Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: Lady White Witch    27/06/2018    2 recensioni
[Scritta in collaborazione con IMmatura. Grazie a te, che supporti sempre i miei scleri]
'' Si, ma le mie scorte di dolci sono al sicuro?'' Questione di priorità, dopotutto.
‘’ Temo di no, altezza ‘’ fu la risposta del ragazzo, ancora ansimante per la corsa.
'' Come?''
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Ariovisto voltò il viso verso l’altro, e con un’espressione che avrebbe fatto raggelare il sangue nelle vene a chiunque, disse:’’ Com’è possibile che non siano ancora nate? Eppure le profezie che abbiamo trascritto erano chiare!’’
" Colpa di come scrivi tu i numeri nelle profezie, tutte stanghette, crocette, letterine... non si capisce un cazzo e poi uno sbaglia decennio. "
‘’ Quindi, adesso che facciamo?’’
L’Oracolo fece spallucce.
‘’ Tocca inventarci qualcosa… beh, che ne dici di utilizzare i loro genitori? Sarebbe preferibile scegliere le madri, ma in caso di necessità andranno bene anche i padri.’’
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"Riesco a rintracciare solo i padri..."
"Usiamoli, allora!"
"Ma che cazzo dici? Secondo te si mettono a svolazzare in vestitini sexy?"
"Vedi che non siamo su Italia 1, si può fare. Il crossdressing al pubblico piace!"
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: 2p!Hetalia, Canada/Matthew Williams, Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'FrUk Collection - Quando una rana e un coniglio... '
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The Guardians

Se loro sono gli eroi, noi  siamo spacciati

 

 

Capitolo 15
Il corno di  Hypnos – Benvenuti sul set di The Walking Dead

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 

 

Meridian
Palazzo reale


“Ehi fratellino, mi pagheresti la cauzione?”
Matt inarcò un sopracciglio. Aveva aspettato per tutto il giorno una chiamata da Allen e, quando finalmente lo scemo lo contattava, era per chiedergli di pagargli la cauzione? Come se a Kandrakar accettassero soldi!
“No.”
“Andiamo! Ho fatto quello che mi avevi chiesto!”
“E hai fallito.”
“Per una serie di circostanze assai sfavorevoli.”
“Hai sottovalutato i Guardiani!”
“Mi ha fregato un tizio di
 Basiliade…il ché, ora che ci penso, è peggio.”
“Almeno te ne rendi conto” sbuffò il mutaforma, superando il laboratorio di Oliver.
Era preoccupato: il principe era chiuso lì da due giorni, Dio solo sapeva cosa stava facendo. Ricerca di fonti magiche? Esperimenti per abbattere la Muraglia? Preparazioni di nuove ricette per i cupcakes? L’ultima ipotesi lo fece rabbrividire. Affrettò il passo, non voleva essere di nuovo la cavia del principe.
“Dai Mattie, non puoi lasciare il tuo fratellone qua. Non sanno neppure cucinare il polpettone vegetariano!”
“Non è un problema mio. La prossima volta… ah no, non ci sarà una prossima volta. Sei fuori gioco. Game over. Sei finito. Kaput. Auf Wiedersehen, idiota.”
“Mi sento profondamente ferito. Andiamo, non ti chiedo mica la Corona di Luce.”
“La risposta è no: non ti pagherò la cauzione.”
“Sei un bastardo!”
“E tu un idiota, ma questo lo sapevamo da anni.”
“Sono tuo fratello maggiore! Sei senza cuore!”
“Mi hai rotto le palle da quando avevamo un giorno di vita – ribatté Matt – Io la chiamo una fottuta liberazione. Ora ti devo lasciare. Ho altro da fare.”
“Non ci provare, piccolo…”
Matt interruppe la conversazione ed entrò nell’armeria. Aveva perso già abbastanza tempo dietro le idiozie di Allen. Fosse stato almeno utile. Ma no! Si doveva far catturare, il genio. Una cosa gli aveva chiesto di fare: distruggere i Guardiani.
Si trattava solo degli esseri magici più potenti dell’Universo, mica era tanto difficile!   
Quegli impiastri, per quanto impreparati, stavano chiudendo un sacco di Portali. Dovevano essere fermati. E lui sapeva come. Anche se la soluzione non gli piaceva.
Purtroppo, a mali estremi, estremi rimedi. Il Corno di Hypnos non lo utilizzava dalla festa di addio al celibato dell’ex capo delle guardie. Era estremamente ubriaco e pensava che fosse una trombetta normale…
Scosse la testa per scacciare il ricordo di quella notte. Ciò che era successo a Lysha rimaneva a Lysha. Parola di consigliere del principe!
“Eccoti qui, vecchio amico… pronto a tornare in azione?”


