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Autore: Mary P_Stark    11/07/2018    2 recensioni
Maine, 1833
Lucius Bradbury è a capo di una fiorente compagnia navale nelle selvagge terre del Nord degli Stati Uniti e porta avanti i suoi affari grazie all'appoggio del fidato amico, e nativo americano, Albert Greyhawk. Quando giungono a Bass Harbour gli amici di una vita, Lucius è messo di fronte a una realtà di cui, fino a quel momento, non si era reso conto; possibile che la sua amicizia con Lorainne Phillips si fosse trasformata in amore?
Possibile che, grazie a quelle lettere scambiate negli anni, la sua amicizia con lei si fosse trasformata in un legame più profondo? Ed era poi vero che tutto era nato grazie alle lettere?
Quando Lucius si trova innanzi a Lorainne dopo anni di separazione, questi e mille altri dubbi sorgono nel suo animo... e non solo in quello del nobile scozzese.
Ma Lucius potrà permettersi di abbandonarsi alla passione, ammettendo con lei ogni cosa, pur sapendo che Lorainne se ne andrà entro qualche mese? (Seguito dei primi tre capitoli della Serie Legacy)
Genere: Commedia, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo regency/Inghilterra, Secessione americana
Capitoli:
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17.

 
 
 Aprile 1834 – York
 

Chissà perché, ma se l’era aspettato.

Forse dipendeva dal fatto che, negli ultimi cinque giorni, la temperatura si era magicamente – quanto sinistramente – abbassata.

Forse dipendeva dal fatto che gli imprevisti erano il sale della vita… ma andiamo, ad aprile?!

Forse, infine, dipendeva dal fatto che qualcuno aveva voluto giocare loro un tiro mancino, e quelli erano i risultati.

Fatto stava che, quando Lorainne, Sarah, Samuel e Lucius aprirono i loro occhi per lanciare uno sguardo oltre le imposte, la mattina del giorno del loro matrimonio, videro… neve.

Bianca, soffice, spumosa neve primaverile.

Neanche il calendario fosse tornato indietro di tre mesi, catapultandoli in pieno inverno quando, invece, di neve non se n’era vista.

Trattandosi di una nevicata fuori stagione, tutto avrebbe potuto accadere. Poteva perdurare tutta la giornata, o smettere nel breve decorrere di un’ora. Nessuno lo sapeva.

Fuori dal Thornton House, comunque, era tutto ricoperto di neve e dal cielo cadevano copiosi fiocchi di neve.

Lorainne contò fino a tre, prima di veder piombare Sarah in camera sua come un soldato alla carica, il viso giustamente sconvolto e gli occhi fuori dalle orbite.

Stiracchiandosi svogliatamente, la fissò mentre sbraitava all’indirizzo del cielo, dei santi e dei demoni, inveendo a più riprese e usando termini che, Lorainne pregò tra sé, mai il padre avrebbe dovuto sentire.

Quando la filippica di Sarah ebbe infine un termine, Lory le sfiorò il viso paonazzo con un bacio, le diede il buongiorno e disse: “Ora che ti sei sfogata, cos’hai risolto?”

“Sto un po’ meglio” sospirò la sorella minore, fissando arcigna la finestra aperta.

“Allora, è servito a qualcosa” assentì pensierosa Lorainne, passeggiando per la stanza.

“Sarà anche servito a calmarmi i nervi – cosa di cui non sono sicura – ma il fatto rimane…” replicò Sarah, tornando a infervorarsi e indicando minacciosa la finestra. “… là fuori c’è una spanna di neve.”

“Esagerata. Saranno due dita, a dire molto” sottolineò pacata Lorainne, massaggiandosi il mento mentre rimuginava tra sé.

“Si può sapere cosa stai facendo? Perché non ti agiti come me?” brontolò Sarah, seguendola con lo sguardo.

La sorella maggiore la fissò con un pizzico di divertimento negli occhi cerulei e asserì: “Primo, basti tu per le crisi isteriche. Secondo, sto cercando di pensare a come fare per non rovinare i nostri meravigliosi abiti. Anche se ripulissero il piazzale di fronte alla cattedrale, le lastre di pietra sarebbero comunque bagnate.”

