Kate
Rosier & Ian Blackwood
Erano
passati sei mesi da quando aveva messo piede a New York
per la prima volta e ancora non era riuscita ad abituarsi ai ritmi
serrati
della vita degli americani; anche a Londra gli eventi viaggiavano
veloci, ma il
ritmo statunitense era a dir poco folle. Le mode duravano uno schiocco
di dita,
così come fama e popolarità, quello che era in
una settimana prima era out la
seguente. E per lei che voleva farsi un nome nel campo della magimoda
la cosa
era oltremodo stressante.
A
ciò si aggiungevano le sedute che dal suo trasferimento
aveva intrapreso con cadenza settimanale.
La
morte di Alther, unita a quel caos senza speranze che era
la sua famiglia, l’avevano lasciata a pezzi e sebbene in
presenza di Scarlett
avesse tenuto a freno lo sconforto adesso che era sola aveva deciso di
prendere
in mano la situazione.
Piangersi
addosso non sarebbe servito a nulla.
Afferrò
il suo caffè extra lungo e s’incamminò
a passi svelti
verso l’ingresso della sala incontri del suo gruppo di
sostegno.
C’erano
persone che avevano affrontato lutti di ogni tipo,
genitori che avevano perso i figli o persone ormai vedove, ma anche chi
aveva
problemi nella gestione dell’emotività o con
disturbi legati all’eccessivo
stress emotivo.
All’inizio
era stata scettica, l’idea di mettere a nudo i suoi
sentimenti davanti a un gruppo di perfetti estranei la destabilizzava,
ma con
il passare delle sedute aveva trovato delle vere amicizie tra quelle
persone.
S’intrufolò
tra una coppia che chiacchierava vicino alla porta
e individuò all’istante Crystal che le teneva il
posto accanto a lei.
Scivolò
sulla sedia e le porse il suo caffè.
-
Semplice e rigorosamente senza zucchero. –
Crystal
le rivolse un sorrisone e afferrò la bevanda,
prendendone un paio di lunghissimi sorsi.
-
Ti adoro. –
-
Lo so -, replicò sorridendole a sua volta, - è
facile
amarmi. –
Ridendo,
la bionda yankee le assestò una bottarella sul
braccio.
-
Spiritosa … piuttosto, guarda un po’ chi sta
arrivando. –
Seguì
il suo sguardo e non ebbe bisogno di domandarle chi
fosse l’uomo sui trentacinque anni che stava varcando la
soglia.
Ian
Blackwood era probabilmente lo scapolo d’oro del momento.
Fresco di divorzio, tremendamente bello e affascinante, con un
patrimonio a
nove zeri, manager di successo della squadra prima in classifica del
campionato
e a quanto pareva alle prese con gli strascichi della rottura con sua
moglie
avvenuta due mesi prima.
-
Credi che si stia riprendendo dal divorzio? –
-
Non ne ho idea … dovrebbe importarci? –
Crystal
annuì con vigore. – A me probabilmente no, ma a te
decisamente sì. Da quanto è che non esci con
qualcuno? –
Era
una domanda retorica.
Tutti
lì dentro sapevano che non aveva più nemmeno
preso un
caffè con un uomo dalla morte di Alther.
-
Non credo che il gruppo serva a questo. –
-
Forse no, ma il nostro terapeuta dice sempre che
socializzare tra di noi è importante per aprirci
… e quello è decisamente il
tipo di uomo con cui faresti molto bene ad aprirti.
–
Ignorò
il palese doppio senso e scrollò le spalle per poi
tornare a rivolgere le proprie attenzioni al suo caffè
aromatizzato alla
cannella.
Crystal
era praticamente senza speranze quando si metteva in
testa qualcosa.
Svoltò
l’angolo correndo a perdifiato e finì con
l’impattare
contro qualcosa. Un muro probabilmente, ipotizzò
all’inizio, ma quando alzò lo
sguardo sul completo d’alta sartoria blu scuro e la candida
camicia bianca con i
gemelli al polso scartò quell’ipotesi.
