrava di combattere con un mezz'orco e pensai che probabilmente era così, considerando la puzza. Quello si girò più infuriato di prima roteando la mazza ma io non ero nel suo arco d'attacco, così falciò l'aria senza colpo ferire. Mi portai a distanza con un balzo, per quanto la cerchia poteva permetterlo e aspettai.  Strinse i suoi occhietti acquosi per individuarmi e con un ruggito puntò su di me, respirava così forte che mi aspettavo di vedere l'aria uscire dalle narici. Alzò l'arma sopra la testa lasciando il busto completamente scoperto, così scattai. Successe in un attimo, lui mi mancò di nuovo, clamorosamente, mentre io lo ferii al fianco destro. Il mezz'orco cadde su un ginocchio reggendosi la ferita con la mano, mentre l'altra impugnava ancora la clava.

Mi fissò ringhiando furioso, pronto ad attaccare di nuovo.

Catus non sarebbe stato d'accordo se lo avessi ucciso, così il primo colpo fu solo di avvertimento. Dovevo mantenere le apparenze almeno di fronte al Vecchio ma il sangue che mi sporcò le mani mi fece sorridere, un ghigno così agghiacciante che mi arrivò agli occhi, congelando anche quelli.

-    Adesso, gentilmente, ci fate passare?

Il mezz’orco sbiancò in volto e sgranò gli occhi. Venne aiutato dai suoi compagni e si allontanò continuando a guardarsi le spalle, forse avendo paura che io potessi inseguirlo.

Quando scomparvero tra gli alberi, andai a soccorrere il mercante che era ancora a terra, ma lui in quel momento sembrava avere più paura di me che di quelli che lo avevano attaccato.

Passò una settimana di viaggio e arrivammo finalmente ad Ardas, il Villaggio dei Viaggiatori, così chiamato perché era uno dei punti in cui la Via del Mercato si ramificava. In un primo momento poteva sembrare una semplice radura nella foresta ma facendo attenzione, si poteva sentire il chiacchierare della gente.

Il fischio di Catus, che suonava come una ninna nanna, ne ricevette in risposta un altro che concluse la melodia.

Dall'alto degli alberi, con un rumoroso cigolio, scese qualcosa simile ad un enorme cesto aperto, era una piattaforma fatta di spessi tronchi circondata, a mo' di ringhiera, da un complicato intreccio di rami secchi. Guardai in alto incuriosito e vidi un susseguirsi di ponti e carrucole che permettevano di spostarsi tra un ramo e l'altro delle enormi piante. Il nostro carretto, fu caricato con noi e lo lasciammo in seguito, insieme al cavallo dallo stalliere che si trovava proprio di fronte a quell'entrata.

-   Ciao Catus, il solito posto?- chiese il proprietario.

-   Si, grazie Ausio. Hai novità?

Ausio, aveva gli stessi anni di Catus probabilmente, ma non si poteva dire che li portasse bene. Era così piccolo che non credevo arrivasse ad un metro e mezzo di altezza e la sua faccia così rugosa che mi chiesi come facesse a non sgretolarsi.

-   Il locandiere da “La Donna Ansiosa” sa qualcosa di nuovo- Ausio parlò a voce bassa e capii quel che aveva detto solo leggendo le sue labbra screpolate.

-   Come mai siamo finiti in questo posto?- ero perplesso, che informazioni dovevamo cercare per andare a vendere un paio di pelli e due forme di formaggio?

-   Siamo in uno dei villaggi dei commercianti, qui si sanno i prezzi delle città principali ed è il posto perfetto per avere qualche informazione che ci può far comodo – mi rispose Catus.

Dalla sua faccia ero sicuro che mi stava nascondendo qualcosa, ma io non chiesi nulla, certo che prima o poi avrebbe sputato il rospo di sua iniziativa.

Ci incamminammo così in un labirinto di ponti scricchiolanti, mettendo piedi su assi mal ridotte e spesso rattoppate. Questo mi fece sospettare che Ardas fosse aggrappata agli alberi con le unghie e con i denti.

C’era un via vai continuo di gente, di tutte le razze: Elfi dei boschi, piccoli hobgoblin e quando vidi un grosso orco barcollare sulla mia stessa passerella tornai di corsa indietro per rimettere subito i piedi su di un ramo solido, intruppando per altro quello che mi era sembrato uno spiritello delle montagne. Le mie orecchie furono prese d’assalto da centinaia di lingue diverse, mi sentivo così confuso che iniziò a dolermi la testa.

