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Autore: bittersweet Mel    02/06/2018    2 recensioni
Anno 1127, rovine della città di Gunai, dopo una disperata guerra con le Truppe Armate, pochi ribelli sono riusciti a salvarsi la vita e continuano a combattere contro un governo in cui non credono. Cercano la libertà, una nuova vita, la possibilità di amare e sorridere come un tempo. E' in questo scenario disastroso, tra torridi deserti e squallide tende, che Sousuke e Rin si incontrano, attraversando insieme un grande capitolo della storia di Gunai.
C’erano troppe cose di Rin che lo spingevano a trovarlo piacevole e altrettante che gli facevano serrare le mani sopra il manico del coltello per aprirgli la gola in due.
[ SouRin ]
Genere: Guerra, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Rin Matsuoka, Sosuke Yamazaki
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Route Four
 

 
 


Sousuke si era abituato a dormire con un occhio aperto, sempre all’erta.
Non riusciva mai a chiudere gli occhi e rilassarsi del tutto, il suo corpo era sempre pronto a scattare al minimo rumore, che fosse una folata di vento più forte del normale o lo scricchiolio di passi sopra la legna.
Ogni volta che il moro sollevava le palpebre la mattina si sentiva il peso della giornata precedente sulle spalle, ma oramai non dava più peso alla stanchezza delle membra e al cervello poco reattivo alle prime luci dell’alba.
Dopotutto ne erano passati di anni da quando aveva iniziato a fare quella vita.
Nemmeno ricordava quando tutto era iniziato, probabilmente quando aveva otto o dieci anni, i ricordi di quel periodo si confondevano con le memorie più recenti.
L’unica cosa di cui era certo, che sapeva con sicurezza, era che i suoi genitori erano morti per salvargli la vita e lui, solo un ragazzino come tanti altri, aveva arrancato verso la sopravvivenza con le unghie e con i denti, aggrappandosi alla vita disperatamente.
Poi, qualche anno dopo l'inizio della guerra, aveva trovato un gruppo di persone tali e quali a lui: dei superstiti che non intendevano arrendersi, che ancora credevano nella libertà degli uomini.
Haruka, Makoto, Rei, Nagisa, Momotaru, Ai.
Erano sopravvissuti solo in quattro, gli altri due giacevano sotto la terra arida del deserto, senza nessun epitaffio a ricordarli.
La notte non era mai un bel momento, il sonno agitato riportava a galla i ricordi che cercava di sopprimere durante il giorno, e ogni rumore appariva più spaventoso e minaccioso del normale.
Bastava un ululato tra le dune che Sousuke scattava sopra al materasso, il fiato corto e il corpo sudato.
Era una via dura, ma oramai si era abituato.
Quella notte si era coricato con un lungo sospiro, rotolando sopra al materasso e affondando il volto sopra al cuscino sprimacciato.
Aveva sperato di addormentarsi velocemente, di crollare nel mondo dei sogni senza perdere troppo tempo a rimuginare sull’ultima settimana.
Eppure il suo cervello, come ogni volta, si era messo a lavorare con insistenza.
Sousuke aveva rivisto fotogramma dopo fotogramma, istante dopo istante, tutto quello che era accaduto da quando aveva scovato Rin incastrato sotto quella roccia.
Se solo non fosse passato di lì proprio quel giorno, ora le cose sarebbero state diverse.
Gli mancava andare in esplorazione o combattere, certo, ma stava via via sviluppando un certo piacere nel passare giornate più tranquille insieme all’altro ragazzo.
Era un passatempo che sarebbe durato poco, ne era sicuro, ma la sua mente, quella notte, aveva preferito lavorare proprio su quello.
Rin con la gamba sporca di sangue, Rin che piagnucolava, rideva e parlava. Rin che si imbarazzava davanti al fuoco e rimaneva davanti a lui con le orecchie rosse e gli occhi serrate, le labbra socchiuse e desiderose.
Sousuke si rigirò sopra al materasso e sbuffò leggermente, strofinandosi le tempie con la mano destra.
