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Autore: queenjane    26/06/2018    2 recensioni
Qualche capitolo su Andres Felipe León dei Fuentes, il principe, l'eroe, amato marito di Catherine Raulov, dal primo capitolo " Gli occhi verdi di mia madre, aperti, quando le ho detto addio, un ragazzino di 13 anni che prendeva a pugni i tronchi degli alberi, il dolore alle nocche per non pensare al dolore dentro, lei era morta da poco e non sarebbe più tornata. Un sorriso nelle foto, ricordi, e poco altro.
MAMMA.. dove sei..E so che non pronuncerò più questa parola, intima e segreta, da ora in poi Sofia Funtes sarà “madre”, “Mia madre..” Immutabile come i Pirenei, le punte acute e nevose, contro lo sfondo di cieli di zaffiro e ametista.
La prima e tenace perdita, senza ritorno, le sue spoglie mortali avrebbero riposato nella cappella dei Fuentes, accogliendo pochi anni dopo quelle di mia moglie e mio figlio, in attesa della resurrezione della carne.
Se esisteva un paradiso, vi erano di sicuro, per loro e non per me.
Ero un mortale, anche se mio padre era il principe Fuentes, non certo Achille od Ulisse, avevo bisogno di amare, non ero perfetto, non ero un santo, od un asceta.
Ero solamente io."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Molti anni dopo,  nel 1917, quando Andres e io ci eravamo sposati da pochi mesi, io incinta del nostro primo bambino, lui ricevette una lettera che gli fece sorgere istinti omicidi,  di voler strozzare la sua antica amante.
 “A Sua Eccellenza, il Principe Andres Felipe Leon Fuentes, conte de la Cueva” rilessi,  i caratteri erano chiaramente femminili, rotondi e curati, che roba era giunta da Copenaghen, la Danimarca era rimasta neutrale e da là transitavano raccolte di medicinali, volontari per il fronte e missive. E pettegolezzi.
Guardai chi scriveva .. il mittente vi era, una tale Elisabetta de Castro, nome e cognome nulla mi suggerivano. Soprattutto cosa voleva da mio marito?era un pacchettino, che doveva contenere una lettera e poco altro, era giunto dalle terre danesi all’ambasciata spagnola, rimbalzando poi a Carskoe Selo. La posai sul tavolo della colazione, massaggiandomi il ventre,  avere scorso una volta corrispondenza che non mi era indirizzata aveva causato un disastro senza appello. Avevo imparato, forse, tralasciando che guardare il mittente non era un reato.

“Erzsi..”  il suo volto divenne cinereo, un tornado che stava per scoppiare. “Elisabetta de Castro è Erszi?” era uno pseudonimo, era ammattito?cosa stava blaterando? “Andres, la lettera è tua, leggila senza me tra i piedi, non ti chiederò nulla”E mi costava dirlo. “Non ho idea di cosa voglia, rimani..” mi sedetti, guardandolo mentre apriva, vi erano vari fogli e delle foto, annotai mentre Andres si copriva la bocca con la mano, pensai che stesse svenendo, le sue reazioni erano sempre improntate alla calma, di rado era impulsivo. E il suo pugno si abbattè sulla parete, spaventandomi a morte, non scattai in piedi per lo spavento, ero paralizzata. “Maledetta Erszi..” accartocciò il primo foglio, il resto cadde per terra.
“Andres..” trassi fiato, ero ancora lì, eravamo sempre noi, ognuno sospeso sul proprio inferno, raccolsi quanto era caduto e smisi di respirare a mia volta.

..come iniziare? Ho principiato a scrivere venti volte e venti volte ho scancellato, è dura da annotare, per me, figuriamoci per voi da leggere. Come chiamarvi.. Mio caro Andres, o caro Fuentes.. oppure un cauto esordio..sapere della vostra salute, congratularmi per le vostre recenti nozze..Tutto e nulla, una volta ero il vostro amore. Dritta al punto, direste, noi un tempo ci davamo del tu e abbiamo spartito molto. Perdo le parole, non so cosa dire di preciso, impulsiva come solito.. viziata ed egoista, vi turberò, e tanto.. O dal principio.. Avete una figlia, Andres, si chiama Sophie, anzi Sofia, il vostro ultimo dono per me, nata il 20 aprile 1912” 

Sophie, la principessa delle assenze
Occhi Fuentes, dalle distanze, in un viso infantile, rimbalzavano su noi. L’attaccatura del naso di Andres, la sua ampia fronte, scuri i capelli, gli occhi … le immagini erano in bianco  e nero, e tanto avrei scommesso che erano verdi. Di fumo, dalle molteplici espressioni, una meraviglia, remoti e assorti come quelli di Andres. E vedevo una donna bellissima che stringeva una neonata tra le braccia, dai capelli scuri. Una bimba che cresceva, splendida, esile, alta per la sua età..annotai, con un duro, severo cipiglio che si scioglieva tra le braccia di sua madre.. “Erzsi e TUA figlia..” “Catherine, sul mio onore io non sapevo di avere ..questa bambina” vero, era impossibile che raccontasse balle su quello.

