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Autore: Larceny    30/06/2018    1 recensioni
Fliegerabwehr: termine composto che indica tutte le forme di artiglieria specificatamente progettate per l'abbattimento di bersagli aerei.
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L'ombra del conflitto incombe nuovamente sul Commonwealth quando la Confraternita d'Acciaio dichiara guerra ai Minutemen. L'accusa è di aver tradito la razza umana, per aver nascosto e assecondato la Railroad nei suoi sforzi per la protezione dei synth sopravvissuti alla distruzione dell'Istituto.
Genere: Avventura, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DUE GIORNI DOPO, MARE SPLENDENTE MERIDIONALE

Il Sito Prescott era, dall'esterno, precisamente come Nick e Nate lo avevano lasciato, un decennio prima. Certo, le loro impronte erano state cancellate da anni di tempeste di sabbia e raffiche di vento, ma la porta era ancora identica, e il tastierino ballava ancora un po' nel suo alloggiamento da quando Nate lo aveva estratto per inserirvi un nuovo chip.

I synth lo lasciarono lavorare in silenzio, senza offrire nessun commento, quando il detective si appropriò immediatamente di esso per inserire i codici. Non avevano incontrato particolare resistenza nel loro viaggio a sud, a parte qualche sgradita visita dalla fauna locale: niente di più pericoloso, per fortuna, di un piccolo sciame di Stingwing, dissuaso dai suoi intenti dal lancio ben calcolato di una granata a frammentazione di Chase. Ciò non impedì loro, comunque, di mettersi immediatamente di guardia attorno all'ingresso, assicurandosi che nulla li avesse, in qualche modo, seguiti.

Con un beep obbediente, lo schermo si illuminò di verde, e la serratura scattò nelle porte di sicurezza. -Dentro, veloci- intimò Nick, aprendo l'ingresso. Lo sigillarono alle loro spalle una volta che l'intero gruppo fu entrato e, per la prima volta dopo dieci anni, il synth si ritrovò nuovamente di fronte all'immensa, seconda porta di sicurezza del sito di stoccaggio.

Dieci anni fa, Nate aveva rimesso in funzione i lucchetti del portone, riggandoli allo stesso sistema di sicurezza esterno ma con una chiave diversa. La minuscola anticamera in cui erano chiusi dentro doveva dare ai synth l'idea d'essere in una trappola per topi, se il commento sarcastico di uno di loro era di qualche indicazione.

-E se ora non si apre?- chiese il giovane dai capelli bruni, che sotto l'armatura indossava una tuta blu.

Nick ridacchiò. –Funziona tutto. È sicuramente meglio di come l'abbiamo trovata la prima volta che sono venuto qui- disse, iniziando a far forza sulla maniglia. Se sul resto della struttura il tempo era stato, apparentemente, clemente, non era stato lo stesso per quella manopola. O forse, semplicemente, Nick peccava della forza superumana della suite con cui Nate aveva aperto l'ingresso, dieci anni prima.

Due synth vennero in suo aiuto, e finalmente ebbero successo, smuovendo la maniglia con un gemito metallico. –Com'era?- chiese uno di loro.

-Scassinata- rispose il detective. –Ai figli dell'Atomo piaceva l'idea di prendersi tutte le bombe che sono qui dentro, ma non avevano fatto i conti con i loro proprietari. O quello che ne restava, almeno. Tutti ghoulificati. Io e Nate abbiamo fatto pulizia di tutti gli indesiderabili, in ogni caso: non mi aspetto grosse sorprese all'interno- spiegò, mentre spingevano assieme la porta. Ci riflettè, poi, un po' meglio. –Mh, c'erano dei ratti talpa, però, al livello inferiore. Altri potrebbero aver trovato il modo di infilarsi qua dentro da sotto.-

Chase fece una smorfia a quella menzione. –Bestie disgustose- commentò, rivelando un certo slancio di sentimenti umani riconoscibili che per l'ex predatore erano, di solito, abbastanza rari.

Nick ridacchiò alla sua reazione. –Altroché.-

Nei dieci anni dalla sua ultima visita, la struttura pareva pressocchè identica. Le passerelle non parevano essere state ulteriormente danneggiate, e quelle cadute non erano state smosse; i sistemi di sicurezza riattivati da Nate bloccavano gli accessi alla maggior parte delle console di controllo, e all'unica via che conduceva verso a quella funzionante visto che, come ulteriore misura di protezione, avevano irrimediabilmente danneggiato l'ascensore dopo la loro prima visita.

