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Autore: Ms Mary Santiago    12/09/2018    3 recensioni
[Raccolta dedicata alla mia storia interattiva “Il gioco degli invisibili”]
I ragazzi del Club hanno terminato Hogwarts ormai e ognuno insegue il proprio sogno. A distanza di anni dove saranno finiti e come se la caveranno alle prese con famiglia e figli?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Kate Rosier & Ian Blackwood

 

 

 

 

 

Erano passati sei mesi da quando aveva messo piede a New York per la prima volta e ancora non era riuscita ad abituarsi ai ritmi serrati della vita degli americani; anche a Londra gli eventi viaggiavano veloci, ma il ritmo statunitense era a dir poco folle. Le mode duravano uno schiocco di dita, così come fama e popolarità, quello che era in una settimana prima era out la seguente. E per lei che voleva farsi un nome nel campo della magimoda la cosa era oltremodo stressante.

A ciò si aggiungevano le sedute che dal suo trasferimento aveva intrapreso con cadenza settimanale.

La morte di Alther, unita a quel caos senza speranze che era la sua famiglia, l’avevano lasciata a pezzi e sebbene in presenza di Scarlett avesse tenuto a freno lo sconforto adesso che era sola aveva deciso di prendere in mano la situazione.

Piangersi addosso non sarebbe servito a nulla.

Afferrò il suo caffè extra lungo e s’incamminò a passi svelti verso l’ingresso della sala incontri del suo gruppo di sostegno.

C’erano persone che avevano affrontato lutti di ogni tipo, genitori che avevano perso i figli o persone ormai vedove, ma anche chi aveva problemi nella gestione dell’emotività o con disturbi legati all’eccessivo stress emotivo.

All’inizio era stata scettica, l’idea di mettere a nudo i suoi sentimenti davanti a un gruppo di perfetti estranei la destabilizzava, ma con il passare delle sedute aveva trovato delle vere amicizie tra quelle persone.

S’intrufolò tra una coppia che chiacchierava vicino alla porta e individuò all’istante Crystal che le teneva il posto accanto a lei.

Scivolò sulla sedia e le porse il suo caffè.

- Semplice e rigorosamente senza zucchero. –

Crystal le rivolse un sorrisone e afferrò la bevanda, prendendone un paio di lunghissimi sorsi.

- Ti adoro. –

- Lo so -, replicò sorridendole a sua volta, - è facile amarmi. –

Ridendo, la bionda yankee le assestò una bottarella sul braccio.

- Spiritosa … piuttosto, guarda un po’ chi sta arrivando. –

Seguì il suo sguardo e non ebbe bisogno di domandarle chi fosse l’uomo sui trentacinque anni che stava varcando la soglia.

Ian Blackwood era probabilmente lo scapolo d’oro del momento. Fresco di divorzio, tremendamente bello e affascinante, con un patrimonio a nove zeri, manager di successo della squadra prima in classifica del campionato e a quanto pareva alle prese con gli strascichi della rottura con sua moglie avvenuta due mesi prima.

- Credi che si stia riprendendo dal divorzio? –

- Non ne ho idea … dovrebbe importarci? –

Crystal annuì con vigore. – A me probabilmente no, ma a te decisamente sì. Da quanto è che non esci con qualcuno? –

Era una domanda retorica.

Tutti lì dentro sapevano che non aveva più nemmeno preso un caffè con un uomo dalla morte di Alther.

- Non credo che il gruppo serva a questo. –

- Forse no, ma il nostro terapeuta dice sempre che socializzare tra di noi è importante per aprirci … e quello è decisamente il tipo di uomo con cui faresti molto bene ad aprirti. –

Ignorò il palese doppio senso e scrollò le spalle per poi tornare a rivolgere le proprie attenzioni al suo caffè aromatizzato alla cannella.

Crystal era praticamente senza speranze quando si metteva in testa qualcosa.

