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Autore: Marte97    20/09/2018    0 recensioni
Norma è una velenifera, un mostro potente, in grado si espandere intorno a sè esalazioni di veleno, ma ha ricevuto in dote un potere extra che lei chiama "imposizione": la capacità di far dire agli altri ciò che vuole, di poter imporre, appunto, la propria volontà. La sua famiglia è strana, altri cinque veleniferi che vivono con lei da che a memoria, ma che sembrano nascondere un terribile segreto. Sarà la dolce Colette il nemico interno? O forse Sarpedonte, così supponente e sempre di cattivo umore?
Mentre cerca di vedere chiaro ciò che accade nel suo piccolo mondo familiare perderà di vista bracconieri e frangiossa, i nemici dei veleniferi.
Norma, Norma, Norma, così alla ricerca della normalità si ritroverà in un vortice più grande di lei.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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« Cielo, come stai a conoscenze del vicinato? »
« Piuttosto buone » rispose mentre sbocconcellava patatine.
Aveva deciso che, se c’era una persona che poteva avere una minima idea di chi fosse il ragazzo bracconiere, quella poteva essere la sua umana. Sapeva di certo che aveva buoni rapporti con i vicini, tra vecchiette che le davano le uova e le preparavano i tiramisù, quindi forse avrebbe potuto fare uno sforzo e cercare di abbassare l’età media delle sue conoscenze.
« Mentre venivo da te ho visto un ragazzo che mi sembrava di aver già incontrato da qualche parte. Abita nel palazzo vicino, capelli di media lunghezza, alto circa come me … »
« Non conosco » rispose.
Questo fece per un secondo infuriare Norma; sapeva che non ci stava davvero pensando e, anche se una parte di lei la scusava, perché non poteva conoscere l’urgenza dietro la sua domanda, doveva convincerla a sforzarsi di più « Dai cara, fai uno sforzo, era molto carino » disse e si stupì lei in primis di pensarlo. Era carino? Non ci aveva prestato la giusta attenzione.
« Potrebbe essere il tizio con la moto, quello abbronzato » disse con gli occhi al cielo, pensierosa.
Non era di grande aiuto, non lo era per niente.
« Riusciresti a trovarlo su internet? » e con quella domanda sbloccò la curiosità dell’amica « Ti sei presa una cotta per lui? » sogghignò.
« No, nel senso … voglio solo sapere il nome, tutto qui » ci mancava solo che Cielo pensasse che ora lei avesse una cotta per l’umano che doveva uccidere.
Naturalmente l’amica non le credé, ma cominciò a scartabellare su vari siti « L’unica persona che potrebbe essere, è questo Dennis » e le mostrò una foto assolutamente datata. Innanzi tutto, nella foto aveva circa quindici anni, ma i lineamenti erano gli stessi. Doveva essere lui nella versione non due punto zero e, in quello scatto, gli occhi sembravano castani.
« Mi pare sia … lui » mormorò cercando di fissare nella mente nome e cognome.
« Se vuoi posso chiedere a Giorgia se lo conosce » suggerì.
Norma pensò che ci mancava solo che la migliore amica di Cielo si mettesse in mezzo ad una faccenda già abbastanza surreale « No grazie tesoro » e per tutta risposta ricevette spallucce.
 
Osiride era uscito, come ogni pomeriggio; nel pieno del giorno la loro casa sembrava deserta. A volte le piaceva scherzare dicendo che forse, non erano veleniferi ma vampiri, che vivevano di notte e sparivano di giorno.
Lo studio del fratello maggiore era una sorta di cubo dalle pareti azzurre e con gli arredi bianchi, i cui colori conferivano una grande serenità a Norma. Di solito a nessuno era permesso entrare, tantomeno scartabellare.
Se Cielo era il disordine fatto persona, fu grata alla meticolosità di Ozi: tutto era fascicolato, qualunque cosa, in modo così preciso da rasentare il disturbo ossessivo compulsivo.