La discesa fu, dunque, abbastanza lenta. A ogni ingresso elettronico Nate aveva, quasi paranoicamente (ma per buone ragioni, in fondo) allacciato un diverso sistema di codici, che Nick avrebbe faticato a ricordare se avesse avuto una memoria organica: forse solo soldati altamente addestrati come Nate erano in grado di ricordare stringhe e stringhe di codice senza problemi, ma il synth dubitava che ce ne fosse qualcuno ancora in vita.

-Aw, peccato- fece uno dei synth a un certo punto, distraendolo dai suoi pensieri.

-Mh? Che c'è?- chiese Chase, anticipandolo.

Il synth aveva in mano una lattina d'acqua purificata, ma aveva un'espressione rattristata. –È vuota- rispose. –La nostra roba è piena di sabbia.-

-Non dovresti consumare cibi e bevande provenienti da un luogo come questo, in ogni caso- lo redarguì la donna. –Non abbiamo idea di quanto possano essere stati contaminati. Già i resti di cibi a lunga conservazione a nord sono sufficientemente irradiati da essere pericolosi: cosa credi di trovare, qui?-

-Probabilmente sarebbe stata ancora buona- li interruppe Nick, sbloccando l'accesso all'ultimo terminale dalla scrivania a cui erano arrivati. La porta tagliafuoco che conduceva alle viscere del sito si aprì con uno schianto. –Non è da me lasciare rifiuti in giro, di solito, ma non credo che il sistema di riciclaggio funzionasse ancora, anche dieci anni fa. Di solito Nate cercava comunque un cestino quando doveva buttare via qualcosa... sai, forza d'abitudine- disse, guardando la lattina con uno sguardo un po' lontano. –Ma immagino che fossimo troppo distratti per pensarci.-

-Oh- fece, un po' stupidamente, il synth dopo qualche secondo. Nick sorrise quando, con cura, cercò di rimetterla precisamente dove l'avesse presa.

-Va tutto bene. È solo spazzatura- lo rassicurò.

-Beh... comunque non era roba mia- insistette l'altro. –Mi dispiace.-

Nick continuò ad insistere che non ci fosse alcun bisogno di scusarsi, ed il synth rifiutò cocciutamente ognuna di quelle affermazioni: la discussione continuò fino all'interno del labirinto di passaggi che conduceva all'ufficio di comando, nonostante l'odore di putredine lasciato dai ghoul e dai figli dell'Atomo lasciati a marcire anni prima. Quello a cui Nate aveva sparato in testa era stato chiuso nell'anticamera di stoccaggio, per evitare di doverlo aggirare nelle ore che avevano passato a preparare i nuovi sistemi di sicurezza: ragion per cui, una volta arrivati all'ufficio, lo trovarono relativamente pulito, ad eccezione della vecchia macchia di sangue ormai nero sul pavimento.

Non ci volle molto per Nick per riattivare i sistemi di lancio del Sito Prescott, pur sempre con una certa trepidazione. Niente poteva garantire loro che il cannone non scoppiasse sotto i loro culi, spedendoli con un viaggio espresso di sola andata all'aldilà, e anche abbastanza male. Ma, per il momento, l'unica cosa che sentivano erano i beep del terminale e lo schianto, lontano, del cannone che usciva da qualunque guscio lo ospitasse, ancora puntato sull'ultimo bersaglio inserito.

La sirena che segnalava l'avvio della sequenza di lancio era ripartita immediatamente, dopo essere stata silenziata dieci anni prima, ma a parte quel rumore Nick non sentiva nient'altro di preoccupante. O che annunciasse una loro imminente obliterazione. Prese la radio dalla sua cintola, a quel punto.

-Squadra Alfa, siamo in posizione e pronti al collegamento con K-21B- disse. Attese qualche secondo, con lo statico come sola risposta, sotto l'esame degli altri synth. Quando non giunse alcuna risposta, riprovò: -Qui Squadra Alfa, siamo in posizione su SSP e pronti al col...-

Venne interrotto da, finalmente, una risposta. –Squadra Theta, vi riceviamo, forte e chiaro- disse Shaun. –Vi vedo online sul sistema. Procedo alla connessione.-

Sullo schermo del terminale di controllo iniziarono ad apparire e susseguirsi una serie di finestre di dialogo che scorrevano troppo in fretta perché Nick potesse capirci qualcosa: Shaun aveva assunto il controllo remoto del terminale.