 

 

 

 

 

Svoltò l’angolo correndo a perdifiato e finì con l’impattare contro qualcosa. Un muro probabilmente, ipotizzò all’inizio, ma quando alzò lo sguardo sul completo d’alta sartoria blu scuro e la candida camicia bianca con i gemelli al polso scartò quell’ipotesi.

Ian le rivolse un sorriso vagamente divertito.

- In ritardo per la seduta oppure corri per essere sicura di accaparrarti l’ultimo brownie? –

Probabilmente avrebbe dovuto replicare con qualcosa di salace, ma l’unica cosa che le venne in mente furono quei deliziosi dolcetti che erano diventati la sua personale droga da quando si era trasferita a New York.

- Vuoi dire che hanno già fatto fuori tutti i brownies? Ma Miranda ha detto che ne avrebbe portate due teglie. –

- Già, sembra che oggi il resto del gruppo sia particolarmente affamato -, confermò per poi aggiungere davanti alla sua espressione delusa, - ma te ne ho tenuti da parte un paio. –

Le mostrò l’involucro in cui li aveva riposti con cura e le iridi blu di Kate brillarono fameliche per un attimo.

- Venite qui, piccole prelibatezze cioccolatose. –

Ian gliele porse con una risata e la osservò divorarli con gusto.

- Grazie mille, sei stato molto gentile, se fosse stato per Crys non ne avrei mangiato nemmeno mezzo. –

- Diciamo che sono un bravo osservatore. Dopotutto sono mesi che ti vedo fiondarti sui brownies ogni volta che Miranda li fa. –

- Non mi fiondo -, protestò, - non sono una specie di selvaggia che non mangia da mesi. –

- Sì invece -, replicò con un sorriso ironico, - ma devo ammettere che hai sempre una certa grazia nel farlo. –

- Veramente molto gentile. –

- Faccio del mio meglio, ma divento molto più carino e simpatico davanti a un paio di calici di champagne. –

- Un vero peccato che non ne servano agli incontri – lo rimbeccò, sorridendo ironica a sua volta.

- Già, ma so che c’è un locale molto carino a cinque minuti da qui. Possiamo passarci dopo la seduta, così avresti modo di verificare che dico sempre la verità. –

Il sorriso tentennò a quelle parole.

Da una parte non poteva fare a meno di considerare Ian un uomo attraente e in fondo aveva voglia di conoscerlo meglio, ma dall’altra era convinta di non essere ancora pronta.

- Io … -

- Se non ti va non fa nulla, dicevo così per dire. –

Le sembrò di sentire la voce di Crystal che le dava dell’idiota a gran voce. Dopotutto non poteva esserci certo nulla di male o di compromettente nel bere una cosa in compagnia. Così lo richiamò prima che potesse allontanarsi troppo.

- Ian, aspetta. –

- Sì? –

- Mi farebbe piacere andare a bere qualcosa con te. –

 

 

 

 

 

Kate alzò la mano per attirare l’attenzione di Scarlett mentre la sorella arrancava sotto il peso di un paio d’immense valigie.

- Da questa parte, Scar. –

L’accolse con un abbraccio spaccaossa, che le mozzò il fiato, e vide la perplessità nelle sue iridi all’istante.

- Come mai ci sono i fotografi? –

Kate giocherellò con una ciocca color fragola, vagamente imbarazzata, - Ti ricordi di quando ti ho parlato della persona con cui sto? Diciamo che i fotografi sono qui per lui … -

- Già, sei stata insolitamente criptica a riguardo … quindi lui chi è? –

Il suo compagno si fece largo tra la folla e le tese la mano, sorridendo amichevolmente.

- Ian Blackwood, piacere di conoscerti, Kate non vedeva l’ora che arrivassi. –

Scarlett lo soppesò dall’alto in basso per qualche istante prima di accettare la mano e stringerla con un sorriso.