Trovò ciò che le serviva su una mensola abbastanza alta, ad appena un battito d’ali sopra di lei, un vecchio quadernone ad anelli che registrava i nomi di tutti i bracconieri della zona in ordine alfabetico. Una parte di lei di nuovo si sentì come se stesse tradendo la sua famiglia, ma d’altro canto pensò che, dopotutto, non stava facendo niente che sicuramente Osiride non aveva già fatto.
Fu in quel momento che, forse, capì l’angoscia del capo famiglia in carica, perché Dennis sembrava non comparire in quel registro. Né tra i morti, né tra i vivi. Chiuse il registro e tamburellò le dita sulla spessa copertina di cartone, riflettendo se non avesse fatto tanto rumore per nulla. Forse i suoi occhi erano solo castani come nella foto che Cielo le aveva mostrato? Forse era stata la luce improvvisa?
Restava comunque il fatto che l’aveva subito sentita e che non sembrava poi così sconvolto.
Dal sito fornitole da Cielo scoprì cose molto più interessanti, per esempio che lavorava in una spiaggia, probabilmente in uno di quei bagni in come cameriere serale e, con un po’ di fortuna, anche di giorno. Quello di certo era un dettaglio importante, tra le mille foto inutili e imbarazzanti del sito.
 
« Milioni di ristoranti in città e noi qui, fuori città, a caso » esordì Cielo lamentandosi per quella che le parve la trilionesima volta.
« Suvvia, una cenetta romantica a lume di candela, solo io e te » le sorrise Norma scendendo dalla macchina.
Era alla fin fine un posto carino, un’enorme entrata a vetrate, un ristorantino da circa settanta coperti con tavoli e sedie bianche, arredi moderni con piante alte. Dalla terrazza principale si aveva una vista mozzafiato del mare che, in estate, all’ora di cena, era più bello che mai, con il sole che si perdeva in ogni onda, la luce che brillava sulle increspature dell’azzurro.
« Devo dirti che come posto è davvero carino » ammise l’amica « sempre che per il conto non serva un rene »
« Sta sera offro io » ribadì Norma. Sapeva benissimo che nemmeno un rene sarebbe servito a pagare il conto. Aveva dovuto raschiare in profondità tutti i suoi risparmi e sperare che bastassero.
Lasciò Cielo al tavolo con la scusa di cercare un bagno; si perse a vagare per lo stabilimento, mentre i camerieri le sorridevano cortesi e pregò di non avere un’aria disperata. Doveva essere lì, per forza: il locale era pieno, aveva sentito dire che alle serate sushi si riempiva sempre e, pertanto, a rigor di logica, tutto il personale doveva trovarsi a lavoro a dar manforte.
Sarpedonte e Osiride l’avrebbero già uccisa se avessero scoperto che, appositamente, si era andata a cacciare nella tana del lupo, ma per fortuna era riuscita a deviare ogni sospetto su di sé raccontando loro una scusa assai banale e assai credibile.
Fu quando davvero andò in bagno che se lo ritrovò di fronte, con una sdraio in spalla, faccia a faccia, e poté finalmente osservarlo meglio: aveva dei lineamenti decisi, non comuni, era poco più alto di lei e aveva uno sguardo buono, pulito, con occhi di un colore indecifrabile, come delle galassie in perenne movimento, ora grigi, ora nocciola, ora verdi, ora qualcosa a metà.
La fissava come si fissa un insetto strano, gli occhi ridotti a due fessure, ma non disse niente e passò oltre. Norma sapeva che nella sua mente era rimasta un’ombra del loro incontro, che si chiedeva dove l’avesse già vista; il punto era che lui non poteva ricordare il momento, eppure un tarlo, una sorta di dejà vu gli rodeva il cervello.
Si concesse un paio di secondi per rifletterci, e poi decise che, dal momento che non c’era nessuno nei paraggi, ne valeva la pena. Gli bloccò la strada e la voce di nuovo le uscì seducente e letale, fluida come veleno « Sei un bracconiere? ». La vista di Dennis si appannò, lo sguardo divenne vuoto « No ».
« Chi sono i tuoi genitori? »
« Eloise e Pablo Rotterdast » rispose ipnotizzato.
Norma sapeva benissimo che nessuno dei due era nella lista di Osiride.
Lo lasciò andare, rintontito, mentre scuoteva la testa e tornò al tavolo di Cielo.