Heatherfield
Cortile dello Sheffield Institute
 

“Lovi…”
“La risposta è no!”
“Ma se non ho aperto bocca! Non sai nemmeno cosa voglio chiederti!”
“Mi vuoi chiedere di suonare per quello stupido concerto che ha organizzato il rettore. “
“Sai già che ci sarà un concerto? Come?”
“Chissà, magari è quel mega palco che Gilbert e mio fratello stanno allestendo alle tue spalle ad avermi insospettito. “

Antonio si voltò ed effettivamente dovette ammettere che il palco era leggermente difficile da non notare: occupava almeno metà del cortile, le gigantesche casse stereo ai lati risaltavano come due colonne d'ingresso di un tempio antico, lo sfondo era di un viola accesso unito a varie tonalità di giallo.
Sia ben chiaro: Feliciano due colori del genere non li avrebbe mai e poi mai accostati, ma il rettore gli aveva dato quelle canne di pittura e quelle doveva usarle. Inoltre si facevano notare anche un Gilbert che se ne andava in giro chiedendo aiuto per spostare degli scatoloni e un Feliciano che cercando di aiutarlo faceva più danni che altro.
“Ehm…sono un po’ appariscenti.”
“Tu dici, bastardo? Se volevate tenere la cosa segreta potevate pure mettere un’insegna a neon gigante con su scritto CONCERTO EVENTO.”
“Non sarà un concerto – lo corresse Antonio – Sarà un talent show.”
“Cristo santo, dopo il talent show dell’anno scorso pensavo che il rettore avesse capito che qua nessuno sa fare un cazzo.”
“Che vuoi farci, la speranza è l’ultima a morire.”
“Io non ne capisco l’utilità.”
“Non deve averne: deve divertire!”
“Beh, sicuro io non mi diverto.”
“Lovi dai, prova a partecipare con me e Gilbert! Abbiamo bisogno di un chitarrista!”
“Io non suono la chitarra.”
Tecnicamente era vero,  lui suonava il basso, non la chitarra. Ma questo il bastardo non doveva saperlo. L’ultima cosa che Romano voleva era mettersi in ridicolo di fronte ad un vasto pubblico, filmato e deriso da tutta l’università.
Era convintissimo che il talent show fosse una trappola, un modo contorto per far umiliare gli studenti e far fare quattro risate ad Ivan Braginski. 
Visto il tipo l’ipotesi non era neanche troppo campata in aria...
"Eddai, Lovi, te lo chiedo per favore! Ti prometto che ti divertirai, vedrai che andrà benissimo!" lo supplicò l’altro, congiungendo le mani a mo’ di preghiera.
Lovino si limitò a fare una smorfia piuttosto eloquente: "Bastardo, te lo ripeto: scordatelo."
"Ti prego ti prego ti prego ti prego! Farò qualunque cosa pur di farti entrare nel gruppo, se vuoi posso anche pagarti una cena completa al Silver Dragon! E stavolta prometto anche di pagarla!"
La proposta era allettante. Ma non voleva cedere. Aveva un amor proprio da difendere. Stava per dirlo, quando una voce squillante alle sue spalle esclamò:”Perdenti, davvero credete di avere una possibilità? Tipo, io e Toris vi stracceremo.”
Romano roteò gli occhi. Perfetto, ci voleva solo Feliks Łukasiewicz a migliorargli la giornata.
“Paris Hilton dei poveri, levati. Non sono affari tuoi.”
“Sono il vincitore, ovvio che siano affari miei. Devo tappare i sogni di gloria di voi poveri plebei, la sconfitta sarà meno dura.”
C’erano troppi testimoni, non poteva picchiarlo. L’italiano si limitò a dire:“E cosa farai? Sfilerai?”
Il biondo gonfiò le guance. Sembrava un bambino indispettito.
“Per tua informazione, sono un eccellente musicista – dichiarò Feliks – Kurt Cobain ha imparato da me.”
“Ma se non eri nemmeno nato quando Kurt Cobain suonava!”
"Dettagli, mio caro, dettagli. Ad ogni modo, voi poveretti fareste meglio a non pensare neppure di salire su quel palco. Lo dico per voi: la vostra sconfitta sarebbe talmente epica e frustrante che vi andreste a nascondere per la vergogna per i prossimi dieci anni" e portandosi una mano al volto si esibì in una finta risata da cattiva (e sì, il genere è quello corretto) dei fumetti.
A Lovino venne un tic all'occhio destro, le mani presero a prudergli in maniera violenta. Doveva trattenersi, calmarsi e…
La maglietta di Feliks prese fuoco ed il ragazzo iniziò ad urlare come una gallina correndo per il campus urlando Aiuto! Sono troppo favoloso per finire al rogo!
“Cazzo. Non volevo dargli fuoco.”
“Non si è fatto male – lo rincuorò Antonio – Ed è anche piuttosto divertente vederlo sbracciarsi come un forsennato.”
“Non eri quello gentile?”
“Ho un lato oscuro. “
“Stento a crederlo.”
“Ci stiamo iniziando a conoscere. Dammi tempo,querido.”
Romano lo fissò, interdetto. Poi disse:“Stai flirtando con me?”
Antonio sbatté gli occhi. Era così evidente? Accidenti, era parecchio arrugginito.
“Ehm…forse?”
