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Autore: Meramadia94    06/07/2018    7 recensioni
Versione Oscarizzata del capolavo di Cameron.
Oscar è una giovane e bella aristocratica imprigionata per volere del padre e della matrigna in un matrimonio combinato. Lui, un ragazzo come tanti, con uno spropositato amore per la vita. Un incontro fortuito sulla famosa '' Nave dei Sogni'', segnerà il nascere di un grande amore che si trasformerà in una corsa disperata per sfuggire al disastro.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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All'ora di pranzo, la famiglia de Jarjayes era stata invitata dalle presenze più altolocate della nave ad unirsi a loro per il pranzo.
Hans Axel di Fersen ed il duca di Germàin. L'uno era un giovane svedese, capo progettista di quella meravigliosa nave che li stava portando verso il nuovo continente, l'altro invece era l'amministratore delegato della White Star Lines.
Gentile e modesto il primo, arrogante e presuntuoso il secondo.
Inoltre vi era anche una donna anziana, Marron-Glacè Montblanc. Una miliardaria, ma che per tutti gli aristocratici presenti a bordo, inclusi il duca di Germàin e la contessa di Polignac, era la classica mela marcia del cestino, quella che faceva sembrare meno buone anche le altre mele. Il suo denaro non proveniva da ricche eredità, ma da un colpo do fortuna: suo marito aveva trovato l'oro da qualche parte nel West. Ciò la rendeva una donna ricca, ma per tutti era solo una '' poveraccia arricchita che non sarebbe stata notata nemmeno in un ballo campestre se non fosse stato per quelle due pepite''.
La donna però non se ne curava. Sapeva rispondere agli insulti velati con l'eleganza di una vera signora.
- Chi ha pensato al nome '' Titanic''?- chiese Marron - E' stato lei, Germàin?-
- Sì, lo ammetto... sono stato io.- fece vantandosi - Il mio intento era trasmettere grandezza pura. E grandezza vuol dire lusso, stabilità, sicurezza... ma soprattutto, forza.-
Oscar non ne poteva più di quell'insopportabile cicaleccio e dal controllo ossessivo che suo padre e la sua matrigna pretendevano di esercitare su di lei.
Ok, forse potevano decidere per lei chi sposare ( pratica che tecnicamente apparteneva ai tempi di Luigi XVI e al medioevo), ma di certo non potevano dirle anche cosa pensare e dire.
- Ha mai sentito parlare del Dottor Freud, signor Duca? Sa, le sue teorie riguardo la preoccupazione del maschio sulla grandezza potrebbero risultare molto interessanti per lei.- e nel dir così si alzò, per essere libera di usufruire almeno del diritto di stare da sola con i propri pensieri. Quel piroscavo era così grande... ci sarà stato pure UN angolino in cui nessuno potesse venire a disturbarla.
Fersen e Marron cercarono di trattenere le risate senza poter fare a meno di provare simpatia per qulla giovane dall'intelligenza e dagli interessi così vivaci, così come le contessine di Polignac. La loro madre era divenuta rossa come un peperone e cercava di farsi aria con il ventaglio. Il generale trattenne a stento l'imbarazzo.
- Ha per le mani una pistola carica, signor Girodelle.- fece Marron - E' sicuro di sapere come maneggiarla?-
- Beh, immagino che dovrò scegliere con cura le sue letture...- fece Girodelle.
- Freud?- fece il duca - Chi è, un passeggero?-
Il generale sospirò sollevato. L'amministratore delegato pareva non aver mai sentito parlare di quell'uomo, quindi era improbabile che avesse capito che il senso della frase di sua figlia era '' Pallone gonfiato, presuntuoso, tutto fumo e niente arrosto che straparla vantandosi delle proprie capacità ed imprese per non far capire che aveva seri problemi''.
...
...
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- Quelli di prima classe portano qua i loro cani per fare i loro bisogni...- fece un giovane sui vent'anni, seduto su una panchina sul ponte di terza classe.
- Ci ricordano quale gradino sociale occupiamo...- fece Andrè - Piacere, Andrè Grandièr.-
- Alain de Soissons.-
- Ed io mi chiamo Bernard Chatelet.- si presentò il ragazzo - Sono un giornalista di Londra, e mi hanno chiesto di curare il servizio sul viaggio inaugurale del Titanic.-
- Beato te...- fece Alain - anche a me piacerebbe essere pagato per andare in vacanza.-
- Sì... a patto che scriva cose carine e che dica che la Cunard Line non sarebbe mai stata capace di costruire una meraviglia così all'avanguardia per il secolo in cui viviamo...- rise Bernard.
