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Autore: passamilagranatabischero    04/08/2018    3 recensioni
Peter Parker è un ragazzo di 17 anni; vive a New York insieme a sua zia May, conosce il più famoso playboy miliardario degli interi Stati Uniti che lo considera una sorta di figlioccio, oh, ed è Spiderman.
La sua routine di studente/amichevole super eroe di quartiere viene completamente stravolta dalla presenza di un folle mercenario che non tiene mai la bocca chiusa.
E come se non bastasse ha perso il suo amato iPod e a sostituirlo ha soltanto un vecchissimo mp3 che contiene solo un album di Madonna.
(Songfic. One sided Spiderman/Deadpool.
Ambientata nel 2017 dopo Homecoming e Deadpool 2. Se non l'avete ancora visto forse è meglio non leggerla lmao)
Genere: Comico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Deadpool, Peter Parker
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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4. I love New York

 

E hai visto che volo hai fatto fare a quel tizio?!”

E- E allora tu che l’hai preso e buttato a terra?”

Oh, fì, è ftato un tocco di claffe per daffero.” Concesse Deadpool intorno ad un boccone di taco.

Peter si sentiva euforico, tanto che stava ancora vibrando per l’adrenalina.

Era stato quasi fico quanto quella volta con gli Avengers.

Alla fine si era trattato di un traffico d’armi, cosa che gli aveva fatto venire dei flashback terrificanti riguardo al padre della sua ex ragazza, ma si era dovuto riprendere piuttosto in fretta dato che quella vecchia fabbrica era piena di criminali pronti ad ucciderli grazie all’entrata teatrale del mercenario.

Si erano messi d’accordo per entrare dal tetto a vetri, puntando tutto sull’effetto sorpresa: Deadpool avrebbe addormentato più cattivoni possibile con il suo fucile d’assalto a tranquillanti e Spiderman avrebbe immobilizzato tutti gli altri a colpi di ragnatela.

Un lavoro semplice, pulito e sbrigativo.

Ovviamente non fecero niente del genere.

Mentre Peter sparava una ragnatela verso il tetto dell’edificio, Deadpool dava un bel calcione all’entrata principale urlando come il pazzo maniaco che era.

Senza l’effetto sopresa si erano trovati un esercito di trafficanti addosso nel giro di trenta secondi, e allora restava soltanto il gioco di squadra: e che gioco di squadra. Erano pazzeschi insieme!

Peter saltava da parete a parete prendendo a calci chiunque gli capitasse a tiro, una cosa troppo da Karate Kid!, e Deadpool cazzottava e sparava (e fortunatamente erano davvero a tranquillanti quelle armi) e lanciava criminali verso Peter perché li mettesse ko e hanno rischiato la vita un paio di volte, ma alla fine sono riusciti a bloccarli intorno alle colonne della fabbrica e a chiamare la polizia e quindi tutto è bene quel che finisce bene, no?

Se ne erano andati in fretta (perché alla fine anche loro erano dei fuorilegge) e avevano preso una bustata di taco per mangiare qualcosa.

Deadpool non aveva ucciso nessuno. Anche se era pieno di buchi che sanguinavano giù dal tetto del palazzo su cui si erano rifugiati per cenare, e la sua tuta era ben squarciata sul davanti.

A quanto pare, Deadpool aveva degli addominali fantastici e Spidey non riusciva a smettere di fissarli.

Peter sperava tantissimo che non si notasse.

Comunque era anche preoccupato: Deadpool era pieno di ferite di ogni genere e sembravano parecchio dolorose.

Sei sicuro di stare bene, DP?” Gli chiese, probabilmente per la quinta volta. Voleva esserne sicuro.

Certo, Spidey. Fattore rigenerante, ricordi?” Gli rispose prontamente il mercenario, probabilmente per la quinta volta. “Tra qualche ora vomiterò qualche pallottola e starò beniiiiiissimo.”

Dopodiché tornò a divorare il suo taco, sbrodolando sulla sua tuta sbrindellata.

Fattore rigenerante. Che figata.

Peter era rimasto sopreso quando il mercenario gli aveva offerto la cena, e ancora più sorpreso quando per riuscire a mangiare si era tirato su la maschera fino a sotto il naso senza un minimo di esitazione.

Al chiaro di luna aveva potuto ammirare quella sua mandibola perfetta e squadrata e un paio di labbra così sottili da essere appena visibili. E la sua pelle era anche un po’ butterata, come se si fosse bruciato, ma wow. Mandibola.

Lui, al contrario, aveva esitato parecchio prima di scoprire a sua volta la bocca per mangiare. Teneva la testa bassa, sperando che il buio della notte nascondesse i suoi lineamenti.

E’ stato il miglior team up di sempre.” Sospirò Deadpool, sognante, distraendo ancora una volta Peter dal suo taco. “Oh, e grazie per non avermi consegnato alla polizia con un fiocco sul cazzo.”

