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Autore: Mr Lavottino    29/07/2018    7 recensioni
*STORIA AD OC*
Duncan, grazie all'aiuto dell'amica Zoey, trova lavoro presso un campo estivo. Qui conosce i ragazzi partecipanti e tutto sembra andare per il meglio, finché non salta l'elettricità e viene trovato un cadavere all'interno di uno degli alloggi.
Tra di loro c'è un assassino che, lentamente, inizia a mietere vittime in tutto il gruppo.
Riuscirà il nostro eroe a salvarsi? Lo scoprirete solo leggendo!
Genere: Horror, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Chris McLean, Duncan, Nuovo Personaggio, Zoey
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Moonlight Camp'
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La mattina arrivò e, come di consueto, qualcuno non era nel suo letto. Zoey si tirò su e, dopo aver sbattuto gli occhi per qualche secondo, notò che Sophy non era nella stanza, inoltre la porta era socchiusa.
Era sveglia da troppo poco per accorgersi che c'era qualcosa di strano, quindi si limitò ad alzarsi e ad andare a chiuderla eppure, quando mise la testa fuori, ciò che vide la fece quasi svenire.
Il corpo di Sophy, ferito alla gola e allo stomaco, era davanti a lei avvolto nel sangue. Si portò subito una mano sulla bocca, per evitare di vomitare, poi andò subito a chiamare Frida che, stropicciandosi gli occhi, non riuscì bene a capire la situazione. Zoey era talmente in ansia che faceva fatica a parlare e tutto ciò non aiutava.
- Fuori...- riuscì a dire solo quello, perché poi la mora si precipitò fuori e vide il cadavere. La vide accasciarsi sulla porta presa completamente dallo sconforto.
Non poté far altro che usare le chiavi per aprire la porta dell'alloggio dei ragazzi e andare a chiamare Duncan con le lacrime agli occhi.
Quando anche il punk fu avvisato della cosa, non le restò che svegliare i ragazzi. In particolare Nathaniel. Come avrebbe fatto a dirgli una cosa del genere? Però in cuor suo decise che doveva essere lei a prendersi quella responsabilità, dunque chiese a Duncan di prendere con se Jason e di lasciarla sola con il moro.
Trasse un grosso respiro e poi lo svegliò scuotendolo leggermente per le spalle. Quello si lamentò, dimenandosi nel letto con fare molto poco contento di quello che Zoey  gli stava facendo. Poi si tirò su e, dopo essersi stropicciato gli occhi con tutta calma, incrociò i suoi occhi azzurri con quelli marroni dell'animatrice. Leggeva chiaramente dell'ansia nel suo sguardo, però non pensò minimamente che questa potesse interessargli, probabilmente perché ancora non aveva pieno controllo dei suoi pensieri.
- Che vuoi?- chiese, sbadigliando sonoramente mentre il punk cercava di trovare le parole giuste.
- Mi dispiace. Non ho potuto fare nulla.- disse sentendosi gli occhi umidi, notando la faccia stranita dell'altro.
- Eh? Non ci sto capendo niente, mi sono svegliato due minuti fa!- protestò quello, grattandosi la testa con fare innervosito, seppur si sentisse in imbarazzo vedendola piangere.
- Mi dispiace dovertelo dire...- Zoey abbassò leggermente lo sguardo, per poi riportarlo su con fare più convinto.
- Dirmi cosa?- Nathaniel si passò una mano sui capelli, completamente scompigliati, ed attese impaziente che l'animatrice si spiegasse.
- Sophy è morta.- disse quella frase cercando di essere il più apprensivo possibile. Come aveva previsto, il ragazzo non si mosse e non disse nemmeno una parole. Rimase fermo, con lo sguardo rivolto verso di lei come se non capisse - L'abbiamo trovata stamattina qua fuori. Probabilmente l'ha uccisa Isaac.- approfittò di quel silenzio per dirgli anche i dettagli, in modo che non dovesse più tornare sull'argomento.
