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Autore: AdhoMu    24/08/2018    7 recensioni
[Morag McDougall/Carbry Bell(OC)]
Nonostante gli enormi passi avanti dati dalla Comunità Magica nel campo della Magimedicina si direbbe che ancor oggi, per certi malanni, l'unica cura efficace sia una e una sola: quella di cui parla sempre Albus Silente.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Morag MacDougal, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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2. Per certe ferite, non c'è cerotto che tenga.

Imposizione delle mani.
Imposizione della bacchetta.
Ossofast.
Essenza di dittamo.
Purvincolo in gel.
Supposta di bobotubero.
Cioccolato riscaldante.
Spruzzolosi.
Vaiolo di drago.
Paziente piegato in due.
Paziente con coda di pavone.
Paziente con grugno invertito.
Paziente con...
Al San Mungo non c'è un solo minuto di pace. La baraonda è costante: guaritori, medimaghi e infermieri, intruppati in turni dal ritmo massacrante, trottano qua e là incessantemente, affaccendandosi sotto le luci troppo bianche dei tubi di neon.
"Neanche il tempo di fermarsi un minuto per fumare in santa pace" pensa il giovane alto e biancovestito, senza riuscire a reprimere uno sbadiglio.
- Reparto Cardiologia, dottor Bell! - un infermiere corpulento che risponde all'esotico nome di Gleidison lo richiama all'ordine. - Abbiamo una grave intossicazione da Filtro d'Amore: temo dovremo defibrillare!
Il giovane infermiere freme, sembra eccitatissimo all'idea di manovrare il magifibrillatore.
- Andiamo - risponde Carbry, avviandosi di buona lena verso il Corridoio 25, Scala D, Settore XVII.
"E al cuore dei Medimaghi, chi ci pensa?" si domanda poi, grattandosi la nuca pensieroso e riponendo la sigaretta autorollata nella tasca del camice spiegazzato.

Non avresti saputo dire se lo avevi più temuto o più atteso, nevvero Carbry?
Probabilmente, tutte e due le cose insieme. Di una cosa, però, eri certo: quell'incontro era inevitabile, in eterno ed immutabile agguato fra le pieghe del Destino.
Dopo anni trascorsi a trascinarti qua e là per il mondo, il vero motivo della tua domanda di assunzione al San Mungo era proprio ciò che ti intestardivi a voler rifuggire.
Un semplice nome.
Tre lettere.
Mog.

Non la vedevi dal giorno del Processo; da quando, a pochi mesi dalla fine della Guerra, siete stati entrambi convocati dal Wizengamot per deporre nel caso di Sebastian Macnair.
Se chiudi per un attimo gli occhi (attento a non appisolarti però, la stanchezza potrebbe prendere il sopravvento) il ricordo ti si ripresenta con forza; l'aula luminosa, Bastian nel banco degli imputati guardato a vista dai Patroni degli Auror; Graham e Greta Montague, Leanne Kaplett e Alicia Spinnet, seduti accanto a te nella tribuna dei testimoni.
E Mog, interrogata dal Magigiudice, intenta a raccontare di voi e delle vostre scorribande e di come, quella volta a Glasgow, Macnair ha finto di credervi e vi ha lasciati andare.
E il suo racconto ha fatto riaffiorare in te una nostalgia insopportabile di ciò che era stato, e ancor più di quello che 'mai avrebbe potuto essere'. E quel giorno, Carbry, hai deciso che così non potevi andare avanti; e subito dopo l'udienza sei partito, e hai fatto precipitosamente ritorno a Chicago con la scusa della Specializzazione da terminare. Sei partito e non sei più tornato.
Al conseguimento del Diploma, hai preso lo zaino e hai affrontato il mondo; questa volta con il pretesto di voler elaborare uno studio sui diversi metodi di cura della Rinite da Pelo Magico messi a punto dalla stregoneria erboristica locale.
Nordamerica, Sudamerica, Oceania, Asia, Africa, Europa.
In Australia ti sei trattenuto per parecchi mesi, ospite dei tuoi amici finalmente tranquilli (ti hanno mostrato con grande orgoglio il loro ben avviato stabilimento di birra scura, la Ausscottie, grande successo nei pub magici e babbani); Alicia ti ha messo in contato con gli stregoni aborigeni, che ti hanno fornito informazioni interessantissime sul tuo oggetto di studio.
Nel frattempo nelle sue lettere, capaci di raggiungerti nei luoghi più impensati, Katie ti raccontava di lei e di Oliver, di Cormac e Eloise impegnati nei test di nuovi filati, di mamma finalmente candidata alla presidenza dei Magpies, e ovviamente di Mog, iscritta al corso di Magimedicina dell'Università di Oxford e prossima a trasferirsi a Londra per fare la Residenza al San Mungo.
Ed è forse stata questa breve notizia, inserita quasi a caso fra tante altre righe delle missive di tua sorella che, finalmente, ti ha fatto prendere la decisione di tornare.