Non aveva voglia di pensare a certe cose, eppure la sua mente sembrava non desiderare altro.
Con un sospiro pesante il moro strizzò gli occhi e si rigirò, finendo a pancia in su a guardare il soffitto piatto della tenda.
Lentamente si portò il braccio sopra gli occhi e rimase immobile in quella posizione, contando i propri respiri.
Uno, due, tre; il petto si alzava e si abbassava ritmicamente, mentre la tranquillità tornava a farsi spazio nel suo corpo. Non si fidava di Rin, era un estraneo apparso improvvisamente nelle loro vite,  eppure non riusciva a non pensare al fatto che volesse farlo, voleva fidarsi.
Pian piano il torpore ricominciò a fargli formicolare il corpo e uno sbadiglio si fece largo tra le sue labbra.
Era meglio rimettersi a dormire e non pensare troppo.
Sul punto di addormentarsi per davvero, Sousuke sentì un leggero rumore fuori dalla tenda.
Diede la colpa ai nervi tesi e a quello strato di agitazione che gli impediva di ragionare a mente fredda, ma dopo il secondo scricchiolio si rese conto che non era affatto la sua immaginazione a causargli brutti scherzi.
C’erano dei rumori soffocati, un suono flebile di passi, e la stoffa della tenda che si muoveva leggermente.
Un nemico? Un attacco a sorpresa?
No, era tutto troppo silenzioso, i movimenti all’esterno troppo calmi e placidi , troppo inesperti per appartenere ad una guardia di Gunai.
Sousuke rimase fermo, all’erta, mentre la tenda si scostava leggermente e dopo qualche secondo faceva capolino una testa rossa.
Allora il fiato trattenuto scivolò fuori dalle labbra del moro con un sospiro tranquillo, mentre Rin scivolava dentro la tenda e se la richiudeva alle spalle, cercando di non far entrare un solo spiraglio della luce lunare.
«  Che diavolo ci fai qui, a quest’ora? », gli domandò Sousuke, cercando di mantenere una voce seccata. Meglio fingersi infastidito piuttosto che sollevato, dopotutto.
Rin scrollò le spalle e si avvicinò al materasso a terra, sedendosi sopra la punta.
«  Non riuscivo a dormire, continuavo a pensare a quello che mi hai detto qualche ora fa », gli rispose dopo qualche secondo il fulvo, tenendo gli occhi bassi.
Sousuke non riuscì a vedergli il volto nel buio della tenda, ma era certo che ci fosse un po’ di imbarazzo nella sua voce, nel tremore leggero nelle sue parole.
Il moro sospirò e si strofinò la mano sopra la testa, senza degnarsi di alzare lo sguardo.
«  Quale delle tante cose, si può sapere? »
Era notte, aveva sonno, e non intendeva giocare ancora a lungo a quel gioco con Rin.
L’idea di passare interi minuti a indovinare cosa potesse passare nella mente dell’altro ora lo sfiancava più del solito.
Rin schioccò le labbra e si mosse sopra al materasso, appoggiando le ginocchia ai lati dei piedi di Sousuke.
Rimase per qualche secondo in silenzio, il fulvo, mentre osservava il giovane dall’altro in basso.
«  Con la bocca occupata sarei silenzioso. Perfino io  »
 Sì, Sousuke si ricordava perfettamente di averlo detto e ancora adesso lo pensava.
Certo, aveva finto di baciarlo solo per vederlo con quell’espressione imbarazzata e offesa in viso, ma non cambiava affatto la verità dietro quelle parole.
Rin parlava tanto e l’idea di tenerlo muto con altre attività – più piacevoli che andarsene in giro per il deserto- erano ancora ben presenti nella sua mente.
Uno dei tanti motivi per cui non era riuscito ad addormentarsi quella notte.
Non poteva negarlo, né lui, né tutti i suoi compagni.
Tutti loro si aggrappavano voracemente gli uni con gli altri, bramando il piacere di una notte lontano dalla guerra, la mente persa nel corpo di un’altra persona.