Nathaniel non capì nemmeno cosa accadde, semplicemente dai suoi occhi iniziarono ad uscire delle lacrime che nemmeno aveva sentito. Si aggrappò con forza alla maglietta della rossa, mentre la sua mano tremava spaventata. Venne avvolto in un abbraccio da Zoey che, senza dire nulla, lo tirò a sé permettendogli di sfogarsi.
Stettero così per una decina di minuti, poi Nathaniel si staccò e, con gli occhi rossi dal pianto, finalmente parlò.
- Io lo ammazzo.- la rossa provò a dissuaderlo, seppur conscia che in un momento del genere non sarebbe servito a nulla. Doveva solo sperare che la razionalità prendesse il controllo sui suoi sentimenti.
- Nathaniel... non fare mosse avventate. È meglio portarlo alla polizia.- la rossa gli dedicò un'occhiata con fare gentile, che il ragazzo non si sentì degno di ricevere.
- Io... non ho intenzione di perdonarlo.- colpì con violenza il materasso, probabilmente rompendo delle molle seppur la metà fossero già rotte, e poi si alzò per vestirsi. Zoey, vedendo che si stava spogliando davanti a lei, diventò tutta rossa e, salutandolo con fare precipitoso, uscì dalla stanza rivolgendogli soltanto un'ultima occhiata dispiaciuta.
 
- Jason, vieni un attimo qui.- Frida chiamò il moro a se che, digrignando i denti, le si avvicinò con fare molto annoiato.
- Che cosa c'è?- domandò, fermandosi a pochi passi da lei. Teneva le mani in tasca e rivolgeva il suo sguardo ad un punto non definito dietro l'animatrice.
- Vorrei che tu provassi a parlare con Claire. In questa situazione averla così triste la rende inutile.- spiegò, senza nemmeno cercare di nascondere che si trattasse di una semplice scusa.
- Con la detective? E perché mai dovrei farlo proprio io?- si lamentò lui. Forse il giorno prima lo avrebbe anche fatto, ma in quel momento era nervoso, pertanto l'unica cosa che avrebbe potuto fare era restare in un angolino a guardare gli altri con sguardo tetro e cupo.
- Perché sì. Mi raccomando, conto su di te. - detto ciò si allontanò, lasciandolo seduto con quel suo solito ghigno.
Quindi Jason si trovò costretto, suo malgrado, ad interagire nuovamente con Claire. Il giorno prima l'aveva spaventata al punto che non lo guardava nemmeno in faccia e, per quanto la cosa non gli dispiacesse, in quel momento ciò complicava ulteriormente le cose.
Attese che l'animatrice fosse uscita dalla stanza, poi si recò la tavolo della castana sorridendole come suo solito. All'interno della stanza c'erano solo loro, visto che Duncan era andato a fare un giro di perlustrazione e Zoey stava parlando con Nathaniel, dunque per lui divenne tutto più facile.
- Claire! Tutto bene? Ti vedo più tranquilla rispetto a ieri, no?- chiese, intrecciando le dita tra di loro.
- Sì, credo.- tagliò corto lei, cercando di chiudere quella conversazione il prima possibile. Era spaventata. Sentiva la paura scorrerle nelle vene.
- Sei vomitevole.- Claire sollevò la testa e gli dette un'occhiata sottomessa - Ecco, vedi? Dov'è finita la ragazza intraprendente che eri fino a due giorni fa?- Jason iniziò a ticchettare con le dita sul tavolo, attendendo la risposta.
- Non è mai esistita.- sussurrò, rigettando gli occhi verso le sue scarpe.
- Ripeto: sei vomitevole. Invece di piangere per quella ragazzina, dovresti cercare il colpevole con ancora più rabbia di prima. Invece no, ti limiti a farti parare il culo dagli altri mentre tu piangi e basta.- sputò fuori quella parole senza preoccuparsi minimamente dell'effetto che avrebbero potuto avere su di lei. Per un istante Claire rimase immobile, poi sollevò gli occhi e li puntò verso di Jason. C'era una scintilla diversa da prima.