“Smettila, sei inquietante.”
“Scusa!”
“Antonio…”
“Sì?”
“Per quella cosa…sai, per partecipare al talent show…”
“Suonerai?!”
“Forse…”
Antonio non lo lasciò neppure finire che gli prese le mani e disse:“Hai deciso di partecipare! E’ grandioso! Cosa ti ha fatto cambiare idea?”
“Non ho cambiato idea – ci tenne a sottolineare il ragazzo – Ma Feliks mi ha irritato ed io…”
Antonio non lo fece finire: squittì contento, lo abbracciò ed andò da Gilbert per dargli la buona notizia. La loro band aveva finalmente il chitarrista!
Romano era a metà tra il che cazzo e cosa cazzo ho fatto? Lui suonava il basso, non la chitarra!
“Ve…fratellone, potresti aiutarmi con…”
“Non ora! – ringhiò verso Feliciano – Sono nella merda!”
“Cosa è successo?”
“Antonio mi ha fatto entrare nella sua boy band come chitarrista.”
“Ma tu non suonavi il basso?”
“Appunto! Ora capisci?!”
“A dirla tutta, no – ammise il minore – Basso e chitarra non sono la stessa cosa?”
“Non proprio. Come te lo spiego…”
Era dura riuscire ad esprimere bene il concetto senza causare troppa confusione, inoltre lo metteva un po' a disagio sentire lo sguardo carico di aspettativa di suo fratello addosso. Solitamente era Feliciano quello che più spesso parlava e spiegava le cose che gli piacevano, quando chiedevano a lui di farlo, il novanta per cento delle volte la risposta era un ben poco educato "arrangiati" o "perché cazzo lo chiedi a me? Vai ad infastidire qualcun altro, sciò."
“Come dirlo semplicemente…
- borbottò tra sé e sé - Il basso assieme alla batteria forma il cuore della canzone, la sezione ritmica, normalmente ha 4 corde, ma spesso ci sono a 5 e 6 corde, di diametro ben più grande rispetto a quelle della chitarra, ha la tastiera più lunga ed i capotasti di ampiezza maggiore rispetto alla chitarra. 
Le note delle corde a vuoto sono le stesse della chitarra. 
La frequenza dei suoni, come si evince dal nome e' ben più bassa rispetto alla chitarra. 
Come la chitarra lo si può suonare sia con le mani, usando le prime 3 dita, che con il plettro. 
Nel funky spesso si usa suonarlo con stile "sleppato" che consiste nel colpire velocemente le corde piu' basse con colpi di pollice e le più alte tirate verso l'esterno con il resto delle mano, un classico esempio di basso sleppato lo trovi nei Red Hot Chili Peppers. Più raramente rispetto alla chitarra si eseguono arpeggi e assoli di basso. Ora capisci il mio problema?”
“Ve…no.” 
 "In sintesi: per quanto si assomiglino non sono la stessa cosa, ergo io una chitarra non la so suonare e farò una figura di merda di fronte a tutti."
"Ma potresti farti insegnare da qualcuno come suonarla, no?"
"Oh sì – commentò ironico il maggiore - peccato che io non conosca nessuno che sappia suonare una cazzo di chitarra. Tu invece sì?"
“Sì! Francis la sa suonare!”
“Quel pervertito biondo? Io solo con lui non ci sto!”
“Ma ci sarò io! E poi è nostro amico!”
“No, è un minchione sfigato che è diventato una superchicca come noi, non è un amico.”
Il discorso era valido solo per lui. Romano non sopportava il francese. Non che avesse fatto qualcosa per meritarselo, era una cosa a pelle. Era difficile da spiegare.
“Ma Antonio ti piace!”
“E’ accettabile. Rispetto a quei due coglioni dei suoi amici, è abbastanza simpatico.”
“Non vuoi deluderlo, ve?”
“No!”
“Allora chiedi aiuto Francis, almeno fatti insegnare  le basi – gli suggerì Feliciano – Sai giù suonare il basso, devi solo adattarti. Hai orecchio, la mamma l’ha sempre detto. “
Romano boccheggiò. Quel piccolo bastardo aveva ragione. Tuttavia, cercò di pensare ad una qualunque scusa per non chiedere l’aiuto del francese pervertito, ma non ne trovava. In realtà aveva qualche idea, ma nessuna era convincente o sufficiente a fermare suo fratello. Alla fine si arrese e chiese con una smorfia: "E va bene, mi farò insegnare dal bastardo con la barba da capra le basi, ma solo quelle e tu farai bene a rispettare il nostro accordo e ad esserci anche tu. sono stato chiaro?"
Feliciano annuì, lo prese per il braccio e dichiarò:”Vedrai, non te ne pentirai! Sarai meglio di Jimi Hendrix!”
“Non dovresti aiutare lo scemo albino ad allestire il palco?”
“Ve…non preoccuparti, Gilbert se la caverà benissimo senza di me. Altrimenti, chiamerà Elizabeta e Kiku.”
In realtà, Romano dubitava che due alieni senza alcuna conoscenza pratica della vita terrestre potessero sapere come istallare aggeggi elettronici o allestire un palco. Ma ehi, non erano problemi suoi quelli.
“E andiamo. Tanto abbiamo ancora nove ore prima del talent show.”
“Ve…questo sì che è lo spirito giusto!”


