In casa regnava la calma assoluta.
Ross entrò dalla porta
evitando per un soffio di inciampare in una delle tante bambole di
stoffa di
Isabella Rose, sparpagliate come tante macchie colorate sul pavimento
per dare
il benvenuto a chiunque avesse avuto la fortuna di mettere piede in
quella
stanza piena di vita e di amore.
“La padrona è di
sopra a fare un bagno. Vi serve altro? ”
Prudie si materializzò improvvisamente alle sue spalle,
rivolgendosi a lui in
un tono di voce brusco e risentito. ‘Naturalmente’ ,
pensò Ross, ‘deve aver raccolto le
confidenze di Demelza, altrimenti non si spiegherebbe questo
cambiamento così
repentino del suo umore verso di me.’
“Posso sapere a cosa
è dovuta la tua luna storta, Prudie?
Credevo che avessi capito qual era la mia intenzione.”
La domestica gli si
avvicinò inferocita, guardandolo dal
basso della sua statura con una certa supponenza, “Capire
è un conto, approvare
è un altro. La piccolina dormiva quando ho sentito il
singhiozzo soffocato
della padrona arrivarmi dritto al cuore, mentre preparava la torta per
il suo
compleanno, tutta sola e convinta che voi lo aveste dimenticato. Che
razza di
marito è uno che si comporta così, eh?”
Come darle torto!
Ross abbassò la testa, in
una delle pochissime occasioni in cui
succedeva che Prudie avesse ragione. Ma, prima di salire per affrontare
Demelza, Ross vide sua figlia sorridergli dalla culla vicino alle
panche del
soggiorno, un regalo con cui Drake l’aveva omaggiata per
consentire anche a lei
di godere della vivacità del focolare domestico e non farla
sentire troppo
sola. No, non riusciva a resistere al sorriso di Bella e a quelle
espressioni
così simili alle sue da renderla una neonata birichina e
adorabile al tempo
stesso.
Prudie, invece, lo guardò
in cagnesco, domandandosi se mai
avesse afferrato il senso delle sue parole intanto che lui posava sul
tavolo la
scatola destinata a Demelza e si dirigeva verso la cucina dove si
trovava
Bella, completamente sveglia e in vena di divertimento.
“Vieni da
papà?” La tolse dalla coperta in cui era avvolta e
la cullò tra le sue braccia, “Mi servirebbe la
casa libera per stasera.”
“E quindi? Cosa dovrei fare
io?”
“Possibilmente andare via,
se capisci cosa intendo. O
preferisci restare? Per me non fa alcuna
differenza…”
Prudie diede una rapida occhiata alla
confezione sul tavolo,
poi ricollegò tutto e lasciò che un fischio
allusivo uscisse dalla sua bocca,
“Oh, ora capisco… E la bambina? Dove posso
portarla questa povera creatura?”
Ross baciò Bella e la mise
in braccio a Prudie, “Ho avvisato
i Martin che avrebbero potuto avere delle visite questa sera. Zachy vi
darà un
passaggio per il ritorno, quando lo deciderai tu. Su, non fare storie!
E’ solo
per un paio di ore, poi tornerai nel tuo lettuccio a lamentarti come di
consueto.”
“Certo, come se mi piacesse
lamentarmi! Accetto, ma ad una
condizione.” I due si studiarono per qualche secondo, mentre
la bambina stringeva
tra le mani i riccioli di Prudie, divertendosi ad aggrovigliare ancora
di più
quei capelli che non vedevano un pettine da mesi.
“Sarebbe?” Ross
incrociò le braccia al petto portando il
peso del suo corpo su una gamba sola, con la testa inclinata come se si
aspettasse di sentire qualcosa di impossibile da accontentare e
capricci a più
non posso.
“Che al mio ritorno possa
trovare sul comodino un bel
bicchiere di quel Whiskey irlandese che avete sotto chiave. Sapete,
sarebbe
molto utile per i crampi che affliggono le mie povere
gambe…”
“Andata! Mi raccomando
però, non vorrei che l’emozione ti facesse
dimenticare di badare a Bella.”
“Padrone, come potete
pensare una cosa simile! Io e la bambina
siamo indivisibili.” Prudie strinse contro il suo seno
abbondante il corpicino
della creatura e le accarezzò la testolina con una premura
tale da far quasi vergognare
Ross per aver dubitato delle abilità della donna che aveva
accudito come se
fossero suoi figli anche Julia, Jeremy e Clowance.
Sistemata la questione “
Prudie”, Ross non perse tempo. Si mise
sotto il braccio il regalo e salì tutto d’un fiato
le scale che portavano alla
camera patronale. Spiò attraverso la fessura della porta che
Demelza aveva
lasciato semiaperta e indugiò un attimo prima di entrare,
con il cuore che
palpitava velocemente per l’emozione.
“Prudie, mi porti Bella?
Sono sicura che ha fame, anche
se stranamente non la sento piangere.”
La sua figura traspariva dalla
vecchia sottoveste che
aveva addosso, così perfetta in quel taglio di luce
polveroso che avvolgeva
nell’oro tutto il suo corpo da farla sembrare quasi
irraggiungibile. Non si
accorse di Ross fino a quando la sua mano calda non si posò
sul suo collo per
spostare i capelli ancora umidi che le ricadevano sulle spalle e
approfittarne
per imprimere le labbra sulla sua pelle profumata.
“Immagino che mi sia
sbagliata sul conto di mio marito.