“Non esiste che il mio abito si sporchi!” ansimò sconcertata Sarah, lasciandosi andare a un altro accesso di panico.

Lorainne sospirò nello scuotere il capo, spiacente di vedere la sorella così spaventata ma, non appena le balzò alla mente una soluzione, bloccò Sarah in un abbraccio confortante e disse: “Tutto risolto, cara. Andiamo a cercare mamma e papà e sentiamo cosa ne pensano.”

“Pensano? Di cosa?” brontolò Sarah, vedendosi trascinata fuori dalla stanza. “Come, hai risolto?!”

“Saprai tutto tra poco, non temere” chiosò Lorainne, scoppiando a ridere.
 
***

“…poiché i nostri futuri mariti saranno all’interno della cattedrale, in attesa del nostro arrivo – e sarebbe sconveniente in ogni caso, chiederlo a loro – saranno i nostri destrieri ad accompagnarci fino alle porte della chiesa. Ahinoi, quest’ultima non ha un tetto sopra l’entrata, sotto cui avremmo potuto far arrivare la carrozza, ma c’è una soluzione anche a quello” terminò di dire Lorainne, soddisfatta della propria trovata.

Sarah era letteralmente raggiante, la paura già dimenticata e l’eccitazione ben evidente negli occhi grigio colomba.

Anthony vagliò attentamente le parole della figlia, lanciò uno sguardo a una ottimista Myriam e infine disse: “Direi che non dovrebbero esserci problemi. Ci vorrà un panchetto per farvi scendere e salire, visto il volume dei vostri abiti, ma non penso sarà un problema reperirlo.”

“Naturalmente, ci dovrà essere qualcuno dotato di parasole che copra le nostre chiome, così che la neve non le rovini…” aggiunse Lorainne, soddisfatta. “…una pelliccia a coprire le nostre spalle e il corpetto, e una coperta di velluto per le gonne. Così, dovremmo essere più o meno a posto. Oh, e naturalmente, anche i cavalli andranno bardati a festa.”

“Raggiungerete i portici dinanzi alla cattedrale in carrozza, lì salirete sui vostri destrieri e compirete il passaggio attraverso la piazza sulle loro schiene. Un po’ plateale, ma mi piace” riassunse Myriam, divertita.

“La parte più interessante sarà far fare le scale a Dafne e Diana, ma sono abituate a ben altro” ironizzò Lorainne, lanciando un’occhiata d’intesa con la sorella.

“Sarà divertente sfilare in mezzo alla gente in attesa. Si aspettano che noi scendiamo dalla carrozza direttamente dinanzi alla scalinata, con il relativo strusciare dei nostri abiti sul selciato lercio di neve schiacciata, perciò rimarranno senza parole, di fronte a questa trovata” rise sommessamente Sarah, già pregustandosi la vista dei volti sorpresi dei loro ospiti.

“In effetti, costruire un baldacchino per coprire l’entrata avrebbe richiesto troppo tempo… e le scale sarebbero state comunque bagnate di neve” ammise Anthony, sorridendo. “Così, sorprenderete davvero tutti.”

“Lo so. Sono moderatamente soddisfatta della trovata” dichiarò Lorainne, ammiccando al padre.

“Ora, però, sarà il caso che andiate a prepararvi. Io farò sistemare le cavalcature e dirò a Randolf e Max di tenersi pronti con i parasole” dichiarò Myriam, sospingendo le figlie fuori dalla stanza per poi seguirle.

Rimasto solo, Anthony lanciò un’occhiata all’esterno e, turbato, mormorò: “Speriamo non si alzi il vento. Sarebbe davvero il colmo.”
 
***

Samuel e Lucius, debitamente nervosi e abbigliati al loro meglio, stavano attendendo già da diversi minuti all’interno della cattedrale.

Avvisati del leggero cambiamento di programma messo in piedi da Lorainne, ne avevano plaudito l’inventiva, ma ora entrambi temevano che qualcosa potesse andare storto.

