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Autore: MonicaX1974    18/05/2018    1 recensioni
Harry e Chloe.
Lui deluso dalla vita, lei con un immenso dolore nel cuore.
Lui pensa solo a divertirsi, lei cerca di ritrovare la speranza.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Adesso non perdere la tua battaglia, ragazzo
Serve solo una piccola spinta per superare tutto questo
Con ancora così tanto da fare

Te lo perderai
E ci mancherai
Stringi i denti, tirati i capelli,
Colora le pareti di nero e urla
"Fanculo il mondo perché è la mia vita,
Me la riprenderò,"
E non incolparti nemmeno per un secondo.

"Missing you"

All Time Low

***********

Al risveglio da quel dannato incubo, la sensazione è sempre la stessa. Mi manca l'aria, che fa fatica a passare per arrivare a riempirmi i polmoni, tremo come una foglia, sudo e non riesco a chiudere gli occhi, come per la paura che, richiudendoli, quelle immagini che ho appena vissuto nella mia mente, possano tornare a tormentarmi.

La porta della mia stanza si apre di colpo e mia sorella si fionda sul mio letto sedendosi accanto a me per tenermi stretta tra le sue braccia. Devo aver urlato, anche oggi come ieri, per la seconda volta di seguito. Mi aggrappo con forza a lei, alle sue spalle, ma non riesco a piangere, non riesco a far uscire quello che ho dentro e il motivo è ben chiaro nella mia testa.

Inizio a concentrarmi sui suoi occhi verdi, sulla sensazione delle mie dita tra i suoi capelli, sulla forza del suo abbraccio, sul suono della sua voce che ha il potere di calmarmi come niente è mai riuscito a fare e, alla fine, funziona - non come se lui fosse realmente qui, ma devo accontentarmi.

«È passato Reb» le dico quando riprendo a respirare quasi regolarmente.

Mia sorella si allontana quel poco che le basta per guardarmi negli occhi. «Non è passato affatto Chloe...» poggia entrambe le mani sul mio viso portandomi i capelli all'indietro e mi guarda con attenzione. «Gliel'hai detto?» Sospiro pesantemente alla sua domanda, perché vorrei non parlarne, ma so che dovrò farlo.

«No Reb, non voglio che si preoccupi. Lui è così sereno in questi giorni...» Mia sorella insiste sul fatto che dovrei raccontare a Harry di questi incubi, mentre io non voglio farlo. Un po' perché non voglio farlo preoccupare, un po' perché penso che dovrei imparare da sola a superare questa paura.

È stato proprio lui ad insegnarmi che per superare una paura bisogna affrontarla, quindi è quello che sto facendo, ma mi rendo conto che i risultati sono evidentemente scarsi.

'Forse perché lui ti ha detto che le paure vanno sì affrontate, ma insieme!' mi ricorda prontamente la mia coscienza che tento di ignorare con ogni mezzo possibile. Non voglio coinvolgerlo, voglio sentirlo continuare a ridere durante le nostre telefonate, perché è quello che mi dà la forza che mi serve per tenermi insieme e non crollare.

«Chloe...»

«No Reb, non glielo dirò.» Resto ferma nella mia posizione alle insistenze di mia sorella, perché Harry ha sofferto troppo, anche a causa mia, non voglio più essere motivo di sofferenza di nessuno. «Mamma e papà non sanno niente vero?» Mi preoccupo anche di loro e del loro benessere. Mi hanno vista così serena da quando sono rincasata che sono tornati a sorridere spensierati. Riconosco le loro espressioni libere da preoccupazioni, e non posso permettere che sul loro viso torni quel velo costante di ansia per colpa mia.

«Non ho detto niente a nessuno Chloe...» I nostri genitori hanno il sonno pesante e finora sono passata inosservata. «... solo...» Trattengo il fiato mentre osservo la sua espressione cambiare.

«Cosa intendi con solo? A chi l'hai detto Reb?» Il mio tono di voce esce più acido di quanto avrei voluto. Mia sorella non merita affatto questa mia reazione, ma le avevo chiesto di mantenere il segreto.

«Io non volevo dire niente, ma lui ha capito che non stavi bene. Lo sai che non gli puoi nascondere niente.» Porto entrambe le mani sul mio viso per strofinarlo con forza.

