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Autore: Vago    27/07/2018    4 recensioni
Libro Terzo.
Il Demone è stato sconfitto, gli dei non possono più scegliere Templi o Araldi tra i mortali.
Le ultime memorie della Prima Era, giunta al suo tramonto con la Guerra degli Elementi, sono scomparse, soffocate da un secolo di eventi. I Templi divennero Eroi per gli anni a venire.
La Seconda Era è crollata con la caduta del Demone e la divisione delle Terre. Gli Araldi agirono nell'ombra per il bene dei popoli.
La Terza Era si è quindi innalzata, un'era senza l'intervento divino, dove della magia rimangono solo racconti e sporadiche apparizioni spontanee e i mortali divengono nemici per sè stessi.
Le ombre delle Ere passate incombono ancora sul mondo, strascichi degli eventi che furono, nati dall'intreccio degli eventi e dei destini dei mortali che incontrarono chi al fato non era legato.
I figli, nati là dove gli immortali lasciarono buchi nella Trama del Reale, combatteranno per cercare un destino che sembra non vederli.
Una maschera che cerca vendetta.
Un potere che cerca assoluzione.
Un essere che cerca di tornare sè stesso.
Tutti e tre si muoveranno assieme come un immenso orditoio per sanare la tela bucata da coloro che non avevano il diritto di toccarla.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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Forse ho riposto troppa fiducia nelle sue capacità.
Non vorrei che per colpa mia venisse ferita.
Per lo meno, finché non vedrò arrivare quella spada maledetta, non rischia nulla di serio.

Una figura esile scattò avanti, serpeggiando nella penombra della stanza. La luce delle torce che illuminavano la scalinata venne riflessa dalla lama azzurra che stringeva in pugno.

Lo scudo.
Devo distruggere quello scudo.
E poi eliminare la minaccia.
Non gli lascerò ferire nessuno.

La lama azzurra si posizionò parallela al suolo, con la punta rivolta verso la superficie in legno.
Il metallo impattò sullo scudo. Centinaia di scintille si levarono nell’aria, illuminando l’ambiente di sfumature calde.

Quello scudo è stato incantato da degli umani, non è possibile che possa assorbire in sé tutto il potere contenuto nella spada di uno degli dei. Vero?
Vero?

La guardia che reggeva lo scudo cadde a terra, privo delle forze necessarie per reggere il peso di quell’oggetto protettivo che lo separava dalla creatura che lo aveva caricato.
Il legno si incrinò, si incavò fino a frammentarsi.
Il soldato a cui era stato affidato quell’artefatto esalò il suo ultimo respiro, prosciugato di tutte le sue energie nel tentativo di impedire a quella spada di procedere oltre.

Lo scudo è stato rotto.
Ora devo uccidere la minaccia.

Ottimo, senza quell’artefatto non possono difendersi da Noir.
Quali armi gli rimangono…

Aspetta.
Ha parlato di minaccia?
Di chi sta parlando, ora?
Dannazione!

- Razer, occupati di loro, puoi usare la tua magia. – urlò l’elfo in abito scuro.

Devo fermarla.
Maledizione, non volevo tirarlo fuori ora.

La fanciulla fece un rapido balzo indietro, muovendo le braccia per portare l’elsa della spada accanto al proprio fianco.
Il suo busto si voltò di lato, facendo sì che la punta evanescente si puntasse verso il busto di Noir.

Ecco, l’unico essere in grado di ucciderla e lei vuole pure buttarglisi addosso.

- Noir! Mettiti al riparo dietro la cella! Ora! –
Le gambe dell’uomo si mossero, ma molto più lentamente di quanto avrebbe voluto. Le vene spingevano contro la sua pelle, a stento in grado di contenere il liquido che gli si agitava all’interno.
L’elfo gli si mise davanti, coprendogli la fuga. Nella mano destra gli comparve un lungo pugnale argenteo, nella sinistra uno stiletto sottile.
La punta della spada azzurra impattò sul piatto della lama del pugnale, arrestandosi.

Perché ti metti contro di me?
Tu non sei uno dei miei fratelli.
Chi sei?
Perché lo proteggi?