- Hai ragione.- detto ciò si alzò e, senza dire nulla, si diresse verso la porta - Jason...- lo chiamò, facendolo voltare verso di lei - Grazie.- concluse, per poi uscire e lasciarlo da solo dentro la mensa.
In quel momento Jason capì di aver, molto probabilmente, fatto l'errore più grande di tutta la sua vita: le aveva dato una speranza di vivere. Pertanto, nel caso fosse morta, si sarebbe sentito in parte responsabile.
Si passò una mano sul volto e sorrise, conscio che da quel momento in poi avrebbe dovuto tenerla d'occhio con maggiore attenzioni, poi maledisse Frida, perché gli aveva apertamente fatto capire che quel giorno non aveva voglia di fare nulla, eppure quella lo aveva costretto a dover scegliere quel corso degli eventi.
 
Ormai per Duncan ogni giorno stava diventando sempre più pesante. Sentiva un macigno sullo stomaco che lentamente lo faceva sprofondare emotivamente. Era sdraiato sul suo letto e, con calma quasi surreale, teneva la testa rivolta verso il soffitto. La situazione era molto più critica di quanto volesse credere e, nel profondo, lo sapeva bene.
Isaac, sospettato da tutti di essere l'assassino, era a piede libero e la morte di Sophy aveva portato alla conclusione che il ricciolo dovesse aggirarsi ancora da quelle parti.
Avrebbero dovuto cercarlo?  A quale scopo? Venire uccisi? Quelle erano le domande che si faceva nella sua testa e più ci rifletteva e maggiormente comprendeva il pericolo, ma allo stesso tempo la necessità, di agire.
Venne risvegliato dai suoi dubbi da alcuni colpi rivolti alla sua porta.
- Chi è?- chiese, sollevandosi lentamente.
- Zoey. Posso entrare?- sentì la voce della ragazza e sorrise, per poi schiarirsi la voce.
- Certo, fa pure.- attese che la rossa entrasse, per poi appoggiare le mani sul materasso cercando di sembrare il meno preoccupato possibile, perché sapeva che se lei ne fosse venuta a conoscenza si sarebbe uccisa pur di farlo stare bene.
- Devo preparare il pranzo e mi chiedevo se volessi aiutarmi.- sorrise, un po' imbarazzata da quelle parole. Nei cinque giorni prima era stata la rossa, senza alcun aiuto, a cucinare. Quindi era piuttosto strano che andasse a chiedere aiuto in giro, soprattutto a lui che non sapeva cucinare nemmeno un piatto di pasta.
- Va bene...- dall'espressione di Zoey capì che, più che supporto effettivo in cucina, voleva qualcuno con cui parlare e sfogarsi. Alla fin fine lei era la responsabile del campo e vedere tutto quel fiume di sangue l'aveva scossa molto.
- Grazie mille.- la rossa gli sorrise gioiosa, quasi accecandolo, per poi dirigersi assieme al punk verso la cucina.
Non appena entrarono in mensa videro Jason che usciva dalla cucina. Questo li salutò con un gesto della mano, per poi uscire a tutta velocità senza aggiungere altro.
I due si misero a lavoro e, mentre preparavano gli ingredienti, parlarono del più e del meno. Quel breve scambio di battute, durato a malapena cinque minuti, li aiutò a circondarsi di quella falsa calma che per loro era vitale.
- Ti ricordi quando siamo andati al parco acquatico di Toronto?- chiese il punk, ricordando uno dei tanti momenti che avevano condiviso durante la loro infanzia.
- Sì, è stato molto divertente.- confermò la rossa, sorridendo.
- E i pancake era molto buoni.- ribatté Duncan, scoppiando a ridere.
- Quali? Quelli che hai rubato a quei poveri bambini?- lo guardò con lo sguardo severo, facendolo ridere ancora di più.
- Su, era un piccolo furto innocente.- sminuì lui, continuando a tagliare le verdure.
