Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: crazy640    05/08/2018    8 recensioni
SEGUITO DI "IL PAGAMENTO DI UN DEBITO"
I personaggi di Harry Potter appartengono a J.K. Rowling. NON permetto la pubblicazione della storia in altri siti.
"Hermione Granger-Malfoy osservò il via vai di gente che quotidianamente animava la stazione di King’s Cross dal proprio tavolino e, puntuale come ogni anno, il ricordo del suo primo arrivo in quella stazione riaffiorò alla sua mente: una ragazzina di undici anni, ancora una bambina, in mezzo ai propri genitori, spaventata a morte da quella novità inaspettata, ma allo stesso tempo elettrizzata per il nuovo mondo cui andava incontro.
A ripensarci adesso sembrava un’altra persona.
Tante cose erano successe dalla prima volta che aveva messo piede sul binario che l’avrebbe condotta a Hogwarts: aveva combattuto tante battaglie, personali e non, si era fatta degli amici che capivano la sua intelligenza e non ne erano spaventati, aveva conosciuto la paura, la rabbia, l’odio…l’amore."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Blaise Zabini, Ginny Weasley, James Sirius Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
previously

 

Salve a tutti!

Piccole note prima di iniziare la lettura:

1) Questa storia è il seguito di "Il pagamento di un debito", FF Dramione del 2009. Se non avete letto quella FF,vi consiglio di leggere prima "Il pagamento" e poi tornare su questa FF, altrimenti alcuni legami e trame narrative potrebbero crearvi confusione.

Questo è il link della FF che ha dato origine a tutto https://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=228126&i=1

2) PER COLORO CHE HANNO GIà LETTO "IL PAGAMENTO": Sono passati 15 anni dalla fine della FF precedente, ma sono stati apportati dei cambiamenti per venire incontro alle esigenze narrative che altrimenti mi avrebbero creato non pochi problemi.

Ne "Il pagamento di un debito", James Potter aveva all'incirca tre anni, Albus Potter ne aveva 2 mentre Sadie e Prudence ne avevano 2 e mezzo.In questa FF, Prudence e Sadie hanno 22 anni, James ne ha 17 e infine Albus ne ha 16. Chiedo scusa per l'eventuale confusione, ma come ho detto era l'unico modo per far progredire la storia.

3) Al momento, sei capitoli di questa storia sono già scritti. I successivi capitoli verranno postati su questo sito a partire da settembre.

Buona lettura!

 

Settembre era il mese che Albus Severus Potter preferiva in assoluto.

Dopo otto settimane di vacanza, finalmente sarebbe tornato a casa.

Quella mattina si era svegliato prima della sveglia, aveva controllato che tutto fosse in ordine nel suo baule, con la paura sempre presente di aver dimenticato qualcosa nella disordinata camera che condivideva da sempre con suo fratello maggiore, per poi farsi una doccia veloce approfittando del silenzio che ancora avvolgeva la casa.

Di fronte allo specchio del bagno leggermente appannato dal vapore, aveva osservato attentamente il suo volto; per la prima volta durante quelle settimane, notò come i cambiamenti subdoli avvenuti durante quell’estate avessero trasformato il suo corpo e i tratti del suo viso.

Durante quelle otto settimane, cedendo alle pressioni di James,  aveva messo da parte i libri e le pergamene e aveva passato gran parte delle giornate all’aperto, volando sulla propria scopa e aiutando Jim nei suoi allenamenti di Quidditch oppure dedicandosi alla più semplice ginnastica babbana.

Inizialmente aveva avuto paura che il proprio corpo si ribellasse a tutta quell’attività fisica inaspettata, rivoltandosi contro di lui in qualche modo spiacevole, ma con il passare delle settimane aveva iniziato ad apprezzare i benefici ottenuti dalla corsa mattutina o dalle flessioni.

Ora lo specchio gli rimandava un’immagine completamente diversa da quella che lo aveva accompagnato nei quindici anni passati: il grasso infantile che lo aveva afflitto per tutta l’infanzia e gran parte dell’adolescenza era scomparso dal suo volto, lasciando il posto a un viso dalla mascella pronunciata su cui spiccavano i suoi occhi verdi e a cui faceva da contorno l’immancabile corona di capelli neri in perenne disordine.

Le gambe e le braccia, da sempre troppo lunghe e gracili per farlo eccellere in qualsiasi sport, ora erano toniche e muscolose e si uniformavano perfettamente alle mani enormi che lo avevano afflitto fin dalla prima adolescenza.

A completare quella trasformazione c’era stato l’aumento nella sua altezza: fin dal primo sviluppo si era accorto che avrebbe superato di parecchi centimetri suo fratello, scoperta che aveva irritato molto James, ma in quel momento dinanzi allo specchio, costretto a piegare leggermente le ginocchia per avere una buona visuale del proprio volto, si rese conto di essere diventato il più alto della famiglia.

Si era trasformato in un gigante senza neanche accorgersene.

Richard lo avrebbe preso in giro fino allo sfinimento…

Dopo essersi vestito ed essersi lavato i denti, si era avviato verso la scala che collegava i due piani della casa, ma era ancora in piedi sul primo gradino quando avvertì  i primi rumori di vita nella casa provenire dalla cucina.

Fermo sulla soglia della cucina aveva osservato suo padre, ancora in pigiama e vestaglia, indaffarato ai fornelli con le note di una canzone rock in sottofondo che si diffondevano nella stanza.

-Posso darti una mano?-gli domandò senza alzare troppo la voce per non spaventarlo.

Blaise s’immobilizzò e voltò lentamente la testa, prima di incontrare il suo sguardo e sorridergli.

-Hai appena rovinato la mia sorpresa…- lo rimproverò bonariamente. -Ma se proprio vuoi renderti utile perché non apparecchi la tavola prima dell’arrivo dei barbari?-aggiunse con voce affabile.

Albus sorrise e si diresse verso il mobile dove era conservato il necessario per la colazione, lanciando sguardi furtivi verso suo padre.

Blaise Zabini, direttore della Gazzetta del Profeta e uno dei membri più rispettati della Comunità Magica, non era il suo vero padre, ma era l’unico padre che Albus avesse mai conosciuto.

Era stato presente nei momenti più importanti della vita di Albus, dal primo giorno di scuola babbano ai primi tentativi con la scopa e con una bicicletta; era sempre presente durante i colloqui con gli insegnanti e le attività extrascolastiche a cui sua madre lo aveva costretto a prendere parte durante gli anni.

Per questi motivi e per tanti altri, Albus era pienamente convinto che non avrebbe potuto desiderare di meglio.