Se uno solo dei cavalli fosse scivolato sulle scale del sagrato, o la neve avesse cominciato a cadere più copiosa, o anche si fosse levato il vento, tutto sarebbe andato a catafascio.

Andrew e Alexander, in attesa di fronte alla porta della cattedrale e inconsapevoli delle ansie dei futuri sposi, osservarono turbati l’arrivo delle due carrozze con le future spose al loro interno.

Molti invitati si erano già spinti all’interno, a causa della nevicata fuori stagione, ma diversi attendevano all’esterno proprio per comprendere cosa sarebbe successo.

Non senza un certo sadico compiacimento, Andrew aveva notato tra alcuni nobili degli sguardi di febbrile attesa di un disastro. Sarebbe stato un piacere vedere il loro dispiacere, a cosa fatte, quando le spose avrebbero raggiunto senza problema l’entrata della chiesa.

Quando, infine, le due vetture si fermarono sull’altro lato della piazza, sotto i portici che delimitavano la zona, le due spose ne discesero all’asciutto e, aiutate da un paio di stallieri, salirono sulle loro cavalcature.

Randolf e Max, già armati di ampi parasole, le attendevano a cavallo e, quando anche l’ultima piega dei mantelli di pelliccia fu sistemata a proteggere gli abiti, il quartetto partì alla volta della chiesa.

Lo stupore della gente si fece notare quando, finalmente, le spose furono visibili.

Splendide nei loro ampi mantelli di pelliccia bianca, apparivano come fate delle nevi accompagnate dai loro fedeli scudieri. Lentamente, un passo alla volta, le cavalcature avanzarono con passo sicuro, mentre le amazzoni assise sulle selle davano l’idea di essere sicure di sé e di avere il pieno controllo della situazione.

Il piccolo corteo avanzò nel mezzo di due ali di folla completamente ammutolite e ammirate, ove solo il suono degli zoccoli sul selciato bagnato – e infradiciato di neve – spezzava quell’ovattato silenzio.

“Credo che alcune signore stiano fumando di rabbia” mormorò Alexander all’amico.

Andrew sogghignò divertito, annuendo. Molti ventagli sarebbero stati spezzati dalle apparentemente fragili mani di diverse nobildonne, rose dalla gelosia per la buona riuscita di quell’entrata in scena così plateale.

“L’invidia è una brutta bestia” celiò Andrew, sospingendo in avanti il predellino su cui avrebbe appoggiato i piedi Lorainne.

Alexander fece lo stesso per quello di Sarah e, quando infine le cavalcature furono giunte al sicuro, sotto l’arco della porta della cattedrale, Andrew esordì dicendo: “Ben arrivata, giovane sposa. E auguri.”

“Grazie, Andrew” sorrise Lorainne, allungandogli una mano perché la aiutasse.

Come previsto, la giovane scivolò con eleganza sul predellino e, con l’aiuto di Andrew, ne discese come una regina di fronte ai postulanti. La pelliccia si accompagnò al corpo flessuoso della giovane in una elegante cascata bianca e, quando infine le venne tolta dalle spalle per mostrare l’abito sotto di essa, non poche persone mormorarono piene di meraviglia.

L’abito, vaporoso grazie alle svariate sottogonne che indossava, aveva un piccolo strascico ricoperto di brillanti e, al pari del corpetto, scintillava sotto la luce calda e danzante delle candele della chiesa.

Quand’anche Sarah raggiunse il fianco della sorella, in uno sfavillante abito in tutto simile a quello di Lorainne, le due giovani si sorrisero compiaciute e Sarah, ammiccando ad Alexander – che ancora si trovava al suo fianco, mormorò: “Stanno soffocando nella loro bile, vero?”

“Oh, sì, mia cara. Eravate splendide come due regine delle nevi, mentre avanzavate lungo la piazza” assentì in un sussurro Alexander, prima di consegnare la giovane al braccio di Anthony e tornare al proprio posto.

