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Autore: _kementari_    03/07/2018    3 recensioni
Cosa succederebbe se, al posto di Fred, fosse morto Percy durante la Battaglia di Hogwarts? Con quali sentimenti devono ora convivere i sopravvissuti alla seconda guerra magica? Ma soprattutto, può chi ha spezzato un cuore tornare ad amare? E chi è ancora prigioniero dei terribili ricordi, ha diritto di trovare sollievo in qualcuno di assolutamente inaspettato?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Bring me home in a blinding dream

Through the secrets that I have seen

Wash the sorrow from off my skin

And show me how to be whole again.

 

Camminava accanto a Ginny: era riuscita a renderla decente, presentabile persino. Si era stupita di quanto l'amica fosse diventata brava a truccarsi, le aveva quasi cancellato le occhiaie con un uso sapiente di un illuminante.
Eppure non riusciva a sentirsi del tutto a proprio agio: continuava a controllare intorno a sè, alle proprie spalle, fissando sospettosa ogni angolo buio, ogni cassonetto e ogni persona che fuoriusciva dalle ombre con naturalezza. Era il pomeriggio inoltrato di una rara giornata soleggiata, quando le due amiche arrivarono all'ingresso del San Mungo.

Accedervi fu semplice come al solito, se ne occupò la rossa prima ancora che il pensiero affiorasse nella mente di Hermione, stranamente passiva, come rassegnata. Il manichino dentro la spoglia vetrina abbandonata annuì e, quando nessun Babbano le stava più osservando, le due scivolarono dentro il vetro come se fosse un comune specchio d'acqua.Trovandosi di fronte all'ingresso, con tutti i pazienti in attesa di essere accettati alla reception fece vacillare tutti i buoni propositi della Granger. Prese a respirare più in fretta e a guardarsi alle spalle, come in cerca di una via di fuga. Fu allora che un braccio esile ma forte si infilò sotto il suo destro, prendendola a braccetto.

«Non ti permetterò di mandare tutto all'aria.» le comunicò Ginny, sfoderando un sorriso affabile nei riguardi delle segretarie della Reception. Avanzò con passo sicuro verso di loro, trascinandosi dietro una sempre più nervosa Hermione.

«La mia amica ha un appuntamento con il Guaritore Murray.»

«Ambulatorio Traumi Magici, Primo Piano.» comunicò con fare sbrigativo la donna.
Hermione ebbe appena il tempo di pensare che sembrava rinsecchita e che non dava l'idea dell'emblema della salute, prima che Ginny riprendesse a guidare i suoi passi.

Camminarono rapide e presero le scale, dopo un'occhiata veloce agli ascensori stipati di pazienti e Guaritori. Un paio di rampe di uno sterile color crema le condussero agli ambulatori, laddove Ginny si premurò di conferire anche con la seconda segretaria, quella del reparto. Ad Hermione quest'ultima parve più gentile e comprensiva: non poteva essere molto più vecchia di loro. La ragazza diede un'occhiata in più alle due amiche, arrossendo quando le riconobbe come la fidanzata del Ragazzo Sopravvissuto e la sua migliore amica. Si fece un poco più timida, ma fu interrotta dal Guaritore Murray in persona, che uscì dal suo ambulatorio per fare un cenno e un sorriso alle due donne. Quando furono al suo cospetto, lui strinse la mano ad entrambe.

«Signorina Weasley, signorina Granger.» le accolse, con un breve chinar di capo, prima di aggiungere «Temo di dover parlare da solo con la signorina Granger, se non le dispiace» rivolgendosi a Ginny, la quale annuì.

Hermione rivolse in lei i suoi occhi color nocciola, specchiandosi in quelli azzurri dell'amica, ben saldi mentre le faceva cenno di entrare, rivolgendole un sorriso incoraggiante. Si sedette fuori dall'ambulatorio e non appena l'altra fu certa che l'avrebbe attesa lì, si fece forza ed entrò nella stanza.
Come la maggior parte dei luoghi all'interno dell'ospedale magico, era accogliente, d'un bianco che ne evidenziava la pulizia. Un paio di poltroncine imbottite e comode stavano davanti a una scrivania, dietro la quale si accomodò il Guaritore. Hermione si accomodò, stringendo appena le dita sui braccioli, i muscoli in tensione. Dapprima le rivolse una serie di semplici domande atte ad accertare l'identità della strega, nonchè il suo stato di salute fisica e precedenti ricoveri al San Mungo.

«Mh... Io, sì, dopo la guerra sono stata portata qui insieme a quasi tutti gli altri combattenti.» affermò con cautela la Grifondoro.

Lo sguardo grigio tempesta dell'uomo scivolò sulla cicatrice che Bellatrix aveva lasciato sul braccio di Hermione con le sue torture a Villa Malfoy. Ormai quelle informazioni erano di pubblico dominio e infatti non passò molto tempo prima che il medimago si esponesse in tal senso.

«Vorrei che lei cominciasse a raccontarmi di quello che ha passato quasi due anni fa', di come influenza la sua vita oggi. So che può essere molto doloroso, ma è necessario, lo capisce?»

