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Autore: ArrowVI    25/08/2018    1 recensioni
Gli umani regnano su Gaia, ma le pietre di questo continente trasudano memorie di creature ben più antiche e potenti.
Sono passati circa diciassette anni da quando l'imperatore dei Dodici Generali Demoniaci è stato imprigionato nel mezzo di questo e un altro mondo... Ma, ormai, il sigillo che lo teneva rinchiuso sta cominciando a spezzarsi.
Cosa accadrà quando Bael sarà libero? Verrà fermato o porterà a termine il piano che, diciassette anni fa, gli è stato strappato dalle mani?
Quattro nazioni faranno da sfondo a questa storia:
Mistral, Savia, Asgard ed Avalon.
Io vi racconterò di quest'ultima......
Come? Chi sono io? Non ha importanza, per adesso...
Umani contro Demoni... Chi sarà ad uscirne vincitore?
Se volete scoprirlo allora seguitemi... Vi assicuro che non rimarrete delusi dal mio racconto.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 3-5: Vermilion

 


Credevano tutti di sapere chi io fossi.

Non lo sapevano. 
Nessuno di loro.


Non sono mai stata l'eroina che credevano.


"Signore e signori! Oggi voglio presentarvi la vincitrice dell'ultimo torneo delle Quattro Galassie: un prodigio, considerando la sua giovane età!
 Luciana "Vermilion" Scarlet! "


Ricordo ancora perfettamente i loro sguardi... Le loro voci... I loro applausi.

Non riuscivo a guardarli.
Non era quello ciò che volevo... Ma era l'ultima cosa che, ormai, mi rimaneva.



"Vermilion, sei così forte!"
"Vermilion, sei fantastica!"

Tutte quelle parole... Bugie. Bugie che nemmeno loro sapevano di dire.



Non ricordo nulla, a causa di quel trauma.

I miei genitori erano sconosciuti anche per me.
Non ricordo i loro volti, i loro nomi, le loro voci.

Niente.

Persino il mio vero nome era a me oscuro...


Quel nome, "Luciana Scarlet", mi è stato dato nell'orfanotrofio dove ho vissuto per metà della mia vita, da una donna, colei che dirigeva quel posto.


"Ma che ragazzina carina che sei."
Mi disse, la prima volta che ci incontrammo.

"Come ti chiami?"
Mi domandò.

"Non me lo ricordo."


Sentendo la mia risposta, quella donna mi guardò con uno sguardo sorpreso.

"E' un peccato..."
Mi disse.

"Che ne dici di Luciana Scarlet?"


Ripensandoci, è ridicolo... Quasi surreale.

Quella donna mi aveva dato lo stesso nome della ragazzina che, tre giorni prima, lasciò l'orfanotrofio.
Non so il perché... Forse le ricordavo lei.

O, più semplicemente, non voleva inventarsi e imparare un nuovo nome.
Mi mise persino nella stessa stanza di quella ragazzina.



Beh, non è che avessi comunque in mente qualche nome migliore.
Non avevo più nulla: né una casa, né una famiglia, né un nome.

Non ricordavo più nulla.



Tre anni prima di entrare in quell'orfanotrofio, fui vittima di un trauma che mi causò un grave problema di amnesia.
Ciononostante, ricordo ancora perfettamente quel maledetto, terribile giorno.


Fu... 
Orribile.



Mi trovavo nel giardino di casa mia, stavo giocando con una ragazzina della mia età... Forse era la mia migliore amica, non lo so più neanche io.
Lei stava sorridendo, io stavo ridendo.
Ricordo stessimo giocando nell'erba, poi, spaventate dagli insetti, ci alzavamo di scatto e cominciavamo a urlare, per poi scoppiare a ridere insieme.

Guardavamo le persone camminare nelle strade, giocavamo con i nostri capelli...
Distese nel terreno a guardare il cielo, mentre il vento soffiava silenzioso intorno a noi.

Il dolce profumo dei dolci che mia madre stava cucinando...


Sembrava tutto così normale...



Poi lo sentimmo.


Un tremendo ruggito provenire dalla distanza.
Fumo nero che saliva nel cielo.
Fiamme che crescevano a vista d'occhio, ovunque.
Urla.
Persone che, terrorizzate, scappavano da qualcuno...


O... Qualcosa.


Ricordo di essermi voltata dalla parte opposta rispetto a quella dove le persone stessero correndo... Lo vidi in quel preciso istante.

Quel... 
Mostro.

Una cosa grande come una casa, ricoperto di fiamme, occhi rossi come il fuoco, dita lunghe e affilate come lame, la sua pelle ricoperta di squame, il suo corpo brillava di una luce intensa mista fra rosso e arancione.

