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Autore: Vago    21/09/2018    1 recensioni
Libro Terzo.
Il Demone è stato sconfitto, gli dei non possono più scegliere Templi o Araldi tra i mortali.
Le ultime memorie della Prima Era, giunta al suo tramonto con la Guerra degli Elementi, sono scomparse, soffocate da un secolo di eventi. I Templi divennero Eroi per gli anni a venire.
La Seconda Era è crollata con la caduta del Demone e la divisione delle Terre. Gli Araldi agirono nell'ombra per il bene dei popoli.
La Terza Era si è quindi innalzata, un'era senza l'intervento divino, dove della magia rimangono solo racconti e sporadiche apparizioni spontanee e i mortali divengono nemici per sè stessi.
Le ombre delle Ere passate incombono ancora sul mondo, strascichi degli eventi che furono, nati dall'intreccio degli eventi e dei destini dei mortali che incontrarono chi al fato non era legato.
I figli, nati là dove gli immortali lasciarono buchi nella Trama del Reale, combatteranno per cercare un destino che sembra non vederli.
Una maschera che cerca vendetta.
Un potere che cerca assoluzione.
Un essere che cerca di tornare sè stesso.
Tutti e tre si muoveranno assieme come un immenso orditoio per sanare la tela bucata da coloro che non avevano il diritto di toccarla.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Fato'
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Qualcosa tra le nubi vaporose scintillò, rifrangendo la luce solare.
Noir sentì chiaramente la sua maledizione premere contro le pareti delle sue vene nelle quali era nascosta, pronta a fuoriuscire dal suo corpo in un istante.
Non sapeva qual era il pericolo che l’aveva risvegliata, ma quel senso non poteva che preannunciare qualcosa di terribile.
I suoi piedi pendevano a centinaia di metri dal terreno e, per un attimo, il trentenne si chiese se la sua maledizione potesse proteggerlo anche da una simile caduta.
No, si rispose. Non sarebbe riuscito a sopravvivere in nessun modo.
Quella consapevolezza non lo spaventò più di tanto e un angolo del suo cervello si trovò a sperare che il tentacolo che lo avvolgeva perdesse la presa.
La maledizione spinse ancor più forte contro le pareti che la delimitavano, strisciando tra i muscoli e facendosi largo attraverso la pelle.
- Attento! – riuscì ad urlare, prima che la voce gli si spezzasse in gola, soffocata dalla corazza scura che strappò la cute pur di ricoprire il suo corpo.
Un muso spigoloso, ricoperto da lucenti squame azzurre comparve davanti all’uomo, per poi scomparire dietro ad una chiostra di lunghi denti d’avorio, che si richiusero con uno scatto secco attorno alla vita dell’essere che li stava trasportando, lasciando fuoriuscire solo le gambe di quella creatura.
Un battito delle ali di quel drago fu sufficiente per strattonare i due uomini appesi alle propaggini, facendo guadagnare loro un’altra decina di metri di quota.
Lo sguardo di Noir si mosse verso il suo fianco, dove Razer aveva afferrato il tentacolo che lo sosteneva, cercando di scalarlo per raggiungere la creatura. Al suo fianco pendeva il fodero del suo coltello da caccia.
Voleva uccidere quella bestia?
E se anche ce l’avesse fatta, sarebbe riuscito quell’essere, quel Vander, a tenerli in aria?
Quantomeno sapeva che era vivo, visti i movimenti stizziti delle gambe che lo sovrastavano.
Un dardo dorato saettò nell’aria.
Le squame che proteggevano la fronte dell’imponente creatura color zaffiro si lasciarono penetrare dal metallo iridescente senza opporre resistenza.
Schizzi di sangue bollente caddero addosso ai due uomini, colando lungo la superficie nera della corazza che ancora ricopriva Noir.
Una zampa artigliata strinse i tentacoli che legavano i tre corpi nella sua morsa, mentre le ali membranose del drago sbatterono un’ultima volta in preda alle convulsioni, prima di cadere assieme al maestoso corpo scintillante verso il suolo.
Da quelle fauci prive di vita fuoriuscirono sottili filamenti a stento solidi, talmente fini da lasciarsi scompigliare dalle folate d’alta quota come una chioma corvina.
La lunga lama si sfilò dal cranio del rettile come se stesse uscendo dal suo stesso fodero.