“Sophie, come tua madre”
 Come uno stallone lascia il segno nei suoi puledri, così Andres avrebbe messo il suo marchio  su ogni suo discendente. Da Xavier e Sophie, passando per altri figli, a partire da Felipe, il primo che abbiamo concepito insieme. Mi presi il viso tra le mani, mi imposi di essere calma, io che ero notoriamente l’agitazione personificata. “Prendi un sorso di brandy, respira e riprendi.. Io non continuerò, se non vuoi, uscirò dalla stanza e ..Non per paura o che, solo che sono cose tue, su cui io non ho diritto.. E non ti chiederò nulla” discorso sconnesso, quello che intendevo si riferiva alla libertà che lui mi aveva dato, di chiudere con il passato, quando avevano catturato il vigliacco che aveva ucciso Luois, il mio primo, amato marito, avevo assistito alla sua esecuzione e .. Mi aveva lasciato libera, di chiudere almeno un poco con quel dolore e senso di colpa.
Non volevo, dovevo  essere avventata, impulsiva, il terremoto rappresentato da fogli filigranati annotati in inglese, foto e via così poteva minare in maniera irreversibile il nostro matrimonio. E se una donna dice a un uomo che ha un figlio è quasi sempre la verità. Ed era stato prima del matrimonio, prima ancora che ci ritrovassimo. Che dovevo rinfacciargli, a lui.. Oddio. Perchè?
“NO..Ora no”gli carezzai i capelli “ora .. ti vorrei dire dall’inizio, e sarà dura..”e cercava il mio tocco, non mi respingeva.
“Dimmi la verità Andres..non farò scenate o che”il giovane zarevic Nicola Romanov aveva intrattenuto una relazione prima del matrimonio con Alix con mia madre Ella, il cui risultato era stato me. L’uomo che per il mondo era il mio padre, il principe Raulov, era stato un tormento, picchiava me e mia madre, uno stillicidio, un inferno. Per non soccombere, che quando chi dovrebbe amarti, sostieni che sei una nullità, ero diventata una egocentrica di primo rango, l’amore che mi aveva dato Olga, come Tanik, Marie e Anastasia,  per non tacere dello zarevic e di mio fratello Sasha, passando per mia madre mi avevano salvato dall’impazzire, e io li avevo fatti impazzire, ero stata dura, arrogante, superba, che mi curavo solo di me stessa, spesso se non sempre. E lo sapevo, lo avevo saputo per caso, con effetti irreversibili, mi ero sposata di gran carriera nel 1913, rimanendo vedova l’anno successivo, inventandomi una nuova vita e ritrovando poi Andres, che a sua volta ne aveva passate, di tragedie e casini, forse migliorando, che quello che avevamo ora era fragile e bellissimo.. Un tesoro, un miracolo come quando abbracciavo lo zarevic, non andava buttato alle ortiche. Quando avevo cercato di essere meno egoista, cinica e amara, la mia vita era diventata migliore, lo ero diventata per difesa, prima, attaccavo per proteggermi, e soffrivo io per prima. Ero fredda in apparenza, passionale in privato, cercavo di mantenere sempre la mia parola..

“Me ne sono andato  nel settembre  1911, dopo il suo compleanno, lei è nata il 2 settembre” calcolai i tempi, ci potevamo stare.
