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Autore: queenjane    28/06/2018    2 recensioni
Qualche capitolo su Andres Felipe León dei Fuentes, il principe, l'eroe, amato marito di Catherine Raulov, dal primo capitolo " Gli occhi verdi di mia madre, aperti, quando le ho detto addio, un ragazzino di 13 anni che prendeva a pugni i tronchi degli alberi, il dolore alle nocche per non pensare al dolore dentro, lei era morta da poco e non sarebbe più tornata. Un sorriso nelle foto, ricordi, e poco altro.
MAMMA.. dove sei..E so che non pronuncerò più questa parola, intima e segreta, da ora in poi Sofia Funtes sarà “madre”, “Mia madre..” Immutabile come i Pirenei, le punte acute e nevose, contro lo sfondo di cieli di zaffiro e ametista.
La prima e tenace perdita, senza ritorno, le sue spoglie mortali avrebbero riposato nella cappella dei Fuentes, accogliendo pochi anni dopo quelle di mia moglie e mio figlio, in attesa della resurrezione della carne.
Se esisteva un paradiso, vi erano di sicuro, per loro e non per me.
Ero un mortale, anche se mio padre era il principe Fuentes, non certo Achille od Ulisse, avevo bisogno di amare, non ero perfetto, non ero un santo, od un asceta.
Ero solamente io."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Tatiana scrisse a suo padre, lo zar, nei primi giorni di marzo, marzo 1917 “..ora siamo veramente tristi, abbiamo pianto quando sei andato  via. Stiamo molto tempo di sopra, Olga è a letto, come Alessio, facciamo i turni per visitarli.. Alessio sta  spesso con Catherine, lo fa ridere e lo tiene tranquillo, gli racconta di un magico cavallino, di paesi lontani, della Spagna, di una radura di melagrani su i cui tronchi ha inciso le varie nostre iniziali, quando era in là.. So che quando la guerra finirà andrà a vivere per sempre in Spagna, e mi spiace, anche se il suo posto è là, è la principessa Fuentes  

Dalle annotazioni di Alexander Rostov Raulov in Crimea”.. a marzo sono cominciati i disordini, la gente aveva fame, i prezzi delle cibarie dall’inizio del conflitto erano aumentati del 400 per cento..l’8 marzo, donne affamate si sono unite a gruppi di scioperanti e socialisti, gridavano “Abbasso l’autocrazia” e cantavano la Marsigliese. Le violenze sono cominciate il 9 marzo, hanno saccheggiato i negozi per prendere il poco cibo rimasto..(..) Tafferugli, pattuglie male in arnese ..(..) scoppiò l’anarchia, il governo era paralizzato, sparatorie.. i soldati che sparavano gli uni contro gli altri e si unirono ai rivoltosi.. Effetto domino.(.) il governo si dimise e ne venne formato uno provvisorio, il cui leader era Kerenskij..Lo zar era alla Stavka (.) Saccheggi e vandalismi, sui palazzi sventolavano le bandiere rosse..La guardia imperiale disertò (…) L’abdicazione di Nicola II, per sé e suo figlio, a favore di suo fratello Michele, che rinunciò a sua volta al trono, fecero terminare 304 anni di storia..” 

