Anime & Manga > Akagami no Shirayukihime
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Autore: Cioccolasha    28/05/2018    1 recensioni
Raccolta di one shot sulla vita dei protagonisti:
1# Zen & Izana
2# Raji & Sakaki
3# Obi
4# Zen & Shirayuki
5# Kiki, Mitsuhide & Obi
6# Shirazen children & Mitsukiki children
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Dodici anni dopo a Clarines...


Era una calda giornata di sole e la quiete del palazzo reale era rotta solo dal ritmico fragore di spade che si scontravano. 
“Tieni la guardia alta Takumi!” 
“Abbassa il gomito e bilancia meglio il peso, Ichiro!”
I due giovani che si fronteggiavano nel piazzale assolato si sfidarono con lo sguardo, sudati e ansimanti, stressati dall'intero pomeriggio passato ad allenarsi, ma entrambi decisi a non deludere i propri padri, che in disparte li osservavano correggendo ogni tanto la postura o l'impugnatura.
I due spadaccini sembravano eguagliarsi in forza e agilità, nonostante ciò bastò un solo istante di distrazione da parte del più piccolo perché l'altro, con un abile movimento del polso, lo disarmasse con estrema maestria. La spada volò lontano ed atterrò nella polvere con un rumore fragoroso.
Il volto del principe si aprì in un sorriso orgoglioso verso il figlio, che si voltò nella sua direzione in cerca di approvazione, sorridendo nel vedere l'espressione compiaciuta di Zen.
Nel frattempo il giovane rivale si dirigeva verso la propria spada, il capo chino per nascondere il rossore che gli imporporava le gote, mentre le lacrime facevano capolino ai lati dei suoi occhi castani.
Inspirò rumorosamente col naso, non osando alzare il viso. Aveva timore di scorgere la delusione sul volto del padre: lui era il suo eroe, non avrebbe mai voluto dargli un dispiacere. Si decise a sollevare lo sguardo solamente quando sentì la presenza di una mano forte e rassicurante sulla sua spalla.
“Sono fiero di te Takumi” gli sussurrò Mitshuide all'orecchio prima di scompigliarli con affetto i capelli biondi: “Su, vai a congratularti con Ichiro.” 
“Si papà” rispose questo tornando sui suoi passi. Mentre i ragazzi si scambiavano una stretta di mano e qualche consiglio su come migliorarsi, Zen si avvicinò a Mitshuide. “Ichiro è diventato bravo con la spada” si complimentò la guardia. Zen gonfiò il petto “Grazie, ha preso tutto dal padre”
La guardia alzò gli occhi al cielo e gli mollò uno scappellotto dietro la testa. “Smettila di fare il pallone gonfiato, è stato tutto merito di mia moglie” sentenziò tutto orgoglioso.


“Etciù” esclamò la bionda.
“Salute cara” rispose Shirayuki sorridendo, tornando poi a dedicarsi alle sue amate piante.
“Sento come se qualcuno stesse parlando di me” disse continuando a cullare il piccolo fagottino che teneva tra le braccia; questi emise un piccolo vagito, aprendo lentamente due occhioni color lavanda ed esibendo un sorriso sdentato.
“Qualcuno qui ha bisogno di attenzioni” disse Shirayuki.
“Reclama sempre le mie cure, come suo padre. A volte non so chi dei due sia più 
bambino, tra lui e Mitshuide.” 
“Non me ne parlare, a volte non so se sgridare Zen o Ichiro per le bravate che combinano insieme.” 
“Per fortuna che Takumi è un bravo fratello maggiore” disse con un lieve sorriso riportando lo sguardo sul bimbo che teneva tra le braccia che, quasi come se fosse stato chiamato, agitò una manina e si aggrappò al colletto della madre.
Shirayuki li guardò intenerita, lo sguardo pieno di nostalgia. “Mi ricordo quando Sakura era piccola, che gioia tenerla tra le braccia! Dopo Ichiro non pensavo che avrei avuto l'occasione di diventare madre così presto.” 
“Devo confessarti che quando ho scoperto di aspettare Takumi ero molto spaventata, non credevo di essere all'altezza, crescere un figlio è un'impresa più grande di qualsiasi duello che io abbia affrontato nella mia vita.”
“Ma io sapevo che saresti diventata un'ottima madre” si intromise una terza voce. Mitshuide cinse con un braccio la vita della moglie, sporgendosi per dare un leggero bacio sulla fronte del figlio.
“Com'è andato l'allenamento?” chiese Shirayuki mentre anche Zen la raggiungeva. “Non me ne parlare, hanno deciso di allenarsi ancora un po', ma noi siamo vecchi per queste cose ormai.” 
