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Autore: Carme93    23/09/2018    1 recensioni
Avete presente Conan, il piccolo e geniale detective?
Avete presente il film Seventeen again con Zac Efron?
Avete mai immaginato che cosa potrebbe accadere se anche il grande Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico, si ritrovasse un giorno a ritornare un ragazzino di dodici anni e calcare nuovamente i corridoi di Hogwarts in compagnia dei figli? E se questo li permettesse di conoscerli ancora meglio?
James e Albus sono pronti ad aiutare il padre a risolvere il nuovo caso e a farlo tornare adulto. Voi siete pronti a seguire le loro avventure?
(Storia ispirata proprio dal cartone e dal film sopracitati).
Genere: Fluff, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Ginny Weasley, Harry Potter, James Sirius Potter, Un po' tutti | Coppie: Arthur/Molly, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo III
 
«Albus, smettila di piangere» sospirò Ginny. «Tuo padre ha nove vite, come i gatti».
Non che non fosse spaventata anche lei, anzi. Appena la lince argentata di Kingsley aveva fatto irruzione in casa sua, aveva avuto un tuffo al cuore quasi come se avesse già previsto le parole che avrebbe ascoltato.
Fortunatamente i suoi genitori, Arthur e Molly Weasley, erano accorsi immediatamente al San Mungo, l’ospedale dei maghi. Fortunatamente perché da sola non sarebbe mai riuscita a mantenersi calma e tentare di autoconvincersi che tutto andasse bene con Albus che piangeva.
Quando era arrivato il messaggio di Kingsley, Ginny stava litigando con lui, che aveva avuto un atteggiamento scostante e tendenzialmente ribelle per tutta la mattinata. Albus era rimasto totalmente sconvolto dalla notizia del ferimento del padre e neanche il nonno, con cui solitamente aveva un ottimo rapporto, riusciva a consolarlo in quel frangente.
«Signora Potter».
La voce del medimago di turno riscosse Ginny dai suoi pensieri e dal volto arrossato del figlio. Ella si voltò e lo fissò per un attimo, prima di avvicinarglisi. Si ripetè come una mantra che andava tutto bene: insomma Harry Potter aveva rischiato la vita fin dall’età di un anno, non poteva mica farsi fregare da un piccolo scontro mentre era in servizio!
Il guaritore con un cenno le fece comprendere di voler parlare in privato, mandando a farsi strabenedire i suoi tentativi di tranquillizzarsi. Rassegnata, Ginny lo seguì nel suo ufficio, ma a quel punto non resistette più e chiese: «Come sta mio marito? Sta bene, vero?».
L’uomo si mosse a disagio e borbottò: «In un certo senso».
Ginny sentì la rabbia montare: odiava le persone che giravano troppo intorno ai problemi. «Che vuol dire in un certo senso? O sta bene o non sta bene!» sbottò in tono minaccioso.
«Non mi era mai capitato un caso del genere… Ho chiamato anche un collega per…» borbottò ancora il medimago.
Oh, l’avrebbe schiantato, Ginny ne era sicura. Strinse i pugni e quasi gridò: «Sta bene o no?».
«Parlo io con la signora, Jacobs» intervenne una voce. Nell’ufficio era entrato un altro medimago e loro non se n’erano nemmeno accorti.
«Oh, sì, forse è meglio Anthony» rispose il guaritore Jacobs contorcendosi le mani per il nervoso e si defilò rapidamente.
Ginny lo fulminò con lo sguardo e poi si rivolse ad Anthony Goldstain, che conosceva dai tempi della Scuola. «Allora, vuoi spiegarmi?».
«Harry sta bene. I suoi parametri vitali sono perfetti» rispose Anthony pacatamente.
La donna per un attimo si sentì invadere dal sollievo, poi si rese conto che doveva esserci qualcosa che non andava. «Ma…? Qual è il problema allora? Il tuo collega mi ha fatto capire che non va tutto bene».
Anthony sospirò e si decise a spiegare chiaramente: «Per quel poco che hanno raccontato gli Auror, che erano con lui al momento dell’aggressione, Harry è stato costretto a bere una pozione e quasi immediatamente ha perso i sensi. In un primo momento erano sicuri che fosse veleno, perciò l’hanno portato subito qui, ma non risulta alcuna traccia di veleno nel suo corpo».
«Se non era veleno, allora cos’era?» lo incalzò Ginny.
«Una pozione sperimentale» ammise Anthony. «Non ne ho mai vista una simile. Abbiamo bisogno di tempo per studiarla e distillarne l’antidoto».
