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Autore: Grell Evans    01/07/2018    1 recensioni
Temari decide di trasferirsi a Konoha per chiudere un capitolo lungo e buio della sua vita sentimentale che l'ha turbata e delusa profondamente. 
Shikamaru apatico e scostante appena la incontra le si avvicina, affascinato, dalla sua bellezza sconosciuta.
Tra di loro tutto sembra incominciare in modo tranquillo e delicato, ma c'è qualcosa che turba le loro giornate o per meglio dire, qualcuno.
E quel qualcuno non sarà gentile, nè comprensivo; non avrà intenzione di lasciare Temari senza di lui, piuttosto la morte.
 
Genere: Drammatico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mercoledì, tarda mattinata.
 
- Lei è la signorina Sabaku No Temari? –

- Sì, sono io. – rispose. - Cosa è successo? –

- Ho una lettera per lei da parte del Kazekage. – il messaggero estrasse l’oggetto dalla borsa e scomparve poco dopo avergliela appoggiata sulla scrivania.

Aprì la busta e le parole che lesse la allarmarono in un primo momento, poi cercò di andare a fondo nella questione. Gaara le chiedeva di tornare a Suna dopo neanche una settimana dal suo trasferimento a Konoha, cosa molto strana per un tipo come lui siccome conosceva perfettamente i motivi per i quali lei aveva chiesto di cambiare villaggio. Le spiegazioni che diede poi furono molto vaghe; accennò a una missione di livello A che solo lei e altri pochi jonin di cui conosceva a pieno le potenzialità e di cui si fidava ciecamente potevano effettuare. Il tutto si concludeva con una firma rapida e sconnessa abbinata a un timbro blu con il logo del villaggio della Sabbia. Fu proprio la firma che la disturbò, Gaara quando firmava scriveva sempre in modo chiaro e riconoscibile, inoltre la sua grafia era sì leggibile, ma spigolosa, parecchio complessa da emulare. Cominciò quindi a domandarsi chi poteva aver tentato di allontanarla da Konoha anche solo per qualche giorno e ripensò ai vari documenti che potevano essere soggetti ad un interessamento da parte di terzi o che potevano costituire un elemento importante per chicchessia. Le venne in mente che i rapporti con il villaggio del Suono erano da sempre mitigati da momenti di pace e di conflitto e che evidentemente qualcuno stava provando a sabotare alcuni progetti che valutavano la fine di qualsiasi guerra, ma non ne trovò il senso… in fondo lei era a Konoha, cosa avrebbe significato rivolerla ancora a Suna?
 Si alzò con la lettera tra le mani e imboccò subito il corridoio principale, scese fino al piano terra poi da lì sotto per altri due piani. Aveva bisogno di qualcuno che l’aiutasse a stabilire se effettivamente quello che aveva ricevuto glielo aveva mandato veramente Gaara, perché non aveva intenzione di tornare a Suna senza motivo e soprattutto non voleva sottostare ai capricci di nessuno.
Avanzò a passo svelto fino a quando non vide contrassegnata la scritta “Unità Ninja Crittografi – Konoha”; come aveva immaginato dovevano avere anche alla Foglia un gruppo simile e non si era sbagliata.


- Buongiorno. - disse dopo aver bussato.

- Salve, lei chi è? – domandò una voce femminile.

- Sabaku No Temari, ambasciatrice del villaggio della Sabbia qui a Konoha. – 

Una ragazza giovane, con i capelli lunghi fino a poco sotto le spalle di un particolare biondo, un po’ più bassa di lei e con gli occhiali le venne incontro.

- Di cosa ha bisogno? –

- Dovrei parlare con qualcuno che mi aiuti a comprendere se questa firma appartiene veramente alla persona che ha scritto questa lettera. –

- D’accordo. – le prese la lettera dalle mani.Temari era quasi infastidita, ma cercò di non darlo a vedere. Ostentava un modo di fare che non le piaceva, una superbia che le dava i nervi. - Io sono Shiho e mi occupo di crittografare i messaggi di dubbia provenienza come il tuo. A quanto vedo c’è di mezzo il kazekage. – asserì.

