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Autore: Theredcrest    06/08/2018    1 recensioni
[Questa storia è liberamente ispirata a Detroit Become Human]
Un androide sperimentale viene inviato a Portland per assistere un Tenente in carriera in un caso di omicidio commesso da un altro androide. Ispirato liberamente a Detroit Become Human, ai personaggi di Connor ed Hank e al loro rapporto, questa fanfiction si propone come una storia alternativa alla trama, riprendendo alcune delle situazioni esistenti all'inizio del gioco ma in un'altra città, con elementi e ambientazione diversi.
Genere: Azione, Science-fiction, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 3 – Identity

 

Dopo buona parte della serata passata a controllare evidenze, a fare fotografie e ricostruire l'accaduto nei dettagli, guidando la squadra sotto lo sguardo incarognato del capo della scentifica, erano rientrati alla centrale per stilare i relativi rapporti fino a tarda ora. Il Tenente Coleman risultava chiaramente sfinito dalla lunga giornata, ma non aveva voglia di tornare alla sua banale, piccola villetta nel quartiere più tranquillo di tutta Portland: Aiden viveva lì da anni con un canarino troppo silenzioso e un bel mobilio dalle linee moderne, un grande televisore e un armadio di vestiti discreti, ma era tutto lì. Il resto del mondo restava fuori, dove ogni bar e panineria della zona lo conosceva. Aiden riconosceva anche di non condurre esattamente una vita sana, ma non era ancora arrivato al punto di rovinarsi il girovita per questo e per il lavoro d'ufficio, che difatti odiava. Dover compilare tutte quelle carte l'aveva messo di malumore; avrebbe preferito di gran lunga restare sul campo tutta la notte che lì dentro nell'enorme salone, a scrivere davanti al computer. La presenza dell'androide lo innervosiva ulteriormente, dato non sembrava mollarlo un attimo.
'Ma ce l'avrà una vita?' si chiedeva. 'Farà qualcosa oltre a seguirmi ad ogni passo? Ma sopratutto, dove va quando gli dico che voglio staccare e tornare a casa?'
Poteva anche essere un pezzo di plastica, ma a parte il codice a barre dietro l'orecchio e i vestiti distintivi la sua somiglianza con un essere umano era impressionante e questo lo portava automaticamente a interagire con lui come se lo fosse, nonostante avesse dimostrato quella sera di essere capace di calcoli impossibili e di sapersi infilare tutte le prove in bocca senza discriminazione né disgusto alcuno. Certo, era una macchina, ma se poteva elaborare e seguire logicamente un caso, allora poteva anche pensare ad altro autonomamente? Sarebbe mai andato in giro da solo senza un ordine suo? E in tal caso, cos'avrebbe scelto di fare?
«Senti, ma tu dove vai a spegnerti quando non lavori?» gli domandò all'improvviso, fermandosi un attimo dal lavoro. 'Mi serve ricaricare le pile' si disse ironicamente. Richard invece continuò a far scorrere i dati e le cartelle sul computer, le mani semplicemente poggiate alla scrivania senza toccare nulla. Come tutti gli androidi, poteva connettersi e lavorare su ogni dispositivo wireless indipendentemente dal sistema o dal programma.
«Torno alla Torre, la sede dell'Azienda di Portland. Posso rimanere in stato di riposo qui se preferisce, Tenente, ma dovrò sfruttare le vostre stazioni di rifornimento e comunque dovrei tornare alla Torre in caso di lesioni per ricevere riparazioni adeguate.»
«No, no...» fece Coleman con la bocca impastata, trattenendo appena uno sbadiglio. «Ero solo curioso, ecco tutto.»
Guardò l'orologio. Erano l'una meno dieci e lui non voleva tornare a casa solo per dormire e poi alzarsi e proseguire la sua vita con un altro giorno di merda.
«Senti, non ti va di andare a bere un goccio?»
Richard lo guardò e aggrottò la fronte per lavorare su più dati, poi annuì.
«Le avevo detto che gliel'avrei offerto, Tenente. La accompagno volentieri.»
'Beh', fece Coleman iniziando a salvare e chiudere i programmi, facendo oscillare il capo. 'meglio di niente'. Perlomeno se fosse svenuto a letto, l'avrebbe fatto per bene, dimenticandosi di tutti quanti i suoi problemi tra i fumi dell'alcool e un sanissimo pacchetto di Marlboro, anche due. 'Anzi', pensò, 'prima ho proprio voglia di una sigaretta'.