Avrei dovuto saperlo che con Kurt non ho via di scampo. «Allora è per questo che mi ha chiesto di passare la giornata con lui oggi...» pronuncio ad alta voce quando mi torna in mente ciò che mi ha scritto ieri sera con quello strano messaggio.

Oggi è il terzo giorno che sono qui a Montreal, ed è la vigilia di Natale.

Per assecondare la teoria di Harry - quella di affrontare la paura per superarla - sono stata al cimitero sia il giorno del mio arrivo, che ieri, ed ho intenzione di andarci anche oggi, con la speranza di riuscire ad avvicinarmi alla sua lapide.

Forse è per questo che continuo ad avere quell'incubo, ma ultimamente è sempre peggio, perché le immagini di Dylan si sovrappongono a quelle di Harry e viceversa, ed io non so quanto ancora posso reggere.

Nella mia testa c'è un'enorme caos. L'incubo, Dylan, Harry e quelle due scatole che so essere dentro all'armadio, che non ho ancora avuto il coraggio di aprire, e non so nemmeno se ci riuscirò, ma so che ci sono, ed è come se mi chiamassero dall'interno del mobile.

«Reb... ti va se ci facciamo qualcosa di caldo da bere?» le domando poi dopo aver emesso un gran sospiro.

«Sì» risponde per poi sorridermi dolcemente ed infine arriva l'abbraccio, quello con la A maiuscola, quello che mi aiuta a restare a galla. La tengo stretta, lei lo fa con me e vorrei poter lasciare andare qualcosa, ma non ci riesco e so che sarà così fino a che non sarà di nuovo lui a stringermi.

Lui, Harry.

**************

Controllo l'orario sul cellulare e mi rendo conto che tra poco Kurt sarà qui. Ha detto che verrà con me oggi al cimitero. Ieri ci sono stata da sola, dopo che ho fatto visita ad Emma al bar. La sua pancia adesso è evidente, l'ho accarezzata, ho sentito la bambina muoversi ed è stato emozionante guardare negli occhi i futuri genitori e leggervi dentro tanta speranza e un infinito amore.

Alcuni colpi alla porta della mia stanza mi distolgono dai miei pensieri, dev'essere arrivato. «Entra» pronuncio ad alta voce per farmi sentire.

«Ehi... che ci fai lì per terra?» mi chiede Kurt dopo avermi trovata seduta sul tappeto ai piedi del mio letto.

Richiude la porta alle sue spalle e mi raggiunge sedendosi a gambe incrociate accanto a me.

«Stavo pensando di aprire quelle due scatole, ma non ne ho la forza da sola» gli dico indicando i due contenitori che ho poggiato sul tappeto di fronte a me.

«Lo facciamo insieme?» mi chiede con un meraviglioso sorriso.

«Ok» rispondo, poi osservo i suoi movimenti.

Kurt allunga una mano e apre la scatola più vicino a lui, quella che contiene tutte le foto di me e Dylan ed improvvisamente mi sento come se fossi colpita al centro del petto da un colpo così forte da farmi bloccare il respiro. Il mio migliore amico se ne accorge subito e afferra la mia mano, dicendomi qualcosa che non capisco. È come se i suoni mi arrivassero ovattati. Ci metto un po' a riprendermi, e finalmente riesco a sentire quello che mi sta dicendo. «Cleo, sono qui, non sei obbligata a farlo, posso richiudere se vuoi...» Ma lo blocco proprio mentre sta per farlo.

«No Kurty, voglio farlo.» In realtà non voglio affatto, ma devo, quindi mi costringo a prendere quelle foto e guardarle.

Per ognuna di quelle immagini in cui potevo vedere chiaramente la felicità di due ragazzi innamorati, ho sentito un dolore continuo e costante trapassarmi da parte a parte e quando non ce l'ho più fatta, il mio migliore amico l'ha semplicemente capito, togliendomi le foto dalle mani per richiuderle dentro la scatola bianca.

«Le metto via» dice, poi fa per alzarsi, ma un'altra volta lo fermo.

«Aspetta! Proviamo con l'altra» gli chiedo quasi implorandolo. Non sembra molto convinto, ma poi mi accontenta.