“Parla per te Zen” disse Mitshuide indispettito. 
“Ma se sono più piccolo di te!” rispose a tono Zen, mettendo il broncio. Shirayuki guardò Kiki, esasperata. “Che ti dicevo? Peggio di un bambino” disse alzando gli occhi al cielo mentre tutti scoppiarono in una allegra risata.
Zen si guardò intorno, accorgendosi in quel momento dell'assenza della figlia. “Dov'è Sakura?”
“Obi l'ha accompagnata nelle scuderie” lo informò Shirayuki, ricominciando il suo lavoro che aveva in precedenza interrotto. 
“Che ci va a fare nelle scuderie?” chiese Zen sospettoso guardandola di traverso.
“Ma come caro, non ricordi della sua lezione di equitazione? Daisuke-kun le sta insegnando a cavalcare.”
Una vena cominciò a pulsare convulsamente sulla tempia del principe. “E CHI SAREBBE QUESTO DAISUKE?” tuonò Zen, scandendo ogni sillaba con veemenza.
“Il nuovo stalliere” si intromise Kiki. 
“Un bravo ragazzo” aggiunse Mitshuide annuendo e punzecchiandolo col gomito.
Zen lo fulminò con lo sguardo. “E dovrei lasciare mia figlia da sola con un perfetto sconosciuto?! Gli insegnerò io ad avere paura del secondo principe di Clarines!” Shirayuki lo guardò supplichevole: “Ti prego tesoro non metterla in imbarazzo...” Ma non riuscì a finire la frase poiché il marito era già partito in quarta verso le scuderie con un'espressione assassina dipinta in volto.
I tre adulti rimasti indietro lo guardarono allontanarsi veloce e deciso. “Alla faccia del vecchietto” disse Mitshuide grattandosi la testa. La moglie alzò le spalle “Pensa se fosse toccata a te una situazione del genere.” 
Mitshuide la guardò preoccupato. “Naaah” esclamò facendo un gesto con la mano come per scacciare un pensiero fastidioso.


“Eccoci arrivati, Ojou-san.” 
“Grazie zio Obi. Aspettami qui fuori, non ci metterò molto” disse Sakura ringraziandolo con un cenno del capo.
Aprì il pesante portone d'ingresso che cigolò annunciando il suo ingresso. “Si può?” chiese timidamente la principessa venendo accolta dal nitrito del giovane puledro bianco che la aspettava legato al suo palo, accudito da un ragazzo dai capelli neri.
“Benvenuta principessa” disse con un lieve inchino. Lei arrossì “Ti ho detto mille volte che puoi chiamarmi Sakura.” 
“Se cio vi aggrada ... Sakura” ripeté lui, arrossendo lievemente a sua volta “Pronta per la lezione?” Lei annuì decisa, avvicinandosi per aiutarlo a sellare il cavallo, cercando di non pensare a quanto fossero vicini e allo strano effetto che le facevano i suoi occhi verde foresta.
Non poteva immaginare che la sua presenza provocasse la minima reazione nel giovane cuore dello stalliere; più di una volta il ragazzo si era ritrovato a sospirare con gli occhi sognanti pensando alla bella principessa dagli occhi blu zaffiro e dai lunghi capelli rossi quanto il frutto dell'albero di cui portava il nome.
Era un tormento costante averla vicino, sentire il suo profumo o ascoltare il suono armonioso della sua voce e non poterla toccare, stringerla a sé e confessarle il sentimento che lo struggeva ormai da tempo.
Ma no, non avrebbe potuto, non avrebbe mai nemmeno osato, lei era una principessa e lui non si sentiva all'altezza; così si accontentava del tempo che gli era dato trascorrere con lei.
“Dovete sempre assicurarvi che la sella sia sempre ben salda” disse chinandosi per mostrarle le stringhe di cuoio che passavano sotto il ventre dell'animale “Altrimenti la caduta sarà assicurata”.
Lei fece cenno di aver capito e si avvicinò per prendere le briglie che Daisuke le porgeva e nel farlo le loro mani si sfiorarono per un istante. Entrambi si ritrassero, le gote arrossate ed il cuore che martellava forte nel petto.
“Scusatemi” disse lui dopo qualche istante, imbarazzato. “Non fa niente” rispose lei distogliendo lo sguardo, probabilmente per non mostrare quel sorriso che le solcava il volto.
