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Autore: Laly of the Moonlight    23/09/2018    1 recensioni
Il Portale dell'Eclissi è stato infine aperto, e una moltitudine di draghi è fuoriuscita da esso. I nostri eroi, provati dagli scontri dei giorni precedenti, sono allo stremo delle forze, ma cercano di contrastare al meglio delle loro possibilità quelle enormi bestie che solcano i cieli.
Come si dice, la Speranza è l'ultima a morire... ma in questo caso la Speranza avrà una veste alquanto particolare ed insolita. Che cosa accadrà dunque ai nostri eroi?
Tra missioni, feste, guerre, magia, amori e dolori, ecco come la sottoscritta ha immaginato il seguito della storia!
Ho mantenuto inalterati gli eventi fino alla conclusione del Palio della Magia, il resto è tutto di mia esclusiva invenzione; in caso venga menzionato materiale successivo dell'opera originale, verrà segnalato.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che decideranno di seguirmi in questa mia prima e strampalata avventura!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Toc toc toc
 
Rya aprì faticosamente un occhio, cercando di mettere a fuoco ciò che le stava attorno.
Dove sono?
Cercò di muovere un braccio per alzarsi, ma nell’appoggiare il gomito sentì un grugnito provenire da un qualche punto vicino al suo orecchio sinistro, mentre l’arto si piantava in qualcosa di duro, ben più consistente di un materasso.
Cosa…
  • Ohi, ohi. Stai forse cercando di uccidermi? – la ragazza spostò stentatamente la testa verso l’alto, ritrovandosi di fronte le iridi blu di Gray che la fissavano assonnate. In quel momento i suoi riflessi reagirono per lei. Con uno scatto repentino si sollevò, mentre il ragazzo si stiracchiava appena, sbadigliando a bocca aperta, allontanando il corpo di lui da sé con forza e spostandosi nella direzione opposta. Il risultato fu un meraviglioso capitombolo di Gray da una parte e di lei dall’altra del lettuccio singolo su cui erano sdraiati. Il tonfo dei due corpi che cadevano venne udito distintamente anche dall’altra parte della porta, che venne immediatamente aperta, lasciando entrare una Cana trafelata.
  • Ma cosa… - la castana vide Gray a terra, mentre Rya si sollevava in ginocchio reggendosi con un braccio al materasso, guardando tanto lei quanto il Mago del Ghiaccio ancora stordito dal sonno e dalla caduta.
  • Si può sapere che ti è preso? – ringhiò il Mago del Ghiaccio, guardando Rya da sopra le lenzuola.
  • Io non… scusa… - farfugliò lei, arrossendo per la vergogna – riflessi condizionati. – Gray si batté una mano sulla fronte, scuotendo la testa, mentre Cana se la rideva sotto i baffi.
  • E così avete dormito insieme, voi due? –
  • Sì. – mugugnò Gray, sbadigliando nuovamente tranquillo.
  • No! – urlò quasi Rya, guardando poi perplessa il ragazzo. Che diamine stava cercando di fare quello sconsiderato? Cana scoppiò a ridere, visibilmente divertita dalla scena.
  • Va bene, va bene. Vi lascio soli mentre decidete quale versione dei fatti sia quella giusta. Se volete comunque la cena è pronta. – uscì continuando a sghignazzare, premurandosi comunque di chiudere la porta alle sue spalle. Rya spostò lo sguardo su Gray, ancora sotto shock.
  • Ma che ti è saltato in mente di rispondere! –
  • Uh? E dove sta il problema? Mica abbiamo fatto nulla di male. – rispose lui innocente, alzandosi in piedi e sedendosi sul bordo del letto, massaggiandosi una spalla. Rya chiuse gli occhi e scosse la testa. Se quella storia fosse arrivata alle orecchie di Mira, poveri loro. Appoggiò i palmi delle mani sul materasso, cercando di fare forza sulle braccia per sollevarsi, ma i muscoli non ne volevano sapere di collaborare. Il ragazzo dovette accorgersene, perché si alzò e le si inginocchiò accanto.
  • Qualcosa non va? –
  • Credo di non essermi ancora ripresa dagli effetti di Regen... il mio corpo non risponde. –
  • E che problema c’è? – lui si chinò ancora di più a prenderla tra le braccia, depositandola pochi istanti dopo sul letto – Ecco. – lei, per tutta risposta, lo guardò a metà tra l’imbarazzato e il riconoscente.
