Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: alessandroago_94    28/05/2018    9 recensioni
603 d.C, Italia Settentrionale.
Rufillo ben sapeva che esistevano due realtà quasi contrapposte, due mondi distinti. Ciò che c’era al di là del Limes Tiberiacus, l’ultimo baluardo a difesa di quello che restava della romanità, era qualcosa di travolgente, nella sua immensa barbarie.
O, almeno, così era stato fin all’avvento della regina Teodolinda, prima sovrana cattolica dei Longobardi. Si diceva che ella amasse dedicarsi alla lettura.
Allora, l’ultima missione di una vita lunghissima e resa però resistente dalle continue e tanto desiderate privazioni, sarà quella di far giungere tra le mani di una regnante barbara un preziosissimo testo sacro, così che i suoi occhi così dotti potessero essere per sempre illuminati e guidati dalle parole che avrebbero influenzato per secoli la vita di milioni di persone.
Racconto classificato secondo (a pari merito con FatSalad, Le due cetre) al Contest In Medio Stat Virtus indetto da mystery_koopa sul forum di Efp.
Racconto vincitore di due premi speciali; Rivelazione maschile (miglior personaggio maschile) e Verità o Menzogna (miglior storia di genere giallo/thriller).
Genere: Avventura, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Medioevo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo dieci

CAPITOLO DIECI

 

 

 

 

 

 

 

 

“Non è che la serie dei pontefici romani seguita a Gregorio Magno si distinguesse

per levatura particolare(…).

Ma proprio questa relativa mediocrità vale a confermare la forza e la qualità,

in sostanza il livello accreditato alla Chiesa dall’impulso gregoriano.

La Chiesa post-gregoriana continuava comunque

la via tracciata dal grande pontefice,(…)”.

Maurilio Adriani, L’opera di Gregorio Magno.

 

 

 

 

 

 

 

 

Adalberto accompagnò il ristretto gruppo di Romani fin alla sua stessa curtis, la medesima che era stata di suo padre. Non aveva mai accettato di trasferirsi a Mutina e dar sfoggio del suo potere.

I Winnili della sua fara si erano radunati tutti, donne comprese, e ciò era cosa rara.

L’atmosfera era di festa, molto accogliente. Tutti osservavano i soldati Greci, che ormai non badavano più alle armi ma studiavano le persone che li circondavano, così simili a loro non solo nell’atteggiarsi, bensì anche nel vestirsi. Molte donne indossavano gioielli raffinati(1) e portavano croci al collo, simbolo della loro cristianità, ed erano molto più pudiche degli uomini, sempre pronti a scherzare tra loro.

Con quell’atmosfera informale Adalberto aveva scelto di accogliere gli emissari di Roma e Ravenna, che erano giunti alla loro destinazione finale.

Il grande guerriero fece accomodare gli ospiti nella sala della sua curtis, e lasciò che attorno a lui restassero solo il gastaldo e due dei suoi più fidati arimanni, in abiti così belli e curati da far invidia a gran parte dei nobili Romani. Tutti portavano almeno il simbolo della croce sui loro vestiti.

Era giunto il momento tanto atteso da Rufillo, quello che l’aveva spinto a compiere un viaggio lunghissimo, quasi proibitivo per un uomo anziano e corroso dall’età come lui. Quando dopo alcuni gentili preamboli il Vescovo si fece avanti e finalmente si fece consegnare dai suoi uomini il ridotto forziere riccamente decorato che aveva portato con sé fin da Roma, si commosse e gli venne da piangere.

“Maestro, aprilo tu al posto mio”, disse Adalberto, con il suo portamento regale e placidamente seduto su un grande scranno intarsiato. A Rufillo brillarono gli occhi, non aspettandosi così tanta magnanimità dal suo signore.

Il monaco quindi si avvicinò al piccolo forziere, il cui contenuto gli era stato giustamente precluso per tutta la durata del viaggio, e l’aprì leggermente, con il cuore che gli batteva forte nel petto per l’emozione. Infine, poté mettere le mani sulla magnifica opera che conteneva.

Si trattava di una bibbia degnamente rilegata, la cui pergamena era stata scritta dal pontefice in persona. Un’opera curata dalle stesse mani di papa Gregorio, colui che era già in odore di santità e che veniva onorato dai fedeli con l’appellativo di Magno(2).

Se dapprima egli era stato cauto con i Longobardi, evitando anche la conquista e il sacco di Roma, ora li omaggiava con quel fastoso dono. La Chiesa era aperta a tutti, ormai, e abbattere ogni eresia era ciò che il pontefice voleva, cercando l’unità del Credo.

Rufillo quindi poté toccare con le proprie mani il corposo libro, quel volume che conteneva per filo e per segno ogni opera ritenuta sacra agli occhi della cristianità cattolica. Teodolinda avrebbe ricevuto tale fonte di sapere grazie alle mani del suo Duca più fidato, per il quale stravedeva; e non era l’unica ad apprezzarlo.