La locanda "La Donna Ansiosa" era una bettola nascosta da un grosso ramo storto.  Sarebbe stato un gran bel nome per un posto pieno di donne ma, aimè, non se ne vedeva neanche l'ombra, sempre che non si nascondessero sotto le barbe sudice degli uomini seduti ai tavoli.

La puzza di sudore sembrava aggirarsi per l'ambiente come una forma di vita a sé stante, aggredendo chiunque mettesse piedi nel locale.

Il pavimento appiccicoso era ricoperto di foglie secche, chi sa quanti strati c'erano lì sotto e quanti strati di locandine e mappe tappezzavano i muri luridi. Alcuni volti di ricercati ci guardavano arcigni, come la maggior parte della gente lì dentro, ammassata com'era in quel labirinto di tavoli.

Sfido io che erano di cattivo umore…

Ci sedemmo al bancone e l'oste, un uomo molto in carne che esibiva la sua maglia fradicia di sudore con la stessa espressione di un cavaliere che sfila in armatura, ci chiese cosa prendevamo. Avrei voluto rispondergli che avevamo sbagliato posto e che non bevevamo nulla ma invece sentii dire:

-   Per noi, due birre e qualche informazione – alla richiesta di Catus il locandiere ci spillò, in due boccali stranamente puliti, la bevanda scura.

-   Le birre vengono due scudi di bronzo ma per le informazioni il prezzo sale - ci rispose, facendo tremolare il suo doppio mento.

-   Vediamo se hai quel che mi interessa e poi ne riparliamo - concluse Catus sorseggiando la bibita.

Il proprietario si guardò intorno con fare casuale.

-   Che cosa vuoi sapere? – domandò.

-   Sai cosa sia successo ad Alisia qualche tempo fa nelle miniere? Ho poche informazioni a riguardo - sussurrò il Vecchio.

L'uomo dietro il bancone iniziò a pulire i bicchieri con un panno più sporco del pavimento, la sua voce era così bassa che credevo potesse avere una qualche parentela con lo stalliere.

-   In giro si parla di una strage. Nessun corpo dei lavoratori è mai stato trovato, sono scomparsi nelle gallerie senza lasciare tracce. Nessuno ha visto niente, hanno sentito solo delle urla, ma quando sono arrivati sul posto…Puff! – disse allargando i suoi occhi verdi sbiaditi, dandomi l’impressione che fosse un pazzo fatto e finito - Non hanno trovato neanche un uomo! – raccontò gesticolando con il boccale ancora in mano – Però la storia non finisce qui, oh no… – si toccò il naso come a dire che lui la sapeva lunga - Il Lord e suo figlio ebbero la brillante idea di formare delle squadre di ricerca che fecero scendere nei cunicoli, ma aimè, anche in questo caso nessuno risalì. Alcuni credono che si siano persi, altri che abbiano incontrato i nani nella gallerie, ma  secondo me dodici persone non spariscono così! Litanus chiuse le miniere. Ah, quel povero diavolo starà passando le pene dell’inferno! – concluse sconsolato.

Subito dopo, come se non avesse appena raccontato una faccenda raccapricciante, fece un gran sorriso sdentato e chiese convinto:

-   Allora facciamo uno scudo d’argento?

-   Uno d’argento? Sei impazzito? Per queste informazioni, se così si possono chiamare, al massimo te ne do mezzo, cinque di bronzo più i due per le birre. Non uno scudo in più!- Catus non aveva tutti i torti, non erano informazioni che mi sembravano molto utili.

-   Come cinque?! Queste sono notizie certe, non sono dicerie! Qualche giorno fa sono passate di qui molte famiglie che andavano via da Alisia, una in particolare era molto loquace. Dammi almeno sette scudi più quelli delle birre!

-   Non se ne parla, facciamo sette scudi in tutto. Anzi, se proprio vuoi uno Scudo d’Argento facci avere una stanza – Catus prese una moneta d’argento mettendola poi sotto il naso del locandiere e finì il suo boccale mentre io posavo il mio ancora pieno sopra il bancone.

Arrivati nella nostra camera, se così si poteva chiamare, pensai con ironia che fosse proprio un gran bel posto per fermarsi.

Avrei mille volte preferito dormire con i cavalli.