Se da una parte era sollevato di sapere che Shaun era riuscito ad arrivare al bunker –e, per estensione, immaginava anche il resto della sua scorta-, dall'altra fremeva per sapere, appunto, in che stato fossero gli altri membri della loro squadra. La fretta di Shaun era comprensibile, visto il suo animo rigidamente razionale, ed era importante che si assicurassero in fretta che tutto funzionasse a dovere prima di incappare in problemi in un momento cruciale; ma, ciononostante, Nick non poteva evitare di preoccuparsi.

-I sistemi sono tutti verdi- disse Shaun dopo qualche minuto, fermando il flusso di dati al terminale del detective. –I sistemi di lancio e puntamento sono funzionanti e il cannone è al 91% di efficienza. Non sono visibili o percepibili blocchi di detriti o altro all'interno della canna. Il sistema di caricamento è funzionante e in posizione... c'è un già un missile in posizione sulla rampa, ma non è armato- snocciolò il bambino.

-Armalo- replicò il synth. –Non sappiamo di preciso quanto sia lunga la procedura, ma meglio essere pronti.-

Pochi secondi dopo, un rumore meccanico iniziò a risuonare nelle viscere della loro posizione, mentre i marchingegni della stazione armavano e posizionavano uno dei missili nel cannone. I synth si guardavano attorno, un po' preoccupati, e Nick condivideva quell'apprensione. Stavano maneggiando esplosivi dal potenziale distruttivo non indifferente. Uno solo di quei missili sarebbe stato sufficiente, secondo le stime di Shaun, a radere al suolo l'intero aeroporto di Boston; figurarsi che cosa sarebbe potuto succedere, se fosse scoppiato sotto di loro prima del tempo.

-Procedura completata- fece notare, in maniera un po' ridondante, Shaun, quando sulla base calò il silenzio. –Missile armato. Zio, ho bisogno che tu inserisca le coordinate dalla tua parte.-

-Sono pronto- replicò Valentine, sopprimendo il bisogno di scrocchiarsi le nocche. Non importava quanti anni passassero, il suo cervello avrebbe sempre cercato di propinargli istinti che non poteva più soddisfare. –Quando vuoi.-

Controllarono tre volte che le coordinate combaciassero su entrambi i sistemi, e un nuovo, più profondo brontolio sotterraneo comunicò ai synth, inequivocabilmente, che il cannone ora armato puntava dritto verso l'aeroporto di Boston.

-Avete sentito qualcosa dal Castello mentre aspettavate?- chiese Valentine, accendendosi una sigaretta. Ora che le cose più importanti erano state fatte, potevano permettersi di rilassarsi mentre aspettavano notizie dai Minutemen. I synth avevano iniziato a preparare una piccola area d'accampamento nell'anticamera, stendendo i loro sacchi a pelo e mettendo in sicurezza l'ingresso all'intera area con delle trappole davanti all'unico accesso.

-Nulla. Ma siamo in anticipo di un paio di giorni- rispose Shaun. –È comprensibile.-

C'era qualcosa nel suo tono che Nick non riusciva propriamente ad identificare, e che non sapeva se addossare alla cattiva trasmissione. –Siete riuscire a trovare il bunker senza difficoltà?- chiese.

Una pausa dall'altra parte della linea. –Lo abbiamo trovato. Voi? Avete trovato resistenza?-

-Di nessun tipo- rispose Nick. Ora iniziava ad essere genuinamente sospettoso. –Nemmeno uno scarafaggio.-

Ci fu un'altra pausa, e qualcosa nel tono di Shaun quando parlò, dopo, pareva minutamente sollevato. Ma era un qualcosa di molto piccolo. –Oh, ottimo.-

-Shaun?- chiese il synth, quando l'altro parve esitare. –Va tutto bene, lì?-

-Ora sì- replicò alla fine il bambino. –Nick... non sai quanto sono felice di sapere che state bene- continuò. –Eravamo preoccupati. Il capanno era stato compromesso quano siamo arrivati.-

Il synth non aveva un cuore organico, ma il suo cervello sintetico fece del suo meglio per emulare la sensazione di averlo, ora, in gola, e in uno stato molto vicino alla tachicardia. –Chi? Figli dell'Atomo?- chiese, pur certo, in qualche modo, che non fossero quelli i responsabili.