Harry Potter, il suo padre naturale, se ne era andato quando Albus non aveva ancora due anni, abbandonando sua moglie e i due figli senza neanche voltarsi indietro, senza mai cercare un contatto con i due ragazzi nei successivi quindici anni.

Forse a causa dell’età, Albus non si era mai fatto molte domande sull’uomo, né aveva mai sentito la mancanza di una figura paterna: Blaise gli aveva insegnato a leggere, gli aveva raccontato una storia ogni sera prima di dormire quando era bambino, lo aveva accompagnato a Hogsmeade la prima volta per comprare l’occorrente per il suo primo anno a Hogwarts ed era stato il primo a incoraggiarlo a seguire il suo istinto e a scegliere le materie adatte che lo avrebbero portato un giorno a diventare un’insegnante.

Escluso Richard, Blaise era il suo confidente di fiducia.

Ma malgrado quel rapporto esclusivo che lo legava all’uomo, Albus non aveva ancora trovato il coraggio di confessargli un’importante parte di se.

Forse questo sarebbe stato l’anno fortunato…

-Sei pronto ad affrontare un nuovo anno?-si sentì chiedere.

Albus si voltò leggermente verso il padre e alzò le spalle.

-E’ un anno come un altro…-commentò cercando di sminuire l’ansia che lo accompagnava ormai da una settimana.

-Non eri tu quello che voleva passare l’intera estate chiuso in camera a studiare per i G.U.F.O.?-lo punzecchiò Blaise.

Albus abbassò la testa e sospirò.

-Ok, forse sono un po’ nervoso…-ammise messo alle strette.

Blaise accennò una risata, prima di avvicinarsi al ragazzo e scompigliargli i capelli corvini.

-Non ne hai alcun motivo, Mr. Professore.

Andrà tutto bene. Me lo sento -gli disse in tono rassicurante.

-Come fai a esserne così sicuro? Questo potrebbe essere l’anno in cui fallisco miseramente in tutti i corsi e i risultati dei miei G.U.F.O. saranno disastrosi- ribatté l’adolescente lasciando trasparire la propria ansia.

Blaise posò una mano sulla spalla destra del ragazzo e cercò il suo sguardo, sorridendogli quando i loro occhi s’incontrarono.

-Non ho alcun dubbio sulle tue capacità… e se davvero i tuoi G.U.F.O. saranno disastrosi, allora ci sarà sempre un posto per te alla Gazzetta.

Infatti, stiamo proprio cercando un ragazzo che consegni la posta-aggiunse scherzosamente.

Albus ridacchiò e annuì, leggermente rassicurato.

-Ora smettila di preoccuparti e finisci di apparecchiare-

Proprio quando ebbe sistemato l’ultima forchetta, Ruby entrò in cucina, ancora in pigiama e con i capelli neri sconvolti da una notte di sonno.

La ragazza si mosse quasi in trance per la cucina fino a raggiungere Blaise, posandogli un bacio sulla guancia destra.

-Buongiorno tesoro-la salutò l’uomo con un lieve sorriso ad incurvargli le labbra.

La ragazza fece un cenno con il capo in risposta e si lasciò cadere su una sedia attorno al tavolo, strappando un sorriso ad Albus.

Ruby era la piccola di casa.

Una copia al femminile di Blaise e, nonostante avesse soltanto dodici anni, Albus sapeva che nel giro di pochi anni sarebbe diventata una bellezza mozzafiato con una folta schiera di ammiratori.

E la cosa non gli piaceva per niente…forse era ora di iniziare a far pratica con qualche fattura per spaventare i possibili fidanzati.

Ruby aveva folti capelli neri che le arrivavano fino alle spalle, una pelle color caffellatte e due occhi castani, l’unico tratto genetico che avesse ripreso dalla loro madre.

Lo scorso anno aveva iniziato a frequentare Hogwarts come i suoi fratelli e, come Albus, era stata smistata nei Serpeverde fra l’incredulità di James e la soddisfazione di suo padre e dei loro zii.

-Silenzio stampa?-la prese in giro Albus.

-Non dirò una parola prima di aver bevuto una tazza di tea-borbottò la ragazza.

Albus rise e si lasciò cadere su una sedia accanto alla sorella.

-Pensare che sei così socievole a Hogwarts…-la punzecchiò ancora il moro.

-Albus lascia in pace tua sorella-lo rimproverò bonariamente Blaise, sistemando a tavola un piatto di pancake.

Non appena l’odore dei pancake si diffuse nella cucina, James entrò velocemente nella stanza e si sedette accanto ad Albus, inforcando la propria forchetta.

-Come al solito arrivi all’ultimo momento-commentò il moro lanciando uno sguardo al fratello maggiore.

-Di che parli? Sono arrivato al momento giusto-ribatté James riempiendo il proprio piatto, lanciando poi un sorriso malandrino al fratello.

Chiunque avesse conosciuto Harry Potter non mancava di notare la spettacolare somiglianza che c’era fra l’uomo e il figlio maggiore.

James Sirius Potter era la versione adolescente del “Ragazzo che era Sopravvissuto” e, contrariamente ad Albus, era molto fiero della sua eredità.

A undici anni era stato smistato nella Casa dei Grifondoro e da quel momento era stato trattato dai propri compagni come una sorta di Principe Reggente, con tutti gli onori che quel titolo comportava: fin dal primo anno era circondato da innumerevoli amici, o aspiranti al titolo, ogni ragazza sognava di diventare la sua fidanzata, e anche alcuni insegnanti non mancavano di mostrare la propria ammirazione per il figlio del “grande Harry Potter”.

Nel corso degli anni però James si era dimostrato uno studente mediocre, più interessato agli allenamenti e alle partite di Quidditch che non alle lezioni, concentrato sulla gloria riflessa che derivava da suo padre e senza alcun’idea o progetto per il futuro.

Ormai all’ultimo anno di Hogwarts, aveva intrapreso la stessa carriera scolastica che aveva seguito Harry Potter, nella speranza di poter un giorno rendere orgoglioso l’uomo.

-Il tuo baule è pronto Jim?-domandò Blaise sedendosi attorno al tavolo a sua volta.

James annuì.

-Mancano soltanto alcune cose-rispose il ragazzo con la bocca piena di cibo.

-Traduzione: i tuoi libri sono ancora sparsi per tutta la stanza-commentò Albus prima di prendere un boccone a sua volta.

James lo fulminò con lo sguardo portando Albus ad alzare le spalle: condividevano la stanza, non c’era niente che suo fratello potesse nascondergli.

-La scopa è al sicuro nel baule-ribatté James.

Tutti i presenti seduti attorno al tavolo, escluso James ovviamente, si lasciarono andare a una risata divertita.