Toglie il coperchio alla scatola gialla ed è un altro duro colpo per me. Ci sono lettere, biglietti e vedo chiaramente la palla con all'interno la neve finta, quella che abbiamo comprato insieme lo scorso Natale, quella che avremmo dovuto mettere nella nostra futura casa e, forse a causa della mia espressione, lui si alza, chiude il coperchio e toglie le scatole dalla mia vista mentre io sono rimasta ferma immobile al mio posto.

È come se fossi stata in vacanza dalla mia vita e adesso fossi tornata, ritrovando intatti tutti i problemi che ho lasciato alla mia partenza.

«È stata una pessima idea Cleo» dice Kurt sedendosi proprio di fronte a me. Sento le sue dita sul mio viso, mi sta asciugando le lacrime di cui non mi ero nemmeno accorta. «Forse non dovremmo andare» dice ancora con un tono di voce preoccupato.

«Ti prego Kurt, non posso arrendermi senza nemmeno provarci. Devo provare a dimostrare che sto andando avanti, lo devo a tutti» gli dico mentre sento il peso di ogni parola e sensazione piegarmi le spalle.

«È a causa di quello che ti ho detto quando ero a Boston? Perché se è per quello che lo fai... non ce n'è bisogno Cleo, è acqua passata. Ci siamo chiariti e per me la cosa è finita lì.» Si riferisce alla piccola discussione sul fatto che io l'abbia trascurato pensando solo a me stessa. Aveva ragione, ed io sento la necessità di rimediare ad ogni mio errore, ma in questo momento sento il bisogno di dimostrare a me stessa che non sto tradendo nessuno. Né Dylan con Harry, né Harry con Dylan, quindi voglio riuscire a dirgli addio e andare avanti.

«Lo sto facendo per me» mi asciugo le ultime lacrime, tiro su con il naso e gli sorrido. Lui mi abbraccia senza aggiungere altro, un abbraccio lungo, stretto, che riesce a trasmettermi tutto il bene che sente per me.

«Ok, allora datti una sistemata, io metto in ordine queste scatole e ti aspetto di sotto ok?» Il sorriso del mio migliore amico è sempre una certezza per me.

Annuisco in silenzio, poi lo guardo uscire dalla mia stanza. Prendo dei profondi respiri cercando di allontanare i pensieri negativi fino a che riesco a calmarmi concentrandomi, ad occhi chiusi, sul verde dei suoi occhi.

Poi mi alzo, apro il trolley con il quale sono partita da Boston e recupero il regalo per mia sorella, il cd che ho comprato al negozio da Liam. Dovrei darglielo stasera, ma non ho più voglia di aspettare perché stamattina mi ha coperta con mamma e papà e ho bisogno di dirle grazie in qualche modo.

Stanotte, quando ci siamo alzate per andare in cucina, siamo tornate a dormire senza lavare le tazze che abbiamo lasciato nel lavandino e, stamattina, quando mamma ha chiesto spiegazioni, Reb ha detto che non è stata bene ed è venuta a chiamarmi per non disturbare loro. Non so se l'hanno bevuta, ma non posso non apprezzare il gesto che ha fatto mia sorella.

Busso alla porta della sua camera, ed entro non appena la sento dire un "avanti".

«Ehi... disturbo?» Entro tenendo il pacchetto dietro la mia schiena.

Lei è davanti allo specchio che sta finendo di vestirsi. «Certo che no» mi dice voltandosi a guardarmi.

Faccio un paio di passi verso di lei e le sorrido mentre lei mi guarda con aria sospettosa, ma non le do modo di dire niente e le mostro il pacchetto che tenevo nascosto. «Buon Natale Reb» le sorrido sincera, forse anche un po' emozionata, perché ora ha sul viso una strana espressione.

«Ma...» Ovviamente non se lo aspettava.

«È solo un piccolo pensiero per dirti grazie. Grazie di esserci sempre. Come sorella, come amica, come spalla, grazie Reb.» Dovrei fare molto di più per lei, come dovrei fare molto di più per tutti gli altri, ma sto iniziando a piccoli passi, spero di potermi sdebitare con tutti prima o poi.

Lo scarta con cura, come se potesse romperlo e il suo sorriso si fa più ampio quando vede di cosa si tratta. «Grazie Chloe! Adesso la mia collezione è completa!» Mi abbraccia, lo abbiamo fatto spesso in questi giorni, e la cosa mi piace.

«Stavi uscendo?» Le chiedo non appena scioglie l'abbraccio.

