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Autore: Mary P_Stark    25/06/2018    3 recensioni
Maine, 1833
Lucius Bradbury è a capo di una fiorente compagnia navale nelle selvagge terre del Nord degli Stati Uniti e porta avanti i suoi affari grazie all'appoggio del fidato amico, e nativo americano, Albert Greyhawk. Quando giungono a Bass Harbour gli amici di una vita, Lucius è messo di fronte a una realtà di cui, fino a quel momento, non si era reso conto; possibile che la sua amicizia con Lorainne Phillips si fosse trasformata in amore?
Possibile che, grazie a quelle lettere scambiate negli anni, la sua amicizia con lei si fosse trasformata in un legame più profondo? Ed era poi vero che tutto era nato grazie alle lettere?
Quando Lucius si trova innanzi a Lorainne dopo anni di separazione, questi e mille altri dubbi sorgono nel suo animo... e non solo in quello del nobile scozzese.
Ma Lucius potrà permettersi di abbandonarsi alla passione, ammettendo con lei ogni cosa, pur sapendo che Lorainne se ne andrà entro qualche mese? (Seguito dei primi tre capitoli della Serie Legacy)
Genere: Commedia, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo regency/Inghilterra, Secessione americana
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Serie Legacy'
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14.
 
 
 
 
 
Il viaggio fu tutto sommato tranquillo, pur se la prima esperienza di Albert e Silver su un clipper – e per un tragitto così lungo – si rivelò altalenante.

Se i primi giorni furono coronati dal bel tempo, l’Oceano Atlantico e il mese di ottobre ben presto mostrarono il loro volto più capriccioso e inquietante.

I marosi si fecero violenti e, spesso e volentieri, il capitano della Indipendent dovette ammainare le velature per impedire che le tempeste distruggessero gli alberi e strappassero le vele.

Trattandosi di un viaggio inaugurale – la nave sarebbe poi rimasta ad Aberdeen per entrare a far parte della flotta di Bradbury senior – sul clipper non furono accolti molti passeggeri.

Tenendo conto degli ospiti dell’ultimo minuto, raggiunsero comunque un numero notevole. Non che Lucius non si fidasse dei propri mezzi, ma avere sulle spalle le anime di così tante persone era sempre un cruccio, per lui.

Fu solo con il sopraggiungere di novembre che poterono scorgere le Land’s End e, grazie a quella vista, dirsi più o meno al sicuro dalle tempeste oceaniche.

Risalendo la Manica, raggiunsero infine le sponde del porto di Southampton e lì, Lucius lasciò una lettera al capitano perché la recapitasse al padre, dopodiché gli augurò una buona chiusura del viaggio.

Uno dopo l’altro, quindi, i passeggeri dell’Indipendent discesero dal ponte per mettere finalmente piede sulla terraferma, dopo più di un mese di permanenza in mare.

Servitù e nobiltà si raggrupparono disordinatamente sulla banchina del porto, mentre i mozzi del clipper scaricavano i bagagli dalla nave prima di riprendere la via del mare.

Il tutto si svolse sotto gli occhi di attenti di Lucius e, mentre i carri venivano caricati con i loro bagagli e una minima scorta di vettovaglie per il viaggio, Lorainne rimase sempre al suo fianco.

Come molti temettero, il bentornato in terra inglese venne dato loro da una giornata ventosa quanto uggiosa. Le prime gocce di pioggia iniziarono a cadere quasi immediatamente dopo il loro sbarco, leggere come fiocchi di neve ma altrettanto gelide.

“Molto più piacevole di quanto non ricordassi, anche se non altrettanto caldo” mormorò Cynthia, stringendosi nel suo mantello di lana.

Ora che aveva finalmente rimesso piede in patria, herzogin Ludwig si sentiva in grado di affrontare la propria famiglia, indipendentemente dal tipo di accoglienza che le avrebbero tributato. Sapeva di avere l’affetto del figlio e l’amore incondizionato del marito, e questo le dava la forza di sopportare qualsiasi cosa.

Aver ricevuto anche il pieno perdono di lord Westwood le dava altresì molta fiducia, fiducia che le sarebbe servita per chiedere scusa ai suoi genitori e a Sophie.

Sebastian e Thomas, a loro volta, erano pronti a inginocchiarsi penitenti di fronte ai coniugi Withmore, pur di convincerli delle buone intenzioni della loro figlia.

“Vedo se riesco a trovare abbastanza vetture per condurci a casa già domani. Voi, nel frattempo, trovate un albergo per stanotte” dichiarò Lucius, allontanandosi a grandi passi lungo la darsena del porto.

Quasi all’unisono, Samuel e Cynthia borbottarono: “Non al Lion King.”

Ciò detto, si guardarono vicendevolmente per alcuni istanti, prima di scoppiare a ridere e Sarah, intuendo avesse a che fare con il loro viaggio di tre anni addietro, domandò divertita: “Ho idea che quel posto non vi ricordi niente di buono, vero?”

“Le stanze erano anche carine, pur se piccole, ma… beh, preferirei non rivedere il luogo in cui ho calpestato l’amor proprio di lord Westwood” mormorò contrita Cynthia, scuotendo una mano con fare nervoso.