Intanto, dall’altra parte della città…

Feliks lo ucciderà. Non sarà niente di troppo violento, ma chi vedrà il suo cadavere esamine avrà pietà di lui ed innalzerà un altarino in sua memoria.
Già si immaginava l’epitaffio che Eduard gli avrebbe dedicato:” Qui è finita la breve vita di Toris Lorinaitis. Bravo figlio, studente così così, aveva un pessimo senso dell’umorismo e non sapeva scegliersi gli amici.”
Non stava dicendo che il suo migliore amico barra possibile cotta fosse una cattiva persona, Feliks sapeva essere dolcissimo con le persone che gli piacevano.
Solo era…come dire…teatrale, nel manifestare il suo disappunto. Odiava i ritardatari. E odiava chi non seguiva perfettamente le sue istruzioni.
 Quel giorno, Toris era entrambi. Non per colpa sua, però. Del resto, come poteva immaginare che nell'unico giorno in cui effettivamente gli serviva l'auto di suo padre, questa era dal meccanico? E che quello stesso giorno c’era lo sciopero degli autobus?
"Certo, tutto questo non sarebbe un problema se qualcuno non avesse rimandato fino all'ultimo le prove per il numero..." mormorò indispettito, mentre ripensava alle assurde scuse di Feliks dei giorni scorsi.
Devo preparare i costumi, diceva.
Dobbiamo essere coordinati, altrimenti che figura faremo.
I costumi erano l’ultimo dei suoi problemi. Non avevano un pezzo da suonare. O meglio, il pezzo c’era: It’s a Wonderful Life era la loro canzone preferita. Ma non l’aveva mai provato. Non dubitava del talento di Feliks, ma non conosceva nessun dilettante, per quanto bravo e talentuoso, in grado di suonare senza aver provato almeno per qualche giorno.
Erano fregati. Non vinceranno. E Feliks se la prederà con lui. Come sempre. Era un copione che si ripeteva sempre, lo conosceva a memoria.
Il lituano si rabbuiò. Forse poteva ancora scappare in Messico. Non era un’idea tanto brutta.
Perso com’era nei suoi pensieri, non si accorse di un uomo che correva nella sua direzione che sbam, gli andò direttamente addosso.
“E che cazzo! Perché stavi qua come un fesso?”
“Non è colpa mia! – biascicò Toris, finito a terra gambe all’aria – Sei tu che…ehi, non sei il bibliotecario dello Sheffield?”
Matt si morse il labbro. Cazzo, la sua copertura stava per saltare. Certo che era proprio sfigato: tra tutte le persone in cui poteva imbattersi, doveva proprio andare a sbattere contro uno degli studenti dell’università?
“Non so di ché parli – mentì, puntando sui suoi poteri di mutaforma e sull’aurea di invisibilità del suo alter ego – Non sono di qui.”
L’altro non parve convinto. Lo fissò a lungo, incerto.
Matt sbottò:”Embé? Muovi il culo e dammi quella borsa!”
“E’ la mia!”
“No, è la mia. Non vedi? La tua è atterrata un po’ più in là” dichiarò Matt, facendo cenno verso una borsa nera distante qualche metro.
“Non è possibile. Quella sarà…”
L’alieno non lo fece finire che gli strappò la borsa e se ne andò, ricominciando la sua corsa.
“Ehi! Quella borsa è mia! La tua è quella!”
Niente, era troppo lontano. Ma Toris non si scoraggiò, prese la borsa ed iniziò ad inseguirlo.
Quel tipo si era fregato il suo sassofono! Gli serviva per il (disastroso) talent show!
“Fermati! Quella borsa è mia!”
Non era bravo nella corsa, aveva un fisico gracile e si stancava facilmente. Questo tuttavia non gli impedì di seguire come un segugio lo sconosciuto (anche se giurava che fosse il bibliotecario, anche se non si comportava con il suo solito fare gentile), evitando signore coi cani e bambini. 
"Aspetta, hai il mio sassofono!" urlò il lituano, sorpassando una vecchietta che si mise a urlargli con un linguaggio che avrebbe fatto impallidire Romano Vargas.
Matt si voltò e vedendo che il ragazzino lo stava ancora seguendo imprecò.
Doveva trovare il modo di intralciarlo per perdete le sue tracce. Ad un certo punto vide ciò che faceva al caso suo e sorrise diabolico.
A Toris mancava il fiato, ma non si voleva arrendere. Gli mancava così poco. Li separavano pochi metri. Doveva correre, doveva…
“Dov’è finito?!” sbottò, svoltando l’angolo e non vedendolo più. Non poteva essere già corso via, non era più veloce di lui. Allora dov’era finito?
Come faceva? L’aveva perso. E non sapeva neppure chi fosse o come rintracciarlo!
Gli venne un’idea: poteva vedere se c’era qualche documento nella borsa. Un documento, un telefono, la patante. Non importava, bastava che gli fosse utile per rintracciare quel maleducato.
Aprì la borsa ed estrasse un…era un corno vichingo quello?
Era strano, sembrava antico. Non era dritto come i suoi omologhi sui libri, ma affusolato con un angolo quasi retto, l'imboccatura d'argento e la fine orlata d'oro. Era perfettamente liscio e levigato, di un curioso colore blu con delle striature d'oro.
“E’ uno strumento musicale? Forse… vediamo che suono fa.”
Toris vi soffiò dentro, tentando di suonarlo. Il corno emise un sibilò acuto, sgraziato. No, non era decisamente adatto per un talent show. Meglio arrendersi.
Lo rimise in borsa quando sbatté (di nuovo) contro un energumeno alto due metri, pieno di tatuaggi e con la faccia di chi avrebbe pestato a sangue anche sua madre.
Toris balbettò:”I-io n-on volevo! N-on m-i uc-cc-ida!”
L’uomo però non si mosse. Sembrava un sonnambulo. Toris era troppo basso, non riusciva a vedere se aveva gli occhi chiusi o meno.
Poi l’energumeno disse:”Se hai bisogno di qualcosa, chiedi pure. Sono a tuo servizio.”
“Eh?”
“Farò qualsiasi cosa mi chiederai.”
“Io…”
“Svaligerò una banca per te.”
“Non sarà necessario! Hai…hai una moto?”
“Sì, signore.”
“Potresti darmi un passaggio?”
“Sì, qualsiasi cosa per lei.”
A parte la stranezza di tutta la situazione, Toris non era certo il tipo da rifiutare un aiuto insperato della sorte. Anche perché sapeva che all’università avrebbe dovuto spiegare a Feliks che il numero avrebbero dovuto cambiarlo. Che Dio l’aiuti.
“B-bene. Mi faresti salire?”
“Subito, signore.”
Almeno era cordiale. Inquietante, ma gentile. Ripose il corno nella borsa, e seguì il suo provvisorio autista, chiedendosi dove fosse finito il misterioso ragazzo.
Non aveva notato che un tombino era stato scoperchiato.
La geniale via di fuga di Matt erano state, strano a dirsi, le fogne. Per uno che non conosceva l’accesso alla Città Infinita dei ribelli si orientava bene sottoterra.
“Sento  puzza di topo morto – borbottò, tenendosi stretta al petto la borsa– Oliver non mi paga abbastanza per sopportare tutto questo schifo.”
Con un gesto schizzinoso il biondo si portò il colletto della maglietta di fronte al viso per proteggersi dal tanfo, mentre tra sé e sé continuava a imprecare contro Oliver e contro il ragazzo con cui si era scontrato.

