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Autore: Roiben    01/07/2018    1 recensioni
Di nuovo guai in vista per i Guardiani. Questa volta, tuttavia, non sono unicamente i bambini a fare da bersaglio.
Manny ha un’idea, ma non tutti ne sono entusiasti, in particolare l’Uomo Nero, reduce dalla recente e ancora molto sentita disfatta.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nightmares, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Quaranta


«C ’era una volta un giovane demone invaghito delle albe dorate» narra Liùsaidh~dorcha, adocchiando con divertimento palese la smorfia esasperata comparsa sul volto serio ai limiti del tignoso dello spirito oscuro. «Cosa succede? Pensavo volessi ascoltare ciò che ho da raccontare» punzecchia, sbeffeggiandolo con ironia.


«Pensavo volessi spiegarmi il motivo della tua protratta reclusione» rimbecca acidamente Pitch.


«È esattamente ciò che ho intenzione di fare, per questo tuttavia è necessario partire da molto lontano nel tempo» si giustifica pigramente Liùsaidh~dorcha, non mancando di ghignare compiaciuto.


Pitch si massaggia le tempie, iniziando a pentirsi di avergli accordato la propria attenzione e, soprattutto, libertà di parola. «Bene, in questo caso ti pregherei di voler iniziare e di farlo velocemente, prima che la mia pazienza si esaurisca definitivamente» minaccia in un sibilo seccato.


«Ah, questa sì mi piacerebbe vederla» insinua Liùsaidh~dorcha.


«Fossi in te non ne sarei troppo convinto» bercia Pitch, sogguardandolo con astio crescente.


«D’accordo» si risolve il demone, dispiegando un poco le ali e scuotendole leggermente per ripulirle dalla polvere e dagli ultimi fastidiosi detriti. «Tutto risale a circa ottomila anni fa. A quel tempo, come ho accennato, ero ancora relativamente giovane, per gli standard di un demone che si rispetti, ovviamente. La verità è che necessitiamo di molto tempo e svariate esperienze per apprendere, per maturare. Io non lo ero ancora, purtroppo, e questa è stata probabilmente la mia maggiore rovina. La seconda è stata incontrare Phanês. La terza non essere stato sufficientemente accorto da vedere ciò che, in un altro momento, sarebbe parso palese».


Pitch ascolta in silenzio. Di tanto in tanto averte l’istinto di intervenire per chiedere maggiori delucidazioni, ma con decisione lo mette a tacere, convinto sia meglio tenere le sue mille domande per sé fino al momento più opportuno. Quindi lo lascia parlare di buon grado, ansioso di scoprire ciò che si cela dietro interminabili secoli di segreti gelosamente mantenuti.


«Lui sapeva essere affascinante, a modo suo, e l’attrattiva che riusciva a esercitare su creature come il sottoscritto era vasta a davvero pericolosa». Scuote la testa, esasperato dai suoi stessi pensieri. «Se solo lo avessi incontrato più tardi le cose sarebbero andate diversamente. Ma allora la mia ingenuità superava di gran lunga le mie conoscenze e la mia ragione. Come uno sciocco mi sono lasciato abbagliare dalla sua luce, cieco all’oscurità che si nascondeva nel suo cuore e ancora oggi insudicia la sua fittizia esistenza» sibila con evidente ira.


In quel momento Alioth ricompare percorrendo un’insenatura del fiume, passeggiando adagio e senza preoccupazioni apparenti. Pitch e Liùsaidh~dorcha, momentaneamente distratti da quella nuova presenza, si soffermano per qualche lungo momento a osservare il manto lucido e i muscoli guizzanti del destriero.


«È molto bello» soffia Liùsaidh~dorcha, rapito. «Lo hai creato tu?».


Pitch annuisce e mormora un un po’ distratto, intento come il demone a seguire l’incedere di Alioth, poi sorride divertito. «La mia prima creazione dotata di anima… o quasi» ammette con leggero imbarazzo.


Liùsaidh~dorcha distoglie con un po’ di difficoltà lo sguardo da Alioth e lo fissa sullo spirito oscuro. «Per quale motivo lo avresti fatto?» indaga incuriosito.


Lo spirito socchiude leggermente gli occhi abbassando lo sguardo a terra. «In verità ciò che avevo in mente principalmente era creare un tracciatore, qualcosa in grado di scovarti a colpo sicuro. Ho così messo insieme le mie conoscenze e le capacità di quelli che si sono uniti per il rito». Risolleva gli occhi puntandoli su Alioth. «Quello è il risultato. La mia volontà ne ha fatto un segugio, le mie speranze gli hanno donato una parvenza di vita» tenta incerto.


