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Facciamo
un patto
“Altezza!”.
La
voce
riecheggiò nella sala del trono. La stessa parola, fu
ripetuta più e più volte
finché, spazientita, colei che la pronunciava non puntò i piedi.
“Keros!”
esclamò.
Solo
in
quel momento il principe girò gli occhi, notando un'altra
presenza nella stanza.
“Non
serve gridare, Lilith" parlò il sanguemisto “Cosa
ti serve?”.
“Vi
sto
chiamando da mezz'ora!” alzò le braccia Lilith.
“Ah,
sì?”.
“Sì.
I
ricevimenti per oggi sono terminati. Potete tornare in ufficio oppure
ritirarvi
in stanza”.
“Non
mi
dispiace stare qui"
Il
principe sorrise, sorreggendosi la testa e fissando il soffitto. La
sala del
trono era magnifica, ricca di sfarzo e meraviglie. Arazzi, dipinti,
stucchi e
dettagli preziosi non potevano che incantare chiunque vi entrasse.
“Lilith…
Sai perché Lucifero è da Semhiaza?”.
“No,
Keros. Ma non mi è sembrato un motivo serio. Penso che
semplicemente volesse
fare quattro chiacchiere con il suo amico. Sai… Semhiaza
è il demone che ha
guidato la seconda caduta. Sono molto simili, sotto certi
aspetti”.
“Oh,
capisco. Sono felice che si svaghi un po'. Ne ha bisogno”.
“Avete
perfettamente ragione”.
Lucifero
e Semhiaza si erano concessi una serata al “Mephistophel". Il
padrone del
locale, orgoglioso di avere ospiti illustri fra i tavoli, era di
splendido
umore.
“Cosa
vi
offro, maestà?” sorrise, fiero.
“Stupiscimi,
Mefistofele" gli rispose Lucifero, ricevendo il cocktail della casa.
In
un
bicchiere affusolato ed intagliato, il liquore rosso come il sangue
luccicava
con le luci della sala.
“Keros
viene ancora qui ad esibirsi?” volle sapere il re.
“Certo,
maestà” annuì Mefistofele
“L'ultima volta ci ha portato il mortale, quello con
l'anima finale".
“Come
ti
è sembrato?”.
“Il
principe sta usando un’ottima strategia. L'umano è
ateo, quindi non basta
fargli commettere gravi peccati. Ma Keros ha fatto ben altro! Lo ha
fatto
innamorare!”.
“Innamorare?!”.
“Sì!
Quello stupido umano è innamorato perso di Keros! L'ho
capito appena ha messo
piede nel locale. È perfetto! Una volta morto,
farà tutto il possibile per
restare accanto al suo amato. Perfino andare all'Inferno! Lo sta
legando a sé
in modo che non riesca a stare senza il demone che ama. È
perfetto! Una volta
morto, l'anima finirà all'Inferno di sicuro. Specie se si
accoppiano. A Keros
non costa nulla e per l'umano significa dannazione eterna!”.
“Geniale"
convenne Semhiaza, sorseggiando il liquore.
“Non
sapevo di questa sua strategia" ammise Lucifero “Ma
è davvero molto
interessante. Il mio ragazzo è speciale".
“Ne
sa
una più di te" sghignazzò Mefistofele, proponendo
un brindisi.
Dopo
un
ulteriore giro di cocktails, i tre demoni uscirono su un terrazzino
esterno,
dove era possibile fumare. Da lì, si vedevano tutti coloro
che entravano nel
locale. Osservandoli, i tentatori ipotizzavano cosa potessero
desiderare.
“Quello
per me vuole più soldi" indicò Semhiaza
“Guardate come finge di essere
ricco, con addosso oggetti contraffatti”.
“Giusto.
E per me quello vuole le donne" ne indicò un altro
Mefistofele “Guardate
come osserva tutte le femmine come fossero merce da supermercato".
“Quello
invece…” ghignò Lucifero, espirando il
fumo della sigaretta e puntando un umano
particolarmente grasso “…vuole solo una torta alla
crema".
Mefistofele
ridacchiò e, una volta terminata la propria sigaretta, si
congedò per poter
tornare al lavoro.