-   Allora…cos’è questa storia delle miniere? - domandai.

-   Eppure hai studiato, dovresti sapere che Alisia è una città mineraria estremamente ricca, l’unica che estrae delle gemme preziosissime da questo lato delle montagne – puntualizzò lui.

-   Non è questo quello che intendevo, la mia domanda era un’altra – dissi guardandolo male.

Perché chiedere informazioni sulle miniere? Voleva mettermi a lavoro con pala e piccone? Mi aveva trascinato fino qui dicendomi che era per farmi fare esperienza. Esperienza di cosa?

-   Che idea ti sei fatto? – chiese il Vecchio notando la mia espressione, poi sospirò e mi chiese guardandomi attentamente – Tu cosa credi sia successo ad Alisia? - sembrava sinceramente interessato a sentire la mia risposta.

Mi chiesi che cosa me ne sarebbe dovuto importare di tutta quella faccenda, ma ci pensai per quieto vivere.

-   Allora, dei minatori sono spariti nel nulla…mmh – le mie teorie erano sicuramente una più inverosimile dell’altra – potrebbe essere crollato il pavimento, ma dubito che il gruppo di ricerca andava in giro con gli occhi chiusi e che ci siano caduti dentro anche loro. I nani? Per quello che ho letto sui libri, i nani sono dei piccoletti molto diffidenti e sono sicuro che se scavando trovassero un'altra galleria, richiuderebbero il buco il più velocemente possibile. Vediamo… sospettano che si siano persi, ma degli uomini che si perdono nelle miniere nelle quali lavorano da anni? No, non può essere – andavo per esclusione, ho sempre avuto il vizio di ragionare a voce alta – Catus non saprei, potrebbe esserci un qualche animale che se li è mangiati! Non lo so! – non mi era venuto in mente niente di meglio, ma il Vecchio non commentò le mie ipotesi.

Mi sembrava che nei suoi occhi si era accesa una scintilla. Non mi piacque.

-   In realtà stiamo andando ad Alisia per rispondere ad una richiesta – Catus mi passò una lettera dalla quale pendeva un nastro rosso con uno stemma stampato sulla cera, raffigurava un falco in procinto di spiccare il volo.

Casata del Falco

Mio caro amico,

Ti invio questa missiva per chiederti consiglio.

Non posso riferirti particolari sull'accaduto, per timore che questo scritto possa essere intercettato.

Saprai certamente della disgrazia avvenuta nelle nostre miniere, dopo quell'avvenimento Alisia sta cadendo in rovina.

Se potessi risolvere questo grande problema da solo, questa missiva sarebbe di circostanza, ma purtroppo così non è.

Spero di aver istigato la tua innata curiosità con le mie poche parole.

Ti invito quindi come mio ospite quando ti sarà più comodo.

Mi auguro di rivederti quanto prima.

 

Con rispetto

Amarco Litanus

-   Quindi non dobbiamo andare ad Alisia per commerciare - la mia non era una domanda, ma un'affermazione.

Perciò…non avrei dovuto fare il minatore!

-   No, non devo comprare il grano o vendere merci, ciò che abbiamo sul carro è solo una sorta di copertura, una precauzione. Vedi l'altro anno effettivamente, avevo sentito qualcosa che mi aveva dato da pensare e oggi Arganto ci ha raccontato quasi le stesse cose che ho scoperto nell'ultimo anno. Non credo che ciò che sta accadendo a quella città sia solo un caso.

-   Quindi andiamo a investigare? - chiesi.

Mi aveva portato con lui per la mia arguzia? Ero lusingato!

-   Sì, credo sia giunto il momento di andare direttamente alla fonte. Il proprietario delle miniere è un mio caro amico e mi ha chiesto aiuto. Era da molto che non facevo questo tipo di favori – mi rispose lui.

Il Vecchio faceva il mercenario?

-   Ma non sei troppo anziano per fare queste cose?

-   Anziano? Io? – Catus non mi rivolse la parola per tutto il resto della sera.

Dalla nostra partenza da Ardas erano passate circa due settimane, nelle quali non venimmo più presi di mira dai banditi. Il mezz’orco aveva avvertito tutti i ladri appostati che eravamo pericolosi? Sperai con tutto il cuore che fosse così.

Una fredda mattina di metà Febbraio, giungemmo finalmente ad Alisia.

   
 
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