-E’ bello trovarvi tutti di buon umore-disse una voce inaspettata.

Ginevra Weasley, anche lei con indosso la vestaglia, entrò in cucina e, come ogni mattina, diede una carezza veloce ai due ragazzi, posò un bacio sui capelli spettinati della figlia, prima di fermarsi accanto al compagno.

Come ogni mattina, Blaise le porse la sua tazza di tea e ricevette in cambio un bacio sulla tempia destra.

Se qualcuno le avesse detto che questa un giorno sarebbe stata la sua vita, Ginevra Weasley avrebbe riso talmente tanto da farsi venire i crampi allo stomaco.

Da ragazza, Ginny aveva immaginato il proprio futuro diversamente: era certa che avrebbe sposato Harry, che avrebbe avuto dei figli e che avrebbero vissuto felici e contenti finché non fossero stati vecchi e pieni di rughe.

La vita, invece, aveva altri progetti per lei: alcuni dei suoi sogni adolescenziali si erano realizzati, come dimostrava la presenza al tavolo di James e Albus, ma improvvisamente, quel sentiero tracciato dinanzi a lei che l’aveva guidata nei primi anni di matrimonio con Harry, si era bruscamente interrotto e lei si era ritrovata con un marito che non conosceva più e un’immensa solitudine.

L’incontro di Hermione con Draco Malfoy era stato la sua salvezza.

Era stato grazie alla sua migliore amica che aveva incontrato Blaise, un uomo onesto e inaspettatamente interessante che era riuscita a farle tornare il sorriso.

I due avevano inizialmente istaurato un rapporto di amicizia, anche a causa del complicato rapporto che legava Blaise a Daphne, ma senza quasi accorgersene si erano ritrovati attratti l’uno dall’altra: per Ginny era stato quasi uno shock scoprire di avere dei sentimenti per un uomo che non fosse Harry, per giunta un Serpeverde.

Eppure Blaise, era riuscito a farle mettere da parte i propri dubbi e le aveva dimostrato più volte di essere veramente attratto da lei, di essere pronto a costruire qualcosa di duraturo.

Era stato allora che Ginny aveva deciso di concedere una chance a quella relazione…E fortunatamente non aveva mai avuto motivo di pentirsene.

Erano passati quindici anni da quando era iniziata la sua relazione con Blaise e, nonostante le occasionali liti, il loro rapporto era più saldo che mai e la donna non aveva mai avuto motivi per rimpiangere la scelta fatta.

La famiglia che aveva costruito con Blaise era il suo miglior successo.

-Buongiorno love-la salutò l’uomo rivolgendole un sorriso, seguendola con lo sguardo mentre si sedeva al suo fianco.

Ginevra ricambiò il sorriso e si sistemò al proprio posto, prendendo un sorso dalla tazza di tea che stringeva nella mano sinistra, prima di posare lo sguardo sul figlio maggiore.

-Ti prego dimmi che almeno quest’anno il tuo baule è pronto e chiuso-gli disse.

Ancora una volta, James alzò le spalle.

-Lo sarà…-le promise con un sorriso affabile il ragazzo prima di avventarsi di nuovo sui pancake.

Ginevra annuì e osservò Albus.

-Quante volte hai controllato che fosse tutto in ordine?-gli chiese con una nota affettuosa nella voce.

Un occhio inesperto, notando la somiglianza fisica fra i due ragazzi avrebbe potuto ingannarsi e credere che fossero simili anche caratterialmente, ma avrebbe commesso un grave errore.

Ogni volta che Ginny osservava i suoi figli, riusciva a cogliere le differenze fra loro in maniera quasi cristallina: James era l’anima di tutte le feste, un ragazzo capace di convincerti a fare qualsiasi cosa con un sorriso e una marea di parole e molte volte le aveva ricordato la versione di Harry che amava di meno, l’uomo adulto che aveva messo il dovere, i pregiudizi e le convenzioni prima della propria famiglia e degli amici.

Albus invece, racchiudeva in sé le caratteristiche adolescenziali del padre: era capace di arrossire per un sorriso o un complimento, era terribilmente impacciato, ma allo stesso tempo era sicuro di sé e di cosa voleva dalla vita, pronto a fare qualsiasi cosa pur di raggiungere il proprio obiettivo.

Se solo avesse smesso di preoccuparsi inutilmente e avesse lasciato spazio anche ai sentimenti…

Come aveva previsto Albus arrossì leggermente.

-Soltanto un paio-ammise, abbassando velocemente lo sguardo sul proprio piatto.

Ginny sorrise e guardò Ruby.

-So di aver chiuso il tuo baule ieri sera, ma hai fatto qualche cambiamento nelle ultime dodici ore?-le domandò, conoscendo l’abitudine della ragazza di portare a Hogwarts libri e piccoli souvenir che le ricordassero la propria famiglia e la sua stanza.

-Soltanto tre - quattro libri…- rispose l’adolescente.

-Zia Hermione deve averti contagiato con qualche strano virus…-commentò James- Soltanto un pazzo porterebbe con sé altri libri oltre a quelli che ci hanno assegnato per le lezioni-aggiunse.

-Mh…Probabile.

Mi dispiace che il germe dell’intelligenza non abbia contagiato anche te-commentò Ruby provocando la risata di Albus.

-Ah…

Ti ricorderò queste parole quando sarò ricco e famoso-le disse lanciando un sorriso smagliante alla ragazza.

Albus cercò inutilmente di trattenere una risata, rischiando di strozzarsi con il tea che aveva bevuto pochi istanti prima.

-Ok Jim…Fino ad allora cerca di comportarti bene e cerca di far passare almeno ventiquattro ore fra il tuo arrivo e la prima lettera della Preside McGranitt-rispose Ginny in tono sereno, accennando un sorriso.

-Non è colpa mia se la Preside McGranitt non sa stare agli scherzi!-ribatté per l’ennesima volta il ragazzo.

-Allagare il campo di Quidditch per far colpo su delle Corvonero è stato davvero…-iniziò Albus.

-E’ stato davvero un colpo da maestro.

Anche Richard l’ha ammesso-aggiunse James lanciandogli uno sguardo di sottecchi.

Il moro aggrottò la fronte a quelle parole: possibile che James sapesse qualcosa?

No impossibile, era sempre stato attento… D’altronde cosa c’era da scoprire?

-Ok ok, cerchiamo di non ucciderci nelle ultime ore prima della vostra partenza-s’intromise Blaise cercando di calmare gli animi. –A che ora abbiamo appuntamento con Hermione e Draco?- aggiunse voltando il capo verso sua moglie.

-Un ora prima della partenza alla stazione di King’s Cross-rispose lei prima di prendere un paio di bocconi dal proprio piatto.

