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Autore: P h o e    06/07/2018    2 recensioni
Sul limitare del bosco, si nasconde un villaggio antico dagli oscuri segreti e dalle credenze popolari di un'era severa e rigida. La famiglia di Fine vive serena in questo villaggio, finché un malore non colpisce la madre Elsa.
Spezzata la quotidianità di quelle giornate con cui Fine era cresciuta e che amava, la fanciulla decide di intraprendere un viaggio che la porterà a scoprire i segreti più profondi di un bosco che si dice sia maledetto, per trovare una cura al malore della madre.
Ma non sarà sola.
| redmoon!centric/ con accenni di bluejewel | long fic | alternative universe |
Genere: Dark, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fine, Shade, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La maledizione del bosco
Capitolo IV: Al tuo fianco







 
Il chiarore delle prime luci del giorno contrastava la fitta coltre di nebbia invernale. Il villaggio era addormentato e tra le strade regnava un silenzio così religioso che lo scrosciare dei passi sulla neve risultava rumoroso.  
A quell'ora nessun mercante era ancora all'opera e sapevo di aver accuratamente scelto quel momento per mettere piede fuori casa, evitando così di sollevare inutili chiacchiere. Una ragazza sola che attraversa il selciato innevato verso i confini del villaggio, non era decisamente quello che desideravo fosse sulla bocca di tutti, ma con grande rammarico mi ero fatta coraggio ed ero partita.
Rivedevo ancora nella mia memoria il viso rilassato di Rein che dormiva al capezzale di nostra madre. Non l'avevo neppure svegliata, avevo preso con me una bisaccia, del cibo a sufficienza per il viaggio e una mappa trovata tra le pagine di uno dei libri impolverati di papà.
La mappa segnava a grandi linee i sentieri del bosco e in qualche modo mi faceva sentire al sicuro. Le preoccupazioni erano un bagaglio incorporato appeso alle mie spalle, non facevo altro che chiedermi come mi sarei sentita se avessi compiuto un viaggio tanto lungo e pericoloso per poi tornare e trovare cattive notizie. 
Quel tipo di pensieri tuttavia non mi avevano scoraggiata abbastanza da mollare. 
E così mi trovavo dinanzi all'imponente porta ad arco che confinava con il bosco e che costituiva una sorta di barriera tra il pericolo e la salvezza. Pochi potevano vantarsi di averla oltrepassata.
Per un momento, guardandomi indietro, nella mia mente comparve l'immagine di Shade. Lui era uno dei pochi che si avventuravano nel bosco quotidianamente e non potei trattenermi dall'ammettere che mi sarei sentita al sicuro con lui al mio fianco.
Ma lui non credeva a queste storielle, pensai.
Un attimo dopo il mio lungo mantello ondeggiava tra le alte fronde del bosco, il freddo sembrava ancora più pungente e riuscivo a distinguere i corvi che gracchiavano appollaiati sugli alberi. Sentivo i loro occhi accusatori addosso, come se fossi inopportuna nel loro territorio e il pensiero che avrei potuto incontrare animali più temibili mi fece accapponare la pelle.
Imboccai un ripido sentiero, segnato sulla mappa, incespicando nella neve e aggrappandomi ai rovi per non cadere rovinosamente. Il silenzio era agghiacciante e iniziai a guardarmi attorno ogni dieci passi, le impronte segnavano precisamente la strada che avevo percorso, ma era come se da un momento all'altro avessi potuto scorgere due impronte in più. 
Mi strinsi nel mantello, accellerando il passo e, senza rendermene conto, in pochi secondi stavo già correndo. L'aria fastidiosa mi costrinse a socchiudere gli occhi, i quali già lacrimavano per il freddo. Crosh, crosh, il rumore degli scarponcini sulla neve immacolata. Avevo paura ed era come se sentissi la presenza sconosciuta ad un soffio dalle mie spalle, pronto ad afferrarmi. 