- Sì. – tirò fuori un’altra lettera con la vera firma di Gaara. – Ho il dubbio che quello scritto non l’abbia né firmato né mandato lui. – disse porgendole l’altro pezzo di carta. 
Shiho la guardò pensierosa e risistemò con un dito gli occhiali sul naso. – Dunque, diamo un’occhiata. – posò le due lettere e le mise una al fianco dell’altra poi con uno strumento che le parve una lente d’ingrandimento e altri oggetti non ben identificati iniziò ad osservare le due firme. Rigirò più volte i fogli, li sovrappose e li mise anche controluce per cercare qualche indizio. Ebbe l’impressione che si stesse concentrando moltissimo e che trovare delle differenze tra le due firme stesse diventando un lavoro articolato.

- I tuoi dubbi sono reali. Questa firma non appartiene al kazekage. – concluse Shiho asciugandosi con il dorso della mano alcune goccioline di sudore dalla fronte. 
Temari rimase interdetta e anche un po’ confusa; se l’aspettava ma fino all’ultimo sperò che si stava sbagliando e che il fratello fosse stato solo parecchio stanco mentre scriveva verso la base destra del foglio.

- Come pensavo. – non ebbe il coraggio di aggiungere altro.

- Ti consiglio di parlarne con l’hokage. - 

- Vedrò, ti ringrazio. – arraffò la lettera e filò via, dritta verso casa. 


 
***

 
 
- Mi spieghi perché diavolo stai mettendo a soqquadro tutta la tua stanza? – Karui sostava sulla soglia della porta spazientita mentre l’amica ravanava come una furia in alcuni cassetti.

- Qui non c’è… - disse sbattendo l’ultimo cassetto della scrivania irritata al massimo.

- Temari. – pronunciò decisa battendo una mano sul muro.

- Karui. – le rispose nello stesso identico modo mentre si lanciava verso la libreria aprendo ogni singolo libro.

- O ti decidi a vuotare il sacco o mi arrabbio sul serio. – le diede un ultimatum.

- Qui neanche… - la ignorò. – Qua neppure… -  e rimise l’ennesimo volume al proprio posto. – Sto cercando una lettera. – confessò senza dare alcun peso a ciò che aveva detto.

- E questa lettera è così importante da farti diventare come un segugio pur di ritrovarla? – domandò seccata.

- Esattamente. – passò velocemente il dito tra le pagine. – Trovata! – esclamò tenendo stretto in mano un foglio poco più piccolo di un palmo.

- Siano lodati gli Dei. – imprecò Karui. 

Temari si avviò verso la scrivania e l’amica la seguì con un’aria curiosa; dopo aver fatto quel macello ora voleva comprendere il perché.

- In breve; mi è stata inviato questo scritto a nome di Gaara ma non è stato lui a mandarmelo. – concluse.

- E come fai a … -

- Ho fatto esaminare la firma. – non le diede il tempo di finire. – Ti starai chiedendo allora che diavolo ho cercato in queste due ore. –

- Beh, direi. – disse come a dichiarare l’ovvio Karui.

- Ho cercato qualcosa che potesse ricollegarmi al mio sospetto numero uno. – le sventolò il foglietto davanti agli occhi. – Questa è una lettera che mi spedì Daimaru anni fa, l’unica che ho portato con me. –

- Tu credi che quell’idiota voglia riprendere i rapporti con te? – domandò interrogativa.