Sei arrivata solo per dimostrarti eroica?
Potevo ucciderlo in un secondo anche da solo, ancor prima che questo mortale lo infilzasse nello sterno.
Lasciami andare. Devo portarli ancora al sicuro.

L’aquila bronzea sollevò con un movimento innaturale la zampa sinistra, in cui brandiva la spada dalla lama azzurra, per poi calarla sui tentacoli neri che stringeva nella zampa destra, tranciandoli.
Le gambe dalle quali nasceva solamente la zazzera filamentosa si ritrovarono senza un supporto che le potesse sostenere in aria, cominciarono così a precipitare all’inseguimento del cadavere draconico.
I piedi, ancora cinti dalle scarpe della suola rigida, si mossero frustrati, calciando l’aria che li circondava.
Gambe e filamenti si dissolsero in un nugolo di denso fumo scuro, bollente, che risalì per potersi portare all’altezza del becco del rapace.

Cosa c’è?
Ti sei stancata fino a questo punto di me?

L’aquila fece per aprire il becco, ma tornò immediatamente sui suoi passi.

Dovresti smetterla di parlare.

L’aquila sbatté più volte le massicce ali, sollevando il suo corpo e quelli che trasportava di diversi metri.
Una fiammata scarlatta investì la nuvola nera, costringendola a risalire ancor di più verso gli astri, trascinata dalle neonate correnti ascensionali.

Come  hai fatto a sopravvivere fino ad ora se non ti sei nemmeno resa conto dei combattenti che ci circondano?
Non potrai andare da nessuna parte, se non sfonderai la barricata che hanno creato.

Quanto è strano sentire qualcuno che si riferisce a me al femminile…

Con chi stai parlando, ora?

Con nessuno, se non me stesso.
E che vengano ad attaccarmi, mi eviteranno la fatica di doverli inseguire.

- Voglio scendere. Adesso. – La voce di Razer era dura, come se stesse impartendo un ordine.
- Non se ne parla. Non creperai per colpa dei nostri trascorsi. – gli rispose con un tono rimbombante la nube scura.
- Tu hai parlato del re dei draghi. Lo voglio uccidere con queste mani, non mi interessa sopravvivere, voglio solo vendicarmi sul colpevole della morte della mia famiglia. –
La nuvola vaporosa roteò su sé stessa, irritata.

Ed ora come faccio a dirgli che QUESTO re dei draghi non è lo stesso che gli ha sterminato la famiglia? Tolta sua sorella, ovviamente.
Dannazione, nessun uomo sano di mente vorrebbe farsi lasciare in quel carnaio là sotto, perché non può semplicemente…

- Va bene. –
L’aquila batté le ali per riprendere velocità, puntando il proprio becco in direzione del terreno.

Cosa?
No! Non va bene per niente!
C’è della roba, là sotto, che non è alla loro portata!

Se il suo desiderio è combattere, perché dovrei fermarlo?

Perché è un mortale!
E non è logico mettere un mortale contro la spada di Follia! O contro un’armatura forgiata dagli dei! O contro un maledetto drago!
Sono mortali, per l’amor del Fato!

Proprio perché sono mortali hanno il diritto di scegliere di che morte morire.
Il suo spirito non vorrà spegnersi in un letto.

Non mi interessa cosa vuole il suo spirito. Non mi interessa se vuole morire in un letto, in un fosso o sul dannato cucuzzolo di una montagna come Profezia.
Sono io che non voglio che qualcuno muoia sotto la mia protezione o per colpa mia.
E l’altro? E Noir?
Lo puoi temere finché vuoi, ma anche lui ha il diritto di sopravvivere a questo.

A lui non capiterà nulla, se non sarà un suo desiderio.

Maledizione.

Noir si aggrappò al tentacolo che lo sorreggeva con tutte le sue forze.
Perchè Razer era così ostinato?
Lui voleva solo andarsene da quel luogo che pareva eccitare così tanto la sua maledizione.
   
 
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