«Quello che posso vedere è molto più di una parvenza, spirito. Non vi scorrerà sangue, forse, ma di certo vi scorre coscienza e vita. Credo tu abbia fatto un ottimo lavoro, per essere alla tua prima prova» commenta il demone.


Per qualche arcano motivo, Pitch arrossisce leggermente all’udire tali parole e tossicchia ulteriormente imbarazzato.


*


«Intendevi ucciderlo?» riprende la parola lo spirito oscuro, adocchiando per un breve momento il volto del demone e scorgendolo incupirsi nuovamente. «Phanês, intendo. Era tua volontà togliergli la vita?» rettifica, per quanto non lo ritenga così necessario.


«Per certi versi mi sarebbe piaciuto, sì» ammette il demone, poi scrolla le spalle. «Dubito sia possibile, tuttavia. La sua esistenza non è minimamente simile a quella di alcun altra creatura esistente o esistita» pondera crucciato.


Pitch, inaspettatamente, sbuffa una piccola risata. «Ti dirò: a me pare stessi svolgendo un eccellente lavoro» commenta ironico.


Liùsaidh~dorcha lo fissa sbigottito. «Beh… Uh… Grazie?» tenta incerto. «Mi era parso di capire tu stessi dalla sua parte» prova, confuso.


Pitch solleva un sopracciglio, sarcastico. «Demone, forse non ti è chiaro; io sto da un’unica parte: la mia».


L’occhiata che gli scocca Liùsaidh~dorcha è un misto di sorpresa e vivo interesse. «Questa sì è una valida notizia. Dunque, in tutto questo, come sei arrivato ad allearti con il dio della luce in persona?».


Pitch assottiglia lo sguardo e sbuffa. «Hai un bel coraggio a fare domande simili. Dovrei forse rammentarti che mi avete messo in mezzo voi? Non mi dire che con gli anni la tua memoria vacilla come le gambe di un vecchio» sogghigna. «Per parte mia, ti assicuro, avrei senz’altro preferito godermi in santa pace una buona lettura nel mio salotto silenzioso e appartato. Ma ovviamente sembra fosse chiedere troppo, non è vero?» sbotta alterato. «Prima il maledetto Uomo nella Luna con i suoi giochetti e le sue pensate da tossicomane, poi quell’abominevole custode dell’oltretomba con il fratello guerrafondaio e iperattivo» recrimina, facendo nervosamente avanti e indietro fra il pietrisco e l’acqua, evidenziando il suo elenco sulle sottili dita di una mano. «E d’un tratto, senza affatto comprendere come, mi ritrovo conteso fra una divinità psicotica e un demone malato» ringhia frustrato.


Liùsaidh~dorcha, ben lontano dal sentirsi offeso, sorride sornione osservandolo con intensa curiosità, fatto che irrita ulteriormente Pitch.


«Che c’è?!» sbraita infatti quest’ultimo, ormai giunto al limite della pazienza.


«Trovo tu sia una creatura interessante» commenta Liùsaidh~dorcha in tono pacato. «Cos’è che fai, esattamente, nel tuo tempo libero?» si informa pacifico.


Pitch digrigna i denti, seccato. «Sono l’Uomo Nero!» esclama indignato.


«Uhm… Questo dovrebbe dirmi qualcosa?» indaga Liùsaidh~dorcha.


Pitch boccheggia, freme di rabbia, poi sbuffa e si lascia ricadere seduto a terra, rassegnato. «Avevi detto che mi avresti spiegato come stanno le cose fra voi, prima» protesta debolmente.


Liùsaidh~dorcha ghigna. «Ho cambiato idea. Sono volubile, io. Quindi, ora raccontami di te, poi io ti narrerò di come sono andati i fatti dopo che ebbi incontrato Phanês» tratta con subdolo divertimento.


«Mascalzone» rimbrotta Pitch, sbuffando per l’ennesima volta. Ciò nonostante si risolve ad accettare quel cambio di programma e si dispone a raccogliere le idee per narrare al demone della propria esistenza e delle numerose peripezie che ne sono conseguite.


*


Liùsaidh~dorcha è accigliato quando Pitch giunge al termine della sua narrazione. Solleva gli occhi a un cielo ancora denso di nubi cupe e il suo cruccio si accentua. «Non sono certo di riuscire a comprendere» riflette a voce bassa, dopo un lungo silenzio un po’ teso.