“Se nessuno si lamenterà con me, allora, deciderò io” dichiarò a quel punto Sarah, prendendo in mano le redini della situazione e alzando il cappuccio del mantello sui capelli, perché la pioggia non li inzuppasse del tutto.

Di fronte al benestare beneplacito collettivo Sarah si avviò lungo la via principale del paese portuale, chiedendo la supervisione di Thomas come accompagnatore.

Il giovane Ludwig – che con Sarah aveva stretto una forte amicizia, durante la lunga navigazione per mare – la accompagnò volentieri, offrendole con galanteria il braccio.

In attesa di comprendere chi sarebbe tornato per primo, tra Sarah e Lucius, Sebastian si volse in direzione della coppia di lakota, un po’ spaesata ma assai incuriosita da ciò che li circondava, e domandò a Silver: “Credete che sarebbe possibile avere una scorta sostanziosa di quel decotto alle erbe che mi avete fornito durante il viaggio? L’ho trovato miracoloso.”

La ritrosia di Silver nei confronti degli uomini bianchi, durante il viaggio e la convivenza forzata sulla nave, era un tantino scemata, ma essere interpellata direttamente da un washicu le metteva sempre una certa ansia.

Irrigidendosi un attimo, la donna prese un breve respiro, si rilassò gradatamente e infine disse: “Posso insegnarlo a una delle vostre cuoche. O a vostra moglie, se preferite. E’ assai semplice, in effetti.”

“Serve solo la corteccia del salice?” le chiese curioso.

“Corteccia e acqua. E miele, se lo ritenete troppo amaro” assentì la donna lakota.

“Sarò lieta di imparare io stessa. Ho studiato un po’ di erboristeria, ma credo che voi ne sappiate molto più di me, Mrs Greyhawk” intervenne Cynthia, sorridendole cortese. “Sarebbe piacevole imparare, e credo che anche la mia cuoca ne sarebbe lieta.”

Silver, allora, lanciò un’occhiata al pancino arrotondato della donna, ora pienamente visibile, e le raccomandò: “Insegnerò a entrambe, al nostro ritorno. Voi, però, non usatelo, finché il bimbo non sarà nato. E’ meglio. Sarebbero preferibili i decotti di camomilla, per una gestante.”

“Mi asterrò, non dubitate” annuì herzogin Ludwig.

“Vorrà dire che, una volta tornati, farò piantare almeno due o tre salici bianchi in giardino” dichiarò entusiasta Sebastian, facendo sorgere uno dei rari sorrisi di Silver sul suo volto ambrato.

“Mi domando come siate sopravvissuti fino a ora, se trovate miracoloso un semplice decotto” chiosò la donna lakota, scatenando la risatina generale di tutti i suoi compagni di viaggio.

“Viene da chiederselo, vero?” assentì Lorainne, prendendola sottobraccio.

“Viene anche da chiedersi come facciate a sopravvivere a tanto caos” brontolò la donna, guardandosi intorno con un accenno di disgusto.

Tutt’intorno a loro, in effetti, il via vai di persone, carri e merci era quasi incomprensibile, pur se aveva una sua oscura armonia. Lo schiamazzo dei portuali, poi, si inframmezzava al rumore delle carrucole così come al nitrire dei cavalli, creando una cacofonia di davvero difficile sopportazione.

“Le città portuali sono sempre caotiche” sottolineò a quel punto Albert, scrutando la moglie con divertimento. “Non ricordi New Orleans?”

“Non è un caso se io preferisco vivere a Liberty House” sottolineò Silver, prima di rammentare che un’intera ala della villa era crollata nell’incendio.

“Sono sicura che, per quando tornerete, Liberty House sarà di nuovo in piedi” la consolò Violet mentre Jeffery annuiva, sbracciandosi per essere preso in braccio da Silver.

La donna lakota accettò le richieste del bambino – era diventata la normalità, per Jeffery, durante il viaggio in mare – e, dopo averlo preso in braccio, cominciò a canticchiargli una nenia nella sua lingua.

Jeffery iniziò subito a ridere e, mentre Silver lo faceva dondolare avanti e indietro a ritmo con la canzone, Violet sorrise e domandò ad Albert: “Di che melodia si tratta?”

“E’ una filastrocca che cantiamo ai bambini. Più o meno, il testo recita così; Lungo il cammino delle vostra vita fate in modo di non privare gli altri della felicità. Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili ma, al contrario, vedete di procurare loro gioia ogni volta che potete!

“E’ molto bella… e Silver ha una voce splendida” mormorò Violet, spiacente. “Deve mancarle molto, vostro figlio.”

Albert assentì mesto, ma disse: “Non so se lo vorrà, ma pensavo di chiedere a Lucius se fosse possibile adottare un bambino. Non dubito che esistano molti orfani, tra la mia gente, per cui…”

“Credo che Lucius vi aiuterebbe di sicuro. E immagino anche il colonnello” dichiarò la donna, lieta della notizia. “Inoltre, da come si comporta con Jeffery, penso che potreste farle cosa gradita, se glielo proponeste.”