Andrè alzò lo sguardo. Il ponte da passeggiata per i passeggeri di prima classe dava proprio sul loro... ed in quel momento ebbe paura.
Paura di essere morto e di essere in paradiso.
Su quel ponte, affacciata alla ringhiera e con uno sguardo pensieroso, vi era una creatura talmente perfetta che non poteva appartenere al mondo di loro poveri e comuni mortali... doveva essere un angelo... oppure Afrodite stessa, scesa dall'Olimpo.
Capelli biondi come il grano.... occhi profondi paragonabili a diamanti... pelle candida come la neve...
Era la creatura più bella che il suo unico occhio rimastogli avesse mai visto...
I suoi due amici se ne accorsero quasi subito.
- Lascia perdere amico.- fece Bernard - Dovrai scuotare almeno una miniera prima di poter pensare di avvicinarti ad una come lei.-
Alain si aggregò - Non preoccuparti Bernard... Andrè è un artista.
La stava guardando solo perchè pensava che nessuno dei suoi disegni avrebbe mai potuto renderle giustizia... vero Andrè?- fece l'amico fissandolo come per dire -'' Dì di si.''
- Ehm... si, è vero... nemmeno il più grande artista sulla faccia della terra saprebbe renderle giustizia...- così come nemmeno il più grande dei poeti avrebbe potuto descrivere quello che aveva provato nel vederla.
Si voltò di nuovo, per ammirarla ancora un po'... ma la giovane era sparita.
Possibile che avesse fatto un sogno?
...
...
...
- So a cosa stai pensando...- fece Alain quella sera stessa, su quel medesimo ponte. I due amici erano sul ponte di poppa a fumare una sigaretta e a godersi l'aria fresca della sera - e lo vuoi un consiglio spassionato?-
- No.-
- Ed io te lo do lo stesso... dimenticala. Non è roba per te.-
- Non so proprio di cosa tu sia parlando...-
- E invece si. Quella ragazza del ponte.- fece Alain - Lasciala perdere. Prima cosa, è una donna, e le donne portano solo guai...-
Andrè rise - Se tua madre e Dianne ti sentissero ti farebbero volare nell'oceano Atlantico.-
- Non cambiare discorso.- fece Alain - Seconda cosa... è una nobile. E i nobili sono tutti uguali. Pensano solo a loro stessi e quando non gli servi più ti buttano via come un vestito vecchio.-
- Non dire così...- fece Andrè - anche tu sei nobile, eppure siamo amici, e la tua servitù ti era molto affezionata.-
- E qui ti sbagli di grosso amico mio.- fece Alain - Ero un nobile. Ero.
E avevo anche molti amici. Ma quando ho realmente avuto bisogno di aiuto perchè non sapevo nemmeno dove far dormire mia madre e mia sorella, quando non sapevo nemmeno dove riemediare un tozzo di pane raffermo... dov'erano questi amici? Piangevano miseria quando era evidente il contrario o facevano finta di non conoscermi.
Tu sei stato l'unico a starmi davvero vicino, nonostante tutto.-
- Ma si trattava della cosa più naturale del mondo... sei il mio migliore amico, praticamente un fratello...-
- Ecco, hai detto la parola magica. Fratello.- fece Alain - Ti voglio bene come se lo fossi, e ci soffrirei troppo se ti andassi a cacciare in un guaio da cui non potrei aiutarti ad uscire. Fai quello che vuoi, ma promettimi di stare alla larga dai guai.-
Andrè sorrise - Tranquillo. Non muoio dalla voglia di finirci.-
- Ottimo.- fece Alain alzandosi, stiracchiondosi e sbadigliando - Che dici, andiamo a dormire?-
- Tu vai pure, io ti raggiungo.- fece Andrè - E' una notte così bella....-
...
...
...
Nel frattempo, Oscar ed uno sfavillante abito rosso, erano scappati dalla sala da pranzo in fretta e furia, ed ansimando era corsa nella sua cabina.
Sentiva di star per cedere. La sua vita era un qualcosa che aveva già visto e che ogni volta che si diceva '' Guarda ancora, magari il diavolo non è così brutto come lo dipingono''... ed ogni volta ne era terrorizzata.
Feste, ricevimenti, gente frivola e chiacchiere frivole, la stessa musica... era come essere chiusi in una scatola blindata, come essere risucchiati da un tornado... possibile che una persona morisse soffocata ogni secondo della giornata, sotto gli occhi di decine di persone, e nessuno nessuno si rendesse conto che qualcuno stava morendo sotto i loro occhi?