  • G-grazie. – balbettò abbassando la testa e cercando di nascondersi il più possibile. Stese appena le gambe lungo il materasso, sfregandole timidamente tra di loro come a voler allentare la tensione. Appoggiò la nuca contro la testiera del letto, cercando di recuperare un po’ di autocontrollo. I vari combattimenti che aveva affrontato l’avevano davvero sfiancata, minando persino le sue facoltà mentali.
  • Quindi, abbiamo dormito insieme o no? – le domandò lui, sedendo accanto a lei sul bordo del letto, appoggiando i gomiti alle ginocchia e guardandola interrogativo.
  • O-ovvio che no! Ti immagini se questa storia dovesse raggiungere Mirajane? Quella ci ricamerebbe sopra fino a far credere a mezza Gilda che ci sia qualcosa tra di noi! – sbottò Rya, sbuffando sonoramente e scuotendo la testa, le dita sottili che tormentavano un lembo sgualcito dei suoi abiti. Lui si limitò a guardarla, scrutandola con i suoi occhi blu, per poi annuire.
  • D’accordo. – rispose infine, alzandosi e avvicinandosi a grandi passi verso la finestra, percependo lo sguardo di Rya su di sé. Si era domandato il perché delle sue ansie, delle sue paure, di quel terrore cieco al pensiero della ragazza morta o peggio, torturata a sangue. I suoi sentimenti erano ancora molto confusi, ma aveva deciso di non pensarci, almeno in quel momento. C’erano cose più importanti di quello che si agitava al di sotto dei muscoli guizzanti del petto, giusto?
  • Gray… la cena… - azzardò lei, riscuotendo il ragazzo dai suoi pensieri.
  • Vuoi andare? – replicò, voltandosi a guardarla. La stanchezza era abbastanza evidente sul viso di lei, così come le ferite che si erano aperte nuovamente, ma senza che una sola stilla di sangue colasse da esse.
  • Sì. - annuì lei, cercando qualcosa con lo sguardo in giro per la stanza. I suoi occhi azzurri si posarono su un punto specifico e Gray si voltò, adocchiando la sedia su cui erano appoggiate le loro borse – mi passeresti la mia bisaccia, per favore? – senza dire una parola, il Mago le porse la sacca, guardandola rovistarvi dentro e trillare felice trovando ciò che cercava. un tessuto floreale apparve magicamente tra le mani di lei, che se lo portò al petto, guardando di nuovo il ragazzo, storcendo la bocca in una smorfia.
  • Beh? Che c’è? – domandò poi, non riuscendo a capire perché lei lo guardasse così.
  • Ehm… potresti voltarti? Dovrei cambiarmi. – disse infine lei, facendogli segno di girarsi dalla parte opposta. Lui squadrò i vestiti della ragazza con una sola occhiata, constatando che in effetti i brandelli di tessuto coprivano gran poco ormai. Scosse il capo, decisamente non era il caso che si facesse vedere conciata così. Non da altri uomini, almeno. Fece come lei gli aveva chiesto, lasciandole la sua privacy e approfittandone per cambiarsi la maglietta forata e sporca di sangue, sostituendola con una pulita.
  • Hai finito? – chiese poi, con voce atona, gettando uno sguardo al panorama buio fuori dalla finestra.
  • Sì. – lui si volse, vedendo i vecchi abiti abbandonati a terra e la ragazza rivestita di un delizioso abitino a fiori, corto sopra il ginocchio che le fasciava il corpo in modo pressoché perfetto. Lei stava finendo di lisciare le pieghe della gonna e non si avvide dello sguardo sbarrato di lui. Nonostante i capelli sporchi e arruffati, la pelle screpolata e percorsa da innumerevoli solchi, come la terra che da lungo tempo attende sotto il sole rovente l’avvento della pioggia, il braccio sinistro deturpato dalle cicatrici, Gray riuscì a pensare soltanto che era davvero bella. Scosse la testa, battendosi le mani sulle guance, mentre realizzava cosa davvero aveva pensato. Non era certo da lui fare pensieri del genere, la stanchezza doveva essere davvero tanta per inibirgli in quella maniera le facoltà mentali. Inspirò profondamente e tornò a guardarla, trovandosi immerso nel cielo terso degli occhi di lei, che lo guardavano incuriositi. Distolse lo sguardo e tossicchiò appena.