«Antidoto? Ma hai detto che non è veleno» ribatté Ginny perplessa.
«Sì, ma… insomma Harry è tornato bambino» dichiarò Anthony lentamente, temendo palesemente la reazione della donna.
Ginny aprì la bocca per replicare, ma la richiuse incerta. «Mi stai prendendo in giro?» gli chiese dopo aver metabolizzato le parole del medimago.
«No. Vieni, ti accompagno nella sua stanza» sospirò Anthony e la guidò nuovamente nel candido e immacolato corridoio, che continuava a pullulare di Auror come dieci minuti prima. Albus era ancora stretto al nonno, che tentava di consolarlo. Ginny non si fermò ed evitò il loro sguardo, non era pronta a rispondere alle loro domande.
Harry aveva una stanza singola, probabilmente in virtù del suo nome e della sua posizione come Capitano degli Auror. E, naturalmente, anche per una questione di sicurezza.
Ginny ebbe un tuffo al cuore vedendolo. Se non avesse appena visto Albus seduto fuori nel corridoio, avrebbe giurato che il viso infantile e delicato che sbucava dalle lenzuola fosse il suo e non quello di Harry. Non disse nulla, ma sedette delicatamente sul bordo del letto e lo accarezzò. Solo quando fu certa che se avesse aperto bocca non fosse scoppiata in lacrime, chiese al guaritore: «Quando si sveglierà?».
«Non posso dirtelo con certezza, ma, secondo me, non manca molto» rispose prontamente Anthony.
«E poi?» insisté Ginny. Aveva bisogno di razionalizzare quell’assurdo situazione.
«Faremo ulteriori esami e tenteremo di trovare un antidoto».
«Quelli che gli hanno fatto bere la pozione, non ce l’hanno?».
«Non lo so» ammise Anthony. «Gli Auror si sono rifiutati di rispondere alle nostre domande».
Ginny si voltò verso di lui e i suoi occhi luccicarono. «Ah, è così?» sbottò. «Parleranno con me, te l’assicuro!» dichiarò immediatamente alzandosi e dirigendosi fuori dalla stanza a grandi passi.
«Ginny, tesoro, allora?» le chiese sua madre.
Ginny, però, la ignorò e si diresse verso i due Auror di guardia. «Che cos’è accaduto esattamente a mio marito?» domandò a voce bassa e minacciosa.
I due si scambiarono uno sguardo nervoso. «Non siamo autorizzati a rispondere» disse infine quello che sembrava il più vecchio.
La donna sbuffò e gli fece il verso. «Non siamo autorizzati a rispondere! A me non frega niente di quello che siete autorizzati a fare o meno!» gridò facendoli sobbalzare.
«Ginny, cara, siamo in un ospedale» intervenne Molly Weasley, sperando che la figlia si calmasse e non agisse impulsivamente com’era sua abitudine.
Ginny si morse il labbro, senza smettere di fissare trucemente i due Auror. Alla fine estrasse la bacchetta, facendoli fremere poiché non avrebbero voluto certo alzare le proprie contro la moglie del capo. «Exspecto Patronum!» formulò semplicemente la donna. Una cerva argentata fuoriuscì e trottò oltre una finestra. Si voltò verso i suoi famigliari e dichiarò: «Ho chiamato Ron. Li farà parlare lui. Non potranno risponderli che non sono autorizzati».
«Un’ottima idea» sospirò Molly sollevata.
Ginny si avvicinò ad Albus e sospirò: «Stai tranquillo, papà sta bene. L’ho appena visto».
«Posso vederlo?» replicò Albus, tirando su con il naso.
«No, ancora no».
«Ti prego, farò tutto quello che vuoi» la implorò con quelli occhioni verdi, identici a quelli di Harry.
Ginny lo abbracciò stretto e ripeté. «Ora non si può. Abbi pazienza, ti prego». Poi allentò la stretta e si rivolse al guaritore. «Vero, Anthony?».
Il medimago annuì e aggiunse rivolgendosi al ragazzino: «Vedi tuo padre ha bevuto una pozione. Sta bene, ma dobbiamo fargli ulteriori esami. Fino ad allora può entrare solo tua madre».
Albus non sembrò contento di quelle parole, ma non si lamentò ulteriormente.
«Senti, perché non vai a prenderti qualcosa al bar?» gli chiese Ginny a quel punto. Non aveva senso che rimanesse ancora lì. «Mamma, papà, potete accompagnarlo?».