A ogni suo passo il terreno ai suoi piedi prendeva fuoco...
Infatti, ogni cosa che toccava prendeva fuoco.

La strada, le case, gli alberi...



Le persone.



Ricordo che la mia amica scappò via, terrorizzata, mentre mia madre mi prese alle spalle, portandomi rapidamente dentro casa.
Era terrorizzata... Ma non ricordo il suo volto.

Cominciò a cercare qualcosa ma... Non so cosa.
Poi sentimmo di nuovo quel ruggito.

Mia madre corse rapidamente verso di me, mi abbracciò intensamente.

" Non preoccuparti mia cara"
Mi disse, mentre le lacrime scendevano dal suo volto.

"Andrà tutto bene"


Non... Non appena pronunciò quelle parole, il tetto ci crollò addosso.


Tutto divenne nero.



Quando mi svegliai, capii subito di non trovarmi più nella mia casa.
Non riuscii a vedere mia madre da nessuna parte...

In realtà, non riuscivo a vedere quasi niente: la mia vista era appannata.
Non sentivo altro se non strani fischi nelle orecchie, e provavo un forte mal di testa.

Ero distesa in uno strano letto, all'interno di quella che mi sembrò un qualche genere di tenda.

Ero stanca.
Volevo solamente dormire...

Quindi chiusi di nuovo gli occhi, addormentandomi.



Quell'uomo...
Quell'uomo mi ha salvato.

Poche ore dopo scoprii che mia madre era morta nella nostra stessa casa, proteggendomi con il suo stesso corpo dalle macerie.



Io... 
...



Devo la mia vita a quell'uomo.
Fu così gentile, rimase sempre al mio fianco per qualche motivo.

Continuò a confortarmi, mi abbracciò, mi accarezzò i capelli.


Fu lui a lasciarmi in quell'orfanotrofio.

"Tornerò presto, tesoro."
Mi disse, mentre mi accarezzava i capelli.

"Mi prenderò cura di te, te lo prometto. Non preoccuparti."



Qualche giorno dopo, scoprii che quell'uomo era partito alla ricerca di quel demone.

Ifrit, era il suo nome.

Quell'uomo stava dando la caccia a Ifrit da tanto tempo.


Quel giorno, apparentemente, Ifrit perse il controllo, entrando in modalità Berserk... Non so esattamente per quale motivo.
E, una volta perso il controllo, si trasformò in quella cosa, cominciando a distruggere ogni cosa intorno a se...

E, alla fine, raggiunse anche il mio villaggio, dove però fu fermato da quell'uomo.


Però, apparentemente, Ifrit fu in grado di scappare, quindi quell'uomo decise di andare alla sua ricerca.



Durante la mia permanenza all'orfanotrofio, credettero tutti che avessi superato il trauma...
Perfino io.

Però...
Ogni volta che vedevo delle fiamme, cominciavo a urlare, a piangere, scappavo terrorizzata.
Ogni volta che vedevo delle fiamme, mi ritornava in mente il volto di quel mostro.


Non lo avevo superato.
Il fuoco mi terrorizzava.

...

....



Qualche anno dopo, lasciai l'orfanotrofio di nascosto.
Volevo sapere chi fossero i miei genitori, chi fossi io...

Dovevo farlo.

Quindi scappai, dirigendomi verso la mia casa.
Quando la raggiunsi... Vidi per la prima volta in vita mia la distruzione che Ifrit aveva seminato.


Quel posto, ormai, non esisteva più.
Al posto delle case, delle strade e degli alberi rimanevano solo cenere e terra bruciata.


Lo capii in quel momento che, probabilmente, non avrei mai scoperto chi fossi in realtà, quantomeno chi fossero i miei genitori.

Mi inginocchiai nel terreno, disperandomi, piangendo a dirotto.


Fu in quel momento, però, che vidi qualcosa... Una luce intensa che fuoriusciva dalla foresta vicino al villaggio.
Istintivamente corsi in quella direzione.

Non so perché... Forse speravo, in cuor mio, che qualcuno fosse sopravvissuto.
Magari quella luce mi avrebbe portato da qualcuno che mi conosceva.


Quando raggiunsi quella luce, notai uno strano uccello ricoperto dalle fiamme sul ramo di un albero.

Lo fissai intensamente, sorpresa, e quell'animale ricambiò il mio sguardo.


"Chi sei, ragazzina?"
Mi domandò, con una voce femminile.

Rimasi scioccata all'inizio, ma stranamente non mi spaventò.