«Non contare sulla possibilità ch’io torni a ripetere tutto da capo» lo avverte Pitch, stizzito.


Liùsaidh~dorcha aggrotta la fronte e piega le labbra in una smorfia contrariata. «Non è quello che intendevo, spirito. Ciò che non comprendo è il motivo per il quale hai accettato di prestarti al gioco di quelle divinità» chiarisce.


«Non l’ho fatto» replica Pitch.


Il demone affila lo sguardo. «Certo che sì. In caso contrario non ti troveresti in questa situazione».


Lo spirito sospira, quasi annoiato. «Forse» dubita, scuotendo il capo. «La tua presenza in questa storia non mi lasciava molto margine di decisione, in realtà».


«L’avevi, invece. Potevi…» d’improvviso tentenna, indeciso.


«Cosa?» strascica Pitch. «Girarmi dall’altra parte, forse? Non potevo sapere quali fossero le tue intenzioni. Questo posto è l’unico, attualmente, nel quale mi sia consesso di restare, anche se molti preferirebbero di gran lunga non avermi fra i piedi».


«Oh, così ora sarebbe colpa mia?» sbotta Liùsaidh~dorcha.


«Ovvio che sì!» ribadisce Pitch con un ringhio sordo. «Tua e di quella divinità scellerata cui non importa di nulla e nessuno» accusa con fermezza.


Il demone lo fissa truce con le labbra strette in una smorfia insieme adirata e contrita. Dà l’idea di essere a un passo da un’esplosione di rabbia in piena regola.


«Phanês mi ha esiliato in quella maledetta dimensione nella quale a malapena sentivo di essere in vita, dimenticandosi perfino della mia esistenza. Mi ha ingannato, usato, e poi… poi gettato!» grida, facendo tremare il suolo. «Nessuno, neppure un dio, può permettersi di usarmi e liberarsi di me! Ho ucciso per molto meno» sibila freddamente.


Il timore che forse Liùsaidh~dorcha si aspettava di scorgere nello spirito non fa invece per nulla capolino sul viso di Pitch, al suo posto un piccolo ghigno sfrontato.


«Bene, infine qualche buon chiarimento inizia a farsi strada nel groviglio di menzogne» mormora soddisfatto.


Liùsaidh~dorcha ringhia adirato, poi sobbalza impreparato nel momento in cui Alioth gli sfiora il collo con il muso, facendo ridacchiare Pitch, seguito a ruota da Liùsaidh~dorcha.


«Me lo posso tenere?» soffia dolcemente, carezzando il collo setoso della cavalcatura.


«Può darsi» tentenna lo spirito. «Che cos’hai da offrirmi in cambio?» azzarda con occhi luccicanti.


Il demone sposta l’attenzione da Alioth a Pitch e viceversa. «Che cosa vorresti?» arrischia.


«Oh, molte cose, in verità. Ma, ammetto, ora come ora mi accontenterei di tornarmene a stare in santa pace nella mia comoda tana» tratta cautamente.


Le dita di Liùsaidh~dorcha, intrecciate alla lunga criniera di Alioth, si ripiegano imprigionandone i crini.


«Pace, quindi» pondera pensieroso.


«Sarebbe auspicabile, sì» ammette Pitch.


Liùsaidh~dorcha scuote la testa. «E lasciare che Phanês se la cavi senza danni, dopo tanti secoli spesi a cercare il modo più doloroso per fargliela pagare?» sibila, e nella sua voce si avverte un tremito d’angoscia.


Pitch sospira e fa stancamente scorrere una mano fra i capelli. «Non puoi ucciderlo, lo hai detto tu stesso, e non puoi neppure fargli del male prendendotela con qualcun altro, considerato che a lui non importerebbe» argomenta ragionevole.


Liùsaidh~dorcha digrigna i denti, frustrato. «Ho le mani legate, è questo che cerchi di dirmi?» accusa stremato.


Un angolo delle labbra di Pitch si solleva, stupendo un poco il demone. «No, cerco di dirti che probabilmente sbagli approccio. Credo, invece, che dovresti riflettere sulla possibilità di ripagarlo con la sua stessa moneta» suggerisce, con una luce diabolica che scintilla in fondo ai suoi occhi dorati.


Liùsaidh~dorcha si fa attento e interessato. «Cosa suggerisci?» chiede infatti trepidante.


«Invero, pensavo potremmo fargli una piccola improvvisata, noi due, se l’idea ti garba» offre, rispondendo di buon grado al malvagio sorriso comparso sul volto del demone.


