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Autore: Spoocky    12/07/2018    2 recensioni
Una tranquilla serata in famiglia ad Ashgrove Cottage viene interrotta dall'arrivo inaspettato di un vecchio amico bisognoso di aiuto.
La malattia che lo affligge non è che la punta dell'iceberg: un dolore più profondo lo sta consumando dentro.
Partecipa alla 26 prompt Hurt/Comfort Challenge del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart [https://www.facebook.com/groups/534054389951425/ ] Prompt 9/26 Fiamma + 10/26 Assenza
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Missing moments in Patrick O'Brian'
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Buona Lettura ^.^

Il calvario di Thomas Pullings durò nove giorni.

All’alba del decimo, quando ormai avevano seppellito anche l’ultima speranza per la sua guarigione, quando era talmente magro da formare a malapena un rilievo sotto le coperte, si svegliò in un bagno di sudore, con la pelle arrossata e tremando come una foglia.
Nella penombra riconobbe la sagoma del Dottore, assopitosi al suo capezzale, e strinse una mano scheletrica intorno al suo braccio, scuotendolo leggermente.
Stephen per poco non cadde dalla sedia vedendo l’uomo che ormai dava per morto tenere gli occhi aperti e addirittura sorridere.
Provò un sollievo immenso quando, con il suo aiuto, riuscì a mettersi a sedere e a tenere in bocca il termometro senza fatica.
97,7°F[1].
Finalmente era finita.   
                                                    

Pur sorretto da due cuscini, Pullings riuscì a rimanere seduto mentre il dottore lo lavava e gli passava la camicia da notte che gli avevano tolto giorni prima, per aiutare il suo corpo a dissipare, almeno in parte, il calore eccessivo della febbre.
Una volta decentemente pulito espresse il desiderio di farsi la barba, ma quando Stephen gli mise in mano il rasoio le sue dita tremavano troppo perché potesse usarlo senza ferirsi. Lo fece lui, quindi: gli passò il sapone sul viso e lo rasò con delicatezza, per poi pulirlo con un asciugamano, ancora incredulo per il suo recupero.

Avevano appena finito quando un bussare leggero annunciò la presenza di un visitatore.
Jack Aubrey mise il naso nella stanza e per poco non ebbe un mancamento: tutto si sarebbe aspettato fuorché vedere il suo luogotenente seduto e cosciente che parlava con il dottore.
Non ebbe la certezza che fosse vero finché non gli ebbe preso la mano e non l’ebbe stretta forte tra le proprie. Solo allora si lasciò andare al sollievo e gli porse le congratulazioni per l’ormai prossima guarigione.
Tom accolse l’augurio con un sorriso e ricambiò per quanto gli fosse possibile la stretta di mano ma era ancora molto debole e si accasciò quasi subito sui cuscini.

“Vieni, Jack: lasciamolo riposare. Tom, mio caro, sarò qui fuori se aveste bisogno di me.”
“Grazie, dottore. Signore...”
“Riposate, Tom. Parleremo con calma quando sarete più in forze.” Gli sorrise Jack, dandogli qualche pacca affettuosa sul ginocchio prima di seguire Stephen in corridoio “Complimenti, fratello. Pare che il nostro Tom si senta meglio.”
“E’ così, gioia, ma non certo grazie a me. Ancora non sappiamo cosa porti queste malattie a ricomparire dopo anni di tempo e poi a scomparire di nuovo. L’unica cosa sicura è che se l’è vista davvero brutta: ho temuto seriamente che non superasse la notte.”
“Ma la febbre è scesa, no? E’ un buon segno.”
“E’ senza dubbio un’ottima cosa.” Convenne Stephen “Ma avrà ancora bisogno di assistenza continua. Dovrà dormire e riposare molto se conti di averlo come secondo durante la missione, forse potremmo dover ritardare la partenza.”
“Se dovremo ritardare, ritarderemo. E’ vero che non abbiamo un minuto da perdere ma non mi fiderei di nessun altro per un incarico del genere: non sarei tranquillo senza un comandante in seconda affidabile, tanto varrebbe non partire proprio. Senza contare il fatto che la sua assenza mi suonerebbe male, come una pausa o una nota fuori posto. Tu sicuramente capisci che intendo, vero?  Comunque abbiamo ancora un mese: ha tutto il tempo di riprendersi. “
Maturin era molto scettico sulle parole dell’amico, tanto distanti dall’abituale  e angosciante fretta marinaresca, ma decise di assecondarlo: “Come preferisci. Ad ogni modo non dovrebbe avere nulla che buon cibo e un letto caldo non possano risolvere.”
“Come sono lieto di sentirtelo dire, fratello: davvero ho temuto il peggio. Stamattina ho capito cosa deve aver provato San Tommaso: ‘finché non tocco non vedo[2]’ eh? Proprio così, non sono riuscito a credere che fosse vivo fino a quando gli ho stretto la mano. Ah! Ah! Ah!”
Stephen rimase pensieroso per un attimo, come se stesse valutando diverse  opzioni: “San Tommaso, dici?” mormorò strofinandosi il mento con il pollice “Sì, penso proprio che San Tommaso abbia avuto parte attiva in questa guarigione. Accenderò una candela in suo onore la prossima Messa.”
 