Un abbraccio caldo, le mani di qualcuno sul viso per accarezzarti e non per strozzarti; tutti loro, ognuno di loro, ricercava costantemente quelle attenzioni che li facevano sentire nuovamente vivi, nuovamente umani.
Come se nulla fosse cambiato, come se tutti loro fossero ancora dei ragazzi normali, con delle vite normali e delle relazioni normali.
Non era così. Sousuke si era ritrovato più volte a desiderare il corpo caldo di qualcuno accanto, così da cancellare, almeno per una notte, tutti i suoi dispiaceri e annegare completamente tra le labbra di qualcuno.
Le labbra di Rin, qualche ora prima, c’erano quasi riuscite.
La verità era ben diversa da come l’aveva raccontata all’altro ragazzo, non si era allontanato da lui solamente per poterlo mettere in imbarazzo, tutt’altro: Sousuke si era spaventato all’idea di desiderare una persona di cui non poteva fidarsi.
Il moro rantolò uno sbuffo e gettò in una parte lontana della propria mente tutti quei pensieri, tornando ad essere il solito Sousuke di sempre.
«  Effettivamente l’ho detto, sì », cominciò, socchiudendo gli occhi e cercando di gettare un’occhiata ai piedi del materasso, dove Rin continuava a fissarlo, « e quindi?  »
Rin si umettò le labbra e appoggiò entrambe le mani sopra le caviglie del moro, stringendo leggermente le dita.
Per qualche secondo tentennò, spostando solamente i palmi sudaticci sopra il corpo dell’altro, prima di prendere una grande boccata d’aria e rispondere.
«  Voglio vedere se hai ragione oppure no. Cosa vuoi scommetterci? »
Sousuke soffocò una mezza risata, sollevandosi sopra i gomiti per poter squadrare il ragazzo ai suoi piedi.
Scosse appena la testa.
«  Scommetterci? Vuoi davvero scommettere qualcosa? »
La mente di Sousuke viaggiò velocemente su ogni possibile eventualità della situazione.
Rin poteva tenersi la bocca occupata in che modi?
Un bacio? Un pompino? Del sesso?
Gli occhi azzurri scivolarono sopra al volto dell’altro ragazzo, ma nell’ombra riuscì solamente a vederne i contorni sbiaditi, nascosti.
«  Non puoi parlare se tieni quella bocca impegnata, quindi ho già vinto io a prescindere », sbottò Sousuke, prima di lasciarsi andare ad un gran sospiro.
Tentò ancora una volta di guardare l’altro e, non riuscendo a coglierne nemmeno lo sguardo, si lasciò nuovamente ricadere sopra al materasso.
Socchiuse gli occhi e stirò leggermente le labbra verso l’alto.
«  Però se vuoi provare non te lo impedirò di certo. »
Dopotutto per colpa di chi non era riuscito ad addormentarsi dopo lunghe ore?
Rin.
L’idea che l’altro fosse entrato nella sua tenda con uno scopo ben preciso gli faceva formicolare lo stomaco, lo allettava tanto quanto uno scontro.
Era passato tanto tempo dall’ultima volta che aveva avuto un incontro ravvicinato di questo genere e Rin, per quanto sembrasse un cucciolo malmentato, non era di certo brutto, tutt’altro.
Il fulvo inspirò lentamente ai suoi piedi e strinse maggiormente le mani, prima di schiarirsi la voce.
«  Non mi manderai via? »
«  Te l’ho appena detto  », ribatté Sousuke, riuscendo ad infastidirsi perfino in un momento del genere, quando al contrario avrebbe dovuto pregustarsi qualcosa di molto più dolce.
«  E cosa vuoi che … posso fare quello che voglio? », la voce di Rin suonò inquieta nella tenda, mentre il moro si lasciava andare ad un altro sospiro, questa volta meno seccato del solito.
Sousuke si passò la mano destra sopra al volto, coprendosi gli occhi e accennando ad un piccolo sorriso.
Se Rin non voleva parlare e darsi una mossa, allora ci avrebbe pensato lui con le sue parole.
«  Lo scopo è vedere se riesci a startene zitto, quindi puoi fare quello che vuoi, certo, ma con la bocca. »
Rin si schiarì la voce e abbassò lo sguardo, facendo scivolare immediatamente gli occhi sopra al bassoventre di Sousuke.