- Farò finta che tu ti sia resa conto di avere una bocca in grado di produrre un modello sonoro. Epica, se solo ti fermassi un attimo, potrei anche… -
La spada divina si alzò di una ventina di centimetri, per poi riabbattersi dove prima aveva impattato.
L’elfo alzò l’arma che teneva a sinistra per bloccare il colpo. La lama azzurra rimbalzò di un paio di centimetri, lo stiletto si spezzò nell’esatto punto in cui era stato colpito.

Giusto, le mie armi fanno schifo.
Poco male, è sostituibile.

L’elfo lasciò cadere l’elsa oramai inutile, andando subito a sostituirla con un secondo stiletto perfettamente identico al suo predecessore.
Gli occhi dorati della fanciulla si ridussero a due fessure. Le sue dita si strinsero sotto la guardia della sua arma, preparandosi a combattere.
La lama azzurra si mosse rapida, in ampi gesti fluidi che si concatenavano come i passi di una danza studiata.
Il pugnale deflesse il primo colpo.
Uno stiletto spezzato cadde a terra, tintinnando sul pavimento in pietra.
Il pugnale parò la lama.
Uno stiletto spezzato cadde a terra frantumato.
Il pugnale corse lungo la lama nemica, deviandola.
Uno stiletto spezzato cadde a terra.
Un’abbagliante luce azzurra invase la sala e le scale che a questa permettevano l’accesso.
Il pugnale parò un altro colpo, senza dar segno di accusarlo.
Uno stiletto spezzato cadde a terra, raggiungendo i frantumi dei suoi predecessori.

Questa situazione sta diventando imbarazzante.

Il pugnale deflesse il colpo.
Uno stiletto spezzato cadde a terra, rimbalzando un paio di volte prima di riposare immobile.
Il pugnale si frappose ancora al colpo in arrivo.
L’urlo di morte di un uomo rimbombò nella stanza.

Almeno Razer sta facendo qualcosa di utile.
Devo solo evitare che Epica si avvicini a Noir, non voglio che muoia impalata da quella roba che ha nelle vene solo perché un aculeo le ha trafitto qualcosa di importante.
Lei, al contrario di me, ribolle di intento omicida e quella roba non la risparmierà.


Uno stiletto spezzato volò in aria, la sua punta rimbalzò sulla parete diamantina della cella prima di giungere ai piedi di Noir, rannicchiato nella penombra.
Il pugnale fece un largo movimento verso l’esterno, intercettando la lama avversaria e cercando una breccia nella guardia.
Le braccia della fanciulla si strinsero immediatamente per compensare quell’apertura.
Uno stiletto spezzato cadde a terra, tintinnando su un’elsa precedentemente caduta.


Pensaci, è passato già parecchio da quando l’hai liberata.
Perché non è ancora rinsavita completamene?
Potrebbe avere ancora un po’ di quel miscuglio in corpo?
Possibile.

Il pugnale bloccò la punta della spada intenta in una stoccata verso il petto del suo obiettivo.
Uno stiletto spezzato cadde sulla pietra.
Il pugnale stridette quando la sua lama scivolò sul filo che tentava di ferire il suo portatore.
Uno stiletto spezzato cadde a terra, smuovendo i resti su cui era caduto.

Quella spada potrà uccidermi?
Probabilmente la risposta è si, ma l’unico modo che ho per prenderla di sorpresa è fare qualcosa che non si aspetta.
Se i suoi meccanismi di difesa sono più lucidi di lei, tutta la droga che è ancora presente in lei è convogliata nello stomaco di quel corpo.
Devo farla vomitare. Di nuovo.
Ma questa volta sarò preparato.

Un altro lampo di luce azzurra risplendette nella sala.
Uno stiletto integro cadde a terra, tintinnando sul pavimento in pietra.
L’elfo scomparve in una nuvola di nero fumo che scattò in avanti, attraversando la lama azzurra per tutta la sua lunghezza, avvolgendo gli avambracci della fanciulla.
Un corpo dai capelli neri e il volto tatuato riprese le sue fattezze, con le braccia esili strette sotto l’ascella sinistra. La lunga giacca andava a coprire un paio di pantaloni plumbei, coperti dal ginocchio in giù da un paio di sgargianti stivali gommosi da pescatore.

Ecco un ritrovato tecnologico direttamente da prima del Cambiamento.

Una macchia nera si cominciò a spandere sull’abito scuro, all’altezza del ventre.
Il lungo pugnale argenteo si mosse fulmineo. La punta della sua elsa si andò a conficcare nella morbida carne che ricopriva la pancia della ragazza, che si piegò in avanti, vomitando altra sostanza scura.
L’elfo si fece da parte, coprendo con la mano libera il profondo taglio che gli si apriva all’altezza dei reni.

