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Autore: nini superga    30/05/2018    2 recensioni
Durante una nevicata che ha dello straordinario, Ganadlaf giunge ad Isengard con una richiesta per Saruman: vuole che la giovane Annael, apprendista Istari presso la Torre di Orthanc, vada a Minas Tirith con lui. Il Grigio Pellegrino vuole portare la ragazza a Gondor per permetterle di approfondire certe ricerche infruttuose che sta svolgendo negli annali e nelle cronache di Isengard, riguardanti un certo Anello che tutti credono sparito ma che tutti comunque bramano… Cosa dirà Annael, strega incompleta? E chi o cosa troverà a Minas Tirith?
Non scrivo da anni, ma la passione per il mondo di Tolkien non si è affievolita, proprio come per i suoi personaggi!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boromir, Denethor, Faramir, Gandalf, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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.VI.
 
 
      << Passami la pinza >>.
La voce del cerusico mi riscuote, facendomi distogliere lo sguardo dal volto del cadavere che abbiamo davanti.
Con un movimento rigido, faccio quello che mi è stato chiesto.
Il cerusico mi soppesa con gli occhi, afferrando la pinza con delicatezza.
<< Nessuno ti obbliga a restare >>, dice con aria burbera, << E i ferri li posso prendere dal vassoio anche da solo, mia signora. >>
<< Siete gentile, ma qualcosa mi dice che questo è il mio posto >> ribadisco in un sussurro, tornando a guardare il volto del cadavere. Quanto è passato da quando questo poveretto è morto? La sua famiglia avrà avuto la notizia?
<< E perché mai dovresti rimanere qui? Tanto, questo qui mica si sveglia! >> Il cerusico appoggia le mani sporche di sangue sul tavolaccio dell’autopsia, sospirando.
<< E, se dovesse svegliarsi, avrebbe sicuramente qualcosa da raccontare. >>
     Siamo alle case di guarigione, dove il corpo è stato portato su ordine di Faramir.
Un gruppo di guardie della Cittadella ha scortato il cadavere, ma non ha impedito che la notizia si propagasse per la città: un uomo è morto nel palazzo del Sovrintendente, e il suo sangue è stato usato per dipingere un grande Occhio sulla porta della sala del trono. Sospiro, cercando di scacciare dalla mente la visione avuta appena sfiorato il cadavere: il grande Occhio, quello vero, che mi fissava in eterna attesa.
<< Quindi continuate a sostenere che sia morto a causa di un qualche animale? >>
Il cerusico si stringe nelle spalle, evidentemente perplesso, e si schiarsice la gola.
<< Se questa morte fosse avvenuta durante una battuta di caccia si, direi che un grosso cinghiale potrebbe aver fatto un simile disastro. Tuttavia, non ci troviamo in Ithilien. >>
Sospira, sciacquandosi le mani nel catino, << E i cinghiali non hanno ancora imparato a dipingere sui muri. >>
L’uomo mi guarda con insistenza, aspettandosi che io dica qualcosa.
E’ un uomo maturo, questo, alto e secco e dai movimenti nervosi, con lunghi capelli neri legati sulla schiena in un codino molle e il naso adunco.
<< Lo so cosa pensate >> inizio, mentre lui prende ago e filo. << Credete che sia opera sua, vero? >>
<< Perché, voi no? >> Sbotta, iniziando a ricucire dall’addome.
Schiocco la lingua, nervosa. << Certo che si. Ma la domanda è come ha fatto il Nemico ad arrivare fino a qui? >>
<< Piuttosto: siamo sicuri che sia arrivato e non che sia sempre stato qui? >>
La prospettiva mi fa aggrottare le sopraciglia, perplessa. << Ma se è sempre stato qui… perché non ha colpito prima? Cosa stava aspettando? >>
Il cerusico va avanti a cucire, lembo per lembo, con perizia da sarto.
<< Forse attendeva un segnale, o forse non era pronto >> mormora dopo parecchio tempo, quando compie l’ultima saldatura al livello della clavicola. Accarezza con cura i capelli del cadavere, e vedo la sua espressione mutare e farsi più triste. << Peccato che a farne le spese sia stato questo poveraccio. Non si meritava una simile fine. >>
Annuisco a mia volta, prendendo una pezza umida dal catino. Vorrei pulire questo corpo, credo che pulirlo sia un atto doveroso, ma appena lo sfioro nella testa esplode ancora lui: l’Occhio di Sauron.