Da una nota di Andres Fuentes “.. ero con lo zar, via via che giungevano le informazioni, tutti lo scongiuravano di abdicare in favore di Aleksej, sotto la reggenza del granduca Michele,  per evitare un bagno di sangue, che era scoppiata una rivoluzione, che l’odio per l’imperatrice aveva toccato il parossismo estremo.  Quasi tutti i suoi generali gli chiedevano di abdicare, perfino suo cugino Nicola Nicolevic aveva pregato in ginocchio per quello. Rostov-Raulov fu il solo a dichiararsi contrario, come me. “Non fatelo, per favore” sottovoce, mi scrutò a lungo, il viso non tradiva alcuna emozione “Pensateci ancora”  passando a guardare il paesaggio innevato fuori dai finestrini, per un pezzo “Lascerò il trono a mio figlio” si fece il segno della croce, imitato da tutti e appose la firma  sull’atto predisposto, vergando 15 marzo 1917, ore 15.00.  Fumò continuando a scrutare fuori, in silenzio, poi chiese di parlare con il dottor Federov.”Ditemelo in tutta franchezza, la malattia di mio figlio è incurabile?”  “La scienza ci insegna, sire, che non vi sono cure e tuttavia alcuni malati, qualche volta, giungono ad un’età avanzata. Tuttavia, Aleksey Nicolevic è alla mercé di qualsiasi accidente..” Difficilmente avrebbe cavalcato, sempre doveva fare attenzione a non stancarsi troppo, a non compiere movimenti azzardati.. E sicuramente, il governo provvisorio, già ostile agli imperatori, ben difficilmente gli avrebbe concesso di tenere con sé il ragazzo, in caso di esilio li avrebbero separati.  Lo zar scosse la testa, mormorò tristemente che lo sapeva, che Aleksey non avrebbe potuto servire la Russia come voleva per lui, aveva quindi il diritto di tenerlo con sé e i suoi. E tanto non era giusto, Catherine. Verso le nove giunsero due inviati della Duma e del Governo provvisorio, iniziarono con i loro sproloqui e vennero interrotti da un cortese cenno della mano “Il discorso non serve, ho deciso di rinunciare al trono, fino alle tre di oggi pensavo a favore di mio figlio, ora ho mutato opinione in favore di mio fratello, confido che comprenderete i sentimenti di un padre. Firmò un nuovo atto di abdicazione, secondo i propri desideri, mantenendo invariata la data e l’ora. Come noto, Michele non accettò e finì così” 

“Alessandro e Bucefalo, aveva il mantello scuro e una piccola macchia candida sulla fronte e accompagnò il suo reale padrone nelle battaglie, alla conquista del mondo. Riportate ferite mortali, nella battaglia di Idaspe, non permise al suo padrone di montare un altro cavallo e, facendo appello alle ultime sue forze, lo portò alla vittoria. E in tramonto di ruggine e sangue, o almeno così immagino, sul far della  sera, coperto di sudore e di sangue, Bucefalo si stese al suolo e morì per le lesioni ricevute, all’età di vent’anni…” cercavo di non pensare al caos che regnava nella capitale, ad Andres che era a Mogilev con lo zar, raccontavo, il suono della mia voce un quieto mormorio. Presi una mano di Alessio, l’accostai al viso, dormiva per la maggior parte del tempo, aveva il morbillo, come Olga e Tata, a febbraio dei cadetti avevano giocato con lui e Olga nella neve e avevano poi riferito che uno aveva il morbillo, quindi ecco il contagio.  Un sonno irrequieto, che non lo ristorava, aveva 40 di febbre.
“Morbillo in forma grave.. con la temperatura molto alta..” nel 1907 me lo ero buscato, pure io, stando così male che mi avevano somministrato l’estrema unzione, un miracolo che fossi scampata,l’anno avanti avevo fatto una portentosa caduta da cavallo, battendo una testata e per poco non ero finita all’altro mondo “Principessa, dovreste riposarvi”
“Non ti preoccupare per me, Alessio, l’ho già avuto.. “ a rate, riemergeva dal torpore, era fradicio di sudore “Sì, ma sei incinta.. se succede qualcosa al bambino”
“Non gli succederà nulla.. Io l’ho avuto, qui dentro non gli succede nulla“gli tamponai il viso, prese un poca d’acqua, che situazione, che disastro “Qual è l’animale più testardo, lo sai?” mi chiese.