Blaise alzò il sopracciglio incredulo, seguito pochi istanti dopo dai ragazzi.

-Un’ ora prima?- domandò Blaise.

-Da quanto tempo conosci Hermione Malfoy? Dovresti saperlo ormai che quando si tratta di Hogwarts va in ansia- si limitò a commentare con voce tranquilla la rossa.

-Ma devo ancora finire di preparare il mio bagaglio!-si lamentò James, sperando così di convincere la madre a posticipare il loro arrivo alla stazione.

-Se non ricordo male avresti dovuto sistemare il tuo baule ieri sera ma visto il poco tempo rimasto a tua disposizione, ti consiglio di finire la tua colazione e correre di sopra.

Mi raccomando assicurati di avere tutto, perché quest’anno non ci saranno consegne via gufo all’ultimo momento-ribatté la donna con un sorriso.

Nonostante le sue parole e i tratti del viso di sua madre fossero dolci, James riuscì chiaramente a cogliere il tono di sfida nella voce della madre e annuì.

Albus osservò il piccolo scambio di battute e nascose il piccolo sorriso che era sorto sulle sue labbra con la propria tazza.

Era ansioso di tornare a casa ma quella semplice quotidianità gli sarebbe mancata terribilmente.

 

______________________________

 

Hermione Granger-Malfoy osservò il via vai di gente che quotidianamente animava la stazione di King’s Cross dal proprio tavolino e, puntuale come ogni anno, il ricordo del suo primo arrivo in quella stazione riaffiorò alla sua mente: una ragazzina di undici anni, ancora una bambina, in mezzo ai propri genitori, spaventata a morte da quella novità inaspettata, ma allo stesso tempo elettrizzata per il nuovo mondo cui andava incontro.

A ripensarci adesso sembrava un’altra persona.

Tante cose erano successe dalla prima volta che aveva messo piede sul binario che l’avrebbe condotta a Hogwarts: aveva combattuto tante battaglie, personali e non, si era fatta degli amici che capivano la sua intelligenza e non ne erano spaventati, aveva conosciuto la paura, la rabbia, l’odio…l’amore.

Eppure riguardando indietro a quei momenti, quei ricordi sembravano sbiaditi, quasi coperti da una cortina di polvere o come se davvero appartenessero a un’altra persona.

Aveva amato ogni istante dei suoi anni a Hogwarts, ma tutto quello che aveva imparato in quella scuola, non l’aveva preparata alle battaglie della vita reale: nessuna lezione di Storia della Magia o di Rune Antiche le era stata d’aiuto quando aveva dovuto fare i conti con un marito assente, con le bollette da pagare o con la solitudine.

Hermione allontanò lo sguardo dai turisti con i loro pesanti bagagli e dai pendolari in perenne ritardo e portò lo sguardo sull’uomo seduto accanto a sé, sorridendo lievemente.

Sentendosi osservato, Draco Malfoy alzò lo sguardo da “La Gazzetta del Profeta” e incontrò il suo sguardo, alzando il sopracciglio in una silenziosa domanda.

Durante i suoi anni a Hogwarts, Hermione non avrebbe mai immaginato di dover un giorno ringraziare Draco Malfoy per la propria felicità.

Eppure era successo.

Il ragazzino biondo, indisponente e odioso, con la maturità era diventato l’uomo più importante della sua vita: era stato lui a salvarla da un matrimonio infelice, a farle capire che non era costretta a vivere il resto dei suoi giorni con un bugiardo e, come nelle migliori favole, aveva portato lei e sua figlia in un castello.

Certo, non era stato semplice all’inizio, ma lentamente Hermione si era scoperta innamorata di quello che aveva sempre considerato il proprio nemico N.1, aveva trovato nei Serpeverde degli amici fidati che l’avevano sostenuta e aiutata in momenti terribili e senza i quali ora non riusciva a immaginarsi.

Questo cambiamento radicale aveva comportato delle perdite, tutte molto dolorose ma, grazie ai Serpeverde, Hermione aveva capito di dover essere più egoista e di dover proteggere ciò che le stava a cuore.

Niente era più importante di sua figlia e di Draco, perciò non avrebbe permesso a nessuno di far del male alla sua famiglia.

-Qualche notizia interessante?-domandò al marito, ravviando una ciocca di capelli dietro l’orecchio sinistro.

Draco alzò le spalle.

-Non molto… Sono passati i tempi in cui ogni giorno le prime pagine erano occupate da battaglie e morti sanguinarie-commentò l’uomo fintamente annoiato, ripiegando il giornale e lasciandolo cadere sul tavolino.

Hermione sorrise.

-Magari potresti suggerire qualche finto scoop a Blaise.

Raccontagli del tuo ultimo viaggio a Shangai e del tuo incontro con quello stregone-.

Draco scosse la testa.

-Mi accuserebbe di voler rovinare la qualità del suo giornale… Come se ci fosse qualcosa da rovinare-

La donna ridacchiò, nascondendo il proprio sorriso dietro una mano.

-Dove sono i ragazzi?-domandò ancora Draco, guardandosi intorno nel locale.

-In giro-rispose tranquilla la donna.

Gli occhi color ghiaccio dell’uomo si posarono all’istante su Michelle, seduta ad un tavolino poco distante da loro, il naso immerso in un libro, completamente estranea al mondo che la circondava.

Seduta al suo fianco c’era Eleonor, la sua gemella, gli auricolari nelle orecchie, una penna fra le mani con cui stava lentamente disegnando un dettaglio della mano destra della sorella su un fazzoletto del bar.

Le due ragazze pur essendo gemelle erano una l’opposto dell’altra, sia fisicamente che caratterialmente.

Fin dalla loro nascita, per i loro genitori era stato estremamente facile capire quale delle due avesse ripreso il carattere di Hermione e quale quello di Draco; la cosa buffa, che i loro amici non smettevano mai di sottolineare, era come Eleonor avesse ripreso i tratti somatici di Hermione, ma con il comportamento e gli atteggiamenti di Draco, mentre Michelle era una versione al femminile del padre con le passioni e le manie della madre.

Michelle aveva dimostrato fin dalla più tenera età la stessa passione per i libri di Hermione, unita alla curiosità per il mondo babbano di cui la madre faceva parte: durante gli anni dell’infanzia si era appassionata a scrittori come J.R.R. Tolkien, Carroll, C.S. Lewis e Terry Pratchett, sognando di poter un giorno intraprendere un lungo viaggio ed esplorare le terre descritte nei racconti.