Andrew lo imitò, lasciando Lorainne alle cure del padre che, sottobraccio alle due spose, sorrise e disse: “Davvero superbe, tesorini miei, ma vi siete fatte odiare da un sacco di signorine.”

“Ci sapremo convivere” sentenziò Sarah, levando il mento per un istante, mentre le porte della chiesa venivano finalmente chiuse alle loro spalle.

La musica dell’organo iniziò a colmare il vuoto e, passo dopo passo, il trio si avviò lungo la navata, preceduto da un breve corteo di bambini e dal lancio di soffici petali di fiori.

Samuel e Lucius, che potevano solo scorgerle da lontano, riuscirono comunque ad apprezzarne la bellezza e, con un comune sospiro tremulo, mormorarono: “Si dia inizio alle danze.”
 
***

Ridendo di una battuta di Lucius, Lorainne sfiorò con una mano il braccio del marito e disse: “Giuro, pensavo che lady Chelsey sarebbe morta di soffocamento. Era paonazza in viso, quando l’ho vista in mezzo agli invitati.”

“Posso dirti che molte donne hanno allungato i loro preziosi e nobilissimi colli, per scrutare il vostro arrivo oltre l’arco della porta. Molte si sono pentite di non essere rimaste fuori al freddo per ammirarvi e, chi l’ha fatto, ha fatto morire di invidia coloro che non vi hanno visto. Insomma, è stato uno spasso” ironizzò Lucius, mentre le libagioni venivano servite al grande banchetto indetto a Thornton House.

Sarah intervenne per dire con enfasi: “Credo di aver sentito qualche stridore di denti, anche se non sono certa di chi fosse il fautore di tale espressione di rabbia. Posso solo dire che sono molto soddisfatta. Molly Parker dovrà ricredersi, la prossima volta che la vedrò. Lei era convinta che il suo matrimonio fosse stato il più bello, ma ora…”

“Non è il caso di vantarsi, sai?” le fece notare Lorainne. “Sii modesta e garbata, e vedrai che starà ancora peggio.”

Sarah la guardò sbalordita per alcuni attimi, prima di scoppiare a ridere e Lucius, sorpreso, esalò: “Ma perché ce l’avete tanto con questa Molly Parker?”

“Lady Molly Parker-Jones, moglie del barone Emerson Jones, ha avuto l’idea malsana di tentare di approcciare Samuel, l’anno passato, quando lui stava già corteggiando Sarah” gli spiegò Lorainne, con un tono di voce assai piccato.

“Non v’era alcun pericolo che potessi cadere vittima delle sue grinfie…” sottolineò Samuel. “… ma, di certo, si comportò in modo piuttosto impertinente e, una volta, fu anche apertamente maleducata con Sarah.”

“Oh, allora fai bene a farle notare che il nostro è stato un matrimonio eccezionale” dichiarò Lucius, annuendo con fervore.

“Grazie, immaginavo che saresti stato dalla mia parte” gli sorrise Sarah, tutta giuliva.

Anthony e Myriam colsero quel momento per avvicinarsi loro e quest’ultima, nel notare i loro sorrisi complici, domandò: “Non vi sarà per caso venuto in mente qualcos’altro?”

“Oh, no, nulla, mamma. Stiamo solo congratulandoci con noi stessi per la buona riuscita del matrimonio” dichiarò serafica Lorainne. “Dafne e Diana hanno ricevuto qualche zolletta di zucchero come premio, oltre a una razione doppia di fieno? Sono state bravissime a non scivolare su quelle insidiosissime scale.”

“Credo che gli stallieri le stiano ampiamente coccolando” la rassicurò Myriam, battendole una mano sulla spalla.

“Bene, ne sono felice” sorrise Lorainne, prima di scusarsi con loro e, assieme a Lucius, raggiungere Albert e Silver, seduti accanto alla famiglia Chadwick.

Quando Silver li vide arrivare, dichiarò sorridente: “Ora, so a cosa vi serve una casa così grande. Credo che qui dentro, al momento, ci siano diverse centinaia di persone.”