-No. Confraternita- rispose Shaun. Un mormorio ansioso iniziò a percorrere il gruppo di synth mentre lui parlava. –Non avevano compromesso il bunker. Non ancora. Il sistema di sicurezza di papà era ancora attivo, e non riuscivano a craccarlo, a quanto pare. Quando siamo arrivati avevano scoperto il capanno e stavano cercando di entrare, ma per fortuna non erano ancora arrivati a far saltare l'accesso con qualche esplosivo.-

-Buon per noi. Nate aveva previsto una possibilità del genere, i terminali avrebbero dovuto formattarsi se qualcuno avesse tentato un ingresso violento- disse Nick. –Almeno è tutto ancora intero. Li avete neutralizzati senza problemi? State bene?-

Il silenzio, dall'altra parte della linea, era sufficiente a Nick per iniziare immediatamente a pensare al peggio. Shaun stava evidentemente bene- bene abbastanza da aver risposto e aver completato le procedure senza intoppi... ma...

-Abbiamo perso Boris e Wiseman. E... Grognak- disse Shaun. –Una delle suite dei Cavalieri è esplosa, ed è finito contro il capanno. Una trave gli ha perforato il collo.-

-Duncan come sta?- chiese Nick, una nota d'urgenza nella voce.

-È stabile- replicò Shaun dopo qualche secondo. Nick maledisse la trasmissione poco pulita: lo statico di fondo copriva qualsiasi inflessione di voce a parte l'ovvio, e non riusciva a capire se il bambino stesse mentendo. –Un sacco di lividi e graffi... e una concussione, e una gamba rotta veramente, veramente male- elencò. –Gli... gli era rimasta incastrata nella sella. Non abbiamo dottori qui, e Daisy ha fatto tutto quello che poteva, ma...-

Si fermò, a quel punto. Quell'interruzione poteva voler dire qualsiasi cosa: che l'avessero steccata, o amputata direttamente. Ma Nick non si sentì in grado di insistere oltre. Trasmissione di merda o meno, Shaun pareva provato a sufficienza.

-Come stai, Shaun?- chiese a quel punto.

-Io?- ripetè quello, un po' incredulo. –Io sto bene. Duncan non mi ha nemmeno fatto avvicinare allo scontro. Mi ha mandato via. Non... non mi sono fatto niente.-

-Non è colpa tua, Shaun. Non avresti potuto fare niente in ogni caso, lo sai, vero?-

-Stava cercando di proteggere me- replicò il synth dopo qualche secondo. –Mi ha mandato via per proteggermi, per far funzionare comunque il bunker anche se loro non fossero riusciti ad eliminare la Confraternita. Se non avesse dovuto...-

-Li avrebbe attaccati in ogni caso, Shaun- lo interruppe Nick, bloccando quella spirale autodistruttiva. –Tuo fratello odia la Confraternita, ed erano su un sito sensibile. Anche senza di te, avrebbe agito comunque.-

-Però...-

-Shaun.-

La fermezza del suo tono doveva essere arrivata al bambino nonostante i disturbi sulla linea, e anche a chiunque altro fosse in ascolto nel bunker. –Grazie a Dio, Valentine- fece una voce gracchiante. –Sono due giorni che gli dico di smettere di fustigarsi. Se avessimo avuto dei ceci, ci si sarebbe inginocchiato sopra.-

-Felice d'essere d'aiuto, ma chi parla?-

-È Daisy- rispose Shaun. –Stanno tutti bene. Abbiamo appena finito con la procedura- disse poi, rivolto evidentemente al ghoul che era con lui.

-Buone notizie, finalmente...! E ora, che si fa?-

-Mi metterò in comunicazione col Castello- rispose Shaun. –Dobbiamo fare rapporto. I comandanti devono sapere che siamo in posizione...-

-Me ne occuperò io- si intromise Nick. –Tu riposati.-

-Sto bene!- obiettò debolmente Shaun.

-Shaun, questa linea è troppo disturbata per capirlo dalla voce, ma sono sicuro che tu non abbia chiuso occhio da quando siete arrivati a quel dannato bunker. Ti conosco. Sbaglio?-

Il silenzio dall'altra parte della linea era abbastanza colpevole.

-Vai a riposare, Shaun. Abbiamo bisogno di te- ripetè Nick a quel punto, con tono più conciliante.