*


Il suo sguardo si sposta lentamente dalla piana verdeggiante ai suoi piedi al cielo plumbeo che ancora permane con insistenza sopra la sua testa. Sospira, chiedendosi se non ci sia qualcosa che possa fare per riportare tutto com’era da principio. Purtroppo, nemmeno lui ha potere a sufficienza da annullare ciò che è fatto e riavvolgere il tempo; per questo servirebbe Chrónos, ma nessuno potrebbe mai convincerlo a tanto, per nessun motivo al mondo, salvezza di tutti loro compresi. A volte si domanda a che serva essere divinità immortali se non è dato loro di sfruttare appieno i loro poteri. Scuote il capo e indugia ancora una volta sulle nere sentinelle schierate con precisione su quello che per beve tempo è stato un sanguinoso campo di battaglia; poi la sua attenzione viene attirata da un punto preciso in cui l’aria sembra tremolare e di lì a poco, dal nulla, compare quello strano spirito oscuro che di nuovo lo sorprende con la sua presenza inattesa. Aggrotta le sopracciglia ma non muove un passo, attendendo che sia l’altro a palesare le proprie intenzioni. Infatti Pitch non attende molto prima di farsi avanti con decisione e scrutarlo con uno sguardo che non è però in grado di decifrare.


Phanês, indispettito per l’ostinato e prolungato silenzio dello spirito, aggrotta la fronte. «Quali sono le tue intenzioni, spirito? E che ne è stato del demone?» si risolve infine a sindacare, poiché infastidito dalla mancanza di reazioni dell’altro.


«Oh, ero semplicemente curioso» replica Pitch senza particolari sfumature nel timbro della voce.


La divinità assottiglia le palpebre, sospettoso. «Di cosa stai parlando?» pretende di sapere.


«Ma di te, naturalmente. Si è mai parlato d’altro, del resto?» insinua lo spirito.


Phanês, incerto, sta per ribattere nel tentativo di comprendere, ma nei fatti non ne trova il tempo dato che alle sue spalle l’aria tremola ancora una volta e presto alla coppia si unisce Liùsaidh~dorcha. La divinità si volta repentinamente e sgrana gli occhi, colto improvvisamente dal dubbio.


«Che cosa…» prova.


Ma scorge le labbra del demone piegarsi in un ghigno divertito e una mano fendere l’aria. D’un tratto si ritrova rinchiuso in una bolla che sfrigola di luce e oscurità unite assieme; allunga un braccio, sfiorandone la superficie con le dita, e scopre che essa è creata anche con la propria energia.


«Come?» domanda sorpreso.


«È piuttosto semplice, in effetti: tu stesso hai voluto fornirmi quel potere» spiega Pitch, ragionevole.


«Perché tu potessi usarlo contro il demone, così da proteggere questa Terra» protesta Phanês.


Pitch scuote il capo e lo osserva di traverso, visibilmente deluso. «Niente affatto. Questo è ciò che intendevi far credere agli altri, e forse ci sei perfino riuscito, ma certo non è il motivo per cui tu lo hai fatto».


«No di certo» interviene Liùsaidh~dorcha, che nel frattempo si è accostato alla bolla e fissa torvo il volto del dio. «La tua motivazione è più meschina: temevi che in questi lunghi secoli, poiché ero inspiegabilmente sopravvissuto, fossi divenuto troppo potente perfino per te e, di conseguenza, avrei potuto eliminarti» ringhia, arrabbiato perché in effetti avrebbe avuto davvero piacere se le paure del dio si fossero rivelate veritiere. «Purtroppo per me non è così; temo mi ci vorrebbero ancora molti altri secoli e, chissà, forse nel frattempo anche i tuoi poteri aumenterebbero, non lasciandomi speranza alcuna» ammette contrariato.


«Tuttavia» riprende la parola Pitch, «esiste comunque un modo per porre un limite a ciò che puoi fare. Noi crediamo (e con noi intendo Liùsaidh~dorcha e io, ovvio, ma anche diversi altri spiriti cui il tuo atteggiamento non garba particolarmente, in realtà) che questo mondo possa funzionare perfettamente in autonomia, senza nessunissima necessità della tua presenza».


«Per questo motivo» aggiunge Liùsaidh~dorcha, offrendo un tirato sorriso «ci siamo accollati il compito di… Come avevi detto, Pitch?» chiede, rivolgendosi allo spirito.