Traballo e vado a sbattere contro il carrellino, facendo cadere con grande chiasso il vassoio dei ferri.
Il cerusico mi agguanta e mi fa sedere per terra, mentre tremo come una foglia. Non dice una parola e mi guarda con occhio clinico.
<< Questo cadavere porta su di sé il segno delle forze oscure >> sussurro mentre cerco di riprendermi, << Lo percepisco ogni volta che lo sfioro ed è terribile.>>
<< Un motivo in più perché tu te ne vada, mia signora >> ribadisce il cerusico facendomi alzare. Mi stringe la mano con forza e mi sostiene con l’altra. << Siete stata d’aiuto nell’autopsia, non è sicuramente da poco. E ormai quest’uomo non ha più nulla da dirci. >>
Ci avviamo alla porta, ma io continuo a guardare il cadavere. << Cosa ne farete del corpo? >>
<< Attendiamo che i familiari vengano a reclamarlo o, in caso che quest’uomo sia solo, gli daremo noi una tomba. >>
L’uomo bussa alla porta e una guardia in armatura completa ci apre.
<< Andate, mia signora, e che le nostre strade si incrocino in momenti migliori >>, mormora l’uomo con un lieve inchino, mentre io lancio ancora sguardi al corpo alle sue spalle: che cosa non mi torna?
<< Che una stella brilli sul nostro incontro >>, ricambio io, << E che ci dia la possibilità di conoscerci meglio. Ho molto da imparare da uno come voi. >>
Il cerusico mi fa il primo, vero sorriso della giornata.
 
      Ritorno a palazzo che è già mezzogiorno.
Le strade sono quasi deserte, il rumore del mio bastone sul selciato è l’unico degno di nota. Il sole è velato dalle nuvole e il fatto che sia allo zenith azzera le ombre delle cose attorno a me, dando alla città un aspetto onirico e surreale.
Nella mia testa risuona al ritmo del passo la conversazione avuta col cerusico.
Se il Nemico non è arrivato ma è sempre stato qui, perché non ha colpito prima?
Aspettava un segno, ha detto l’uomo.
Un segno … che cosa è successo di importante in questi giorni a Gondor?
Devo chiederlo ai principi o ad Odil, penso mordicchiandomi l’unghia del pollice. Se ci sono stati cambiamenti significativi, loro lo sapranno di certo.
Arrivo alla Cittadella e percorro i giardini su cui si affaccia il palazzo del Sovrintendente, aggirando il decrepito Albero Bianco e passando oltre. Noto che ci sono più guardie rispetto a ieri, ma nessuna mi impedisce di entrare nella sala del trono. Lì, trovo i principi assieme a Denethor.
Di Morwiniel, nessuna traccia.
<< Quali nuove dalla casa di guarigione? >> Chiede Denethor mentre mi avvicino a loro. Sono la sua consigliera, dopo tutto, ha il diritto di farmi delle domande dirette.
<< Il cerusico sostiene che l'assassino sia una grossa belva, come un cinghiale >> riferisco, scuotendo da subito la testa con aria contrariata, << Ma sostiene anche che i cinghiali non abbiano ancora imparato a dipingere sui muri. >>
<< Dove il buon senso langue, l’ironia è un’ancora di salvezza >> ribadisce Denethor con un bisbiglio, passandosi una mano sul viso. Ha gli occhi cerchiati di scuro e una profonda ruga gli spezza la fronte. Punta gli occhi nei miei, la bocca ridotta ad una piega dura. << Voi che cosa ne pensate, mia signora? >>
<< Che sicuramente non è opera di un cinghiale. >>
<< Lo sappiamo tutti di chi è opera >> Sbotta Boromir, incontenibile, << Ma come ha fatto ad arrivare fino a qui? >>
Alzo un sopracciglio ma non lo guardo in viso mentre parlo.
<< Sicuri che sia arrivato e non ci sia sempre stato? >>
Stavolta è Faramir a intervenire. << Che cosa intendi dire? >>
<< Che forse il Nemico è sempre stato qui e attendeva il momento giusto per attaccare. >>
<< Il momento giusto … e perché stamattina era il momento giusto? Perché non ieri? O domani? >> Boromir serra la mano sull’elsa della spada. << Che cosa vorrebbe dirci con questo gesto? >>
<< Non lo so >> ammetto semplicemente, << Forse aspettava qualcosa, come un segnale. >>
<< Oppure >>, aggiunge Faramir, << Aspettava qualcuno. >>
La frase cade come un sasso nell’acqua, creando onde via via più grandi nel silenzio che ci gela.