“Sapete…”
iniziò Semhiaza, rimasto solo con Lucifero
“…dovreste portarci Lilith un
giorno. Vi divertireste".
“Hai
ragione” annuì il re “Se salisse sul
palco, farebbe morire più di qualcuno”.
“È
una
donna bellissima. Ed a voi fedele, in un certo modo. Avete mai pensato
di
prenderla in moglie? Come regina, sarebbe perfetta".
“Lei
non
accetterebbe mai un legame come il matrimonio. Poi io ho promesso di
sposare
colei che fosse stata in grado di darmi un figlio".
“Sì
ma…”.
“Dove
vuoi portarmi con questa conversazione, Semy?”.
“Da
nessuna parte in particolare, Lucy. Lo dicevo solo per ricordarvi che
la vita
va in avanti, non all'indietro".
“Ma
dai.
Non mi dire…”.
“Il
vostro sguardo lo conosco bene. Non dovete attendere che il dolore
svanisca da
solo. Dovete essere voi a farlo svanire".
“Ma
di
che parli?!”.
“La
morte
della donna che si ama non si supera. Rimarrà sempre
lì. Ma il cammino
dell'esistenza prosegue. Io sono caduto perché innamorato di
un’umana, con cui
ho avuto un figlio. Dio ha mandato gli angeli ad uccidere entrambi ed
ha reso
me un demone. Inutile dire che avrei preferito la morte. La differenza
fra noi
era proprio questa. Voi avevate sempre quella luce negli occhi. Una
luce di
speranza, di sfida, che io avevo perso. Ma ora quella luce non la vedo
più”.
“Mi
sembra di sentire le farneticazioni di Azazel…”.
“Era
il
mio braccio destro, prima di cadere. Era un ottimo
consigliere”.
“Come
per
me Asmodeo. Ed alla fine ce lo siamo presi tutti quanti nel culo".
“Siete
pentito?”.
“Pentito?
Mai! Solo incazzato. Ma non è una
novità”.
“Lei
era
bellissima. Così come era bellissima Carmilla. So che
saprete voltare pagina…”.
“Chissà…”
sospirò il sovrano, gettando il mozzicone della sigaretta
“Magari un giorno la
vedrò. Magari un giorno incontrerò una donna
speciale. Magari un giorno vedrò
in lei una regina…”.
“Questo
è
lo spirito giusto, fratellone"
“Fratellone
no, ti prego!”.
“Riflettici:
sei la creatura più vecchia del cosmo. Dopo Dio, ovviamente".
“E
rifletterci
a che conclusione dovrebbe portarmi?!”.
“Dovreste
ormai aver capito che nulla è eterno”.
“Tranne
i
miei giramenti di coglioni…”.
“Già…
Può
darsi!”.
Quei
tre
giorni erano parsi lunghissimi a Keros. Quando vide rientrare Lucifero
a
palazzo, sorrise con entusiasmo. Il re scosse la testa, divertito,
sapendo bene
che quel sorriso era rivolto altrove.
“Quando
avrò l'onore di conoscere la creatura che ti rende tanto
felice?” chiese,
apprestandosi a tornare in ufficio.
“Conoscere?
Perché?” alzò un sopracciglio il
principe.
“Come
sarebbe a dire? È così che si fa!”.
“Non
so.
Un giorno…”.
“Hai
paura che possa fare qualcosa di strano?”.
“Anche.
Poi… mi serve tempo! Insomma…”.
“Smettila
di farfugliare! Fa quello che ti pare! Piuttosto… cerca di
usare delle
precauzioni, se non vuoi altri eredi".
“Veramente…”.
“È
un
maschio?”.
“Sì…”.
“Lo
sospettavo. Meglio così! A me basta vederti sorridere! Posso
almeno sapere come
si chiama? O da quale demone caduto discende?”.
“Sei
un
impiccione".
“Lo
so!”.
“Ne
parleremo con calma. Ora devo andare”.
“Ok…
Va
bene. Speravo in un po' di sana conversazione
che…”.
“La
prossima volta. Non sei stufo di parlare con me?!”.
“E
perché
dovrei?”.
“Perché
sei…”.
“Almeno
dimmi come procede con l'anima finale!”.
“Bene.
Direi… bene…”.