Eleonor, al contrario, aveva mostrato fin da bambina, delle inaspettate doti artistiche, che avevano portato Draco ad appendere i suoi disegni nel proprio studio e a mostrarli con puro orgoglio ai propri colleghi o amici, fossero questi i disegni astratti di una bimba di tre anni o quelli più particolari e raffinati di una di otto.

Orgogliosa come tutti i Malfoy di essere una Maga, aveva aspettato con ansia l’arrivo della propria lettera per Hogwarts, chiedendo continuamente ai propri genitori di raccontarle storie su quel posto “magnifico” dove un giorno avrebbe potuto seguire le orme dei suoi antenati.

Draco Malfoy si era innamorato all’istante delle due neonate, non appena aveva posato lo sguardo sui visi rugosi e sporchi delle gemelle.

Anche se non ne aveva mai fatto parola con nessuno, aveva vissuto la gravidanza di Hermione con una leggera ansia, con la paura che qualcosa potesse improvvisamente andare storto, con il ricordo sempre presente di quel bambino mai nato che era stato strappato a lui e a Hermione con la forza.

Fortunatamente tutto era andato come previsto e con il passare dei mesi, Draco aveva cercato di essere il più presente possibile, aiutando Hermione con le gemelle e Prudence.

Era stato presente ad ogni momento importante della loro vita: il primo sorriso, la prima notte in bianco per colpa del primo dentino, il primo passo e tutte le altre tappe fondamentali della loro infanzia.

Aveva fatto di tutto per dimostrare a sé stesso, a Hermione e al mondo esterno di essere totalmente diverso dal proprio padre,cercando di non dare ascolto ai dubbi che ancora lo affliggevano di non essere all’altezza o peggio di essere come Lucius, quando le proprie figlie si arrabbiavano con lui per una punizione o un rimprovero.

Con un sorriso lieve, Draco mosse lo sguardo in giro per il piccolo caffè finché i suoi occhi non si posarono sulla figura slanciata di suo figlio, fermo accanto alla cassa intento a pagare un muffin ai mirtilli.

A dodici anni Jude Malfoy era la perfetta copia di suo padre Draco.

Il Serpeverde adorava le sue tre figlie, ma ogni volta che il pensiero volava a Jude, il suo cuore si riempiva di orgoglio.

Era stato lui a far nascere il bambino, troppo ansioso di venire al mondo da non lasciar loro neanche il tempo di andare in ospedale; così Draco aveva dovuto far tacere la paura che lo dominava e aiutare Hermione in ogni modo possibile, finché non si era ritrovato con un neonato urlante fra le braccia.

Ancora una volta senza parole e con gli occhi offuscati dalle lacrime.

Con il passare degli anni, Malfoy era stato preso più volte dalla paura di rovinare il rapporto con il bambino come inevitabilmente succedeva nella sua famiglia da generazioni, ma fortunatamente Hermione gli era stata accanto ogni istante, mettendo a tacere quei dubbi e ridandogli fiducia in sé stesso.

Jude era un bambino estroverso, solare, pieno di senso dell’umorismo e, come ogni bambino della sua età, totalmente affascinato dal proprio padre: al suo rientro a casa, Jude era il primo che gli correva incontro curioso di raccontargli la sua giornata.

Draco era estremamente felice per quell’amore incondizionato e quando per Jude era arrivato il momento di partire per Hogwarts, l’uomo non si vergognava di ammettere di aver sofferto terribilmente la sua mancanza, specialmente nelle prime settimane.

Tutti i loro figli ormai erano lontani, impegnati a costruire le basi per il proprio futuro.

Soltanto allora, Draco si era accorto di come fosse passato velocemente il tempo e si ritrovò a sentire la mancanza di una casa piena di bambini: avrebbe pagato qualunque cifra per far tornare indietro il tempo, aprire la porta di casa e trovare Jude che gli correva incontro con le sue gambe poco ferme, Eleonor che gli si accoccolava vicino sul divano con la testa sul petto, osservare Michelle che sul sofà poco distante ascoltava rapita mentre Hermione le leggeva l’ennesimo libro d’ avventura, mentre Prudence sedeva poco distante dal divano e finiva i compiti.

Purtroppo non esisteva nessun incantesimo abbastanza potente capace di esaudire il suo desiderio.

Sospirando prese un sorso di tea dalla propria tazza, lo sguardo posato sul tavolino di plastica dura per qualche istante, finché non si accorse che c’era qualcosa che non andava.

Rialzò lo sguardo e lo mosse velocemente in giro per il locale prima di puntare i suoi occhi color ghiaccio su Hermione che lo guardò con aria interrogativa.

-Dov’è Prudence?-le domandò.

La donna accennò un sorriso e dischiuse le labbra, ma prima che potesse rispondere, Jude si sedette accanto a loro e fece un cenno alla vetrina dinanzi a loro.

-Dove vuoi che sia papà? E’ fuori ad aspettare Ben-

Draco osservò con attenzione la porzione della stazione visibile dalla vetrina e alla fine si strofinò la fronte, chiaramente frustrato.

Durante gli anni ad Hogwarts, Draco era sempre stato geloso di Hermione: inizialmente aveva attribuito quei sentimenti all’intelligenza della donna “inutile per una Mezzosangue; quando poi era divenuto consapevole del suo amore per lei, aveva capito che oltre all’intelligenza era geloso del suo aspetto fisico, ma soprattutto del suo carattere estroverso che la rendeva estremamente attraente agli occhi della popolazione maschile di Hogwarts.

Quando finalmente lui ed Hermione erano diventati una coppia, la sua gelosia si era in qualche modo attenuata in quanto Draco sapeva che la Grifondoro era una donna estremamente leale e poco incline al tradimento, così fin dal primo giorno l’aveva ricoperta di attenzioni e le aveva sempre dimostrato quali erano i suoi sentimenti per lui.

Draco Malfoy conosceva la gelosia… Ma niente era paragonabile alla gelosia che sentiva per Prudence.

Prudence era entrata nella sua vita quando era soltanto uno scricciolo di due anni, con due occhi verdi profondamente tristi e leggermente spaventata da quell’estraneo che era arrivato a casa sua senza il minimo preavviso.

In poco tempo aveva imparato a fidarsi di lui e a volergli bene e Draco era certo che la piccola era stata fondamentale nella sua storia con Hermione: se Prudence non si fosse trovata a suo agio con lui, la donna avrebbe fatto le valigie a tempo di record e sarebbe scomparsa dalla sua vita.

Fortunatamente non era andata così, anzi Prudence aveva trovato in Draco quel padre che non aveva quasi mai conosciuto e in breve tempo era diventata una Malfoy a tutti gli effetti al punto di essere smistata nella casa dei Serpeverde al suo arrivo ad Hogwarts.