<< L’arrivo dei Kurai non è sicuramente passato inosservato presso il regno di Mordor >> sostiene Denethor, << E anche il passaggio di Mithrandir è stato notato. Proprio come la vostra permanenza qui, mia signora. >>
<< E il Nemico aspettava me per scatenare la sua ira? >> 
<< No >> ammette Boromir, incatenando i miei occhi ai suoi. << Attendeva voi per colpire il cuore di Gondor e farci capire che, nonostante un’Istari sia dalla nostra parte, lui può arrivare ovunque e fare qualsiasi cosa. >>
<< Niente e nessuno è più al sicuro >> rincara Faramir, serissimo, lasciando che un pesante silenzio cada nella sala.
 
         Ritorno, per l’ennesima volta, alla prima riga del paragrafo.
Sospiro, mettendo da parte la pergamena e sfregandomi gli occhi con aria stanca.
Da che ora sto cercando di concentrarmi su queste maledette carte?
Alzo lo sguardo e vedo che la luce fuori si è spenta in sfumature rosate. E’ già il tramonto? Eppure, questa giornata mi è sembrata infinita.
Niente e nessuno è più al sicuro, così ha detto Faramir.
E tutto per colpa mia.
Se fossi rimasta ad Isengard, forse quell’uomo sarebbe ancora vivo?
Forse si, forse no.
Fatto sta che, ora, dovrei concentrarmi e non ci riesco. Il mio scopo primario è essere qui, tra queste mura, alla ricerca dell’Anello sovrano perso tra le righe del tempo, mentre io sto facendo tutto il contrario, come risolvere un omicidio, già al primo giorno di lavoro.
Dopo aver accompagnato Faramir alle scuderie e averlo salutato, Boromir mi ha riaccompagnato alla biblioteca, ragguagliandomi su quanto scoperto dagli interrogatori alla servitù.
<< Nessuno ha visto niente, proprio in quell’istante tutti erano altrove >> spiega a denti stretti, camminando al mio fianco per i corridoi del palazzo. Veste farsetto e cotta di maglia, e a tracolla porta il corno di Gondor. Ha la mascella contratta e la mano serrata stretta sull’elsa della spada. << Sembra un caso, ma ovviamente non lo è. >>
<< Il caso è senza padre >> filosofeggio, continuando a pensare alla visione dell’Occhio. << Questo omicidio è chiaramente un messaggio rivolto a Gondor ma, credo, soprattutto a me. >>
<< A voi? >>
Annuisco, rivelando a Boromir quanto ho visto una volta sfiorato il cadavere.
Lo vedo impallidire ma, nonostante tutto, la rabbia gli brucia negli occhi.
<< Maledetto … Crede di poter fare il bello e il cattivo tempo in casa nostra, ma si sbaglia! >> Mi lancia un’occhiata preoccupata << Voi come state, mia signora? >>
<< Sono confusa  >> ammetto, << Perché dietro questo omicidio c’è dell’altro ma non riesco a capire cosa. >>
Boromir sospira, fermandosi assieme a me davanti alla porta della biblioteca. Osserva il battente di quercia, per poi appoggiarvi sopra una mano. << Faramir ha sempre amato questo luogo più di me. Spero comunque che voi riusciate a trovare le risposte alle vostre ricerche. >>
<< Se le troverò, avremo una freccia in più al nostro arco >>, sostengo facendogli un debole sorriso. Anche lui mi sorride a sua volta, aprendo la porta e lasciandomi entrare.
<< Se avrò degli aggiornamenti verrò a riferirveli, Annael. >>
Il mio nome sulla sua bocca mi fa venire i brividi.
Mi sono già dimenticata che per lui sono solo una ragazza che sa leggere?
Quando il battente si chiude, sento finalmente il mio cuore rallentare.