 Pullings rimase costretto a letto per altri due giorni: era ancora troppo debole per camminare e Stephen voleva procedere con la massima cautela possibile, non si poteva escludere completamente la possibilità di complicazioni inaspettate.
Il terzo giorno, tuttavia, riuscì ad alzarsi da solo e il quarto poté addirittura uscire in giardino. Camminava appoggiandosi ad un bastone ma stava in piedi da solo ed era già un buon traguardo.

Perché fosse abbigliato in modo decente i marinai di servizio ad Ashgrove gli avevano confezionato con incredibile rapidità un’apprezzabile completo verde bottiglia con alcuni scampoli recuperati da Sophia in un baule.
Avevano preso le misure sugli abiti con cui era arrivato e il risultato era troppo largo per le sue attuali condizioni ma, con grande sollievo di tutti, mangiava di buon appetito e aveva un aspetto generalmente più sano.

Di certo non era dimagrito ancora, né avrebbe potuto farlo con Killick che continuava a riempirgli il piatto mentre non guardava.
Lo stesso Killick gli stendeva un plaid sulle gambe ogni volta che si sedeva da qualche parte, come facesse a sapere sempre dove trovarlo non era dato sapere, e non gli permetteva di uscire di casa senza avvolgerlo in almeno una mantella e con un cappello ben calcato in testa anche se la temperatura esterna era già quasi estiva.
La più protettiva delle chiocce non era nulla in confronto a Preservato Killick quando qualcuno dei “suoi” ufficiali era malato e questo causava frequentemente astio nei suoi confronti da parte del paziente di turno, di solito Stephen.
Pullings invece, forse per il suo buon carattere, forse perché ospite in casa d’altri, accettava di buon grado tutte le sue, più o meno rozze, premure e non si lamentava di nulla, neppure delle intrusioni di Mrs Williams che lo importunava a quasi tutte le ore per sapere della sua malattia o della sua vita privata.
Sia Jack che Stephen lo ammiravano profondamente per questo.


In quel periodo di convalescenza, i bambini furono un enorme conforto per lui: superati i primi istanti di timidezza reciproca, gli accorrevano incontro come ad un compagno di giochi.
Insistevano per essere loro ad accompagnarlo in giardino e lo guidavano per mano ad una sedia imbottita dove potesse riposare al sole, lo rendevano partecipi delle loro attività quasi più dei loro genitori offrendogli ramoscelli, lombrichi e altre peculiarità che rinvenivano nelle loro scorribande. Capivano d’istinto che, pur facendo egli parte della categoria superiore degli adulti, la differenza d’età ed il ruolo erano completamente diversi da quelli del padre o del bislacco “zio” Stephen e lo trattavano quasi come un fratello maggiore, pur con la dovuta reverenza.

Presto la loro allegria contagiosa fece effetto e il giovane ufficiale riprese a sorridere.
Nel giro di una settimana sembrò riaffiorare l’allievo dinoccolato e spensierato che era stato solo pochi anni prima, con grande gioia di Jack e Stephen.
All’inizio Pullings aveva faticato a restare in presenza dei piccoli Aubrey senza pensare alla sua figlioletta e uno dei primi giorni scoppiò addirittura a piangere.
Fu un pianto silenzioso, estremamente discreto: semplicemente nascose il volto tra le mani e iniziò a tremare. Perfino Stephen, che era seduto a mezzo metro da lui, non si era accorto di nulla ma Fanny e Charlotte lo avevano capito subito e corsero ad abbracciarlo. Accarezzandogli in modo un po’ maldestro le spalle e la schiena per consolarlo, gli rimasero vicino finché non si fu calmato, offrendogli addirittura i loro fazzoletti.

Stephen osservò lo svolgimento della scena senza intervenire, riflettendo su come per le bambine fosse del tutto naturale vedere un uomo piangere e non giudicarlo ma interpretare il suo gesto come un semplice sintomo di tristezza e agitazione. I ragionamenti sui diversi standard emotivi accettabili socialmente per adulti e bambini lo tennero occupato per il resto del pomeriggio.
 
- The End -
 
Note:
[1] 36, 5°C
[2] L’abilità di Jack nello storpiare – più o meno volontariamente - detti popolari, citazioni famose e proverbi è un tema ricorrente nei libri.
  
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