- Quei due hanno pianto per più di mezz'ora e tua madre è stata costretta a comprargli dei dolci per scusarsi.- ricordò Zoey, facendolo smettere di ridere.
- Sì, ma comunque...- il punk provò a giustificarsi, ma la ragazza chiuse la conversazione prima che potesse farlo.
- Inoltre dopo quello ci hanno cacciato dal parco e siamo dovuti tornare a casa con due ore di anticipo.- mise le mani sui fianchi, quasi come a sgridarlo. Ogni volta che Duncan faceva qualche bravata la rossa assumeva quella posa.
- Comunque, dopo quello non ho più fatto grossi casini.- disse quello, affettando l'ennesima patata.
- Stai scherzando? È stato proprio in quell'anno che le hai combinate di cotte e di crude.- Duncan, fiutando il guaio in cui si stava cacciando, decise di cambiare argomento.
- A proposito di cose crude, vuoi che affetti io la carne?- domandò, guardando la bistecca dentro il frigo.
- Non ti preoccupare, ci penso io. Mio padre mi ha insegnato come tagliarle in modo che l'osso si sfili da solo.- rispose lei, andando a prendere l'ingrediente.
- Uh, vero. Tuo padre è un macellaio.- ricordò Duncan, ripensando alle continue arrostite che erano soliti fare da piccoli.
- Tu invece dal tuo hai preso poco, vero?- lo canzonò lei, facendolo indispettire.
- Non è che perché sono figlio di un poliziotto devo essere per forza come lui.- si lamentò, incrociando le braccia al petto. Zoey sapeva che odiava quando la gente gli diceva così, però trovava adorabile l'espressione con cui si fingeva offeso.
- Sì, hai ragione.- tagliò corto la rossa, per poi iniziare a fare bollire l'acqua nella pentola. Quell'oretta passata assieme giovò a tutti e due, permettendogli di distaccarsi dall'aria tetra e cupa al di fuori di quella stanza.
- Ho dovuto dire a Nathaniel di Sophy... ci è rimasto malissimo.- la rossa entrò nel vivo del discorso, gettandovisi di peso. Duncan sapeva che lo scambio di battute fatto fino a quel momento serviva solamente ad aprire le porte a quel discorso.
- Sei una persona straordinaria...- sussurrò il punk, accennando un sorriso. Zoey, colta alla sprovvista, gli fece cenno di ripetere e solo in quel momento il ragazzo prese coraggio ed alzò la voce - Sei incredibile. Riesci a gestire qualsiasi tipo di situazione. Ti ammiro molto.- disse, per poi mettere tutti gli ingredienti dentro la pentola in maniera quasi frettolosa.
- Grazie...- Zoey, con il volto più rosso dei capelli, si aggiustò una ciocca imbarazzata.
Finirono di preparare il pranzo una decina di minuti dopo che trascorsero parlando e scherzando tra di loro. Duncan non poteva chiedere di meglio, perché la rossa era decisamente perfetta per lui.
 
Dopo pranzo Nathaniel si era diretto verso la roccia su cui era solita sedersi Sophy e rimase fermo a guardarla per qualche secondo. Più i secondi passavano e più realizzava quanto quella ragazza fosse un bisogno.
Ma, come risaputo, delle cose ci si accorge solo dopo averle perse e questo il moro aveva dovuto impararlo a caro prezzo.
Si sedette sulla roccia, notando quanto fosse scomoda, per poi dirigere lo sguardo verso la piscina con fare distratto. Sentiva un vuoto nello stomaco che, probabilmente, non sarebbe mai riuscito a riempire. Si toccò il petto, maledicendosi perché il suo cuore batteva ancora.
Perché non era rimasto con lei? Perché non aveva insistito per dormire nella stessa stanza? Perché si vergognava. E ora se ne pentiva amaramente. Pensò per un istante di colpire la roccia con tutta la forza in possesso tra le sue braccia, però scartò l'idea all'ultimo poiché vide un movimento insolito davanti a sé.