- Questo non lo so, ma credo che non si sia rassegnato alla mia lontananza. – gli occhi di Temari si fecero cupi. – non ti nego che la cosa mi infastidisce. – 

Karui mise a confronto le due firme, le osservò per un po’ e le risultò difficile trovare delle somiglianze. – Tem, queste scritte sono agli antipodi. –

Anche la ragazza si mise a scrutarle intensamente provando ad individuare qualcosa che le potesse ricondurre alla stessa persona. Quello che immaginava si era realizzato un’ennesima volta, la soluzione del problema era ancora lontana. – Già hai ragione. – concordò con amarezza. – Resta il fatto che quella firma non è di Gaara. –


- Quindi qualcuno sta cercando di allontanarti da Konoha. – aggiunse Karui. – Ma chi? –

- Lo vorrei tanto sapere anche io. – affermò Temari stringendo tra le mani le due lettere per poi gettarle via, con un moto di stizza, nel primo cassetto. 

 

 
***

 
 
 
Domenica, primo pomeriggio.

 
 
- Tem? – la voce di Shikamaru rimbombò da dietro la porta mentre la ragazza correva ad aprirgli.

- Ciao “principino”. – gli fece l’occhiolino mentre lui le regalò un bacio leggero sulle labbra completamente inaspettato.

- È da un po’ che non ti vedo. – confessò. – Fatta eccezione per gli incontri di sfuggita al palazzetto dell’hokage. –

- Ti sono mancata allora. – asserì lei ciondolando leggermente la testa.

- Ehm, veramente… - sussurrò imbarazzato mentre si stringeva il codino. Pochi secondi prima l’aveva baciata senza tanti scrupoli e alla prima affermazione più intima a stento riusciva a parlare. Comprese di essere un tipo strano e che non poteva farci niente se quella seccatura lo faceva sentire in quel modo.Salirono in camera e la prima cosa che notò fu il cervo di peluche posizionato al centro del letto e d'istinto sorrise; vederlo lì era come sentirsi dire “non mi dimenticherò mai di quel giorno e di te” e ne fu felice, dentro di sé sentiva di star andando sulla strada giusta.

- Senti Shika… -  sussurrò chiudendo la porta. 
Lui la guardò interrogativo, un vago presentimento gli balenò nel cervello. Quel tono di voce, abbinato a certe parole, connesso a una gestualità del corpo esplicita fecero suonare nella sua testa un campanello d’allarme.

- Dimmi Tem. – rispose cercando di essere il più disinvolto possibile.

- Mi domandavo se tu non sentissi un certo bisogno… - batté le palpebre e a Shikamaru parvero come il muoversi di due splendide ali di farfalla mentre incantato indietreggiava verso il letto fino a potersi sedere. La vide mettersi a cavalcioni su di lui, le sue labbra a un palmo dalle sue. – Il bisogno irrefrenabile di… - con entrambe le mani gli accarezzò le guance. Lui se ne stava sempre più imbambolato, fulminato da quel profumo fruttato e delicatamente dolce. – Di… -

- Di? – ripeté.

- Fare la lotta! Beccati questo! -  esclamò strizzandogli il naso con due dita.Shikamaru inizialmente in uno stato confusionale impiegò pochi secondi a rovesciare la situazione; la prese per i fianchi e la mise a pancia all’aria mettendosi poi sopra di lei bloccandole con non troppa forza i polsi.

- Adesso che fai, Seccatura? – un sorriso divertito gli comparve in volto. – Eh? – la incalzò. 

Temari provò a dimenarsi divertita nonostante il brivido di eccitazione che le scosse il corpo e le fece venire la pelle d’oca.

– Che ti succede? -  domandò l’ovvio e lei capì subito che si era accorto di quella reazione fisiologica.

A quel punto avvinghiò le gambe al bacino di Shikamaru e, con una forza che lui non si aspettava, si ritrovò nuovamente la ragazza su di lui, sciolta dalla sua stretta, e perfettamente seduta sul suo ventre. – Qualcosa non va? – stavolta fu lei a lanciargli una provocazione mentre un ghignò le decorò il viso.
Piegò il braccio in modo da avere l’avambraccio sulla fronte, cercando di mantenere la concentrazione e di non distrarsi; sentirla su di sé in quel modo tramite un contatto fisico così ravvicinato con solo pochi sottili strati di tessuto a dividerli gli stava mandando in pappa il cervello.