Immediatamente boccheggiò, mentre la sicurezza che lo aveva spinto ad entrare dentro quella tenda iniziò a vacillare sempre di più.
Eppure il moro continuava a guardarlo con quell’espressione divertita che gli impediva di andarsene via, come se sotto quegli occhi sagaci ci fosse scritto a lettere cubitali un: “ so che non ci riesci.”
Beh, si sbagliava di grosso, pensava Rin, lui ce l’avrebbe fatta.
Le mani del fulvo scivolarono immediatamente verso l’alto, risalendo dalle caviglie di Sousuke fino alle sue cosce.
Le accarezzò lentamente, spostando nuovamente gli occhi dal volto dell’altro al suo ventre.
Rin serrò leggermente le labbra e si spostò in avanti, gattonando sopra al corpo del moro, fino ad appoggiarsi sopra le sue gambe.
Sousuke si distese sopra al materasso, tenendo sempre e comunque il capo reclinato in avanti, pronto ad osservare ogni mossa di Rin.
Il giovane sentiva il suo sguardo addosso, pungente quanto un coltello, e un leggero brivido di ansia gli percorse il corpo dalla testa ai piedi.
Deglutì, mentre le dita salivano sopra ai pantaloni militari, accarezzando il tessuto ruvido e sporco, finché non incapparono nella cerniera; lì le mani temporeggiarono leggermente e gli occhi rossicci tornarono a posarsi sul volto di Sousuke.
«  Sei sicuro che vuoi ….? », iniziò a parlare, la voce leggermente più roca del normale e un leggero accenno di ansia nelle sue parole.
Sousuke ruotò gli occhi al cielo e si lasciò andare ad uno sbuffo, mentre si passava la mano destra tra i capelli come se fosse l’uomo più esasperato del mondo.
Sapeva essere melodrammatico, Rin glielo concesse.
«  Sei entrato qui dentro per questo, no?», gli chiese, prima di schiarirsi la voce, «  mentre ora ti tiri indietro. Coniglio. »
Rin schioccò la lingua contro al palato e gli dedicò un’occhiata offesa, mentre le dita andavano a stringersi sopra al tessuto verde scuro.
Non era affatto un coniglio o un vigliacco, semplicemente non si sentiva a suo agio nell’entrare nella tenda di un uomo che conosceva da pochi giorni solo per fargli un pompino, anche se lo voleva.
Dio, come lo voleva.
«  Non mi farai mica iniziare solo per poi andartene e prendermi in giro come prima, vero? »
Il dubbio c’era e non riusciva a nasconderselo.
La mente di Rin continuava ad avvisarlo, ricordandogli che Sousuke sembrava davvero capace di fare una cosa del genere solo per poi prendersi gioco di lui.
Il moro sbuffò nuovamente e scrollò le spalle, mentre il braccio destro si sollevava e si andava a posare sopra il volto, coprendo una parte del suo viso, compreso gli occhi.
«  Non me ne andrò via e non ti deriderò, non in piena notte. »
Rin osservò il volto semicoperto di Sousuke e lo ringraziò mentalmente per quel gesto, certo che anche l’altro avesse colto i suoi continui sguardi incerti che gli riservava.
Il fulvo si umettò le labbra e, ora che gli occhi glaciali dell’altro erano lontani da lui, riuscì a posare nuovamente lo sguardo sopra la cerniera dei pantaloni.
Le dita si avvicinarono immediatamente alla placca di metallo e la tirarono verso il basso, scoprendo i boxer scuri del giovane.
Rin rimase qualche secondo immobile, prima di afferrare i pantaloni di Sousuke e tirarli verso il basso.
L’altro ragazzo lo aiutò, sollevando il bacino e lasciandosi sfilare l’indumento come se niente fosse.
Non sembrava imbarazzato, come se per lui fosse normale amministrazione.
Rin si chiese quante altre volte l’avesse fatto in quella tenda, e con chi.