Dovette assottigliare gli occhi per capire di chi si trattasse ma alla fine riuscì a capire a chi apparteneva quella figura. Iniziò a tremare, per poi passare a digrignare i denti con fare molto poco amichevole. Scese dal sasso e, con passo piuttosto rapido, si avviò verso la piscina. Zoey gli aveva detto di non vendicarsi, ma quelle parole per lui suonavano come una melodia incomprensibile.
- Dove pensi di andare?- quando era a pochi metri dalla porta, sentì una voce, a lui familiare, che lo richiamò.
- A sistemare i conti in sospeso.- Guardò Frida negli occhi, lasciandole leggere la voglia di vendetta nelle sue pupille.
- Uccidere Isaac non ti ridarà ciò che hai perso.- concluse quella, rimanendo ferma davanti a lui.
- Lo hai visto anche tu?- chiese, indicando l'entrata.
- No, ma non ci sono altri motivi per cui dovresti andare in un posto del genere.- spiegò, per poi fare un passo verso di lui.
- Non sei costretta a seguirmi.- detto ciò corse verso la porta e vi entrò rapidamente, impedendole di dissuaderlo. Frida guardò la mensa, dove c'erano ancora Zoey, Duncan, Claire e Jason, e concluse che fosse troppo lontana. Se fosse andata a chiamarli non avrebbe mai fatto in tempo, dunque seguì il moro e si avventurò dentro la piscina assieme a lui.
Non appena entrò vide Nathaniel che, con i pugni serrati, guardava negli occhi Isaac, seduto a bordo piscina con fare disinvolto.
- Nathaniel? Che c'è, ti hanno mandato a ributtarmi dentro quella stanza?- chiese il ricciolo, per alzarsi lentamente dalla sua postazione.
- Oh, no, sono qui per conto di un'altra persona.- disse, facendosi avanti di qualche passo.
- Di chi? Della rossa o dello scorbutico? Tanto là dentro non...- riuscì a dire solo quelle parole, perché poi il moro lo spinse dentro la piscina, cadendoci dentro a sua volta. Nathaniel passò subito all'attacco cercando prenderlo a pugni, ricevendo però le contromosse di Isaac che, sentitosi in pericolo, tentò di soffocarlo spingendolo verso il fondale.
Fu una battaglia incessante finché, dopo qualche minuto, il ricciolo non riuscì ad uscire dalla'acqua. Provò subito a correre verso l'uscita, ma Frida gli si mise davanti e lo spintonò indietro per bloccarlo.
- Fermati, sei ancora in tempo per salvarti. Devi solo tornare dentro quella stanza.- la mora cercò di convincerlo ad arrendersi, ma il castano non era della stessa opinione.
- E a quale pro? Venire sbattuto in galera?- vide Nathaniel avvicinarsi, con fare minaccioso, verso di loro e, senza pensarci due volte, colpì in volto Frida e la prese come ostaggio.
- Non fare un altro passo o la uccido!- disse, armandosi con un pezzo di ferro, appartenente alle tribuna in pessime condizioni, e appoggiandolo contro la testa della mora.
- Tanto ne hai già ammazzati tanti, no?- provò ad avvicinarsi, ma Isaac tirò con forza i capelli di Frida costringendolo ad indietreggiare.
- Che cazzo dici? Voi siete tutti matti.- scosse la testa, per poi riportare lo sguardo verso Nathaniel.
- Vendicherò Sophy e tutti gli altri.- disse il moro, rivolto più a se stesso, guardandolo con fare non molto amichevole.
- È morta anche lei?- domandò, con fare stupito. A quelle parole Nathaniel perse il senno e deciso di attaccarlo frontalmente, ma venne fermato da una mossa improvvisa di Frida.
La mora, fino a quel momento tenuta ferma con un braccio intorno al collo, morse con violenza Isaac costringendolo a lasciare la presa. Tentò di dargli un pugno, ma il ragazzo fu più veloce e, con violenza, la colpì alla testa con il pezzo di metallo.