  • Ce la fai a camminare? – chiese poi, fingendo indifferenza. Sperava con tutto il cuore che la ragazza, tra i suoi innumerevoli poteri, non annoverasse anche quello della lettura della mente!
  • Mmm… - Rya tirò faticosamente una gamba al petto , mentre la gonna scivolava leggera e vaporosa lungo la pelle abbronzata della coscia, senza però alzarsi totalmente. Si tastò il polpaccio, sentendolo dolere sotto il suo tocco lieve – no, direi di no. – sentenziò infine, sbuffando. Odiava non essere capace di arrangiarsi. Odiava sentirsi così debole. Odiava soprattutto dover dipendere da qualcuno.
  • D’accordo. Andiamo allora. – le passò un braccio sotto la schiena, ancora appoggiata al cuscino, e uno sotto le ginocchia, tirandola su senza sforzo. La Dragon Slayer abbassò la maniglia della porta e permise ad entrambi di scivolare fuori dalla stanza, nel corridoio semibuio. Annusò avidamente l’aria, poi indicò al ragazzo di andare verso destra.
  • C’è odore di cibo da quella parte. – lui sbuffò appena, divertito.
  • Sì, sei proprio come Natsu. –
  • Ehi! Guarda che io sono molto meglio di quel cucciolo di salamandra! –
  • Ah sì? E allora com’è che sei così malconcia? – domandò lui, sornione, facendo imbronciare e borbottare la ragazza, mentre camminava lentamente tra i corridoi appena illuminati dalla luce delle lampade, seguendo le indicazioni dell’olfatto sopraffino di lei.
 
Dopo essere scesi per l’ennesima scala, Rya lo fece fermare davanti ad una porta. A giudicare dal sonoro chiacchiericcio perfettamente udibile attraverso il legno, erano nel posto giusto. La Dragon Slayer aprì la porta e Gray entrò nella stanza rischiarata dalla luce di una lacrima, posando delicatamente la ragazza su una sedia e prendendo posto a sua volta, sotto lo sguardo incuriosito di Cana.
  • Dunque… - fece per parlare lei, ma fu interrotta da Rya.
  • Luxus? – Gildarts scosse il capo.
  • È ancora svenuto. Le ferite sono profonde e… -
  • Non è quello. – lo fermò di nuovo la voce della ragazza dagli occhi azzurri – Quando Kyogai lo ha colpito l’ultima volta, ha distrutto la Lacrima del Fulmine che aveva nel petto. –
  • E questo… cosa significa di preciso? – domandò Cana, improvvisamente seria. Rya le rivolse un’occhiata piuttosto eloquente, poi sbuffò appena.
  • Dovresti saperlo benissimo anche tu. Luxus è un Dragon Slayer di Seconda Generazione, cioè si serve della Magia del Drago Distruttore contenuta in una Lacrima. Se la Lacrima viene distrutta, lui perde i suoi poteri. C’è ancora un residuo di energia magica in lui, ma nulla di paragonabile a quanto aveva prima. È solo l’ombra di se stesso, in questo momento. –
  • C’è un modo per… - si intromise Gildarts, cercando di stemperare l’atmosfera tesa che si era creata. Qualcosa gli diceva che la diplomazia non fosse esattamente tra le doti più brillanti di sua figlia, e sapeva per esperienza che nemmeno Rya scherzava.
  • Per cosa? Riparare una Lacrima distrutta? No. In ogni caso non servirebbe a nulla, perché ciò che era confinato al suo interno, ovvero una Scintilla appartenuta ai Draghi del Fulmine, è stato disperso e non potrà più essere riportato al suo stato originale. – ribatté lei, stizzita. Non le erano mai piaciuti i terzi gradi, e quegli imbecilli sembravano non capire nemmeno una cosa elementare come quella. O forse avevano solo bisogno di essere rassicurati. Bah, umani.
  • Quindi… Luxus ora è un Mago qualsiasi? – chiese Hibiki, appena uscito da quella che sembrava la cucina, reggendo una pentola colma di qualcosa di fumante, probabilmente una zuppa bollente.
