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Autore: BakemonoMori    16/05/2018    0 recensioni
Alessandra Mancini, Alex, una giovane ragazza di 14 anni, viene cacciata di casa e rinchiusa nel luogo che diverrà il suo incubo, la comunità chiamata "la Quercia".
Lì conoscerà persone di ogni sorta, vivendo esperienze e scoprendo segreti che mai avrebbe creduto di conoscere.
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Le presentazioni proseguirono così rapidamente che non ebbi neppure il tempo per inquadrare nessuno, e
nel mentre che arrivai in camera mia già mi dimenticai tutti i nomi ed i volti. Non appena ne varcai la soglia,
ritrovai di fronte a me quella che intuì essere la mia compagna di stanza, ma anche lei si trovava nel luogo
dove ci siamo presentati, quindi come avrebbe fatto ad arrivare prima di me senza che io l’avessi vista?

Finalmente ebbi del tempo per osservarla: era piccola, bassa e magra, dalla pelle chiara come il bagliore
della luna, così che le grandi occhiaie che le incorniciavano gli occhi venissero ancor più enfatizzate. Aveva
lunghi capelli mossi, di un castano scuro che ricordava il mogano, e le faceva sembrare il minuto viso più
piccolo del normale. Occhi color noce con delle appena che visibili striature verde oliva, e dalla pupilla
chiara, che quasi le si fondeva con l’iride; indossava un’enorme felpa nera, dalla cerniera aperta che le
finiva quasi alle ginocchia, sotto la quale si scorgeva una canottiera nera infilata all’interno di un paio di
pantaloncini, che le finivano a metà coscia.

Girava invano sui suoi delicati piedi scalzi, ripercorrendo ancora e ancora quella stretta stanza neutra come
una cella d’isolamento, mentre io mi sedetti pesantemente sul letto, continuando ad osservarla “Perché mi
fissi? Mi fai paura…” mi disse con voce tremante, così da rispecchiare perfettamente il resto della sua
persona. Sgranai gli occhi, per notare che i suoi iridi si erano come incupiti, così per rassicurarla le sorrisi e
mi scusai “Sembri un ragazzo… non mi piaci… non dovresti essere qui” mi disse quasi sussurrando,
lasciandomi allibita, non seppi che risponderle, ma non ce ne fu bisogno, perché scappò pochi istanti dopo.

Rimasi sola nella stanza, senza nulla da fare, stesa sul letto e con lo sguardo perso nel bianco soffitto,
quando di colpo un rumore mi fece trasalire; mi voltai di colpo a sinistra e vidi, sulla soglia della camera,
Jason, che con il solito sguardo inespressivo spinse nella mia direzione una grande borsa sportiva piena
“Questi sono dei vestiti per te” lo ringraziai senza ricevere risposta e subito mi gettai sulla valigia per
svuotarla nell’armadio: due paia di pantaloncini sportivi, quattro paia di pantaloni lunghi, di cui tre jeans ed
uno della tuta, due canotte, tre t-shirts, una maglietta a maniche lunghe e due felpe con la cerniera; nelle
tasche di lato trovai invece dell’intimo, di cui anche i calzini.

Prima ancora che me ne potessi accorgere mi ritrovai nuovamente sola, porta chiusa ed un nuovo mondo
da esplorare, ma esausta da tutte queste nuove esperienze, caddi addormentata nel giro di pochi istanti.

Al mio risveglio, mi ritrovai di fronte al viso lo stesso ragazzo che vidi nell’ombra della stanza delle
presentazioni, era in piedi, chinato sul letto con il viso a pochi centimetri dal mio. Da così vicino potei
chiaramente vedere le sfumature dorate dei suoi iridi nocciola, perfettamente contrastanti con l’ebano
delle sue pupille, le sue livide occhiaie, coperte leggermente dallo scuro carnato olivastro ed il leggermente
accennato rossore delle gote marcate, della punta delle orecchie scoperte e del naso aquilino.

I suoi corti capelli mori si ergevano in vaste ciocche ben pettinate, laccate ed ordinate. Indossava una
pesante giacca nera dall’alto colletto, degli scuri jeans ed un paio di scarponcini bruni; teneva le mani in
tasca e mi fissava come se mi stesse studiando “Vieni con me, devo mostrarti una cosa” mi disse
cupamente allontanandosi, mi alzai lentamente, stropicciandomi gli occhi, ma prima ancora di riuscire a
capire cosa stesse succedendo, mi sentì afferrare un polso e trascinare con forza

Corremmo lungo il corridoio principale, fino ad una piccola porta sul retro, che attraversai un attimo dopo.

Lo spettacolo che mi ritrovai di fronte mi lasciò a bocca aperta…

   
 
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