- Il piacere è mio, ma se avessi saputo che il ragazzo di mia sorella è il manager della squadra capolista ti avrei chiesto una raccomandazione per un colloquio molto prima. –

- Scar! –

Ian scoppiò a ridere. – Mi piace, è diretta e non ha paura di dire come la pensa, ti assomiglia molto in questo. Vuoi fare la Cronista, è giusto? –

- Esatto. –

- Vedremo cosa posso fare, ho degli amici nell’ambiente, ma starà a te conquistarli. –

- Sono una Rosier, siamo nati per conquistare la gente. –

- Già, Kate l’ha reso piuttosto evidente fin dalla prima volta che l’ho vista. –

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Kate, tesoro, sei chiusa lì dentro da quasi mezz’ora … tutto bene? –

L’ex Corvonero prese un respiro profondo, si pulì la bocca con una salvietta e replicò: - Sì, immagino sia stato qualcosa che ho mangiato che mi ha fatta stare male. –

- Vuoi che ti faccia fare una tisana? –

- Magari … dammi un momento ed esco dal bagno. –

Si ricompose, osservando lo sguardo sbattuto e la pelle leggermente più pallida del solito. Aprì lo sportello dell’armadietto e ripescò dentifricio e spazzolino … poi lo sguardo le cadde sulla scatola dei tamponi ancora non utilizzati.

Fece un rapido calcolo mentale.

Quaranta giorni … erano passati quaranta giorni dal suo ultimo ciclo e lei era sempre stata regolarissima.

- Oh per Merlino e tutti i Fondatori, non può essere vero. –

Contò di nuovo e poi ancora una volta mentre usciva dal bagno e si lasciava cadere sul gigantesco letto matrimoniale.

- Kate … -

- Ssssh, sto contando. –

Ian corrugò la fronte, appoggiando la tazza con la tisana sul comodino, e la osservò perplesso.

- Stai contando? –

- Già. –

- Tesoro, cosa stai contando esattamente? –

- I giorni … Io sono ragionevolmente convinta di essere incinta. –

Vide le iridi grigie di Ian sgranarsi lentamente mentre assimilava la notizia e poi sentì le sue braccia forti chiudersi attorno a lei e stringerla.

- Ma questa è una notizia meravigliosa … domani per prima cosa andiamo a fare le analisi, dobbiamo esserne sicuri e devi adeguare il tuo stile di vita alla gravidanza. –

Sparava parole a una velocità folle e Kate fece appena in tempo a rendersi conto di quello che significava.

Ian era contento di quella gravidanza.

Tutta la paura venne spazzata via da quella consapevolezza: anche se non ne avevano mai parlato prima sembrava che ogni cosa stesse andando per il verso giusto.

 

 

 

 

 

- Sono una balena. –

- Non essere ridicola, tesoro, sei sempre bellissima. –

- Sono obesa, guarda quanta ciccia. –

- Sei incinta, non grassa, è normale. –

Kate incrociò le braccia sotto al seno e gli rivolse un’occhiata a metà tra l’abbattuto e l’irritato.

- Perché questa bambina non si sbriga a nascere? Sono stufa di essere una mongolfiera quando tu sei sempre così perfetto. –

Le sedette accanto, cingendole le spalle con un braccio, e l’attirò a sé per baciarla agevolmente.

- Tu sei perfetta e sono certo che quando nostra figlia nascerà lo sarà anche lei. –

Si accoccolò contro la sua spalla e si rilassò in quella stretta che prometteva amore eterno e incondizionato.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

Kelly Blackwood – 2007, Serpecorno

 

Isabelle Blackwood – 2011, Tuonoalato



 

Isla Blackwood – 2013, Wampus

 

 

 

 

 

- Mammina? –

Smise di cucire l’abito per il matrimonio di Crystal e posò lo sguardo sulla sua primogenita. Sebbene avesse solo tre anni Kelly si dimostrava spesso e volentieri una bambina tremendamente curiosa.