Oh, ma le cose sarebbero cambiate presto: non avrebbe avuto più nulla a che fare con quello stupido pianeta e con i suoi stupidi abitanti.
Con un sogghigno sul volto la mano aprì la zip della borsa per poi entrare e toccare lo strumento, in tutti i sensi, della loro vittoria contro quei guastafeste dei guardiani.
Peccato che, invece di sentire la familiare sensazione dell'avorio contro la pelle percepì qualcosa di più... metallico.
Sobbalzò.
Il ragazzino che aveva detto? Qualcosa come non è tua?
Oh merda, no!
Aprì la borsa e quasi ebbe un attacco di cuore nel vedere che no, non aveva il corno di Hypnos ma un fottuto…che cazzo era?
Lo estrasse e lo esaminò.
Non ne sapeva niente di strumenti umani.
Cosa diavolo erano tutti quei tasti? E perché aveva quella strana forma ad U quasi? Tipico degli umani: avevano un gusto sadico nel rendersi la vita ancora più complicata di quello che già era.
Alla fine non ce la fece più e un ruggito gutturale uscì dalla bocca, accompagnato da vari epiteti.
In superficie proprio in quel momento passarono lì  due suore, che a sentire quelle parole sbiancarono di brutto per poi prendere a farsi il segno della croce e tornare in fretta col prete e l'acqua santa, così da poter eseguire un esorcismo.
“CHE CAZZO, MA CHI CE L’HA CON ME? PORCA PUTTANA, NON SONO NEANCHE STATO FREGATO DAI GUARDIANI, MA DA UN COMUNISSIMO UMANO! IO, IO CHE SONO IL SIGNORE DEGLI INGANNI, CHE RIESCO A DIRE CHE BUONO! AD OLIVER SENZA VOMITARE E CONITNUANDO A SORRIDERE! IO, BUGGERATO DA UN UMANO?! ARGHHHH!!”
Buttò a terra quell’oggetto infernale ed iniziò a calpestarlo, nella speranza di ridurlo in briciole e non vederlo più.
Peccato che fosse più resistente di quanto pensasse, visto che scivolò e finì faccia a terra nella poltiglia.
Tiratosi su incominciò a prendere un paio di respiri profondi.
Doveva riflettere: il corno ce l'aveva il ragazzo, che sicuramente non aveva neanche idea di cosa avesse in mano.
Lo aveva già visto al campus, era uno studente, e quello strano strumento gli fece intuire che forse voleva partecipare alla gara di quel pomeriggio.
Sorrise: doveva solo ritrovare il corno e riprenderselo senza che il tipo se ne accorgesse, con l'aura di invisibilità di cui era circondato quando era bibliotecario non l'avrebbe neanche visto arrivare.
E poi non aveva fretta: quanti danni poteva fare un semplice ragazzino dopotutto?