Ian
le rivolse un sorriso vagamente divertito.
-
In ritardo per la seduta oppure corri per essere sicura di
accaparrarti l’ultimo brownie? –
Probabilmente
avrebbe dovuto replicare con qualcosa di salace,
ma l’unica cosa che le venne in mente furono quei deliziosi
dolcetti che erano
diventati la sua personale droga da quando si era trasferita a New York.
-
Vuoi dire che hanno già fatto fuori tutti i brownies? Ma
Miranda ha detto che ne avrebbe portate due
teglie. –
-
Già, sembra che oggi il resto del gruppo sia particolarmente
affamato -, confermò per poi aggiungere davanti alla sua
espressione delusa, -
ma te ne ho tenuti da parte un paio. –
Le
mostrò l’involucro in cui li aveva riposti con
cura e le
iridi blu di Kate brillarono fameliche per un attimo.
-
Venite qui, piccole prelibatezze cioccolatose. –
Ian
gliele porse con una risata e la osservò divorarli con
gusto.
-
Grazie mille, sei stato molto gentile, se fosse stato per
Crys non ne avrei mangiato nemmeno mezzo. –
-
Diciamo che sono un bravo osservatore. Dopotutto sono mesi
che ti vedo fiondarti sui brownies ogni volta che Miranda li fa.
–
-
Non mi fiondo -, protestò, - non sono una specie di
selvaggia che non mangia da mesi. –
-
Sì invece -, replicò con un sorriso ironico, - ma
devo
ammettere che hai sempre una certa grazia nel farlo. –
-
Veramente molto gentile. –
-
Faccio del mio meglio, ma divento molto più carino e
simpatico davanti a un paio di calici di champagne. –
-
Un vero peccato che non ne servano agli incontri – lo
rimbeccò,
sorridendo ironica a sua volta.
-
Già, ma so che c’è un locale molto
carino a cinque minuti da
qui. Possiamo passarci dopo la seduta, così avresti modo di
verificare che dico
sempre la verità. –
Il
sorriso tentennò a quelle parole.
Da
una parte non poteva fare a meno di considerare Ian un uomo
attraente e in fondo aveva voglia di conoscerlo meglio, ma
dall’altra era
convinta di non essere ancora pronta.
-
Io … -
-
Se non ti va non fa nulla, dicevo così per dire. –
Le
sembrò di sentire la voce di Crystal che le dava
dell’idiota
a gran voce. Dopotutto non poteva esserci certo nulla di male o di
compromettente nel bere una cosa in compagnia. Così lo
richiamò prima che
potesse allontanarsi troppo.
-
Ian, aspetta. –
-
Sì? –
-
Mi farebbe piacere andare a bere qualcosa con te. –
Kate
alzò la mano per attirare l’attenzione di Scarlett
mentre
la sorella arrancava sotto il peso di un paio d’immense
valigie.
-
Da questa parte, Scar. –
L’accolse
con un abbraccio spaccaossa, che le mozzò il fiato,
e vide la perplessità nelle sue iridi all’istante.
-
Come mai ci sono i fotografi? –
Kate
giocherellò con una ciocca color fragola, vagamente
imbarazzata, - Ti ricordi di quando ti ho parlato della persona con cui
sto?
Diciamo che i fotografi sono qui per lui … -
-
Già, sei stata insolitamente criptica a riguardo
… quindi
lui chi è? –
Il
suo compagno si fece largo tra la folla e le tese la mano,
sorridendo amichevolmente.
-
Ian Blackwood, piacere di conoscerti, Kate non vedeva l’ora
che arrivassi. –
Scarlett
lo soppesò dall’alto in basso per qualche istante
prima di accettare la mano e stringerla con un sorriso.
-
Il piacere è mio, ma se avessi saputo che il ragazzo di mia
sorella è il manager della squadra capolista ti avrei
chiesto una
raccomandazione per un colloquio molto prima. –
-
Scar! –
Ian
scoppiò a ridere. – Mi piace, è diretta
e non ha paura di
dire come la pensa, ti assomiglia molto in questo. Vuoi fare la
Cronista, è giusto?
