Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    30/07/2018    3 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Facciamo un patto

 

“Altezza!”.

La voce riecheggiò nella sala del trono. La stessa parola, fu ripetuta più e più volte finché, spazientita, colei che la pronunciava non puntò i piedi.

“Keros!” esclamò.

Solo in quel momento il principe girò gli occhi, notando un'altra presenza nella stanza.

“Non serve gridare, Lilith" parlò il sanguemisto “Cosa ti serve?”.

“Vi sto chiamando da mezz'ora!” alzò le braccia Lilith.

“Ah, sì?”.

“Sì. I ricevimenti per oggi sono terminati. Potete tornare in ufficio oppure ritirarvi in stanza”.

“Non mi dispiace stare qui"

Il principe sorrise, sorreggendosi la testa e fissando il soffitto. La sala del trono era magnifica, ricca di sfarzo e meraviglie. Arazzi, dipinti, stucchi e dettagli preziosi non potevano che incantare chiunque vi entrasse.

“Lilith… Sai perché Lucifero è da Semhiaza?”.

“No, Keros. Ma non mi è sembrato un motivo serio. Penso che semplicemente volesse fare quattro chiacchiere con il suo amico. Sai… Semhiaza è il demone che ha guidato la seconda caduta. Sono molto simili, sotto certi aspetti”.

“Oh, capisco. Sono felice che si svaghi un po'. Ne ha bisogno”.

“Avete perfettamente ragione”.

 

Lucifero e Semhiaza si erano concessi una serata al “Mephistophel". Il padrone del locale, orgoglioso di avere ospiti illustri fra i tavoli, era di splendido umore.

“Cosa vi offro, maestà?” sorrise, fiero.

“Stupiscimi, Mefistofele" gli rispose Lucifero, ricevendo il cocktail della casa.

In un bicchiere affusolato ed intagliato, il liquore rosso come il sangue luccicava con le luci della sala.

“Keros viene ancora qui ad esibirsi?” volle sapere il re.

“Certo, maestà” annuì Mefistofele “L'ultima volta ci ha portato il mortale, quello con l'anima finale".

“Come ti è sembrato?”.

“Il principe sta usando un’ottima strategia. L'umano è ateo, quindi non basta fargli commettere gravi peccati. Ma Keros ha fatto ben altro! Lo ha fatto innamorare!”.

“Innamorare?!”.

“Sì! Quello stupido umano è innamorato perso di Keros! L'ho capito appena ha messo piede nel locale. È perfetto! Una volta morto, farà tutto il possibile per restare accanto al suo amato. Perfino andare all'Inferno! Lo sta legando a sé in modo che non riesca a stare senza il demone che ama. È perfetto! Una volta morto, l'anima finirà all'Inferno di sicuro. Specie se si accoppiano. A Keros non costa nulla e per l'umano significa dannazione eterna!”.

“Geniale" convenne Semhiaza, sorseggiando il liquore.

“Non sapevo di questa sua strategia" ammise Lucifero “Ma è davvero molto interessante. Il mio ragazzo è speciale".

“Ne sa una più di te" sghignazzò Mefistofele, proponendo un brindisi.

 

Dopo un ulteriore giro di cocktails, i tre demoni uscirono su un terrazzino esterno, dove era possibile fumare. Da lì, si vedevano tutti coloro che entravano nel locale. Osservandoli, i tentatori ipotizzavano cosa potessero desiderare.

“Quello per me vuole più soldi" indicò Semhiaza “Guardate come finge di essere ricco, con addosso oggetti contraffatti”.

“Giusto. E per me quello vuole le donne" ne indicò un altro Mefistofele “Guardate come osserva tutte le femmine come fossero merce da supermercato".

“Quello invece…” ghignò Lucifero, espirando il fumo della sigaretta e puntando un umano particolarmente grasso “…vuole solo una torta alla crema".

Mefistofele ridacchiò e, una volta terminata la propria sigaretta, si congedò per poter tornare al lavoro.

