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Autore: Fenix_Fox    26/05/2018    0 recensioni
Eddye Nigma è un investigatore privato, tra magia, fantasmi, mostri e satanisti, la sua vita si complica, l'avventura ha inizio, seguite le sue vicende e non ve ne pentirete
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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25 Agosto 1995

 
Era l'ultima settimana di Agosto, a Giussano, una piccola cittadina della Brianza a 20 minuti circa da Milano e dai grandi laghi di Como e Lecco, uscivo con gli amici nel parcheggio dell'Esse, un centro commerciale, eravamo pochi ma uniti, più che una compagnia eravamo una famiglia, io ero ancora un diciassettenne ma ero il più grande, gli altri invece, avevano tutti tra i quattordici e i sedici anni, non ero grasso ma neanche quel che si dice una stecca da biliardo, avevo dei corti capelli castano scuro e occhi nerissimi, dicevano che soffrivo della sindrome di Peter Pan e forse era vero, ma non ci ho mai dato peso. Con me c’era Davide, quel ragazzo era come un fratello gemello per me, anche se dire gemello era un eufemismo dato che lui era biondo, capelli a spazzola e soprattutto magro, rispetto a me, un ragazzo pacato, a differenza mia, a quei tempi eravamo inseparabili. C’era anche Emanuele, pure lui magro, ma più alto di tutti noi, aveva i capelli rasati e si definiva un Gaber, cioè un patito di musica Hardcore.
L’unica ragazza del gruppo era Sabrina, una ragazza molto carina, snella e con i capelli sempre di un colore diverso, le piaceva fare esperimenti, io la rimproveravo sempre, dicendole di smetterla che prima o poi avrebbe fatto la fine di un pomodoro! Pelata! Era lei a portare allegria al gruppo e a tenerci tutti uniti posso dire che era il nostro collante, con lei in compagnia, avevamo la certezza che se c'era un problema lei era in grado di risolverlo, ci teneva a farci restare sempre così uniti. In fine c’era Luca un ragazzo robusto, coi capelli neri e corti, portava sempre il cappello dei New York Yankee e ascoltava musica House e hardcore dalla mattina alla sera come Emanuele, quando erano insieme non facevano altro che discutere su quale fosse il pezzo migliore tra l’una e l’altra musica, Luca era conosciuto meglio come il gran fifone, in effetti ci sorprese quando propose di andare alla villa abbandonata in cima alla collina, mai avremmo immaginato che se ne uscisse con una idea del genere... Ovviamente per noi, che amavamo certe ragazzate, dire di no era impensabile! Quindi accettammo il suo consiglio e andammo all’avventura.
Una volta giunti davanti ai cancelli della Villa qualcosa mi bloccò, mi sentivo osservato, come se da una di quelle finestre qualcuno mi stesse fissando, i miei pensieri si fecero alquanto inquietanti. Una domanda mi ballava nella testa... ci poteva essere davvero qualcuno lì dentro? Sapevo che da anni non ci viveva nessuno allora perché di quella sensazione? Forse era solo suggestione, certo l’aspetto tetro e fatiscente del luogo non aiutava.
Ero attratto e terrorizzato alla stesso tempo da quelle mura, volevo entrare con gli altri, ma sentivo che una volta dentro, la mia vita non sarebbe più stata la stessa, non potevo sapere se quella sensazione fosse il frutto della paura e i miei compagni insistevano per entrare, Luca aveva lo sguardo di chi aveva già cambiato idea, senza sapere che quella volta ero un po’ spaventato anche io... Dopo un continuo tira e molla, dissi a me stesso che dovevo provare,  Cosa poteva esserci di così tanto spaventoso? pensai...
Così presi il braccio di Luca con fermezza e rassicurandolo cominciai un passo dopo l’altro ad avvicinarmi ai cancelli di quella villa...
All’interno la sensazione non era migliore, ma ormai avevo deciso di entrare e cosi testardamente accesi una torcia che portammo con noi e proseguimmo stanza per stanza la nostra escursione, svoltato il grande corridoio che portava alle scale, trovammo una porta socchiusa, al suo interno non si vedeva niente per il gran buio, Emanuele con una pedata la aprì del tutto, nessuno però aveva il coraggio di entrare, la sensazione di paura si fece più intensa quando si sentii un soffio d'aria gelida e una voce femminile e un po’ rauca chiamarmi, arrivava proprio da quella stanza, "Avete sentito?" chiesi terrorizzato, i loro volti parlavano chiaro, avevano sentito benissimo "Che ne dite se ce ne andiamo?" propose Davide, anche se continuavamo a fissare quel vuoto oscuro, poi due occhi rossi brillarono nel buio, Luca che per tutto il tempo non era riuscito a dire una parola urlò talmente forte che tutti, me in testa, alzarono i tacchi correndo a perdifiato verso l'uscita senza voltarci fino ai motorini, poi una volta al sicuro mi girai per vedere se qualcuno ci avesse seguiti, eravamo tutti spaventati e tremolanti...
Tornammo al parcheggio, ormai era tardi, quindi salutai tutti e andai a casa, non mi sentivo ancora completamente al sicuro.
 
 
 

   
 
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