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Autore: T612    18/06/2018    1 recensioni
Plié. Pirouette. Bang!
Natasha si sveglia di soprassalto, il suono dello sparo ancora vivido nella sua mente.
I sogni non le fanno paura, quelli non possono ucciderti.
AVVISO: eventi post-infinity war (se non l'avete visto, FUGGITE; SCIOCCHI)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Natasha spegne la musica, sta iniziando ad avere fame, ormai è ora di cena.
Va a farsi una doccia, gira in biancheria intima per la stanza mentre cerca qualcosa di comodo da mettersi, in quel preciso momento Steve irrompe nella stanza. Si blocca sulla porta, si rende conto che forse avrebbe dovuto bussare e sparisce sbattendo la porta imbarazzato.
Natasha ride di gusto, si infila i primi pantaloncini e la prima maglietta che trova nell’armadio e apre la porta, Steve è appoggiato alla parete che la sta aspettando.
-Ho preparato la cena… in realtà ho ordinato le pizze.
Si gratta il retro del collo imbarazzato mentre Nat sorride.
-A cosa si deve la pizza?
-Non avevo voglia di cucinare, semplice.
-Non ce l’hai con me?
-Perché dovrei? I brutti sogni e i ricordi spiacevoli capitano a tutti…
Sembra quasi credibile mentre lo dice.
-Mi dispiace per Barnes.
-Non ne hai colpa, non ne hai mai avuta.
Da come l’ha detto, Natasha potrebbe anche credergli.
 
-Era una cosa che facevo spesso con Clint… mangiare la pizza dal cartone, intendo.
Natasha è arrivata a metà pizza mentre Steve l’ha quasi finita.
-Cos’altro avrei dovuto intendere? –ridacchia l’uomo prima di bere un sorso di birra.
-Non ne ho idea –Natasha ride consapevole che non può essere per colpa dell’alcol, i loro organismi lo smaltiscono così velocemente da non fargli minimamente effetto.
Dopo un’eternità sta ridendo leggera e spensierata, le loro due voci riempiono il Complesso vuoto e il resto non ha così tanta importanza.
-Toglimi una curiosità, come l’hai conosciuto Clint?
-Nel 2004 ero stata inviata a Budapest per far fuori alcuni capi politici durante un Congresso Internazionale, era un paio d’anni che mi muovevo sotto copertura in America e mi ero fatta un nome…
-Non ti sei svegliata dal controllo mentale quando sei arrivata qui? 
-Si e no, mi avevano resettata ma avevano più urgenza nel farmi ricordare i nuovi dati anagrafici e seppellire i miei sentimenti che creare una base mentale solida... i ponti sinaptici vacillavano da un po’ e mi sono bloccata prima di uccidere qualcuno, Clint mi ha colpito con una freccia prima che potessi fare qualsiasi cosa per reagire.
-Come sei finita nello SHIELD?
-Mi ha portato da Fury come spia nemica ma mi ha difeso con un “possiamo tenerla?” –ride al ricordo e Steve compie lo stesso gesto per riflesso -credo che la faccia basita di Nick la ricorderò finché sono in vita, sembrava che Clint gli avesse chiesto di adottare come animale domestico una tigre del bengala.
-Sei pericolosa come una tigre del bengala Nat. –Steve ride fermamente convinto di ciò che ha appena detto.
-Lo prendo come un complimento.
Le viene automatico brindare, le bottiglie di birra tintinnano, l’atmosfera leggera ed irreale.
-Non so bene nemmeno io come ha fatto a convincerlo, mi sono data da fare, ci hanno messo a lavorare in coppia in modo che lui mi controllasse… garantiva per me, gli devo la vita per questo.
-Credo che se ti ha protetta l’ha fatto per istinto, tu non hai colpa di nulla di quello che ti è successo, dovresti smetterla di saldare debiti che non hai.
-Io gli sono debitrice, ho un debito anche con te.
-Ci siamo salvati a vicenda talmente tante volte che ho perso il conto Nat, il debito con me l’hai estinto. Non ribattere. –le punta il dito contro sorridendo, sta facendo discorsi che non stanno né in cielo né in terra. –Come erano le tue prime missioni? Sono abituato a vederti muovere in solitaria, è strano sapere che Clint ti faceva da balia.
-Per i primi quattro anni ho scortato diligentemente ingegneri, capi di stato, agenti speciali, man mano mi sono guadagnata la fiducia di Nick al punto che mi ha promosso di livello, la mia prima missione in solitaria consisteva nel fare da balia a Tony.
Steve scoppia a ridere di gusto, doveva essere stato uno spettacolo esilarante vedere Stark messo in punizione a turno da Pepper e Nat quando si comportava da completo idiota. 
-Smettila, si ha voluto prendermi in giro, me lo meritavo. –Natasha lo guarda minacciosa e Steve cerca di darsi un contegno.
-Poi ti sei unita a noi per finire di cancellare la nota rossa sul registro?
-Già, mi servono buone azioni per minimo sette vite per ripulire quella nota rossa. 
-Penso che dopo quello che è successo tre settimane fa puoi considerare la nota estinta...
L’atmosfera felice e spensierata si smorza lentamente, cumuli di cenere fantasma riportano i pensieri di entrambi a ricordi poco piacevoli. 
-Perché non ti sei ricordata prima di lui? –chiede Steve, non c’è bisogno di specificare a chi si riferisce.
-Perché hanno sepolto bene quello che c’era da seppellire... a tal punto che prima di trapassarmi il fianco ad Odessa non ricordavo nemmeno che mi avesse allenata. 
Natasha scosta la maglietta scoprendo la cicatrice sul fianco, sorride appena quando Steve riporta le sue parole di sei anni prima: “addio bikini”.
Per Natasha è troppo, per entrambi è troppo. È il sadismo di continuare a parlarne nonostante si sia consapevoli di rigirare il coltello nella piaga. In realtà, paradossalmente, parlare di James sta diventando una sorta di cura da somministrare a piccole dosi… un modo per assicurarsi che lui, Wanda, Visione, T’Challa e gl’altri erano persone che bisogna riportare indietro, semplicemente non sapevano ancora come farlo.
 