Spidey si schiarì la gola, perché quell’immagine mentale quasi lo fece strozzare con del chili, e si girò verso il mercenario.

Beh, sei stato bravo. Non hai ucciso nessuno, e sei stato di grande aiuto, quindi...”

E non sapeva bene che altro dire, quindi decise di ficcarsi in bocca quello che rimaneva del suo taco.

Il mercenario lo stava osservando attentamente, con un piccolo sorriso sulle labbra. Da mozzare il fiato…

Basta, Peter!

Sai, dovremmo farlo più spesso!” Esclamò il mercenario, buttando giù dal palazzo la carta di alluminio che avvolgeva la sua cena. Peter annuì distrattamente. “A fare l’eroe non ci guadagno un cazzo, ma non è malaccio. E poi...”

Deadpool sembrò farsi più solenne o… Triste. Ma si riprese subito, raddrizzando la schiena per poi frugare nella borsa di Hello Kitty con allegria.

Ma dove cazzo è… Porca putta… Oh, eccolo!”

Sorridendo come un maniaco, il mercenario fece dondolare davanti al muso di Peter un telefono. Un Nokia, di quelli antichi e indistruttibili.

Era rosa caramella e ricoperto di stickers variopinti.

Uhm...” Esordì Peter, confuso.

E’ per te!” Deadpool cinguettò, lasciando cadere il telefono che Peter prese prontamente. “Wow. Spider-riflessi.”

Spidey si rigirò il telefono tra le mani, sperando che quegli sticker a forma di unicorno lo aiutassero a capire qualcosa.

Perché mi stai dando un telefono?”

Per chiamarti, sciocchino.” Sbuffò Deadpool, dondolando le gambe con fare petulante. “Non posso chiederti il tuo numero, so che non me lo daresti mai. Così gli appuntamenti romantici li fisseremo con questo coso.”

Peter sollevò lentamente la testa, scrutando Deadpool con sospetto.

Il mercenario sembrò capire al volo, e sospirò profondamente prima di stendersi con la schiena sul pavimento sotto di lui.

Hai visto quanto è vecchio? E’ praticamente un fossile. Non potrei mai rintracciarlo, e in realtà non sono nemmeno sicuro di esserne capace.”

Spidey fece un “mh” poco convinto, e scoperchiò il retro del telefono in cerca di cimici. Lo avrebbe fatto controllare anche a Ned, per sicurezza.

E’ il mio telefono di riserva, Spidey-cake.” Lo rassicurò ancora Deadpool, spalmato sul pavimento come un gatto. Così Peter poteva vedere ancora meglio quanto fosse piatta e ben definita la sua pancia scoperta.

Cristo.

Diciamo che ti credo.” Concesse, accendendo il telefono per dare un’occhiata ai suoi contenuti.

Lo sfondo era una foto di Hugh Jackman in una risoluzione veramente penosa. Davanti ai suoi occhi, le cifre “22:28” brillavano allegramente di un bianco accecante.

Erano le dieci e mezza.

ZIA MAY!

Peter scattò in piedi come se all’improvviso gli avessero preso fuoco le mutande, e raccolse velocemente il suo giubbotto. “Grazie, DP, davvero, ma ora devo scappare!”

Ma… Di già?” Si lamentò il mercenario, tirandosi su a sedere con l’aria affranta.

Mi dispiace ci vediamo CIAO!”

E Peter, con un colpo di ragnatela ed un balzo, sparì.

 

 

Si trovava in una stanza completamente buia.

MJ era davanti a lui, con un’espressione annoiata e i capelli raccolti in una coda alta e spettinata. Masticava una chewing gum senza preoccuparsi di tenere la bocca chiusa.

Dove siamo?” Chiese Peter, cauto.

Non riusciva a vedere niente a parte Michelle, che era illuminata come da un faro esattamente sopra la sua testa.

Le dava un’aria ancora più sinistra del solito.

La ragazza, invece di rispondere, fece una grossa bolla con la gomma. Rosa, rotonda.

Pop.

MJ?” Chiese nuovamente Peter, sentendo la pelle d’oca su tutto il corpo.

Michelle stavolta diede segni di vita più concreti, e lo prese delicatamente per il polso; cominciò ad indietreggiare in lunghi passi pigri e strascicati.

Buon compleanno.” Disse, monotona.

Non è il mio compleanno...” Commentò il ragazzo, assottigliando gli occhi per riuscire a vedere meglio nel buio pesto.

Intravedeva qualcosa dietro a Michelle, ma non riusciva a distinguere cosa fosse esattamente.

MJ si strinse nelle spalle.

Allora buon non compleanno.”

Poi lo afferrò per le spalle, con una forza con cui Peter non poteva competere neanche con i suoi super poteri, e lo spinse con energia.

Peter cadde in avanti su un grosso tavolo apparecchiato.