Lì Prudence si era distinta per la propria intelligenza, che l’aveva portata ad ottenere il massimo dei voti in tutte le materie, e per il suo carattere estroverso che le aveva permesso di conoscere e di costruire una fitta rete di amicizie che sarebbero state fondamentali per il resto della sua vita.

Alla fine del settimo anno, Prudence aveva annunciato di voler intraprendere la carriera di Medimago.

La notizia non aveva colto impreparati i genitori della ragazza, da sempre consapevoli del fascino che il corpo umano e la scienza avevano sulla loro figlia; ciò che li aveva colti di sorpresa era stato l’annuncio di voler lasciare la casa di famiglia.

Prudence e Sadie Nott, la sua migliore amica fin dall’infanzia, avevano trovato un’ appartamento vicino all’università perfetto per le loro esigenze ed erano giunte alla conclusione che era venuto il momento di spiegare le ali e vivere pienamente questa nuova fase della loro vita.

 Draco era stato fermamente contrario alla loro decisione.

 Inconsciamente ammirava il desiderio di indipendenza delle due ragazze, ma non capiva perché volessero affrettare i tempi: avrebbero potuto frequentare il primo anno restando in famiglia e successivamente cercare un appartamento.

Hermione invece si era schierata con la figlia sostenendo che era una scelta apprezzabile e che, al posto della ragazza, avrebbe preso la stessa decisione.

I due avevano discusso a lungo sulla faccenda finché Hermione non lo aveva messo di fronte alla sua più grande paura: la possibilità di perdere Prudence.

-Non si trasferisce in un’altra città, va a vivere a Tottenham Court Road!

E’ a cinque isolati da qui! Sarà a casa per il week-end e ti farà venire l’emicrania parlando per ore di quello che le è successo durante la settimana-

Era stato difficile venire a patti con la decisione di Prudence, ma alla fine Draco aveva dovuto cedere, consapevole che se avesse continuato ad opporsi avrebbe finito per rovinare il rapporto che c’era fra lui e la figlia.

Il trasferimento di Prudence lo aveva costretto ad affrontare ad una terribile verità: i suoi figli stavano crescendo e presto anche le gemelle e Jude avrebbero lasciato la casa di famiglia per iniziare la loro vita.

Draco aveva scacciato quel pensiero quasi spaventato ma ora, seduto al tavolino di un bar della stazione di King’s Cross quella paura si riaffacciò prepotentemente nella sua mente: la sua primogenita viveva fuori casa da ormai due anni e mezzo e tante cose erano cambiate nella sua vita.

A ventidue anni Prudence era, almeno agli occhi del padre, stupenda: un fisico slanciato, una folta massa di riccioli castani che le ricadevano sulle spalle, un viso a forma di cuore su cui spiccavano le labbra carnose e due occhi verdi che si illuminavano ad ogni sorriso.

Quegli occhi erano l’unica prova che nelle vene di Prudence  non scorreva neanche una goccia di sangue Malfoy, ma Draco aveva imparato molto tempo fa a non lasciarsi distrarre da quel piccolo dettaglio.

Prue era una Malfoy e nessuno avrebbe potuto affermare il contrario.

Anche all’università si era dimostrata una studentessa modello, decidendo di specializzarsi in Neurochirurgia.

L’unico difetto di quella ragazza perfetta era Benjamin Campbell, o Ben, come preferiva essere chiamato.

Uno studente americano, anche lui ventiduenne proveniente da Austin, nello stato del Texas, che aveva vinto una borsa di studio in medicina per il King’s College con il sogno di diventare Pediatra.

I due ragazzi si erano incontrati durante il primo anno d’università e Draco aveva capito all’istante come sarebbe andata a finire l’amicizia fra i due, fin dal primo giorno in cui Prudence era tornata a casa e aveva raccontato alla famiglia del ragazzo.

Come sua madre da giovane, Prudence era estremamente timida quando si trovava ad affrontare la sfera sentimentale, ma sfortunatamente Sadie intercedeva spesso per lei, evitandole di trovarsi in situazioni imbarazzanti o sgradevoli con i ragazzi.

Anche in questo caso era stato merito di Sadie se i due ragazzi erano diventati amici, se avevano continuato a frequentarsi e se lentamente l’amicizia si era trasformata in amore.

Prue e Ben erano diventati una coppia, per la “gioia” di Draco, fin dalla fine del primo anno d’università e da allora non si erano più separati al punto che alla fine del secondo anno, Ben aveva lasciato lo studentato per andare a vivere con le due ragazze nell’appartamento che condividevano.

Draco ricordava perfettamente la prima volta che Prudence aveva presentato Ben alla famiglia: chiaramente intimidito dall’imponenza della loro casa, Ben era restato gran parte del tempo accanto a Prudence, rispondendo alle sue domande e a quelle di Hermione in modo estremamente educato e sorridendo bonariamente alle battute e alle frecciatine delle gemelle e di Jude.

Il Serpeverde era riuscito a restare soltanto pochi istanti da solo con il ragazzo, approfittando di un’occasione in cui sia Hermione che Prue erano impegnate in cucina e dopo alcuni istanti di silenzio teso, aveva dischiuso le labbra.

-Prudence è come sua madre- aveva iniziato sentendo lo sguardo del ragazzo sul suo volto. -Sono capaci di smuovere le montagne con la forza di volontà, ma sono anche estremamente fragili.

Sono convinte di poter affrontare qualsiasi ostacolo da sole, ma hanno bisogno di qualcuno che sia al loro fianco quando la situazione diventa difficile senza soffocarle, senza prevaricazioni e soprattutto senza imporre loro le proprie decisioni.

Pensi di poter ricoprire questo ruolo?-gli aveva domandato voltando leggermente la testa per incontrare lo sguardo del ragazzo.

Ben era rimasto pochi istanti in silenzio, poi aveva annuito.

-Lo spero per te ragazzo-.

Da quell’incontro erano passati quasi due anni e finora Ben si era dimostrato all’altezza della situazione.

Riportando lo sguardo sulla vetrina, Draco fu testimone di un breve momento intimo fra i due ragazzi: Ben doveva essere arrivato mentre lui era immerso nei suoi pensieri, e ora era accanto a Prue, lo sguardo fisso sul volto della ragazza.

Il viso stanco ed il mento leggermente coperto di barba gli fece capire che il ragazzo aveva passato la notte sui libri, ma il suo cuore perse un battito quando vide la mano sinistra di Pure sollevarsi e sistemare i capelli neri leggermente arruffati di Ben con estrema dolcezza.

Anche Hermione gli accarezzava i capelli in quel modo dopo una lunga giornata di lavoro, cercando di trasmettergli serenità e mostrandogli grazie a quel semplice gesto tutto il suo amore.

