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Autore: Sinden    09/09/2018    1 recensioni
Seguito di "Roswehn di Dale".
FF genere fantasy basata su film Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armate.
Roswehn lascia il Reame Boscoso per andare incontro a un'avventura... ma una nuova vita é in arrivo, e i fantasmi del suo passato si ripresentano, per la sfida finale.
Estratto:
"Voi siete avvelenato dall'ambizione e dall'egocentrismo. L'anno scorso siete venuto a Dale e ci avete aiutato solo per recuperare una collana, me l'ha detto Bard. Le gemme di Lasgalen, i diamanti inestimabili che Thror vi negó secoli fa. Ma dove eravate, negli anni precedenti? In quale circostanza il reame di Eryn Galen ci ha mai offerto solidarietà, durante gli inverni rigidi e le estati torride, dopo le inondazioni dovute alle piogge, quando l'acqua del lago allagava le nostre case? Quando non avevamo cibo, né si poteva pescare, perché un'improvvisa frana aveva riempito il lago di fango? Nemmeno un elfo si vide da quelle parti, allora, tanta era l'amicizia che ci dimostravate." terminò Hannes, amaro.
Matching: Thranduil e nuovo personaggio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Bilbo Baggins, Elrond, Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Roswehn era distesa sul letto, in camera sua.
Era mattina, il sole era sorto da appena qualche ora e la luce timida faceva capolino dalle persiane socchiuse. C'era una mosca nella stanza. Volava silenziosa attorno al portacandele appeso al soffitto; la traiettoria che tracciava nell'aria era quadrata. La donna osservava rapita quel volo perfettamente simmetrico: l'insetto cambiava direzione sempre nello stesso, identico punto. Le venne in mente la sua infanzia a Pontelagolungo.
Da bambina, a volte si divertiva a cacciare le mosche con un piccolo battipanni: le osservava fermarsi sui muri delle casette in legno del villaggio, si avvicinava lentamente e le colpiva. Andava sempre a segno. Nella sua caccia all'insetto, le piaceva andare spesso al vecchio casale di Louis Gozel, un anziano pescatore vedovo che, da quando la figlia era andata via di casa, passava tutto il suo tempo a intrecciare contenitori in paglia, che poi vendeva alle donne di Pontelagolungo per qualche moneta di bronzo. L'uomo aveva tutto un campionario di oggetti che a Roswehn piaceva studiare: canne da pesca, arpioni, esche finte a forma di vermetti, retini, strumenti per eviscerare il pesce, vecchi libri su mitologiche creature marine. Louis la lasciava curiosare fra le sue cose, perché Roswehn non lo disturbava, se ne stava lí silenziosa, a parte quando tendeva gli agguati ai mosconi.
Improvvisamente, aveva smesso di andare da lui perché il vecchio, dopo qualche tempo che la bambina frequentava casa sua, aveva iniziato a guardarla in modo strano. I suoi occhi dai bulbi giallognoli sempre più spesso si posavano sulle gambe nude di Roswehn, che d'estate indossava gonne, vestitini e prendisole. Pur giovanissima, lei si era accorta che qualcosa non andava in quello sguardo, e quando lui un giorno le aveva chiesto di seguirlo all'interno della casa, dietro la promessa di una fetta di torta, era fuggita. Aveva visto qualcosa di brutto in quegli occhi, qualcosa di sporco e pericoloso che avrebbe potuto farle male. Molto male.
Quell'istinto formidabile che hanno le donne fin dall'infanzia, di riconoscere i predatori, l'aveva salvata quel giorno. Ma Tilly Conway, altra bambina coetanea di Roswehn, non era stata cosí accorta. Anche Tilly era stata attratta da Gozel in casa sua, ma nella sua ingenuità lo aveva seguito. Ne era uscita devastata mentalmente: quel lurido vecchio raggrinzito si era lasciato andare con lei a ogni sordida depravazione, a parte violentarla nel senso stretto del termine. Una volta che il fatto fu scoperto, perfino Viktor Monrose, che di solito ignorava i problemi cittadini delegando la loro soluzione ad Archie o Alfrid, aveva deciso di alzarsi dalla comoda poltrona del suo Palazzo e prendere l'iniziativa. Non fu nemmeno avviato un processo: Gozel venne rinchiuso nella più buia e fetida cella delle carceri, dove morí dopo un anno per un attacco di cuore. Gli andò perfino bene, considerando che la gente di Pontelagolungo aveva chiesto la sua testa. Alla piccola Tilly, peró, non sarebbe bastata una vita per dimenticare. Roswehn si chiese cosa fosse stato di lei, era da moltissimo tempo che non la vedeva più. Si augurò che avesse almeno trovato la forza di continuare a vivere.

