Seconda parte
Erano
trascorsi mesi e mesi di continua ansia, dolore e preoccupazione per Elijah. Il
vampiro Originale aveva per prima cosa fatto tappa a New Orleans per mettere in
guardia la famiglia su ciò che li aspettava e aveva incaricato Klaus di trasferirsi
a Mystic Falls, dove Hayley e Hope potevano essere in pericolo.
Aveva
anche incontrato Antoinette, senza rivelarle nulla, soltanto che aveva scoperto
una nuova minaccia contro i Mikaelson e che, finché non l’avesse individuata e
neutralizzata, non ci sarebbe stato alcun matrimonio. Elijah non voleva credere
che Antoinette fosse coinvolta, ma sapeva che lo erano Greta e i vampiri che
lei proteggeva, perciò preferì non dirle niente.
Poi
partì. Partì senza nemmeno sapere dove dirigersi, senza una meta. Tutto ciò che
sapeva era che Tristan viaggiava per il mondo per riorganizzare i gruppi della
Strix e fare nuovi adepti. Era dunque plausibile che il Conte si fosse recato
prima di tutto nelle grandi capitali mondiali e fu da lì che iniziò il lungo e doloroso
viaggio di Elijah.
Sembrava
una maledizione. Elijah giungeva in una città, andava subito in cerca del
gruppo della Strix che vi era stato fondato e parlava con i membri più
importanti, con coloro che Tristan aveva messo a capo del gruppo. E la risposta
era sempre la stessa…
“Sì,
il Conte De Martel è stato qui, ma è partito due mesi fa.”
“Milord
era qui lo scorso marzo…”
“Questo
gruppo è stato fondato dal Conte in persona un anno fa, poi lui è ripartito per
andare a fare nuovi adepti altrove.”
Ogni
risposta di questo genere era una nuova pugnalata nel cuore di Elijah. I membri
della Strix non erano reticenti, ma spesso nemmeno a loro Tristan aveva
rivelato dove si sarebbe recato, oppure lo aveva detto e, quando Elijah aveva
raggiunto il luogo indicatogli, era venuto a sapere che il Conte era ripartito
nuovamente, magari anche solo una settimana prima. Era devastante, ma Elijah
non aveva la minima intenzione di arrendersi. Questa volta non avrebbe
abbandonato la sua ricerca, sarebbe stato come abbandonare ancora Tristan. Non
poteva farlo assolutamente.
Nelle
piccole pause che si prendeva da questa spasmodica ricerca telefonava a Freya o
a Klaus per avere notizie della famiglia e veniva a sapere che i vampiri di
Marcel avevano avuto la meglio sui notturni di Greta, almeno fino a quel
momento. Il pensiero di non doversi preoccupare della famiglia, per una volta,
era consolante, ma l’assenza di Tristan era una ferita aperta nella sua anima e
ogni giorno che passava la ferita si faceva più profonda, più dolorosa, più
insopportabile.
Infine,
dopo circa un anno e mezzo di viaggi inutili in tutte le principali capitali
del mondo, Elijah riuscì a trovare un vampiro, membro della Strix di
Barcellona, che gli riferì che Tristan era stato nella capitale catalana fino a
tre giorni prima e che poi era partito per recarsi a Vienna. Quella notizia fu
come un balsamo per il cuore stanco e sconfortato di Elijah. Finalmente sapeva
dove si trovava Tristan e, a giudicare dal poco tempo trascorso dalla sua
partenza, si trovava sicuramente ancora nella città austriaca.
Il
vampiro Originale partì con il primo aereo disponibile e, quattro ore dopo, nel
pomeriggio inoltrato, si trovava nella splendida città degli Asburgo. Per prima
cosa andò a prenotare una suite all’hotel più lussuoso, il Grand Hotel Wien,
poi si concesse una passeggiata nel centro di Vienna. Tutti i suoi sensi erano
tesi, concentrati per sentire il battito del cuore della sua Creatura, ma
Elijah aveva già un’idea su dove il giovane Conte potesse trovarsi… e non si
sbagliava.
Quando
il vampiro Originale fece il suo ingresso nel famoso Café Central di Vienna,
l’elegante e leggendario caffè dei letterati, in cui aleggiavano i profumi
irresistibili dei dolci fatti in casa e l’atmosfera era allietata da una soave
melodia al pianoforte, individuò subito Tristan seduto, da solo, ad uno dei
tavolini. Il Conte stava sorseggiando una cioccolata, immerso nei suoi pensieri
o forse semplicemente perduto nel piacere che quella bevanda gli regalava;
davanti a sé aveva un piattino con gli avanzi di una fetta di Sachertorte.
Senza
tanti complimenti, Elijah si diresse al suo tavolo, scostò la sedia e si
accomodò davanti a lui.
Tristan
lo guardò e le sue guance si fecero pallidissime. Dovette usare tutto il suo
autocontrollo per non tradire la sorpresa e il turbamento provati, tuttavia,
quando depose la tazza di cioccolata ormai vuota sul piattino, Elijah poté
vedere che la sua mano tremava.