Allontanò quel pensiero e lasciò correre le mani sopra i boxer di Sousuke, accarezzando maldestramente la stoffa nera e la forma del membro del ragazzo.
I polpastrelli pian piano aderirono perfettamente alla forma allungata del suo cazzo, accarezzandolo fino ai testicoli, invogliato dal leggero fremere delle gambe di Sousuke.
Rin trattenne un sorrisetto soddisfatto e soffocò una piccola esclamazione.
«  Non dovevi stare zitto? », lo rimbeccò immediatamente la voce di Sousuke, leggermente bassa e cupa, come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno.
Il fulvo si irrigidì leggermente, sull’attenti, e scosse la testa.
«  Non ho detto niente. »
«  Ma stavi per farlo. »
Le labbra di Rin si incurvarono leggermente verso il basso, imbronciandosi, ma si distesero dopo pochi secondi, quando si ricordò chi avesse in mano il potere.
La mano destra si strinse maggiormente sopra l’erezione dell’altro, facendo scappare un mezzo gemito a Sousuke, e lì Rin si concesse quel sorriso che aveva trattenuto poco prima.
In ogni caso aveva ugualmente ragione l’altro ragazzo, quella era una scommessa, un gioco dettato da entrambi per giustificare quello che stavano per fare, quindi era arrivato il momento di andare avanti.
Rin si leccò distrattamente le labbra e sfilò i boxer di Sousuke, facendogli fare la stessa fine dei pantaloni, abbandonati chissà dove nel disordine della tenda.
Immediatamente lo sguardo tornò lì, tra le gambe del moro, e all'istante gli occhi si focalizzarono sopra il membro quasi eretto dell’altro.
Una scossa d’imbarazzo tornò a farsi strada sopra le sue guance, ma lì dentro era buio, Sousuke aveva gli occhi coperti e non c’era nulla che potesse fermare Rin dal prendersi quello che desiderava.
Aprì le gambe e rimase adagiato sulle ginocchia, il corpo di Sousuke sotto di sé, mentre le mani si appoggiavano lentamente sopra i fianchi dell’altro.
Si immerse immediatamente tra le cosce di Sousuke, abbandonando ogni imbarazzo, lasciando alla sua bocca la possibilità di esplorare la carne calda e dura dell’altro.
Scivolò lungo l’interno coscia, lo riempì di baci e morsi leggeri, beandosi delle contrazioni dell’altro, di ogni sospiro mal trattenuto ogni qualvolta  la sua bocca si arrischiava vicino alla sua erezione.
Era piacevole avere un potere del genere, quando solitamente era Sousuke ad esercitarlo su di lui, eppure Rin non rimase molto tempo lì a giocare.
Sentiva la voglia crescere, il desiderio di riempirsi la bocca premere dentro di sé, e qualche secondo dopo aveva già sollevato la testa per avvicinarla all’erezione di Sousuke.
La bocca si schiuse e scese sopra il glande del ragazzo, inglobandolo leggermente, scivolando con la lingua sopra la cappella turgida e umida.
Rin non era esperto, sapeva solamente in teoria come comportarsi, eppure la sua bocca si muoveva automaticamente sopra l’erezione dell’altro ragazzo.
Scivolava pian piano sopra la lunghezza di Sousuke, si soffermava a leccare quando avvertiva il fiato del moro addensarsi e farsi più roco, così come scivolava verso i testicoli con la lingua non appena le cosce si contraevano.
Erano movimenti naturali, spontanei, tanto che Rin nemmeno si rendeva conto di tutto quello che faceva, semplicemente le sue mani risalivano a toccare le gambe dell’altro, mentre la lingua vezzeggiava la cappella e leccava il sapore del moro.
Intenso, caldo, qualcosa che non aveva mai sentito sulla punta della lingua.
Automaticamente ai sospiri di Sousuke, allora, si unirono anche i suoi ansiti.
Rin avvertiva lunghe scariche di piacere lungo il corpo, come se fosse l’altro a prendersi cura di lui in quel modo piuttosto che il contrario.