«Sì, volevo andare a comprare qualcosa per Zayn ancora non ho deciso cosa e sono nel panico» afferma con un tono di finta disperazione nella voce.

«Io e Kurt stiamo uscendo, vuoi un passaggio?» Le domando.

«Sì, magari. Porto anche questo così lo ascoltiamo?» dice mostrandomi il cd che le ho appena regalato.

«A Kurt piacerà un sacco» le dico. Sarebbe piaciuto anche ad Hazel, ma oggi aveva un impegno con i genitori e non è potuta venire con noi.

«Due minuti e sono pronta» dice ancora tornando a guardarsi allo specchio.

«Ti aspetto di sotto» poi esco dalla sua stanza quando vengo distratta dalla vibrazione del mio cellulare.

Forse mi manchi

Un enorme sorriso si apre sulle mie labbra non appena leggo il messaggio di Harry che è dolce anche se sta cercando di nasconderlo dietro a quel forse.

Forse mi manchi tu

Rispondo allo stesso modo poco prima di avvicinarmi alla cucina e mi imbatto in mia madre che mi osserva con uno strano sorriso mentre aggrotta le sopracciglia.

«Prima che tu me lo chieda, sì, è Harry che mi ha appena scritto» le dico continuando a mantenere lo stesso sorriso che le parole che ho appena letto mi hanno provocato.

Ho parlato un po' con mamma in questi due giorni, le ho raccontato un po' come stanno andando le cose a Boston, le stesse cose che le ho sempre detto al telefono, ma che ripetute di persona mentre mi può guardare negli occhi sembra abbiano tutto un altro effetto. Le ho anche accennato qualcosa di Harry, ma sono rimasta sul vago, come se volessi tenerlo per me.

«E allora perché non lo inviti?» mi dice ovvia.

«Per Natale?» le domando stranita.

«Ma no, certo che no. Per Natale sarà sicuramente impegnato con la sua famiglia...» Non le ho detto nulla del rapporto burrascoso che ha con il padre e che non vede sua madre da quando era solo un bambino. «... mi riferivo a quello di cui abbiamo parlato a cena.»

Ieri sera, tra una portata e l'altra, mamma e papà ci hanno comunicato che hanno intenzione di rinnovare le loro promesse matrimoniali e lo faranno in primavera. Io e mia sorella abbiamo accolto con entusiasmo la notizia e non abbiamo parlato più di altro da quel momento.

«Non lo so mamma... vedremo.» Vorrebbe dire un grosso coinvolgimento da parte di entrambi e non so se siamo pronti per questo.

«Posso chiederti una cosa Chloe?» mi dice ancora, quasi con un tono imbarazzato.

«Certo mamma, puoi chiedermi quello che vuoi.» Voglio tornare ad avere un buon rapporto con lei come un tempo.

«Quando... o... o come è successo?» Sono certa che si stia riferendo a come ho conosciuto Harry.

Le sorrido per rassicurarla ancora. «Sul fondo mamma... quando ero sul fondo lui mi ha trovata lì...»

È lì che ci siamo incontrati, quando entrambi vagavamo a vuoto sul fondo, ma insieme siamo riusciti a risalire.

«Ogni volta che parli di lui ti brillano gli occhi. Sono felice che tu sia andata a vivere da tua sorella.» Sta per piangere, lo vedo, ma per fortuna dei rumori distolgono la nostra attenzione dalle lacrime incombenti di mamma.

«Sono pronta, andiamo?» Reb sorride, con il suo cd in mano, poi salutiamo mamma ed usciamo salendo sulla mia auto, Kurt è insieme a noi, e cantiamo le canzoni natalizie di Michael Bublè a squarciagola.

Dopo aver lasciato mia sorella al centro commerciale ci rechiamo alla nostra destinazione e l'atmosfera inizia a cambiare velocemente all'interno dell'abitacolo.

L'allegria e la spensieratezza, lasciano lentamente il posto all'inquietudine e al dolore man mano che ci avviciniamo alla nostra destinazione e, nonostante la voce di Michael Bublè continui a spandersi all'interno della mia auto, non riesco più a sorridere come poco fa non appena scorgo la cancellata d'ingresso.

Parcheggio, spengo il motore e l'autoradio, poi scendiamo e chiudo l'auto con movimenti lenti.

