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Autore: NotoriousOutlawz    28/08/2018    0 recensioni
Nessun regno è stato costruito senza sacrifici, niente è stato ricostruito senza sacrifici. Quando tutto sembra perso e quando l'oscurità sembra calare senza sosta sono in pochi a rimanere in piedi.
Pochi sono coloro puri di spirito pronti a far quello che è giusto. Nella vita di un uomo pochi sono coloro che arrivano alla felicità assoluta; d'altronde la verità è solo una.
L'uomo viene creato, istruito, e infine comandato.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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La fiamma era viva, ardeva nel cumulo di legni e foglie circondata da delle rocce, e riscaldava coloro che ne avevano bisogno.
Una donna era seduta intorno quel fuoco, e i suoi occhi erano riposti esclusivamente sul fuoco.
Un rumore le catturò l’attenzione. –Jex!- esclamò, per poi tossire leggermente.
A quel richiamo, un bambino uscì dai cespugli, con il capo basso. La donna fece cenno di avvicinarsi, e di conseguenza egli la ascoltò, avvicinandosi.
Le mani della signora tremavano, come se qualcosa le impedisse di fermarsi. I suoi occhi, ora, erano spenti, come se in lei non fosse rimasto assolutamente nulla.
-La vuoi sentire una storia, tesoro?- chiese, con voce rauca. I suoi capelli, grigi come la polvere, erano sporchi e poco curati. Il bambino annuì.
E lei sorrise.
 
Secondo alcuni, il Mohender non sarebbe mai potuto diventare una regione in cui riporre tutte le proprie speranze, presenti e future.
Il mondo non era mai stato così cupo e pieno di terrore come negli anni della Grande Lotta. Nessun conflitto fu mai grande come quello tra l’Impero e il Regno nascente.
Un Regno che era pronto a sradicare le radici di una gerarchia rimasta fin troppo a lungo invariata.
L’Impero del Telmdorren era un luogo a cui ogni segno di vitalità era stato tolto dai propri padroni. I loro soldati erano addestrati sin da giovane età e senza alcuna pietà. Venivano maltrattati, denigrati, e mutilati se necessario.
Questa non era e non poteva essere vita.
L’opera di conquista iniziò quando l’Alto Imperatore, così volle chiamarsi, decise che il territorio ignoto a chiunque avesse provato ad esaminare la mappa, era stanco di non sopruso che nessuno aveva mai provocato.
La paranoia spinge sin dall’alba dei tempi l’uomo alle mosse più azzardate e discutibili. Quando il potere accresce, i nemici aumentano.
Diminuiscono le persone di cui ci si fida.
Per alcuni, la Grande Lotta non sarebbe mai finita.
Cavalieri onorevoli caddero, altri furono forgiati durante quelle battaglie. Il sangue, il sudore e la terra era diventato un tutt’uno per loro.  
Fu così per chiunque.
 
I manoscritti storici narrano che la follia dell’Alto Imperatore Corssken stava raggiungendo un picco inimmaginabile, e nessuno della sua corte poteva più restare al suo fianco, se non il suo Generale.
Amsworth Goolyfield.
Il Telmdorren aveva pochi uomini come lui. Il dovere era il suo unico scopo di vita, anche se serviva per i loschi scopi di un uomo dannato dalla propria mente malata.
Seppur i suoi ordini erano quelli di un pazzo omicida, lui li eseguiva, e senza fare un fiato.
Nessuno sapeva il perché di ciò. L’Alto Imperatore aveva a disposizione un esercito enorme, armato alla perfezione grazie ai molti saccheggi compiuti durante l’intera durata della campagna bellica contro ogni regione che non avesse già abbassato gli scudi e aperto ogni città, ogni fortezza, ogni villaggio.
Amsworth era lì, quella notte.
 