La risposta era che l'amore, il dolore, la sofferenza erano un po' come la tosse. Per quanto si provasse a nasconderli alla fine saltavano sempre fuori.
Però se nasconderli era impossibile, con un po' di allenamento si poteva benissimo fingere di non vederli.
Non era che suo padre o la sua matrigna non si rendessero conto di quanto male stesse... sempliciemente non reputavano la cosa interessante.
Lei doveva solo essere carina, impeccabile, fare un buon matrimonio, poco importava che ciò la facesse sentire come se vivesse in un corpo che non le apparteneva.
Suo padre, quando era ancora nel ventre materno, aveva detto '' Sento che questa volta sarà un maschio''.... ebbene, in quel momento avrebbe voluto esserlo. La sua vita sarebbe stata sicuramente meno complicata.
- No... io non lo sposerò... non posso vivere in queste condizioni...- qualcosa prese forma nella sua mente. All'inizio ne ebbe quasi paura... però era la soluzione a tutto. Non si sarebbe mai più sentita soffocare, nessuno a dirle cosa doveva fare... l'unica cosa che le dispiaceva era lasciare Charlotte e Rosalie. Le sue due piccole ed adorabili sorellastre.
...
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Per timore di cambiare idea, Oscar corse fino al ponte di poppa. Era deserto. O quasi.
Andrè era ancora lì, ad ammirare il cielo stellato e a godersi l'aria fresca della sera, e fu allertato dai passi concitati di qualcuno che correva.
Era lei. Con i capelli in disordine, ma per qualche strano motivo quell'essere in disordine, motivo che avrebbe reso indecorosa qualunque altra donna sulla faccia della terra, non faceva che renderla ancora più bella di quanto non fosse.
Il giovane non sapeva se la fanciulla avrebbe gradito  che lui un raccogli-rifiuti senza un soldo le si avvicinasse per parlarle... quindi per il momento decise di rimanere fermo ad aspettare.
Vide la ragazza avvicinarsi alla ringhiera. Ed iniziare a scavalcarla.
'' Oddio mio...''- ok, lui era un passeggero di terza classe e lei una nobile aristocratica, ma qui si parlava di una donna che stava per uccidersi e lui era lì, a guardare. E guardare una persona mentre moriva, mentre si uccideva... si sarebbe sentito come se l'avesse spinta lui, se non fosse intervenuto.
- Signorina...?- fece Andrè.
Oscar si voltò - Che vuole? Se ne vada.-
Andrè avanzo verso di lei, tendendole una mano - Mantenga la calma... venga. La aiuto a tornare a bordo.-
- La prego se ne vada... non si avvicini. Lo faccio. Giuro che mi butto.-
- Mi dispiace signorina...- fece Andrè - Non le credo... non lo farà.-
- E lei che ne sa? Lei non mi conosce, non sa chi sono, come mi sento... non venga qui a dirmi cosa farò o non farò...-
Andrè si tolse la giacca - Si sarebbe già buttata. Una persona che vuole uccidersi non si premura certo di allontanare i curiosi...-
- Lei mi sta distraendo... vada via.-
Andrè iniziò a levarsi le scarpe - Non posso. Ormai in questa storia ci sono dentro anch'io: se lei si butta, io non avrò scelta se non  quella di seguirla per salvarla.-
- Non dica sciocchezze.... morirebbe.-
- Non si preoccupi, sono un ottimo nuotatore.-
- Basterebbe l'impatto con l'acqua ad ucciderla.-
- Sì... forse ha ragione. Ma sono molto più preoccupato dall'acqua fredda.- fece Andrè - Sa... quando ero bambino, andavo spesso nel Winsconsin a praticare la pesca sul ghiaccio assieme a mio padre.
Il ghiaccio ha ceduto ed io sono caduto in acqua. E cadere in acque così fredde, è come essere trafitti da mille lame, tutte nello stesso momento. Non si riesce a respirare. Non si riesce a pensare a nulla, se non al dolore e al desiderio che la fine arrivi presto pur di non sopportare oltre.
E' per questo che spero che lei ci ripensi, scavalchi il parapetto e mi raggiunga... per risparmiarmi quest'incombenza.-
- Lei è completamente pazzo lo sa?- fece Oscar.
- Sì, non è la prima a dirlo... ma al momento non sono io quello ad essere appeso al parapetto di una nave...- fece Andrè - coraggio, mi dia la mano.-
Oscar tentennò un po'. Tornare a bordo significava ritornare nella gabbia da cui stava disperatamente tentando di uscire... ma forse quel giovane misterioso aveva ragione... sì, lei non voleva morire... non lì per lo meno... voleva solo che qualcuno si rendesse conto di come si sentiva, di cosa provava, e che s'interessasse di come eliminare quello stato d'animo che quasi non la faceva dormire di notte.