-... okay, zio Val.-

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DUE GIORNI PRIMA, ROVINE DELL'AEROPORTO DI BOSTON

L'occhiata che Deacon scoccò a Danse fu più eloquente di qualsiasi altra l'uomo avesse mai ricevuto nel corso della sua intera esistenza –organica o sintetica che fosse.

Non fare casino.

-Sono io- rispose finalmente Haylen. –Anche se... heh, non credo di essere... molto presentabile, Cavaliere.-

Parlare attorno alla stretta che Danse sentiva alla gola fu un'impresa complicata. –Non... non capisco- mormorò, con una mancanza d'eloquenza che fece sbuffare la spia al suo fianco. –Se anche tu hai... voglio dire-, e si fermò, perché dire quello che doveva dire senza sbottonarsi eccessivamente era difficile. Ma non poteva permettersi di essere incauto. Se la Confraternita aveva preso ad utilizzare quel posto in quella... maniera, era imprevedibile chi potesse esserci in ascolto. –La Confraternita ha sempre trattato onorevolmente i propri prigionieri- disse alla fine. –Questo comportamento è inaccettabile per gli standard.-

-C'è... c'è troppa poca Confraternita, per tenere... alti gli standard- ansimò Haylen.

-Che intendi?- insistette Danse, quando la donna non aggiunse altro.

-Venite... venite da fuori?- chiese quella allora. –La guerra... la guerra ci ha decimati- spiegò, venendo interrotta ad un certo punto da un altro accesso di tosse. –Maxson ha dei... coscritti. Esterni, a... coprire le mancanze. Loro non sono mica... sottoposti, ai nostri standard.- C'era una nota di disgusto nel gracchiare della sua voce.

-I Gunners- fece Deacon a quel punto. –Probabilmente Maxie ha perso un po' troppa gente, e ha coscritto i Gunners. Che fanno, adesso? Carcerieri, supporto alle truppe, sentinelle...?-

-Tra... le altre cose- rispose la donna. –Siamo pochi. Pochi Cavalieri, pochi Paladini... e... e gli ultimi... Maxson voleva mandarli a sud... nel Mare Splendente. Non so per cosa. Non ho fatto in tempo... mai, a scoprirlo.-

C'erano più Gunners che confratelli, all'aeroporto? Danse stentava a crederlo, ma iniziava anche a temere che potesse essere una possibilità reale. Rispetto ai Minutemen la Confraternita era sempre stata in minoranza numerica. Un'ondata dello stesso disgusto che probabilmente aveva provato Haylen lo percorse. Quella gente non era molto diversa dai classici saccheggiatori senza onore: solo, erano più organizzati, e con equipaggiamenti migliori di quanto si meritassero. Era un momento buio per la storia della Confraternita d'Acciaio della loro costa, se la maggior parte delle loro forze armate non era formata che da predoni con problemi d'ego.

-Non ho visto che... coscritti, da quando mi hanno portata qui- continuò il ghoul. –Nessun confratello. Li ho chiamati... ho sperato... che qualcuno, almeno, mi ascoltasse... ma solo coscritti. E da un po'... nemmeno loro. Non so nemmeno da quanto...-

-Ci sono altri prigionieri qui dentro?- chiese Deacon. Danse aveva evidentemente esaurito l'eloquenza, o la voglia di parlare.

-Può... può essere- rispose il ghoul, incerto. –I Gunners... si occupavano dei prigionieri... ma non ho mai visto le prigioni. Devono essere... uh, devono essere queste.- Parlava con un tono un po' confuso, ma era comprensibile che il suo legame con la realtà fosse labile, nello stato in cui era. –Ho sentito... strani rumori, più in profondità. Forse... altri...-

-Staremo attenti, zuccherino. Promesso- rispose Deacon, suscitando un'ondata di fastidio in Danse. Non era certo il modo di rivolgersi ad uno Scriba, quello!

Ma Haylen, con sua sorpresa, ridacchiò. Un suono rotto, patetico e quasi spiacevole, ma l'intenzione c'era, ed era arrivata chiaramente alle loro orecchie. –Non... non mi avete risposto- sospirò. –Siete i primi... miei confratelli, che vedo da così tanto tempo. Non... non posso almeno sapere i vostri nomi?-

Oh, faceva male. Danse fece un passo indietro. Haylen era sempre stata innamorata della Confraternita, fin dai primi tempi della sua sponsorizzazione; la sua fedeltà e il suo spirito brillante non avevano mai vacillato, nemmeno nei momenti più duri del suo servizio, come la loro missione nel Commonwealth prima ancora dell'arrivo del Prydwen nella regione. Che anche in quel momento, la vista di supposti confratelli la rassicurasse, nonostante fossero stati proprio loro ad affidarla ai loro nuovi "coscritti" e a ridurla in quello stato, non sorprendeva e nel contempo addolorava profondamente Danse.