«Naturalmente» rispose prontamente Molly, comprendendo pienamente la sua richiesta sottintesa. «Arthur, tu rimani con Ginny».
Appena nonna e nipote si furono allontanati, Arthur chiese esplicitamente: «Che cosa succede veramente?».
«Non ho mentito ad Al. Harry sta bene» ribatté Ginny. «L’unico problema è che è tornato bambino».
«Bambino?» ripetè Arthur esterrefatto.
«Già. Sembra Albus. Vuoi vederlo?».
«Certo» rispose Arthur.
«Possiamo, vero, Anthony?» chiese Ginny all’amico.
«Sì, prego».
Rientrati nella stanza, la donna si risedette sul letto e riprese ad accarezzare il volto del marito, mentre il padre tentava di elaborare quanto scoperto.
«Pensa anche come un bambino?» domandò Arthur rompendo il silenzio.
Ginny si voltò di scatto verso i due uomini, sorpresa per quella possibilità a cui non aveva neanche pensato.
«Dobbiamo aspettare che riprenda conoscenza per scoprirlo» replicò Anthony.
Rimasero in silenzio per un bel po’. All’improvviso le voci di Hermione e James si levarono irate nel corridoio, attirando la loro attenzione.
«Perché Jamie e Hermione litigano?» borbottò Harry con voce impastata.
Ginny tornò a guardarlo, sgranando gli occhi. Intenta a comprendere il motivo dell’irritazione del suo primogenito, non si era accorta che Harry si stava risvegliando.
«Si ricorda di loro» sospirò Arthur sollevato, mentre Anthony si avvicinava per visitare Harry.
«Perché non dovrei ricordarmi di mio figlio e della mia migliore amica?» biascicò quest’ultimo.
«Per favore, papà, esci e dici a James di tacere o esco io e lo strozzo» sibilò Ginny.
«Come ti senti?» chiese nel frattempo Anthony all’Auror.
«Mmm ho un mal di testa atroce» borbottò Harry, portandosi le mani alle tempie.
«Ti ricordi che cos’è successo?» indagò il medimago.
Harry chiuse gli occhi per qualche secondo, quando li riaprì rispose: «Siamo andati ad arrestare un gruppo di malviventi. Uno di loro mi ha preso di sorpresa e mi ha costretto a bere una pozione. Ho sentito gli uomini, che avevo lasciato di guardia, entrare nel laboratorio e poi ho perso i sensi. Hanno tentato di avvelenarmi?».
«No».
«Quindi che effetti aveva?».
«Guardati».
Harry spostò il lenzuolo e dovette strizzare gli occhi più volte, pensando di avere qualche problema di vista, nonostante la moglie gli avesse messo gli occhiali.
«Mi hanno accorciato gli arti?» sbottò iniziando a innervosirsi. «Perché non li avete fatti ricrescere. E…» si bloccò all’improvviso come riflettendo su qualcosa. «Perché diamine ho questa vocetta acuta? Assomiglio ad Al e Jamie!».
«Non ti hanno accorciato gli arti» spiegò Anthony pacatamente. «In questo momento, almeno a livello fisico, hai all’incirca dodici anni».
«Ma che caspita dici?» sbottò Harry.
Il medimago non ebbe il tempo di replicare che Ron irruppe nella stanza gridando il nome del suo migliore amico e beccandosi un’occhiataccia da Ginny e Anthony.
«Oh, porco Merlino» sbottò Ron trasecolato appena lo vide. «Allora, mio padre non scherzava!».
«Non avete detto nulla ai bambini, vero?» domandò Ginny.
«No, tranquilla. Arthur li ha portati al bar» rispose Hermione scivolando dentro la stanza con molta più grazia del marito e chiudendosi la porta alle spalle.
«I ragazzi hanno arrestato gli uomini che si nascondevano nella villa e l’hanno sequestrata» annunciò Ron, che aveva già parlato con gli Auror di guardia. «In questo momento Rick li starà interrogando».
«Meno male. Vai e vedete di scoprire qualcosa» ordinò Harry, odiando la vocettina che gli usciva.
«Non sei molto credibile a dare ordini» ridacchiò Ron.
«Ronald Weasley!» sbottò Ginny estraendo la bacchetta. «Vedi quello che devi fare o io sarò molto più credibile!».
«Ok, ok, vado» borbottò Ron alzando le mani in alto e allontanandosi velocemente.
«Io vado al Ministero. Devo assolutamente parlare con Kingsley» disse Hermione. «Ci vediamo dopo».