Adalberto ormai aveva ai suoi piedi gran parte delle sue suddite, per via del suo bell’aspetto, ed aveva generato con loro una moltitudine di figli. Non avrebbero mai potuto succedere al padre ed essere a tutti gli effetti degli uomini liberi, però avrebbero potuto vantare di avere sangue nobile nelle vene, seppur barbaro(3). Barbaro fin quanto, poi?

Il monaco si rendeva conto che, con quel volume che stava per consegnare a colui che anni prima era stato il suo protetto, lo stesso pontefice di Roma donava il sapere anche ai Longobardi e li equiparava a quel punto anche a tutto il resto della popolazione italica. Finalmente anche i Winnili stavano venendo abbracciati dalla Vera Fede, al di là del paganesimo e dell’arianesimo, e questo era da sempre stato il sogno del buon Rufillo, che dal principio aveva rivisto in quegli uomini lo stesso spirito di Mosè e del Popolo Eletto.

Quella che il pontefice aveva concesso era una sorta di battesimo, coronato con quel grosso volume contenente tutti i testi sacri. Flavio Massimo gliene aveva parlato, ma il monaco non aveva mai creduto che la mole complessiva dello scritto fosse tale. E non c’era altro regalo più prezioso di un libro sacro e scritto da mani così vicine a Dio.

“Grazie, Signore, per avermi concesso tale onore”, sussurrò l’emozionatissimo Rufillo, con le dita impegnate nello sfiorare la superficie irregolare dell’opera scritta.

Adalberto dovette fraintendere, poiché quelle parole erano rivolte a Dio, eppure si lasciò sfuggire un sorriso che passò totalmente inosservato all’emozionatissimo monaco, che riuscì solo a dedicare uno sguardo profondo all’amico Vescovo.

Flavio Massimo lo osservava con un po’ di stupore, ma gli era concesso, giacché per lui vedere un libro sacro e poterlo toccare era una cosa quotidiana; non capiva che l’amico di infanzia erano anni che non riusciva a scorgere parola che non fosse scritta da lui, al fine di aiutare il suo Duca a imparare a comunicare anche attraverso la scrittura. Ma il longobardo era un guerriero, certe cose sembrava che proprio non volesse apprenderle.

Infine, si rese conto con terrore che le sue lacrime piene di commozione avrebbero potuto insozzare o rovinare il grande tomo, quindi strofinò il suo viso sulla tela grezza che fungeva da veste per il suo misero corpo rattrappito, e stando attento a non lasciarsene sfuggire altre, provò a raccogliere il volume per porgerlo al Duca in persona.

Era così tanto scosso che non ci riuscì, e si ritrovò ad alzare il capo con un’espressione sconvolta che si faceva spazio sul suo volto provato dall’età.

“Duca, io non sono degno di riuscire a raccogliere il peso della Parola di Dio. Tu sei uno dei suoi prescelti, assieme alla Regina, che essa sia sempre santificata e che nelle chiese risuoni sempre il suo nome, durante ogni benedizione. Siano le tue mani ad accogliere tale importante raccolta di scritti”, affermò, discostandosi dal prezioso tomo e dal forziere, ancora adagiato a terra.

Allora il Duca in persona si alzò, imponente, e si recò egli stesso ad accogliere il libro tra le mani.

Si chinò e lo afferrò, alzandosi con un profondo sospiro.

“Questo libro è pieno di saggezza; sicuramente è per questo che è così pesante”, sancì a sua volta, con un tono di voce molto serio, “suggerirò alla Regina di custodirlo tra l’oro e le gemme, poiché esso è di valore inestimabile e va conservato a dovere(4)”.

Tornò a volgersi verso il silenziosissimo Vescovo, uomo timido che parlava davvero pochissimo di fronte a chi non conosceva bene, e che sembrava non riuscire a relazionarsi con coloro che aveva ritenuto barbari fino al giorno prima.

“Vi ringraziamo per ciò che ci avete consegnato. La mia Regina è fiera di essere una fedele sostenitrice dei cattolici, ed io lo sono assieme a lei”, ringraziò poi Flavio Massimo, che accolse il ringraziamento con una leggera flessione del capo.

Adalberto, dopo aver rinnovato l’invito a restare alla sua curtis almeno tutta quella notte, se ne andò baldanzoso con il libro tra le braccia, seguito dal gastaldo(5) e dalle sue guardie fidate. Rufillo sapeva che si comportava così da duro solo per far impressione al romano, tuttavia era stato comunque molto cordiale e il Vescovo non poteva aver molto da criticargli.

 

 

 

 

 

 

NOTE

 

 

 

 

(1)l’abbigliamento dei Longobardi è tutt’oggi stato ricostruito grazie ai reperti ritrovati nelle tombe.