-Non preoccuparti di quello, fiorellino- disse Deacon e, per una volta in tutto il tempo in cui il synth l'aveva conosciuto, la sua voce pareva esprimere un sentimento sincero: pietà. –Sappi solo che abbiamo un amico in comune. Vogliamo anche noi, sai... fare la cosa giusta.-

Di nuovo, negli occhi spiritati di Haylen, passò un lampo di riconoscimento che confuse Danse: qualsiasi cosa avesse comunicato Deacon con quella frase criptica, a lui era sfuggito. Non ebbe modo di fare nulla al riguardo, però: Deacon estrasse dalla fondina la sua 10 millimetri silenziata con un unico, fluido e rapidissimo gesto, e sparò ad Haylen in testa prima che Danse potesse reagire.

Dal microfono dell'armatura si sentì solo un suono strozzato mentre l'uomo guardò la sua amica accasciarsi al suolo sul suo letto di macerie. Il suo corpo martoriato parve, finalmente, rilassarsi una volta per tutte.

Dietro di lui, Tinker Tom stava rimproverando Deacon per averlo fatto spaventare con lo sparo –anche se il suono era stato davvero minuscolo-, ma Danse non ascoltava.

Logicamente parlando, la scelta di Deacon era stata la più corretta. Non c'era modo di salvare Haylen, né di risparmiarle ulteriore sofferenza: se anche avesse mantenuto il lume della ragione una volta terminata la ghoulificazione, la sua esistenza sarebbe stata terribilmente dolorosa, visto quanto tempo era necessario perché il corpo di un ghoul si stabilizzasse dopo la sua trasformazione. Non era un'esistenza che meritava d'essere vissuta.

La colpa era ciò che, al momento, lo stava divorando. Haylen era stata ridotta in quello stato solo ed unicamente perché, Danse lo sapeva, aveva scelto di aiutarlo quando aveva scoperto della sua reale identità. Qualcuno doveva aver scoperto cosa aveva fatto la scriba, forse insospettito dal ritardo nel suo rapporto, forse solo per pura sfortuna: ma solo quando Danse, ormai, era lontano. Da lì, nel clima pesante che era calato sull'aeroporto per via della guerra, non doveva essere passato molto perché i capi collegassero i punti e la accusassero di tradimento. Se Haylen avesse svolto il suo dovere, forse al suo posto ci sarebbe stato Danse, o forse lo avrebbero semplicemente ucciso, molto prima; ma in ogni caso, quella sorte così dolorosa non le sarebbe toccata.

Ma Haylen era sempre stata innamorata della Confraternita e dei suoi ideali. La sua squadra era la sua famiglia. Nella sua meravigliosa cocciutaggine, forse Haylen era stata certa di poter convincere Maxson a vedere le buone intenzioni di Danse, nonostante i fatti che lo dannavano: una scelta ingenua, nonostante la sua esperienza.

-Tutto okay, ragazzone?-

La suite d'armatura atomica non rese visibile il suo sobbalzo, ma Danse era certo che Deacon sapesse di averlo sorpreso. Non si era accorto di aver arretrato fino ad arrivare con le spalle quasi al muro opposto rispetto alla nicchia in cui era stata rinchiusa Haylen; Deacon lo aveva seguito, e aveva ora una postura forzatamente rilassata. Danse intuiva che, se per qualche ragione la sua ragione lo avesse abbandonato e avesse scelto di attaccare la spia, questa sarebbe stata pronta e perfettamente in grado di difendersi.

Non fece nulla del genere. Sospirò, emettendo statico dal microfono, prima di raddrizzarsi e rinsaldare la sua presa sul fucile.

-Sto bene, soldato- replicò Danse. –Solo...-. Esitò a quel punto.