“Il mulo, credo, quelli iberici sono i più testoni” fece un sorrisetto “Vatti a riposare, fallo per me”
“Va bene..tra un poco” lo accontentai dopo mezz’ora, rimasi con lui, che spesso chiamava Cat, Catherine, stordito e se mi percepiva vicino si calmava, gli raccontavo mille scemenze per distrazione e preferivo essere là con lui, che sola a rimuginare, più per me che per lui, che aveva la febbre. Balle, mi voleva bene e io volevo bene a lui, eravamo legati a doppio e triplo filo, fragili da soli, invincibili insieme.
Anche la Vyribova si era ammalata di morbillo, l’imperatrice faceva la spola tra lei e i ragazzi, io giravo al largo, che malata o meno, aveva sempre il potere di darmi sui nervi, sacrosanto. Planai nella stanza dove avevo dormito tante volte da bambina, da ragazza quando mi recavo al Palazzo di Alessandro, atterrando sul divano. Ero stanca, ingrossata, di malumore, altro che la sua rosa invernale, come mi appellava Andres, soprattutto preoccupata per i disordini, avrei pagato per avere mio zio e la sua ironica saggezza.. Ed era in Crimea, con mamma e Sasha, finalmente si sentiva meglio. La capitale era in pieno fermento per i disordini, tuttavia avessero assaltato palazzo Raulov avrebbero ricavato ben poco, i quadri erano riproduzioni, i mobili imitazioni,  l’argenteria era scarna, i gioielli erano con lei a Livadia, vi era poco da prendere, la stessa cantina era sfornita, il principe Raulov aveva una sua curiosa e contorta ironia .. Casa mia a Carskoe Selo era ancora più sobria, quindi avrebbero rastrellato molto poco.. Assente Andres, con i ragazzi malati, preferivo stare al Palazzo di Alessandro..
I miei prediletti, che le sorelle di misericordia Romanov non compivano solo I loro doveri di infermiere, ma erano anche una buona compagnia per I soldati feriti, leggevano loro, gli aiutavano a scrivere lettere a casa, giocavano a carte con loro, li portavano fuori per un poca di aria, o, in semplicità, si sedevano vicino a loro e parlavano. Anche io mi sedevo, raccontavo a caso o leggevo..
Un periodo surreale e devastante.

Il suono inconfondibile degli spari  ruppe il silenzio della sera

“Maestà che succede?” Alessandra si fece il segno della croce, portava la divisa da infermiera sopra il vestito nero, il velo sui capelli raccolti, era tragica e fiera, una martire in fieri “ Dicono che una folla di 300.00O stia marciando sul palazzo.. Non abbiamo paura, non dobbiamo avere paura, è tutto nelle mani di Dio. Domani arriverà l’imperatore, andrà tutto bene..”
“Il conte B. comunque ha fatto bene a richiamare dei reggimenti..” lo aveva fatto il giorno avanti, saggia misura precauzionale, vari battaglioni per 1.500 uomini, che si erano appostati nel cortile  tra il corpo principale del palazzo  ed il colonnato corinzio, altri  dinanzi all’ingresso principale e poco lontano, accendendo fuochi per scaldarsi e sistemando un enorme cannone.
“Papà sarà sbalordito”
“Giusto Anastasia, giusto..”
Scopo dei soldati ammutinati era portare la zarina e Alessio alla fortezza dei santi Pietro e Paolo, ma, giunti al villaggio  di Carskoe Selo fecero irruzione in un negozio dove si approviggionarono di vino e vodka, a quel punto si ubriacarono a puntino.
Venne uccisa una sentinella a meno di 500 metri dal palazzo, dalle nove di sera in avanti risuonarono colpi di fucili.
“Sono manovre speciali” spiegò ai ragazzi, Alessandra, per tranquillizzarli, io mi mordevo la lingua, cercando di stare calma, mi era stato detto di tacere, per non agitare, finché fosse stato possibile
Rimanemmo nel salotto verde, io e  Anastasia, vai a sapere chi reggeva chi, i colpi risuonavano nel freddo, lei mi serrava per la vita, io le cingevo le spalle “Ho paura”un piccolo sussurro.