Mi mancava così tanto avere un buco in pancia…
Questa però dovrebbe guarire in tempi un po’ più rapidi.

Un terzo urlo pose il punto finale alla vita di un altro uomo.

Tre nemici rimasti, tra cui Sarah Dan Rei con quella maledetta armatura.

- Epica? Epica, riesci a sentirmi? –
Il volto della fanciulla dagli occhi dorati si alzò appena. Il suo corpo era flesso in avanti, tutto il suo peso era posato sulla spada piantata per terra di fronte a sé, suo unico sostegno.
- Mi riconosci? Ce la fai a capire chi sono? – gli occhi dell’elfo non riuscivano a rimanere fissi sul quel volto che gli stava di fronte, ogni pochi secondi doveva alzarli per controllare la situazione all’ingresso della stanza.
- Tragedia? –
- No! No! Commedia! Guardami bene! Sono Commedia! Andiamo! –
- Commedia? – la voce della fanciulla si tinse di una nota incerta – Perché hai quel corpo? –

Il corpo.
Lei si preoccupa del corpo!

- È una lunga storia. Riesci a capire cosa ti circonda? –
- C’è quell’essere, dobbiamo fermarlo, dobbiamo fermarlo prima che… -
- Follia è stato sconfitto, Epica. –
- Follia? –
- L’essere era un dio della Creazione che… lascia perdere. Non è lui quello che senti. –
- Ma io lo sento… -
- Non importa, non devi preoccuparti di quello ora. Non devi attaccarlo per nessun motivo, capito? Ripetimelo. –
- Non devo attaccarlo… Perché mi stai dando degli ordini? –
- Stai tornando lucida, bene. Poi ti spiegherò tutto. Per ora, però, non attaccarlo. C’è un’armatura divina, là dietro. Dobbiamo uccidere chi la sta portando. Hai la spada di Acqua  a disposizione. Te la senti di combattere? –
- Commedia, stai indietro, ti porterò via di qui. –
- Non preoccuparti di me. Pensa a sopravvivere e non attaccare quella presenza che senti. –
- Commedia, cosa intendi fare? Ricordati cos’hai fatto con Melodia! Ora fatti da parte. –
Placche metalliche bronzee andarono a ricoprire il corpo della fanciulla, saldandosi in un armatura che luccicava anche con la poca luce che riusciva a filtrare nella stanza.
- Fai attenzione alle due guardie che la proteggono. –

Mi spiace Epica, ma questa volta sarai tu che dovrai riuscire a starmi dietro.
Una volta che Sarah sarà morta, non sarà difficile liberarsi di quei due soldati.

L’elfo si vaporizzò, portando con sé il lungo pugnale che aveva brandito fino ad allora, sfrecciando in direzione delle scale.
La nube impattò su qualcosa di rigido. Le pareti di una sfera scura gli si chiusero attorno, imprigionandola e costringendola a guardare la donna in armatura risalire velocemente gli scalini, lasciandosi alle spalle i due sopravvissuti che l’avevano seguita fin nelle viscere del monte dalla vetta mozzata.







Angolo dell'Autore:


Ciao a tutti. Oggi sarò breve, promesso.
Innanzi tutto vi voglio ricordare che la prossima settimana sarete elfi liberi da questa storia, perchè non potrò pubblicare, ci rivediamo il 10 di Agosto.
In seconda battuta, vorrei far posare la vostra attenzione sulla comicità di Commedia che, dal lento riaffiorare che ha avuto ultimamente, continuerà la sua evoluzione. Il Viandante ha toccato il suo momento più basso, più depresso, per poi lentamente tornare in sè stesso. Per ora le battute sono tese, dovute anche alla situazione e alle condizioni di Epica, ma muterà ancora, ve lo assicuro.
Mi sono divertito parecchio, ammetto, a descrivere questo scontro, per quanto sia stato un susseguirsi di copia-incolla. Mi sono divertito perchè descrivere i pensieri di Commedia in una situazione del genere è surreale, come il fatto che lui continui a perdere e ricreare lo stiletto nella mano sinistra.a
Per ora chiudo. Grazie a tutti per essere arrivati fin qui.
Vago
   
 
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