Sembrava intenzionato a trattarla con i guanti. Hermione avrebbe quasi preferito che fosse più rude con lei. Sembravano tutti convinti che fosse fatta di cristallo. Furono momenti difficili, quelli in cui narrò quanto era successo, nel modo più dettagliato possibile, prendendosi delle pause. Murray sembrò comprensivo, lasciando che la giovane si prendesse tutto il tempo di cui aveva bisogno per snocciolare il suo vissuto, che procedesse con il proprio ritmo.

Quando ebbe finito la narrazione, si arrischiò a domandarle «E ad oggi, questo cosa le causa?».

Hermione parve annaspare, come se stesse affogando. Gli occhi si fecero lucidi, abbassò lo sguardo.

«Io, ecco... Stavo studiando Magisprudenza. Ma dopo essere tornata da Hogwarts, è stato come... come se la realtà mi fosse piombata addosso.» cominciò la riccia, con una certa cautela. Dopodichè le parole vennero fuori da sole, come un fiume in piena. Non ne aveva mai parlato seriamente con nessuno, nemmeno con Ginny.

«Ho cominciato a sognare ogni notte degli sprazzi della battaglia, vedevo Bellatrix che mi torturava ancora e ancora. Ho ricordato cose che lì per lì avevo rimosso o notato solo in parte, perchè ho iniziato a rivivere quei momenti costantemente. Da quando è iniziato, ho preso a vedere ombre dei Mangiamorte dietro ogni angolo. I rumori forti mi fanno prendere in mano la bacchetta all'istante. E poi c'è stato... Uno spiacevole episodio.» La sua voce era scesa, il tono mortificato.

«Quale episodio? Me ne parli.» la incoraggiò bonariamente il Guaritore.

«Ho... Io...» per Hermione fu particolarmente difficile ammetterlo. «Ho aggredito il mio compagno dell'epoca.» sussurrò in un fiato.

«Che successe?» domandò Murray di nuovo, sempre senza metterle pressione.

«Tenga presente che le cose tra di noi non... Stavano funzionando da un po'. Così quando successe questa cosa, ne approfittai per allontanarlo completamente dalla mia vita.»

«Vada avanti, non si preoccupi. Non la giudico.»

«Bene... Cercava di farmi una sorpresa probabilmente. In quel periodo avevo iniziato a prendere lezioni di un'arte marziale babbana, si chiama Krav Maga. Quando lui si è avvicinato alle spalle, io l'ho atterrato prima ancora di rendermene conto, per poi puntargli addosso la bacchetta. Non mi ero mai sentita così poco al sicuro in vita mia, nemmeno durante la guerra stessa. Così gli ho chiesto di andarsene, quando ha fatto una scenata mi sono accorta di non provare più niente per lui.»

Murray la osservò, passando distrattamente le dita della mano sinistra sulla propria guancia corrispondente, a lisciarne la barba brizzolata. Solo in quel momento la strega si rese conto che sembrava un pescatore, abbronzato e consumato dal sale, ma che non poteva avere più di trantacinque anni. Quegli occhi tempestosi e penetranti sembravano avere il potere di leggerle dentro.

«Beh, mettere fine a una relazione che non andava più da nessuna parte non è stato un male, Hermione... Posso chiamarla così? Mi trovo meglio.» domandò, mentre l'altra fece un cenno di assenso col capo.

«Lei può chiamarmi Alfred.»

Di nuovo la donna fece un cenno di assenso, ma questa volta un barlume di serenità si appropriò di quel viso giovane, ingiustamente segnato dalla sofferenza, percepibile perfino sotto gli strati di trucco.

«Che è successo dopo?»

«Ho smesso di avere contatti con tutta la sua famiglia. Tranne Ginny, s'intende» la voce di Hermione si intenerì appena nel nominare l'amica che l'attendeva fuori. «Harry e Ginny mi vengono spesso a trovare, ma io non riesco a uscire di casa. Ho sempre paura che qualcosa mi aggredisca. Ho paura di fare del male a qualcuno senza motivo, a causa dei miei scatti.»

Per una persona come Hermione Granger, non avere il controllo su una cosa importante come la propria mente era terribilmente invalidante. Deglutì a vuoto prima di proseguire.

«Ho perso il controllo, il sonno, la calma. Non riesco più a studiare come una volta, sto mandando tutto all'aria. A parte loro due, non ho più contatti quasi con nessuno. So che nonostante tutto la signora Weasley è sicuramente in pensiero per me, così come gli altri nostri amici, ma io non riesco proprio a farmi vedere da lei. Se facessi del male a qualcuno di loro?» scosse la testa, come a voler scacciare quel pensiero.

Stavolta fu il turno di Alfred Murray di sospirare. Non era un caso semplice, rientrava in quella vasta gamma di disturbi che spesso le persone sensibili riportavano dopo essere state esposte a grossi traumi e sicuramente la Seconda Guerra Magica poteva essere annoverata a pieno diritto nella sezione "grossi traumi".