Gli prese la mano, e per la prima volta in vita sua, si sentiva al sicuro.
- Andrè Grandier.- fece il giovane.
- Oscar François de Jarjayes...- nel dir così tentò di risalire... promemoria: se si decide di suicidarsi per poi farsi venire dei ripensamenti, usare scarpe più comode e soprattutto non indossare una tenda... il piede le scivolò sotto la stoffa della gonna.
- SI TENGA FORTE, NON LA LASCIO!- fece Andrè tenendola stretta iniziando a tirare per riportarla su...
Ci riuscì, cadendo su di lei.
Le grida della ragazza, attirarono l'attenzione di un ufficiale di bordo e di altri poliziotti. Una bella donna di prima classe, spettinata, a terra e un passeggero di terza classe senza scarpe e giacca...
- Ok, so che non mi crederete mai... ma non è come sembra.- fece Andrè grattandosi nervosamente dietro il capo.
Aveva ragione Alain: chi diceva donna, diceva danno.
...
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Poco più tardi vennero allertati anche il fidanzato ed il padre di Oscar, e mentre il primo tentava di '' soccorrere'' come poteva la sua promessa sposa, il secondo non trovò di meglio da fare che piazzare un pugno nello sterno del povero Andrè, che tra l'altro era già stato ammanettato.
- Come hai potuto pensare di allungare le mani su mia figlia?!?- nel dir così si rivolse al capo della sicurezza della nave - Voglio che sia messo ai ferri, immediatamente.-
- Adesso si calmi generale... lo prendiamo in consegna noi.-
- No!- fece Oscar. Non avrebbe permesso che un uomo innocente, e che tra l'altro l'aveva salvata venisse trattato come un criminale che non era - Lui non ha fatto nulla di male... è stato un incidente.... mi sono sporta troppo per vedere le eliche, ho perso l'equilibrio... se non fosse stato per il signor Grandièr a quest'ora...-
- Le cose sono andate così?- chiese il capo della sicurezza ad Andrè, ancora dolorante per il pugno ricevuto.
Andrè annuì - Sì... ho fatto appena in tempo a prenderla, per poco non ci ammazzavamo  tutti e due.-
- Beh...- fece il generale - In questo caso... le chiedo di accettare le mie scuse...-
'' Ma si figuri.... era solo lo sterno, niente di cui non possa fare a meno...''
- E questo, in segno di gratitudine...- fece il generale allungandogli un biglietto da venti.
- Venti dollari?- fece Oscar indignata. Se c'era una cosa che non sopportava di suo padre era il fatto che pretendesse di dare un prezzo a tutto e tutti, vita inclusa - è questo il prezzo corrente per il salvataggio di vostra figlia, padre?-
- Oscar, ti prego... cosa pretendi che faccia, che gli regali la proprietà ad Avignone?-
Intervenne Girodelle - Signor Grandèr, le sono infinitamente riconoscente per aver salvato la vita della mia fidanzata... sarei felice se accettasse di cenare con noi, domani sera.-
Andrè ci pensò su un attimo prima di dire - Certo... non ho altri impegni... o per lo meno, niente che non si possa crudelmente abbandonare...-
- Bene, allora l'aspettiamo nella sala della grande scalinata, domani sera per le otto.- fece Girodelle allontanandosi con la fidanzata ed il futuro suocero.
...
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...
Una volta rientrata in cabina, Oscar venne fatta accomodare vicino al caminetto accesso e ristorata con una tazza di tè alla menta verde.
La contessa di Polignac e le due figlie furono informate dell'incidente in cui Oscar era incorsa. E mentre le due ragazzine avevano reagito con paura e sollievo, circondando Oscar per abbracciarla e confortarla, la contessadi Polignac commentò con un semplice - Per fortuna che non ti è successo niente cara...- quando in verità si sentiva scoppiare di rabbia per il fatto che la figliastra non fosse caduta in mare.
Lei voleva liberarsi di Oscar obbligandola a sposare un uomo che l'avrebbe fatta vivere molto molto lontano dalla casa su cui voleva spadroneggiare...  ma anche saperla morta in mare per un tragico incidente poteva essere un buon modo per liberarsene, e lei ci faceva pure una bella figura piangendo davanti alla stampa '' una ragazza meravigliosa, che amava come se fosse veramente figlia sua''.
- Sì, è stato tutto merito di un giovane  passeggero di terza classe molto coraggioso e dai riflessi pronti.- fece il generale.