Il silenzio viene interrotto dal suono del telefono di Kurt che segnala l'arrivo di un messaggio. «È Hazel?» gli chiedo tenendo lo sguardo fisso davanti a me.
Lui e la mia migliore amica non hanno fatto altro che messaggiare per tutto il tempo. «Sì... Sì è lei...» risponde lui quasi incerto, come se gli dispiacesse disturbarmi.

Kurt mi ha detto che Hazel è molto dispiaciuta di non essere potuta venire con noi, ma capisco che non posso essere il centro della sua vita e va bene così.
Ci incamminiamo lungo il viale alberato mentre Kurt non si allontana mai da me. Tiene il suo braccio sulle mie spalle lungo il viale che conduce alla lapide di nonna, alla quale mi fermo, incapace di continuare.

Il cuore batte più veloce, il respiro accelera, come se avessi il fiatone, mentre sento un peso che opprime il petto. Chiudo gli occhi e cerco di concentrarmi, mi ripeto che posso farlo, che posso dirgli addio, ma i miei piedi continuano a restare inchiodati sul posto.

«Vuoi che ti lasci sola un momento?» mi domanda cautamente Kurt. Non so in realtà cosa dovrei fare, non so se voglio continuare da sola o no, e resto in silenzio, che lui prende come un sì. «Ti aspetto poco più in là, se hai bisogno di me, basta che ti volti e ti raggiungo, d'accordo?»

Annuisco semplicemente, senza dire altro, restando ad occhi chiusi mentre cerco di tornare a respirare regolarmente.

Sono completamente rigida, come una statua di marmo e mi rendo conto che sto tentando di immobilizzare, oltre al mio corpo, anche quello che sento. Sono in un limbo di pensieri ed emozioni, di ricordi e sensazioni, sospesa tra presente e passato, tra quello che avrebbe potuto essere e quello che potrà essere, tra un paio di occhi azzurri e un paio di occhi verdi, con i pugni stretti, la mascella serrata, senza nemmeno sentire il freddo pungente di dicembre.

Ma quel limbo esplode all'improvviso con il suono di una voce che fa sparire tutto in un semplice istante.

«Possiamo togliere quel forse?» La sua voce è un'altra volta la mia cura.

D'improvviso, è come se mi sentissi strappare via dal corpo ogni sensazione negativa. Prima scompare l'angoscia, poi l'ansia e il dolore. È come se lui ne fosse la calamita, come se potesse assorbire tutto ciò che non va in me. L'aria torna a fluire regolare e costante attraverso le mie vie respiratorie, il battito cardiaco torna ad un ritmo più rilassato e inizio persino a percepire la bassa temperatura di questa fredda giornata.

Mi volto mentre apro gli occhi. Indossa il suo immancabile cappotto, le mani in tasca, i capelli legati e i jeans neri, ed è straordinario nella sua semplicità, con quel meraviglioso sorriso che mette in evidenza le fossette, quelle che si vedono solo quando il suo sorriso è davvero ampio e sincero.

«Harry...» Credevo che non sarei riuscita a proferire parola e invece, anche se solo con un filo di voce, sono riuscita a pronunciare il suo nome.

«Puoi usare Harold, so che ti piace un sacco» dice con la sua solita espressione irriverente, quella che mi piace vedere sempre più spesso.

Fa un passo verso di me. Io ne faccio uno verso di lui. «È vero... Mi piace Harold...» Un altro passo. Lui è qui, sempre più vicino.

«Io lo detesto...» Un ultimo passo e restano solo pochi centimetri a dividerci, e vorrei toccarlo, abbracciarlo, ma sono così sorpresa di ritrovarmelo davanti così all'improvviso che ho paura che se allungassi le mani lui svanirebbe nel nulla, come se potesse essere solo frutto della mia immaginazione.

«Tu devi imparare ad apprezzarti un po' di più» Non lo fa mai abbastanza.

«E tu devi imparare a chiamarmi quando hai bisogno d'aiuto.» Non c'è più motivo di aggiungere altro.

Mi fiondo tra le sue braccia che mi accolgono con tutta la forza che ho imparato a conoscere. Mi stringo a lui e lo respiro a pieni polmoni. Il suo profumo, il suo calore, la sua presenza, ogni cosa riesce a capovolgere il mio stato d'animo in un attimo.