“Andrà bene.. guarda tua mamma, sta parlando con i soldati” Un nero mantello di pelliccia gettato sopra la divisa da infermiera, la accompagnavano Marie e la contessa B. 
Era buio, le truppe erano in allineate in ordine di combattimento, la prima fila in ginocchio nella neve, gli altri in piedi dietro di loro, i fucili pronti, Alix passava di soldato in soldato, sussurrando che avevano tutta la sua fiducia, che la vita dello zarevic era nelle loro mani, quelli erano amici, loro devoti.
“Paura la ho anch’io, comunque” ci sedemmo, cercando la calma, mi imposi di respirare piano, rievocare momenti migliori, la mente tornò alla rocca di Ahumada, le pietre color miele in un tramonto, baluardo mai preso, che aveva resistito ai secoli e agli assedi, la casa dei Fuentes. Casa mia.
“Quanta?” lei che era vivace e mercuriale come una lepre marzolina, era quieta, tesa. “Parecchia” era inutile che facessi l’eroina, non dovevo dimostrare nulla a nessuno “Cerca di pensare a qualcosa di bello, per rilassarti”  mi venne in mente Andres, nuova, vero, l’ultima volta che avevamo fatto l’amore, l’8 marzo mattina, il gusto di sale della sua pelle, appena più forte di quello di una mandorla, un tenero saluto, avevo dormito stretta a lui, come sempre, in quell’alba che doveva partire per Mogilev con lo zar era stato lento, dolce, sospirai involontariamente “A cosa stai pensando..?”
“A un posto in Spagna, una radura sulle montagne, ci crescono i melograni, buffo che reggano in quel clima, vicino ad Ahumada, sai .. sui Pirenei, il castello dove è nato Andres, casa nostra” spalancò gli occhi “Ci sono stata .. anni fa ed è bello, Anastasia..  “
“Descrivimelo” chiuse gli occhi, cercò di rilassarsi, eravamo sui Pirenei, le mani allacciate. Rividi me stessa che osservavo delle iniziali, una A, una I, Andres ed Isabel, una M e una R, Marianna e Raul, scavate, io che a mia volta incidevo i tronchi, leggera, tracciando una C, per me, Catherine, e OTMAA, per Olga, Tatiana, Marie, Anastasia e Alessio, assenti erano sempre con me, pure in Spagna.  Una lettera per ogni tronco. Lo splendore estivo che rivestiva di una dorata patina il mondo, avevo 14 anni, una stagione di scoperte e curiosità, di vedermi finalmente bella, una ragazza scura di occhi e capelli, perle ai lobi, che fissandosi in uno specchio si era vista finalmente in quel modo “Dico casa.. che era bello, essere lì. Le persone sono di poche parole, ma ti offrono un bicchiere di vino, del prosciutto.. Ballando magari su una festa improvvisata, e..”
“Casa è con chi stai bene..”
Passammo la nottata sul divano, senza svestirci, Alix si stese, gli spari durarono fino alle cinque, poi gli ammutinati tolsero il disturbo.
Li aspettavamo per  le sei di mattina, lo zar con Andres e compagnia, non venne nessuno.
“Sarà stato trattenuto per la neve, il treno” cercando di offrire una scusa logica.
“Il treno non è mai in ritardo.. mai”disse Anastasia, uno sbadiglio le frantumò il viso, lo ricacciò contro il mio gomito, le presi una mano, mio figlio era sempre pimpante, a tutte le ore, o pareva, con le sue mossette ed  i calci.. Quindi accostai il suo palmo al ventre, lei ci appiccicò la guancia, le sue braccia sui miei fianchi, sussurrando qualcosa che non sentimmo “Cat, io ho sonno, ti stendi da me? Per me e Marie è una gioia sentirlo, non devi stare sempre con Olga, Tata e Alessio” bofonchiai un sussurro, cerca di dormire, naufragando nel senso di colpa. “Fai i turni”
Alessandra iniziò a mandare telegrammi, quella mattina e nei giorni successivi, tentando di contattare il marito, ritornarono tutti indietro con la scritta  in alto, in matita blu”Indirizzo della persona indicata sconosciuto” 
Trascorsero i giorni, giunse il 21 marzo.  