Ripenso a tutto questo strofinando la pezza di stoffa verde che tengo nella tasca della veste. Queste emozioni mi lasciano senza fiato e con la testa confusa, quando invece dovrei essere calma e placida come un lago per far fruttare al meglio le mie doti di studiosa. Con un sospiro pesante, mi risiedo alla scrivania e guardo le carte davanti a me. Resoconti, diari, corrispondenza: molte cose sono conservate in queste pergamene, vergate da inchiostro antico, e quello che cerco è lì, fra le righe. Pronto per essere scovato.
Un presentimento mi fa alzare lo sguardo alla porta e, dopo un attimo, il battente si spalanca e Boromir entra a grandi passi, come un turbine.
Ha un espressione così sconvolta che mi alzo in piedi ancora prima che me lo chieda e lo precedo nei corridoi del palazzo.
 
         << Mi hanno detto che ha iniziato a mostrare i primi segni di vita questo pomeriggio >> racconta Boromir mentre ci muoviamo per la città in direzione delle case di guarigione. << Ha iniziato muovendo appena le dita e poi si è messo a sedere sul tavolo dell’autopsia. >>
<< Ma questo è impossibile! >> Esclamo, cercando di stare al suo passo.
<< Quell’uomo era palesemente morto! Il cerusico l’ha dovuto ricucire e non ha mosso un muscolo mentre l’ago gli trapassava le carni! >>
<< Vi dico solo quello che mi hanno riportato >>, sostiene Boromir con aria di scusa, << Io non ho ancora visto niente e sono scettico quanto voi. >>
Una risurrezione, penso io con aria stupita, di questo non avevo mai sentito parlare.
I guaritori ci accolgono sulla soglia delle case di guarigione, preoccupati e tremanti, confusi da quello che sta succedendo.
<< Mio principe, cosa accade? >>
<< Capitano, che cosa ci dite? >>
<< Cosa dobbiamo fare? >>
Fendiamo la folla senza dire una parola, tranne Boromir che impone a tutte le guardie di formare un cordone attorno all’uscita della casa di guarigione.
<< Nessuno deve entrare o uscire da qui, adesso, senza la mia autorizzazione. >>
Camminiamo a passo spedito verso l’obitorio, i corridoi sono tanto silenziosi quanto spettrali, avvolti dalla penombra del tramonto.
<< Avete mai letto nulla in merito a questi fatti? >> Mi chiede Boromir per spezzare il silenzio pesante, << Di morti che tornano alla vita, intendo. >>
<< Niente di niente >>, mi tocca ammettere con amarezza, << Ma sono sicura che non ci sia niente di buono in tutto questo. >>
<< La pensiamo allo stesso modo, allora >> conclude lui, mentre la guardia di stanza davanti alla sala delle autopsie ci viene incontro, pallida come la morte.
<< Mio s-s-signore >> balbetta, palesemente terrorizzato.
Boromir gli posa una mano rincuorante sulla spalla. << Riposo, soldato. Dove sono i tuoi compagni? >>
Un urlo che ha poco di umano viene dalla sala, facendoci trasalire.
La guardia si mette a piangere di paura. << S-s-sono li d-dentro, sire! >>
Boromir lo scosta, avvicinandosi alla porta mentre un altro urlo fende l’aria.
La guardia mi guarda con il moccio al naso, piangendo a dirotto.
<< Gliel’avevo detto di non entrare… >> mormora tra le lacrime, << Ma Aldemir si era messo a urlare che l’aveva mo-morso, e anche Luthen, e allo-ora Ridemar è entrato chiudendosi la porta alle spalle e io, i-i-io… >>
Impietosita, lo faccio appoggiare al muro e gli sfioro la fronte, schiarendogli in un qualche modo le idee e infondendogli una tranquillità che nemmeno io provo.
<< Ora resterai qui. Se succedesse qualcosa, non aprire questa porta, chiaro? >> Gli ordino, mentre Boromir mi osserva con aria stupita.  << La apriremo noi dall’interno. >>
La guardia tira su col naso e annuisce.
<< Mi dispiace ta-ta-tanto… >> tartaglia, mentre mi avvicino a Boromir.
<< Dobbiamo entrare >> affermo, sentendo il sangue defluirmi dal viso.
Boromir annuisce, impallidendo a sua volta.
<< Cosa ci aspetta in quella stanza? >> chiede, sguainando la spada.
<< La morte >> sibilo, mentre Boromir spalanca la porta con un colpo deciso.
 
        
         La morte è lì per davvero.