«Voglio affidarle una sorta di compito, prima del nostro prossimo appuntamento, Hermione» cominciò, scrutandola con attenzione. «Faccia dei piccoli passi, come i primi passi dei bambini. Lei deve riabituarsi ad avere una vita normale, ad esempio riordinando la casa, uscendo per una passeggiata, comprandosi un animale. Ma lo deve fare per lei, non per gli altri mi capisce?»

Hermione annuì brevemente.

«Bene, allora le lascio anche una prescrizione per una Pozione Calmante. La prenda prima di dormire, solo un cucchiaio. Lo saprò se ne avrà abusato la prossima volta che ci vedremo. E si ricordi di restare aperta a tutte le nuove possibilità che le si parano davanti. Non cerchi di controllare tutto, in questo momento.» le sorrise, scribacchiò qualche nota su una pergamena e le consegnò la prescrizione. Poi tese la mano per stringere quella della strega, che lo fece, un po' sorpresa dalla velocità con la quale era riuscito a inquadrarla e un po' rinfrancata.

Quando uscì, Ginny era lì per lei. La vide sorridere al Guaritore, prima di prenderla di nuovo a braccetto, annunciandole che come prima cosa l'avrebbe aiutata a fare una cernita di "vestiti da nonna" nel suo armadio.

«Stavi per caso origliando?» fece Hermione, inarcando un sopracciglio.

«Affatto, immaginavo solo che ti avesse detto di darti una mossa.» replicò Ginny, facendo spallucce.

 

 

 

 

Fred Weasley era disteso sul suo letto sotto la luce del sole di mezzogiorno, nell'appartamento sopra il negozio di scherzi che una volta, in quello che sembrava un secolo prima, aveva condiviso con George.

Ora il gemello aveva preso un appartamento per sè e per Angelina. Fred non sapeva dire come fossero andate le cose, per quale motivo lui e Angelina avessero smesso gradualmente di parlarsi, di vedersi e di scriversi. Tutto si era raggelato tra loro, senza che si fossero mai lasciati del tutto, semplicemente le distanze tra loro si erano dilatate. Questo aveva generato nel Wealsey una sorta di senso di tranquillità in cui cullarsi, una specie di rifugio sicuro, almeno fin quando, prima che se ne rendesse conto, George gli aveva comunicato che intendeva chiedere la mano della ex-Cacciatrice.

Era stato una sorta di punto di non ritorno: dopo la morte di Percy, questa era stata una batosta definitiva. Non aveva litigato con il gemello, non avrebbe mai potuto ferire l'altra metà di sè. Quando tuttavia aveva chiesto di avere poco a che fare con il pubblico e di occuparsi solo delle sperimentazioni, George non aveva obiettato. L'aveva osservato con una specie di sguardo pietoso, come se vedesse la sua sofferenza e fosse impotente.

"Beh, è così. Nessuno può aiutarti. Ti sei scavato la fossa, Freddie" riecco quella voce nella sua coscienza, che gli rammentava quanto stesse sprofondando.
Si vestiva ancora di pelle di drago, si curava per uscire con Lee, andavano nei locali babbani. Ogni tanto finiva a casa di una delle sue conquiste. Tuttavia alla fine era sempre solo e quando era a casa da solo tendeva a trascurarsi e a dedicarsi solamente all'invenzione di nuovi filtri d'amore, sperimentazione di nuove materie prime e incantesimi divertenti. Faceva fatica a far divertire gli altri, quando lui stesso si sentiva come se una fiamma, dentro, si fosse spenta.

Ormai sul suo viso, solo George riusciva ad accendere il sorriso ogni tanto, per il resto si trattava di una finzione. Era diventato un attore capace, abile a fingere di star bene ad ogni pranzo della domenica alla Tana che non riusciva a evitare con qualche scusa.
La pozione che stava cuocendo sul pavimento di legno alla sua destra sobbollì pigramente.

«Fred! Ho bisogno di una mano con degli effetti collaterali da inserire nelle confezioni. Scendi!» gli giunse la voce di Verity dalla rampa di scale che conduceva al piano terra, al loro negozio. Sospirò, abbassò il fuoco della pozione con la bacchetta e caracollò giù dalle scale, senza aver ben chiaro con quale energia riuscisse ancora ad avere a che fare con qualsiasi essere umano che non facesse parte della sua famiglia.

«Arrivo.» brontolò, aprendo la variopinta porta sul retro, sbucando nel magazzino strapieno.

«E anche oggi si comincia» si disse, affacciandosi dietro il bancone per aiutare la commessa.

 

 

 

'Cause I'm only a crack

In this castle of glass

Hardly anything else

For you to see.

_______________________________________________________________________________________________

Spazio Autrice:
Ho voluto inserire subito un secondo capitolo per darvi una visione più completa dei fatti. Spero vi piaccia questa "seduta" di analisi di Hermione. Non ho voluto introdurre troppo la psiche di Fred perchè per il momento tende a isolarsi e preferisco che i personaggi vengano fuori nei rapporti che hanno con gli altri. La canzone stavolta è dei Linkin Park, Castle of Glass. Spero che la troviate appropriata.
Nox! 

   
 
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