“Sapete…” iniziò Semhiaza, rimasto solo con Lucifero “…dovreste portarci Lilith un giorno. Vi divertireste".

“Hai ragione” annuì il re “Se salisse sul palco, farebbe morire più di qualcuno”.

“È una donna bellissima. Ed a voi fedele, in un certo modo. Avete mai pensato di prenderla in moglie? Come regina, sarebbe perfetta".

“Lei non accetterebbe mai un legame come il matrimonio. Poi io ho promesso di sposare colei che fosse stata in grado di darmi un figlio".

“Sì ma…”.

“Dove vuoi portarmi con questa conversazione, Semy?”.

“Da nessuna parte in particolare, Lucy. Lo dicevo solo per ricordarvi che la vita va in avanti, non all'indietro".

“Ma dai. Non mi dire…”.

“Il vostro sguardo lo conosco bene. Non dovete attendere che il dolore svanisca da solo. Dovete essere voi a farlo svanire".

“Ma di che parli?!”.

“La morte della donna che si ama non si supera. Rimarrà sempre lì. Ma il cammino dell'esistenza prosegue. Io sono caduto perché innamorato di un’umana, con cui ho avuto un figlio. Dio ha mandato gli angeli ad uccidere entrambi ed ha reso me un demone. Inutile dire che avrei preferito la morte. La differenza fra noi era proprio questa. Voi avevate sempre quella luce negli occhi. Una luce di speranza, di sfida, che io avevo perso. Ma ora quella luce non la vedo più”.

“Mi sembra di sentire le farneticazioni di Azazel…”.

“Era il mio braccio destro, prima di cadere. Era un ottimo consigliere”.

“Come per me Asmodeo. Ed alla fine ce lo siamo presi tutti quanti nel culo".

“Siete pentito?”.

“Pentito? Mai! Solo incazzato. Ma non è una novità”.

“Lei era bellissima. Così come era bellissima Carmilla. So che saprete voltare pagina…”.

“Chissà…” sospirò il sovrano, gettando il mozzicone della sigaretta “Magari un giorno la vedrò. Magari un giorno incontrerò una donna speciale. Magari un giorno vedrò in lei una regina…”.

“Questo è lo spirito giusto, fratellone"

“Fratellone no, ti prego!”.

“Riflettici: sei la creatura più vecchia del cosmo. Dopo Dio, ovviamente".

“E rifletterci a che conclusione dovrebbe portarmi?!”.

“Dovreste ormai aver capito che nulla è eterno”.

“Tranne i miei giramenti di coglioni…”.

“Già… Può darsi!”.

 

Quei tre giorni erano parsi lunghissimi a Keros. Quando vide rientrare Lucifero a palazzo, sorrise con entusiasmo. Il re scosse la testa, divertito, sapendo bene che quel sorriso era rivolto altrove.

“Quando avrò l'onore di conoscere la creatura che ti rende tanto felice?” chiese, apprestandosi a tornare in ufficio.

“Conoscere? Perché?” alzò un sopracciglio il principe.

“Come sarebbe a dire? È così che si fa!”.

“Non so. Un giorno…”.

“Hai paura che possa fare qualcosa di strano?”.

“Anche. Poi… mi serve tempo! Insomma…”.

“Smettila di farfugliare! Fa quello che ti pare! Piuttosto… cerca di usare delle precauzioni, se non vuoi altri eredi".

“Veramente…”.

“È un maschio?”.

“Sì…”.

“Lo sospettavo. Meglio così! A me basta vederti sorridere! Posso almeno sapere come si chiama? O da quale demone caduto discende?”.

“Sei un impiccione".

“Lo so!”.

“Ne parleremo con calma. Ora devo andare”.

“Ok… Va bene. Speravo in un po' di sana conversazione che…”.

“La prossima volta. Non sei stufo di parlare con me?!”.

“E perché dovrei?”.

“Perché sei…”.

“Almeno dimmi come procede con l'anima finale!”.

“Bene. Direi… bene…”.