«Volevo farcela... Lo volevo davvero» dico con il viso appoggiato alla sua spalla.

«Lo so, ma sono qui adesso... Non c'è niente che tu debba fare per forza.» Chiudo gli occhi per concentrarmi solo sulla sua voce bassa e lenta.

Resto tra le sue braccia, con le mie intorno al suo corpo. Apro gli occhi e vedo Kurt che ci guarda con un gran sorriso sulle labbra. «È stato Kurty?» gli chiedo cercando di spiegarmi la sua presenza qui - anche se credo che la risposta sia ovvia.

«Hai un amico che ti conosce meglio di quanto tu conosca te stessa. Un amico che aveva previsto il tuo crollo già ieri quando mi ha chiamato per dirmi che sarebbe meglio se oggi fossi stato qui e, a quanto pare, non si sbagliava.» Allenta un po' la presa del suo abbraccio, sento le sue mani scorrere su di me fino a sentirle sul mio viso.

Il suo sguardo ravvicinato mi permette di leggere le sue emozioni nel verde brillante dei suoi occhi. Mi sento così al sicuro con lui, quasi invincibile, poi abbasso per attimo le palpebre per potermi dedicare alla sensazione delle sue dita arrivate, ormai, tra i miei capelli.

«Probabilmente dovrò fargli un regalo più grande» gli dico riferendomi alla Moleskine che ho comprato per il mio migliore amico.

Non so cos'ho fatto per meritare Kurty, ma so che devo apprezzarlo come merita. Ha previsto il mio crollo nervoso che stava per avvenire proprio poco fa e ha chiamato Harry, sapendo che era l'unica soluzione possibile per me.

Harry sorride alle mie parole senza smettere di lasciare le sue carezze qua e là sul mio viso. «Ti ricordi cosa ti ho detto su come superare la paura?»

«Bisogna affrontarla» rispondo come una brava bambina che è stata attenta alla lezione.

«Insieme... Bisogna affrontarla insieme.» 'Te l'avevo detto' mi ricorda la mia coscienza. «Vuoi farlo con me?» mi domanda poi, senza smettere di guardarmi negli occhi.

So cosa mi sta chiedendo e forse sarebbe la cosa migliore che mi potesse succedere, ma adesso che lui è qui, non sono più tanto sicura di volerlo fare. Torno a sentirmi insicura, forse non sono così pronta a dirgli addio, o forse non sono pronta a vedere la sua foto su quella lastra di marmo, o forse mi sento semplicemente in colpa nei suoi confronti nel dedicare ogni mia attenzione a Harry, o più semplicemente, è solo con Harry che voglio stare adesso.

«No» riesco a dire dopo un lungo momento di silenzio.

«No?» Scuoto la testa con forza. «Sei sicura?» Il suo tono di voce non è di certo tranquillo.

«Sono sicura» affermo convinta.

«Chloe so che puoi fare anche questo, proprio come sei salita sulla moto...» Per un attimo mi torna in mente la sensazione che ho provato quella sera, di come mi sono sentita libera dopo aver superato quel blocco psicologico, ma questo è diverso.

«Harry...»

«Ascoltami Chloe possiamo farlo, siamo insieme... Possiamo farlo...» Sembra così convincente che per un attimo stavo per cedere, stavo per dire di sì, ma la verità è che ora voglio allontanarmi da qui prima possibile.

«Hai ragione, siamo insieme, ed è l'unica cosa che conta» gli dico stringendo con forza il bavero del suo cappotto.

Lui mi guarda per un attimo, poi stringe gli occhi a due fessure e mi osserva con sospetto. «Chi sei tu? E cosa ne hai fatto della Stewart che conosco io? Sai quella acida...» Non posso trattenere un sorriso alle sue parole e vorrei dirgli fin troppe cose, ma alla fine penso a dove ci troviamo e che potrei condividere qualcosa con lui.

«Posso presentarti qualcuno?» Non aspetto la sua risposta e mi volto alla mia sinistra indicandogli la lapide di fronte a noi. «Lei è mia nonna Jewel... Le saresti piaciuto.» Si volta anche lui mettendosi al mio fianco per poi poggiare il suo braccio sulle mie spalle.

«Conosci qualcuno a cui non piaccio?» dice con il suo solito tono ironico, cosa che mi fa alzare gli occhi al cielo.

