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Autore: Chocolatewaffel    11/06/2018    1 recensioni
In un mondo dove il soprannaturale è reale i vari stati hanno creato delle squadre d’elite per affrontarlo ma, se in una squadra sono presenti un Namjoon che distrugge troppe cose ed uno Yoongi che ne fa esplodere troppe altre il governo Sudcoreano si trova costretto a mandare la squadra in America per un periodo di riabilitazione.
Eileen finalmente è al college, si è lasciata alle spalle i tormenti della sua vita da liceale ed è pronta ad affrontare una tranquillissima e normalissima vita universitaria. Questo, almeno, fino a quando che le storie che le raccontava sua nonna quand'era piccola non sono semplici storie e che la parola "normalità" non rientra nel vocabolario della sua famiglia da generazioni.
Genere: Commedia, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Non avere paura degli incubi, una volta sveglia non potranno
più inseguirti, piuttosto impara a diffidare delle ombre,
loro cercheranno sempre di raggiungerti.




Ed anche quel giorno aveva iniziato la giornata in ritardo, fottutamente, incredibilmente e magistralmente in ritardo. Aveva sempre avuto problemi a svegliarsi ma nell’ultimo periodo i sogni assurdi si erano moltiplicati e, come se non bastasse, continuava sentire una voce identica a quella della nonna ripetere delle frasi che suo padre avrebbe sicuramente definito deliranti. Probabilmente erano solo dei rimasugli di ricordi sepolti nel suo inconscio però, maledizione, le mettevano una certa ansia.

“ Un infuso di tè nero all’ananas per favore”

Una voce melodiosa ma decisa l’aveva riportata di colpo nella caffetteria dove lavorava. Una volta alzato lo sguardo dalla tazza che stava lavando da più di cinque minuti incontrò gli occhi incredibilmente blu della sua compagna di corso.

“ Neema, cosa ci fai qui?”

“ Non saprei, bere un tè? Tu di solito cosa ci fai da "The Druids"?”

“ Beh, io ci lavoro”

“ Il che spiega la tua divisa, ora potrei avere il mio tè? Non vorrai mica rischiare di avere un altro richiamo per esserti incantata”

Dopo aver perso qualche altro secondo per studiarla Eileen decise che no, era meglio non scoprire se si trattasse di una semplice provocazione o di una velata minaccia. Velocemente sostituì la risposta poco gentile che premeva per uscire con una veloce smorfia di disappunto per poi rimettersi al lavoro.
Neema era di qualche anno più grande di lei ed era bella, anzi bellissima. Con i suoi lineamenti perfetti, gli occhi magnetici che risaltavano ulteriormente sulla sua pelle d’ebano e i capelli ricci e setosi era una delle ragazze più affascinanti che avesse mai visto. A volte, quando si soffermava a guardarla più attentamente, aveva come l’impressione che fosse troppo affascinante per essere umana. Neema però non era solo bellissima era anche una donna elegante, forte, indipendente e gentile. Considerando come quasi nessuno riuscisse a sostenere il suo sguardo per più di cinque secondi senza sudare freddo probabilmente “gentile” non era il termine più adatto però, con lei, si era sempre dimostrata un’amica migliore di tutte quelle che la riempivano di complimenti vuoti e false promesse alle superiori. Dopo la sua esperienza al liceo il solo fatto che le tenesse il posto tutte le mattine senza chiedere nulla in cambio la faceva quasi commuovere. Ok, no, ora stava esagerando, però era contenta di aver superato tutte quelle stronzate sulla popolarità e Neema, come se non bastasse, non aveva assolutamente bisogno di sfruttare lei – povera mortale - per avere tutti ai suoi piedi.

“ Oggi eri di nuovi in ritardo, ancora problemi a dormire?”

“ Il vero problema non è dormire, è quello che vedo una volta che lo faccio” al solo pensiero rabbrividì nuovamente, stupidi sogni.

Mentre prendeva il suo ordine l’amica le regalò un leggero sorriso in bilico tra la compassione e la comprensione. Era bello avere qualcuno che la capisse e la sostenesse.