Albert le sorrise con aria ammirata, e replicò: “Perché voi avete capito immediatamente come mai io non gliel’abbia ancora chiesto, vero?”

“Sono abbastanza intuitiva… ma sì, lo immagino. E’ lo stesso motivo che rende reticente il mio Andrew che, al solo pensiero di parlare di adozione, diventa verde d’ansia” si schernì Violet. “Pensa che io sia ancora troppo debole per accettare il fatto di non poter più avere figli. Poiché ho imparato molto bene da una mia cara amica che, origliando alle porte, si possono scoprire un sacco di cose… ed evitare anche dei disagi, se serve, ho già fatto sapere ad Andrew che, quando lo riterrà giusto per Jeffery, adotteremo una bambina.”

“Oltre a essere molto empatica e buona di cuore, lady Spencer, siete assai scaltra. Lucius non ha sbagliato, nel giudicarvi” le sorrise Albert, compiaciuto e ammirato. “In effetti, le mie reticenze vertono tutte sulle possibili reazioni di Silver ma, a giudicare da come si comporta con il vostro Jeffery, credo che ormai il suo cuore abbia di nuovo desiderio di maternità.”

Lettie lo ringraziò per l’ovazione con una gentile pacca sul braccio, e mormorò: “Parlatele, e sono sicura che otterrete il beneplacito di vostra moglie.”

Albert assentì, e fu in quel momento che Lucius fece la sua apparizione, scortato da diversi vetturini.

“Il passaggio è arrivato” dichiarò a quel punto Lorainne, soddisfatta.
 
***

“Sei preoccupata?” domandò Sarah, notando come lo sguardo della sorella maggiore fosse perso nel vuoto.

La cena di quella sera era stata allegra e spensierata e, quando il folto gruppo si era infine ritirato per la notte, nessuno era parso avere un solo dubbio per la mente.

Quando, però, Lorainne e Sarah si erano ritrovate da sole nella loro stanza, tutto era cambiato.

Lory si era fatta distante e, dopo aver legato i capelli in una treccia e aver indossato una camicia da notte, si era seduta vicino alla finestra per osservare l’orizzonte cupo e le pallide luci del porto.

Accostandosi alla sorella, Sarah le avvolse le spalle con le braccia, poggiò il mento sulla sua testa bruna e, sorridendo al riflesso del vetro, aggiunse: “Ci hai ripensato? Hai iniziato a capire che Lucius non fa per te?”

Lorainne si ritrovò a sorridere della burla della sorella, ma ammise: “Dovrò rinunciare a voi. Non è una cosa così semplice da accettare, o anche solo da metabolizzare.”

Sarah non tentò nessun tipo di ironia, stavolta.

Sapeva bene che Lorainne diceva la verità e che, se tutto fosse andato come la sorella sperava, un oceano le avrebbe separate per sempre.

Probabilmente, lei non avrebbe mai avuto quel coraggio.

Di Cynthia Withmore, in quegli anni, Sarah aveva sempre sottolineato i lati negativi ma, dopo averla conosciuta meglio, si era ricreduta su molte cose. Su una, però, non si era mai sentita di criticarla né di ritrattare in merito al suo giudizio; sul coraggio.

Per quanto in modo egoistico, la donna aveva dimostrato una tempra non da poco e adesso, Lorainne, stava mettendo in mostra la stessa temerarietà, pur se aveva scelto una via più tortuosa per ottenere ciò che voleva.

Gli Stati Uniti erano un paese giovane, in forte espansione e con mutevoli condizioni politiche. Quel neonato governo era tutto tranne che un modello perfetto di democrazia, eppure poteva anche diventare un luogo di opportunità unico al mondo.

Lucius era stato davvero in gamba, in ciò che aveva fatto, e sicuramente sarebbe stato in grado di proteggere Lorainne, se necessario.

Inoltre, la sorella si sarebbe ritrovata tra persone che già le volevano bene e con una coppia di amici inaspettati, che l’avrebbero fatta sentire meno lontana da casa.

Però, agli occhi – e nel cuore – di Sarah, ciò sembrava non bastare.

Stringendola maggiormente a sé, mormorò: “Non voglio vederti andare via, ma so che il tuo cuore è con Lucius. Avrei dovuto capire dall’assiduità con cui gli scrivevi, che la tua non era semplice cortesia o amicizia, ma tutt’altro. Solo, non avevo mai pensato a lui in questi termini.”

“Lucius è sempre stato l’amico un po’ sopra le righe, per te e Lettie ma, per me, è sempre stato qualcosa di diverso, pur se ho capito quanto solo rivedendolo” ammise Lorainne, stringendo le mani di Sarah nelle proprie. “Spero solo di poterlo fare capire a papà, perché non vorrei mai che prendesse la mia decisione, o quella di Lucius, per una sbandata.”

“Basterà che mamma e papà vi guardino, per capire che non lo è. Inoltre, nostro padre è una persona molto intelligente e anticonformista. Non vi farà problemi” asserì Sarah, prima di storcere il naso e aggiungere più cauta: “Beh, ecco… non troppi, insomma.”