Apro la bocca per rispondere, ma lui mi precede. «A parte te in versione acida intendo...» lo sento poi ridacchiare e stringere un po' di più la presa sulle mie spalle.

«Le saresti decisamente piaciuto» dico poi rassegnata al fatto che non ha intenzione di darmela vinta. Sono certa che sarebbero andati d'accordo.

Restiamo in silenzio per un po', ognuno perso nei propri pensieri, poi, il passaggio di una persona accanto a noi, mi fa tornare alla realtà. Volto lo sguardo e Kurty è ancora lì ad ammirare la sua sorpresa riuscita. «Dovremmo andare» dico a Harry che annuisce e mi segue fino ad arrivare al mio migliore e meraviglioso amico.

Mi fermo di fronte a lui che mi osserva con la sua aria furba. «L'ho fatto solo perché ero già stanco di vederti quel muso lungo» afferma con un gran sorriso sulle labbra.

Non rispondo alla sua dichiarazione di infinito affetto nei miei confronti - le sue parole indubbiamente lo sono - e lo abbraccio, forte, sussurrandogli un 'grazie' all'orecchio mentre lui ricambia la mia stretta.

Ci incamminiamo poi, verso l'uscita, diretti alla mia auto. Kurt chiede subito di poter ascoltare di nuovo il CD di Bublè rimasto in macchina, forse sperando di sfuggire alle mie domande - perché ovviamente arriveranno - ed io lo accontento, ma solo per adesso, perché cantare con lui sulle note di "Jingle Bellssotto lo sguardo divertito di Harry è molto più divertente. Per le spiegazioni c'è tempo.

Accompagno poi a casa Kurt e mi dirigo verso casa mia. Harry mi ha chiesto di continuare a cantare ed io lo faccio fino a che arriviamo a destinazione e fermo l'auto spegnendo il motore, ma non scendo subito e mi volto verso di lui.

«Sicuro di volerlo fare?» gli chiedo riferendomi al fatto che stiamo per entrare in casa e conoscere i miei genitori.

«Assolutamente no» risponde, e ridiamo insieme per la sua affermazione.

Risata che scompare quasi subito quando nell'abitacolo riecheggiano le note di un'altra canzone. L'atmosfera cambia, il suo sguardo anche e la sua mano arriva subito tra i miei capelli.

Stockings are hung with care
As Children sleep with one eye open
Well, now there's more than toys at stake
'Cause I'm older now but not done hoping

Resto immobile, a guardare i suoi occhi, a sentire le sue dita che si muovono appena.

The twinkling of the lights
As Santa carols fill the household
Old saint nick has taken flight
With a heart on board so please be careful

Dovrebbe essere una semplice canzone natalizia, eppure sembra molto più di questo. Il suo viso si sta avvicinando, oppure sono io che lo sto facendo, non lo con certezza, ma so che i suoi occhi e le sue labbra sono sempre più vicine.

Each year I ask for many different things
But now I know what my heart wants you to bring
So please just fall in love with me this Christmas
There's nothing else that I will need this Christmas

Adesso non sento più la musica, non sento più niente che non siano le sue labbra sulle mie, il suo sapore sulla mia lingua e la sua mano sulla mia nuca a tenermi stretta in un bacio che sprigiona tutta la potenza di ciò che proviamo l'uno per l'altra.

Ogni cosa scompare e resta solo lui.

While talking to the mistletoe tonight
want something that lasts forever
So kiss me on this cold December night  

They call it the season of giving
I'm here, your stroll of taking
They call it the season of giving
I'm here, I'm yours 



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SPAZIO ME

E come dice Bublè "So please Just fall in love with me this Christmas"

Non dovevo aggiornare oggi, ma non appena ho finito di revisionare il capitolo non ho più potuto resistere ed eccolo qui.

Harry, dopo la chiamata di Kurt, vola a Montreal giusto in tempo per il crollo emotivo di Chloe che ha preteso troppo da sé stessa, ha voluto fare troppe cose insieme e non ha retto allo stress.

Finale di capitolo in dolcezza sulle note di "Cold december night"

Nel prossimo capitolo Harry conoscerà la famiglia Stewart e poi un suo POV

Detto questo vi saluto.

Eeeeee niente, buona lettura 😍

   
 
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