“In effetti, il banchetto conta quasi quattrocento persone, se non ricordo male l’elenco degli invitati” assentì Lorainne, prima di domandarle: “Tutto bene? Spero che non siano stati scortesi con voi. Alcune persone hanno una mentalità assai ristretta, anche se di fondo sono brave persone.”

Silver sorrise appena, scuotendo il capo e Maxwell, intervenendo al suo posto, dichiarò: “Non preoccuparti per la tua amica, Lorainne. Ci pensiamo io e la mia Maddie, a difenderla dagli idioti.”

“Caro, ti prego…” mormorò a sua volta Madaleine Chadwick, sorridendo poi spiacente a Lorainne.

Lei, però, rise sommessamente, diede una pacca sulla spalla all’uomo e osservò: “Non avevo alcun dubbio che, assieme a voi, sarebbe stata più che al sicuro.”

Silver, a quel punto, si aprì in un sorriso sicuro di sé e, battendo affettuosamente una mano sul braccio di Lory, asserì: “Stai tranquilla, Mni Itaca. Mi sto divertendo.”

“Bene. L’importante è questo” dichiarò più tranquilla Lorainne, stringendo per un momento la sua mano prima di scusarsi con lei per chiacchierare con altri ospiti.

Lucius sorrise nell’ammirare l’incedere elegante della sua sposa e Albert, serio e orgoglioso in viso, asserì: “Hai al tuo fianco una donna capace di meraviglie, amico mio. Sei fortunato, ma hai anche un grande impegno da portare avanti.”

“Renderla felice e orgogliosa di me?” ammiccò Lucius, vedendolo annuire. “Lo so. Ma spero di esserne all’altezza.”

“Lo sei. Devi solo convincertene. Anche tu sei capace di meraviglie” sottolineò Silver, con estrema serietà. “Tu mi hai salvato la vita, e lei mi ha concesso di viverla. Entrambi dispensate luce, e direi che non è male, per una coppia di giovani sposi washicu.”

“Te lo ricorderò la prossima volta che litigheremo per qualcosa” la minacciò bonariamente Lucius, dandole un bacio sulla tempia in barba a tutti.

Alcuni storsero il naso ma, come sempre, Lucius non vi fece caso e, raggiunta che ebbe sua moglie, le avvolse la vita con un braccio e disse: “E ora, facciamo avvampare di imbarazzo i nostri invitati.”

“Solo quelli che non ci conoscono bene e non ci apprezzano pienamente” ironizzò Lorainne, accettando di buon grado la sua presenza al suo fianco.

Che inorridissero pure. Lorainne amava la sua spontaneità e il suo amore per la vita, e così sarebbe stato fino alla fine dei suoi giorni.
 
***

Accoccolata in ginocchio nel mezzo del grande letto a baldacchino della sua stanza, la luna a splendere in un cielo ora terso – aveva smesso di nevicare nel pomeriggio – Lorainne inspirò con forza quando vide giungere Lucius dalla camera adiacente.

Contrariamente a lei, che era in camicia da notte e vestaglia da camera, indossava ancora la camicia e i pantaloni della cerimonia.

Camminava scalzo sui tappeti damascati della camera e, apparentemente senza averla notata, si diresse verso il camino e attizzò il fuoco.

Incuriosita dal suo apparente disinteresse, Lorainne scivolò furtiva dal letto per raggiungerlo in punta di piedi.

Fu lì che Lucius la colse di sorpresa, afferrandola per la vita per poi piroettare con lei un paio di volte nel mezzo della stanza.

Quando si fermarono, Lorainne era senza fiato, col viso roseo e un mezzo sorriso sul volto acceso.

“Ora va meglio” sussurrò lui, trascinandola con sé sul divanetto di fronte al fuoco.

Ancora piuttosto confusa, Lorainne gli domandò: “Scusa, ma… non dovremmo… ecco…”

Lucius ridacchiò di fronte al suo evidente imbarazzo, ma preferì non rimarcarlo con battutine di alcun tipo, limitandosi a dire: “Vorrei stare qui con te, di fronte alla luce del camino, a chiacchierare un po’.”

“Eh? Va bene” gracchiò Lorainne, non sapendo se sentirsi un po’ delusa o un tantino più tranquilla.

