Amaranthe
Lundström
&
Lucas Crouch
Quando
aprì gli occhi Lucas impiegò qualche istante per
ricordarsi che non si trovava a Londra, nel comodo comfort della sua
stanza,
bensì sul divano dello spartano alloggio
dell’accademia di Pozioni svedese di
Amaranthe.
-
Ho un mal di testa incredibile. –
Amaranthe
ridacchiò, porgendogli un bicchiere con un sorriso
invitante.
-
Prova questo, dovrebbe curarti i postumi della sbronza. –
-
Pensavo di bere molto, ma la Svezia ha ufficialmente un
altro livello in quanto a tolleranza alcolica … e poi si
può sapere quanto
accidenti costano gli alcolici da queste parti? –
Si
strinse nelle spalle.
-
Sono sottoposti al monopolio statale, perciò i prezzi sono
altissimi.
–
-
Le feste da queste parti devono essere davvero tristi. –
Gli
assestò un buffetto amichevole, scompigliandogli poi i
capelli.
-
Non sono qui per far festa, Lucas, per quello mi bastano i
viaggi a Londra. –
-
Già -, convenne rigirandosi il bicchiere tra le mani con
fare assorto, - e tu sei sicura che questa brillante trovata non mi
avveleni? –
-
Ragionevolmente sicura, ma è ancora in fase di
sperimentazione. –
-
Quindi dovrei fare da
cavia?! –
La
ragazza inarcò un sopracciglio, puntando le iridi scure
nelle sue color ghiaccio, un’espressione determinata impressa
sul volto.
-
Vuoi forse insinuare che i miei rimedi sono pericolosi,
Crouch? –
-
Assolutamente no -, replicò in fretta buttando
giù il
contenuto del bicchiere, - Ecco fatto l’ho bevuto
… oh oh. –
Lucas
si chinò su se stesso, tenendosi il ventre con
un’espressione sofferente mentre emetteva gemiti sommessi.
Amaranthe
fu subito accanto a lui.
-
Ero sicura di aver azzeccato tutte le dosi, non capisco …
parlami, Lucas, cosa ti fa male? –
-
Io … non ne sono sicuro – mormorò,
gettandosi poi contro lo
schienale e chiudendo gli occhi a simulare uno svenimento.
Lo
scrollò con vigore, indecisa sul portarlo di peso in
ospedale oppure provare un antidoto, ma quando vide le labbra sottili
tremare
per lo sforzo di non scoppiare a ridere le fu chiaro tutto.
-
Sei un deficiente -, sbottò colpendolo, - ero preoccupata
sul serio. –
Il
ragazzo aprì gli occhi e scoppiò a ridere una
volta per
tutte.
-
Lo so e ne sono molto commosso, ma questo ti sarà
d’insegnamento
per la prossima volta che sfrutterai la mia sbronza per testare
qualcosa di
nuovo … vado a farmi una doccia. –
Si
diresse verso il bagno, ma la voce di Amaranthe lo richiamò
quando era sulla soglia.
-
Lucas? –
-
Sì? –
-
L’emicrania è passata? –
-
Mai stato meglio prima, quella roba è eccezionale
–
confermò.
*
-
Qualcuno va molto spesso a Stoccolma di recente. –
Il
commento di Scarlett, lasciato cadere così nel nulla
durante l’ultima cena prima della sua partenza per New York,
rischiò quasi di
far strozzare Lucas mentre addentava un boccone di succulento roast
beef.
Scrollò
le spalle, fingendosi indifferente, - Anche tu stai
per andare da Kate, e chissà quando tornerai a Londra,
perciò non ci vedo nulla
di strano … siamo amici, ci teniamo a rimanere in contatto,
tutto qui. –
Elizabeth
tossicchiò, rivolgendo un’occhiata eloquente
all’amica.
-
Ci crediamo, Scar? –
-
Non so tu, Effy, ma io per nulla … Dam? –
Damon
scosse il capo a sua volta, suscitando un rimbrotto in
Lucas.
-
Bell’amico, almeno tu dovresti difendermi
dall’assalto di
queste due. –
-
Spiacente, ma quando si tratta di Effy contraddirla diventa
pericoloso. –
Roteò
gli occhi al cielo, afferrando il boccale di birra e
mandandone giù un paio di lunghi sorsi. – Non
coglierò le vostre insinuazioni,
sappiatelo. –
-
Poco male, noi non smetteremo di farle. –
-
Ti daremo il tormento finchè non ammetterai che
c’è qualcosa
di più sotto – convenne Elizabeth, le iridi verdi
che scintillavano e il
sorriso di chi ne sapeva una più del diavolo sulle labbra
coperte di rossetto
rosso scuro.
-
Allora temo che diventerete vecchie e grigie prima che
accada. –
-
Amaranthe? –
Si
voltò verso la ragazza che le aveva rivolto la parola.
Lindsay, un’ex studentessa di Hogwarts un anno più
giovane di lei che era stata
Smistata a Grifondoro, la fissava con aria vagamente imbarazzata.
-
Sì, cosa c’è? –
-
Volevo chiederti una cosa. –
Sbuffò,
pronta a fornire per l’ennesima volta suggerimenti per
portare a termine quella parte della preparazione. Sembrava che quasi
tutti gli
studenti l’avessero presa per una fonte di conoscenze
inesauribili.
-
Il procedimento è … -
-
No -, la interruppe, - quello mi è chiaro. –
-
Allora cosa vuoi sapere? –
-
Sai quel ragazzo che ti viene spesso a trovare … Lucas?
–
Annuì
perplessa.
Cosa
c’entrava adesso Lucas?
Lindasy
arrossì, trascinando nervosamente il piede contro il
freddo e candido marmo del corridoio.