"Luciana Scarlet"
Le risposi.

Lo strano uccello non mi rispose subito.
Mi guardò in silenzio, piegando la testa di lato, incuriosita.

"Stai cercando qualcosa, Luciana?"
Mi domandò.


Non le risposi.
Abbassai lo sguardo, riprendendo a piangere.


Non so perché scelse me...
Quell'uccello scomparve nel nulla, poi le sue fiamme si diressero rapidamente verso di me, circondandomi per intero.


All'inizio provai a scappare, terrorizzata, ma ben presto notai che non stessi bruciando.
Non provavo dolore.

Mi guardai le braccia intensamente, confusa e scioccata da ciò che stava accadendo.
Poi, improvvisamente, le fiamme scomparvero nel nulla.


"Ora siamo una cosa sola."
Sentii dire da quella voce femminile.

"Cosa vuoi dire? Chi sei? Dove sei?!"
Le domandai, guardandomi istericamente intorno, alla ricerca di qualcuno che non era fisicamente li.

"Il mio nome è Phoenix. Ti ho scelto come mio padrone perché sento che necessiti del mio aiuto. "
Mi rispose.


Confusa dall'accaduto, tornai ben presto all'orfanotrofio.
Ci misi qualche mese a scoprirlo, ma ben presto capii che avevo ottenuto il potere di controllare le fiamme.

Non mi spaventavano più.

Cominciai ad allenarmi ogni giorno, e ben presto fui in grado di manipolare quelle fiamme a mio piacimento.


Poi, finalmente, un anno dopo, quell'uomo tornò all'orfanotrofio.
Non appena gli mostrai quella mia nuova capacità, lui si offrì di allenarmi.

Accettai.
Ma non perché volevo seguire le sue orme...


Volevo diventare più forte.
Volevo vendicarmi.



Non passò molto tempo.
Sentii, un giorno, qualcuno dire che Ifrit era tornato.

Era da qualche parte nei pressi di una foresta in quella zona.


Senza pensare, corsi in quella direzione... E lo trovai, di nuovo.

Ifrit, ricoperto da quelle sue fiamme, intento a bruciare ogni cosa intorno a lui.
Esattamente come l'ultima volta.


Sentii la rabbia pervadermi, quindi urlai nella sua direzione.
Non appena Ifrit mi notò, rilasciai tutta l'energia che avevo in corpo con una gigantesca fiammata, avvolgendo quel mostro per intero.

Credetti che quell'attacco sarebbe bastato per sbarazzarmi di lui...


Fiamme incontrollate e colme di rabbia.
Ecco cosa usai contro di lui.


Ben presto, però, capii quanto sciocca fossi.
Ifrit assorbì rapidamente le fiamme che gli avevo scagliato contro, facendomi capire nel peggiore dei modi che non sempre il detto "Combattere il fuoco con il fuoco" funziona a dovere.


Si voltò verso di me, ruggendo come una bestia selvaggia.



Scappai....
Scappai via terrorizzata, dirigendomi verso il mio orfanotrofio...


Quando capii l'enorme errore che avevo commesso, fu ormai troppo tardi.

Ifrit mi seguì e fece la stessa cosa che aveva fatto alla mia casa in quella cittadina.
In pochi minuti l'intero orfanotrofio fu avvolto dalle fiamme davanti ai miei occhi.


Mi inginocchiai nel terreno, priva di forze e di voglia di combattere.

"E' colpa mia..."
Mi dissi, incolpandomi dell'accaduto, mentre guardavo l'orfanotrofio che mi aveva ospitato venir divorato da quelle fiamme infernali.

Ifrit in quell'istante allungò una delle sue mani infuocate verso di me, cercando di prendermi...


Quell'uomo, però, mi salvò di nuovo.
Si mise in mezzo tra me e quel demone, scontrandosi di nuovo con lui e obbligandolo a scappare di nuovo.


Subito dopo si avvicinò a me, abbracciandomi.
Provai ad allontanarlo da me, ma non ne fui in grado.

"E' tutto ok tesoro, va tutto bene..."
Mi disse, stringendomi forte a se.

"Non è colpa tua."
Continuò, cercando inutilmente di rassicurarmi, mentre io cominciai a piangere tra le sue braccia.


Subito dopo mi lasciò andare, asciugando con le sue mani le mie lacrime.
Ricordo che mi guardò con il sorriso più dolce che io avessi mai visto in vita mia.

"Ti allenerò io stesso... Faremo in modo che una cosa del genere non accada mai più, te lo prometto."