Avvertiva il bassoventre gonfiarsi e lo stomaco contrarsi ad ogni gemito mal trattenuto di Sousuke, le mani sudavano nel sentire il piacere dell’altro gonfiargli l’erezione e automaticamente, alla fine, anche Rin si ritrovò a spingere il bacino in avanti.
La prima scossa gli fece perdere il fiato, bloccandogli il respiro in gola; strofinò una seconda volta il bassoventre contro il ginocchio steso di Sousuke e si lasciò andare ad un lungo gemito.
La gamba ancora immobilizzata doleva leggermente, ma al momento, con la bocca occupata dal cazzo di Sousuke e il proprio piacere che cresceva, ma gli importava ben poco.
«  Così è troppo facile », la voce di Sousuke risuonò nella tenda, bassa come un latrato, «  stai vincendo facilmente. »
Rin sollevò gli occhi, ricercando nel buio della tenda il volto del moro, mentre le sue parole gli fecero allontanare le labbra dalla cappella oramai turgida.
«  Che?  »
Sousuke scosse appena la testa e abbassò leggermente la mano, scoprendosi appena il viso accaldato, gli occhi socchiusi e leggermente lucidi.
Nonostante la situazione, manteneva ancora un contegno capace di dare i brividi a Rin.
«  Al diavolo questa scommessa. »
Rin schiuse le labbra e se le inumidì con la punta della lingua, sorpreso nel sentire quel sapore sconosciuto che vi regnava sopra.
La mano destra, intanto, risalì dalla coscia fino all’erezione di Sousuke; le dita si strinsero delicatamente sopra l’asta e pian piano ricominciarono a muoverla, su e giù, mentre le orecchie del fulvo attendevano la nuova proposta del ragazzo.
Sousuke faticò a parlare, schiarendosi la voce pur di non regalargli tanto facilmente un gemito.
«  Non me ne frega niente se vinci o se perdi, ah … », questa volta il sospiro non riuscì a trattenerlo e rimbalzò sulle pareti della tenda, «  ah, sì … merda! Mi interessa solo scoprire quanto forte puoi gemere se ti fotto. »
Rin per poco non si strozzò con la sua stessa saliva, tossicchiando per qualche secondo mentre si ripeteva mentalmente le parole dell’altro.
Se ti fotto, se ti fotto, se ti fotto.
L’intero corpo di Rin si incendiò dall’imbarazzo, mentre le labbra di Sousuke si aprirono in una risata divertita.
Le orecchie del ragazzo divennero ancora più rosse dei suoi capelli.
«  Avevi detto che non mi avresti preso in giro! »
Sousuke scosse la testa, i capelli neri sparsi sopra il materasso, il cazzo ancora duro tra le dita di Rin, che ora temporeggiavano a muoversi come poco prima.
Sousuke si schiarì la voce e sospirò, prima di tornare serio come sempre.
«  Sei imbarazzante, è impossibile non prenderti per il culo. Allora … vuoi scopare? »
Rin deglutì a fatica, la gola arsa e secca come il deserto lì fuori.
Infine annuì, abbassando e rialzando il capo una singola volta, mentre le labbra si Sousuke si stiracchiavano in un leggero sorriso a quel movimento.
Il moro sollevò il bacino, invitando l’altro ragazzo a darsi una mossa, e Rin tornò a concentrarsi sopra all’erezione di Sousuke.
La strinse nuovamente tra le mani, la carne umida di saliva e dura d’eccitazione, e tornò a masturbarlo, ascoltando i leggeri sospiri del moro.
Senza dire alcunché, senza nemmeno fiatare – ed era difficile per Rin, visto la sua indole- si slacciò i pantaloni.
Faticò non poco a tirarli giù con una sola mano, incappando nella lastra di metallo fasciata alla gamba destra. Si lamentò a denti stretti nel sentire la pressione sopra la gamba ferita, ma non appena si fu liberato dai pantaloni si lasciò andare ad un sospiro soddisfatto.
Non appena si ritrovò con le gambe scoperte, la mano di Sousuke arrivò immediatamente; prima la destra, poi la sinistra, le dita strette attorno alle cosce di Rin.