-
C’è qualcosa di sentimentale tra voi due
… nel senso siete
solo amici o cosa? –
-
È il mio migliore amico. –
-
Bene -, le sorrise speranzosa, - quindi credi che
accetterebbe di uscire con me se glielo chiedessi? –
Soppesò
la questione.
Lindasy
era molto carina, e tutto sommato piuttosto
intelligente, e aveva la testa sulle spalle. C’erano tutti i
presupposti perché
potesse piacere a un ragazzo.
-
Io non credo -, decretò lapidaria, - il tipo di Lucas, senza
offesa, è piuttosto diverso da te. –
Vide
l’entusiasmo spegnersi nei suoi occhi.
-
Ah … grazie per avermelo detto, avrei rischiato un netto
rifiuto. –
-
Figurati – replicò, abbozzando appena un sorriso
di
circostanza.
-
Sì può sapere cosa hanno da guardarmi con
quell’occhiata
omicida quelle due? –
Amaranthe
seguì lo sguardo dell’amico che osservava curioso
le
due ragazze accanto a Lindsay che lo fissavano con palese sdegno.
Evidentemente
ritenevano offensivo il fatto che lui potesse
non essere interessato alla loro amica.
-
Oh, non saprei proprio. –
-
Mah -, decretò Lucas tornando a rivolgere la sua attenzione
ai dolcetti davanti a lui, - Certe volte le ragazze sono proprie
strane. –
*
Amaranthe
sedette sul divano del piccolo loft di Lucas,
osservandolo con curiosità negli occhi castani.
-
Allora di cosa volevi parlarmi? –
-
Diciamo che è un argomento un po’ delicato
… si tratta di
una ragazza. –
Erano
anni che si conoscevano e avevano sempre parlato di
tutto, ma mai Lucas le aveva chiesto consiglio circa una delle sue
conquiste.
Una
fastidiosa morsa allo stomaco l’attanagliò mentre
cercava
le parole adatte a non far trapelare la sua gelosia.
-
Ah … e di chi si tratta? –
-
È una ragazza che conosco da un po’, una tipa
sveglia e
indipendente … a volte si chiude un po’ in se
stessa, ma mi piace il fatto che
con me si apra e che io riesca a farla sorridere anche quando
è giù di morale. –
-
Sembra una bella cosa – mormorò titubante.
-
Lo è ed è strano che mi sia accorto solo di
recente di ciò
che provo per lei. Immagino che capiti spesso quando tutto quello che
si vuole
lo si ha sempre sotto gli occhi e quasi non ci si fa caso. –
Annuì
in silenzio.
Che
Rowena e tutti i Fondatori l’aiutassero, stava
letteralmente per mettersi ad urlare.
-
Quindi vuoi che ti dia un consiglio per conquistarla? –
Lucas
scosse il capo, avvicinandosi lentamente al su volto.
-
No, voglio sapere se ricambi o meno … se anche tu ti senti
come me quando mi sei vicina – asserì, chinandosi
a depositarle un bacio a fior
di labbra.
Poi
si ritrasse, osservandola con appena una nota di
preoccupazione negli occhi.
Credeva
forse che l’avrebbe respinto?
Gli
cinse il collo con le braccia, attirandolo nuovamente a sé,
mormorando prima di baciarlo a sua volta: - Sento la stessa cosa da
anni,
Lucas. –
*
Henrik
Crouch –
2011, Corvonero.
Lucretia
Crouch –
2010, Serpeverde.
Simon
Crouch –
2008, Tassorosso.
Maja
Crouch –
2006, Corvonero.
-
Mamma! Mamma! –
Amaranthe
alzò gli occhi al cielo mentre la voce di Lucretia,
la sua secondogenita, giungeva dal piano superiore.
Rivolse
uno sguardo supplichevole al marito, ma Lucas scosse
il capo.
-
Scordatelo. Io mi occupo dei problemi di Henrik e di Simon,
tu di quelli di Lucretia e Maja, erano questi gli accordi. –
-
Già, ma i problemi delle ragazze sono più
complessi. –
Lucas
abbozzò un sorrisetto da sopra la tazza di the che stava
sorseggiando.
-
Potevi scegliere con maggior cura quali delle piccole pesti
seguire. –
Henrik
sbuffò quando, appoggiato alla balaustra del
pianterreno, sentì le sue sorelle annunciare che erano quasi pronte.
-
Finiremo con il perdere l’Espresso, me lo sento …
Papà non
puoi farle muovere? –
-
Potrei -, convenne Lucas, - ma hai una vaga idea di cosa
significhi mettersi contro tre donne che vivono nella stessa casa?
–
-
Praticamente un suicidio? – suggerì Simon, memore
della
classica battuta paterna.
-
Esattamente -, convenne scompigliandogli i capelli, - Perciò
ragazzi miei dovrete imparare quest’ardua lezione: mai
disturbare una donna che
si sta finendo di preparare. –
Henrik
gemette.
-
Non vedo l’ora di arrivare al castello, se non altro non
sarò costretto a sottostare ai loro ritmi da despote.
–
Simon
ridacchiò e fece per replicare: - Certo, dovrai
sottostare a quelli di … -
Una
gomitata tacitò il fratellino e al contempo
incuriosì il
padre.
-
A quelli di chi? –
-
Di nessuno, Simon parla come al solito senza pensare -,
replicò
in fretta venendo aiutato dalla comparsa delle sorelle e della madre, -
Sono
pronte, possiamo andare finalmente, grazie ai Fondatori! –
Poi
afferrò il suo baule e sgusciò fuori, alla
disperata fuga
dalle domande indiscrete dei suoi genitori.