Quando Steve ha finito di sparecchiare accende la musica e recupera l’album da disegno mentre Natasha legge un libro sul divano.
FRIDAY fa partire la playlist di Nat propagando a tutto volume un pezzo swing.
-Pensavo ascoltassi solo musica classica o canzoni anni ’90.
-Perché la cosa ti sorprende? –risponde curiosa Natasha.
-Questa canzone la suonava l’orchestra nel pub vicino alla base, mi sorprende che tu la conosca.
-James mi ha insegnato a ballare lo swing canticchiando la melodia di questa canzone.
Non ci pensa a lungo, agisce d’istinto, due secondi dopo sta tendendo una mano a Steve chiedendogli di ballare.
-È una cosa estremamente stupida –decreta Steve mentre la fa girare su sé stessa.
-Ammettilo che ti stai divertendo –Natasha sorride e ballano fino a quando non le gira la testa e decide che effettivamente è una cosa abbastanza stupida.
-Quando ti ha insegnato a ballare?
-Per gioco, una delle notti che scappavamo dal Cremlino. Mi ha portato nella sala da ballo del Palazzo d’Inverno.
-Voleva mostrarti le tue origini?
-Voleva mettermene a conoscenza, nessuno prima di allora mi aveva detto di essere una Romanoff. Non mi serviva conoscere il mio nome, è qualcosa di modificabile, viene dato dalle circostanze in cui ti fingi di essere.
Natasha ha anticipato le sue domande e Steve non sa come ribattere, in quel momento realizza che si sono resi umani a vicenda, si sono dati delle origini e si sono chiamati “casa”. Non può fare a meno di pensare che il destino è crudele, che Bucky e Natasha si erano sfiorati innumerevoli volte ma non si erano mai raggiunti dopo la prima volta che erano stati separati. Almeno lui aveva avuto la possibilità di recuperare qualcosa del loro rapporto.
-Sei ancora innamorata di lui, non è vero?
-Inconsapevolmente lo sono sempre stata, la differenza è che ora lo so.
Natasha non poteva negarlo, dopo Nikolaj era stata l’unica persona per cui valeva la pena di vivere. Era la loro promessa: sopravvivere per tornare a casa, loro erano “casa”. Per questo il KGB li aveva sempre visti come una specie rara che volevano estinguere in laboratorio, un’erbaccia da estirpare che sopravviveva nonostante tutto. Si erano resi conto troppo tardi che due elementi del genere potevano solo creare un legame distruttivo per coloro che avevano mischiato le provette.
-Troveremo il modo, ti prometto che lo riporteremo indietro.
Steve la stringe in un abbraccio e le bacia la fronte. Natasha gli crede, non esiste più nulla da reputare impossibile, loro due ne sono un esempio.
 
Sono le tre di notte quando il Complesso si illumina a giorno.
Nei canali di comunicazione lampeggia un messaggio:
“Milano* a Quartier Generale, richiesta di atterraggio”
 
 
Note dalla regia:
 
Per necessità cronologiche Clint e Natasha si incontrano a Budapest nel 2004, non nel 1991 come nei fumetti. Nei fumetti ciò è possibile perché non hanno mai specificato la data di nascita di Natasha una volta che si unisce agli Avengers, a differenza di “The Winter Soldier” dove Zola specifica che è nata nel 1984.
 
Milano* è la nave spaziale di proprietà dei Guardiani della Galassia.
 
Commento dalla regia:
 
Grazie a tutti quelli che mi hanno seguito fino a qui, io non mi spingo oltre, ho le mie teorie ma voglio lasciare che le certezze vengano proferite dai Fratelli Russo. Per quanto riguarda il finale ho ipotizzato che Thor e Rocket siano andati a cercare gli altri recuperando Nebula e Tony, quest’ultimo deve controllare se qualcuno è rimasto.
Sarei contenta di sentire la vostra in merito, se la storia vi ha soddisfatto o se vi sarebbe piaciuta che finisse in un altro modo. Sono curiosa di sapere se come me siete preoccupati per la salute mentale di Tony, per il destino di Pepper e per la reazione di zia May (lei è viva, ce l’hanno confermato). Oppure se semplicemente non sono l’unica che l’anno prossimo si aspetta di vedere al cinema il multiverso e le linee temporali che si confondono.
Spero che la storia vi sia piaciuta, che vi abbia incuriosito e spinto a leggere un fumetto o che sia riuscita a farvi innamorare della WinterWidow quanto lo sono io.
Ci sentiamo presto, T
   
 
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