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Autore: bloodymary79    27/07/2018    2 recensioni
Sei anni di distanza, sei anni in cui l'unico contatto erano state poche email piene di silenzi. Due giovani donne si ritrovano e decidono di affrontare il loro passato, ognuna a suo modo, per salvare il loro presente (scritta in due diversi POV, andando avanti e indietro nel tempo)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Periferia di Bologna, aprile 1995

….”fanc...!”
Maddalena era uscita da quella festa obbrobriosa a cui aveva partecipato in quanto ragazza dell’organizzatore, Stefano, che aveva chiamato tutti i suoi amici per un party a base di gin, vodka e marjuana. Lei forse aveva esagerato col bere, pensava che il vodka martini fosse l’unico modo per sopravvivere a quella serata, e si teneva lo stomaco indecisa se andare o meno a vomitare.
“fanculo Stefano e le sue feste del cazzo!”
Odiava stare in mezzo alla confusione, soprattutto se circondata da maschi allupati che se ne fregavano del fatto che lei fosse la ragazza di un loro amico e cercavano ogni scusa per allungare le mani. Sapeva di essere una bella ragazza e sapeva anche che la sua fama non era delle migliori, anzi, era davvero brutta. Lei però sapeva anche di non essere una “troia”, come gli altri gentilmente la definivano, ma semplicemente una persona che non amava legarsi, legare e sentirsi legata:  non aveva problemi nel raccontare di aver avuto mille amori e che tutti, anche quelli durati pochi giorni, erano stati totali: aveva una grande capacità di riuscire a convincere i ragazzi che la loro relazione fosse assoluta quando sapevano perfettamente, perché glielo aveva detto lei stessa, che non erano gli unici.
Stava ormai pensando che avrebbe dovuto rimettere lì, da sola, nel sottoscala, quando vide una figura avvicinarsi.
“Stai bene?”
“Secondo te?”
Alzò gli occhi e vide una ragazza che conosceva di vista: era la ragazza di Ivan, il migliore amico di Stefano.
“Cazzo, sei messa male… aspetta che ti porto fuori”
I caldi occhi castani e decisamente espressivi della ragazza in qualche modo la scaldarono e decise di seguirla.
“Meglio con l’aria fresca?”
“Se riuscissi a fermare il trambusto che ho nello stomaco…”
“In fondo alla strada c’è un bar aperto, andiamo che ti prendo un caffè”
“Ma.. non voglio rovinarti la festa”
“Cosa, quell’ammasso di idioti fumati e pervertiti? Preferisco aiutare a te a smaltirla”
Maddy si trovò suo malgrado a sorridere, non era stata l’unica a sentirsi a disagio.