Una
cameriera si avvicinò al tavolo per prendere l’ordinazione e il vampiro
Originale chiese anche lui una fetta di Sachertorte, che poi mangiò deliziato.
Non aveva ancora aperto bocca e si divertiva nel notare che il suo silenzio,
esattamente quanto la sua improvvisa e inaspettata apparizione, stavano
irritando il giovane Conte ogni momento di più. Alla fine Tristan non riuscì
più a trattenersi.
“Questo
è forse il tuo modo per informarmi che non hai ancora rinunciato ai piaceri
della vita per rinchiuderti in una cripta insieme alla tua malinconica sposa?”
lo apostrofò con tono sferzante. “Ad ogni modo noto che le tue maniere sono
ulteriormente peggiorate, visto che ti sei permesso di sederti al mio tavolo
senza essere invitato. Cos’è, i vampiri puristi non conoscono nemmeno la più
elementare forma di educazione?”
Elijah
terminò la sua fetta di torta, si pulì le labbra con un delicato tovagliolo
ricamato di pizzo e rivolse un sorriso beffardo al Conte De Martel.
“Non
ho mai rinunciato ai piaceri della vita e non ho mai sposato Antoinette” disse.
“Anzi, per tua informazione, è più di un anno che viaggio per tutto il mondo
alla tua ricerca.”
Tristan
trasalì a queste parole, ma cercò di dominare il suo turbamento.
“Sì,
sono partito da New Orleans un anno e mezzo fa, la mattina successiva alla tua
fuga” spiegò Elijah. “Ti ho cercato a Marsiglia, ma Aurora e Paul non sapevano
dove fossi. E’ stata Madame Angéle a rivelarmi la tua missione, la tua volontà
di rifondare la Strix in tutto il mondo per combattere i vampiri puristi, ma
nemmeno lei sapeva dove ti fossi recato. Ti ho inseguito per tutte le più
importanti capitali, ma sono sempre arrivato in ritardo… fino ad oggi.”
Per
darsi un contegno, il giovane Conte si pulì anche lui le labbra con il
tovagliolo, ma poi, cedendo all’ira, lo sbatté sul tavolino.
“Mi
hai inseguito? E chi te ne ha dato il diritto? Non stavo facendo nulla di male,
anzi, era mia intenzione organizzare un esercito per combattere quei volgari
macellai notturni ai quali hai deciso di unirti” sibilò.
“Risparmieremmo
molto tempo prezioso, Tristan, se solo tu mi ascoltassi” replicò Elijah che,
invece, era calmissimo. “Ti ho già detto che non mi sono unito ai puristi e che
non ho sposato Antoinette. Al contrario, ho cercato te. Questo dovrebbe rivelarti qualcosa.”
“Forse
che nemmeno tu sai quello che vuoi, o che desideri sempre e solo ciò che non
puoi avere?” ribatté Tristan, stizzito.
“Non
la sposerò, non è lei che voglio, sei tu” ammise il suo Sire, fissandolo con i
profondi occhi scuri che parevano sondarlo fin nelle profondità del suo essere.
“Perché non mi hai detto cosa volevi fare? Avrei potuto aiutarti a rifondare i
gruppi della Strix e a cercare nuovi adepti.”
“Allora
sei tu che non ti ascolti quando parli: hai fatto massacrare tutti i membri
della Strix di New Orleans e mi hai fatto rinchiudere in una segreta. Per quale
motivo avrei dovuto fidarmi di te?”
Lo
sguardo di Elijah si fece triste, nei suoi occhi apparve l’ombra del rimorso e
del pentimento.
“Sai
che non ero in me, che Inadu…”
“Sì,
lo so, ma avevi comunque distrutto la Strix, volevi sposare quella creatura
ambigua e unirti ai suoi malinconici compagni in una sorta di notte eterna… e
questo dopo che eri stato liberato
dal sortilegio di Inadu” lo interruppe il Conte.
“Mi
dispiace, Tristan” disse semplicemente Elijah, allungando una mano per prendere
quella del giovane. “Ho capito di aver sbagliato e sono qui per rimediare.”
“Rimediare”
sbottò il Conte De Martel, ricorrendo al sarcasmo per mascherare l’emozione
provata a quel contatto. Non si sforzò più di tanto di ritirare la mano… “E
come pretenderesti di rimediare a tutto quello che mi hai fatto, di grazia?”
“Te
lo dimostrerò giorno per giorno, restando al tuo fianco in ogni momento e
facendo il possibile per farti felice” rispose Elijah, guardandolo
intensamente. Prima che Tristan potesse protestare o ribellarsi di nuovo,
chiamò la cameriera e si fece portare il conto, pagò e poi condusse il giovane
Conte fuori dal locale, sempre tenendo stretta la sua mano e afferrandolo anche
per un braccio. Questa volta non avrebbe lasciato che gli sfuggisse.
“A
quale hotel ti sei registrato?” gli chiese.