Forse non è poi così egoista come
credevo…”
Per qualche minuto, i sospiri di
Demelza furono l’unico
rumore percepibile nella stanza. Ross rimase in silenzio, lasciando che
le sue
dita parlassero al posto suo e ricoprendo il collo di Demelza di baci
dolci e
misurati con lo scopo di convincerla a riscuoterne ancora di
più, consapevole
di eccitare in questo modo quella zona del suo corpo che da sempre lo
attirava
come una calamita.
Finalmente Demelza si
voltò indietro, trovando Ross inginocchiato
sul materasso con accanto una scatola su cui teneva posata la mano
disimpegnata.
Il desiderio di baciarlo superava persino la curiosità di
sapere cosa ci fosse
lì dentro, “Non ti chiederò
perché stamattina ti sei comportato…”
la bocca di
Ross, premuta con vigore contro la sua, le impediva di parlare
scorrevolmente,
“…così ingiustamente nei miei
confronti.”
“Anche adesso la pensi allo
stesso modo?” Ross la fece sdraiare
sul letto, continuando a baciarla appassionatamente.
Demelza, dal canto suo, esplose in un
grido di gioia ma
accidentalmente i suoi piedi colpirono la scatola rovesciando tutto il
contenuto sul pavimento e rallentando il movimento intrepido del corpo
di Ross,
il quale dovette spostarsi su di un fianco per lasciare che la
festeggiata potesse
ammirare più comodamente il suo dono.
“Cos’è?”
Lo guardò con un crescente interesse, cominciando a
diffondere nell’aria una quantità di buon umore
sufficiente a cacciare via
dalla mente di Ross l’idea che niente sarebbe stato in grado
di rimediare al
danno che le aveva fatto fingendo di poter fare a meno di lei, anche
solo per
un giorno.
Demelza si mise in piedi e sollevò con
estrema delicatezza la camicia da notte
ricamata come se stesse contemplando una
reliquia dal
valore inestimabile, il tutto sotto lo sguardo soddisfatto di Ross.
“Beh, non dici
niente?”
“Sono
senza
parole, Ross. Non ho mai visto niente di simile!”
“Anche
se questo
non basterà a farmi perdonare, ho pensato che fosse il modo
più diretto per
dimostrarti la mia devozione come marito, come padre dei tuoi figli e
soprattutto come uomo. Un uomo che non riesce proprio a stancarsi di
apprezzare
la bellezza di sua moglie nelle varie sfaccettature in cui essa si
rivela quotidianamente
ai suoi occhi e al suo cuore. Mi dispiace soltanto di non essere
arrivato in
tempo per potertela vedere addosso…”
Gli
tese la
mano, invitandola a raggiungerlo di nuovo a letto.
“No,
hai
ragione. Però potresti aiutarmi a togliere
questa…” Demelza arrivò da lui,
tutta rossa in viso ma anche innegabilmente ansiosa di perdersi di
nuovo in
lui, di sfiorare la sua pelle con il suo corpo spoglio di qualsiasi
cosa tranne che di desiderio, di raggiungere l’estasi
attraverso la fusione delle loro due anime
nell’unità di un sentimento che non
si sarebbe mai consumato col tempo.
Non
ci volle
molto affinché Ross eseguisse il piacevolissimo compito di
spogliare sua
moglie, rivelando la magnificenza della sua linea leggermente
più morbida del
solito ma non per questo meno attraente. Le sue mani vagavano lungo i
fianchi
nudi che spingevano verso il suo torace come le mani di un esploratore
che
conosceva perfettamente i confini della terra su cui era approdato.
Presto
anche i
vestiti di Ross finirono insieme alla vecchia camicia da notte di
Demelza.
Ross, tenendo saldamente la presa sulla sua vita, si sollevò
quel tanto che
bastava per consentirgli di girarsi verso il fianco del letto con
Demelza comodamente
seduta sulle sue ginocchia.
“Perché
hai
detto che avresti voluto vedermela addosso, quando è chiaro
che desideravi tutt’altro
che vedermi vestita?”
“Vuoi
mettere
il piacere di godere di quell’espressione meravigliata e
anche leggermente
imbarazzata che avevi quando hai capito di cosa si trattava? Per me
quell’espressione
vale più di qualsiasi oggetto materiale. E’
l’unica risposta che mi interessava
ricevere, la prova che non è cambiato nulla tra di
noi.”
“Credevi
che
mi fossi stufata di te?”
“Ne
avevi
tutto il diritto…” Ross la guardò con
gli occhi lucidi.
“Non
riesco a
smettere di amarti nemmeno quando ti odio, Ross. I due sentimenti si
confondono
spesso, questo è innegabile, ma anche l’odio ha la
sua funzione. Chiama l’amore
che percepisce dentro di te e lo invita a non nascondersi dietro la
corazza della
spavalderia per mostrarsi nella sua bellissima
fragilità.”
“Sono
davvero
così complicato da capire?”
Demelza
accarezzò
con garbo i suoi capelli scuri, “Non per quanto mi
riguarda…”
Ripresero
a
baciarsi in una maniera estremamente travolgente. Il
tempo delle
parole era finito. Non era più necessario integrare gli
sguardi con discorsi di
cui potevano fare a meno in quel momento, giacché i loro
copri fremevano di
dialogare attraverso la passione di un vecchio fuoco che aveva
incominciato ad
ardere proprio in quella stanza, custode di carezze e di baci nati
dall’inesprimibile bisogno di inebriarsi di quella
verità che riusciva a
rivelarsi soltanto lì dentro.