Il fulvo sospirò leggermente, abbassando lo sguardo sopra l’erezione di Sousuke e, inevitabilmente, sopra la propria ancora coperta dai boxer.
Ci pensò il moro a questo; le dita del ragazzo risalirono dalle cosce fino al ventre e lì tirarono giù senza troppi preamboli le mutande, lasciandolo mezzo nudo sopra di sé.
Rin mormorò un semplice “ ah”, con gli occhi che deviavano ovunque, tranne che su Sousuke.
«  Stai di nuovo cambiando idea?», gli domandò il moro, la voce leggermente canzonatoria, le dita che si stringevano sopra ai fianchi di Rin.
L’altro scosse la testa.
« Affatto.»
Rin si levò a fatica sopra al corpo dell’altro, adagiando le ginocchia – la destra con un po’ di fatica- ai fianchi di Sousuke, prima di chinarsi con la schiena sopra di lui.
Fronte contro fronte, per la prima volta lasciò un singolo bacio sopra la bocca del moro, assaporandone la morbidezza quasi femminea, la linea delicata delle labbra e il leggero fremito che vi scaturì.
Sousuke aveva delle belle labbra e anche un bel cazzo, ma Rin evitò di dirlo a voce alta.
Rimase piuttosto chino sopra di lui, mentre la mano destra scivolava tra le proprie gambe.
Le dita afferrarono saldamente l’erezione e iniziò a masturbarsi lentamente, sospirando contro le labbra dell’altro, iniziando a inumidirsi l’erezione con le piccole gocce di piacere che iniziavano a colare dalla punta.
Sousuke sospirò piano, portando le mani sopra le natiche del fulvo.
Le accarezzò con forza, affondando le dita come se ci volesse scavare dentro, e  ne seguì le forme rotonde e sode; aveva fatto bene a iniziare quella sottospecie di gioco, ora era perfino disposto ad ammetterlo.
Mentre Rin continuava a masturbarsi sopra di lui, sospirando a denti stretti, gli occhi chiusi e le labbra umide, Sousuke lasciò scivolare l’indice tra le natiche del ragazzo.
Seguì la linea tonda con il polpastrello e accennò ad un sorriso non appena sentì il corpo di Rin fremere a quel singolo movimento.
La bocca di Sousuke scivolò sopra al collo dell’altro ragazzo e lo morse distrattamente, lasciando contemporaneamente al proprio dito l’opportunità di scivolare verso l’orifizio, forzandolo leggermente.
La schiena di Rin si inarcò leggermente, una piccola piegatura piacevole, e lasciò che la falange dell’altro scivolasse fino in fondo.
Non era un’intrusione spiacevole, tutt’altro. Era solo un leggero pizzichio, una puntura di zanzara, che ben presto divenne più piacevole.
Man mano che il dito del moro scivolava dentro di lui, Rin avvertiva lo bassoventre scaldarsi e pulsare come se l’indice dell’altro fosse fatto di pura lava.
Automaticamente lasciò ruzzolare un gemito fuori dalle labbra, ansimando contro l’orecchio di Sousuke un piccolo apprezzamento.
«  Continua », gli mormorò solamente contro la conchiglia, affondando l’attimo dopo i denti nel lobo.
Il moro non se lo fece di certo ripete; c’era una certa foga nei suoi movimenti che era impossibile fermare e di certo Rin non ne aveva intenzione.
La falange scivolò presto via dal suo orifizio e le mani di Sousuke si premurarono di afferrare i fianchi del fulvo come se fosse una bambola.
Rin trattenne il fiato nell’attimo esatto in cui si sentì sollevare e lo rilasciò solamente quando il glande dell’altro ragazzo non si appoggiò alla sua entrata.
Allora serrò i denti e strinse con forza le mani sopra le spalle di Sousuke, affondando le unghie fino a lasciare delle piccole mezzelune arrossate.
Poi lo sentì scivolare dentro.
Lentamente, senza fretta, il membro pulsante di Sousuke si fece strada tra le natiche di Rin e scivolò dentro di lui con tre piccole spinte.