Quell'amaro ricordo ne fece affiorare un altro, come talvolta capita quando si apre quel vecchio armadio polveroso che ognuno ha nella mente, e dal quale fuoriescono d'improvviso frammenti di memoria che si credevano perduti. I conigli di Georg.
Roswehn era solita osservare rapita la loro fine per mano del mandriano, che non potendo tenere buoi sul lago, aveva dato vita ad un piccolo allevamento casalingo: li uccideva e ne vendeva la carne con buon profitto. Le altre bambine di Pontelagolungo portavano insalata e carotine agli animaletti, si affezionavano a loro e poi piangevano quando Georg ne prendeva uno dal recinto per ucciderlo. Lo imploravano sempre di lasciarlo vivo, ma lui dopo un po', spazientito, le cacciava: "Via di qui, sciò! Andate a giocare con le bambole, non con questi animali pulciosi!" Le bimbe scappavano via inorridite dal sangue e da quello che Georg avrebbe fatto dopo, ma Roswehn no. Rimaneva lí ad osservare con attenzione il momento in cui l'uomo tagliava la piccola gola alla creatura scalciante, la lasciava morire dissanguata e poi la spellava. Letteralmente, con un coltello toglieva la pelliccia attento a non rovinarla, perché alcuni artigiani la compravano per farci guanti e cappelli e altri accessori per l'inverno. Il coniglio morto e scorticato rimaneva lí, sul tavolone di legno di Georg, con tutti gli organi interni in bella vista. Roswehn chiedeva sempre di vedere il cuore, il piccolo cuoricino rosso scuro dell'animale.
Georg, notando la sua curiosità, un giorno le aveva detto: "Dovresti partire per Isengard quando sarai grande. Potresti diventare l'assistente di uno Stregone. Sai, sono anche esperti in medicina. Impareresti a curar le malattie, saresti una scienziata o simile." Roswehn ci aveva fantasticato sopra per un bel po', crescendo: non sarebbe stato affatto male come destino. E invece, la vita l'avrebbe portata a diventare l'amante di un Re Elfo e probabile futura madre di un mezzosangue.
Ancora non era sicura se credere o meno alle parole di Babiyar: forse quella megera si era inventata la sua gravidanza per ricattarla, ingolosita da quel tintinnante sacchetto di monete. Cosa c'era da aspettarsi da una persona dall'animo malvagio che aveva scavato una buca profonda un metro e larga cinquanta centimetri per buttarci dentro un neonato che ancora piangeva? Un'altra viscida carogna come Louis Gozel. Era un mistero che Eru riempisse il mondo di personaggi simili. Ah, come le mancavano gli Elfi: a Boscoverde, nel Lòrien e a Rivendell fattacci del genere non sarebbero mai potuti capitare. Cos'avrebbe fatto Thranduil a due laidi individui come quelli? Non avrebbe nemmeno perso tempo a chiuderli nelle sue prigioni, li avrebbe decapitati lui stesso, con la sua spada.