- Sì, tesoro? –

- Posso sapeve una cosa? –

Il fatto che ancora non riuscisse a pronunciare correttamente la “r” le ricordava sua sorella. Anche Scarlett aveva avuto difficoltà con quella lettera prima del compimento dei cinque anni.

- Certo, cosa vuoi sapere? –

- Zia Scavett e zio Gavin litigano sempre … non si vogliono bene? –

Kate ridacchiò, mettendo via l’abito per un momento e facendo sedere la piccola sulle sue gambe.

- Ti ricordi quando ti ho detto che certe volte i bambini fanno i dispetti alle bambine per attirare la loro attenzione perché in realtà sono innamorati di loro? –

Kelly annuì.

- Bene, zia Scarlett e zio Gavin fanno la stessa cosa, solo che sono troppo testardi per capire che si piacciono molto … immagino che ci vorrà un po’ di tempo perché ciò avvenga. –

La piccola sorrise, puntando un dito contro se stessa.

- Aiuto? –

- Sì, tesoro, tu ed io li aiuteremo a capirlo. –

 

 

 

 

 

- Izzy, per favore puoi indossare quest’abito così andremo a trovare lo zio Gavin in ospedale? –

La secondogenita scosse risolutamente le onde corvine, fissando l’abito con l’espressione disgustata di chi stava assaporando qualcosa di molto aspro.

- Non mi voglio mettere un vestito, voglio i pantaloni. –

- Ma sei una signorinella ormai, dovresti vestirti come le tue sorelle …

- Senza i pantaloni non vengo. –

- Ci sarà anche Scott, potrete giocare insieme nel cortile. –

Quelle parvero essere le parole magiche perché, se Kelly dall’alto dei suoi undici anni si considerava troppo grande per giocare con loro e Isla era ritenuta troppo piccola con i suoi cinque anni, Isabelle e suo cugino Scott erano a dir poco inseparabili.

- Per giocare nel cortile avrò bisogno dei pantaloni … se cado con il vestito mi sbuccio le ginocchia. –

Alzò gli occhi al cielo, divertita dal modo della figlia di rigirare la frittata. Era una cosa che aveva ripreso dal padre, c’era poco da fare.

- Va bene, basta che ci sbrighiamo … Kelly hai aiutato Isla a vestirsi? –

La maggiore annuì.

- Sì, mamma, noi siamo pronte. –

- Bene, allora vado ad avvisare tuo padre che possiamo partire. Cercate di non discutere per tutto il tragitto, mi raccomando. –

- Certo. –

Fece appena in tempo a scendere la prima rampa di scale che il rumore del litigio appena scoppiato la raggiunse.

Ah, crescere tre figlie era una vera impresa.

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

 

- Credevo che dopo l’incidente di quattro anni fa avesse deciso di evitare le giocate troppo azzardate. –

Scarlett scrollò le spalle, osservando il marito che arrancava zoppicando a qualche metro da loro mentre parlava con il fratello maggiore.

- Conosci Gavin, è più facile fracassargli la testa che farci entrare qualcosa dentro. –

Ridacchiarono.

In effetti la sua testardaggine era stata l’origine di molti litigi tra lui e Scarlett nel corso dei loro primi incontri.

- E a te sta bene? –

- Giocava già quando me lo sono scelto, perciò sapevo a cosa stavo andando incontro … se non altro tra un mese si ritirerà e passerà ad allenare. –

- A proposito di squadre … Scott ha passato il provino? –

- Sì, ti lascio immaginare i sorrisi di Gavin quando ha saputo la notizia. Izzy come è andata? –

- Voleva provare come Cacciatrice, ma alla fine l’hanno dirottata sul ruolo da Battitrice. –

Si scambiarono un’occhiata complice.

Nessuna sorpresa che un terremoto come lei facesse faville con una mazza da Battitrice tra le mani.

- Le partite Wampus contro Tuonoalato saranno infuocate a casa da questo momento in poi. –

- Sicuramente e sono dell’idea che quei due abbiano già iniziato a scommetterci sopra. –

 

   
 
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