 
Era circa l’una quando, dopo aver riaccompagnato a casa la sua migliore amica, si diresse sul balcone di Dennis, curiosa come una gatta. Da brava spia, si nascose dietro il boiler della caldaia e lo osservò dai vetri della finestra mentre era intento in una partita online.
Camille, se fosse stata lì, le avrebbe torto il collo, ma lei non riusciva a smettere di pensare che uno come lui non poteva davvero essere in grado di uccidere, sembrava così gentile, così buono. Da qualche parte i suoi fratelli e sorelle giravano per la ronda. Da qualche parte, nel cielo scuro, Sarpedonte si chiedeva dove fosse finita. Da qualche parte, in un altro pianeta, in un’altra vita, Norma mangiava gelato a casa di Cielo preoccupandosi della cellulite, dei ragazzi, dell’università, e non c’erano frangiossa, e non c’erano neppure segreti o fratelli; magari c’erano una mamma e un papà, di quelli che ti fanno il terzo grado e ti cucinano il tuo piatto preferito, non esistevano ali, non esisteva veleno.
Da qualche parte c’era sicuramente la vita che lei sognava, ma che, forse, il Dio che tanto adoravano gli umani, le aveva portato via.
Qualcosa di peloso le scontrò una gamba e cominciò ad abbaiare; era un fottuto bassotto a pelo lungo che le mostrava i dentini, isterico. Norma spiccò immediatamente il volo, poco prima che la portafinestra si aprisse e Dennis corresse sul balcone.
Si tenne a debita distanza, ma voleva vedere cosa sarebbe successo.
Qualcosa che di sicuro non avrebbe mai e poi mai previsto « Ehi! Sei tu? » urlò al mondo circostante il ragazzo dagli occhi strani.
« Non ho paura, spunta fuori » disse ridendo.
Sapeva che era una pessima idea, lo sapeva benissimo, ogni fibra del suo corpo glielo suggeriva; ma Norma era bravissima a scegliere sempre la cosa sbagliata. Saltò sul balcone con le sue ali nere, mentre il veleno viola e rosso le circondava le corna, come un’aureola.
« Ciao! » le sorrise, tendendole la mano, un gesto che la velenifera non raccolse.
« Dovresti avere paura » disse invece, serafica.
« Sei una velenifera vero? Sì, so un sacco di cose su di voi … » e cominciò a parlare a ruota libera di diari, ritagli di giornale e di quanto si fosse documentato, con la voce incrinata dall’eccitazione, come se lei fosse una superstar e lui un fan.
Il Dio degli umani doveva avere un senso dell’umorismo alquanto pessimo.
« Sei molto bella » esordì ad un certo punto nel suo monologo.
« Davvero, lusingata, ma non sono venuta qui per la love story del secolo » ribatté secca « ho solo bisogno di sapere se sei un bracconiere » gli buttò lì, fredda.
« Ehm, sono quei tizi che vi danno tipo la caccia, giusto? »
« Esattamente » sibilò con un sorriso a trentadue denti che mostrava i canini affilati.
« Ahahah, ma figurati! Sono solo umano » si sganasciò dalle risate.
Era una situazione alquanto folle e alquanto frustrante « Un umano con occhi di nessun colore? » incrociò le braccia. Dennis le stava rubando tempo, tempo che lei non aveva. Già immaginava Sarpedonte incendiare l’intero quartiere.
« Ah sì, beh, nessuno se lo spiega, ma sono un sacco fighi ».
Parlare con lui era peggio di parlare con Cielo. Grandioso.
« Ho bisogno che tu me lo spieghi. Ci vediamo tra tre notti. Per allora, voglio una spiegazione »
« Che forte, tornerai! » fece anche un saltino di gioia. Imbarazzante, davvero.
« Vedi di non farmi perdere la pazienza, Dennis. Altrimenti non mi presenterò più da sola »
« Ommioddio ce ne sono altri?! » e, prima che potesse svenire dall’emozione, Norma volò via, chiedendosi, almeno mille volte, cosa dannazione le fosse saltato in mente.
E, doveva ammetterlo: era proprio bello.
   
 
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