Lorainne rise di quella precisazione e, nell’alzarsi, si volse verso la sorella per un vero abbraccio.

Ne assaporò il calore, il profumo dolce al sapor di zucchero e, infine, le diede un bacio sulla fronte, mormorando: “Ti vorrò sempre bene, Sarah. A te, a Lettie, a Paul, a Randolf, a tutti quanti.”

“Lo so, Lory. Come potresti non amarci, dopotutto? Siamo la miglior famiglia del mondo” ironizzò Sarah, cercando in ogni modo di trattenere le lacrime.

Lorainne gliele deterse con un dito e, nel sospingerla verso il grande letto matrimoniale, asserì: “Hai ragione. Sarebbe impossibile non amarvi.”
 
***

“E io che pensavo che i civilissimi inglesi avessero delle strade lastricate d’oro” brontolò Silver, dopo l’ennesimo sobbalzo in carrozza.

Lorainne ridacchiò di quell’aspro commento e, nell’osservare la campagna e i suoi colori cangianti, che variavano dal giallo al bronzo in mille sfumature diverse, ammise: “No, le strade, non proprio. Ma le campagne, sì.”

Silver, allora, volse lo sguardo alla sua sinistra, accennò un sorriso e, più gentilmente, ammise: “Sì, i boschi sono molto colorati, così come i prati. Anche dove sei nata, è così?”

Lorainne annuì, lieta che Silver avesse finalmente eliminato le forme di cortesia tra di loro.

La considerava già una sua cara amica, e le faceva piacere che si sentisse abbastanza a suo agio per quel tipo di confidenza nel parlarle.

“Sì, i dintorni di York sono ricchi di boschi e, a Thornton House, c’è un enorme giardino all’inglese che penso ti piacerà.”

“Perché lo chiamate giardino all’inglese, se le piante crescono come vogliono?” sottolineò Silver, confusa.

Ridendo di gusto, Lucius disse con palese ironia: “Perché gli inglesi sono dei boriosi ipocriti, e pensano che le cose belle siano unicamente opera loro.”

Cercando di non ridere in maniera sguaiata come Lucius, Lorainne si limitò a un risolino, asserendo: “In realtà, qualcosa aggiungiamo anche noi. Ponticelli, qualche finto rudere romano… insomma, lo rendiamo magico, in qualche modo… e piantala di ridere, Lucius!”

Lui non ascoltò per nulla il suo richiamo e, tergendosi una lacrima di ilarità, l’uomo replicò sempre ridendo: “Andiamo, Lorainne… ammetterai che siamo dei veri prepotenti, se pensiamo di essere così bravi da migliorare la Natura.”

“D’accordo, su questo non dissento, ma non c’è bisogno di ridere così” brontolò Lorainne, intrecciando le braccia. “Non stavo dicendo sciocchezze. Le stavo solo spiegando.”

“Non badare a lui, Mni Itaca… gli uomini farebbero di tutto, pur di attirare l’attenzione della loro femmina…” chiosò furba Silver, lanciando un’occhiata maliziosa a Lucius, che si azzittì immediatamente. “… anche quando la loro femmina sta parlando soltanto con una sua simile.”

Lorainne, allora, fissò apertamente sorpresa Lucius che, per tutta risposta, si volse a guardare con ostentazione il paesaggio, mentre Albert cercava di non ridere dell’amico.

Con dolcezza, quindi, la ragazza gli sfiorò un braccio e mormorò: “Non hai bisogno di essere sempre anticonformista, sai? So come la pensi, su certe cose, e sono d’accordo con te.”

“Gli inglesi sanno essere mortalmente noiosi, ammettilo” brontolò lui, squadrandola di straforo.

“Non tu, credimi. Infatti, mi piaci anche per questo” ammiccò Lory, prima di sorridere spontaneamente ed esclamare: “Oh, guarda, Silver! Si vedono i torrioni di Thornton House!”

Quest’ultima, volgendosi per meglio curiosare fuori dal finestrino, sgranò gli occhi quando vide un possente maniero in pietra grigia, su cui svettavano due alti torrioni dai tetti a cono.

Attorno all’enorme costruzione dalla forma rettangolare, si estendeva un giardino curato minuziosamente e che, in quel momento, riluceva d’oro e bronzo grazie ai suoi colori autunnali.

Un ampio cancello e mura di cinta perimetrali delimitavano la zona e, quando la loro carrozza si fermò dinanzi all’entrata, Lucius mise fuori la testa dal finestrino e parlò ad Andrew, che si trovava su un’altra vettura.

“Noi facciamo un salto qui, sperando di trovare Anthony, altrimenti vi raggiungeremo subito a Green Manor, va bene?”

“Ho idea che saranno tutti a casa mia, visto che ormai il figlio di Max e Sophie dovrebbe già essere nato, ma tenta pure” lo mise in guardia Andrew, sogghignando. “Non credo, in ogni caso, che eviterai il grande pubblico, amico. Toccherà anche a te, come è toccato a noi tutti.”

“Molto spiritoso” brontolò Lucius. “Vai, uccello del malaugurio, e conduci il tuo seguito a casa. Ho idea che Sophie avrà di che sorprendersi, non appena arriverete.”