“Non
sono ancora andato a prenotare una camera, sono arrivato in città ieri mattina
e mi sono subito recato al quartier generale della Strix viennese, ho
pernottato nel loro palazzo e…” iniziò a dire Tristan, ma Elijah lo interruppe.
“Molto
meglio così” mormorò. In pochi secondi, tenendolo saldamente stretto a sé, lo
portò al suo hotel e, senza quasi che Tristan riuscisse a comprendere cosa stava
accadendo, entrambi si trovarono nella suite prenotata da Elijah.
Il
vampiro Originale aveva atteso per più di un anno e mezzo quel momento e a
malapena era riuscito a trattenere il suo desiderio mentre erano al Café
Central. Spinse Tristan sul letto e si incollò a lui, baciandolo avidamente
mentre gli strappava i vestiti di dosso. Il contatto con la sua pelle nuda lo
infiammò ancora di più e, mentre continuava a baciarlo, si liberò dei propri
abiti e iniziò a toccarlo nei modi più intimi e indecenti. Tristan tentò alcune
deboli proteste, poco convincenti, ma Elijah lo sovrastava, lo bloccava con il
suo corpo muscoloso e soffocava le sue grida incollando la bocca a quella di
lui e invadendola con la lingua, in un bacio sempre più prepotente e profondo. Si
staccò dal giovane solo per il tempo necessario a divaricargli le gambe e a
introdursi in lui, possedendolo con spinte decise, incalzato dall’urgenza e
dalla frenesia di un desiderio troppo a lungo trattenuto. Lo fece suo con
impeto, sfogando la sua brama per poi rivoltarlo sul letto e prenderlo ancora,
da dietro, ancora e ancora con foga. Mentre lo possedeva, continuava a toccarlo
ovunque e lo mordeva sul collo, ne assaporava il sangue, come se non riuscisse
a saziarsi di lui. Continuò così per lunghissime e bollenti ore, fino a che la
lussuria non fu del tutto appagata e una languida calma scese finalmente su di
lui.
Elijah
aveva sfogato le voglie che aveva dovuto nascondere per troppo tempo, ma adesso
Tristan era lì con lui, nudo, indifeso, il corpo delicato e flessuoso a sua
disposizione, e questa volta non lo avrebbe lasciato andare, non lo avrebbe
abbandonato mai più. Lo strinse tra le braccia, i loro corpi nudi che aderivano
ancora una volta. Lo baciò profondamente, ma con maggiore dolcezza, mescolando
il respiro al suo e godendo della totale fusione dei loro esseri. Si fece
strada nella sua carne con delicatezza, con spinte languide e lente,
assaporando ogni istante di quel contatto, non cercando più solo il piacere
personale ma anche la più totale unione con Tristan; adesso sentiva il bisogno
di completarsi con lui, di ritrovare il profumo della sua pelle, il suo sapore,
il suo tepore. Quanto gli era mancato, quanto… non doveva più permettere che
qualcosa li separasse, non poteva più vivere, non era nemmeno più se stesso
senza il suo piccolo Conte capriccioso.
E
anche Tristan, dopo aver cercato inutilmente e con poca decisione di respingere
gli assalti amorosi del suo Sire, aveva finito per lasciarsi travolgere dal suo
impeto, dal suo desiderio prepotente; si era donato a lui, lasciando che il suo
corpo lo accogliesse completamente e che si modellasse su quello di Elijah. Il
piacere di quegli amplessi focosi e decisi lo aveva sfinito, facendolo ansimare
e gemere senza nemmeno riuscire a trattenersi per il consueto pudore. E quando,
alla fine, Elijah lo aveva preso dolcemente e con tutto l’amore possibile,
allora… allora si era sentito sciogliere, liquefare il sangue, con le gambe che
tremavano e la voce spezzata che mormorava tenere parole in francese. Non
capiva più dove fosse né chi fosse, il suo mondo era soltanto Elijah che lo
avvolgeva e possedeva ogni minima fibra del suo essere, spingendosi lentamente
in lui, baciandolo e accarezzandolo dappertutto, era solo la Creatura del suo
Sire e non voleva essere altro.
Elijah
e Tristan stavano imparando a riconoscersi, utilizzando il linguaggio che
sempre era stato naturale per loro, quello dei corpi, dei baci, degli
sfioramenti e della passione. Ognuno si ritrovava, ritrovando il corpo
dell’altro. Dopo tante separazioni, ostacoli, sofferenze e lacerazioni, era la
loro unione fisica a ricostituirli proprio mentre si perdevano l’uno nell’altro
come frammenti di infinito che diventavano una sola essenza, un unico fremito
di vita e passione.
Non
sarebbe bastata quella notte a risolvere ogni problema tra di loro, ma Elijah
aveva riavuto il suo piccolo Conte e questa volta non lo avrebbe abbandonato
mai più, lo avrebbe tenuto sempre con sé.
Sempre
e per sempre, ancora una volta insieme.
FINE