Pochi anni dopo, quell'uomo mi iscrisse personalmente in un istituto militare.
Incontrai tante persone, feci nuove conoscenze e riuscii perfino a farmi degli amici.

Ero dubbiosa, spaventata, ma fui in grado di trovare qualcuno che riuscisse a capirmi.


Incontrai questo ragazzo...
Era un completo idiota, ma si rivelò l'unica persona che riusciva a farmi stare bene, dopo quell'uomo.

Mi faceva ridere, mi ascoltava, rispettava ogni cosa che dicevo, anche se priva di senso.
Alla fine, decisi di lasciarlo entrare nella mia vita.


Per qualche anno tutto sembrò migliorare giorno dopo giorno...
Credetti finalmente che le cose sarebbero finalmente andate per il verso giusto.



Non fu così...
Neanche stavolta.



Come sempre...
Tutto sarebbe crollato davanti ai miei stessi occhi.


...
....
.....
......


Quel ragazzo, i miei compagni...

Perfino quell'uomo a cui dovevo la mia stessa vita...

Caddero tutti davanti a me, perché ero troppo debole per salvarli.



Quando riaprii i miei occhi, mi resi conto di essere l'unica superstite.
Il ragazzo che avevo lasciato entrare per la prima volta nella mia vita, era disteso nel terreno con un buco nello stomaco.

La mia migliore amica era distesa nel terreno con il collo spezzato.

L'uomo che mi aveva salvato la vita era, anche lui, privo di vita, appoggiato a un albero insanguinato.



Mi inginocchiai, urlando e piangendo dal dolore.

"Perché me?!"
Urlai, con la voce rotta dalle lacrime, colpendo ripetutamente il terreno con i pugni.

"Perché sono sempre io l'unica che rimane in vita?!"
Urlai, a nessuno.


Non volevo più andare avanti...
Non potevo farcela...


Ero maledetta.
Tutte le persone a cui tenevo, prima o poi, morivano davanti ai miei stessi occhi perché ero troppo debole.

Era colpa mia.
Solamente colpa mia....



Mi chiusi in me stessa per un anno, quando una donna, un giorno, venne a farmi visita.
Si chiamava Ehra.

Mi conosceva...
Ma io non conoscevo lei.

Mi porse la mano, offrendomi di prendere parte al torneo delle Quattro Galassie.


"Perché dovrei farlo?"
Le domandai.

"Così potrai aiutare le persone. Esattamente come fece lui con te."
La sua risposta mi ferì nel profondo.

Quell'uomo mi aveva salvato...
E ora era morto, per colpa mia.


Non riuscii a guardarla negli occhi, ma lei insistette.


"Credi che il Generale Ravier avesse voluto vederti in questo stato? Era un grande uomo, gentile... Mi ha parlato molto di te, sai? Mi ha detto delle tue abilità, sei una ragazza prodigio. Aveva intenzione di farti partecipare a questo torneo... Non rifiutare il suo ultimo desiderio, Lucy. E' ciò che lui avrebbe voluto da te."

In quel momento, scattai verso quella donna, piangendo.
Lei mi abbracciò forte, senza proferire nient'altro. 

Fui in grado, finalmente, di togliermi quel peso dal petto.
Quel dolore che mi tenevo dentro, fui finalmente in grado di perderlo.


Accettai la sua offerta.

Decisi di rispettare il volere dell'uomo che mi aveva permesso di vivere.


Partecipai a quel torneo, anche se dentro di me non volevo farlo...
Arrivata alle finali, mi scontrai con un'altra ragazza...

Era forte, ma alla fine riuscii a sconfiggerla.


In quel giorno diventai un membro delle Quattro Galassie di Avalon...
Il membro più giovane, probabilmente quello meno esperto, ma, come dicevano loro, un "prodigio".



E ora eccomi qui.
Spaventata dall'avere persone intorno a me, cosciente del fatto che prima o poi causerei la loro morte.

Questa sono io.
"Luciana Scarlet", conosciuta da tutti con il titolo di "Vermilion", un membro delle Quattro Galassie di Avalon.



Ciononostante ho deciso chi sarò.
Sarò colei che, come quell'uomo, salverà le altre persone.

Sarò io a provare tutto il dolore perché so di poterlo sopportare...
Farò in modo che nessun altro debba mai soffrire come ho sofferto io.

Questo è il fine che mi sono imposta.


____________________________________________________________________________________________________________

Fine del capitolo 3-5, grazie di avermi seguito!



PS: per chi non lo fa, consiglio anche di seguire la mia prima serie intitolata "Arcadia".
Potrebbe avere qualche collegamento, in futuro, con questo racconto.


 

   
 
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