“.. fa male rievocare la felicità che abbiamo spartito, ridere di tutto e nulla.. Ah.. non voglio essere impudica, tranne che se fossi rimasto sarebbe successo uno scandalo, i cui precedenti sarebbero risaliti a mio padre.. sono scivolata al Tu, Andres, mio caro. Eri riuscito a convincere mio nonno a lasciare passare le offese, come acqua su un sasso, lui aveva visto Solferino, il mondo merita pace, no? Sbaglio, forse, tranne che ho spartito con te più che con ogni persona, anche da assente(..) Ti eri svegliato, ti avevo scosso e avevi raccontato, di un incendio, tragiche circostanze, se Isabel non fosse morta non ti avrei mai incontrato.. A volte le cose accadono, e non è colpa di nessuno, tranne che ora comprendevo la tua ostinazione  a usare precauzioni, per evitare concepimenti. Come se avere un figlio da te fosse un’onta.. Una maledizione. Invece era amore… Non un capriccio, che sarebbe sfumato in poche settimane.. dico amore, che a modo mio ti ho amato .. Un modo egoista e contorto. E meritavi di meglio che passare la vita ad essere un mio giocattolo, un cagnolino attaccato alle mie gonne, che più rimanevi e più non avrei voluto mandarti via.. Andres, avevi vissuto per anni in solitudine, braccato dal senso di colpa, evitando di amare..dovevi guarire, in parte lo eri già, che ti eri innamorato di me..E per te non era sufficiente, meritavi una famiglia. E desideravo che mi rimanesse qualcosa di te.. Hai passato anni in solitudine, braccato dal senso di colpa, ma stavi guarendo, esserti innamorato di me era un primo passo… E non potevamo stare insieme, avere una vita insieme, alla luce del sole..ti ho amato, ti amo Andres, egoista, cocciuto e testardo, sei passato nella mia vita come una cometa, un lungo addio, so che tua nipote si chiama Elisabetta, il corrispettivo spagnolo di Isabel, tua prima e amata moglie, nata nel 1912, quindi l’equazione per me è risolta ben presto 
“..l’ho capito subito, in fondo i sintomi mi erano ben noti. “Deve andarsene ..Erszi, un annullamento non è possibile e sarebbe uno scandalo senza ritorno” “E se aspettassi un bambino?”sfidando l’autorità “Sarà figlio di tuo marito, no? E non sarai né la prima o l’ultima..Promettimi di tacere..” Lui era l’impero, l’impero era lui, ha lottato fino alla morte per mantenere l’unità.. E aveva ragione, non sarei stata la prima o l’ultima, ti amavo Andres e temevo il futuro
Senza andare troppo a ritroso, si era sussurrato per anni che Maria Valeria, l’ultima figlia di Sissi e Francesco Giuseppe, avesse avuto come padre naturale Andrassy, un politico ungherese, la sorella di Sissi, Maria Sofia di Napoli, aveva avuto una figlia illegittima dal suo amante belga, ai tempi dell’esilio di Roma, Maria Larish, cugina di Rodolfo, aveva appioppato al marito due illegittimi.
Io potevo solo tacere, ero la bastarda dello zar.
“..  e te ne sei andato, il 20 aprile 1912 è arrivata lei.. Sophie Marianna, come tua madre e tua sorella. Con W.-G. (iniziali di suo marito) siamo separati nei fatti, io ho vissuto per lo più in Boemia con Sophie e Stefania, la mia quartogenita, i tre maschietti nel collegio militare.. Poi è scoppiata la guerra e sono diventata patronessa di vari comitati caritativi e via così..Andres, la tua assenza è una eterna amputazione.. E ora vuoi conoscere tua figlia, almeno a parole, i suoi gusti e preferenze, la testardaggini, davvero, è tua.. (tralasciando che ho avuto rapporti solo con te, precisazione non necessaria ma doverosa).. Andres, è come te, spaccata.. ”
Le piacevano i cavalli. Amava i cibi salati, era arguta e divertente, un terremoto di vivacità.. aveva imparato a camminare a 11 mesi, passando direttamente dal gattonare alla locomozione.. Andres ingrassava di metaforico orgoglio a ogni parola, guardava le foto, stupito, commosso e rapito, digerendo quella paternità inopinata, che gli era caduta tra capo e collo.  E arrabbiato, con Erszi, che non glielo aveva detto, che lui le sue responsabilità se le prendeva eccome.