********

Aeroporto di Bolzano, 4 gennaio 2005. Annalisa


Finalmente l’aereo era atterrato ed i passeggeri stavano uscendo dal portone scorrevole; era incredibile pensare che fossero passati sei anni senza nemmeno uno di quei rari e bellissimi sorrisi di Maddy. La vide da lontano mentre camminava facendo il suo inconfondibile rumore di tacchi; riusciva a scorgere  quel corpo magro che percorreva il vialetto e, di tanto in tanto, dava l’impressione che, se non fosse stata una donna di quasi trentun anni, per di più maniaca dell’autocontrollo, si sarebbe messa a correre e saltellare. Il vento le soffiava contro facendo volare la coda bionda a destra e sinistra . Maddy adorava i capelli lunghi e madre natura era stata buona con lei donandoglieli lisci, morbidi e biondi.
La andò incontro e l’abbracciò fortissimo, sfidando il vento gelido che sembrava tagliarle le guance.
“Che bello essere qui e riabbracciarti Lisa”
Si guardarono emozionate, quasi incredule di essere di fronte una all’altra tanto erano cambiate le cose da quando si erano salutate sei anni prima. Loro in compenso non erano cambiate più di tanto: il tempo sembrava essersi fermato a quando Maddalena era salita su un aereo diretto a Berlino, con una valigia piena di sogni e di paure, anche se non lo avrebbe mai dato a vedere a nessuno.
Annalisa aveva sempre i capelli ricci e castani lasciati cadere sulle spalle naturalmente, gli occhi verde-marrone, color muschio, avevano assunto invece un’espressione molto più dolce e sicura rispetto allo sguardo impaurito di prima; indossava dei jeans larghi e una giacca nera che, secondo Maddy, era sempre troppo leggera per la stagione invernale, forse perché nemmeno gli anni passati a Nord l’avevano abituata a sopportare freddo: lei infatti indossava un piumino scuro da cui sbucavano le mani guantate e una sciarpa dello stesso colore: blu-viola come i suoi occhi.
“Andiamo ad appoggiare la valige a casa mia che ti porto a prendere una cioccolata calda bollente, così ti riscaldi un po’”.
Si fermarono in una pasticceria in Stadtgasse, la stessa dove andavano quando erano più piccole ed andavano a sciare, con Maddalena che provava le prime tavole da snowboard e spesso e volentieri si faceva rincorrere dai poliziotti.
“Adesso le tavole sono molto più comuni, non avrai problemi”
“Che risate… ti ricordi quando mi presero quella volta? Quando ero andata in fuori pista senza accorgermi che li avevo dietro”
Lisa per poco non si affogò nella cioccolata. L’avevano portata dal capo della polizia e lei l’aveva accompagnata. Era finita con il cosiddetto capo che la aveva invitate a cena a casa sua visto che aveva moglie e figli lontani. Loro avevano preso il bigliettino e l’avevano gettato nel primo cestino fuori dalla caserma, commentando di come sapessero essere stupidi gli uomini.
“Come stanno Alex e il piccolo Giacomo?”
“Bene… se riesci a trattenerti qualche giorno in più te li posso far conoscere”
“Volentieri… son proprio curiosa!”
Lisa avrebbe voluto dirle che, se voleva, avrebbe potuto scendere anche molto prima, ma sapeva che Maddalena non avrebbe mai dato spiegazioni per il suo modo di agire, per lo meno fino a quando non avesse voluto lei: aveva una speciale abilità nel nascondere ansie, paure e segreti dietro ad un atteggiamento affabile ed elegante e Lisa dubitava che Berlino avesse cambiato questo suo modo di essere, dato che Maddalena, questa lezione, l’aveva imparata quando era ancora troppo giovane per sviluppare altri meccanismi di difesa.
Maddalena la guardò fissa negli occhi e parve leggere il suo pensieri
“Scusa se non sono venuta prima”
Lisa la guardò con uno sguardo a metà fra l’interrogativo ed apprensivo, ma l’amica aveva già cambiato argomento, espressione e tono di voce, per cui decise di non approfondire.


 
La casa di Annalisa era piccola ma molto bella, completamente rifinita in legno, e si trovava a Stegen, dove con una breve passeggiata potevi arrivare nel centro di Brunek. Avevano deciso di dormire nel lettone insieme come ai vecchi tempi ed esattamente come allora avevano passato ore ed ore a parlare della loro vita, incapaci di credere al fatto che erano sei anni che non lo facevano più. Lisa le aveva raccontato di suo marito, di cui Maddalena era stata ampiamente aggiornata via email, di come fosse stato difficile far accettare alla sua famiglia che aveva trovato un uomo molto più grande di lei. Maddalena se lo poteva ben immaginare, i genitori dell’amica erano tutt’altro che di larghe vedute: avevano minacciato di sbatterla fuori casa quando era entrata con un brillantino al naso e spesso e volentieri uscire alla sera era un problema enorme, inoltre non vedevano di buon occhio la loro amicizia per il semplice fatto che ‘non circolano delle belle voci su di lei cara’.
 