“Poco ma sicuro” assentì Andrew, salutandolo.

Dopo aver osservato le due carrozze con i loro amici risalire il colle per raggiungere il palazzo degli Spencer, che si trovava a poco più di due miglia di distanza, Lucius lanciò un’occhiata a Lorainne e mormorò: “Pronta?”

“Ma certo” assentì lei, sporgendosi poi per salutare l’uomo di guardia al cancello. “Buongiorno, Mr Pike. Ben trovato.”

L’uomo si aprì in un sorriso spontaneo, nel vederla e, in pochi attimi aprì il cancelletto pedonale per uscire e avvicinarsi alla vettura.

Tutto contento, infine, esclamò: “Bentornata, miss Phillips! Il viaggio è andato bene, spero.”

“Benissimo, grazie. Sapete se mio padre si trova a palazzo? E come mai i cancelli sono chiusi, visto che è pieno giorno?” domandò la ragazza, guardandosi intorno con aria curiosa.

Mr Pike si oscurò un po’ in viso, asserendo spiacente: “Bande di briganti, miss Phillips. Il duca ha preferito che i cancelli fossero chiusi anche durante il giorno, finché le autorità non risolveranno il problema.”

“Oh” esalò sorpresa Lorainne. Era proprio vero che i problemi esistevano a tutte le latitudini.

“Comunque, siete fortunata. Lord Phillips non si è ancora recato a Green Manor con vostra madre, perciò li troverete entrambi a casa.”

“Lady Spencer sta bene, vero?” domandò un po’ ansiosa Lorainne, mentre i cancelli ben oliati venivano aperti per loro da un paio di garzoni, presenti nell’ampia garitta del guardiano.

“Oh, sì. Ha avuto un bel maschietto, che hanno chiamato Erik, ma non so dirvi se ha altri nomi” le spiegò Mr Pike, sorridendole spiacente.

“Chiederò a Sophie stessa. Grazie ancora per le informazioni, e buona giornata” disse infine Lorainne, salutandolo quando la carrozza poté ripartire prima di fare degli ampi cenni del braccio anche a Mrs Pike, affacciatasi in quel momento da una delle finestre della vicina casa del guardiano.

“Bene. Se non altro, sappiamo che il piccolo e la mamma stanno bene” dichiarò Lucius, soddisfatto, mentre Lorainne si rimetteva seduta compostamente. “Quanto ai banditi, niente di strano… non è la prima volta che bande armate scorrazzano per le campagne, no?”

“Già. Ma speravo che le politiche messe in campo da Lord Grey, il nostro Primo Ministro, avrebbero fatto la differenza” mormorò Lorainne, spiegando anche ad Albert e Silver come stessero le cose. “L’idea di fondo della Camera dei Lord era quella di togliere povertà in seno al popolo ma, evidentemente, qualcosa non sta funzionando.”

“Credo che non esista società al mondo in cui non ci sia almeno qualcuno che tenta di rubare all’altro ciò che ha” chiosò pacata Silver, scrollando le spalle. “I lakota e i pawnie lottano gli uni contro gli altri da sempre, perciò non mi sorprende che anche qui ci siano persone che desiderano le cose d’altri senza averne il diritto.”

“I vostri nemici cosa desiderano da voi?” si interessò Lorainne, mentre l’ombra del maniero si allungava su di loro come una nuvola ad adombrare la luce del sole.

“Le donne, …e le pelli” disse Albert, notando poi il sogghigno della moglie. “Le donne lakota sono le creature più intelligenti e scaltre tra le tribù, mentre le pelli sono le migliori nell’essere confezionate, tra le nostre genti.”

Lorainne sgranò un tantino gli occhi ed esalò: “Succede come …come nel Ratto delle Sabine?”

“Qualcosa del genere” assentì Lucius, stringendo la mano della giovane al suo fianco, quando la carrozza si fermò dinanzi all’entrata. “E se io ti rapissi come fecero i generali romani?”

Sorridendo a mezzo, Lory scosse il capo e replicò: “Andiamo ad affrontare il generale che abita qui, piuttosto.”

“Come vuoi” sospirò Lucius, scendendo con un balzo, mentre lo staffiere si occupava di far scendere Lorainne e Silver.

Subito, un domestico si presentò sulla porta e, dopo aver salutato la sua padroncina con gentili parole e sorrisi sinceri, si preoccupò di accompagnare i nuovi venuti all’interno del maniero.

“Se posso permettermi, …miss Sarah non è con voi, miss Lorainne?” domandò il domestico, chiudendosi la porta alle spalle, mentre due valletti pensavano a recuperare mantelli e tube.

“Si è recata con lord Spencer a Green Manor. Noi abbiamo preferito fermarci qui, prima. Sapete dove si trova mio padre, ora?” spiegò succintamente la giovane.

“Si trova nel suo studio, assieme a lady Thornton” asserì l’uomo. “Gradite che vi accompagni da loro, o che mi occupi dei vostri gentili ospiti?”

“Non importa, Mr Robertson. Andremo da loro tutti insieme. Non desidero rubarvi altro tempo. Grazie infinite come sempre” mormorò Lorainne, sfiorandogli un braccio con sincero affetto. “Mi coccolate ogni volta.”

