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Autore: Reginafenice    29/08/2018    2 recensioni
Si tratta di una storia che sviluppa in tre capitoli la giornata del compleanno di Demelza, un’occasione in cui Ross tenterà di farle una sorpresa e di recuperare l’intimità tra di loro dopo la nascita di Isabella Rose. E’ una sorta di continuazione della mia precedente fanfiction che ne anticipa una nuova, del tutto diversa ma spero ugualmente interessante.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Ross Poldark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In casa regnava la calma assoluta. Ross entrò dalla porta evitando per un soffio di inciampare in una delle tante bambole di stoffa di Isabella Rose, sparpagliate come tante macchie colorate sul pavimento per dare il benvenuto a chiunque avesse avuto la fortuna di mettere piede in quella stanza piena di vita e di amore.

“La padrona è di sopra a fare un bagno. Vi serve altro? ” Prudie si materializzò improvvisamente alle sue spalle, rivolgendosi a lui in un tono di voce brusco e risentito. ‘Naturalmente’ , pensò Ross, ‘deve aver raccolto le confidenze di Demelza, altrimenti non si spiegherebbe questo cambiamento così repentino del suo umore verso di me.’

“Posso sapere a cosa è dovuta la tua luna storta, Prudie? Credevo che avessi capito qual era la mia intenzione.”

La domestica gli si avvicinò inferocita, guardandolo dal basso della sua statura con una certa supponenza, “Capire è un conto, approvare è un altro. La piccolina dormiva quando ho sentito il singhiozzo soffocato della padrona arrivarmi dritto al cuore, mentre preparava la torta per il suo compleanno, tutta sola e convinta che voi lo aveste dimenticato. Che razza di marito è uno che si comporta così, eh?”

Come darle torto!

Ross abbassò la testa, in una delle pochissime occasioni in cui succedeva che Prudie avesse ragione. Ma, prima di salire per affrontare Demelza, Ross vide sua figlia sorridergli dalla culla vicino alle panche del soggiorno, un regalo con cui Drake l’aveva omaggiata per consentire anche a lei di godere della vivacità del focolare domestico e non farla sentire troppo sola. No, non riusciva a resistere al sorriso di Bella e a quelle espressioni così simili alle sue da renderla una neonata birichina e adorabile al tempo stesso.

Prudie, invece, lo guardò in cagnesco, domandandosi se mai avesse afferrato il senso delle sue parole intanto che lui posava sul tavolo la scatola destinata a Demelza e si dirigeva verso la cucina dove si trovava Bella, completamente sveglia e in vena di divertimento.

“Vieni da papà?” La tolse dalla coperta in cui era avvolta e la cullò tra le sue braccia, “Mi servirebbe la casa libera per stasera.”

“E quindi? Cosa dovrei fare io?”

“Possibilmente andare via, se capisci cosa intendo. O preferisci restare? Per me non fa alcuna differenza…”

Prudie diede una rapida occhiata alla confezione sul tavolo, poi ricollegò tutto e lasciò che un fischio allusivo uscisse dalla sua bocca, “Oh, ora capisco… E la bambina? Dove posso portarla questa povera creatura?”

Ross baciò Bella e la mise in braccio a Prudie, “Ho avvisato i Martin che avrebbero potuto avere delle visite questa sera. Zachy vi darà un passaggio per il ritorno, quando lo deciderai tu. Su, non fare storie! E’ solo per un paio di ore, poi tornerai nel tuo lettuccio a lamentarti come di consueto.”

“Certo, come se mi piacesse lamentarmi! Accetto, ma ad una condizione.” I due si studiarono per qualche secondo, mentre la bambina stringeva tra le mani i riccioli di Prudie, divertendosi ad aggrovigliare ancora di più quei capelli che non vedevano un pettine da mesi.

“Sarebbe?” Ross incrociò le braccia al petto portando il peso del suo corpo su una gamba sola, con la testa inclinata come se si aspettasse di sentire qualcosa di impossibile da accontentare e capricci a più non posso.

“Che al mio ritorno possa trovare sul comodino un bel bicchiere di quel Whiskey irlandese che avete sotto chiave. Sapete, sarebbe molto utile per i crampi che affliggono le mie povere gambe…”

“Andata! Mi raccomando però, non vorrei che l’emozione ti facesse dimenticare di badare a Bella.”

“Padrone, come potete pensare una cosa simile! Io e la bambina siamo indivisibili.” Prudie strinse contro il suo seno abbondante il corpicino della creatura e le accarezzò la testolina con una premura tale da far quasi vergognare Ross per aver dubitato delle abilità della donna che aveva accudito come se fossero suoi figli anche Julia, Jeremy e Clowance.

Sistemata la questione “ Prudie”, Ross non perse tempo. Si mise sotto il braccio il regalo e salì tutto d’un fiato le scale che portavano alla camera patronale. Spiò attraverso la fessura della porta che Demelza aveva lasciato semiaperta e indugiò un attimo prima di entrare, con il cuore che palpitava velocemente per l’emozione.

“Prudie, mi porti Bella? Sono sicura che ha fame, anche se stranamente non la sento piangere.”

La sua figura traspariva dalla vecchia sottoveste che aveva addosso, così perfetta in quel taglio di luce polveroso che avvolgeva nell’oro tutto il suo corpo da farla sembrare quasi irraggiungibile. Non si accorse di Ross fino a quando la sua mano calda non si posò sul suo collo per spostare i capelli ancora umidi che le ricadevano sulle spalle e approfittarne per imprimere le labbra sulla sua pelle profumata.