–
-
Esatto. –
-
Vedremo cosa posso fare, ho degli amici nell’ambiente, ma
starà a te conquistarli. –
-
Sono una Rosier, siamo nati per conquistare la gente. –
-
Già, Kate l’ha reso piuttosto evidente fin dalla
prima volta
che l’ho vista. –
*
-
Kate, tesoro, sei chiusa lì dentro da quasi
mezz’ora … tutto
bene? –
L’ex
Corvonero prese un respiro profondo, si pulì la bocca con
una salvietta e replicò: - Sì, immagino sia stato
qualcosa che ho mangiato che
mi ha fatta stare male. –
-
Vuoi che ti faccia fare una tisana? –
-
Magari … dammi un momento ed esco dal bagno. –
Si
ricompose, osservando lo sguardo sbattuto e la pelle
leggermente più pallida del solito. Aprì lo
sportello dell’armadietto e ripescò
dentifricio e spazzolino … poi lo sguardo le cadde sulla
scatola dei tamponi
ancora non utilizzati.
Fece
un rapido calcolo mentale.
Quaranta
giorni … erano passati quaranta giorni dal suo ultimo
ciclo e lei era sempre stata regolarissima.
-
Oh per Merlino e tutti i Fondatori, non può essere vero.
–
Contò
di nuovo e poi ancora una volta mentre usciva dal bagno
e si lasciava cadere sul gigantesco letto matrimoniale.
-
Kate … -
-
Ssssh, sto contando. –
Ian
corrugò la fronte, appoggiando la tazza con la tisana sul
comodino, e la osservò perplesso.
-
Stai contando? –
-
Già. –
-
Tesoro, cosa stai
contando esattamente? –
-
I giorni … Io sono ragionevolmente convinta di essere
incinta. –
Vide
le iridi grigie di Ian sgranarsi lentamente mentre
assimilava la notizia e poi sentì le sue braccia forti
chiudersi attorno a lei
e stringerla.
-
Ma questa è una notizia meravigliosa … domani per
prima cosa
andiamo a fare le analisi, dobbiamo esserne sicuri e devi adeguare il
tuo stile
di vita alla gravidanza. –
Sparava
parole a una velocità folle e Kate fece appena in
tempo a rendersi conto di quello che significava.
Ian
era
contento di quella gravidanza.
Tutta
la paura venne spazzata via da quella consapevolezza:
anche se non ne avevano mai parlato prima sembrava che ogni cosa stesse
andando
per il verso giusto.
-
Sono una balena. –
-
Non essere ridicola, tesoro, sei sempre bellissima. –
-
Sono obesa, guarda quanta ciccia. –
-
Sei incinta, non grassa, è normale. –
Kate
incrociò le braccia sotto al seno e gli rivolse
un’occhiata
a metà tra l’abbattuto e l’irritato.
-
Perché questa bambina non si sbriga a nascere? Sono stufa di
essere una mongolfiera quando tu sei sempre così perfetto.
–
Le
sedette accanto, cingendole le spalle con un braccio, e
l’attirò
a sé per baciarla agevolmente.
-
Tu sei perfetta e
sono certo che quando nostra figlia nascerà lo
sarà anche lei. –
Si
accoccolò contro la sua spalla e si rilassò in
quella
stretta che prometteva amore eterno e incondizionato.
*
Kelly
Blackwood – 2007, Serpecorno
Isabelle
Blackwood – 2011, Tuonoalato
Isla
Blackwood – 2013, Wampus
-
Mammina? –
Smise
di cucire l’abito per il matrimonio di Crystal e
posò lo
sguardo sulla sua primogenita. Sebbene avesse solo tre anni Kelly si
dimostrava
spesso e volentieri una bambina tremendamente curiosa.
-
Sì, tesoro? –
-
Posso sapeve una cosa? –
Il
fatto che ancora non riuscisse a pronunciare correttamente
la “r” le ricordava sua sorella. Anche Scarlett
aveva avuto difficoltà con
quella lettera prima del compimento dei cinque anni.