L’uomo allora le sorrise con calore e, dopo essersi scusato con loro, si accomiatò con un inchino e tornò alle sue altre mansioni all’interno del palazzo.

Rimasti soli nell’enorme entrata dalla volta a campana, Lorainne poggiò le mani sui fianchi e disse: “Bene. Sarà il caso di risolvere subito la questione.”

“Prima, pensiamo a Silver e Albert. Credo siano un tantino intimoriti da casa tua” suggerì Lucius, dando una pacca sulla spalla all’amico.

Lorainne, allora, fissò entrambi gli amici e, con un certo dispiacere, dovette rendersi conto della loro reale confusione.

Quel luogo così enorme, buio e freddo doveva apparire ai loro occhi come qualcosa di oscuro e leggermente pericoloso o, comunque, decisamente alieno rispetto a ciò cui erano abituati.

Presa perciò sottobraccio Silver, Lorainne si diresse verso l’ampio scalone a due bracci dell’ingresso, asserendo: “E’ un palazzo molto antico e, nell’antichità, amavano costruire case enormi. I proprietari non dovevano pulirle, quindi non si preoccupavano molto che fossero funzionali, ma soltanto sfarzose e un tantino tracotanti.”

“Lo immagino” mormorò stranamente timida Silver, guardandosi intorno con espressione sgomenta.

Stringendo maggiormente a sé la donna, Lorainne aggiunse: “So che può sembrare un po’ inquietante, ma giuro che non ci sono spiriti erranti, o altro. Io, Sarah, Violet e Paul abbiamo giocato per anni a rincorrerci lungo i ballatoi, mentre nostro fratello maggiore Randolf tentava di fermarci.”

Non appena raggiunsero quello del primo piano, ampio non meno di tre metri, le confidò: “Ecco, guarda. Quando avevo sei anni, ho inciampato contro il piedistallo di quell’armatura. Puoi immaginare il fracasso che ha fatto quando è caduta. Sembrava che fosse crollata un’intera ala del castello. C’è un’eco pazzesca, qui dentro, credimi.”

“Ti prendo in parola, davvero” assentì Silver, continuando a guardarsi intorno confusa. “E dire che pensavo che Liberty House fosse grande. Ma in quanti abitano questo posto? Tutti i tuoi parenti?”

“A parte la servitù, che conta un centinaio di membri, siamo io, Sarah, Paul, i miei genitori e i miei nonni paterni, che risiedono nell’ala ovest. I genitori di mia madre abitano in una villa a York” le spiegò Lorainne, sentendosi improvvisamente sciocca.

Era davvero tutto così opulento, esagerato e inutilmente borioso!

Silver, però, le disse l’unica cosa che avrebbe potuto tirarle su il morale, e farla sentire un po’ meno stupida e superficiale.

Le sorrise, battendole una mano sul braccio, e asserì: “Con una casa così robusta e forte, vi sarete sentiti sempre al sicuro, immagino.”

“Sì. Sempre” ammise Lorainne, regalandole un sorriso grato.

“E’ quanto di meglio possa sperare un genitore per i propri bambini” dichiarò lei, tornando a scrutare attorno a sé con occhi più sereni.

Lorainne le diede un colpetto con la spalla, ringraziandola silenziosamente per quelle parole e, dopo aver indirizzato lo sparuto gruppo verso il torrione est, raggiunse infine una porta a volta e lì bussò.

Non appena udì la voce del padre, gli occhi della giovane si riempirono di lacrime di commozione – le sembrava passato un secolo, dall’ultima volta in cui l’aveva visto.

I motivi che l’avevano spinta lì, però, erano davvero troppo importanti per indugiare nel pianto, e comunque aveva promesso a se stessa di non piangere più.

Non se non strettamente necessario, comunque.

Dopo aver dichiarato la propria presenza, Lorainne entrò quindi assieme agli altri e, con un gran sorriso, si prestò all’abbraccio commosso dei genitori.

Fu splendido assaporare il loro calore, il loro affetto incondizionato e, quando finalmente ebbe la forza di scostarsi, Lorainne sorrise ai suoi compagni di viaggio e disse: “Vi ricorderete sicuramente di lord Lucius Bradbury, spero.”

Anthony assentì con vigore, allungandogli una mano per poi dire: “Ma certo che mi ricordo. Ben trovato, giovanotto. Le mie figlie non fanno che decantare i tuoi successi nel Nuovo Mondo. Spero non abbiano esagerato.”

“Dipende da quanto esse siano state generose con me, ma me la cavo” asserì Lucius, stringendo la mano dell’uomo. “Posso presentarvi i miei amici? Sono Albert e Silver Greyhawk, e hanno deciso di accompagnarci nel nostro lungo viaggio fino a qui.”

Myriam si esibì in una compita riverenza – mentre Anthony stringeva la mano ad Albert e si inchinava a Silver – e, con un sorriso curioso, la donna domandò: “Spero di non essere troppo indiscreta ma… siete per caso dei Nativi Americani?”