La luce crepuscolare getta ombre lunghe negli angoli della sala, rendendo impossibile distinguere le varie ombre.
Batto il bastone e dalla mia pietra si irradia una luce chiara e pura, mentre con il piede tocco qualcosa di molle e umido.
I resti di quello che una volta era un uomo giacciono a terra, scomposti, proprio accanto al mio piede. Un braccio è lì, una gamba è sopra al tavolo, e le viscere … quelle sono come festoni rossi sul pavimento di coccio. E noi le stiamo pestando.
<< Cosa diavolo… >>
La frase di Boromir è interrotta da un verso gutturale alle nostre spalle.
Qualcosa ci viene incontro ma Boromir lo intercetta, scagliandolo a terra in una cacofonia di strilli e lamiera.
La luce cruda della pietra illumina un soldato in armatura completa, che a terra si contorce e schiocca le mascelle, in preda a quelle che sembrano convulsioni.
Dalla penombra emergono altre due figure alle spalle di Boromir. Preannunciano il loro arrivo con sonori schiocchi di denti e versi che hanno poco di umano.
Boromir mi si para davanti, la spada in pugno e alta nella difesa, mortalmente pallido alla luce artificiale. << Cosa diavolo sono questi? >> Sussurra Boromir, ma non lo sento.
Io… io sono impietrita: davanti a me, con la sutura ben visibile che parte dal pube alla clavicola, si erge il morto di stamattina. Ha gli occhi vitrei e vuoti, eppure li tiene puntati dritti su di me. Gli altri due devono essere i compagni della guardia alla porta, ma anche loro hanno qualcosa di decisamente sbagliato: la guancia di quello che ha attaccato il principe è inesistente, strappata da quello che sembra un morso, mentre l’altro ha il collo aperto in corrispondenza della carotide, ma il sangue non cola…
<< Annael. >>
La voce di Boromir mi riporta alla realtà.
<< Cosa sono questi abomini? >>
Scuoto la testa, accorgendomi di tremare come una foglia.
Prima che possa rispondergli, tutti e tre si lanciano su di noi come se comandati a distanza con urla animalesche e la fauci aperte, pronti a morderci.
Boromir si lancia contro di loro con un urlo di sfida, infilzando il cadavere nudo, quando dentro di me accade qualcosa che non è mai capitato: qualcosa si sblocca, la luce sul mio bastone si espande, facendosi più luminosa e così intensa da costringermi a chiudere gli occhi e urlare con quanto fiato ho in corpo.
 
         Quando riapro gli occhi sono ancora qui, all’obitorio delle case di guarigione.
Il bastone mi è caduto di mano e giace davanti a me, con la pietra che ancora pulsa lievemente. Inspiro forte, pentendomene subito: l’odore di carne bruciata scatena un conato di vomito che mi fa vibrare come una corda.
Mi giro sul fianco e vomito quel poco che ho nello stomaco, quando sento una mano stringermi la spalla e sorreggermi.
Boromir mi fissa con occhi grandi e sconvolti, le labbra pallide di paura.
Vorrebbe dirmi qualcosa, ma non sa bene cosa, e il suo sguardo va ai tre morti carbonizzati che giacciono davanti a noi.
<< Per tutti i Valar >>, sussurra l’uomo, restando al mio fianco, << Che cosa hai fatto? >>
Qualcuno apre la porta e lascia che una decina di guardie in armatura completa entri, le spade sguainate contro ogni evenienza.
Con gli occhi lucidi di sollievo, vedo che anche a loro da fastidio l’odore della carne bruciata.
<< Vi ho difeso >> mormoro con le lacrime che mi rigano le guance.
<< D’altro canto, non sono una ragazza qualunque. >>
 
 
D.I.F.
OK. OK. OK…
Siete pronte? Avete letto bene? Morti che resuscitano e mordono, trasformando gli altri in non morti…vi ricorda qualcosa? Sicure?
Ogni riferimento è puramente casuale, ma di zombie (ho detto zombie?) a Minas Tirith non se n’erano mai visti! Ahahah, spero di essere la prima
Che ne dite di questo chappi che ha seguito a bomba l’altro? Non stavo più nella pelle di scriverlo e pubblicarlo per il vostro plauso!
Dai, fatemi sapere cosa ne pensate… e stay tuned!
Nini.
  
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