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Autore: _doubled_    02/07/2018    1 recensioni
SEQUEL DI "EL FUEGO Y EL MAR"
Mi avevi promesso che non ti saresti mai dimenticato di ciò di cui ho bisogno e che avresti passato il per sempre al mio fianco, eppure adesso mi hai lasciato da solo, con tutte le mie debolezze che nessun altro capisce, a parte te.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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3. Non ti lascio da solo, Lorenzito

Legenda personaggi:
Lorenzo Galieni
Andrea, Fada, Fadani
Simone De Pisis
Andrea, Lisu, Lisandri
Jacopo Galieni
Alice Ferrari


GALIENI'S POV

«Lorenzo, mangia almeno una mela» mi incitò mio babbo, passandomela.

«Non ho fame» mi lamentai.

«Lo so, ma non puoi stare digiuno».

Era passata una quarantina di giorni dall'incidente: mio marito era ancora in coma; la mia psicologa collaborava con una psichiatra e mi avevano prescritto diversi farmaci -Paxil per gli attacchi d'ansia, Noritren per la depressione, e Prazene, che aveva dei benefici generali sul mio disturbo-, che mi causavano molti effetti collaterali; tre volte a settimana veniva la psicoterapeuta a casa -il Lunedì facevo trattamento di esposizione prolungata, in cui tentavo di affrontare le cose che mi ricordavano i traumi, il Mercoledì, insieme alla psichiatra, facevamo una semplice seduta, e il Venerdì facevo EMDR, desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari-; io non salivo su nessun mezzo di trasporto, quindi avevamo affittato un appartamento vicino all'ospedale, così potevo andarci a piedi quando volevo; i miei amici venivano a trovarmi a turni, per non lasciarmi mai da solo, e questo mi faceva sentire un peso per tutti; come se non bastasse, zia Alice si era ammalata di cancro alle ossa e si stava sottoponendo alla chemioterapia.

Ignorai le proteste di mio babbo, poi buttai giù le tre pasticche: «Sta arrivando il Lisu, se vuoi puoi andare a lavorare» lo avvisai.

«Aspetto che arriva» rispose, sparecchiando la tavola, «ma Andrea ha qualche problema con Simone? Strano che non vengano insieme già da un po'».

«No, Simone sta spesso da Fada e Andrea viene da me» spiegai.

«Ah» disse soltanto, poco convinto.

Quando suonò il campanello, Jacopo andò ad aprire e accompagnò il Lisu in cucina, da cui io non mi ero ancora mosso: «Ciao, scusa il ritardo, qualche problema a casa» mi salutò Andrea, sedendosi accanto a me.

«Ragazzi, vado a lavorare, Andrea, qualsiasi cosa chiama» esordì mio padre, uscendo.

«Distraimi un po', dimmi cos'è successo, proprio ora mio babbo mi ha chiesto di voi».

«Niente di che, le solite litigate idiote di questo periodo» rispose, elusivo, scrollando le spalle.

«Come mai stavolta?» chiesi.

«Si è arrabbiato perché stavo venendo qua, ha iniziato a sbraitare che ieri sera sono tornato tardi perché ero con te, dice che non ci vediamo quasi mai per colpa mia, ma io cosa dovrei dire? Anche lui è sempre da Fada» si lamentò, «che cazzata, eh?».

Mi resi conto che mio babbo aveva ragione, tra Simone e Andrea le cose non andavano per niente bene e, evidentemente, era colpa mia e di Fada; mi alzai e mi avviai verso la porta, sentendo le lacrime affiorarmi negli occhi: «Dove stai andando?» domandò il Lisu, seguendomi.

«A fare quello che avrei dovuto fare un mese fa! Mi sono stufato di tutto questo! Devo staccare la spina, tanto lui non si sveglia e non si sveglierà mai, finirà come con mia madre! Almeno la facciamo finita: lui non soffrirà più, voi due potrete stare insieme tranquilli, tutti quanti non dovrete più sopportarmi e venire da me ogni giorno, forse non soffrirò più neanch'io, mi metterò l'anima in pace o mi butterò sotto a una macchina!» urlai, piangendo.

Andrea mi bloccò, spaventato: «Lorenzo, calmati, non è colpa tua né di Fada, non sei un peso per nessuno e non finirà come con Ginevra, Fada si sveglierà, è passato solo un mese, dagli tempo, sarete felici insieme, come prima».

Continuai a piangere, così Andrea mi strinse tra le sue braccia: «Vuoi che chiami Jacopo?» domandò, accarezzandomi i riccioli.

«No, rimani te, ti prego» lo implorai.

«Certo che rimango» mi rassicurò, accompagnandomi sul divano, «ci sono io con te, quando vuoi, non ti lascio da solo, Lorenzito».

«Grazie, Andre» sussurrai, asciugandomi le lacrime e accoccolandomi a lui.

Rimanemmo così per un po', finché non suonò il campanello: era sicuramente la mia psicoterapeuta per la seduta di EMDR; il mio amico andò ad aprire la porta: «Buongiorno, Dottoressa Bruschi, Lorenzo è sul divano» disse, indicandomi, per poi avviarsi verso camera mia, «buon lavoro, ci vediamo dopo».

«Grazie ancora, Andre, a tra poco» lo salutai, «ciao Antonella».