Un’ora dopo…

Feliks inarcò un sopracciglio. Oh no, conosceva quell’espressione. L’aveva vista si e no tre volte nella sua vita.
Era una vera rarità vederla ma quando Feliks faceva quella faccia, era nei guai fino al collo.
Eduard lo sapeva e gli diede una pacca sulla spalla.
“Sei spacciato, amico.”
“Ehi!”
“Mi dispiace, ma è la verità. Guarda che faccia sta facendo!”
“N-non è colpa mia…”
“Ti sei presentato in ritardo, con questo…coso…invece del tuo sassofono Come pensi di suonare It’s a Wonderful Life? Chiamando a raccolta i vichinghi?”
"Non fare il sarcastico, non aiuti! E poi che potevo fare? C'è stato uno scambio, e il tipo che mi ha preso il sassofono si è letteralmente dileguato senza darmi la possibilità di poterlo riprendere!”
"Ciò non cambia che hai perso il sassofono.”
“È stato un incidente, va bene? Non è col…”
“Al diavolo il sassofono – l’interruppe Feliks, facendoli ammutolire – Non mi interessa! Un musicista di talento può suonare qualsiasi strumento, anche uno un po’ datato. Quello che non capisco è perché Mr Muscolo sia ancora qui!”
“Chi?”
“Lui!” disse il biondo, indicando imperiosamente il motociclista che aveva accompagnato Toris al campus, seduto davanti il palco e senza far cenno di volersene andare.
Forse non gli doveva dire di mettersi seduto e non far niente per un po’. L’aveva preso alla lettera.
“Mi ha accompagnato, è stato gentile!”
"Tipo, ti sei fidato di lui?! Ma tua madre non ti ha mai detto che non si accettano passaggi da sconosciuti? E soprattutto da sconosciuti che hanno chiaramente una fedina penale più lunga della lista di torture di Braginski?!”
“Effettivamente non ha tutti i torti “ intervenne Eduard.
 Toris sospirò: "Lo so, ma ha insistito tanto, e poi da come me l'ha chiesto... non so, non mi sembrava un tipo pericoloso.”
“Hai visto i tatuaggi?”
“Non giudico una persona dai suoi tatuaggi, Feliks!”
“No, non hai capito: dai suoi tatuaggi puoi capire a quale gang appartiene!”
“Mi sembra ancora un po’ discriminatorio.”
Il biondo si sbattè la mano sulla fronte.
“Non c’è verso di fartelo capire…”
“Cosa? Che sei solo gelosss….ahhhh!”
Eduard aveva parlato troppo. Ed Eduard doveva essere punito con lo strabiliante calcio rotante di Feliks, imparato durante un pomeriggio a guardare la maratona di Karate Kid.
Non sembrava, ma quel biondino così vezzoso e femminile sapeva menare le mani come un professionista.
Gilbert stesso evitava di irritarlo, memore della lezione che gli aveva dato una volta quando lo aveva chiamato capelli di fata.
Toris poté fare deglutì, pregando che l'altro non volesse ripetere la cosa per non scompigliarsi i capelli o chissà che altro. Per sua fortuna, Feliks non aveva intenzione di fare alcunché: si sistemò e poi gli disse:“Hai tipo qualche domanda?”
“Chi? Io? Certo che no!”
“Perfetto, vogliamo vedere cosa sa fare questo piccoletto?”
“Non credo che sia una buona idea…quando ho provato ad usarlo, ha emesso un suono stridulo.”
“Questo perché non hai soffiato abbastanza.”
“Eh?”
“Dammelo, ti faccio vedere.”
Toris non ribattè e fece come gli era stato detto: diede il corno a Feliks, che lo soppesò, ammirandone la fattura.
“Tipo, questo è avorio.”
“Quindi?”
“Deve valere un sacco!”
“Ripeto: quindi? Non è nostro.”
“Ora lo è!”
“No, dovremmo restituirlo al suo legittimo proprietario.”