“Sono lakota, lady Phillips. Li incontrai anni fa nelle Grandi Pianure. Siamo amici da allora” spiegò succintamente Lucius.

“Caro, dovrai davvero disegnarmi una pianta dettagliata delle tribù native, perché la mia memoria comincia a fare cilecca, e non ho la più pallida idea di dove sia il luogo che hai citato” asserì con un risolino Myriam, prima di spiegarsi meglio con i loro ospiti. “Dovete sapere che sono una collezionista di carte topografiche, e Lucius è stato così gentile da regalarmene alcune del Continente nordamericano, ma sono incomplete, o almeno così immagino.”

“Se sono quelle che abbiamo a Liberty House, sono sicuramente incomplete” assentì Silver.

“Ecco, come pensavo” annuì soddisfatta Myriam, prima di lanciare un’occhiata alla figlia e aggiungere: “E ora, se volete accomodarvi tutti, perché non parliamo del vero motivo per cui siete qui?”

Lorainne impallidì leggermente, a quelle parole e Anthony, nel prendere in mano una lettera dal suo scrittoio, indirizzò un’occhiata curiosa a Lucius, ora perfettamente serio, e disse: “Ammetto candidamente che, quando è arrivata questa lettera, ho inizialmente pensato a uno scherzo.”

“Cos’hai fatto?!” esalò Lorainne, fissando sgomenta Lucius, che si limitò a scrollare le spalle.

“Davvero pensavi che non gli avrei almeno accennato qualcosa, prima di piombare qui in casa sua con la richiesta che sto per fargli?” replicò serio Lucius, fissandola con aperta curiosità.

“Quando l’avresti spedita, giusto per saperlo?” domandò allora Lorainne, non sapendo bene se sentirsi infuriata con lui, o lieta che i genitori già sapessero qualcosa.

“Il giorno dopo il nostro ritorno da… beh, dalla nostra ricerca” dichiarò Lucius, lanciando un’occhiata d’intesa con Albert.

“Oh… e perché non me l’hai detto?” brontolò a quel punto Lorainne.

“Per farti godere in santa pace il viaggio?” ironizzò Lucius, sorridendo a mezzo.

Lorainne ci pensò su un attimo ma, alla fine, mormorò un assenso, borbottando: “Sì, hai fatto bene. Avrei dato di matto, se l’avessi saputo.”

“Lo immaginavo, per questo non ho parlato” dichiarò soddisfatto Lucius, prima di tornare a guardare Anthony e aggiungere: “Nessuno scherzo, comunque, lord Phillips, lo giuro su quanto ho di più caro.”

Sospirando, Anthony allora guardò la figlia e le domandò: “Tu cosa vuoi dirmi, prima che io parta con l’arringa?”

“Che sarei disposta a compiere lo stesso gesto di Cynthia Withmore, pur di stare con lui” dichiarò con sicurezza Lorainne, sorprendendo un poco il padre con la sua uscita.

“Perché tiri in ballo la sorella di Sophie?”

A quel punto, Lorainne e Lucius spiegarono loro della strana coincidenza capitata e, quando ebbero terminato il racconto, sia Myriam che Anthony erano a dir poco sorpresi.

“D’accordo… questo viaggio sta prendendo davvero dei contorni assurdi. Ma sono lieto per i Withmore. Credo che questo incontro farà piacere a tutti, nonostante il passato burrascoso tra di loro” asserì Anthony, passandosi una mano tra i capelli biondi, striati di bianco. “Non ho comunque dimenticato il perché della vostra presenza qui.”

“Non avevo dubbi, padre. Ma posso solo dirti che amo Lucius, ed è una cosa che va avanti da un bel po’, a dire la verità.”

Accigliandosi un poco, Myriam le disse: “Cara, capisci bene che le tue parole sono assai strane. Lui abita a migliaia di miglia da qui, e già da anni.”

“Ma ero io a scrivere a Lucius. Ogni volta. E le poche volte che ci siamo incontrati, sono bastate a farmi capire che, ciò che desideravo da un uomo, lo vedevo in lui.”

Anthony rabbrividì leggermente, a quelle parole, ma domandò: “Senza scendere nei particolari… cosa intendi dire?”

Lorainne, a quel punto, si alzò per abbracciare il padre e, contro il suo petto, mormorò: “Un uomo che non mi tarpi le ali, che sia interessato a ciò che amo, e non mi condizioni nelle scelte. Un uomo con cui posso condividere i miei desideri, ma che sappia anche difenderli. Ecco, ho sempre visto queste cose, in Lucius e, anche se molte cose di lui le ho imparate solo tramite epistola, il resto l’ho scoperto – o ne ho avuto conferma – durante il nostro soggiorno a Liberty House.”

“Dove tu ti sei comportata bene, vero?” sottolineò Anthony, carezzandole gentilmente la schiena.

“Ovviamente. Non sono Sarah, sai?” ammiccò Lorainne, facendo la finta tonta.

Myriam sospirò per diretta conseguenza e, passandosi una mano sul viso, asserì: “Giuro che le ho allevate bene.”