“ Ti ci vorrebbe una bella scopata rilassante” o forse no.

“ Come scusa?”

“ No, dicevo, questo posto avrebbe bisogno di una bella spazzata”

Ritirava la parte dell’eleganza, forse quella era solo apparente però restava una bellissima ragazza capace di far girare la testa ad ogni passante.

“ Piuttosto, sai chi è quel tipo inquietante seduto nell’angolo?”

Eileen non aveva avuto bisogno di seguire lo sguardo affilato della sua amica per capire a chi si riferisse. Il cliente del tavolo 13 appariva in tutto e per tutto come una persona ordinaria, eppure c’era qualcosa di inquietante in lui, qualcosa che spingeva tutti a rimanere in piedi piuttosto che sedersi nei tavoli vicini.

“ So solo che da quando è qui i clienti sono diminuiti”

Le bastò il tono noncurante unito alla quasi impercettibile scrollata di spalle per capire quanto la mancanza di clienti non fosse veramente un problema per la barista. Quella ragazzina riusciva a divertirla con poco.

“ Non penso di aver mai conosciuto una scansafatiche del tuo calibro”

“ Io preferisco definirmi parsimoniosa”

“ Ed io preferirei che tu tornassi a lavoro” tono di voce duro e strofinaccio sulla spalla il quarantatreenne signor Smith la stava fissando irritato.

“ Sì signore”

E, mentre sentiva gli occhi del suo datore di lavoro controllare che non si perdesse di nuovo in “sciocchezze da ragazzina”, la risata dell’altra ragazza le arrivò forte e chiara alle orecchie. Maledetta, doveva assolutamente cambiare amica. Nancy Parker, seduta in pianta fissa nel posto esterno della terza fila, non sembrava male. Certo, aveva quella brutta tendenza a scappare ogni volta che qualcuno provava a rivolgerle la parola però era sicura che con un po’ di tempo e pazienza avrebbe funzionato. Sempre meglio che vivere sotto il costante sguardo divertito della mora.

“ Stronza”

“ Mr. Smith, credo che la sua dipendente si stia lamentando” sorriso divertito e mano alzata per attirare l’attenzione del suo capo Neema stava decisamente cercando di farla licenziare.

Stronza, e pure spiona.
 

•⁞₪⁞•
 

Una volta scoccata l’ora del cambio turno non aspettò nemmeno un secondo prima di dirigersi veloce a cambiarsi per poi uscire. Non ne poteva più di stare lì, le faceva male la testa ed il cliente del tavolo 13 era ancora lì, nella stessa identica posizione in cui lo aveva visto quando un paio d’ore prima Neema glielo aveva indicato. Non invidiava per nulla lo sfortunato collega che al momento della chiusura avrebbe dovuto chiedergli di levare le tende ma, almeno per questa sera, l’ingrato compito non sarebbe toccato a lei.

Ottobre era appena iniziato e, nonostante il clima caldo dell’estate avesse già da tempo ceduto il posto a quello più mite dell’autunno, niente poteva spiegare il gelo che sentiva fin dentro le ossa. Fece ancora un paio di passi prima di girarsi di scatto per controllare se qualcuno la stesse seguendo. Sembrava una paranoica, e gli sguardi delle persone accanto a lei sembravano darle ragione, ma era da tutto il pomeriggio che percepiva un sottile strato d’inquietudine accompagnarla ed ora, se possibile, le sembrava essersi inspessito.  Sconsolata scosse leggermente il capo, probabilmente si stava solo facendo influenzare da tutti i film su Halloween che avevano già iniziato a girare alla tv.

Persa nei suoi pensieri non si accorse del ragazzo dietro di lei finendo per andargli addosso una volta rigirata. Veloce scattò per raccogliere il cellulare caduto allo sconosciuto mormorando delle scuse a malapena udibili ma, al momento di ridarglielo, incrociò i suoi occhi ed il tempo sembrò fermarsi. Quello che aveva davanti non era un semplice sconosciuto ma era il ragazzo più bello che avesse mai visto. Thomas Murray, il suo sogno adolescenziale, in confronto non era altro che una macchiolina incolore su una cosparsa di tante altre macchiette insipide.