“Lo stesso che ti ha trattato male e che ti ha mandato al diavolo perché lo avevi urtato?”
“Non è andata proprio così!”
“Era sottointeso! Sei tu che non capisci!”
“Non è vero!”
“Qualcuno potrebbe avere una cotta per te per tipo anni e tu non te ne accorgeresti!”
“Eh?”
“Come volevasi dimostrare.”
“Penso di essermi perso – ammise Toris – Non dovevi solo suonare il corno? Come siamo finiti a parlare di me che non capisco la gente?”
“Hai ragione! Vediamo cosa sa fare questo piccoletto!”
Avvicinò il corno alla bocca e soffiò. Non emise alcun suono.
Toris rise sommessamente e l’altro se ne accorse.
“Che hai da ridere?”
“Io…ti si sono gonfiate le guance. Sei…carino.”
“Mhm…ti sei salvato solo perché hai detto che sono carino. Cosa che, tipo, so già.”
“Non si è sentito niente.”
“Devo solo riprovarci – commentò il polacco – Sono un vero talento, io!”
“Non lo metto in dubbio. Ma anche i grandi hanno bisogno di una mano. Come Mozart.”
“Mozart era un autodidatta. Come me! Posso capire come suonare questo cose in meno di tre minuti!”
“Feliks…”
Il ragazzo lo ignorò e riprovò. Niente. Ancora nessun suono. Eh no, adesso era una cosa personale.
Non era stato ancora inventato uno strumento che Feliks Łukasiewicz non sapesse suonare!
Dietro le quinte, Gilbert si stava godendo la scena.   
“Quasi quasi faccio un video e lo posto su you tube. Avrò un sacco di visualizzazioni!”
“Visualizzazioni di cosa?” gli domandò Antonio, facendo attenzione a dove riponeva gli strumenti che lui e gli altri avrebbero suonato per il talent show.
“Di Feliks. Guarda che faccia sta facendo! Dio, ho bisogno del telefono.”
“Non dovevi regolare l’impianto stereo?”
“Lavoro quasi finito.”
“Non si direbbe, visto che Feliks non riesce ad emettere un solo rumore.”
“Quello non è colpa mia! E poi è un corno! Chi diavolo suono un corno? Non si può usare l’amplificatore con un dannato co…o cazzo, l’amplificatore!”
“È rotto?”
“No, non l’ho messo! Cazzo, dammi le cuffie.”
“Dove sono?”
“Vicino al microfono.”
“A che ti servono?” gli chiese il moro, porgendogliele.
“Quell’aggeggio fa un rumore assordante mentre tento di regolarlo – spiegò Gilbert, mettendosi le cuffie – È un modello vecchio, normale che sia così. Perciò, per non rovinarmi l’udito, mi sono portato queste cuffie isolanti. Non sono mie, ma di Lud. Gli servono per studiare.”
“Spero che non le dovesse usare oggi.”
“Che cosa?!”
“Ho detto…”
Proprio in quel momento, Feliks riuscì a suonare il corno. Antonio tacque, sotto lo sguardo sbigottito di Gilbert.
“Amico, stai bene?”
Nessuna risposta. Poi si ricordò delle cuffie e stava per togliersele, quando notò che il Cuore di Kandrakar si era illuminato.
“Che diavolo…senti coso, non è il momento. Stasera non posso chiudere nessun portale e…ehi! Che modi!” esclamò indispettito, dopo essere stato spinto malamente da parte da Antonio.
Che gli era preso?
Lo seguì con lo sguardo: stava andando verso Feliks e quando lo raggiunse…iniziò a ballare con lui, Toris ed altri Bad Romance di Lady Gaga.
“Cazzo…sono bravi!”
La scenografia cambiò in qualcosa di simile a Paparazzi o Like a Virgin. Poi un altro cambio, questa volta Thriller. Wow, erano degli zombie convincenti.
“Oh beh, chi li capisce è bravo.”
Così tornò ad occuparsi dell’amplificatore, ignorando che, nel frattempo, sul palco era arrivato Matt…