Lottando contro l'istinto che le diceva di scappare via e di andare a chiudersi nella sua stanza a scrivere il nome di Daisuke circondato da mille cuori, Sakura si avvicinò timidamente al cavallo; era ancora alle prime armi quando si trattava di cavalcare, ma con le amorevoli cure di Daisuke contava di migliorare in fretta, lei da parte sua si sarebbe impegnata al massimo.
Mise un piede sulla staffa e cercò di issarsi sul dorso del cavallo, ma le gambe le tremavano ancora per l'emozione e prima di rendersene conto perse la presa.
Lanciò un grido e chiuse gli occhi attendendo l'impatto con il suolo... che però non arrivò; invece due forti braccia l'avvolsero nella loro stretta di ferro.
Sorpresa, spalancò gli occhi e si voltò di scatto ritrovandosi con il viso a pochi centimetri da quello del giovane. Il suo respiro le si infrangeva sul volto, la sua presenza emanava un piacevole calore, il suo sguardo era carico di sollievo.
Un silenzio imbarazzante era calato tra loro. “Mi hai salvata” sussurrò la principessa, le guance che si coloravano a causa della vicinanza. “Non sopporterei che tu ti ferissi” rispose lui senza pensarci, dimenticandosi completamente con chi stava parlando, stringendo di più la presa sui fianchi per sentirla più vicina. Sakura non rispose, era solo un'impressione o il viso di Daisuke si stava avvicinando sempre di più? Per un istante si spaventò e pensò di ritrarsi, invece rimase immobile, aveva aspettato quel momento dalla prima volta che l'aveva visto, ora non voleva sentire nient'altro che le labbra del giovane sulle sue.
“GIÙ LE MANI DA MIA FIGLIA!”
Entrambi si voltarono di scatto sorpresi e il giovane si affrettò a far scendere la principessa per poi chinare il capo rispettoso mentre Sakura teneva lo sguardo basso, non osando nemmeno sbirciare verso il padre. La figura di Zen appariva enorme e incombeva sui due ragazzi mentre i suoi occhi blu lanciavano saette dirette verso il povero stalliere
“Ehm.. Arji... se è tutto sotto controllo qui io andrei...” Obi fece capolino con il viso dalla grande porta di legno, aveva visto entrare Zen come una furia, ma non era stato in grado di fermarlo, prevedendo il motivo di tanta rabbia che sprizzava dai suoi occhi che erano più minacciosi del normale; quando si trattava della figlia Zen diventava iperprotettivo e assillante, quella povera ragazza avrebbe dovuto faticare non poco per tenere a bada il suo fin troppo apprensivo padre, questo era poco ma sicuro. Zen, senza voltarsi, tuonò: “CON TE FARÒ I CONTI PIÙ TARDI OBI.” 
Accidenti, è proprio arrabbiato. pensò Obi divertito alzando gli occhi al cielo. Se uno sguardo potesse uccidere quel ragazzo sarebbe già morto e sepolto. Si affrettò a defilarsi mentre il principe tornò a rivolgere la sua attenzione ai due giovani che non si erano mossi di un millimetro.
“Padre... per favore... non stavamo facendo niente di male provò a parlare Sakura, ma Zen la interruppe: “Tu non parlare. E TU!” si rivolse allo stalliere che sobbalzò intimorito “Dammi una valida ragione per cui io non debba cacciarti in questo momento!” 
“PADRE!” sgranò gli occhi Sakura, preoccupata dalle parole minacciose di Zen “Mi stava solo aiutando a salire a cavallo, ma non sono stata attenta e sono caduta. Se non ci fosse stato lui mi sarei fatta seriamente male!” protestò avanzando decisa e incrociando gli occhi blu cobalto del padre, di cui aveva ereditato il colore. Non avrebbe mai permesso che Daisuke se ne andasse, lui era troppo importante per lei. Zen la guardò torvo e si avvicinò minaccioso al giovane che era ancora a capo chino.
Prese un profondo respiro e, tentando di calmarsi, assunse un certo contegno, era pur sempre il principe di Clarines! “Guardami ragazzo”.
Daisuke alzò leggermente lo sguardo, intimorito, trovandosi faccia a faccia con Zen. “Sia chiaro, tu non mi piaci per niente. Sakura è ancora una bambina e non ho alcuna intenzione di lasciarla in mani assolutamente non meritevoli di lei. D'ora in poi ogni lezione di equitazione, che a quanto ho sentito farà con te, si svolgerà sotto la mia stretta sorveglianza. Non ti staccherò gli occhi di dosso nemmeno per un attimo e se ti azzarderai anche solo a sfiorarla con un dito te ne farò pentire amaramente. Sono stato chiaro?” 