«Toglierlo di mezzo, se ben ricordo» offre Pitch.


«Oh sì, giusto: di toglierti di mezzo. Suona bene, no?» ghigna soddisfatto.


Ora Phanês li fissa entrambi, visibilmente adirato, e sia Pitch che Liùsaidh~dorcha sentono di aver infine realizzato la loro miglior impresa.


«Vi pentirete di ciò che state facendo» profetizza Phanês, sibilando con rabbia.


Liùsaidh~dorcha annuisce. «Probabilmente succederà, ma dovrà passare molto, molto tempo prima che ciò possa realmente accadere. E chissà se per quel momento esisterà ancora un mondo in cui potrai vivere» insinua minaccioso. «Può darsi che per allora qualcuno di più grande venga creato e prenda più degnamente un posto che mai ti è interessato» soffia, con un misto di dolore e speranza.


Pitch schiude le dita di una mano, rivelando lo specchio ancora in versione ridotta, annuisce all’occhiata di Liùsaidh~dorcha e si concentra sul potere di Phanês per riportarlo alle normali dimensioni.


«Vorrei augurarti un gradevole soggiorno, ma dubito francamente tu possa trovarlo di tuo gusto» chioccia, fissando Phanês negli occhi. «Usa il tuo tempo in modo più produttivo, questa volta» suggerisce, prima che lui e Liùsaidh~dorcha guidino la bolla oltre il varco dell’altra dimensione.


Per un momento le incisioni sulla cornice brillano dorate, infine tornano a svanire così come il riflesso sulla dimensione viola. Liùsaidh~dorcha trae un sospiro tremolante e rimane qualche momento a contemplare il loro riflesso.


«Sei pentito?» mormora cauto Pitch.


Liùsaidh~dorcha sposta lo sguardo sullo spirito e scuote la testa. «No, non lo sono. Sono solo… triste, credo».


Pitch annuisce e con un lieve gesto della mano riduce nuovamente le dimensioni dello specchio, facendolo poi scivolare in una delle molte tasche della sua veste.


«Bene, perché non sono certo mi piacerebbe ritrovarmelo davanti così presto» ammette, suo malgrado nervoso.


«Non succederà» replica duramente Liùsaidh~dorcha. «Non sono così folle da pensare di tornare sui miei passi» prova a rassicurarlo. «Ma ritengo comunque opportuno che sia tu a tenere quel portale. Lo custodirai certamente meglio di quanto abbia fatto lui».


Un incerto sorriso distende le labbra di Pitch. «Per quanto posso immaginare, perfino Frost potrebbe svolgere un lavoro migliore».


*


L’aria tremola ancora una volta e dal nulla compare Alioth che trotterella senza esitazioni incontro allo spirito oscuro e al demone, curva il collo in un arco flessuoso e struscia il muso sulla spalla del demone.


«Avevi ragione, sembra. È proprio un segugio questa tua creatura» commenta Liùsaidh~dorcha ritrovando un pizzico di serenità e carezzando tranquillamente la serica criniera di Alioth.


«Ho fatto un lavoro discreto, una volta tanto» concorda Pitch, quasi sorpreso dalla rapidità con la quale li ha ritrovati.


«Quindi, che ne dici, vorresti lasciarmelo?» ritenta Liùsaidh~dorcha, speranzoso.


Pitch aggrotta le sopracciglia e pondera la richiesta con serietà, mentre osserva Alioth bearsi delle attenzioni del demone.


«Potrei accettare» soppesa cauto.


Liùsaidh~dorcha avverte distintamente la sua reticenza, ma decide di rimanere in silenzio e attendere la decisione dello spirito, qualunque essa sia.


«Credi di potermi far ben sperare che lui non mi servirà più?» indaga Pitch, ancora crucciato.


Liùsaidh~dorcha accenna un piccolo sorriso. «Questo è il mondo in cui sono nato e nel quale ho vissuto la parte migliore della mia esistenza. Non cerco un luogo differente ove continuare a vivere. Il suo sole è la mia vita stessa. Pensi sarei tanto sciocco da mettere a repentaglio tutto questo per futile orgoglio, forse?».


Pitch reclina il capo e lo soqquadra interessato. «Lo saresti?» insinua malizioso.


Liùsaidh~dorcha mostra le zanne in un ghigno divertito. «No, spirito, neppure fra un milione di anni il mio cervello sarebbe tanto marcio da elaborare una simile follia» assicura convinto.