“.. dopo che è morto mio nonno, la situazione è peggiorata.. Irene, mi chiamavano con caustica ironia, che in greco vuole dire pace..”Tradotto, l’avevano messa all’angolo, che lei era una pacifista, venti a uno che le mezze, segrete proposte di pace del precedente autunno, partite dall’Austria, quando suo nonno l’imperatore era moribondo, se non morto, erano dovute a un suo impulso e il successore Carlo vi avrebbe ben dato seguito, tranne che comandavano i militari e non lui.. Era più a suo agio con le preghiere che con  le faccende militari..Un debole leader, che non si sapeva imporre, avesse regnato Rodolfo, il padre di Erszi, sarebbe stato diverso. Lui era un anti militarista, un anti clericale, amico del popolo, la sua morte era stata una apocalisse.. E tanto era sepolto da quasi 30 anni nella cripta dei Capuccini, Erszi aveva perso il suo protettore, il suo baluardo e .. “Con le due bambine sono giunta a Copenaghen..” E non era rimasta a terra, che aveva dirottato buona parte del suo strepitoso patrimonio privato in Svizzera, era arguta e previdente.. In un dato senso, fossero state diverse le circostanze, mi sarebbe risultata simpatica. Era una stronza, in un dato senso, una guerriera e una lottatrice, una che non mollava mai.  Accidenti a lei ed Andres. “.. ho sbagliato, forse, a non dirtelo allora  e a dirtelo adesso, hai perso anni, una possibilità, ho deciso io per te e mi pesa.. Il solito fatto compiuto, e ora hai una moglie.. che di certo ami, ricambiato, se ti sei sposato è per amore, in questo senso non sei mai cambiato, leale, la tua parola è solo una sia nel bene che nel male, Catherine Raulov, la ragazza dalle iridi di onice.. Che di certo vorrà dei bambini da te, e ti devi togliere l’idea che avere un tuo figlio sia una maledizione. Non ti chiedo di perdonarmi, non sono così folle..”
“Sofia è un bel nome” osservai, in tono pacato. E lo pensavo realmente.
“Sì..”era già entrato in possessiva modalità di orgoglio paterno. “E’ splendida..”
Per quanto sul momento avessi pensieri poco amabili su Erszi,  aveva sollevato Andres dalla sua ossessiva idea (che in fondo lo pensava, ancora) che avere un figlio da lui fosse una maledizione, era contento della mia gravidanza e insieme aveva paura che mi venisse un accidente irreversibile, pensiero poco confortante e tuttavia plausibile, visti i precedenti che si attribuiva.
Pensiero mai espresso con me e tanto lo decodificavo, quando volevo ero empatica. E non ero una aspirante martire, una pura e ascetica santa,a ogni donna sarebbe scocciato apprendere quelle notizie sul marito.. tranne che una scenata non avrebbe dato alcun riscontro positivo.
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine” Ad Alessio dispiacque che non fossi venuta, avevamo visitato la fabbrica di armamenti P. e quale fu la sua sorpresa quando vide il prototipo di un nuovo modello d’aereo, su cui salì.. Era raggiante di gioia, affermò che l’idea era stata tua, anche se l’aveva propugnata Tatiana.. Rivedo la sua gioia, intatta, perfetta, si sentiva un re e poi libero, che ce lo portammo, dopo, a Carskoe Selo a girare, visitando l’orfanotrofio, al vostro villino per un tè, era raggiante..E non avresti mancato, se non fosse successa qualcosa.. Che non chiesi, eri stranita, come Andres, pure gentili e sorridenti come sempre. Inutile forzarti, non era aria, tralasciando che me lo avresti detto prima o dopo, forse. E poi arrivarono i vostri compleanni, tu il 27 gennaio, lui il 28..Alessio fece la sua passeggiata con te nella capitale, in incognito, e di diede il suo regalo, diciamo personale, un quadernetto dalla copertina azzurra, alla cui prima pagina aveva annotato  dei versi dell’Odissea e un suo augurio. Rimanesti allibita, a dire poco, tanto che sul momento pensò che non ti piacesse, invece era il contrario. Amavi Omero e aveva cercato i versi con cura, annotandoli sul quaderno, con il suo personale commento ed augurio, disegnando una gattina (Kitty  Cat) e il tuo fiore preferito 

 “Alexei, zarevic, vi è piaciuto ieri..?”
“E’ stato stupendo, perché non c’eri?”