Ci sono cose che non si dimenticano, nevvero Carbry?
Come per esempio il fatto che tu e Katie siete uguali.
Uguali identici a vostra madre: capelli neri, occhi grigi, pelle chiara. Quale eredità genetica vi ha lasciato babbo Bell prima di fare le valigie e tornarsene in America?
Non vi siete mai interrogati troppo su questa cosa; Katie era ancora molto piccola quando lui se n'è andato e tu, per anni, hai quasi dimenticato il tuo legame con il Nuovo Mondo, e forse l'avresti scordato del tutto se, all'età di dieci anni e mezzo, non avessi ricevuto la lettera da Ilvermorny.
E così, inaspettatamente, sei partito per l'America, Carbry.
Sono venuti tutti a salutarti, quel giorno, prima che mamma e Katie si infilassero con te nel camino che vi avrebbe portati a Londra, al Terminal Passaporte Intercontinentali. E tu, fino all’ultimo, hai temuto che Mog non si sarebbe fatta viva, visto il muso che ti aveva tenuto nei giorni precedenti la partenza. Non voleva, non voleva che partissi, non risciva ad accettarlo e si intristiva molto quando tu e gli altri bambini vi perdevate a fantasticare sulle mille fantomatiche meraviglie della rinomata Magiscuola Americana.
Hai seriamente temuto che Mog non venisse a salutarti, Carbry; continuavi a guardare l’orologio, nervoso, e oramai non mancavano che pochi minuti al decollo, quand’ecco che la porta si è spalancata di scatto e Mog è entrata di corsa, rossa di fiatone, i riccioli biondi tutti spettinati.
- Trattamelo bene – ti ha intimato, seria, cacciandoti in mano Mr. Lamby, il piccolo agnello di lana infeltrita (come siate riusciti a far infeltrire un oggetto fatto di Vello Magico lo sa solo Merlino, benedetti ragazzi) che tante volte vi eravate divertiti a fasciare.
- Oh – hai ribattuto tu, piuttosto confuso. Poi, prima che tu potessi aggiungere altro, la bambina ha girato sui tacchi ed è scappata via.