La pioggia cadeva a dirotto e i tuoni squarciavano il cielo, lasciando dietro di sé solamente il rombo assordante che provocavano.
L’esercito di quello che sarebbe stato il Primo Re del Mohender era pronto.
Brsmir era lì, sulla balconata del proprio palazzo.
Sapeva che la battaglia finale stava per arrivare. Lui sarebbe stato lì, e avrebbe potuto farla finita.
Nessuno avrebbe più sofferto.
Si voltò, rientrando nella stanza, e osservò lo scranno. Sapeva che quella era la cosa giusta da fare.
L’Alto Impero aveva fallito… niente di tutto ciò aveva una visione per il mondo che l’avrebbe portato alla pace, al poter crescere i propri figli senza alcun timore di poterli perdere da un momento all’altro.
Sapeva anche che tutti i sacrifici che aveva compiuto erano serviti per dimostrare che niente è imbattibile, e che ogni essere vivente ha lo stesso diritto di potersi difendere.
Passò una mano su quello scranno che gli sembrava sconosciuto. Placcato in oro, quasi luccicava riflettendo il proprio valore per tutta la sala.
Brsmir socchiuse gli occhi. Quella sarebbe stata l’ultima battaglia, e se ci fosse riuscito, nessuno avrebbe potuto muoverlo dal suo trono fino alla fine dei suoi tempi.
Era un diritto che si sarebbe guadagnato. Nulla, nella vita, viene regalato. Le cose devono essere conquistate, con il sudore, con il sacrificio, senza mai dimenticare il rispetto, e l’onore.
Brsmir lo sapeva. Per questo non si fece mai chiamare con la nomina di Re fino alla fine della battaglia.
Nemmeno durante essa i suoi uomini lo chiamarono con un tale appellativo. Per loro, era uno come altri, perché sapevano che potevano fidarsi ciecamente del proprio condottiero.
 
-E’ finita, Corssken! Hai recato abbastanza dolore, meriteresti di perire il dolore che ogni famiglia, ogni singola persona ha sofferto a causa tua!- urlò Brsmir, tenendo ben salda la presa sulla propria spada.
L’acciaio era ricoperto di sangue, segno di come la battaglia fosse stata cruenta.
L’Alto Imperatore resisteva, seppur fosse ferito gravemente alla gamba destra e al braccio sinistro. La presa sull’elsa dello spadone era ben stretta, ed era l’unico appoggio rimasto a Corssken per tenersi in piedi.
Si rialzò, ancora una volta.
Brsmir scattò in avanti, cercando un fendente laterale diretto al costato dell’Alto Imperatore, che di tutta risposta parò il colpo, facendo cozzare per l’ennesima volta l’acciaio. La fortezza di Brysten era stato per tutta quella notte il territorio di quella carneficina, e ora, nella sala di quello che un giorno sarà il Palazzo della Contea, l’Alto Imperatore stava per ricevere la punizione più grossa che gli si potesse infliggere.
Colui che avrebbe risanato il mondo colpì con un pugno il volto del folle, facendolo crollare a terra.
-La tua mania di potere… la tua voglia di voler espanderti… a questo ha portato! Hai distrutto tutto quello che avevi, e molte persone sono morte per questo!- urlò Brsmir, sfogando tutta la propria rabbia contro quel tiranno.
Corssken scoppiò a ridere maleficamente.
Brsmir alzò la lama verso il cielo, e in quell’istante, il tempo sembrò fermarsi.
La sala era ridotta alla rovina, colpita dalle armi d’assedio degli invasori. I muri della fortezza, cosparsi di sangue, sarebbero stati testimoni per sempre di quella notte.
 
La porta si aprì.
-Alto Imperatore!- urlò Amsworth, il fedele Generale delle armate del Telmdorren. Alla vista del suo Imperatore ridotto in fin di vita fece impazzire l’uomo, che, con tre soldati armati di lancia, si buttò a capofitto su Brsmir.
Quest’ultimo, annebbiato dalla voglia di rivalsa, si fece avanti, e andò a eliminare in fretta e furia i tre vili servitori di Goolyfield.
Il Generale tentò con tutte le proprie forze di attaccare il Re, ma senza successo. Brsmir lo disarmò, per poi colpirlo con la propria lama, aprendolo dalla vita fino allo sterno.
Il sangue cominciò a uscire a dirotti. Amsworth barcollò all’indietro, dirigendosi verso le mura più vicine all’enorme finestra che affacciava sul burrone di Brysten.
Brsmir gli si avvicinò, e inflisse l’ultimo e micidiale colpo, diretto al petto dell’uomo. La lama del Re lo trapassò, e quando fu tirata fuori, la carcassa cadde nel vuoto, sbattendo contro massi affilati, fino a sparire nel profondo ed essere inghiottito nell’oscurità.
La storia narra che il Re privò della propria corona l’Imperatore, dando vita al Regno, l’unione tra le regioni intorno Atalmal, quella che sarà la Grande Capitale.
 
La verità.
Molti pensano che leggere un manoscritto, ispirato a una qualsiasi storia, dica tutta la verità. Non può essere così.
L’uomo viene creato, istruito, e infine comandato.
La verità non è mai facile da scoprire.

 
   
 
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