Non osai voltarmi, continuai a correre con un groppo di angoscia in gola, finché una radice di cipresso non mi tagliò la strada.
Era finita, pensai ruzzolando vorticosamente a terra e girandomi subito per incontrare il volto della figura che mi stava inseguendo. 
«Sei incorreggibile» commentò lui con aria rassegnata, allungando la mano nella mia direzione.
Strabuzzai gli occhi, incapace di crederci: Era Shade!
Lo fissai come se fosse una figura mitologica manifestatasi sotto il mio naso e accettai il suo aiuto, scrollando di dosso la neve dalla cappa che portavo. Era avvolto in un pesante mantello che gli copriva parte del corpo fino al polso e attorno alla cinta era legata la sua inseparabile frusta con cui andava a caccia.
I suoi occhi mi scrutavano severamente, come se non si fosse aspettato che sarei stata così avventata.
«Che cosa ci fai qui?» domandai, indietreggiando di un passo quando lui avanzò verso di me. 
I suoi occhi erano impenetrabili e l'espressione sul suo volto non ammetteva repliche o spiegazioni di alcun genere. 
«Non sono stato abbastanza chiaro?» esordì minacciosamente.
Intorno a noi tutto si era fatto improvvisamente muto, la brezza gelida era sparita e il frusciare delle foglie era cessato. Ne pestai una mentre continuavo a indietreggiare, poi ad un tratto piantai i piedi a terra per fronteggiarlo. Non avevo di certo paura di lui.
«Sono qui per mia madre» dichiarai senza timore.
«E credi che inoltrarti in un bosco che non conosci e pieno di pericoli l'aiuterebbe?» domandò a quel punto Shade, retoricamente.
Non potrei rispondere a quella domanda, perché parte di me conosceva già la risposta. Ma non era stata proprio la determinazione a spingermi fino a quel punto? Vedere mia sorella con il viso scarno per la stanchezza e le ore piccole, addormentata al capezzale di mia madre: quello mi aveva spinto a intraprendere questo viaggio.
Alzai gli occhi sui suoi, fino a quel momento timorosi di incontrare la disapprovazione sul suo volto.
«E cosa dovrei fare, mh?» sibilai come se quella domanda potesse perdersi nel silenzio.
Shade non rispose, la sua espressione era imperturbabile. Sembrava quasi che da un momento all'altro avrebbe potuto ammonire la storia di mia madre solo per il fatto che la vita andava presa così, come l'aveva presa lui quando aveva perso suo padre. 
Ma non lo disse, sospirò profondamente e alzò il capo. 
«E dove credi di andare per trovare quello che cerchi?»
«Non lo so, sto cercando una strega bianca ma non conosco il bosco» ammisi, estraendo la mappa dalla bisaccia per poterla aprire, ma prima che potessi esaminarla ancora una volta Shade ci poggiò una mano sopra e l'accartocciò.
«Metti via questa roba, ti porto da qualcuno che conosce ogni angolo del bosco» concluse, incamminandosi nella direzione opposta a quella che avevo preso io.
Fissai la sua figura di spalle che imboccava il sentiero di pini e il dubbio che sapesse della mia partenza si insinuò nella mia testa: Shade mi aveva seguito apposta per assicurarsi che non mi capitasse niente di spiacevole? O era solo una casualità?
Seguì il suo passo per stargli dietro e lo sentì sbuffare.
«Smettila di sorridere o torno indietro» mi avvertì. 





 


 
Nota autrice: 
Scusate il ritardo, anche se di qualche giorno in più rispetto alla tabella di marcia, ma ho cominciato a lavorare in un posto nuovo e tra una cosa e la stanchezza mi è riuscito difficile aggiornare, ma cercherò di essere puntuale.
In questo capitolo ho svelato chi accompagnerà Fine nel suo viaggio, grazie per quelli che hanno recensito, risponderò a tutti.
Un bacione! P h o e
  
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