“Io che c’incastravo.. “Mi imposi di sorridere, un meccanico movimento dei muscoli facciali
“ Un nuovo modello di aereo..per la primavera.. “mi raccontava, e lo ascoltavo a rate E se ero turbata, non me la potevo prendere con lui. E si era sorbito anche troppe scenate “Cat.. che hai?”una piccola ombra sul viso, mi scusai con un piccolo cenno della testa
“Pensieri, scusami Alexei, riprendi, hai tutta la mia attenzione da ora” E la ebbe, mi distrasse da Andres e le novità del giorno avanti, gli sfiorai un braccio che avevo paura di fargli male.
“Guarda che carino”indicandomi uno dei cervi addomesticati del parco imperiale, sbucava sullo sfondo, camminava lento sulla neve e lo presi per mano lieve come brina, ero meno rigida ..Alessio, bambino mio, riflettei con tenerezza
“Fermati e chiudi gli occhi”ordinò e soffiò sulle mie palpebre chiuse “Via i cattivi pensieri”
“Va bene, continuiamo a camminare ..”
“Fammi un sorriso, dai, vero“
“Grazie, tesoro, oggi sei davvero un angelo”rise e  mi prese il braccio, saldo e deciso. “Dopo veniamo a casa tua per il tè.. e ..”
“Ti aspetto, con piacere.. vi aspetto con piacere.”che vi era un certo incombente prima da sbrigare. Ti adoro, zarevic, pensai, scusami se sono andata fuori di testa-..ed ero distratta, tesa, assente, almeno non ti ho fatto una scenata “Alexei..” “Cat, tranquilla.. aspetti un bambino, i pensieri sono normali” “Vero.. sai che ora lo sento muovere? È buffo, è strano.. sto bene” prevenni la sua domanda ansiosa”Quando tua mamma ti aspettava ..”rivissi il momento, avevo messo i palmi sulla sua pancia dilatata, enorme ai miei occhi di bambina “..era contenta, davvero, zarevic, si metteva le mani sul ventre, così, e ..” le posai sulla mia pancia “ Parevi rispondere.. un calcio era un sì, due no”
“Davvero?posso..”dalle profondità del mio corpo partì qualcosa “Ciao” sussurrò lo zarevic serrandosi addosso. Mi chinai, sussurrando “Bambino mio” e non mi rivolgevo al mio, ma a lui. E la confidenza reciproca, molto dopo quando ho letto le memorie delle Vyribova, rilevo solo che non compaio da nessuna parte, lei è una santa, una martire, tutta una agiografia. Come no. “Un bambino fortunato..” “Certo” una pausa brevissima. E era il mio bambino, lui, sia nel breve che lungo termine...


Erzsi aveva lasciato il suo indirizzo, un numero di telefono, indicando gli orari in cui era a casa, che lo conosceva bene, Andres, che le sue reazioni erano sempre rapide, dirette,  errate o meno che fossero. Giusto la distanza gli aveva impedito di partire di gran carriera e aveva aspettato qualche ora per calmarsi. Quella sera avevamo parlato e stilato un programma di massima, se non mi ero  sentita male sul momento non sarebbe accaduto più. E i bambini non hanno colpe, come dicevo allo zarevic, non decidono da chi nascere o dove.. Una ridda di sensazioni, confuse, astruse. E Andres non aveva nulla da nascondermi,era leale, un rompiscatole, e mi amava.. Ci siamo amati per tutta la vita. 
“Buongiorno, potrei parlare con Elisabetta de Castro. Credo che aspetti ...”
“.. questa chiamata. Sono io, Andres.. il numero è diretto“
“Ho letto e .. sono rimasto .. sconvolto. Potevi dirmelo, Erzsi” si toccò la fede. E aveva usato il suo nomignolo.
“Situazione assai surreale.. “
“Come te.. allora, come stai?”
“…Andres, solo tu puoi uscire con queste domande..Me la cavo..” la sentì ridere.
“.. teniamoci in contatto, non dirò nulla.. quando sarà finita la guerra, mi farebbe piacere vederla.. almeno una volta.. Erzsi..” dove si era cacciata quella folle? Che voleva da lui.. il suo primogenito era morto troppo presto, per anni si era vietato di desiderare un altro figlio, un futuro, e ora apprendeva quanto la sorte fosse cinica.. O ironica. Che Erzsi aveva mantenuto la parola data al Kaiser, di non creare scandali, ma lui era morto e.. La verità può sconvolgere ed essere una liberazione. Manco sapeva cosa provava.. Una figlia e un altro in arrivo, Catherine era stata eccezionale, moglie migliore non la poteva avere.. O scegliere. 