“Sei
riuscito a scoprire di più riguardo al fatto che ci ha
descritti così bene in
quel suo libro?”.
“Veramente
no…”.
“Prova
a
chiedergli di descriverti gli angeli".
“Perché?”.
“Magari
è
un profeta. Ci ho pensato solo adesso. Se descrive in modo corretto
anche gli
angeli, potrebbe essere destinato a ricevere una missione da parte di
Dio. O
cose del genere”.
“Ok.
Proverò. Ora vado…”.
Forse,
si
disse, era andato via in modo troppo brusco. Però aveva
fretta! Voleva
raggiungere al più presto il mortale e sapere quel che aveva
pensato in tre
giorni. Fremeva per conoscere l'esito dei suoi ragionamenti.
Entrò in casa
attraverso il portale e scese le scale, sicuro di trovare l'umano
davanti al
computer.
L'uomo
sobbalzò, non avendo udito i passi di Keros e vedendoselo
spuntare sulla porta.
“Non
volevo spaventarti. Come promesso… sono qua"
salutò il principe.
“E
ne
sono davvero felice".
“E
dunque… a che conclusione siamo giunti?”.
“Io…”.
“Posso
dirti un paio di cose, prima?”.
“Certo!”.
“Per
prima cosa, io sono un demone vampiro. Mi nutro di sangue, anche umano.
Ed è
capitato che uccidessi qualcuno. Ovviamente non accidentalmente, so
quando
fermarmi. Se uccido, è perché voglio farlo".
“Va
bene.
Insomma… preferisco non pensarci ma, alla fine, sei un
demone. Non posso
aspettarmi che ti nutra di pane azzimo ed acqua".
“Seconda
cosa: voglio una promessa da te".
“Di
che
tipo?”.
“Se
mi
vuoi accanto, voglio che accetti questo patto. Voglio che tu non dica
mai
stupidaggini riguardo la tua anima. Non voglio la tua anima".
“Non
vuoi
la mia anima?! Ma io pensavo che…”.
“Sono
innamorato di te" ammise Keros, girando lo sguardo “E spero
che anche tu
lo sia di me. Perciò non voglio la tua anima, non la voglio
più. Averla
significherebbe condannarla per l'eternità
all'Inferno”.
“Ma
non
sarei condannato comunque, se ti amassi?”.
“Ci
sono
tanti modi per andare in Paradiso. Tranquillo… so come fare.
Ma tu non devi
cederla a me. Non devi pensare di volermi concedere la tua anima,
perché se la
leghi a me non saprò cosa inventarmi. Capito?”.
“Capito.
E quindi…?”.
“Quindi
io ora voglio stare qui, con te. So che la tua vita, rispetto alla mia,
è
breve. Mi piacerebbe però coglierne ogni istante.
Però…”.
“Però…?”.
“Tu
che
cosa hai deciso? Sappi che, se non è tuo desiderio avermi
qui, me ne andrò e
non mi rivedrai. Comprenderei il tuo punto di vista. Sono un demone,
dopotutto.
Ed è normale che tu possa provare paura”.
“È
vero.
Ho paura. Però sai una cosa? Sono stufo di avere paura. Che
cos'ho da perdere?
La mia vita è una solitaria lotta per non lasciarmi andare
all'oblio perché
troppo debole per reagire. Tu mi stai donando la forza, ed è
una sensazione
bellissima. Vorrei tanto che tu restassi qui, con me. Vorrei tanto che
tu mi
amassi, tanto quanto ti sto amando io ormai da mesi".
Keros
sorrise, rimanendo però ancora fermo sull'uscio. L'umano si
alzò,
avvicinandosi.
“Tuttavia...
c'è
una cosa che voglio sapere" mormorò, sorridendo a sua volta.
“Chiedi
pure" rispose il sanguemisto.
“Qual
è il
tuo nome? Il tuo vero nome?”.
“Il
mio
nome?”.
Il
principe rimase qualche istante in silenzio. Sapeva che non doveva mai
rivelare
il nome a chi stava tentando, tentennò ma poi
annuì.
“Non
ti
sto tendando" sorrise “Perciò puoi saperlo. Keros.
Io sono Keros".
“Mi
sei
mancato, Keros" ammise l'umano, abbracciandolo.
“Anche
tu, Ary".