Dandosi un’occhiata intorno, vide tutte facce familiari: Ned, Tony, zia May, persino Steve Rogers e Thor e re T’challa e un sacco di altri eroi che lo stavano guardando con dei grossi sorrisi sulle labbra.

Barcollò all'indietro ed inciampò, atterrando col sedere su una sedia ben imbottita apparentemente apparsa dal nulla.

Michelle si stravaccò sull’unica sedia libera, alla sinistra di Peter, con un cappellino da festa sulla testa.

Notò che adesso aveva un vestito gonfio e rosa pallido che metteva in bella mostra le sue braccia ossute e che le donava particolarmente.

Decise di non commentare; la ragazza non amava i complimenti riguardo al suo aspetto, e comunque a giudicare dalla sua espressione sembrava pronta ad azzannarlo in ogni caso.

Guardava intensamente Peter mentre si sistemava una trombetta di carta tra le labbra carnose e la suonava, facendola gonfiare ed allungare e producendo un suono tristissimo. Prrrrrrr.

Un tonfo risvegliò il ragazzo dalla sua trance e si voltò di scatto verso il centro della tavola.

Ma che...”

Una torta al ciccolato di almeno cinque piani, straboccante di panna e crema e chissà che altro, troneggiava imponente davanti a lui; anche in larghezza era almeno il doppio di Peter.

Prima che potesse fare altre domande, o cercare una forchetta perché comunque sembrava veramente buona, le luci si spensero di nuovo.

MJ, che sta succ-”

Fu interrotto da un suono distante e soffuso, e poi un altro, e un altro ancora, finché un beat familiare non lo fece grugnire.

Oh, no. Madonna.

I don't like cities
But I like New York
Other places make me feel like a dork

L’enorme torta, ignara della sofferenza del festeggiato, cominciò a vibrare scuotendo tutto il tavolo, le posate ed i bicchieri; Peter cominciò a preoccuparsi che potesse cadere, ma nessun’altro sembrava farci caso.

La musica si fece più forte.

Other cities always make me mad
Other places always make me sad
No other city ever made me glad

Michelle tamburellava le dita sottili di una mano sul tavolo, seguendo il ritmo della canzone ma senza ancora mostrare alcuna emozione sul viso. Eccetto noia.

Peter si sentì invaso da un magone improvviso, sensi di ragno o puro istinto, e a quel punto sapeva che sarebbe successo qualcosa.

Ciaff!

Il tempo sembrava rallentato. Da tutte le parti, pezzi di dolce volavano nell’aria.

Deadpool uscì dalla torta con una grazia spettacolare.

Peter sentì la sua bocca spalancarsi e Michelle prontamente gliela richiuse.

Ma che cazzo?!

Except New York!” Cantava il mercenario, con la voce di Madonna. La sua maschera era tirata su fino al naso, mostrando quella mascella forte, e indossava una parrucca bionda di pessima qualità.

Agitava i fianchi a ritmo della musica, guardando Peter dritto negli occhi e facendolo sentire estremamente mortificato.

Ma anche estremamente eccitato.

I love New York!” Continuava, e la sua tuta si squarciò da sola sulla pancia, e Peter poté di nuovo ammirare quello stomaco tonico.

Stava per avere un aneurisma.

Non riusciva a distogliere lo sguardo dal mercenario, ma con la coda dell’occhio poteva vedere Tony.

Tony Stark, che scuoteva la testa sconsolato e poi lo guardava con disappunto.

Peter si sentì improvvisamente invaso dal panico e davvero, cercò in tutti i modi di far uscire qualche suono dalla bocca per spiegarsi, ma poi si ritrovò il peso di Deadpool addosso.

Quella meraviglia di uomo mascherato gli si era piazzato sulle cosce con un sorriso provocante; stava ancora cantando quella canzone orribile ma Peter non ci faceva neanche più caso.

Voleva afferrare i fianchi di DP. Stringerlo più vicino. Toccare quei suoi addominali scolpiti.

Ma le sue braccia erano di piombo.

I-Io- Io-!” Tentò Peter, sentendosi soffocare.

La musica finì.

Intorno al tavolo non c’era più nessuno.

Beep beep beep.” Disse Deadpool.

Il più giovane inarcò le sopracciglia, confuso.

BEEP BEEP BEEP!” Urlò il mercenario.

 

 

Peter balzò a sedere, facendo volare le coperte giù dal letto.

Il suo respiro era affannoso ed era mandido di sudore. Fece una smorfia alla spiacevole sensazione della t-shirt che usava come pigiama appiccicata alla sua pelle.

Beep beep beep!

La sveglia che aveva sul comodino insisteva; il ragazzo la guardò con odio.

La spense con un gesto secco, forse troppo forte perché la fece rotolare sul pavimento, ma non se ne curò. Lo sguardo gli cadde inevitabilmente sul cellulare dolorosamente rosa che aveva appoggiato sul comodino prima di crollare definitivamente.

Si passò una mano tra i riccioli umidi.

Sospirò.

   
 
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