“Immagino che mi sia sbagliata sul conto di mio marito. Forse non è poi così egoista come credevo…”

Per qualche minuto, i sospiri di Demelza furono l’unico rumore percepibile nella stanza. Ross rimase in silenzio, lasciando che le sue dita parlassero al posto suo e ricoprendo il collo di Demelza di baci dolci e misurati con lo scopo di convincerla a riscuoterne ancora di più, consapevole di eccitare in questo modo quella zona del suo corpo che da sempre lo attirava come una calamita.

Finalmente Demelza si voltò indietro, trovando Ross inginocchiato sul materasso con accanto una scatola su cui teneva posata la mano disimpegnata. Il desiderio di baciarlo superava persino la curiosità di sapere cosa ci fosse lì dentro, “Non ti chiederò perché stamattina ti sei comportato…” la bocca di Ross, premuta con vigore contro la sua, le impediva di parlare scorrevolmente, “…così ingiustamente nei miei confronti.”

“Anche adesso la pensi allo stesso modo?” Ross la fece sdraiare sul letto, continuando a baciarla appassionatamente.

Demelza, dal canto suo, esplose in un grido di gioia ma accidentalmente i suoi piedi colpirono la scatola rovesciando tutto il contenuto sul pavimento e rallentando il movimento intrepido del corpo di Ross, il quale dovette spostarsi su di un fianco per lasciare che la festeggiata potesse ammirare più comodamente il suo dono.

“Cos’è?” Lo guardò con un crescente interesse, cominciando a diffondere nell’aria una quantità di buon umore sufficiente a cacciare via dalla mente di Ross l’idea che niente sarebbe stato in grado di rimediare al danno che le aveva fatto fingendo di poter fare a meno di lei, anche solo per un giorno.

Demelza si mise in piedi e sollevò con estrema delicatezza la camicia da notte ricamata come se stesse contemplando una reliquia dal valore inestimabile, il tutto sotto lo sguardo soddisfatto di Ross.

“Beh, non dici niente?”

“Sono senza parole, Ross. Non ho mai visto niente di simile!”

“Anche se questo non basterà a farmi perdonare, ho pensato che fosse il modo più diretto per dimostrarti la mia devozione come marito, come padre dei tuoi figli e soprattutto come uomo. Un uomo che non riesce proprio a stancarsi di apprezzare la bellezza di sua moglie nelle varie sfaccettature in cui essa si rivela quotidianamente ai suoi occhi e al suo cuore. Mi dispiace soltanto di non essere arrivato in tempo per potertela vedere addosso…”

Gli tese la mano, invitandola a raggiungerlo di nuovo a letto.

“No, hai ragione. Però potresti aiutarmi a togliere questa…” Demelza arrivò da lui, tutta rossa in viso ma anche innegabilmente ansiosa di perdersi di nuovo in lui, di sfiorare la sua pelle con il suo corpo spoglio di qualsiasi cosa tranne che di desiderio, di raggiungere l’estasi attraverso la fusione delle loro due anime nell’unità di un sentimento che non si sarebbe mai consumato col tempo.

Non ci volle molto affinché Ross eseguisse il piacevolissimo compito di spogliare sua moglie, rivelando la magnificenza della sua linea leggermente più morbida del solito ma non per questo meno attraente. Le sue mani vagavano lungo i fianchi nudi che spingevano verso il suo torace come le mani di un esploratore che conosceva perfettamente i confini della terra su cui era approdato.

Presto anche i vestiti di Ross finirono insieme alla vecchia camicia da notte di Demelza. Ross, tenendo saldamente la presa sulla sua vita, si sollevò quel tanto che bastava per consentirgli di girarsi verso il fianco del letto con Demelza comodamente seduta sulle sue ginocchia.

“Perché hai detto che avresti voluto vedermela addosso, quando è chiaro che desideravi tutt’altro che vedermi vestita?”

“Vuoi mettere il piacere di godere di quell’espressione meravigliata e anche leggermente imbarazzata che avevi quando hai capito di cosa si trattava? Per me quell’espressione vale più di qualsiasi oggetto materiale. E’ l’unica risposta che mi interessava ricevere, la prova che non è cambiato nulla tra di noi.”

“Credevi che mi fossi stufata di te?”

“Ne avevi tutto il diritto…” Ross la guardò con gli occhi lucidi.

“Non riesco a smettere di amarti nemmeno quando ti odio, Ross. I due sentimenti si confondono spesso, questo è innegabile, ma anche l’odio ha la sua funzione. Chiama l’amore che percepisce dentro di te e lo invita a non nascondersi dietro la corazza della spavalderia per mostrarsi nella sua bellissima fragilità.”

“Sono davvero così complicato da capire?”

Demelza accarezzò con garbo i suoi capelli scuri, “Non per quanto mi riguarda…”

Ripresero a baciarsi in una maniera estremamente travolgente.

Il tempo delle parole era finito. Non era più necessario integrare gli sguardi con discorsi di cui potevano fare a meno in quel momento, giacché i loro copri fremevano di dialogare attraverso la passione di un vecchio fuoco che aveva incominciato ad ardere proprio in quella stanza, custode di carezze e di baci nati dall’inesprimibile bisogno di inebriarsi di quella verità che riusciva a rivelarsi soltanto lì dentro.

   
 
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