- Se non scendi qualcosa non andrà bene per davvero. – beata onestà. – Dovresti percepirlo. – tenne gli occhi chiusi cercando di sfuggire almeno alla sua vista. Lei lo guardò maliziosa chinandosi ad un soffio dal suo viso, sfiorandogli il naso.

- Guardami. – sentiva i suoi occhi verdi fissarlo indagatori.

- No, Tem. – sussurrò. – Se ti guardo finisce male. –

- Mh. – la sentì rimettersi seduta senza però spostarsi dalla sua posizione originaria. – Bla, bla, bla. – la sentì stiracchiarsi e approfittò di questa sua disattenzione per catapultare di nuovo la situazione.

- Signorina “bla bla bla”, vediamo come ti comporti quando sei tu a sentirti in trappola. – stavolta era lei in uno stato di svantaggio, percepiva il desiderio dei loro corpi tanto che lo avrebbe potuto tagliare con un coltello; lei stessa si sentiva eccitata e con gli ormoni in subbuglio. Il pollice e l’indice di Shikamaru le reggevano delicatamente il mento ma non si sentiva in grado di distogliere lo sguardo dai suoi profondi occhi neri che la scrutavano dritti nei suoi. – Allora? – domandò tranquillo.
 

Non rispose, era completamente ammaliata da quell’atteggiamento provocante.

– Cos’ è il gatto ti ha mangiato la lingua? – disse poi stampandole un bacio su quelle labbra morbide e rosate che non sembravano aspettare altro e che subito risposero avide alle sue. A quel punto Shikamaru sapeva benissimo di essersi giocato quel minimo di autocontrollo che gli era rimasto e le accarezzò prima i fianchi e a seguire la zona delle costole rimasta scoperta dalla maglietta sottile che portava, lei non si fece scrupoli ad indagare gli addominali delicatamente scolpiti che gli percorrevano l’addome, poi un tonfo li destò da quegli attimi.


- Che diavolo è? – domandò la ragazza cercando una risposta sul volto di lui.

- Pare che qualcosa si sia conficcato sotto al tuo davanzale. – analizzò alzandosi e aprendo la finestra.

- Oh, Dei. – sussurrò raccogliendo il kunai che aveva causato quel rumore. 


Lo sguardo di Shikamaru divenne gelido. – “Non fare la sciocca, Tem.” – lesse sulla pergamena che dondolava appesa all’arma.
Prese il kunai e lo strinse tra le mani, stritolandolo così forte da infilarsi le unghie nei palmi e da far diventare bianche le nocche. – Bastardo. -  sussurrò mentre una lacrima le solcò il viso e la consapevolezza di non essere libera la invase, spaventandola.
 


 
***


 
Lunedì, mattina presto.

 
 
- Lame di vento! – urlò mentre l’attacco appena scagliato andava a mutilare la maggior parte degli alberi che erano di fronte a lei. Ripeté l’operazione altre due volte fino a quando non rimase altro che l’erba rasa e le radici. – Maledetto figlio di puttana. – disse ansimando per la fatica di aver alzato diverse volte il grosso ventaglio. – Ti avrò tra le mani molto presto e ti massacrerò. – aprì totalmente la sua arma svelando tutti e tre gli astri e si morse il pollice. – Tecnica del richiamo! Ballo del taglia taglia! – un grosso ermellino armato di un’altissima falce sbucò dal ventaglio intento a lanciarsi sui centinaia di ettari di bosco che si stagliavano di fronte a loro.Un fruscio sospetto la mise in guardia.

- Che diavolo stai facendo? – domandò una voce a lei fin troppo nota.

- Sono venuta qui per stare da sola. – rispose gelida.

- A me non sembri sola. – asserì il ragazzo indicando l’animale apparso poco prima. – Curiosa evocazione. – aggiunse.

- Disperdi! – disse decisa e l’ermellino scomparve in una nuvoletta bianca. – Adesso vuoi smammare? – continuò fingendo un sorriso.