Tra le parole di Violet, quelle pepate di Lizzie e in consigli di sua madre, aveva le idee molto più che confuse, perciò un po’ di tregua da ciò che stava per succedere, era gradita.

Non sapeva, però, se per Lucius valesse in egual maniera e, se c’era una cosa che non voleva, era rovinargli la prima notte di nozze.

Perciò, ligia al suo ideale di verità, gli strinse con delicatezza le mani e disse: “Senti, Lucius, se tu preferisci, possiamo andare a letto insieme e… sì, insomma, ho idea che per voi uomini sia difficile aspettare, e non voglio che tu ti sacrifichi per me per…”

Azzittendola con un bacio leggero, Lucius replicò con candore: “Ti reputi così poco interessante come persona, da non ritenere importante parlare con te, prima di unirci carnalmente?”

Lorainne si azzittì, avvampando come un tizzone ardente di fronte a quell’ultima parola e Lucius, più dolcemente, aggiunse: “Vedi? Sei ancora un po’ nervosa all’idea di ciò che ci aspetta, perciò prima parleremo. Di solito ci viene bene, no?”

“Niente da dire. E’ vero” annuì lei, rigirando la stoffa della vestaglia tra le dita nervose.

Lucius gliele intercettò e, sollevandole una mano, le baciò il dorso e mormorò: “Cosa ne pensi della cerimonia? Secondo me è andata bene.”

“La cerimonia? Direi di sì. A parte che stavo per addormentarmi, con tutti quei doppioni. Fare un matrimonio in coppia è snervante, tutto sommato, anche se Sarah ha avuto ragione nel pensare che sarebbe stata una giornata divertente. Il banchetto, per lo meno, lo è stato” asserì Lorainne, sistemandosi meglio sul divanetto per poterlo guardare negli occhi.

“Immaginavo che l’avresti detto. Anch’io temevo di addormentarmi ma, visto che tu stessa eri piuttosto assonnata, ho cercato di resistere, nel caso fortuito in cui fossi collassata. Qualcuno doveva pur prenderti, no?”

Lory rise sommessamente a quella battuta, e assentì. “Sì, se avessi dovuto fare il contrario, probabilmente saresti finito lungo riverso sulla navata.”

“Temo di sì. Non sono esattamente quel che si suole dire un piccoletto” ammiccò lui, dandosi una pacca su una coscia.

“No, direi che sei alto e, nel mio caso, è davvero un bene, visto che il buon Dio mi ha reso così” sottolineò la giovane, indicandosi con un gesto eloquente.

Lucius sorrise malizioso nell’osservarla con pazienza quasi snervante e, quando ebbe raggiunto l’orlo della vestaglia, replicò: “Credo dovrei ringraziarlo. Che dici?”

Lei arrossì un poco e, dandogli una pacca sul braccio, borbottò: “Lucius… ma cosa stai dicendo?”

“Che lo ringrazio di averti reso così. O dovrei dirlo a tuo padre e tua madre?” rimuginò Lucius, prima di aggiungere. “Ma no, meglio non accennare nulla del genere a tuo padre. Potrebbe decidere di rimangiarsi la parola.”

“E quale?”

“Quella di pensare che io ti renderò felice.”

Lorainne storse appena la bocca e mormorò: “Se non fosse che credo di conoscerti abbastanza bene, direi che sei nervoso, visto che straparli.”

Lui rise, la afferrò delicatamente e, nello sdraiarsi sul divano, la portò sopra di sé e affermò: “Un po’ lo sono, in effetti, ma non per me stesso. Quanto, piuttosto, per te.”

“Sei molto gentile… e un po’ scomodo, a dir la verità…” brontolò lei, puntellandosi con le mani sul divano per non gravargli troppo addosso. “… ma ti ringrazio per le tue gentilezze. Mi sento più tranquilla, ora.”

“Posso immaginare quanto, l’atto in se stesso, possa spaventarti o crearti qualche disagio, perciò faremo solo quello che vorrai tu, e io mi comporterò come creta nelle tue mani. Mi modellerò come desideri” le propose lui, tenendo le mani sui suoi fianchi senza stringere in alcun modo.