  • Esatto. E se Mavis ha inquadrato bene il tipo, è un testardo orgoglioso e non accetterà tanto facilmente la situazione. – Rya prese il mestolo e si versò una generosa porzione di brodo misto a verdure, legumi e pezzetti di carne bollita.
  • Non possiamo fare niente per aiutarlo? – chiese di nuovo Cana, dura. Non le era piaciuto il tono di superiorità che aveva usato quella ragazza prima, poco le importava il fatto che avesse salvato loro la vita.
  • Potreste cercare per lui un’altra Lacrima del Fulmine, ammesso che ne esistano ancora. – rispose a tono lei, senza nemmeno degnarla di uno sguardo, prendendo del pane abbrustolito da accompagnare alla cena. Cana stava per replicare, ma venne fermata da un’occhiata del padre, che le intimò silenziosamente di tacere. Nelle settimane che avevano passato insieme aveva imparato a conoscere il carattere fiero e ribelle della Dragon Slayer, se voleva delle risposte aggredirla verbalmente non era esattamente la strategia più indicata.
  • Sono sicuro che tu conosca un modo per ripristinare i suoi poteri. – Rya sollevò lo sguardo su di lui, guardandolo negli occhi, cercando di leggervi le intenzioni dell’uomo. Non sentiva ostilità nella sua voce, tutto nella sua figura parlava di calma e mitezza. Assottigliò appena gli occhi azzurri.
  • Sì, hai ragione. Forse un modo c’è, ma prima di tutto c’è da vedere se lui deciderà di risvegliarsi. –
  • Potrebbe non farlo? –
  • Perdere i propri poteri è come essere privati di una parte di sé stessi. Ci sono maghi che hanno preferito lasciarsi morire, altri che hanno perso il lume della ragione. Non è detto che Luxus voglia effettivamente tornare in questo mondo. Si sentirà incompleto. –
  • In che modo possiamo fargli ottenere nuovamente il potere del Drago Distruttore? –
  • Questi non sono affari che vi riguardano. Se lui dimostrerà la tempra necessaria, tornando in questo mondo e affrontando ciò che il futuro gli riserva deciderò se e come agire, altrimenti se ne può restare nel suo brodo. –
  • Non puoi davvero essere così cinica e spietata! – sbottò infine Cana, sbattendo con forza il cucchiaio nel piatto, schizzando parte del contenuto sulla tovaglia.
  • No, infatti. Io sono molto peggio di così. Se mi sto limitando, è solo per rispetto nei confronti di Mavis. Io non devo niente a nessuno di voi. –
  • Calma… -
  • Calma?! Luxus sta lottando tra la vita e la morte e lei non vuole fare nulla per aiutarlo! Come posso stare calma?! – urlò la Maga delle Carte, indignata dalla reazione pacata del padre. Era pur sempre di un membro della Gilda che si parlava.
  • Cana, non hai sentito cos’ha detto Rya? Luxus deve uscire dallo stato di incoscienza in cui si è rinchiuso con le sue forze, noi possiamo fare ben poco se non cercare di fargli sentire la nostra vicinanza. È lui per primo a dover decidere della propria sorte. Dopo sono sicuro che la nostra piccola Dragon Slayer farà la sua parte per risolvere il problema dei suoi poteri. –
  • E cosa ti fa credere che invece non se ne laverà le mani? –
  • Forse il fatto che non ci ha lasciati crepare tutti quanti come vermi? – soffiò Gray, spazientito da quella discussione. Capiva che Cana fosse isterica per la situazione di Luxus e che i suoi nervi fossero già abbondantemente provati dalle settimane che avevano preceduto il ricongiungimento col padre, ma ora stava veramente esagerando.
  • È stato solo un caso! Zeref era… –
  • No! Rya ha eretto una barriera illusoria attorno a noi, nascondendo la nostra presenza a Zeref. Se non lo avesse fatto, dubito che saremmo ancora qui. – Cana si voltò verso la ragazza, che sembrava essersi estraniata da tutto, e la stessa cosa fece Hibiki, stranito. Mangiava compostamente la sua zuppa, senza degnare nessuno del minimo sguardo. Come se fosse in un mondo tutto suo. Sentendo gli sguardi degli altri commensali su di sé, alzò gli occhi azzurri, scrutandoli interrogativa.