************


Bologna, ottobre 1995, Annalisa

“A me non me ne frega un benemerito accidente delle voci e qui chiudo il discorso”
“Non ti permetto di parlarci così Annalisa”
“Parli tu papà che il tuo migliore amico gestisce un bar che è in realtà un bordello?”
“Non…”
“Ho lezione mamma, vado in università”
Annalisa non aveva lezione quella mattina e non aveva la minima voglia di andare da nessuna parte, così si diresse verso il bar in cui si trovava sempre con gli amici, sperando che vi fosse qualcuno con cui parlare.
Come varcò la soglia vide Maddalena, seduta ad un tavolino ed intenta a leggere il giornale e fumare una sigaretta, mentre i ragazzi seduti nel tavolo di fianco al suo non si risparmiavano in battutine di vario genere sulle sue gambe che uscivano, accavallate, da una mini di jeans.
“Maddy!”
“Lisa! Come mai qui?”
“Così… avevo voglia di fare due chiacchiere”
“Vieni, andiamo a fare due passi verso piazza Maggiore, qui parlare è impossibile”
Nel rispondere si voltò con sguardo significativo verso il tavolo dei ragazzi che improvvisamente si zittirono.
“Hai ragione, andiamo”
Presero le strade secondarie, perdendosi nel groviglio di portici e fermandosi nelle rare aiuole per raccogliere qualche margheritina e fare il gioco del ‘m’ama - non m’ama’ senza sapere esattamente a chi riferirsi. Maddalena aveva lasciato Stefano il giorno dopo la festa e ne era nata una lunga tragedia da parte del diretto interessato: telefonate notturne e messaggi in segreteria che andavano dal disperato al minatorio. Maddalena ci soffriva, le dispiaceva vederlo così per causa sua, ma non se la sentiva di proseguire una storia in cui non aveva più niente da dare né tanto meno da ricevere.
“E con Ivan?”
Annalisa non rispose subito. Sapeva quello che le avrebbe detto Maddalena, e sapeva ancora meglio che aveva maledettamente ragione, ma non aveva la minima voglia di sentirselo dire.
“Sempre la stessa storia eh?”
“Ma.. sì.. però…”
“Lisa, non voglio stare qui a farti delle menate, ma sai come la vedo. Poi posso sbagliare, ma non meriti di essere trattata in questo modo”
Due lacrime solcarono il viso dal colorito sano di Annalisa che spesso contrastava con il colore pallido di Maddalena che si autodefiniva “cadaverica”.
“Lo so che hai ragione, perfettamente ragione, ma non riesco a….”
“Staccarti”
Anche se si conoscevano da poco più di sei mesi Maddalena, che era molto brava a valutare la persone, aveva capito qual era la più grande debolezza dell’amica: una tremenda paura di restare da sola ed Ivan, che sembrava averlo capito fin troppo bene, se ne stava approfittando e non poco. Se nei primi mesi era stato carino e gentile, forse fin troppo, ora la trattava freddamente: spesso e volentieri non si presentava agli appuntamenti, non si faceva mai sentire per primo e, cosa che Maddalena giudicava non meno importante, dal punto di vista sessuale era diventato freddissimo. Inoltre era convinta che avesse un’altra, ma senza prove non si azzardava a dirlo. Se solo l’avesse colto sul fatto… per di più aveva avuto l’impressione che per lo stress di quella situazione lei avesse ricominciato ad avere attacchi di fame compulsivi e non poteva sopportare di vederla ridursi in quello stato per un essere che lei non voleva definire nemmeno umano.
“Senti ho un’idea Lisa”
“Basta che non mi fai bere perché sai che non reggo l’alcool”
“Ci iscriviamo in palestra!”
Lisa guardò l’amica come se fosse stata completamente ubriaca. Maddalena non era proprio il tipo da palestra: a lei piaceva stare all’aria aperta, fare passeggiate o andare in montagna, ma per il resto si poteva definire l’anti sport.
“Sì, cominciamo a dare più importanza a noi stesse ed al nostro corpo, andiamo in palestra e iniziamo a mangiare in modo sano e….”
“Smetterai di fumare?”
“No, non credo….”

*****************

Stegen, 5 gennaio 2005 (mattina presto), Maddalena
 
Maddy si svegliò nel cuore della notte. Forse era ancora scombussolata dal viaggio o forse il suo cervello aveva ricominciato a lavorare a dei ritmi strani, come quando studiava. Strisciò i piedi sul pavimento di legno fino a quando non trovò, con la punta dell’alluce, le ciabatte in pile e si diresse verso la cucina. Decise di mettersi la giacca e di fumarsi una sigaretta fuori dalla finestra, aveva un tale miscuglio di pensieri e di emozioni in quel momento che pensava di potervi porre un vago rimedio aspirando la sua chesterfield blue.
“Sei la solita tossica!”
“Sei sveglia anche tu?”
“A quanto pare…”
Lisa aprì il frigo e ne estrasse una bottiglia di grappa alla mela verde, di quelle con le meline dentro che bevevano da ragazze.
“Dai, siediti e chiudi la finestra… scaldiamoci l’ugola e facciamo una delle nostre serate mistiche….”
Maddalena non poteva credere ai suoi occhi: Lisa che la incitava a bere, adesso le aveva viste davvero tutte. Di solito era lei che le diceva di non bere troppo ed era sempre lei che le stava vicino quando esagerava e che guidava quando le sue condizioni non lo permettevano. C’erano però sere in cui anche lei si lasciava andare ed erano le sere in cui andavano in una qualsiasi enoteca della città e iniziavano a bere del buon rosso, bello corposo, e iniziavano a parlare e parlare, mentre i loro segreti, magari taciuti anche a loro stesse, uscivano aiutati dall’alcol, ma forse anche dal bisogno di aiuto che, nella maggior parte dei casi, erano troppo orgogliose per chiedere.
Era stato in una di quelle serate che Lisa aveva annunciato ‘ufficialmente’ che la sua storia con Ivan era finita per sempre.


 
  
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