Sebbene fosse
ancora stordita dalla sbronza e dallo svenimento, il cervello di Anko iniziava a funzionare di
nuovo. Sentiva un doloroso cerchio alla testa, come se qualcuno le stesse comprimendo
la testa con delle tenaglie. Avrebbe dovuto aprire gli occhi, farsi una doccia
calda e mettersi tranquilla, ma non ne aveva voglia:
il buio era così rassicurante, non aveva fretta di ritornare alla realtà. Però...se pensava al dango che
aveva lasciato nella dispensa quella mattina, le veniva l’acquolina in bocca.
Per il suo amato cibo si poteva persino alzare da terra e tornare a casa.
Ma stranamente la
sensazione dell’erba bagnata era sparita. Sentiva sotto la testa qualcosa di
morbido, quasi come un cuscino. Qualcosa non quadrava. Aprì gli occhi, e per
poco non le venne un infarto.
“Ma che cazzo ci faccio qui?”,
imprecò mettendosi seduta su quello che aveva scoperto essere il suo letto.
Prima che potesse aggiungere altre colorite
espressioni alla frase precedente, una voce le rispose.
“Non riconosci
nemmeno casa tua, Anko? Devo forse
preoccuparmi per la tua salute mentale?”, la sua voce inconfondibile la accolse.
Emerse dall’oscurità, avvicinandosi a lei. Pericolosamente.
Annichilita, per un
paio di secondi rimase zitta. Era troppo debole per battersi
con lui, e dare l’allarme era inutile, sarebbe fuggito comunque. Non le restava
che assecondarlo.
“Tu. Qui. Ma come…?”
“Ti ho trovato
nella foresta e ti ho riportato qui. Ma non mi
ringraziare, come ben sai i miei favori hanno sempre un prezzo”. Raggiunse la
sponda del letto e vi si sedette, guardandola con un aria
di sufficienza, e il suo solito sorriso “sono migliore di te e lo so”.
“Non ti avrei di
certo ringraziato, so cosa implicano i tuoi maledetti favori”, disse acida
enfatizzando con odio l’ultima parola.
“Ora lasciami in pace, ho del dango da
mangiare!”
Fece per alzarsi ma lui la bloccò, prendendola per un polso “Non
parlarmi in questo modo o potresti pentirtene. Mi sembrava di averti insegnato
le buone maniere!”. Strinse ancora di più il suo
polso, per il piacere
di vedere il viso della ragazza contrarsi dal dolore. “Dimmi. Cosa mi hai fatto?”
“Cosa intendi? Non ti ho fatto niente io!”
“Hai forse usato
contro di me qualche jutsu particolare?”
“A-anche se avessi voluto non ne
sarei stata capace date le condizioni in cui mi hai fatto ridurre dai tuoi
leccapiedi. E poi non avrebbe avuto comunque effetto
normalmente!”
“Sì, hai ragione. Sei troppo debole, non potresti nemmeno toccarmi con un dito
se io non lo volessi!”, sibilò compiaciuto. “E’ inutile
perdere altro tempo con te- i suoi occhi brillarono nell’oscurità-
dovevo capirlo da solo. Sei la solita piccola, spregevole ed inutile ragazzina
di tanti anni fa..”, sussurrò le ultime velenose
parole e poi sparì. Anko tirò un sospiro di sollievo,
sia perché il polso le faceva un male cane, sia perché aveva trattenuto il respiro mentre lui le parlava.
Andò in cucina ed
iniziò a sbocconcellare un po’ di cibo, ma l’appetito le era
passato. Che idiota che era stata! Svenire e venire pure portata a casa da lui, come se fosse il prode eroe venuto a salvare la damigella in
pericolo. In realtà in passato Orochimaru era
proprio questo per lei.
Il
cavaliere che la salvava dalla grigia e monotona realtà, facendola sentire
partecipe di grandi segreti da non svelare. Lo adorava, guai a chi parlava male di lui: una volta aveva persino fatto a botte
con altri ragazzi perché li aveva scoperti a dargli del “velenoso serpente pedofilo”.
A pensarci bene, aveva
sempre avuto una…strana predilezione per i bambini. Un brivido le percorse la schiena. Chissà
cosa faceva a Sasuke…chissà se….Ma
era meglio smettere con quei pensieri perversi! Come se non
avesse avuto già abbastanza incubi.
Si diresse verso
il bagno, con l’intenzione di farsi un bel bagno caldo. C’erano tante cose del
suo passato che non ricordava. Magari avevano persino fatto il bagno insieme
qualche volta.
Ma che diavolo
pensava? Doveva proprio essersi presa una brutta botta in testa…però
adesso fare il bagno con lui sarebbe stato eccitante, le sarebbe piaciuto
sentire le sue mani sfiorarla.
“Ma perché sei sempre nei miei pensieri dannato serpente!”
Aveva l’abitudine di parlare da sola, la aiutava a sfogarsi. “Maledetto te e il
giorno in cui ti ho incontrato! Vaffanculo stronzo!”
Finiti gli
insulti, Anko si immerse
nella vasca da bagno. Immerse anche la faccia nell’acqua, chiudendo gli occhi:
era un gioco che faceva da piccola. Avrebbe contato fino a 10 e quando avrebbe
aperto gli occhi si sarebbe trovata a casa, con mamma e papà che la aspettavano preoccupati perché era tutto il pomeriggio che
era fuori a giocare.
Ma quello purtroppo
non succedeva mai. Una lacrima solitaria le corse lungo una guancia. Si
disperse nell’acqua, diventando invisibile (come lei lo era per lui). Gli occhi
iniziavano a bruciarle, ma li tenne aperti apposta. Se
gli occhi bruciavano, voleva dire che era ancora viva.
Spazio autrice: se Anko
od Orochimariello sembrano OC, è perché mi sono presa
delle piccole libertà per descriverli. Non voglio stravolgere la psicologia del
personaggio, vorrei solo distaccarmi dalle molte fic
in circolazione che li descrivono sempre in modo standard (lui sadico-impassibile-cattivo,
lei innamorata-testarda- in conflitto con se stessa etc
etc ) ^^ .