Giorni di stallo, di miseria, di amore, mi alternavo al capezzale dei malati, leggevo, giocavo con i soldatini con Alessio, a carte con Olga e Tata, raccontavo scemenze ad Anastasia e.. mi preoccupavo, mon Dieu. E giravo al largo, nei limiti del possibile, dalla zarina.. Marie un punto di contatto, fingeva di ritenere i miei silenzi, a prescindere dalla forma e dagli inchini, con sua madre una magagna della mia gravidanza.. In generale, che nello specifico avevamo già discusso, quando mi convocò avevo le meni gelate, pena e terrore, per entrambe.

Alle dieci di mattina raggiunsi Alix nel suo salotto malva. “Siediti per favore e ascolta.. Lo Zar tornerà domani”
Andai su una poltroncina rosa chiaro, scrutando il suo viso pallido e tirato” Il Governo Provvisorio ha mandato il Generale Kornilov per informarci, quale onore, che sia io che lo Zar siamo sotto arresto e tutte le persone che .. non vogliono rimanere devono lasciare il palazzo di Alessandro entro le quattro, per non essere confinate” Mi poggiò una mano sulla spalla, con affetto, la strinsi per un momento
  “ Tra poco Gilliard dirà ad Alexei ..tutto.. Io alle ragazze. Tu..” Marie sapeva, dalla prima all’ultima notizia “Io resto con voi”
“Domani torna tuo marito e decide lui..”Mi rimbeccò, con tenerezza, esasperata e divertita. “Sei testarda come ..”Non trovava definizioni, sorrise per un breve momento“La gravidanza ti ha reso ancora più ostinata” Fissammo entrambe il mio ventre sporgente, mentre mio figlio si muoveva dentro di me. Non portavo il busto, quando mi spostavo da una stanza all’altra usavo una scialle, la sorella di Alix, Irene di Prussia, aveva aperto la strada “Posso ritirarmi..?Mi vorrei stendere un paio d’ore”ero stanca, mi doleva ogni  osso e muscolo “Cat, ho avuto cinque figli, lo so come ti senti..anche tre o quattro, senza offesa, nessuno ti disturberà. Sei stanca e affaticata, lo so, vieni verso le due, anzi  le tre”Forse, e tanto dovevo fare un’azione preventiva.  Speriamo. Al dolore delle granduchesse e di Alessio per l’abdicazione avrei pensato dopo, erano malati e la notizia li avrebbe fatti sentire peggio. “Ve lo prometto” 
Gilliard, il precettore di francese dei ragazzi, disse ad Alessio che lo zar sarebbe ritornato il giorno successivo dal Quartiere Generale e non vi avrebbe più fatto ritorno.
“Perché?” Teso, allibito.
“Vostro padre non è il Comandante  in Capo.” Il fiume, la casa del governatore, scherzi e risate, una sera di pioggia, le truppe e il sorriso di Cat.. Castore e sparare. Perché? Che era successo?Perché Papa non è più il comandante ..Ancora, ti voglio bene Alessio, ricordatelo anche quando sarai arrabbiato con me, che riesco anche a farti divertire.. Sei come a casa, Alessio, stiamo insieme, ci divertiamo. Studi ma ti diverti..  Erano stati in giro, per la capitale e le campagne, i boschi e avevano spartito cene e chiacchiere e risate, non ti lascerò mai volontariamente senza un saluto od un bacio, lo sai.. No. NO. Mi ha lasciato.. NO.
Dopo un momento o due il precettore aggiunse” Sapete, vostro padre non vuole essere più zar, Aleksey Nicolaievich.” Lo scrutò spiazzato, cercando di decodificare gli eventi. “COSA! Perché?” che succede?