Lorainne si commosse a quelle parole e, nell’afferrare le sue mani, se le portò sulla schiena perché la stringesse con maggiore forza.

Con le labbra, poi, sfiorò quelle di lui in un bacio leggero e, dopo alcuni istanti, mormorò: “Ti ringrazio immensamente ma sono assai inesperta, per non dire ignorante, perciò dovrai insegnarmi tu cosa è meglio fare. E sai che sono un’allieva coscienziosa.”

“Oh, sì… questo lo so” annuì lui, massaggiandole delicatamente la schiena.

Lei allora sorrise, fece pressione a terra con un piede per riportare entrambi in posizione seduta e, a quel punto, domandò: “La prima mossa?”

Lucius le fece scivolare la vestaglia dalle spalle, sistemandola sul divano e Lorainne, con dita leggermente nervose, slacciò la camicia di lui, sfilandogliela poi dai pantaloni.

Lui assentì lentamente, mormorando: “Bravissima, stai già facendo un ottimo lavoro.”

Lory rise sommessamente e, quando ebbe liberato il suo torace dalla camicia, sfiorò quella pelle calda e abbronzata con i palmi delle mani.

Lucius inspirò con forza, si lappò le labbra e si chinò a darle un bacio sul collo. Il suo alito le carezzò la pelle, facendola rabbrividire, ma non certo per il freddo.

Anzi, era certa che ben presto sarebbe andata a fuoco.

A Lorainne mancarono le forze e, con naturalezza, si appoggiò contro di lui, sussurrando: “Sicuro che si sopravviva a tutto questo?”

“Con relativa certezza” ridacchiò lui, sfiorando dall’alto al basso la sua schiena con il tocco delicato delle dita.

Lei lo fissò malissimo, prima di lasciarsi andare a un ansito pieno di desiderio.

“Questo è giocare sporco” mormorò in risposta, imitandolo.

Lui annuì, rabbrividì sotto il suo tocco inesperto ma piacevolissimo e replicò: “E’ uno sporco lavoro, lo so, ma qualcuno deve pur farlo…”

Lorainne si sciolse in una risata, a quel commento leggero e, poggiando la guancia contro il suo torace, mormorò: “Sono lieta che sia tu a farlo, questo sporco lavoro.”

“Ben lieto di essere qui, allora” ammiccò lui, deponendole casti e delicati baci sul viso.

Lory sospirò di pura delizia e, nell’accostarsi ulteriormente al corpo di suo marito – la parola ‘marito’ la eccitò – si rese conto di quanto Lucius si stesse controllando.

Mamma e Lizzie glielo avevano spiegato, mentre Violet aveva divagato imbarazzata, perciò aveva più o meno coscienza di quello che stava succedendo al corpo del marito.

Questo, perciò, la fece sorridere piena di malizia e, poggiate le mani sul bordo dei calzoni, sussurrò: “Credo di volere qualcosa di più, ora.”

“Tutto ciò che vorrai, e con i tuoi tempi, Lory” assentì lui, abbracciandola per un istante prima di lasciarla fare.

Resa coraggiosa dal suo sorriso pieno di fiducia, Lorainne mise mano al bottone dei calzoni e, sotto il suo sguardo sempre più sorpreso, mise finalmente in luce il corpo di Lucius.

Certo, aveva visto statue greche a bizzeffe, perciò sapeva cosa nascondevano gli abiti maschili, ma quello non era freddo marmo bianco, ma calda carne umana.

E lei avvampò come uno stoppino, a quella vista.

Lucius si limitò a un risolino, asserendo: “Non sei scappata via urlando, il che è già un traguardo.”

Dopo essersi liberato dei calzoni e averli sistemati per bene sul divano – concedendo così un’occhiata generale alla sconvolta Lorainne – Lucius le domandò: “Domande? Pensieri? Panico?”

“Sì alla prima, no alla seconda e… direi no anche alla terza” riuscì in qualche modo a dire Lorainne, deglutendo a fatica.