Però, al di là della scarsa fiducia che nutriva per Babiyar e dei dubbi sulle sue parole, non poteva ignorare i segnali che le dava il suo corpo. C'era senz'altro qualcosa che non andava, lo sentiva. L'istinto femminile che l'aveva salvata dalle mani sudicie di Gozel, da bambina, ora le diceva che era incinta. Gravida di una creaturina che avrebbe avuto un futuro difficile, comunque fossero andate le cose: la comunità umana l'avrebbe rifiutata, questo era certo. Gli Elfi di Boscoverde, dal canto loro, l'avrebbero vista come la progenie bastarda del loro re, un elfetto di sangue misto che sarebbe vissuto all'ombra di Legolas, del tutto impossibilitato ad accedere al rango e ai privilegi di Principe, o Principessa. Magari l'avrebbero tenuto a Eryn Galen come parente inopportuno, una presenza molesta che avrebbe imbarazzato il Re e messo in difficoltà il Principe.
Legolas era buono d'animo, Roswehn lo sapeva. Di certo avrebbe amato e protetto il fratello o la sorella, e anche Thranduil avrebbe fatto spazio nel suo cuore per il nuovo arrivo. Ma lui o lei, come si sarebbero sentiti in quella situazione? Un figlio o figlia immortali, sempre avviliti dalla consapevolezza di essere i secondi in ordine di importanza. Davvero un'esistenza meschina. E lei, Roswehn? Cosa sarebbe diventata? La ragazza madre che non sarebbe mai stata moglie, né Signora di nessuno. L'amante ingravidata, portatrice di un erede impuro del sovrano.
Certo, gli Elfi la trattavano con riguardo per paura dell'ira di Thranduil, e anche perché la sua presenza lí a Eryn Galen era stata discreta durante quel mese. In pratica, viveva nelle stanze del Re e ogni tanto si concedeva delle passeggiate nel bosco. Sempre con lui, mai sola. In pubblico, si comportavano quasi come fossero stati buoni amici, anziché innamorati. Thranduil non la teneva mai per mano, né si erano mai scambiati effusioni lontano dalle camere reali.
Vederla a spasso per il regno con il ventre rigonfio avrebbe cambiato un po' le cose. A quel punto, sarebbe stato chiaro cosa facevano lei e il re. E allora, non era possibile immaginare quale sarebbe stata la reazione degli Elfi.
Il problema, comunque, non era tanto Roswehn, ma l'essere che cresceva in lei. Doveva disfarsene, come suggerito dalla strega?
Anche questo le fece tornare in mente un ricordo: il giorno in cui Edith aveva portato un'intera cucciolata di gattini verso la riva del lago, per affogarli. I gatti randagi erano un problema per la comunità: attratti dal pesce, scorrazzavano per i pontili del villaggio, portando con loro anche brutte malattie, come la rabbia. Il metodo più brutale per conterne la proliferazione era ucciderli non appena la madre iniziava a lasciarli incustoditi. Spesso venivano messi tutti in un sacco, nel quale venivano messe anche grosse pietre, e che veniva chiuso con uno spago. Buttando il sacco nel lago, i micini venivano trascinati sul fondale, e annegavano. Roswehn piangeva sempre tutte le sue lacrime quando vedeva scene simili: indifferente, per non dire attratta, dallo smembramento di un coniglio, sentiva il cuore andare in mille pezzi quando venivano uccisi i gatti. Era ben strano.
Comunque, un giorno la fioraia aveva raccolto quattro gattini che la importunavano nel suo roseto, perché giocando rovesciavano i vasi di fiori e combinavano altri piccoli guai: uno era rosso e aveva brillanti occhi verdi come smeraldini. Riuscí a fuggire, saltando fuori dal cesto di canapa in cui Edith li aveva buttati per portarli al lago. Scappò lontano e sopravvisse, nonostante fosse ancora troppo piccolo per cacciare. Si cibava di rifiuti che trovava vicino alle case. Roswehn si era affezionata moltissimo a quel gattino coraggioso, che strenuamente aveva lottato per rimanere in vita. Lo aveva chiamato Emerald.

Pensò a quella bestiola, mentre ragionava sulle sue condizioni, sdraiata sul letto. Aveva sistemato il bagaglio e alle nove del mattino si sarebbe preparata a salutare di nuovo tutti e si sarebbe messa in marcia verso Gran Burrone. Doveva parlare a Elrond, chiedere consiglio all'illuminato Signore di Imladris che già una volta l'aveva salvata da un gigantesco guaio. Per un po', Bilbo Baggins e la faccenda dell'Anello sarebbero stati messi in fondo alla sua lista personale di priorità. Doveva decidere come affrontare la situazione, perché non voleva che la creatura che aveva in grembo facesse la fine di Tilly o dei conigli di Georg o dei fratellini sfortunati di Emerald. Non voleva fosse destinata al sacrificio.
Ma non voleva neanche che trascorresse la sua vita lunghissima in un roteare incessante e senza meta come faceva quella mosca nera.
Si accarezzò il ventre.

Ho fatto tante stupidaggini in vita mia, caro bambino o bambina. Tanti errori che avrei potuto evitare...ma li ho commessi, e indietro non si torna. Ho visto cose orribili e altre bellissime. Ho sognato, e realizzato i miei sogni. Alcuni sí, altri no. Ma su questa faccenda, non sarò io a decidere. Su di te, ascolterò l'opinione di qualcun altro, qualcuno di quasi infallibile. Qualcuno più avveduto di me. Non sarai un errore, te lo giuro.
   
 
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