- Oh beh... a qualcosa dovranno pur servire quei pezzenti...- fece la contessa ridendo.
Oscar la infilzò con lo sguardo.
- Mi piacerebbe tantissimo conoscerlo.- fece Charlotte.
- Anche a me. Vorremmo ringraziarlo anche noi per aver salvato la nostra Oscar.- si aggregò Rosalie.
- Avrete presto l'occasione: lo abbiamo invitato a cena con noi, domani sera.- fece Oscar.
La contessa Yolande de Polignac impallidì come se avesse visto un fantasma.
Un passeggero di terza classe che mangiava e sedeva alla loro stessa tavola?
- Io non credo che sia il caso.- fece la contessa - Caro, non puoi risolvere la faccenda con del denaro?-
- E sentiamo, come mai non è il caso?- fece Oscar risentita.
- Oh andiamo... hai una vaga idea di cosa diranno tutti nel vedere una delle famiglie più importanti dell'Inghilterra, discendenti dell'alta nobiltà di Francia... che mangia con un tipo che quasi certamente non sa nemmeno come si sta a tavola? Ci riderebbero in faccia per mesi.- fece la contessa.
- Forse hai ragione.- fece il generale - Ma io sono un soldato. E i soldati, i debiti li onorano sempre.-
- In tal caso... come vuoi tu mio caro.- fece la contessa livida di rabbia malcelata.
Oscar rise dentro di sè per la stoccata ricevuta dalla matrigna, ed abbracciò nuovamente le sorelle.
...
...
...
Poco più tardi, nella sua cabina, Oscar ricevette la visita del suo '' fidanzato''.
Girodelle era un uomo molto gentile, garbato, raffinato... ma per lui non riusciva a sentire nessun'altro affetto che non fosse fraterno o quello che si prova per un semplice amico. Sì, era indubbiamente una brava persona e sicuramente l'avrebbe anche amato... se non fosse stato che non era stata lei a scegliere di fidanzarsi con lui e per il fatto che Girodelle non le chiedeva mai cosa pensava, cosa voleva o se fosse felice di questo loro matrimonio.
Sempliciemente lo dava per scontato.
- So che sei malinconica. Non pretendo di sapere il motivo, se non vuoi dirmelo...- fece Girodelle porgendole uno scrigno - considera questo come il mio... dono di fidanzamento. E' una sciocchezza, ma spero ti piaccia.-
Nel dir così aprì lo scrigno. E ne tirò fuori un magnifico collier di diamanti.
- Ma questa è...- fece Oscar. Da brava discendente di un nobile che fino all'ultimo aveva tentato il tutto per tutto per salvare gli ultimi sovrani di Francia dal loro triste destino, aveva studiato a menadito la storia della rivoluzione francese.
E quindi era perfettamente a conoscenza del fatto che la scintilla che aveva acceso una miccia pronta da tempo, era una collana: la collana che Maria Antonietta aveva sempre rifiutato, mai voluto, forse nel tentativo di essere più parsimoniosa, e che altri avevano rubato facendo passare la regina stessa per una ladra ed una truffatrice.
Nessuno seppe mai dove fosse finita quella collana. Tutto quello che si sapeva, era che uno dei truffatori era fuggito in Inghilterra dopo averla disfatta per vendere singolarmente i diamanti.
Ed ora, quella collana tanto preziosa che portava con sè la storia di un grande intrigo, era lì, davanti ai suoi occhi.
- La collana della regina Maria Antonietta.- fece Girodelle - per molti anni, i miei predecessori hanno dedicato la loro vita alla ricerca dei diamanti del collier al centro dello scandalo.... ed ora è tuo.- fece Girodelle cingendo il collo della fidanzata con la preziosa collana.
- E'.... prodigioso.- fece Oscar rimirandosi nello specchio.
'' Oltre ad essere pesantissimo...''
- Bè, è da reali. E noi siamo reali.- fece Girodelle - Oscar, lo sai, non c'è nulla che tu voglia e che io non possa donarti, se solo tu non ti neghassi a me...
Aprimi il tuo cuore.'' ( nd autrice Scusate, ma solo a me arriva '' E pure qualcos'altro, già che ci sei'' quando Cal dice questa battuta?)- e nel dir così provò a baciarla sulle labbra... ricevendo una gomitata in mezzo alle costole.
- Tu rifallo e io ti spezzo i denti.- fece Oscar minacciosa.
Girodelle non ebbe quasi il coraggio di dire nulla, e borbottando qualche parola di scusa uscì dalla cabina.
  
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