Allontanando lo sguardo dai due ragazzi, Draco incontrò gli occhi di sua moglie, che gli rivolse un sorriso affettuoso prima di allungare una mano e intrecciare le lunghe dita alle sue.

-Anche quest’anno Blaise e Ginny sono in ritardo…-commentò il biondo cercando di cambiare argomento.

Hermione accanto a lui sorrise.

-Arriveranno… Nessuno vuole perdere l’Espresso per Hogwarts-

Già… Nessuno voleva perdersi la magica esperienza di un nuovo anno ad Hogwarts.

Lo sguardo di Draco si posò su Jude, immerso nel proprio cellulare, per poi spostarsi velocemente verso il tavolo a cui erano sedute le gemelle; sentendosi osservata Eleonor alzò lo sguardo e gli rivolse un sorriso quasi consapevole dei pensieri che attraversavano la mente del padre in quel momento.

Presto i suoi figli sarebbero saliti sull’Espresso ancora una volta pronti ad iniziare una nuova avventura, e al loro ritorno a Londra Draco si sarebbe trovato di fronte delle persone completamente diverse, forgiate delle settimane di lontananza e dalle nuove esperienze avute nella scuola di magia.

Per un breve istante Draco sentì l’assurdo desiderio di riportare i suoi tre figli minori a casa, impedendo così la loro partenza, consapevole che se fosse successo loro qualcosa ad Hogwarts non sarebbe stato in grado di proteggerli.

Quella paura durò solo pochi istanti, messa a tacere dal suono del campanello sistemato sopra la porta che annunciava l’arrivo di nuovi clienti nel bar.

Prudence e Ben comparvero sulla soglia del locale e nell’istante in cui gli occhi verdi della figlia incontrarono i suoi un sorriso luminoso apparve sul volto della ragazza dissipando tutte le sue paure.

Tutto sarebbe  andato bene…

 

____________________

 

Albus si guardò intorno sulla banchina affollata, cercando un volto famigliare fra la folla di studenti e genitori.

Il baule già sistemato in uno scompartimento, era ritornato sulla banchina per gli ultimi saluti e le ultime raccomandazioni che fin dal primo anno caratterizzavano quegli ultimi istanti prima della partenza.

Ovviamente James era quello a subire la ramanzina più lunga fra loro e questo gli permetteva di guardarsi intorno alla ricerca della persona che sperava di incontrare più di chiunque altro.

-E’ arrivato?-domandò una voce alla sua destra.

Albus si voltò e incontrò lo sguardo di Michelle, alzando gli occhi al cielo alla vista del sorriso divertito che incurvava le labbra piene della cugina.

Michelle era la sua migliore amica, la sua confidente fin da quando aveva avuto dei segreti e, naturalmente, era l’unica della famiglia ad essere a conoscenza del suo Segreto.

O meglio dei suoi due Segreti.

-Non ancora… O se è arrivato io non l’ho ancora visto-rispose Al tornando a guardarsi intorno.

-Sei cambiato molto dallo scorso anno, forse ti è passato accanto e non ti ha riconosciuto-commentò ironica la ragazza.

-Può darsi.

Ma è praticamente impossibile non accorgersi di James, dei miei genitori, dei tuoi…Siamo parecchio evidenti-le fece notare lui con una vena ironica nella voce.

-Senza contare Ben, che è un armadio ambulante-convenne Michelle.

Albus si lasciò scappare una risatina prima di rivolgere un’occhiata a Ben, il fidanzato di Prudence: il ragazzo era alto quasi due metri e, come aveva detto Michelle, era grande come un armadio.

Spalle larghe e torace possente scolpiti da anni di Quidditch e sport babbani, due gambe lunghe e muscolose e una barba castana che quella mattina gli ricopriva il mento e le guance.

I due ragazzi restarono in silenzio qualche istante, muovendo velocemente lo sguardo fra la folla, finché Michelle non posò nuovamente gli occhi sul volto del cugino e prese un respiro profondo.

-Quindi questo è l’anno della Grande Rivelazione?-gli domandò cercando di non suonare troppo curiosa.

Albus abbassò lo sguardo sulle proprie scarpe e alzò le spalle.

-Chi può dirlo?

Non è facile…Da una parte penso sia arrivato il momento di confessare tutto, dall’altro continuo a dirmi che è troppo presto.

Non credi anche tu che sia troppo presto?-le domandò cercando conferma alle proprie parole.

-Troppo presto? Da quanto tempo lo conosci?-gli domandò a sua volta la ragazza.

-Da quando ho undici anni-rispose prontamente Al.

-Da quanto sei innamorato di lui?-domandò ancora Michelle,la voce leggermente più bassa.

Albus sospirò, strofinandosi la base del collo con una mano in un gesto che esprimeva tutto il suo disagio per quella situazione.

-Da quando ne avevo tredici?-

Michelle lo fissò qualche istante in silenzio.

-Credi ancora che sia troppo presto?-

Al si mordicchiò la parte interna della guancia, mettendo a tacere le molte domande e gli innumerevoli dubbi che gli affollavano la mente.

Era una follia, un’assurdità!

Proprio mentre stava per cedere e dar voce a quei pensieri negativi, una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare.

-Accidenti! Che fine ha fatto il piccolo Potter?-

Albus prese un respiro profondo e si voltò: nel momento in cui il suo sguardo si posò sul ragazzo di fronte a sé il suo volto si aprì in un sorriso raggiante.

Richard Scott lo osservava con i suoi occhi color ambra, facendo scivolare lo sguardo sull’amico con un’espressione incredula dipinta sul volto.

-Ciao Rich!-lo salutò Al con un lieve movimento della testa.

-Albus voglio qualsiasi pozione hai usato per diventare così-rispose il ragazzo, continuando a muovere lo sguardo freneticamente sull’amico.

Albus ridacchiò e ancora una volta si accarezzò il collo con una mano, in imbarazzo per lo sguardo dell’amico che sentiva su di sé.

-Se proprio vuoi saperlo è merito  di tanto allentamento e di James che mi ha convinto a trascorrere gran parte dell’estate all’aria aperto.

Fosse stato per me sarei rimasto chiuso in casa sui libri tutta l’estate-confessò.

Un’espressione quasi disgustata si dipinse sul volto di Richard.

-Aria aperta…Sport… Ragazzo mi avevi promesso che non avresti mai usato queste brutte parole in mia presenza-lo rimproverò bonariamente.

Al scoppiò a ridere, cercando di controllare il battito frenetico del proprio cuore.

I due ragazzi si fissarono per qualche istante in silenzio, quasi volessero memorizzare entrambi i cambiamenti avvenuti nell’altro durante quelle settimane di lontananza.

