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Autore: G RAFFA uwetta    03/09/2018    1 recensioni
Voldemort, stanco degli insuccessi dei suoi Mangiamorte, affida alla sua fedele Nagini un compito: uccidere Harry Potter. Da qui, si intrecceranno le vite di molti e Harry, a sue spese, farà i conti con una realtà ben diversa da come l'aveva vissuta finora.
"L'invidia è il sentimento più radicato in ognuno di noi, trama a nostra insaputa e quando ne veniamo travolti ormai è già troppo tardi per rimediare."
Accenni Drarry e presenza di OOC.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Il morso del diavolo

Cap. 19 – Veleno

Draco era seduto al tavolo della sua Casa da ben dieci minuti, il broncio accentuato sul volto affilato tenne lontano i possibili scocciatori, tutti tranne il suo miglior amico Blaise Zabini, ormai avvezzo ai suoi modi di fare; lo sguardo chiaro sorvolava i tavoli cercando ogni possibile indizio sul volto di ogni studente. Non riscontrò niente di diverso: c’erano le solite teste che ciondolavano sulle tazze fumanti della colazione, mani stanche impiegate a coprire gli enormi sbadigli e libri sparsi qua e là, giusto per darsi un contegno. Draco alzò stupito un sopracciglio: un insolito fermento arrivava da un angolo del tavolo dei Grifoni che, assiepati intorno al loro giullaredicortepeldicarota, vociferavano eccitati indirizzando sguardi famelici verso il tavolo dei professori. Il posto vuoto di Severus sembrava una voragine inquietante, un buco nero pronto a fagocitare ogni cosa; lo sconcerto era evidente anche sui visi dei professori, mentre il volto serafico del Preside strideva con l’occhio attento che luccicava inquieto dietro le lenti tonde. Ormai, quasi tutti gli studenti erano entrati e, seppur intenti a fare colazione, tra di loro cominciarono a serpeggiare le prime perplessità: solo i Grifondoro mantennero quell’aria saputa e ilare.

Cacciate i soldi. La voce strafottente di Ronald Weasley, petto in fuori e un grande ghigno soddisfatto in faccia, si impose sul cicaleccio della Sala Grande mentre allungava la mano avida verso i propri compagni di Casa che stavano ammucchiando un bel gruzzolo d’oro sul tavolo: sorrise ferino. Facili guadagni con voi plebei.

Come facevi a saperlo? La voce timida di Neville Paciock si insinuò tra il vociare concitato dei commensali.

Sono il prescelto, rispose prontamente Ron, ti deve bastare solo questo. E, per affermare il concetto, si batté orgoglioso la grossa mano sul petto, mentre con l’altra arraffava lesto le ultime monete.

Nel frattempo, annichilito, Draco realizzò che era stato il miglior amico di Harry a tradirlo: “È stato lui a vendere Harry al Signore Oscuro condannando a morte certa il mio Padrino”. Pensò furioso stringendo i pugni lungo le cosce snelle. Troppo confuso per ragionare, non si accorse di essersi alzato in piedi in preda a una rabbia accecante che gli incendiava gli occhi chiari. A riportarlo nei ranghi ci pensò una mano scura che lo strattonò in tempo per fermarlo prima che si facesse scoprire; dal corpo di Draco si sprigionava ad ondate un aura negativa indirizzata verso il peldicarotaweasel: tremava per lo sforzo di trattenersi, le belle labbra erano piegate in una smorfia cattiva e lo sguardo era attento a bersi ogni smorfia del Grifone. Inviperito, Draco si voltò pronto a maledire chiunque lo avesse fermato, invece si perse negli occhi blu come il mare più profondo di Blaise che, sereni, lo aiutarono a calmarsi. “È sempre stato così con Blaise,” Pensò grato Draco. “quando la rabbia mi sopraffaceva, lui era il porto sicuro su cui spiaggiare.”

Blaise era amico di Draco fin dall’infanzia, quindi poteva vantarsi di riconoscere i turbamenti che il Serpeverde cercava di celare dietro le ciglia di quegli occhi tersi come il cielo d’inverno. Mentre accarezzava distrattamente la pallida mano dell’amico, ancora artigliata al bordo del tavolo, Blaise ripensò all’estate appena passata quando una strana inquietudine si era impadronito di lui; un inquietante sibilo nella testa gli suggeriva in continuazione di cercare di tenere calmo il bel ragazzo al suo fianco.