Al loro arrivo in Italia, entrambi i sessi vestivano in modo semplice e pratico; vesti adeguate alle lunghe migrazioni, al nomadismo e ai periodi di guerra. Ebbene, dopo mezzo secolo di permanenza nella penisola pare proprio che il modo di vestire avesse iniziato a cambiare radicalmente, influenzato dalla civiltà bizantina e romanica(io, nel testo, ho sempre utilizzato il termine Romani per identificare la popolazione preesistente. Al giorno d’oggi gli studiosi invece utilizzano il termine Romanici, poiché la popolazione della nostra penisola stava già mutando cultura, lingua, usanze… ecc. per via delle influenze barbariche. Al tempo i nostri antenati tra loro si identificavano ancora come Romani, quindi ho scelto di mantenere nel mio racconto un linguaggio fedele a quello dell’epoca dei fatti narrati).

I Longobardi inoltre erano espertissimi orafi, sapevano costruire gioielli magnifici e già in quest’epoca pare stesse diventando molto diffusa la produzione di croci(come molti corredi funerari dimostrano).

 

(2)stiamo parlando di papa Gregorio Magno, un pontefice che cambiò la Storia della cristianità. Dapprima si preoccupò molto di organizzare al meglio la Chiesa e i suoi possedimenti(gettò le basi per il potere temporale che andrà a formare lo Stato Pontificio, realtà che resisterà fino all’Unità d’Italia) e diede forte impulso al monachesimo.

Inizialmente, ebbe grosse difficoltà coi Longobardi e ne fu nemico; riuscì tuttavia a sventare ogni offensiva longobarda verso l’odierno Lazio organizzando difese presso Roma e proteggendone la popolazione. I bizantini infatti non avevano fondi né mezzi per poterlo fare, nonostante queste terre fossero formalmente loro.

Poi, in seguito, si avvicinò a loro; e proprio grazie alla cattolicissima Teodolinda, che aprì finalmente le proprie porte al pontefice e permise un’estesa permeazione del cattolicesimo tra i Winnili. Gradualmente infatti si formò anche un clero longobardo, anche se, alla fine del dominio di questo popolo, l’arianesimo e il paganesimo ancora presentavano numerose sacche di resistenza sparse a macchia di leopardo.

 

(3)i Longobardi ebbero tantissimi figli concepiti con la popolazione locale. I bambini nati da una unione tra un/a longobardo/a e un romano/a non avevano alcun diritto, ed erano trattati alla stregua dei sottomessi. Questo solo inizialmente; in seguito, il famosissimo Editto di Rotari sancì che i figli nati da unioni miste dovessero avere i medesimi diritti dei figli nati da coppie longobarde.

Questo però accadde solo quando il graduale impoverimento genetico mise a serio repentaglio l’esistenza dello stesso popolo longobardo; col passare del tempo, infatti, a seguito dello stanziamento in Italia e del miglioramento dello stile di vita, i Winnili iniziarono ad avere sempre meno figli, e lo stesso esercito infine si assottigliò così tanto che, per forza di cose, cominciarono ad essere sottoposti a leva anche tutti i Romani sottomessi.

 

(4)Ehm, qui forse ho voluto un po’ strafare. Chiunque, tra voi carissimi lettori, abbia a cuore la Storia longobarda, ben ricorderà la vicenda riguardante la magnifica coperta dell’Evangelario di Teodolinda; si tratta di una delle opere longobarde più importanti giunte fino a noi, oggi conservata a Monza, nel Tesoro della basilica di San Giovanni Battista. Esso fu infatti assemblato e preparato appositamente(in questo stesso anno) dai migliori orafi Longobardi al fine di contenere e custodire i testi sacri della Regina. Testi sacri che io ho fatto giungere grazie ai nostri personaggi.

Teodolinda in questo stesso anno farà anche battezzare suo figlio, Adaloaldo(passato alla Storia come il Re Pazzo), con rito cattolico. Purtroppo, come potrete intendere dal soprannome che gli fu attribuito, non fu un sovrano fortunato.

 

(5)il gastaldo era l’amministratore del Re. In questo caso, la sua presenza rappresenta simbolicamente la coppia reale longobarda(da ricordare che in questi anni Teodolinda era sposata con Agilulfo, suo secondo marito, dopo l’avvelenamento del primo. Eppure, la Regina aveva così tanto conquistato i Duchi che non compiansero il defunto sovrano e le permisero di scegliere ella stessa il suo nuovo sposo, e la sua scelta ricadde proprio sul Duca di Torino. E’ una vicenda molto interessante perché conosciamo bene la mentalità longobarda a riguardo delle donne; ma Teodolinda sapeva farsi amare da tutti, e soprattutto apparteneva ad una delle famiglie ritenute più nobili dell’intero popolo longobardo), giacché un viaggio verso Pavia(capitale dei Longobardi) sarebbe stato pericolosissimo(se non impossibile) per i nostri. Per cui, il fidatissimo Duca Adalberto(che essendo a capo di un Ducato di frontiera ricopriva un ruolo importante), assieme al gastaldo, hanno preso sotto la loro custodia l’opera e la faranno giungere in tutta sicurezza tra le mani della sovrana.

Teodolinda ricevette molti doni dal pontefice, tra cui anche una croce per suo figlio, a seguito del battesimo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTA DELL’AUTORE

 

 

Ci stiamo avvicinando al finale. Spero che finora la vicenda sia stata di vostro gradimento.

 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: alessandroago_94