“E’  molto stanco e ultimamente ha avuto tanti problemi”
“Sì, Mamma mi ha detto che hanno fermato il suo treno mentre voleva tornare qui. Ma non potrebbe tornare a essere Zar?” fissando l’uomo, poi le icone che tappezzavano la sua parete, illuminate da tante candele, gli spiegava che suo padre aveva abdicato a favore del granduca Michele, che  a sua volta aveva rinunciato al trono. “E chi sarà Zar, allora?” Gilliard disse che non lo sapeva, sul momento nessuno, Alessio non compì alcuna allusione ai suoi diritti di erede, era diventato rosso e si stava agitando, dopo un breve silenzio chiese, mancando l’imperatore, chi avrebbe governato la Russia.
“Hanno formato un governo provvisorio, che governerà il Paese ..ci sarà una Assemblea Costituente e forse vostro zio Michele riprenderà il trono..” Aleksej fece un piccolo cenno con la testa, poi domandò se poteva chiamare sua madre, per favore, o la principessa Fuentes.
“Mama, non andrò più al Quartiere con Papa?”chiese il ragazzino
“No, mio caro, mai più”la replica, abbracciandolo.
“Potrò vedere i miei reggimenti o i miei soldati?”Ansioso, Alix scosse la testa, mentre gli occhi, azzurri, immensi,  gli si riempivano di lacrime “Oddio.. e lo yacht, e tutti i miei amici, non salperemo mai più?”Continuava a indagare, mentre a sua madre si spezzava il cuore, rispose di no, che lo “Standard” non era più loro.
“Mamma.. cosa è tutto questo rumore?”Porte sbattute, passi concitati
“ Tutte le persone che .. non vogliono rimanere devono lasciare il palazzo di Alessandro entro le quattro, per non essere confinate, fanno i  bagagli e ..” gli mise le mani sulle orecchie, premendolo contro il petto “Non ci badare, Aleksej..” “Voglio Catherine” come fossi stata una zattera in quel naufragio“Dopo, alle tre, si sta riposando.. davvero, Alessio, rischia di sentirsi male “  “La voglio” “Dopo, alle tre” “Ti prego, Mamma, per favore, lei dice sempre che devo chiedere con educazione..Scusami se lo dico ora” Alessandra si trattenne a stento dal piangere, adorava suo figlio, in fondo amava pure me, la bastarda di suo marito, concepita per caso e prosperata per un accidente. “Non mi lasciato, vero?” “NO, Alessio..figuriamoci” una pausa, benedisse di non avermi fatto sgombrare Lei prima “Ma devi avere pazienza..” “Per il bambino” “Sì..” e tanto dopo meno di dieci minuti richiedeva di me, e poi a intervalli, il nostro affetto reciproco superava ogni peso, misura e riguardo.
………….
Alle undici meridiane del 22 marzo, lo zar arrivò, accompagnato dal principe Dolgorouky, maresciallo di Corte, gli toccò farsi identificare, poi salì direttamente nelle stanze dei figli, dove Alix lo aspettava.  
Gli corse incontro leggera, come una ragazzina al suo primo amore, la tensione si sciolse nel loro abbraccio. “E’ per il bene della Russia, ne verremo fuori ..” “Sia fatta la volontà di Dio..” “Perdonami Alix..” “ Hai fatto quello che ritenevi giusto..” E tanto realizzò dopo, in toto, sul momento era troppo stordita per il sollievo di ritrovarsi. Per la guerra, i suoi titoli tedeschi non avevano più alcun valore, ora, avendo lo zar abdicato, lei non era nulla, e aveva sempre tratto giovamento e forza dal sapere chi era. Da una parte, che i ragazzi fossero ammalati, la salvava da ossessive riflessioni, dall’altra, appunto perché erano in precarie condizioni di salute, non li aveva voluti spostare. I suoi detrattori risolsero la questione appellandola direttamente, Alessandra Feodorovna, oppure Nemka bliad, la puttana tedesca, con puntuale mancanza di originalità,  lo zar era il “Signor Colonnello

“Principessa Fuentes” Dolgorouky mi scrutava addolorato, indugiando sul mio viso, avevo gli orecchini di onice e topazio, passando poi alla fede e all’anello di fidanzamento, avevo incrociato le mani, il diamante catturava la luce di quel tardo mattino.
