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Autore: suni    07/07/2009    3 recensioni
Piccola serie di flash o brevi one shot su Naruto e Sasuke, nell’infanzia e l’adolescenza.
Due esistenze che mal si aggregano all’insieme, spiccando per la diversità. Due esistenze che, per ragioni diverse, alterano la melodia generale.
I. Cortile. Ogni tanto, il bambino fissa con particolare provocazione, sfuggente, l’angolo opposto del cortile dell’accademia. (...)
All’altro capo del cortile, su quel muretto, c’è un altro bambino. Bruno, smilzo e altrettanto solo, silenzioso.

II. Esame. Il bambino sull’altalena sposta lo sguardo con un’ostilità che maschera la vergogna e lo affigge verso la montagna degli Hokage, abbandonando il vincitore a se stesso, e il bambino bruno lo abbassa truce, con sterile e distratto compiacimento, ad osservare il terreno su cui cammina.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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II. Esame

 

 

Sono tutti lì. Tutti contenti, intenti a festeggiare. C’è un padre che solleva il figlio tra le braccia e lo fa girare in aria, lo lancia, sembra che spicchi il volo. Ino si sta facendo coccolare da sua madre, la donna le accarezza i capelli e sorride come al bambino non ha mai sorriso nessuno. Lui è di nuovo sull’altalena, è di nuovo solo, è di nuovo a testa bassa e nei suoi occhi danza il bisogno di lacrime. Gli voltano tutti le spalle, ridono tutti, si congratulano gli uni con gli altri e lanciano urla di gioia, ma lui non ha diritto di far parte di quella musica.

Lui è l’unico che non è diventato genin. E rimane sull’altalena come una presenza invisibile, come se nemmeno esistesse. E dire che non chiede altro se non avere qualcuno che si accorga di lui, qualcuno che scopra che di lui ci si può fidare.

Ogni tanto getta lo sguardo sul capannello di concittadini che festeggiano, osservandoli quasi aspettasse, forse nemmeno lui sa cosa esattamente. Poi dalla massa festante si stacca una sagoma solitaria – il bambino dell’altalena per un istante ha l’impressione di sapere che sarebbe successo. Si muove spedita, in maniera quasi brusca e non scevra di una certa alterigia, e si allontana. È ben strano vedere un vincitore così indifferente, con quel disinteresse e quella fredda noncuranza nel nero delle iridi, sembra quasi astio. Per un istante, i suoi occhi scivolano sull’altalena. Forse hanno un barlume di sprezzo, forse di privata desolazione. Il bambino bruno è stato il migliore all’esame – il migliore di tutta l’accademia, come sempre – ma c’è da pensare che se avessero bocciato anche lui reagirebbe con lo stesso entusiasmo.

C’è chi ha tutto e c’è chi non ha nulla, ma tutto e nulla assomigliano allo stesso vuoto quando non si ha nessuno a cui regalarli.

Il bambino sull’altalena sposta lo sguardo con un’ostilità che maschera la vergogna e lo affigge verso la montagna degli Hokage, abbandonando il vincitore a se stesso, e il bambino bruno lo abbassa truce, con sterile e distratto compiacimento, ad osservare il terreno su cui cammina.

E’ così che continua: un vincitore, un perdente e occhi che puntano in direzioni opposte.

 

   
 
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