 

 

 

 

 

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Nel prossimo capitolo di The Guardians…

“Era la balia della Luce di Meridian – spiegò Kiku – Aiutò la regina a scappare col figlio sulla Terra. Da allora, si nasconde qui.”
“Eri una balia? Tu?” domandò scettico Gilbert.
“Ero molto bravo nel mio lavoro.”
“Ora si spiega perché ‘sto cazzo di principe Oliver è un pazzo psicopatico” commentò Romano.

‘’ Arthur? Sei tu? ‘’
‘’ No, sono la regina Elisabetta. ‘’
‘’ Non sapevo che la regina avesse delle sopracciglia così brutte – scherzò Francis, poi si fece improvvisamente serio – Stai bene? Ti senti strano? Hai mal di testa? Sei… ‘’
‘’ Ho qualche decimo di febbre e il raffreddore, come vuoi che mi senta? ‘’
‘’ Quindi non sei uscito? ‘’
‘’ Solo per dire a Collins di cercare un altro a cui appioppare le sue ricerche. ‘’
‘’ Hai sentito qualcosa di strano, una tromba o… ‘’
‘’ Sì, il peggior jazzista che abbia mai sentito e… ehi, chiudi la bocca altrimenti ci entreranno le mosche. ‘’


Prossimo capitolo
Go Romano, che il rock sia con te!



E grazie a Classicboy per avermi aiutata con la stesura di questo cap. Minimo due recensioni per continuare questa storia. Volete far felici due autori, da?
ps. Scusate per il ritardo
   
 
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