Aiden posò tutte quante le carte che gli sarebbero servite il giorno dopo sulla scrivania, sfinito, richiudendo i fascicoli e le fotografie di quel che avevano trovato sulla strana scena del crimine. Non capiva ancora bene cosa fossero i fuorvianti, a parte macchine che ad un certo punto smettevano di seguire il loro programma ed iniziavano a dare di matto, ma ogni giorno il problema aumentava e le cartelle a proposito di ribellioni, scomparse od omicidi diventavano sempre più consistenti. Anche Richard iniziò a chiudere bottega, così che quando si alzò dalla sedia ce l'aveva già al fianco, pronto a seguirlo. Ovviamente, si sarebbe abituato a tutto questo. Ovviamente, avrebbe continuato a sospirare in preda alla dannazione eterna di chi si deve arrendere a poteri più grandi.
'Maledetto sistema del cazzo. Avrei dovuto farmi prete e darmi un nome distinto, chessò, Padre Uragano. O mandare a fanculo tutti'.
Il Tenente finalmente trovò la forza di alzarsi dalla sedia, spegnere tutto e nel fioco bagliore delle luci di sicurezza, imboccare la porta d'uscita della centrale. Ovviamente aveva le chiavi, quindi richiuse la porta digitando il codice e il relativo codice di allarme ('Per chiamare la polizia in caso di bisogno, sicuro') e poi montò in macchina nel parcheggio vicino, attendendo che l'androide facesse lo stesso.
Quando anche Richard si fù sistemato sul sedile del passeggero accese, sperando vivamente che il rombo del motore oltre a svegliarlo svegliasse tutto il dannato quartiere, poi tirò giù il finestrino e nonostante il freddo della notte, si accese una sigaretta. Alzò il volume della radio e aspirò lentamente la sua droga legalizzata, gustandosi la boccata di fumo, rigirandosi il sapore amaro sulla lingua mentre ingranava la marcia e partiva.
«Tenente, una sigaretta di marca contiene almeno 10 milligrammi di nicotina, catrame e monossido di carbonio, oltre a circa 4000 sostanze chimiche, di cui almeno 400 tossiche e 400 riconosciute come altamente cancerogene. Non dovrebbe fumarla.»
«Oh, Cristo...» Il Tenente si mise l'unica mano che non teneva il volante sulla fronte, il filtrino tra indice e medio. «Piantala con queste cose da pubblicità progresso. Sembri la confezione di un pacchetto: 'Il fumo riduce la fertilità, smettila di fumare e vivi per i tuoi cari'» scimmiottò, «Ognuno dovrà pur morire di qualcosa, va bene? Se mi verrà un tumore te lo farò sapere. Fottuto pacchetto.» aggiunse poi brontolando a bassa voce, coperto dalla radio. Non che Richard non l'avesse sentito, perché lo vide piegare la testa in modo strano, abbassare e poi rialzare gli occhi su di lui. Quando elaborava, vedeva le sue iridi accendersi di colore, come se un led le illuminasse da dietro: odiava questa cosa, sembrava gli stesse facendo una radiografia.
Dopo un po' che guidava, fù Richard a prendere l'iniziativa sulla conversazione con uno sguardo molto serio.
«C'é niente che vorrebbe sapere di me?»
«Diamine, no. Oddio, in effetti...» ci ripensò un attimo dopo un'ulteriore boccata. «Perché ti hanno dato questo aspetto strano e questa voce così pacata? Non sembri proprio un investigatore o un... androide da polizia. Somigli più ad un attore, anche un po' ad un idiota, in effetti.» Era cattivo, lo sapeva, ma davvero sopportava a malapena di lavorare con una macchina. Aveva delle ragioni precise, ma anche sociali: senza di loro l'economia del paese non sarebbe andata completamente a puttane, almeno per i primi tempi. E c'erano stati gli errori, persone innocenti che ci avevano rimesso la vita, il lavoro, la famiglia.
'La famiglia...'
«É stata l'Azienda a scegliere un desing che potesse risultare gradevole nell'aspetto, per poter cooperare armoniosamente con un partner umano. Essendo un prototipo, sia la mia estetica che la mia voce sono specificatamente state create per rassicurare e facilitare la mia integrazione. In questo modo posso svolgere le mie funzioni e trattare casi di omicidio, suicidio, stupri e sparatorie, effettuare ricerche su scomparse, interventi d'azione sul campo, inseguimenti, infiltrazione e trattare con ostaggi di qualsiasi tipo con maggiore agevolezza.»
«Insomma, vogliono sostituire pure noi» commentò acido.
«Affatto, Tenente. Sono stato progettato per aiutare gli agenti e facilitarne il lavoro, in particolare quello che potrebbe metterne a rischio la vita. Una volta che il mio modello otterrà l'approvazione e verrà prodotto in massa, la polizia e le forze militari subiranno perdite molto minori rispetto alle attuali percentuali di morti in servizio. Inoltre, la mia programmazione mi consente di usare armi comuni e combattimento a mani nude con una precisione nettamente superiore a quella umana.»