-Ti trovo bene Al-disse infine Richard.

Albus osservò velocemente l’amico, soffermandosi sui capelli color sabbia che scendevano in dolci onde sulle spalle, le labbra sottili leggermente umide di saliva,e il fisico compatto e leggermente muscoloso nascosto sotto i vestiti.

-Anche tu stai bene Rich-rispose sincero, mordendosi poi la lingua per evitare di dire qualcosa di inappropriato.

L’istante dopo Richard voltò la testa verso sinistra e Albus capì che di li a pochi istanti si sarebbe allontanato.

Richard riportò la propria attenzione su Albus e alzò il braccio sinistro, indicando verso una direzione indistinta.

-Devo andare…-

Prima ancora che l’altro avesse finito di parlare, Albus annuì.

Era riuscito a trattenerlo anche troppo a lungo.

-Ci vediamo ad Hogwarts?-gli domandò Richard facendo nascere un sorriso divertito sulle labbra di Al.

-Questo treno ha una sola destinazione…- commentò ironicamente.

Richard annuì.

L’attimo dopo voltò le spalle e si allontanò, probabilmente richiamato da alcuni amici.

Michelle, che fino a pochi istanti prima si era allontanata per lasciare un po’ di privacy ai due ragazzi, si avvicinò nuovamente a Albus, posando una mano sul braccio destro del cugino.

-Andiamo… Altrimenti rischi di perderti la ramanzina annuale di tua madre-gli disse con voce dolce, evitando di commentare il modo in cui lo sguardo del cugino era ancora fisso su Richard.

Albus accennò un sorriso, staccò lo sguardo dall’amico prima di incontrare quello di Michelle e annuì lentamente prima di avviarsi con lei verso il gruppo formato dalle loro famiglie.

Era decisamente una follia…E una perdita di tempo.

 

__________________________

 

 

Puntuale come ogni anno l’Espresso partì dalla stazione di King’s Cross in uno sbuffo di vapore.

Gli studenti del primo anno si sporsero dai finestrini fino all’ultimo istante per salutare i propri genitori, leggermente spaventati da quel mondo sconosciuto in cui stavano per essere catapultati.

Gli studenti più anziani erano impegnati in varie attività: chi intratteneva rumorose conversazioni con i propri compagni di Casa per raccontare agli amici cosa aveva fatto durante le vacanze, chi era sprofondato nella lettura di un libro e chi invece, immerso nel silenzio di uno scompartimento semivuoto osservava Londra allontanarsi sempre più velocemente per lasciare il posto alle campagne inglesi.

James era seduto nel sedile accanto al finestrino, lo scompartimento occupato da altri Grifondoro, tutti presi dal racconto delle ultime avventure amorose di Richard.

Solitamente James si sarebbe unito al caos, ma quel giorno la sua testa era altrove.

Presto avrebbe compiuto diciassette anni: sarebbe stato legalmente un adulto.

Finalmente avrebbe potuto realizzare il suo sogno.

Allo scoccare dei diciassette anni avrebbe potuto cercare suo padre, il grande Harry Potter.

James non aveva mai creduto all’idea che l’uomo se ne fosse andato senza spiegazioni,che non avesse mai cercato un contatto con i suoi due figli…Soprattutto con lui!

Chiunque avesse conosciuto suo padre non mancava di rimarcare l’estrema somiglianza, fisica e caratteriale, che c’era fra loro, allora come avrebbe potuto abbandonarlo senza mai guardarsi indietro?

Una spiegazione plausibile a quella prolungata assenza era l’intercessione di sua madre o, più probabilmente, di Blaise.

Contrariamente ad Albus che aveva accettato l’uomo come padre putativo, James non aveva mai confuso i ruoli all’interno della loro famiglia: Blaise era il compagno di sua madre, il padre di Ruby, ma non sarebbe mai potuto diventare nient’altro.

Suo padre era Harry Potter, il Ragazzo-Che-Era-Sopravvissuto, il Salvatore del Mondo Magico.

Non avrebbe potuto desiderare un padre migliore.

Da bambino aveva provato a fare domande su di lui alla madre, ma la donna lo aveva ammonito di non parlare mai dell’uomo prima in tono gentile poi, quando era diventato più grande, con maggiore fermezza.

Perché quella chiusura totale? I suoi genitori erano stati sposati per quasi dieci anni prima dell’arrivo di Blaise, e da quello che poteva immaginare si erano separati quando la madre aveva iniziato la sua relazione con il Serpeverde.

Se questo era il motivo della loro separazione, perché suo padre non aveva lottato per continuare a incontrarli durante gli anni? Perché era sparito completamente dalla loro vita?

C’erano tante questioni irrisolte a cui presto James avrebbe trovato risposta, con le buone o con le cattive.

Doveva solo aspettare qualche settimana e presto il suo sogno si sarebbe avverato.

 

Hello again!

Visto il gran numero di personaggi, vi lascio qualche foto per aiutarvi ad avere qualche riferimento visivo.

Prudence: https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTbR6gHznJlJlBIo71SZQ92TmqxK22Ku803nHammtmg3AF86V7O

Benjamin (Ben): https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcQjDLwhF7a65K-gxkT63aksyn8YCJg5odNlV6aHvNQp0_sBTB2V

Sadie: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/e/e4/Genevieve-padalecki.png/1200px-Genevieve-padalecki.png

Michelle: https://www.telegraph.co.uk/content/dam/beauty/2017/06/22/SophieTurnerWella_trans_NvBQzQNjv4BqqVzuuqpFlyLIwiB6NTmJwfSVWeZ_vEN7c6bHu2jJnT8.jpg?imwidth=450

Eleonor: https://theultimateguidetothefashionofdoctorwho.files.wordpress.com/2017/11/e1f272b0576bfff6e1b3bc2de6c8bb15-medium-hairstyles-amy-pond-hair.jpg?w=540

Albus: https://lovelace-media.imgix.net/getty/56556251.jpg

James: https://res.cloudinary.com/allamerican/image/fetch/t_face_s270/https://speakerdata2.s3.amazonaws.com/photo/image/853977/Andrew-Garfield-Photoshoot-2009-andrew-garfield-13687269-400-600.jpg

Jude: https://www.celebritysizes.com/wp-content/uploads/2016/08/Thomas-Brodie-Sangster.jpg

Richard: https://m.media-amazon.com/images/M/MV5BMTkyMzQ4MjcwMF5BMl5BanBnXkFtZTcwMzk4NzA4OA@@._V1_SY1000_SX800_AL_.jpg

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

This Web Page was Built with PageBreeze Free HTML Editor

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: crazy640