“Principe” Eravamo nella classe della granduchesse, aroma di legno e cera per mobili, polvere di gesso. “Starò calma, senza fallo.. Preferisco non disturbare, le loro maestà devono conferire in pace con i figli,”Annuì “Ma mio marito non c’è..”Mi raddrizzai in tutta la mia statura, dovevo essere calma e composta, ero una Fuentes, una combattente, ora ed allora
 “Lo hanno preso appena scesi dal treno.. E si immaginava un affare del genere, mi ha detto di consegnarvi questo..per non opprimere ancora di più..” lo zar e evitare l’onta di una perquisizione, D. gli avrebbe fatto il piacere e non lo avrebbe mai messo a rischio” ..tanto, mi ha riferito che il medaglione contiene due foto e dei capelli, la cartella dei disegni dello zarevic e una lettera d’amore per voi, che non avrei passato un guaio..” declinò le generalità di chi l’aveva preso, mentre io mi lanciavo in tutto una serie di improperi mentali, insulti sanguinosi e senza rispetto. Una signora non impreca a voce alta e di parolacce ne avevo imparate fin troppo.
“Capi di imputazione? Dove lo hanno portato?”
“ Attività di spionaggio. Non meglio definiti.  Al momento è a Carskoe Selo, nella prigione locale, hanno minacciato che la prossima destinazione sarà la fortezza dei Santi Pietro e Paolo. Hanno atteso che lo zar passasse oltre e ..  Non ha opposto resistenza, anche se ci speravano, si è messo a ridere ed è andato”Tipico suo. “Questo governo provvisorio è una grande accozzaglia e.. Per quello che vale, un principe come lui, con i suoi titoli, non è una spia. Principessa, mi ha dato anche la sua vera nuziale” Me la infilai al pollice della destra..In automatico e tanto mi andava larga.  Se mi avessero sferrato un pugno sarei stata meno male. 
“Lo so. Grazie, davvero, siete stato un amico.” 
“Per voi questo e altro, principessa”Mi baciò la mano, un frammento del vecchio mondo che restava. Mi agganciai il medaglione al collo. 

Solo essere incinta mi indusse a mangiare un boccone, non osai né aprire le valve né leggere la lettera, scorsi i disegni di Alessio, indugiando ogni tanto sulla busta sigillata.
Mi mancava il coraggio. Maldito Fuentes, se mi fai lo scherzo di morire ti ammazzo io. Non mi lasciare sola Andres.. Se tu sei una spia tedesca, perché non arrestano la Vyribova? O me? E ti sei spogliato di tutto, in senso metaforico,   per non offrire appigli a chi ti interroga, sapere che qualcuno ti aspetta è un modo per torturare. E torturano me, che non so se ti rivedrò.. E’ peggio di quando è morto Luois, la sua fine è stata un dramma, in qualche modo sono andata avanti e.. Verrei a piedi da te e.. Speriamo che la mia trovata di ieri serva a qualcosa. Ti amo, Andres, non mi lasciare, voglio passare la mia vita con te, non puoi morire come un imbecille per cose che non hai mai fatto. Maledetto Fuentes 


Ed in ogni caso sei spagnolo, la Spagna è neutrale, i Fuentes una famiglia dai molti appoggi, con denaro e prestigio, questo maledetto governo provvisorio non vorrà rischiare un incidente diplomatico.. Vogliono informazioni, per fabbricare la corda con cui impiccare lo zar.. E in prigione può accadere di tutto. Ero incinta, non rincitrullita.  Magari lo fossi stata..
Aprii la sua lettera.
Andres…
   
 
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