A Chicago, a prenderti, c'era papà in compagnia della sua nuova famiglia e dei molti parenti che tu ancora non conoscevi; tutti loro ti hanno accolto con affetto e calore, con grande allegria ed esclamazioni entusiaste. Parlavano strano però e tu, all'inizio, facevi fatica a capire cosa volessero dirti; una volta a scuola, sei poi diventato "quello col kilt", ma tu eri orgoglioso, non te ne vergognavi.
L'America ti ha conquistato a poco a poco, Carbry, coi suoi grandi spazi, i suoi grattacieli di acciaio e di vetro, i nuggets e, naturalmente, il Quodpot. Quante belle domeniche pomeriggio hai passato allo stadio in compagnia di papà, di Millie e del piccolo-grande Joey; tutti e quattro vestiti di bianco e di rosso, a mangiare Pop-Corn Autoesplosivi e a sgolarsi facendo il tifo per i Chicago Bells.
- Il fondatore dei Bells è nostro antenato - diceva orgogliosamente papà, facendo risuonare vigorosamente il campanaccio da mucca, tradizionale appannaggio della tifoseria locale.
Tu ti divertivi come un matto; poi, la sera, facevi ritorno da Ilvermorny con la metropolvere delle 19.43, pronto per una nuova settimana di lezioni. La scuola ti piaceva, nonostante il ritmo fosse serrato, i professori esigenti e i compagni assai competitivi.
Ti consideravano un bravo alunno; a te però, al di sopra di ogni cosa, piacevano i turni di volontariato in infermeria (nonostante la passione, a Quodpot non giocavi, e neppure a Witchcurling, tantomeno a FootTroll – magro com’eri, quegli energumeni ti avrebbero senz’altro ammazzato). Miss Randall, l’infermiera della scuola, ti adorava; quante nottate avete trascorso svegli chiaccherando, bendando, bucando e disinfettando.
Da settembre a giugno il tuo mondo era quello, Carbry.
Era il tuo mondo nuovo nel Nuovo Mondo e tu, con la consueta allegria, riuscivi ad amarlo nonostante la nostalgia della tua antica dimora, degli affetti sicuri legati all’infanzia, del paesaggio superbo delle Island scozzesi, delle stradette acciottolate di Edimburgo, dei morbidi agnellini dal Vello Fatato, della carezza soffice della lana quadrettata. Poi, però, l'estate arrivava; e con essa, era tempo di tornare a casa, nella verde Scozia.
Ti portavi dietro un'infinità di oggetti magici rari, di dischi sconosciuti, di gomme da masticare con Pallone Infrangibile, di guantoni da Quodpot, di racconti mirabolanti e di modi di dire che i tuoi vecchi amici consideravano ai limite dell'astruso.
E come era bello rivedere la mamma, Katie, Cormac, la zia Amy, i gemellini Ian e Jacob e, naturalmente, la tua piccola compagna di giochi, la tua "seconda sorellina", Mog.
La quale, nel frattempo, cresceva; era stata smistata nella Casa del Corvonero (intelligente e sensibile com'era, non poteva essere altrimenti) e ti raccontava di Hogwarts con molto entusiasmo.
E poi è stata la volta di iscriversi all’Università e tu, contrariando il parere di papà che ti proponeva il rinomatissimo Ipswich College, hai optato per Cambridge; un ambiente più barbogio, forse, ma – senza dubbio - altamente qualificato e intriso di tradizione.
E ad ogni vacanza di Natale, di pasqua o d’estate Mog ti sembrava più carina, così bionda e minuta, col suo dolce sorriso; e tu, Carbry, avevi notato che, ai tornei di Acchiappapecora delle Sagre del Vello estive, lei faceva il tifo per te. I ragazzi la invitavano a ballare sotto la pergola ma lei, gentilmente, rifiutava; sembrava aspettare il tuo invito. Soltanto allora, infatti, accettava di buon grado di lasciare il panchetto.
E forse durante una di quelle serate avete ballato una sequenza un po’troppo lunga di musiche; la cosa ha inevitabilmente dato nell’occhio e così quella sera, nonostante l’ora tarda, hai trovato mamma che ti aspettava in salotto ancora sveglia, facendo levitare lentamente con la bacchetta alcune lanterne colorate.
- Ti ho visto ballare con Morag, stasera – ti ha dett, senza troppi preamboli.
- Oh, sì - hai risposto allegramente.
- E non è la prima volta...
Le hai sorriso, piuttosto compiaciuto.
- Mog balla solo con me, ma'!
Tua madre allora ha stretto le labbra.
- Lei... lei ti piace, Carbry?
Ti sei fatto una bella risata, felice com'eri; e poi, senza pensarci troppo (eri davvero in vena di confidenze, quella sera), hai confessato:
- Molto. Mi piace molto, ma’. Sai, stavo pensando...
A cosa stavi pensando, Carbry? Di andare a trovarla l'indomani presto, di prenderla per mano, di chiederle ufficialmente di uscire con te? Perché no?...
E tua madre ti ha guardato con quei grandi occhi grigi (gli stessi che, il mattino presto, ricambiano il tuo sguardo dallo specchio del bagno) e ti ha rivolto un sorriso triste.
- Ci sono alcune cose che devi sapere. Siedi qua, Carbry - ti ha detto, porgendoti una tazza di tè di cardo fumante.
E così, fra lo sconvolto e lo sgomento, hai appreso che, quando erano ragazzi e si trovavano entrambi ad Edimburgo per diversi motivi (per un corso pratico di Veterimagica lui, per allenarsi con i Magpies lei), Ambros McDougall e Innes Comgaill si erano frequentati per qualche tempo. Causa divergenza di vedute e di piani, la cosa ea poi naufragata rapidamente: Ambros voleva fare ritorno quanto prima alle Shetland per occuparsi dell'allevamento di Vello Magico, mentre tua madre non aveva la minima intenzione di interrompere la sua ben avviata carriera di quiddista. Cosicché i due, senza rancori, avevano troncato la relazione; poi, dopo qualche tempo, Innes aveva conosciuto Austin Bell, appena arrivato da Chicago sulle tracce delle origini scozzesi della sua famiglia.
Ed era stato amore a prima vista, e le nozze erano state fissate in tutta fretta; Innes e Austin si adoravano e non vedevano l'ora di mettere su casa nella città grande.
Se non che, pochi giorni prima della celebrazione del matrimonio, tua madre era tornata alle Shetland, sua terra natale, per compiere il tradizionale rito scozzese del bacio-moneta: pignatta sotto braccio e via, in giro per i pub magici a distribuire baci ai giovani maghi in cambio di galeoni dorati da usare come dote. Si sarebbe trattato soltanto dell'espletamento di una tradizione innocente, ma il destino era in agguato nei panni di Ambros McDougall, anch'egli presente, quella sera, al Pub dell'Erica Rosata. Inutile dire che quel bacio irrorato di Whisky Incendiario era inevitabilmente evoluto in ben altro; e il giorno dopo i due ragazzi, imbarazzati e contriti, avevano giurato solennemente di non ricascarci mai più.
- Io e Austin ci siamo sposati e tu, Carbry, sei nato... quasi subito - ha chiosato tua madre, sostenendo a stento il tuo sguardo accigliato. - Qualche anno dopo, Ambros McDougall ha conosciuto Kendra Buchanan e, come sai, si è a sua volta accasato.
E tu non avresti voluto ascoltare una parola di più, nevvero Carbry?
Con mano tremante, hai tirato fuori una sigaretta dalla tasca del kilt e, incurante dei divieti materni di fumare dentro casa, hai mormorato un sommesso Incendio, per poi aspirare la nicotina il più profondamente possibile. Lei non si è neppure sognata di rimproverarti, e l'hai vista trasalire leggermente quando, facendo appello a tutto il tuo coraggio, le hai chiesto:
- Ci sono... esistono possibilità che... che...?
- Sì, Carbry - ha risposto semplicemente lei.
- E... ne è al corrente qualcuno?
- No.
- La zia Amy?...
- No.
- E... e Katie, anche lei...?
- Katie è una Bell al cento per cento, Carbry. Io e Ambros McDougall siamo rimasti amici.
- E io, cosa sono? - hai domandato, provando improvvisamente un insopportabile senso di smarrimento.
Lei ti ha guardato con infinito affetto e ha mormorato:
- Un figlio molto, molto amato, Carbry.
Ma tu, in quel momento, hai desiderato soltanto di trovarti il più lontano possibile da lei; sei saltato in piedi, hai afferrato la sciarpa rossa e oro della Casa de Wampus e ti sei smaterializzato, senza proferire parola.
Sei andato a dormire a casa di zia Amy, e vi sei rimasto per tutta la mattinata seguente. Quel pomeriggio hai vagato senza meta fra eriche e cardi, lungo i sentieri che costeggiano la scogliera, pensando a Mog (che forse, nel frattempo, attendeva speranzosa il tuo arrivo) e riflettendo amareggiato sul fatto che mai, prima di allora, avresti pensato di poter detestare così tanto l'idea di considerarla la tua seconda sorellina.