-
Certo, cosa vuoi sapere? –
-
Zia Scavett e zio Gavin litigano sempre … non si vogliono
bene? –
Kate
ridacchiò, mettendo via l’abito per un momento e
facendo
sedere la piccola sulle sue gambe.
-
Ti ricordi quando ti ho detto che certe volte i bambini
fanno i dispetti alle bambine per attirare la loro attenzione
perché in realtà
sono innamorati di loro? –
Kelly
annuì.
-
Bene, zia Scarlett e zio Gavin fanno la stessa cosa, solo
che sono troppo testardi per capire che si piacciono molto …
immagino che ci
vorrà un po’ di tempo perché
ciò avvenga. –
La
piccola sorrise, puntando un dito contro se stessa.
-
Aiuto? –
-
Sì, tesoro, tu ed io li aiuteremo a capirlo. –
-
Izzy, per favore puoi indossare quest’abito così
andremo a
trovare lo zio Gavin in ospedale? –
La
secondogenita scosse risolutamente le onde corvine, fissando
l’abito con l’espressione disgustata di chi stava
assaporando qualcosa di molto
aspro.
-
Non mi voglio mettere un vestito, voglio i pantaloni. –
-
Ma sei una signorinella ormai, dovresti vestirti come le tue
sorelle …
-
Senza i pantaloni non vengo. –
-
Ci sarà anche Scott, potrete giocare insieme nel cortile.
–
Quelle
parvero essere le parole magiche perché, se Kelly
dall’alto
dei suoi undici anni si considerava troppo grande per giocare con loro
e Isla
era ritenuta troppo piccola con i suoi cinque anni, Isabelle e suo
cugino Scott
erano a dir poco inseparabili.
-
Per giocare nel cortile avrò bisogno dei pantaloni
… se cado
con il vestito mi sbuccio le ginocchia. –
Alzò
gli occhi al cielo, divertita dal modo della figlia di
rigirare la frittata. Era una cosa che aveva ripreso dal padre,
c’era poco da
fare.
-
Va bene, basta che ci sbrighiamo … Kelly hai aiutato Isla a
vestirsi? –
La
maggiore annuì.
-
Sì, mamma, noi siamo pronte. –
-
Bene, allora vado ad avvisare tuo padre che possiamo
partire. Cercate di non discutere per tutto il tragitto, mi raccomando.
–
-
Certo. –
Fece
appena in tempo a scendere la prima rampa di scale che il
rumore del litigio appena scoppiato la raggiunse.
Ah,
crescere tre figlie era una vera impresa.
*
-
Credevo che dopo l’incidente di quattro anni fa avesse
deciso di evitare le giocate troppo azzardate. –
Scarlett
scrollò le spalle, osservando il marito che arrancava
zoppicando a qualche metro da loro mentre parlava con il fratello
maggiore.
-
Conosci Gavin, è più facile fracassargli la testa
che farci
entrare qualcosa dentro. –
Ridacchiarono.
In
effetti la sua testardaggine era stata l’origine di molti
litigi tra lui e Scarlett nel corso dei loro primi incontri.
-
E a te sta bene? –
-
Giocava già quando me lo sono scelto, perciò
sapevo a cosa
stavo andando incontro … se non altro tra un mese si
ritirerà e passerà ad
allenare. –
-
A proposito di squadre … Scott ha passato il provino?
–
-
Sì, ti lascio immaginare i sorrisi di Gavin quando ha saputo
la notizia. Izzy come è andata? –
-
Voleva provare come Cacciatrice, ma alla fine l’hanno
dirottata sul ruolo da Battitrice. –
Si
scambiarono un’occhiata complice.
Nessuna
sorpresa che un terremoto come lei facesse faville con
una mazza da Battitrice tra le mani.
-
Le partite Wampus contro Tuonoalato saranno infuocate a casa
da questo momento in poi. –
-
Sicuramente e sono dell’idea che quei due abbiano
già
iniziato a scommetterci sopra. –