“Ci sono.. ti farebbe piacere sentirla?Giusto un ciao al volo.. è qui con me, in fondo alla stanza e mi sta guardando allibita, che ho riso..aspetta..” avevano parlato in inglese, lui deglutì a secco.
“Salve, piacere di sentirvi.. ora torno a giocare” buffa, tenera
“Il piacere è mio, principessa Sophie. Ho conosciuto vostra madre, tanto tempo fa..” Sophie. Come sua madre.
“Ciao.. certo siete simpatico, lei non ride mai..”
“SOPHIE!! Questa peste.. Allora, ti scriverò ancora.. e va bene così, grazie Andres, dopo tanti anni ..”
“Grazie a te, Erszi..”
Posò la cornetta, svuotato, il viso tra le mani, si rialzò in piedi e venne da me. “Grazie, Catherine” io avevo sentito, appellandomi al coraggio, alla pazienza. Via i cattivi pensieri.
Quel pomeriggio, prima che venissero per il tè, feci le mie famose patatine fritte, spadellando come una invasata, una torta di mele, che incontrò la soddisfatta approvazione dello zarevic, che si premurò di non lasciare una briciola.

E per me era dura.

Comunque, Alessio aveva fatto la sua passeggiata con me a Pietroburgo, una dolce e fredda mattina di fine inverno, i primi di febbraio.
La sua mano sul braccio, parevamo, come in effetti eravamo, un fratello e una sorella che facevano una passeggiata, lui con un cappotto da ufficiale, ben bardato contro il freddo, io in pelliccia, con un piccolo e sobrio cappello, sorrideva mentre mi indicava un punto o faceva un’osservazione. Giusto un’ora, lo portai in un negozio di giocattoli, scelse un piccolo e vivace aeroplano per la sua collezione, poi filammo a prendere un caffè e una fetta di torta.
“Per te, buon compleanno, anche se è già passato”porgendomi un pacchettino rettangolare.
“Ma..”
“Questo è mio personale, apri, è un pensierino..”Modesto, sorridendo come un rubacuori, un folletto, gli occhi azzurri pieni di aspettativa, ridenti come un cielo estivo. “Ho risparmiato sulla mia mancia mensile e ci tenevo, dai”
Un quadernetto dalla copertina azzurro polvere, semplice e raffinato, alla cui prima pagina aveva annotato  dei versi dell’Odissea e un suo augurio.
“Chè spesso si consola col racconto
Dei suoi dolori l’uom che molto errato 
Abbia e molto patito..” Un intervallo “Omero, libro XV dell’Odissea..” Alzai gli occhi, lo guardai, osservava i ghirigori del piattino, quindi me, le tazze e la tovaglia.
“Cat..” incerto
Ho controllato, spero sia esatta, la citazione, io faccio una parafrasi, ovvero che tu racconti e viva tante cose belle. So che ti piace Omero.. Buon compleanno, Catherine, un bacione il tuo piccolo principe ” E aveva disegnato una gattina con un fiocco rosso e una rosa bianca.  
Una gattina, Kitty Cat, la rosa bianca il mio fiore preferito.
 “Grazie, è bellissimo” le vene del collo erano tese e pulsavano, sussurrai, ero rimasta basita per un lungo momento, una così lunga pausa che pensava non avessi gradito “Scelto con amore..l’azzurro, il mio colore preferito, il mio poeta preferito..Un augurio e il mio nomignolo, un fiore che adoravo.. E adoro. E’ splendido tesoro”
“Sicura che non lo dici per farmi contento?”