«Fattelo dire, con te hanno toppato. Sei una fottuta macchina da guerra, non un ispettore.»
Finì la sigaretta mentre arrivavano e parcheggiava. Con un gesto che gli veniva ormai spontaneo, spostò il filtro consumato tra pollice e indice e lo sparò verso la strada, le ultime volute di fumo che gli uscivano dalle labbra. Tirò su il finestrino e si diresse alla porta del bar di Frank, aprendola. Il nero proprietario al suo interno lo salutò con un gesto.
«Hey, Coleman! Sei fuori servizio finalmente?»
«Ci puoi giurare» rispose Aiden, sollevato dal vederlo già preparare i bicchieri.
«E quello? Roba tua?»
'Dio, ci risiamo.'
«Sta con me. Per ora.» Fulminò l'androide con lo sguardo, poi si sedette.
«Il solito?»
«Il solito. Non é che avresti qualcosa anche per lui? Giusto per dargli qualcosa da tenere in mano.»
«L'unica che c'é.»
Aiden sapeva che esistevano alimenti specifici per androidi, simili a delle barrette e dei frullati dall'aspetto orrendo, ma non glien'era minimamente fregato di saperne qualcosa. Ora invece era un suo problema.
«Ma non puoi davvero bere nient'altro?» chiese a Richard, vedendolo tirarsi indietro confuso i capelli e toccarsi le mani. Era uno strano tic che non aveva mai visto fare da nessun'altra macchina. Un po' come l'abitudine della sua ex di rompere i coglioni.
«Posso, ma questo non mi apporterà nessun beneficio. Per adesso non ho bisogno di ricaricarmi.»
«Ma secondo me hai bisogno di bere. Ce le hai le papille gustative?»
«Posso attivare dei recettori...»
«Attiva il cazzo che ti pare» gli rispose frettolosamente Aiden, girandosi verso Frank. «Frank, porta il solito per due!»
Si rigirò spontaneamente a guardare l'androide sempre più confuso, con un ghigno che non prometteva nulla di buono. Due minuti dopo sul tavolo c'erano due bicchieri di whiskey Bourbon che risuonavano da soli tanto era alta la loro gradazione, un prodotto per palati fini e contemporaneamente non troppo costoso perché il Tenente potesse permetterselo. Prodotto nel Kentucky, mica come la roba da supermercato che teneva a casa per le serate depresse tra uomini ('Me, me stesso e il Jack Daniels, quella robaccia'). Purtroppo il conto per del buon Scotch Whisky Scozzese era talmente salato che gli sarebbe toccato vendere due reni assieme al mercato nero, e tutti e due gli servivano al momento.
'Tanto bastano un goccio o due per mandarmi giù come una pera cotta' pensò, alzando il bicchiere in gesto di brindisi e poi ghignando ancora. 'Almeno ho il tassista e gratis, stavolta'.
Sorseggiò dal bicchiere e socchiuse gli occhi mentre il sapore aspro e il profumo dell'alcool gli invadevano palato e naso. Brontolò un attimo, poi scosse la testa poggiando il bicchiere sul tavolo con un tonfo. L'androide davanti stava bevendo come se trangugiasse un bicchiere d'acqua.
«Bevi piano. Diamine, mi rovinerai le finanze.» Lo vide alzare le sopracciglia e fermarsi, posare il bicchiere e valutare. Aiden si aspettava che l'androide iniziasse a breve a fumare dalle orecchie, mentre lui si stava già scaldando. Gli dava quasi fastidio che non succedesse. «Allora?»
«Particolare» osservò Richard, riflettendo sui fattori del gusto e soppesando le percentuali di ogni ingrediente. Il suo sistema avrebbe semplicemente sintetizzato e trasformato tutto in linfa, che si sarebbe ripulita alla ricarica successiva. Niente sbronze per lui, al contrario di quanto sperava il Tenente. «La miscela di cereali gli conferisce un profumo caratteristico che gli esperti definiscono inebriante. Le percentuali di mais e orzo sono state valutate attentamente, ed é stato affinato in una botte di rovere tostato. É... distinguibile, sicuramente non un prodotto per tutti.»
«Quindi é buono?»
«Temo di non capire, Tenente.»
«Se nella tua personale opinione trovi questo...» sollevò il bicchiere di nuovo, dando una bella sorsata. «...gradevole.»
«Credo... Non posso valutarlo, Tenente. Io non sono una persona.»