«Vi lascio soli» intervenne Anthony.
Ginny sedette nuovamente sul bordo del letto e abbracciò il marito per qualche minuto, poi sospirò e si alzò: «Vado a dire ai miei di portare i bambini alla Tana con loro. Non ha senso che rimangano qui. Quando James e Lily si annoiano, c’è il rischio che distruggano qualcosa».
Fortunatamente ella non impiegò molto tempo, perché Harry non sopportava stare troppo solo in quelle condizioni. Altro che Jamie e Lily! Avrebbe distrutto lui qualcosa!
I due coniugi parlarono del più e del meno per un po’, entrambi intenzionati a evitare di affrontare quanto accaduto. Verso le sei un’infermiera portò la cena a Harry, ma egli aveva lo stomaco chiuso e si rifiutò di mangiare alcunché.
A quel punto, Ginny sospirò: «Ne abbiamo affrontate tante e sicuramente peggiori. Supereremo anche questa».
Harry annuì, lieto di averla al suo fianco e le appoggiò la testa in grembo, tentando di tranquillizzarsi.
A sera tardi tornò Ron. Appariva stanco e si posizionò dall’altra parte della camera rispetto alla sorella. Kingsley e Rick l’avevano accompagnato e salutarono Harry.
«Dimmi che porti una soluzione» sibilò Ginny al fratello maggiore.
«Non proprio» rispose Ron.
«Che vuol dire non proprio?» si arrabbiò Ginny.
«Tesoro, tranquilla» la trattenne Harry, consapevole che si sarebbe volentieri sfogata sul fratello. «Ditemi che cos’avete scoperto» aggiunse rivolto ai tre.
«Quelli che abbiamo arrestato non hanno la minima idea di come sia fatta la pozione» confessò Ron, lanciando occhiate nervose a Ginny.
Harry si passò una mano sul volto e strinse forte quella della moglie con l’altra.
«Però abbiamo scoperto che l’inventore della pozione si trova a Hogwarts» aggiunse Ron.
«A Hogwarts?» ripeté sorpreso Harry. Da qualche anno aveva assunto la cattedra di Pozioni, Ernie Mcmillan, che conoscevano dai tempi della Scuola. Era impossibile che fosse stato lui a inventarla!
«Quelli che abbiamo arrestato erano dei guardiamaghi. Si occupavano di proteggerlo, trovargli gli ingredienti necessari per il suo lavoro e custodire la villa» spiegò Rick.
«Allora si deve spostare l’indagine a Hogwarts» sospirò Harry.
«Le lezioni riprenderanno tra qualche giorno. Dovrai mandare subito un paio di Auror» intervenne Kingsley.
Harry annuì. «Ron, Rick, occupatevene voi». Poi, come colto da un improvviso dubbio, si rivolse a Anthony che li aveva silenziosamente raggiunti. «Ma una pozione sperimentale non dovrebbe essere instabile?».
Il medimago si accigliò. «Dovrebbe. Ma a questo punto non so fino a che punto sia sperimentale. Se lo fosse, dovresti tornare un po’ grande e poi ritornare piccolo. Finora non è mai accaduto però».
Ron si schiarì la voce in evidente disagio. «Ehm, abbiamo una cattiva notizia» annunciò, fissando spaventato Ginny.
Harry lo guardò male e non fu l’unico.
«Secondo quanto abbiamo scoperto, la pozione non è più sperimentale. Durante l’ultima prova, la cavia è tornata adulta solo dopo aver bevuto l’antidoto».
Harry imprecò. «Vai immediatamente a Hogwarts!» sbottò dopo essersi sfogato.
«Corro» replicò Ron, non volendo rimanere un minuto di più nella stessa stanza della sorella arrabbiata.
Rick e Kingsley salutarono e lo seguirono. Comunque non rimasero soli a lungo, perché Hermione li raggiunse poco dopo.
Scambiarono qualche parola di rito, non aggiungendo nulla sull’indagine in corso, visto che ella era già informata.
«È meglio che vada» sospirò Hermione dopo un po’. «I bambini staranno facendo disperare Molly e Arthur».
«Al, Jamie e Lily possono rimanere alla Tana» le disse Ginny. «Non lascerò solo Harry stanotte e tu domani dovrai alzarti presto per andare a lavoro».
«Va bene, come preferite» replicò Hermione. «Harry si risolverà tutto, vedrai».
Harry sospirò sperando che anche in quel caso la sua migliore amica avrebbe avuto ragione.
   
 
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