“No”una pausa “Solo che siamo in pubblico, ti salterei in braccio, non credo sarebbe decoroso”mi saltò lui addosso nel primo momento utile. Già. Ossa di fumo, capelli di seta, era argento e cristallo, delicato e prezioso, gli baciai la fronte, mi faceva il solletico, mi abbracciava a tutto spiano “Aleksey” “Yeskela” mi confutò “ Sai con  il figlio del Dr Deverenko siamo amici e ci scriviamo i nostri nomi al contrario”Sorrisi
“Kolya.. Aylok.. anzi” ridacchiò “E tu sei Tac ..” “SSt “ ridendo “Tac – tac..” me lo serrai addosso, delicata “E’ un continuo, una volta mi hai fatto pervenire un mazzo di rose bianche dalla Crimea”
“Quando mi riprendevo dalla crisi di Spala” rabbrividì, un fugace momento di quello sofferenze, in cui aveva invocato la morte come una liberazione, io che lo facevo mangiare,ricordando che amava  i mirtilli, una fetta di pane e marmellata blu lo aveva ristorato.. Un pensiero, come ora, rabbrividii a mia volta “Tesoro, mi spiace..” che idiota, ero una povera idiota“Tranquilla” “Alessio, non era una gaffe.. volontaria anche se..sei stato meraviglioso” “LO SO” scrutandomi con quei grandi occhi azzurri “Che non ti posso regalare una rosa, almeno di carta, senza rievocare ..ricordi che pensi cattivi” un momento “Invece eri sempre lì, mi facevi ridere, mi distraevi..” “E ti sentivi al sicuro”lo circondai con le braccia con delicatezza “Una tua fissa.. sei te che ci tieni al sicuro”
“Che scemenze dici..Io devo stare attento a  tutto, la prima parola che mi hanno insegnato è.. attento.. Non correre, non saltare troppo, attento a quando giochi”
“Tu non molli mai, un soldato, un guerriero..”
“Come la bambina che conoscevi, quella che cercava di stare sempre bene, che non mollava mai” Anche se non era quasi mai simpatica o gentile.. la bambina che era stata, erede di botte e violenza, amata da Olga, ricambiata in misero modo, che amava Alessio, che aveva cercato di non soccombere al buio.
Quella bambina di un tempo remoto, io.
 
Intanto, vennero dati ricevimenti e feste, gli zar cercavano di dare l’impressione che tutto andasse bene. Ed era una mascherata, un naufragio.
Vi furono concerti nei salotti, commedie per i ragazzi.
Ad un banchetto di Stato in onore dell’alta commissione britannica, Alix comparve in un abito color crema con ricami azzurri e argentati, la sua squisita bellezza che ritornava, ma il suo sorriso si era spento. Eravamo presenti pure io ed Andres, io in rosa cipria, lui con la sua uniforme da generale dei dragoni spagnoli, aveva iniziato a rivestirla da un giorno all’altro, dopo la notizia di Sophie. In fondo, per quanto membro della Ocharana, rimaneva un militare di alto livello, veniva a patti con il passato, alla fine, per vivere meglio il presente. Mangiammo crema d’orzo, torta in aspic, pollo con insalata di cetrioli e gelato al mandarino, il cibo era squisito, l’ambiente elegante e tanto mancavano allegria e divertimento.
“Che hai inventato sulle braccia?”rilevai, quando ci ritirammo, annottando le fasciature per passare ad un argomento più allegro.
“E dove lo hai scovato un tatuatore? Erano anni che avevo voglia di farmene di nuovi”scrollai le spalle “Per te questo ed altro..fammi vedere. Sono curiosa. ..” togliendo le bende
Una rosa bianca, di squisita perfezione, sull’avambraccio destro, ove lessi “Catherine”, che la sua rosa invernale ero io.
E sotto il fiore tenuto dal leone rampante, l’elenco era stato aggiornato, vi era Xavier 1901, poi Sophie 1912 e Felipe 1917.  I suoi figli, che avrebbe sempre portato con sé. E andava bene in quel modo.
“Grazie Catherine”
“Sono un fiore eh.. molto suggestivo.. E potrei avere una bambina, in ogni caso..” e mi amava e celebrava, secondo suo modo, eravamo sempre noi, ammaccati e sempre vivi, i principi dell’inverno.  Lo baciai sulle labbra, tesa verso di lui.
“Andiamo a letto” dolce, maliziosa, che lo desideravo fino allo stordimento e ci incastravamo alla perfezione, gravidanza o meno.
Ed  i disordini continuavano  e mi pareva di essere di nuovo nel 1905, quando vi era stata la domenica di sangue ed una mezza guerra civile. E si parlava di cospirazioni per far abdicare lo zar in favore di Alessio, la situazione stava degenerando.  Alix era odiata da tutti, era considerata la paladina della Germania e ne parlava finanche la gente comune. 
Avevo letto il segreto rapporto redatto dalla Ocharana intorno alla metà di gennaio, sulla situazione del governo “..Nei vari ambienti della società circolano le voci più allarmanti, da un lato sull’intenzione del governo di prendere misure reazionarie e dall’altro, su presunti piani di elementi e gruppi ostili che starebbero organizzando disordini e moti rivoluzionari” 
   
 
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