Probabilmente si era imbambolata a fissarlo più tempo del socialmente accettabile perché le guance del giovane si erano tinte di una leggera tonalità di rosso che lo rendeva ancora più.. angelico.

“ Ehm, potrei riavere il cellulare?”

Una semplice voce poteva essere così melodiosa? Ma soprattutto, era possibile che al mondo potesse anche solo esistere una voce del genere?

Era tutto così surreale che l’ansia che l’aveva perseguitata tutto il giorno aveva lasciato il posto ad una pace e serenità irreale. Dopo altri momenti di silenzio passati solo ad osservarsi Eileen sbatté le palpebre spaesata.

Un intelligentissimo “eh” le fece sicuramente guadagnare punti nella titanica missione di fare una figura quantomeno decente.

“ Il mio cellulare.. posso riaverlo?”

Dopo altri interminabili secondi aveva finalmente trovato la forza per distogliere lo sguardo da quello del suo interlocutore per abbassarlo sulle sue mani che, protese in avanti, erano bloccate nell’atto di ridare il cellulare al legittimo proprietario. Solo in quel momento si rese conto che le sue mani non erano le sole a tenere il cellulare e, probabilmente, non lo erano da un bel po’.

Come scottata lasciò di colpo la presa e iniziò a torturarsi le dita. Si sentiva una stupida ma, nonostante stesse facendo la figura del pesce lesso, il ragazzo non ne sembrava turbato ed anzi, col sorriso ancora sulle labbra era rimasto lì con lei a controllare che il cellulare non avesse subito danni. Anche mentre compiva i gesti più semplici sembrava proprio che fosse un angelo.

Come scusa?

Ci mise un paio di secondi per capire che , apparentemente, non si era limitato a pensarlo. Presa dal panico spostò lo sguardo ovunque fino a quando non notò lo schermo illuminato dell’aggeggio infernale che mostrava la mappa della città con tanto di destinazione in bella mostra.

“ Devi andare alle Warren Towers?”

“Sì, sai come arrivarci? Un mio amico mi aspetta lì ma, ecco, credo di essermi perso” e poi le diede il colpo di grazia con un sorriso angelico.

Il suo cervello non ebbe neanche il tempo di elaborare quello che gli era stato detto che aveva già iniziato ad annuire con enfasi intimandogli di seguirla perché, tanto, le Warren Towers si trovavano vicinissime al suo campus.

Nonostante i sensi annebbiati riusciva a percepire da qualche parte una vocina dentro di lei che cercava di farle notare quanto la situazione fosse bizzarra e sospetta ma, la parte meno razionale di lei, aveva scacciato subito il pensiero, il ragazzo che le stava sorridendo gentile non poteva essere cattivo. In più, per qualche strano motivo in lui c’era qualcosa che le ricordava Neema, non qualcosa di fisico –a parte l’altezza di entrambi che si aggirava intorno al metro e settanta non avevano niente in comune- era qualcosa di più inconscio.  

Erano passati un paio di minuti da quando si era chiusa la porta del dormitorio alle spalle e finalmente la bolla in cui si era rinchiusa con lo sconosciuto era scoppiata facendo tornare tutto alla normalità. I colori avevano perso la tonalità accesa e la brillantezza acquisiti in presenza del ragazzo, il mondo non sembrava più un posto fatato e la fatica era tornata pressante, l’inquietudine, invece, non si era ripresentata. Ancora frastornata da quel bizzarro rientro a casa aveva abbassato lo sguardo su un foglietto spiegazzato che non si ricordava di aver preso.

Cosa diavolo era appena successo?








Note


Ed eccoci al primo capitolo anche se più che primo capitolo lo vedo come un secondo mini prologo ma vabbeh, dettagli. Il fatto è che la storia vera e propria inizierà fra un paio di capitoli qui, comunque, è stato introdotto almeno uno dei ragazzi *wink wink*.

Bene, spero che il capitolo vi sia piaciuto, per qualsiasi cosa non esitate a contattarmi.

Grazie per aver letto e I purple you  ♥
  
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