Pitch si avvicina lentamente, fa scorrere morbidamente le dita lungo il collo di Alioth e piano annuisce. «Sta bene, è tuo» concede pacato. «Bada, però: pretendo che venga rispettato e trattato in modo degno» sibila, assottigliando lo sguardo.


Un brillio divertito scintilla negli occhi di Liùsaidh~dorcha. «Sarà mia premura prendermene cura nel migliore dei modi» promette solenne.


«Mi fido» mormora Pitch, allungandosi a sussurrare qualcosa nelle orecchie di Alioth. «C’è dell’altro, tuttavia» aggiunge.


Liùsaidh~dorcha spalanca gli occhi in una plateale espressione esasperata. «Creatura pretenziosa!» sbotta, suo malgrado divertito. «Ad averlo saputo prima…» commenta, scuotendo la testa con una certa ilarità negli occhi. «Avanti, esponi questa tua nuova richiesta, e vediamo sino a che punto giunge l’avidità umana».


Pitch, in quella, affila lo sguardo. «Non sono umano» sibila, scoccando un’occhiata velenosa al demone. «E neppure particolarmente avido, a dir la verità» soppesa pensieroso.


«Stavo solo scherzando, accidenti» prova a giustificarsi Liùsaidh~dorcha, un po’ nervoso a quel punto.


«Per il futuro ti suggerirei di evitare, a meno che tu non abbia desideri sucidi» lo ammonisce. «La morte non ha minimamente mitigato la mia pazienza né la mia capacità di sopportazione» spiega crucciato. E a un cenno affermativo del demone si risolve a esporre finalmente la sua richiesta. «Hai con te qualcosa che non ti appartiene. Desidero che tu me lo dia».


Ora l’espressione di Liùsaidh~dorcha è apertamente sorpresa. «Mi avevi concesso di tenerlo» protesta debolmente, un po’ confuso dai giri mentali dello spirito.


Pitch arriccia il naso, seccato. «Non Alioth, testa di legno!» sbotta, negando con aperta esasperazione. Ma scorgendo la confusione dilagante sul volto del demone comprende di dover necessariamente chiarire la propria richiesta. «Tu hai sottratto a Mot una parte di lui. Pretendo ora che tu la renda» dichiara duramente.


Liùsaidh~dorcha è ancora parecchio sorpreso, in effetti. «Pensavo lui non ti piacesse» dubita crucciato.


«Infatti lo detesto» conviene Pitch senza minimamente scomporsi.


«Ma… allora…» tentenna, sempre più confuso.


«So ciò che significa continuare a esistere dopo che una parte importante di sé stessi è stata strappata via. Non è una situazione che augurerei al mio peggior nemico. E lui non lo è, nonostante tutto» decide di chiarire Pitch.


Liùsaidh~dorcha lo sta guardando insistentemente negli occhi da parecchio, nella vana speranza di decifrare ciò che si cela nella fitta oscurità. Infine sospira sconfitto e, anche se con leggero rammarico, si risolve ad accettare anche quella richiesta. Titubante, posa una mano sul proprio petto, chiude gli occhi e si concentra. Poco dopo un fievole bagliore argentato illumina la sua pelle cilestrina, poi le sue dita, fino ad abbandonare lentamente il suo corpo e accoccolarsi nell’incavo della sua mano.


«Sei molto lontano dall’idea che ho sempre mantenuto riguardo gli spiriti oscuri» commenta con curiosità. «Chiunque, in effetti, potrebbe finire con l’esserne ingannato» chiosa divertito.


Pitch increspa le labbra in un sorriso sinistro. «Ci ho fatto spesso affidamento» ammette con leggerezza. Allunga un braccio e distende le lunghe dita della mano, mostrandosi impaziente di riottenere la sua cauzione, e solo quando il fumoso bagliore argentato serpeggia docile nel suo palmo si permette un lieve sospiro soddisfatto. «Lieto per la tua gentile collaborazione» offre sardonico, indirizzando un ghigno sprezzante al demone.


Liùsaidh~dorcha sbuffa. «Gentile collaborazione, dici? Perché, al contrario, ho avuto l’acuta sensazione che fossi assolutamente disposto a ridurmi in cenere, casomai avessi avuto l’ardire di rifiutare?» borbotta un tantino stizzito.


Pitch scrolla le spalle con lieve disinteresse. «Chissà» mormora distratto. «Dopotutto potrei non essere ciò che ci si aspetta da uno spirito oscuro» valuta, creando una piccola barriera per la sua nuova conquista e intascando anche quella.


  
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