«Lorenzo, mettiti comodo» affermò, sedendosi di fronte a me, «com'è andata in questi giorni?».

«Insomma, non dormo e non mangio, mi sono stufato di tutti gli effetti collaterali che hanno quei farmaci! Non stanno neanche funzionando!».

«Perché dici così?» chiese, pacatamente.

«Se non mi avesse fermato Andrea, sarei andato in ospedale e avrei staccato la spina, poi, se non ce l'avessi fatta, mi sarei ucciso» confessai.

«Quindi mi stai dicendo che l'avresti fatta finita con tutto» ripeté, «perché?».

«Sono stanco, sono un peso per tutti, i miei due amici si stanno lasciando per colpa nostra, e Fada non si sveglia, credo che non lo farà mai, è inutile aspettare sette anni come con mia mamma» spiegai.

«Non conosco la situazione dei tuoi amici, ma, per quanto riguarda Andrea, posso dirti questo: ogni coma è diverso, ogni persona è diversa e reagisce a modo suo, non ti assicuro che si sveglierà, ma è passato solo un mese, quindi non puoi pensare che non lo farà sicuramente, devi essere paziente e avere fiducia in lui; in ogni caso, ti aiuterò io a superarla, non permettere alle tue paure di prendere il sopravvento su di te. A proposito di questo, perché non mi parli dell'evento più traumatico della tua vita? Se non ce la fai puoi fermarti, ci sono io qua con te» continuò.

«Posso raccontartene due?» chiesi.

«No, Lorenzo, concentriamoci solo su uno, scegli il più forte».

Chiusi gli occhi e la prima cosa che vidi fu il camion che aveva investito me e mio marito, e Andrea, ricoperto di sangue, con la fronte sul volante; riaprii gli occhi, sopraffatto da quei ricordi, e cominciai ad annaspare.

«Lorenzo, non preoccuparti, usa quelle tecniche che ti ho insegnato, abbiamo tutto il tempo che vuoi» mi tranquillizzò la dottoressa.

Feci come mi aveva detto e, quando fui pronto, iniziai a parlare: «L'evento più traumatico è stato l'incidente con Andrea».

«Riportamelo nel dettaglio» mi incitò.

«Dopo il nostro matrimonio, io e Andrea stavamo andando al luogo del ricevimento, con tutti i nostri amici e parenti dietro di noi; stavo molto meglio, infatti, per la prima volta, avevo lasciato guidare qualcun altro, mi fidavo di mio marito per tutto. A un incrocio siamo passati con il verde, ma un camion ci ha colpiti dalla parte di Fada, la macchina si è ribaltata, e l'ultima cosa che ho visto è stata lui svenuto e pieno di sangue. Pensavo che fosse morto e che stessi morendo anch'io, invece, lui è in coma e io sto bene, fisicamente» dissi, piangendo.

«Sei stato bravissimo, dimmi te quando vuoi cominciare la terapia».

Mi calmai e annuii, facendole capire che avrebbe potuto procedere, così: «Adesso pensa alle immagini che mi hai appena descritto mentre osservi le mie dita sulle tue ginocchia» espose, cominciando a picchiettare con le mani sulle mie gambe, prima con la destra, poi con la sinistra, ritmicamente.

Mi concentrai su quei movimenti, visualizzando il ricordo del trauma; mi dovetti interrompere soltanto una volta, per evitare un attacco di panico, e, dopo qualche minuto, Antonella si fermò: «Bravo, se adesso vuoi parlarmi di qualcosa, fai pure, altrimenti per oggi abbiamo finito».

«No, mi sento bene in questo momento, grazie mille» la avvisai, alzandomi e accompagnandola alla porta.

«Perfetto, ci vediamo Lunedì» mi salutò, andandosene.

Raggiunsi il Lisu in camera mia, bussando prima di entrare, e lo sentii chiudere una telefonata: «Lory ha appena finito la seduta, devo andare, ti raggiungiamo in ospedale, ci aspetti lì, vero? Ti amo».

«Avete fatto pace?» domandai, felice, dando per scontato che fosse Simone.

«Sì, ti avevo detto che era una cazzata, non provare più a dire certe cose, mi hai fatto spaventare» rispose.

«Scusa» sussurrai, «mi accompagni da Fada, quindi?».

«Certo, Lorenzito» affermò, spettinandomi i riccioli.

«Nuovo soprannome? Mi piace!» esclamai, compiaciuto.

Andrea rise, poi uscimmo di casa; vedendo le strade e le macchine, la sensazione di momentaneo benessere, che la terapia mi aveva lasciato, mi abbandonò lentamente: cercai di non darlo a vedere troppo e di non agitarmi eccessivamente, ma Andrea sembrò capirlo ugualmente, quindi mi circondò le spalle con un braccio e, con calma, mi accompagnò all'ospedale.

 

NdA

Bentornati! Le cose non stanno andando avanti bene: Fada è ancora in coma, Lory sta sempre peggio, anche a causa della zia, come se non bastasse ci si mettono pure Simone e il Lisu! Per fortuna Lorenzo è riuscito a calmarsi e il Lisu ha fatto pace con Simone. Cosa vi aspettate che succederà? Fada si sveglierà? La zia guarirà? Grazie a tutti per aver letto anche questo capitolo, ci fa davvero piacere!
Alla prossima,
Sofia e Luna

   
 
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