Da tempo si era accorto che qualcosa di diverso aveva dato un po’ di luce alla tetra vita che Draco conduceva relegato in casa, per colpa dei numerosi Mangiamorte che frequentavano il Maniero. Invero, si riscoprì molto felice per lui ma anche terribilmente curioso, cosicché aveva passato i primi mesi di scuola a tenerlo d’occhio. Rimase quindi molto sorpreso quando Draco decise di frequentare Pansy. “Non credo a un ritorno di fiamma, come pensano quegli stolti dei miei compagni,” considerò tra sé quando apprese la notizia, “al quarto anno l’aveva invitata solo perché costretto dal padre.” Sbuffò spazientito. “Quindi non è altro che un diversivo; ma per cosa?” Se voleva scoprirlo doveva agire con astuzia e assecondare Draco aiutandolo a fugare ogni possibile sospetto con i Serpeverde e magari a provare a divertirsi insinuando qua e là qualche battutina sarcastica. “Scommetto il mio intero patrimonio che il motivo del turbamento ha a che fare con la scomparsa di Potter,” se ne uscì la solita voce nella testa un pomeriggio che se ne stavano tutti annoiati in riva al Lago Nero.Già, il presunto odiato Potter.” Sorrise sotto i baffi pensando alle notti in bianco passate ad ascoltare i progetti di vendetta di Draco. “Era davvero esilarante ascoltare con quanta inventiva cercava di raggiungere l’obiettivo.” Niente destava l’interesse del suo amico come SanPotter. Blaise aveva il sospetto – anzi ne era certo – che Draco provasse un forte attaccamento verso quello sparuto ragazzino perennemente disordinato. Al loro primo anno, era stato presente quando l’amico si sgretolò in mille pezzi – era riuscito a percepire il suo cuore schiantarsi dal dolore – davanti al rifiuto dello Sfregiato e, successivamente, gli stette vicino anche quando nel Serpeverde cresceva sempre di più il bisogno di attirarne l’attenzione. Amava Draco di quell’amore puro e incondizionato che si scambiano due fratelli abbandonati e obbligati ad affrontare da soli le cattiverie del mondo e, davanti allo sconforto dell’amico, dopo l’ennesimo litigio con Potter, si era ripromesso di proteggerlo da se stesso, facendo in modo di preservare quell’anima che lui sapeva nobile e gentile.

All’improvviso le ante del pesante portone si schiantarono contro le pareti della Sala Grande facendo tintinnare le vetrate dell’alto soffitto, creando scompiglio tra i presenti. Il preside si alzò in piedi con la bacchetta sguainata tenuta nella mano ferma, con un cipiglio severo e preoccupato disegnato sul volto rugoso, intimando a tutti di mantenere l’ordine. Dal fondo buio, oltre l’uscio, una figura ammantata di nero avanzò con l’andatura elegante, seppur leggermente claudicante, di un cavaliere d’altri tempi. Il cappuccio del mantello scivolò lentamente sulle spalle scoprendo una folta capigliatura scura, due occhi verdi e determinati, labbra rosse strette in una morsa seria, la cicatrice che spiccava sul volto pallido: tutto in quella persona emanava potere e autorità.

Harry? La voce sorpresa del Preside si distinse nettamente nel silenzio attonito.

Preside. Era una voce matura, roca e profonda quella che rispose, incutendo timore e determinazione, generando ondate di ammirazione e paura. Harry avanzò con calma al centro, tra i tavoli, e gli occhi verdi puntati sull’uomo canuto, che si risedette stanco.

Draco portò immediatamente mano alla bacchetta senza perdere di vista un solo momento lapiattola sul cui volto si era congelato il sorriso di trionfo, che presto si trasformò in una smorfia di disappunto mentre stringeva gli occhi in due fessure colme d’odio. Blaise, beffardo, alternò lo sguardo tra Draco, Harry, Ron e il Preside pregustandosi le prese in giro a discapito dell’amico.

L’ha saputo, dunque. Esordì Silente senza una particolare intonazione.

Perché hai permesso che accadesse? Lo accusò il ragazzo contenendo l’indignazione. Con un gesto lento della mano il preside fece in modo che la conversazione rimanesse tra loro, mentre in sala si scatenò il putiferio.

Cerca di capire... Tentò di giustificarsi il vecchio canuto. Harry con rabbia picchiò il palmo sul tavolo facendo rovesciare i boccali di succo di zucca sulla linda tovaglia di broccato.

Grazie a questa “bravata”, sottolineò sarcastico, ha condannato a morte Severus e lei lo discolpa?! seguì un silenzio colpevole. Capisco. Per lei il fine giustifica i mezzi, ogni azione è lecita per la sua campagna per il Bene Superiore: tutti diventano sacrificabili, anche il suo alleato più prezioso. Il preside cercò di giustificarsi ma Harry, alzando una mano, lo interruppe irritato. Bene, ho ben presente la situazione e mi tiro fuori dai suoi giochi. Ora ha il suo nuovo gingillo con cui divertirsi, io ci tengo alla mia vita e a quella di mio Padre. Harry voltò il capo verso una porta laterale e, attento a non farsi scoprire, osservò con sguardo amorevole l’entrata nella sala dell’arcigno professore di D.A.D.A.