“S-sissignore!” rispose il giovane scattando sull'attenti.
Zen lo guardò un'ultima volta poi si voltò di scatto e afferrò il braccio della figlia. “Andiamo Sakura” e cominciò a trascinarla con forza verso la porta d'uscita. La giovane, quasi inciampando sui suoi stessi piedi, si voltò verso Daisuke rivolgendogli un sorriso, quasi come a scusarsi per il comportamento del padre, al quale il giovane rispose con un occhiolino.
Sakura sospirò sollevata, per fortuna non si era offeso dopo la scenata del padre, non avrebbe potuto sopportare di vederlo triste.
Dopo aver spalancato il grande portone di legno Zen si fermò e chinò leggermente il capo con un lieve rossore sulle guance. “Comunque... grazie per averla salvata” detto questo uscì di corsa chiudendo la porta dietro di sé con un tonfo.
Una volta nel cortile iniziò a camminare tutto impettito. Gliele ho cantate pensò orgoglioso e soddisfatto di sé stesso, nessuno poteva mettere in discussione la sua autorità.
“ZEN WINSTALIA!”
Si fermò di colpo e sbarrò gli occhi, nessuno tranne... sua moglie.
Shirayuki gli sbarrava la strada, le braccia incrociate al petto, gli occhi verdi che emanavano scintille. “Che hai combinato lì dentro?”
In un istante tutta la sua spavalderia si sciolse come neve al sole e si fece piccolo piccolo per tentare di nascondersi dallo sguardo della moglie, invano. “Ecco... io... lui stava... le staffe, e poi le briglie...” 
“È inutile che ti giustifichi, le tue urla si sentivano fin dentro la serra!” esclamò lei aggrottando le sopracciglia. “Daisuke è un bravo ragazzo e non c'è alcuna ragione per cui tu debba controllare nostra figlia quando sono insieme, quello è compito di Obi!”
Zen con un filo di voce, tentò di giustificars. “Lei è la mia bambina, e lo sarà sempre.. io devo proteggerla... e poi uno stalliere... lei merita di meglio”. In quell'istante Shirayuki pensò che se non lo avesse amato così tanto lo avrebbe certamente strangolato. E poi avrebbe chiesto a Obi di aiutarla a nascondere il cadavere, ne sarebbe stato più che ne felice, ne era sicura.
“Anche io ero solo un'erborista. Vuoi forse dire che avresti meritato di meglio?” disse mentre una vena le pulsava minacciosa sul collo.
Zen sbiancò, rendendosi conto solo in quel momento di quello che aveva detto. “NO! Certo che no!” esclamò tentando di correggere quell'errore madornale “Quello che intendevo dire è che..”
“Basta! Ho sentito abbastanza!” girò i tacchi e se ne andò spedita. Zen le corse dietro disperato. “No amore aspetta! Posso spiegarti!”
Sakura li guardò allontanarsi ammutolita, ma in cuor suo ringraziò sua madre, che era sempre dalla sua parte.
Aspettò che i due scomparissero dietro l'angolo, si voltò e ricominciò a correre verso le scuderie.
“Daisuke!” esclamò precipitandosi di nuovo all'interno, dove il giovane aveva ripreso diligentemente il suo lavoro; si immobilizzò, non potendo credere alle sue orecchie. Si voltò giusto in tempo poiché una figura dai capelli rossi gli stringesse le braccia intorno alla vita
“Sakura?” sussurrò incredulo. Lei non disse nulla, si limitò a stringerlo forte e poggiò il capo sul suo petto mentre lui le circondava la vita e le poggiava un delicato bacio sulla fronte. Chiuse gli occhi, non sapeva cosa sarebbe successo d'ora in poi, sapeva soltanto che voleva stare con lui.


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Angolo autrici:
eeeeccoci si nuovo qui per l'ultima volta (questa volta davvero purtroppo) per questo capitolo sui bellissimi children delle nostre coppie. Ah ... certo e Daisuke che sarà figlio di qualcuno ... lo spero per lui.
Speriamo di essere riusciti a suscitare il vostro interesse con questi momenti di vita quotidiana, di avervi fatto sorridere almeno un po' e vi ringraziamo per l'enoooooooooorme pazienza.
Hope, ti ringrazio di nuovo infinitamente e mi congratulo per il tuo talento ed impegno, si vede che nelle storie che scrivi metti tutta te stessa.
Non ci resta che dirvi ancora "grazie" e mandarvi un grande abbraccio, sperando che negli anni futuri vi verrà voglia di rileggere questa ff.
Un bacio,
Cioccolasha & Hope.
   
 
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