“Sei riuscito a scoprire di più riguardo al fatto che ci ha descritti così bene in quel suo libro?”.

“Veramente no…”.

“Prova a chiedergli di descriverti gli angeli".

“Perché?”.

“Magari è un profeta. Ci ho pensato solo adesso. Se descrive in modo corretto anche gli angeli, potrebbe essere destinato a ricevere una missione da parte di Dio. O cose del genere”.

“Ok. Proverò. Ora vado…”.

 

Forse, si disse, era andato via in modo troppo brusco. Però aveva fretta! Voleva raggiungere al più presto il mortale e sapere quel che aveva pensato in tre giorni. Fremeva per conoscere l'esito dei suoi ragionamenti. Entrò in casa attraverso il portale e scese le scale, sicuro di trovare l'umano davanti al computer.

L'uomo sobbalzò, non avendo udito i passi di Keros e vedendoselo spuntare sulla porta.

“Non volevo spaventarti. Come promesso… sono qua" salutò il principe.

“E ne sono davvero felice".

“E dunque… a che conclusione siamo giunti?”.

“Io…”.

“Posso dirti un paio di cose, prima?”.

“Certo!”.

“Per prima cosa, io sono un demone vampiro. Mi nutro di sangue, anche umano. Ed è capitato che uccidessi qualcuno. Ovviamente non accidentalmente, so quando fermarmi. Se uccido, è perché voglio farlo".

“Va bene. Insomma… preferisco non pensarci ma, alla fine, sei un demone. Non posso aspettarmi che ti nutra di pane azzimo ed acqua".

“Seconda cosa: voglio una promessa da te".

“Di che tipo?”.

“Se mi vuoi accanto, voglio che accetti questo patto. Voglio che tu non dica mai stupidaggini riguardo la tua anima. Non voglio la tua anima".

“Non vuoi la mia anima?! Ma io pensavo che…”.

“Sono innamorato di te" ammise Keros, girando lo sguardo “E spero che anche tu lo sia di me. Perciò non voglio la tua anima, non la voglio più. Averla significherebbe condannarla per l'eternità all'Inferno”.

“Ma non sarei condannato comunque, se ti amassi?”.

“Ci sono tanti modi per andare in Paradiso. Tranquillo… so come fare. Ma tu non devi cederla a me. Non devi pensare di volermi concedere la tua anima, perché se la leghi a me non saprò cosa inventarmi. Capito?”.

“Capito. E quindi…?”.

“Quindi io ora voglio stare qui, con te. So che la tua vita, rispetto alla mia, è breve. Mi piacerebbe però coglierne ogni istante. Però…”.

“Però…?”.

“Tu che cosa hai deciso? Sappi che, se non è tuo desiderio avermi qui, me ne andrò e non mi rivedrai. Comprenderei il tuo punto di vista. Sono un demone, dopotutto. Ed è normale che tu possa provare paura”.

“È vero. Ho paura. Però sai una cosa? Sono stufo di avere paura. Che cos'ho da perdere? La mia vita è una solitaria lotta per non lasciarmi andare all'oblio perché troppo debole per reagire. Tu mi stai donando la forza, ed è una sensazione bellissima. Vorrei tanto che tu restassi qui, con me. Vorrei tanto che tu mi amassi, tanto quanto ti sto amando io ormai da mesi".

Keros sorrise, rimanendo però ancora fermo sull'uscio. L'umano si alzò, avvicinandosi.

“Tuttavia... c'è una cosa che voglio sapere" mormorò, sorridendo a sua volta.

“Chiedi pure" rispose il sanguemisto.

“Qual è il tuo nome? Il tuo vero nome?”.

“Il mio nome?”.

Il principe rimase qualche istante in silenzio. Sapeva che non doveva mai rivelare il nome a chi stava tentando, tentennò ma poi annuì.

“Non ti sto tendando" sorrise “Perciò puoi saperlo. Keros. Io sono Keros".

“Mi sei mancato, Keros" ammise l'umano, abbracciandolo.

“Anche tu, Ary".

   
 
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