- No. – negò secco.

- Shikamaru sono incazzata, non ti conviene restare nei paraggi. –

- Le donne arrabbiate non mi fanno paura, mia madre fa cento volte peggio e vivo con lei nella stessa casa. – un mezzo sorriso gli comparve in volto. – Sai che disboscare ettari su ettari di vegetazione non ti farà passare tutta questa rabbia? –

- Stronzate. – disse impugnando con decisione il ventaglio.

- A me sembra che tu abbia raso al suolo una buona parte del bosco e che la tua ira non si sia placata. –

- Smettila. –

- Sei tu quella che deve farlo, non io. – la guardò cercando di scrutare i suoi occhi. – La verità è che non stai risolvendo nulla, ti stai solo facendo del male. – 

Temari chiuse il ventaglio e lo fissò in terra. - Cosa sei venuto a fare qui? – domandò guardando i ciuffi verdi che sbucavano da sotto i suoi sandali.

- Non c’è un motivo, non sempre almeno. – rispose alzandole delicatamente la testa con due dita. – Ho chiesto a Karui dov’eri, non pensare che ti abbia trovato in altri modi. Non avevo la minima intenzione di girovagare a vuoto con questo caldo. Io ammetto di capirci poco in fatto di donne, ma spesso siete davvero prevedibili. – la guardò intensamente in quegli occhi verdi divenuti cupi, tristi.

- Io non ti capisco. – sussurrò Temari.

- Non vuoi, è diverso. – ribatté. – Non è così che si affrontano i problemi. –

- Io non ho problemi. – indurì lo sguardo ma non ottenne l’effetto voluto.

- Ah, sì? –
 
- Vattene. –
  

- Stai facendo il suo gioco Tem. – 

Strinse le nocche in due pugni così forte che divennero bianche. – Io sono il problema. – fece una pausa. – Sai perché? – domandò aprendo violentemente il ventaglio. – Perché avrei dovuto ucciderlo con le mie stesse mani e non l’ho fatto. Avrei dovuto fargli provare il mio stesso dolore e ho avuto pietà di un essere spregevole! – urlò brandendo l’arma con entrambe le mani. – Lame di vento! – e scagliò con tutta la sua forza quelle lame sottili e taglienti sul lato che ancora non aveva distrutto. – Non lo perdonerò mai! Mai! Quel bastardo dovrà passare sul mio cadavere. – affermò decisa pronta a scagliare un altro colpo.

- Tecnica del controllo dell’ombra. – successe in un secondo, neanche se ne rese conto.

- Non posso più muovermi… - sussurrò spalancando gli occhi.

- Basta. – la guardò. – Se non ti fermi da sola con le buone, lo faccio io con le cattive. – un mezzo sorriso gli decorò il volto.

- Lasciami. – disse mentre contro la sua volontà chiudeva e riponeva sulla schiena il ventaglio.

D’improvviso qualcosa fendette l’aria e andò a conficcarsi esattamente sulla linea d’ombra che li univa. 
Rimasero in silenzio ad osservare lo shuriken poco lontano dai loro piedi. Percepì la ragazza tremare mentre l’ombra la liberava e, come se fossero ancora vincolati, si avvicinarono nello stesso momento. Shikamaru lo raccolse e notò che anche su quell’arma c’era un’ennesima pergamena. – “Lei è mia.” – lesse.
Temari tremò mentre cercava di arrivare ancora più vicina al ragazzo, come a cercare un appiglio per non cadere.


- Andrà tutto bene. – asserì in tono calmo mentre delicatamente la stringeva a sé. – Ci sono io qui con te. -








G/E - Angolo dell'autrice.

Ehi, salve a tutti coloro che leggono fino a qui, a chi ha recensito e recensirà.
Spunto al quarto capitolo per ringraziarvi dell'attenzione e del gradimento che state dimostrando a questa FF.
Spero che questo risvolto possa piacervi, fatemi sapere cosa ne pensate.
Un Bacio, Grell.



 
  
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