Albert, a quel punto, sorrise alla moglie per un istante prima di dire: “Se posso permettermi di intervenire, non avete di che preoccuparvi. Vostra figlia è la quintessenza della generosità e del coraggio e, con mia moglie, è stata la migliore delle amiche. Non potrei desiderare altra donna, per il mio migliore amico.”

Anthony e Myriam sorrisero spontaneamente, a quelle parole e Silver, intervenendo a sua volta, mormorò: “Ho subito torti dagli uomini bianchi che tento di dimenticare, e sia mio marito quanto Lucius conoscono il mio odio verso coloro che mi hanno fatto del male. Lorainne, però, è stata capace di oltrepassare la mia barriera difensiva e si è insinuata dentro di me, mostrandomi una luce che pensavo di avere perso. Le devo molto, e la considero la mia migliore amica.”

Lorainne si coprì la bocca con una mano per soffocare un singhiozzo e, lasciato l’abbraccio del padre, si avvicinò a Silver e la strinse a sé con forza.

“Non mi devi niente, davvero.”

“Permettimi di pensarla diversamente, Mni Itaca.”

Carezzando i capelli della figlia, Myriam le domandò: “Cosa significano quelle parole, cara?”

“E’ il nome che mi ha dato Silver. Significa ‘acqua che scorre’.”

Entrambi i genitori si guardarono dubbiosi per un attimo, prima di convenire nel dire: “Ti ha guardata mentre suoni, vero?”

Silver sorrise della sorpresa di Lorainne, e chiosò: “Vedo che non sono l’unica a pensare che tu sia come acqua di ruscello.”

“Abbiamo sempre apprezzato le sue doti di musicista, anche se è pur vero che Lorainne eccelle in tutto ciò che le piace” dichiarò orgoglioso Anthony. “Avete saputo leggere molto bene nell’animo mia figlia, Mrs Greyhawk, e sono lieto che, in terra straniera, lei abbia già un’amica come voi.”

Silver gli tributò un ossequioso cenno del capo e Lucius, nello scrutare i suoi amici, asserì: “Lorainne è amata da tutti, a Liberty House e, pur se so che sentirà la vostra mancanza, di certo non le mancherà l’amore. Su questo, posso giurare anche sul fuoco. Ho compreso con fin troppa chiarezza quanto, il solo pensiero di perderla, fosse insostenibile, per questo ti ho scritto, lord Phillips, e sono voluto venire di persona per chiederla in sposa.”

“E il tuo cantiere?” domandò Anthony.

“Ho persone fidate che stanno portando avanti il mio lavoro e, anche se Andrew si era offerto di fare il mio portavoce, ho preferito sbrigarmela da solo. Lorainne è troppo importante, per delegare ad altri il mio ruolo” gli spiegò Lucius, sicuro di sé.

Anthony, allora, sorrise e disse: “Anche se si fosse presentato Andrew, non avrei potuto che accettare.”

“Come?” esalarono in coro Lorainne e Lucius.

Anthony scrutò la figlia in viso, si avvicinò per carezzarle una guancia e aggiunse: “Ricordo bene il tuo volto, quando partisti. Avrei desiderato uccidere Michael Donahey con le mie stesse mani, per come ti aveva ferita, ma quando sei entrata in questa stanza, e ho visto i tuoi occhi, ho capito che le parole scritte da Lucius nella sua lettera, erano vere. E cosa posso sperare di meglio per mia figlia, se non colui che ha saputo farla rinascere?”

“Anche se dovrò andarmene?”

“Il tuo Lucius costruirà navi più veloci, ed esistono pur sempre le lettere” chiosò Anthony, e Myriam assentì.

“Papà…” mormorò Lorainne, mordendosi il labbro inferiore per non piangere.

“Ora che ci penso, questa è la richiesta di matrimonio più pacifica e normale che si sia avuta nella nostra famiglia da un po’ di anni a questa parte, così come in quella di Christofer” dichiarò a quel punto Anthony, tutto soddisfatto. “Dovrò vantarmi un po’ con lui.”

Scoppiando a ridere, Lorainne assentì e si gettò tra le sue braccia, scoppiando finalmente a piangere.

Nell’asciugare una lacrima dal viso della figlia, Anthony chiosò: “Direi che puoi anche cancellare quell’ampolloso ‘lord Phillips’ e tornare a chiamarmi Anthony.”

“Ho preferito fare le cose come si deve… Anthony. Non si sa mai. Per Lorainne, potrei anche comportarmi da compito damerino, se servisse” ammiccò Lucius, stringendo la mano del futuro suocero.

Lory rise e, stringendosi al pare – tutto sorridente e lieto – celiò: “Preferisco tu non lo faccia. Credimi.”

“Come voi desiderate, milady” ammiccò il giovane, esibendosi in allegro inchino.

 
 
 
N.d.A.: i nostri eroi sono infine giunti a casa e, a sorpresa, Lorainne scopre che Lucius ha inviato una lettera a Anthony per metterli al corrente di tutto. Direi che ha fatto bene, così si sono evitati svenimenti o colpi di testa.
In ogni caso, rimane ancora lo scoglio dei coniugi Withmore, ma scopriremo le loro reazioni già dal prossimo capitolo, non temete. A presto!
  
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