Nemmeno Frida riuscì a capire cosa stava succedendo. Sentì un forte dolore al capo, ma non fece in tempo a toccarselo perché cadde a terra. Sulla sua testa era visibile il trauma inflittogli dal ragazzo: un grosso buco all'altezza  della fronte dal quale sgorgava un sacco di sangue.
- Io...- Isaac non riusciva a parlare, si sentiva paralizzato. Anche Nathaniel stava subendo lo stesso effetto. Il respiro del ricciolo si fece sempre più pesante, finché, ridendo come un matto, trovò finalmente le parole che stava cercando.
- Ecco, vedi! Alla fine l'ho fatto! Volevate un mio omicidio? Ora siete felici?- disse, gettando a terra l'oggetto metallico. In quel momento Nathaniel si sporse in avanti e, lasciando fuoriuscire la lama che teneva nascosta nella manica, gli tagliò la gola con forza.
Lo vide accasciarsi al suolo macchiando tutto il pavimento di sangue, che lentamente andò a finire anche dentro la piscina tingendola di un colore rossastro. Isaac provò a dire qualcosa poi, usando tutte le forze che gli erano rimaste, afferrò il moro per i capelli e lo portò a se.
- Ora... sei proprio come... me. - disse, mentre cercava di fermare la sua emorragia con l'altra mano, seppur fosse conscio che quel tentativo sarebbe stato vano. Dopo nemmeno cinque minuti lasciò la presa sui capelli di Nathaniel e cadde al suolo privo di vita.
Il moro rimase seduto davanti ai due corpi senza muoversi. Sentì delle lacrime uscirgli dagli occhi, ma le ricacciò dentro. Non doveva piangere, aveva vendicato Sophy quindi doveva essere fiero di se. Però, ripensandoci a sangue freddo, capì di aver commesso un errore banale e, dopo essersi posto la fatidica domanda, capì di essersi sbagliato.
 
Ormai Jason si sentiva completamente perso. Non aveva nessuno da provocare, anche perché Nathaniel dopo pranzo era sparito, motivo per cui se ne andò in giro per il campo alla ricerca di un qualche svago. Per curiosità entrò dentro la stanza di Zoey e Gwen, quella in cui era avvenuto il primo omicidio.
Non appena entrò sentì subito odore di ferro, causato dai rimasugli del sangue che erano rimasti sul pavimento, misto all'odore del profumo che la rossa era solita mettersi. Lo faceva palesemente per farsi bella agli occhi di Duncan, anche se aveva dubbi sul fatto che il punk se ne fosse accorto, e questa cosa la trovava vomitevole.
L'amore era un sentimento inutile, almeno per lui, portava solo a distrazioni inutili e a compiere scelte di cui poi si finiva per pentirsi. L'esempio lampante era Nathaniel: dopo la morte di Sophy si era comportato in maniera schiva e triste e ciò, secondo la logica contorta di Jason, l'avrebbe potuto aiutare a compiere un maggior numero di errori.
Scosse la testa, cercando di eliminare questi pensieri dalla sua testa, alla fin fine anche lui era stato fregato allo stesso modo anche se non era innamorato. A metterlo in scacco matto era stata Claire. Il suo obiettivo, quando le aveva parlato quella mattina, era stato quello di affossarla ancora di più, ma la sua presunzione lo aveva portato a ridarle quella fiamma di cui la castana necessitava per sopravvivere in quel luogo.
Ed era per questo motivo che, seppur in piccola percentuale, in cuor suo sapeva di provare una sorta di attrazione per quella ragazza, soprattutto perché dotata di un'eleganza non indifferente, però non aveva avuto occasione, almeno in quel frangente, di approfondire il suo punto di vista su di lei.
Per lui, Claire rimaneva una ragazzina viziata in cerca di attenzioni che non avrebbe mai trovato, non da lui per lo meno.