Ad ogni movimento del bacino di Sousuke corrispondeva un gemito di Rin e quando finalmente entrò del tutto dentro di lui, il fulvo si lasciò scappare un sospiro soddisfatto.
Sousuke stiracchiò le labbra e sembrò sul punto di dire qualcosa, ma al posto di lasciar uscire qualche parola preferì appoggiare nuovamente le labbra contro quelle di Rin.
Le catturò in un bacio diverso dal precedente, più passionale, più rude, finché la lingua non si intrecciò con quella dell’altro.
Mani, bocche e gemiti si mischiarono immediatamente, lasciando entrambi senza fiato per qualche secondo.
Poi presero a muoversi, il corpo di Rin impalato sopra quello di Sousuke, steso sul materasso sporco e malfermo.
Il bacino di Sousuke si spingeva verso l’alto, muovendosi dentro al corpo di Rin con lunghi affondi, non lasciando né tempo né spazio per qualunque altro pensiero.
“ Di più, di più, di più”
Non c’era bisogno di pensare ad altro, non avevano bisogno di niente in quel momento; Sousuke doveva solo stringere i fianchi di Rin e spingerlo verso di sé, così come Rin non doveva far altro che muoversi sopra di lui, seguendo il ritmo calzante delle sue spinte.
Pian piano la tenda si riempì di gemiti e sospiri, di piccole imprecazioni e mormori eccitati.
I baci scivolavano caldi e veloci tra le loro labbra, i denti mordevano collo e petto, labbra e orecchie, mentre l’erezione di Sousuke continuava imperterrita a scivolare sempre più a fondo, fin dove poteva, andando incontro all’antro caldo e stretto che Rin gli stava donando.
I minuti scivolavano veloci e inconsistenti, così come i flebili rumori fuori dalla tenda, il fuoco che oramai aveva smesso di scoppiettare e l’ululato del vento.
Quando Sousuke raggiunse l’orgasmo Rin sentì il seme liquido tra le cosce e le natiche e quando toccò a lui venire il ventre del moro di macchiò di piccole gocce biancastre, ma al momento nessuno dei due ci fece caso.
Entrambi crollarono sopra al materasso, sfiancati e affaticati come se avessero combattuto per l’intera giornata.
Rin si accovacciò al fianco dell’altro e Sousuke non trovò la forza di scacciarlo via, non cercò nemmeno la voglia di parlare.
Solamente le labbra del fulvo si distesero in un piccolo sorriso e mormorò un: “ non ho parlato” soddisfatto, come se a Sousuke importasse ancora qualcosa di quella piccola scommessa.
Il moro chiuse semplicemente gli occhi, cercando di non pensare troppo al corpo caldo e nudo che aveva lì accanto.
Pensò solamente a quanto assomigliasse ad un cane, Rin, mentre gli si accovacciava contro in cerca di calore e sospirava beato.
Un piccolo cucciolo abbandonato, alla disperata ricerca di un contatto. Come i randagi nel deserto, che prima cercavano di addentarti le gambe e alla fine, quando capivano chi fosse realmente il più forte, ti osservavano con gli occhi spaventati e gonfi come palle da tennis.
Si addormentò poco dopo, lasciando Rin lì, con gli occhi aperti e un piccolo sorrisetto sopra le labbra.
Aveva solo una gran voglia di parlare, adesso, ma era certo che se avesse emesso solo un suono avrebbe rovinato per sempre quel piccolo momento di tranquillità.
Allora chiuse gli occhi e cercò di assopirsi, allontanando ogni pensiero.




***

Allora, allora, internet mi ha abbandonato per qualche giorno e FINALMENTE riesco ad aggiornare, aaaah.
E dai, è anche un bel capitolo di porno, così come piace alla mia migliore amica, che per questo capitolo ha aspettato tanto, continunando a mandarmi messaggi minatori perché stava leggendo il capitolo 3 e ancora non avevano fatto sesso.
Ecco che l'ho accontentata, quindi può essere felice.
E un solito grazie a chi mette tra i mi piace/segue/ commenta. 
Brave fanciulle!
Mel
   
 
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