Forse tu e tua madre non vi sareste più parlati se non che, ad ottobre, Katie è rimasta vittima di una maledizione terribile causata da una pericolosissima collana di opali. Tua sorella è rimasta al San Mungo per mesi, in bilico fra la vita e la morte; tu e mamma, giocoforza, avete fatto la pace e vi siete dati da fare per assisterla, aiutati da Oliver e, nel breve periodo in cui gli era stato possibile assentarsi dal lavoro, anche da papà, giunto in tutta fretta da Chicago.
Comunque, tu e mamma non siete mai più ritornati sull'argomento; tiravate avanti fra pomeriggi eterni, tazze su tazze di tè di cardo e interminabili partite a Scacchi Magici. Quanto a quell’argomento, fingevate che non fosse successo nulla.
Quando Katie è guarita, la gioia è stata grande; e durante alcuni mesi non avete pensato ad altro. Poco dopo, però, la Guerra è scoppiata.
E tu, Carbry, hai intuito che avresti potuto fare qualcosa per la Causa; sei rimasto in Scozia, hai chiesto in prestito la moto a babbo McLaggen e hai ideato l’Ambulatorio Volante. Senza Mog, però, il progetto sarebbe naufragato ancor prima di cominciare.
Ricordi ancora quel pomeriggio di agosto: ti trovavi nel fienile, sudato e sporco di grasso. La moto non voleva saperne di partire, e tu avevi come l’impressione che le mancassero alcuni pezzi. E mentre eri lì a smadonnare e bestemmiare e fumare e tirare calci esasperati a quel ridicolo trabiccolo, Mog ha messo dentro la testa e, rivolgendoti un’occhiata divertita, ti ha chiesto:
- Ma cosa stai combinando, Carbry?
E quando gliel’hai spiegato, lei è entrata nel fienile e, con un colpetto deciso, ha trasformato la punta della bacchetta in una chiave inglese e così, come se nulla fosse, si è messa a smontare il vecchio motore.
- Qui ci vuole una rotella, qui un bullone; aspetta che vado a prenderli.
E la sera stessa, come per miracolo, la moto è partita. E il giorno dopo, Mog ti ha annunciato che non sarebbe ritornata ad Hogwarts a settembre, ma che era pronta per partire con te. Tu, ovviamente, hai protestato: troppo pericoloso, le hai detto. Lei, però, non ha voluto sentire ragioni:
- Se ti si rompe sei fritto, e poi diciamocelo, Carbry: tu non sai guidare.
E così, dopo un paio di giorni passati a mettere a punto gli ultimi preparativi, siete partiti.