Ron, La voce di Finnigan sovrastò lo schiamazzo degli studenti, come prescelto sei davvero scadente: non solo è riapparso Harry dal nulla ma pure Piton è resuscitato. Dacci indietro i soldi della scommessa e paga pegno. Concluse ridendo sguaiatamente. Ron lanciò con malagrazia le monete all’Irlandese, mentre la panca su cui stava seduto si rovesciò in terra con uno schianto trascinandosi dietro alcuni malcapitati, poi, con passo furioso, abbandonò la sala inseguito dall’ilarità dell’intera tavolata rossooro. L’odio che provava affondò le proprie radici nel terreno fertile: “Conosco il segreto di Potter,” Meditò livido tra sé e sé il rosso. “devo inventarmi qualcosa per togliermelo dai piedi, magari mentre lo ridicolizzo davanti all’intera scolaresca così tutti riconosceranno che sono l’unico in grado di sconfiggere Tusaichi.”

Intanto, con pochi passi, mentre il lungo mantello nero svolazzava ai lati delle gambe, il professore si avvicinò a Harry ignorando gli sguardi torvi puntati su di lui. Una volta raggiuntolo, dopo aver fatto un lieve cenno al preside, disse con voce abbastanza alta da farsi sentire da chiunque:

Mi spiace di aver ritardato Albus, ma una sgradevole questione richiedeva tutta la mia attenzione, cominciò con voce irritata, lanciando uno sguardo al vetriolo al Grifone. Mi è stato fatto presente, Signor Potter, che il letto a lei designatogli nei precedenti anni, in quella ridicola torre riservata ai Grifondoro, non esiste più. Ignorò le proteste che si erano alzate prontamente e, con fare seccato si girò verso la sua collega. Per caso, ne eri a conoscenza, Minerva? Senza attendere risposta, tornando a guardare in faccia Harry, riprese. Pertanto, mi duole informarla che sarò costretto a ospitarla temporaneamente nella mia onorevole Casa. Lo disse piegando le labbra in una smorfia schifata per poi allungare il braccio verso la porta. Prego, mi segua. Le mostro la strada per i sotterranei. Un lampo di sollievo passò negli occhi ridenti di Harry perché non si sentiva ancora pronto ad affrontare i propri compagni. L’unica nota positiva di tutta questa inutile faccenda, è che non sarò costretto a farmi tutte quelle scale per portarle le pozioni che i Medimaghi sono stati così solerti a procurarle.

Io non lo voglio nella nostra Sala Comune, proruppe arrabbiata una ragazza dai corti capelli neri a caschetto, subito appoggiata da altri Serpeverde, se neanche quelli della sua casa lo vogliono, che se ne vada pure. Sono certa che la fuori, fece un gesto vago alla propria sinistra, più di un mio conoscente lo ospiterebbe volentieri. Sogghinò cattiva ammiccando all’indirizzo di Draco. Quest’ultimo – che avrebbe tanto voluto avadakedravizzarla – si stampò in faccia un’espressione neutra; Blaise ne fu molto fiero mentre, intorno a loro, si alzavano molte proteste.

La ringrazio per la sua onesta opinione, Signorina Parkinson, davvero sentita da parte mia e, se fossimo da soli, l’avrei già messa in pratica, ma, con mio grande disappunto, non sono io il preside e quindi si adeguerà anche lei, esattamente come mi sono adeguato io. La minaccia implicita venne accolta con un lieve brusio tra le file dei Serpeverde. Ora, se non ci sono altre interruzioni, vorrei portare il Signor Potter ai suoi alloggi così da poter iniziare per tempo la lezione del mattino. Girando su se stesso, con uno svolazzo del mantello, prese la via del portone sicuro che il Grifone l’avrebbe seguito senza fiatare. Harry, dal canto suo, camminando a testa bassa dietro Severus, si arrischiò a sbirciare verso Draco trovandolo intento a fulminare Pansy, che, ignara, se la rideva con l’amica vicina. Portandosi repentinamente una mano sulla bocca, il cuore che batteva felice nel petto, nascose l’enorme sorriso che rischiava di tradirlo.



Note dell’autrice: grazie a chiunque legge e leggerà, a chiunque apprezzi la mia storia e soprattutto a chi commenta. Buona lettura.





   
 
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