-Già, troppa roba scoperta che uno non vorrebbe mai vedere, a meno che non lavori in un obitorio criminale. Euck.- La spia fece spallucce. –Dovremmo procedere.-

-... sì, hai ragione.-

-Fico. Okay, avete sentito cosa ha detto la prigioniera, giusto? Ci potrebbero essere altri ghoul, là sotto, e non tutti amichevoli. Tenete gli occhi aperti.- Dopo aver ricevuto cenni affermativi da Tinker Tom e Glory, Deacon tornò a rivolgersi a Danse. –Dopo di te.-

Sollevato dal fatto che i guanti metallici nascondessero il tremore che aveva nelle mani, Danse riprese l'avanguardia e tornò a guidare il gruppo attraverso le profondità delle rovine.

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PRESENTE, IL CASTELLO

Hancock saltò di dieci centimetri buoni sulla sua seggiola quando la porta dell'ufficio di Nate si spalancò con tanta forza che sbattè sonoramente contro la pietra, rimbalzando indietro. Era quasi l'alba e i Comandanti, ancora svegli, erano nel bel mezzo di una discussione strategica.

-Ouch...!- fece il messaggero, quando la ricevette in faccia.

-Che cazzo, Berry?!- esclamò il ghoul, dando voce probabilmente al pensiero degli altri Comandanti presenti, tutti allo stesso modo spaventati dal suo improvviso ingresso. –Ti pare il modo?-

-Chiedo scusa, Comandante! Ma abbiamo una trasmissione urgente dall'aeroporto!- ansimò Berry con tono concitato, massaggiandosi la fronte.

Un momento di silenzio, poi: -Quale aeroporto?-

-L'aeroporto!- insistette il messaggero. –L'aeroporto di Boston! I nostri hanno trasmesso un messaggio criptato!-

Garvey, MacCready e Hancock lasciarono immediatamente i loro posti attorno al tavolo della guerra, seguendo l'uomo attraverso il Castello fino al cortile, alla stazione di comunicazione costruita attorno alla torre radio.

-Johnson lo sta decriptando in questo momento- spiegò Berry. –Sono venuto a chiamarvi non appena abbiamo confermato la provenienza.-

-Come fanno ad averlo criptato?- chiese MacCready. –Non potrebbe essere una trappola?-

-Improbabile. Tinker Tom aveva un aggeggio per mascherare le trasmissioni radio tra le sue... diavolerie- replicò Garvey. –Lo abbiamo usato diverse volte per coordinarci e comunicare durante l'evacuazione di Diamond City. Il messaggio passa semplicemente come interferenza statica –è percepibile da chiunque, ma solo chi ha il dispositivo chiave può interpretarlo.-

-Perché non ne sapevo niente...?- borbottò ancora MacCready.

-Perché eri troppo impegnato a correre come un pollo decapitato per tutto il Commons con le tue truppe quando l'abbiamo usato. E anche a farti catturare, ti faccio presente- aggiunse Hancock.

Il silenzio imbronciato ma colpevole di MacCready fu risposta sufficiente.

Arrivati alla stazione, vennero accolti da Johnson, che stava girando sulla sua sedia in quel preciso momento verso l'ingresso. –Oh, eccovi- disse. –Il decriptat... decodicrop... uh... quell'aggeggio della spia, ha finito di analizzare la trasmissione.-

-Falla partire- ordinò Garvey.

Era piena di statico, e dal volume estremamente basso –tanto che tutti i cinque presenti dovettero affollare la console della torre per avvicinarsi agli altoparlanti e poter sentire: ma la voce di Deacon, anche se dstorta, fu comunque perfttamente comprensibile, partendo immediatamente dopo l'alert che annunciava che si trattava di un messaggio preregistrato, trasmesso in loop.

-Liberty Prime decolla tra due ore- stava dicendo. –La Confraternita, con lui. Preparate il Castello.-

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AEROPORTO DI BOSTON, UN'ORA E TRENTA MINUTI PRIMA DEL DECOLLO

-Sveglia, Lanciere!-

Il pilota sobbalzò nel sedile del suo vertibird, quasi perdendo le sue cuffie al richiamo secco del Cavaliere che lo aveva svegliato.

-Signore, sono sveglio, signore!- esclamò, mettendosi più o meno sull'attenti.

-Dobbiamo salire sul Prydwen. Comunicazioni urgenti dal censore Ingram- disse Danse, con tono aspro, dando una perfetta impersonazione del superiore disgustato dal comportamento poco responsabile di un suo sottoposto.