A tutto questo e a molto altro pensi, Carbry, mentre dal terrazzino della Stanza del Personale osservi la sua figuretta bionda che si allontana a grandi passi dalla porta principale del San Mungo, diretta verso un tizio alto vestito di turchese, che l’aspetta dall’altra parte della strada. Saggiamente, decidi di voltarti prima di doverti sorbire il loro abbraccio.
Mentre ti frughi le tasche in cerca di una sacrosanta sigaretta, la punta delle tue dita cozza contro un piccolo quadrato rigido. Non c’è alcun bisogno di tirarlo fuori per scoprire di che si tratta: sai benissimo che cos’è.
Nella tasca interna del tuo camice sempre stropicciato, Carbry, c'è l'unico oggetto che ti ha seguito, fedelmente e con tenacia, in tutti i tuoi vagabondaggi per terra e per mare, fra fiumi e montagne, foreste e deserti, brughiere e paludi. Sempre lì, vicino al tuo cuore; piccolo pezzo di pergamena sfilacciata e sbiadita, piegata in due, in quattro, in otto, in sedici. E, di disfartene, non ti passa neanche per la testa, nevvero Carbry?
Lo porti sempre con te, quel falso certificato di matrimonio dell'Ufficio Sposalizi Magici di Baltimora.
Come se, a conti fatti, valesse poi qualcosa.

Note: 1) Mi è stato chiesto che razza di nome sia mai 'Carbry'. Beh, ammetto di averlo scelto un po' a caso in una lista di nomi celtici, tempo fa, in occasione di una storia su Oliver e Katie nella quale il fratello di quest'ultima veniva soltanto citato. Cercando poi ulteriori informazioni, ho scoperto recentemente che il suo significato è "auriga".
2) Immagino che, dopo la sconfitta di Voldemort, i Dissennatori siano stati cacciati. Propongo che Azkaban sia ora sorvegliata da speciali Patroni Permanenti preposti all'uopo, prodotti dagli Auror e capaci di percepire eventuali cambiamenti nell'anima dei detenuti (per intenderci, riescono a capire se uno è diventato buono o se deve rimanere dentro ancora un po').
3) I Montrose Magpies sono una squadra di Quidditch scozzese; suoi colori ufficiali sono il bianco e il nero. Nelle mie storie Katie ne è grande tifosa e spesso Oliver (Portiere del Puddlemere United, come da canon) vi fa riferimento con la locuzione "quella squadraccia scozzese".
4) Nel (coltissimo, davvero una pellicola d’essay!) film Made of Honor con Patrick Dempsey e Michelle Monaghan c'è una scena in cui la protagonista, ormai prossima alle nozze con un abbiente scozzese, gira per i pub del villaggio e dà baci agli uomini in cambio di monete. La cosa viene spacciata come una tradizione del posto; io non so se sia vero o no, ma l'ho presa per buona e ci ho ricamato per scrivere di Innes e Ambros.
5) La composizione della famiglia di Morag proviene da Ems.
   
 
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