“Niente pensieri? E come mai?” replicò lui, ammiccando malizioso nel tornare da lei.

“Come pretendi che possa anche soltanto ragionare, adesso?” brontolò Lorainne, continuando a guardarlo in tutta la sua sfacciata bellezza maschile.

Lucius sembrava non avere alcun timore a mostrarsi ai suoi occhi e, con il passare dei secondi, Lorainne fece sempre meno caso alla cosa, abituandosi a sua volta.

Era bello da guardare e, anche se la sua stazza le incuteva qualche timore, sapeva bene che la sua forza non le si sarebbe mai rivoltata contro.

Inoltre, il suo corpo rispondeva a quella vista in modi che mai le era capitato di avvertire, e sentiva l’urgenza di eliminare a sua volta ogni barriera fisica per unirsi a lui.

Passandosi nervosa le mani sulla camicia da notte di raso, mormorò: “E’ sconveniente che io ti guardi così, vero?”

“Non esiste nulla di sconveniente, quando sei con me, e trovo stupido che un uomo si avventi su una fanciulla ignara, senza che ella sia preparata a ciò che si ritroverà davanti” sottolineò Lucius, sfiorandole il viso con una mano. “Se servirà, rimarrò anche tutta la notte così, finché non ti sentirai a tuo agio con me.”

“No, ti prego!” esalò lei, sorprendendolo.

“In che senso, scusa?”

“No, ecco, non vorrei passare tutta la notte senza fare niente. Solo questo” ammise lei, tornando ad arrossire.

Se Lucius aveva temuto il peggio per un attimo, l’istante seguente tornò a sorridere in modo molto mascolino, portando Lorainne ad aggiungere: “Direi che sei d’accordo con me.”

“Poco ma sicuro ma, ancora una volta, sei tu a tenere in mano le redini. Io farò solo ciò che vorrai.”

“Perciò, se ti dicessi di togliermi… la camicia… lo faresti?” domandò lei, lappandosi nervosamente le labbra.

Lui assentì, si avvicinò ulteriormente a Lory e, occhi negli occhi, le sfilò con calma la camicia da notte, lasciando che essa frusciasse fino a terra, sfiorando così il suo corpo perfetto.

Senza lasciare il suo sguardo, Lucius la strinse a sé, aderendo a quella meravigliosa pelle di seta e sentendosi bruciare dentro al semplice contatto.

Avrebbe desiderato fare mille e più cose, in quel momento, ma non voleva spaventarla in alcun modo.

Ora sembrava tranquilla e desiderosa di imparare, ma tutto poteva cambiare da un momento all’altro.

“Solo ciò che vuoi” le ricordò a quel punto Lucius e, con dolcezza, le sfiorò la schiena in una morbida carezza.

Lorainne ansimò di sorpresa, si aggrappò a lui e sussurrò: “Mi sento bruciare.”

“Va bene così, allora. Continuo?”

Lei annuì e, con un pizzico di spavalderia, si arrischiò a carezzargli le natiche nude, scatenando un brivido incontrollato lungo tutto il corpo di Lucius. A quella reazione, Lorainne si fece più fiduciosa nelle carezze e Lucius divenne realmente come creta nelle sue mani.

I baci si fecero più audaci, e Lorainne scoprì finalmente cosa volesse dire toccare un uomo.

Con un movimento fluido, Lucius la prese in braccio per scortarla fino al talamo e lì, quasi senza rendersene conto, Lorainne si ritrovò a toccare il cielo con un dito.

Il dolore fu minimo, stemperato dalla dolcezza di Lucius e dall’inebriante follia in cui la spinse durante l’atto.

Passarono minuti, ore, Lory non seppe dirlo ma, quando infine si addormentò contro la sua spalla, appagata e piena di emozioni, seppe di aver fatto la scelta giusta.

Lucius, il suo uomo d’oltremare, era davvero il compagno adatto a lei.

 
 
 

 
N.d.A.: spero che l’ideuzza per il matrimonio vi sia piaciuta… così come il suo seguito!
  
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