Il Lanciere ebbe comunque la faccia tosta di inarcare un sopracciglio. –Uh... non ho ricevuto comunicazione dal Prydwen, signore... di nessun genere- disse, esitante. –Forse dovremmo aspettare di ricevere autorizzazione anche da...?-

-Sei stupido, Lanciere?- abbaiò Danse, facendo minacciosamente qualche passo avanti. –Dove è finito il tuo addestramento? L'assalto è tra meno di due ore. Il silenzio radio è iniziato mezz'ora fa!- esclamò, con tono abbastanza aggressivo da far visibilmente spaventare il povero pilota, che squittì dal suo sedile. –Non arriverà nessuna comunicazione dal Prydwen, se non il tuo ufficiale richiamo disciplinare e la tua degradazione per aver ritardato le comunicazioni intrabase!-

-Sissignore! Chiedo scusa, signore! Non mi segnali al Lanciere Capo Kells, signore, la prego!- supplicò il pilota.

-Fai arrivare in aria questo affare entro i prossimi due minuti e posso considerarlo, soldato. Muoversi!-

Il pilota si mise immediatamente all'opera, aprendo per loro il portellone del vertibird e permettendo di montare in sicurezza nella parte posteriore. Danse salì per primo, offrendo una mano a Deacon, che aveva un'aria molto più incerta.

Ci volevano solo pochi minuti di manovre per arrivare dal suolo al Prydwen, e in quel poco tempo la spia, già pallida, era diventata cinerea.

-Paura delle altezze?- chiese Danse dal suo posto, sulla panca più lontana dalla cabina di pilotaggio. Non c'era bisogno di abbassare la voce: era vero che la base era in silenzio radio totale da ormai più di venti minuti. Nessuno avrebbe colto le loro parole. Il resto era stata, ovviamente, una grossa palla.

-Nah, ho solo tanto bisogno di cagare- replicò Deacon, tentando un tono noncurante e fallendo, almeno in parte. Da dietro gli occhiali da sole, Danse lo vide lanciargli un'occhiata un po' dubbiosa.

-Ci sai fare, con tutta 'sta cosa della Confraternita- disse, dopo un po'.

-Ti sorprende? Conosci il mio passato- replicò Danse.

-Vero. Per questo te lo chiedo. Sei sicuro di cosa stiamo per fare, vero? Non si torna più indietro, da qui.-

Deacon aveva ragione, in più sensi di quello puramente morale o metaforico.

-Il tempo per i dubbi è passato da un pezzo- rispose Danse eventualmente, abbassando lo sguardo sul proprio fucile. Ed era vero: era finito ben prima che iniziassero quell'operazione, o che si separassero da Tinker Tom e Glory, i due gruppi diretti ora ad obiettivi diversi. Danse sapeva perché aveva preferito occuparsi della parte piano che avrebbe riguardato l'infiltrazione sul Prydwen: conosceva bene il layout della nave, e sarebbe stato semplice indirizzare Deacon nei posti migliori per sabotare essa e il suo prezioso carico di vertibirds, prima che facessero troppi danni al Castello. Era la posizione in cui sarebbe stato più prolifico nell'offrire assistenza alle spie.

Glory e Tinker Tom avevano un altro compito, al confronto relativamente semplice: una volta iniziata la battaglia, con l'aeroporto quasi completamente sguarnito e lasciato nel caos dal sabotaggio dei due a bordo della nave, sarebbe stato molto semplice per loro occuparsi di chi c'era di guardia alla console di Liberty Prime, e di conseguenza distruggerla. La Confraternita non si aspettava un attacco dall'interno: sarebbero stati impreparati.

Nel caos, inoltre, sarebbe stato facile per loro abbandonare l'aeroporto prima dell'arrivo dell'artiglieria nucleare, e salvarsi la vita.

Danse e Deacon sapevano che loro non sarebbero stati altrettanto fortunati: non dal Prydwen, non dopo aver eventualmente allertato l'intera nave della loro presenza una volta effettuato il sabotaggio. Che fosse per quella consapevolezza che ora Deacon gli poneva quella domanda?

-E tu, piuttosto?- chiese il synth. Non doveva aggiungere troppi dettagli: entrambi sapevano già, a quel punto, a cosa si stava riferendo la loro conversazione.

Deacon fece un sorriso amaro che, per una volta, Danse trovò sincero. –Heh- fece. –Non aspettavo altro che questo momento.-




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NDA:

Conoscere il tuo parere purifica la mia pelle, irriga i miei campi e nutre i miei animali (e altri meme tradotti in maniera scadente): se ti va, lasciami una recensione.

Il prossimo capitolo uscirà sabato 30 giugno.

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