«Aiden. Siamo fuori servizio, ricordi?» Fece traballare il bicchiere. «So bene quello che sei, e mi rode anche saperlo, credimi. Ti sto chiedendo se sei in grado di farti un'opinione da solo.»
«Tecnicamente, posso farlo.»
Richard era in grado di formulare ipotesi, ma non aveva opinioni personali perché non aveva gusti, né pregiudizi. Non aveva mai sperimentato nulla all'infuori delle conoscenze che gli aveva dato il capo ingeniere. Tuttavia disponeva di un'autonomia di pensiero unica per espletare le sue funzioni, quindi poteva costruirsi un'opinione, evitando di dire che l'avrebbe fatto in base ad una serie di complicati calcoli e valutazioni – cosa che in fondo si costruivano anche gli umani in base all'esperienza, che diventava un parametro di misurazione a sua volta. Si ricordò che anche il suo creatore durante i test di funzionalità gli aveva chiesto un parere su diversi argomenti.

«Cosa trovi di buono, giusto, o bello nel mondo?» si era sentito domandare. Il suo creatore era un amante della bellezza in tutte le sue forme e amava in particolare circondarsi di rose: disponeva di un immenso giardino sulla cima della Torre, pieno di rose rosse, che curava personalmente tra un progetto e l'altro. Durante la sua costruzione l'aveva portato lì.
«Sapresti dirmi se le mie rose sono belle?»
«In base ai parametri vitali, sono sane.»
«Ho chiesto se le trovi belle, non se stanno bene. Devi formulare un'opinione su quello che ti circonda.»
«Devo? Perché?»
«Ti servirà, nella tua vita.»
«É una richiesta? Altrimenti verrò smantellato?»
Rievocò la risata del capo ingeniere a quel punto, lui con quel suo sorriso affabile, i capelli legati in una corta coda raccolta dietro il capo, l'aspetto curato e il suo completo rosso lievemente cangiante. Era l'idolo dell'opinione pubblica e il dirigente dell'Azienda, ma aveva lasciato quest'ultimo posto per stare per conto suo. Era difficile immaginare un uomo così elegante con le mani affondate nella linfa fino al gomito e le maniche raccolte, nel tentativo di riparare o portare alla vita un nuovo progetto.
«É una bella risposta. Hai paura per la tua sopravvivenza e questo é in parte corretto. No, Richard, non verrai smantellato, non da me. Magari ci saranno altri che vorranno farlo. Alcuni dei miei inferiori ad esempio, uomini comuni, o altre persone che non capiranno quello che sei né sopporteranno la quantità di libertà di cui disponi. Ma quello che ti ho dato ti servirà anche a determinare di chi potrai fidarti.»
Aveva spruzzato i fiori con cura maniacale, aggiustato la forma degli steli, la quantità delle foglie, il tutto con la stessa concentrazione e attenzione con cui collegava catene di proteine in laboratorio e poggiava la pelle sintetica, il loro involucro modificabile, sui componenti interni, ricoprendoli e dando loro una forma.
«Forse non ti sembrerà, ma quello che farai, le tue scelte - per quanto piccole possano essere – potrebbero determinare un nuovo inizio, o una nuova fine del mondo. Ma questa sarà di nuovo una tua opinione, Richard.» La sua risata aggraziata l'aveva seguito mentre camminava lentamente verso di lui prendendolo sottobraccio e si faceva accompagnare di nuovo nel laboratorio.
«Un giorno mi saprai dire quanto trovi belle le mie rose.»

Il battere del bicchiere di Aiden sul tavolo per richiamare l'attenzione di Richard lo fece concentrare di nuovo sul presente. I ricordi erano sempre lì, pronti ad essere rievocati e chiamati in qualsiasi momento. Avrebbe potuto perderne una parte solo nel caso fosse stato ucciso, a causa del passaggio dei dati ad un nuovo corpo, ma non intendeva fallire la sua missione a meno non fosse necessario farlo.
«Allora? Finito con le valutazioni?»
«Io... io credo di si.» Per la prima volta, Richard si concentrò sull'intenso sguardo di Coleman, che per contrasto aveva gli occhi di un pallidissimo azzurro opaco. «Sa cosa le dico, Tenente? Le offro anche il prossimo giro. Che ne dice?»
Si girò verso il proprietario del locale senza aspettare una risposta, alzando una mano.
«Barista, lo stesso, per favore!»
Lo sguardò un po' spento di Aiden, che si era perso anche lui per strada in un ricordo infelice, tornò ad accendersi. Le rughe sul suo volto si rilassarono mentre gridava, alzando il bicchiere alla sua salute.
«Visto Frank? Questi androidi sembrano utili, alla fine. Fallo doppio.»

  
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