Smise di cercare dentro quella stanza, anche perché l'odore era diventato sempre più insopportabile, e passò a quella accanto, appartenente a Duncan. Aprì la porta e, fischiettando una canzone dei Linkin Park, entrò dentro con fare da vero malintenzionato.
Iniziò a mettere in subbuglio la camera, aprendo un cassetto dopo l'altro, cercando una qualsiasi cosa che potesse aiutarlo a superare la noia di quella giornata.
Odiava dover essere arrivato ad atteggiarsi da stalker, ma alla fin fine poco ci poteva fare. Lo aveva fatto intendere più volte che quel giorno non aveva voglia di fare nulla, eppure nessuno era stato in grado di captare i suoi avvertimenti.
Inoltre il giorno dopo, verso le undici di mattina, sarebbe finalmente arrivato il pullman che li avrebbe riportati alla normalità, pertanto doveva godersi quell'aria "pseudo apocalittica" nel miglior modo possibile. Anche se, a conti fatti, si era già divertito abbastanza mandando tutti in confusione in più modi.
Aprì l'armadio dei vestiti, notando il pessimo gusto del punk nel vestirsi. Al suo interno vi trovò solamente magliette di band punk o rock e qualche paia di jeans ridotti piuttosto male.
Prese uno dei pantaloni e, tastandolo, sentì una presenza nella tasca di dietro.
- Eh? Questo qua tiene il portafogli in un posto simile?- detto ciò lo prese e lo aprì, deridendolo per la quantità misera di soldi al suo interno: a malapena venti dollari. Nel ridere l'oggetto gli casco di mano, facendo disperdere tutte le schede presenti.
Il moro le riordinò a casaccio, sorridendo nel vedere il volto del punk nelle varie tessere. Poi continuò a frugare senza trovare nulla. L'unico oggetto interessante fu un coltellino tascabile posto dentro uno dei giacchetti in pelle che si era portato dietro.
Jason ghignò, poi andò dentro la stanza di Frida e fece la stessa cosa. Dentro l'armadio non aveva nulla di che, eccezion fatta per qualche vestito messo a caso. Sbuffò, indispettito da tutto quel disordine. Poi passò a controllare il comodino con dentro la biancheria intima e lì notò un punto in cui l'intimo era leggermente più spostato.
Senza esitare, spostò le varie mutande e si ritrovò fra le mani un asciugamano insanguinato. Il sangue era secco e copriva circa i tre quarti del tessuto. Lo afferrò per un bordo e ghignò, convinto di aver trovato la soluzione a quel caso.
Per essere più sicuro tornò nella stanza del crimine e la perquisì da cima a fondo, trovando diverse macchie di sangue in punti lontani da dove Gwen era stata uccisa. Non aveva più dubbi, ormai ne era sicuro al cento per cento. Estrasse il coltello di Duncan e poi si diresse verso la piscina, dove poco prima aveva visto dirigersi Nathaniel e Frida, poi avrebbe fatto un'allegra conversazione con il punk che non gliela diceva per nulla giusta.
 
ANGOLO AUTORE:
La doppia morte. Odio quando devo scrivere della doppia morte. Mi fa sentire male, giuro. Anche perché Isaac e Frida erano due ottimi OC.
Ed ora siamo ai battenti finali. Finalmente saltano gli altarini e devo dire in tutta sincerità che adoro scrivere questa parti.
Non a caso ho scritto tre capitoli in due giorni, che poi ovviamente ho limato nel tempo per fargli assumere una forma più precisa.
Inoltre in questi giorni ho riscritto il finale. Quello precedente era talmente semplice che mi costringeva a leggerlo con una smorfia. Invece ora mi sembra decisamente meglio.
Bene, quindi il buon Nathaniel fa la sua prima kill, Claire e Jason approfondiscono la loro conoscenza, poi ho messo un bel momento Doey (che adooooro scrivere) ed infine Jason trova qualcosa di interessante.
Bene signori, ci vediamo al prossimo capitolo (il penultimo), mi auguro che questo vi sia piaciuto ;-)
   
 
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