  • Beh? Che avete da guardare? –
  • Tu, hai… -
  • Sì, quello che ha detto Gray è vero. Ora possiamo finirla con questo terzo grado assurdo? – tagliò corto lei, prendendo un pezzetto di pane e spazzolando i rimasugli di cibo dal piatto. Cana continuò a guardare la ragazza, un misto tra rabbia e dispiacere dipinto negli occhi castani di lei. Si morse un labbro. Sì, forse era stata ingiusta nei suoi confronti… come al solito aveva lasciato che la sua lingua parlasse senza prima pensare a quello che diceva. Se le cose stavano così, lei li aveva salvati tutti da morte certa.
  • Scusa… - farfugliò imbarazzata, rivolta alla Dragon Slayer dagli occhi azzurri. Lei, per tutta risposta, si limitò ad alzare le spalle, posando poi il cucchiaio e alzandosi in piedi, tenendo una mano appoggiata alla sedia.
  • Scusate, sono molto stanca, se permettete mi ritiro. – disse rivolta ai presenti, voltandosi subito dopo e caracollando verso la porta per poi scivolare silenziosa nel corridoio. Il cibo le aveva sicuramente restituito parte delle forze, ma non l’aveva del tutto ristorata. Si appoggiò pesantemente alla parete, il respiro pesante e i denti digrignati per il dolore. Si guardò le gambe astiosa, maledicendo ancora una volta il suo debole corpo umano. Chiuse gli occhi, concentrandosi appena, finchè la familiare sensazione di sollievo non la avvolse gradualmente. Si staccò dal suo appiglio e mosse alcuni passi, saggiando la resistenza dei tendini in cerca di eventuali cedimenti. Sentendosi sicura, riprese a camminare lentamente fino alla cabina che aveva diviso con Gray. Prese la borsa e i rimasugli dei suoi abiti, per poi uscire nuovamente e dirigersi verso un’altra stanza, evidentemente vuota. Gettò i suoi effetti personali sulla sedia, chiuse le tende e si stese sul letto, incrociando le braccia dietro la testa e osservando il soffitto. Sapeva che difficilmente avrebbe dormito, ma il suo fisico necessitava di riposo, se voleva davvero riprendersi del tutto. Ricacciò indietro la voglia di uscire a fare un giro sul ponte e rimase immobile, assorta nei suoi pensieri.
 
 
  • Insomma Cana, ma che ti è preso? Capisco che tu sia frustrata per la situazione, ma non era il caso di aggredirla in quel modo. –
  • Non vuole aiutare Luxus… - si difese la ragazza, piccata. Sapeva di aver usato toni e parole abbastanza pesanti, ma era ancora convinta che quella avesse una pietra al posto del cuore.
  • Ci ha salvato la pelle, oggi, più volte. Te ne sei dimenticata? Se non vuole intromettersi in questa faccenda avrà le sue ragioni. – le rispose Gildarts, serio.
  • E come lo sai? – lo incalzò Cana, incuriosita dalla reazione del padre.
  • Ho passato quasi un mese in sua compagnia, per un quantitativo di ore al giorno che se non definisco ventiquattro poco ci manca… e una cosa che ho capito è che lei non fa mai nulla senza una motivazione. Non parla se non è strettamente necessario, non agisce senza aver prima pensato ad una strategia. L’ha detto lei che Luxus deve dar prova della sua tempra, probabilmente non vuole intervenire perché in questo caso deve essere lui a tirarsi fuori dal baratro di incoscienza in cui si è rinchiuso. Il perché la pensi in questo modo è un mistero anche per me. Ma dobbiamo rispettare le sue decisioni, ognuno di noi è libero di scegliere ciò che è meglio per sé. – spiegò infine il Mago del Crush, riducendo la figlia al silenzio. Hibiki, che aveva ascoltato tutta la conversazione senza quasi fare domande, decise di chiedere qualche informazione in più.
  • Scusate, forse non sono affari miei, però… quella ragazza è la stessa di Crocus, giusto? Quella che è arrivata col Drago Nero. –
  • Esatto. – rispose asciuttamente Gray, indeciso se dare ulteriori spiegazioni o se tacere. In fondo, quello che Rya aveva raccontato loro poteva essere considerato confidenziale.
  • Non l’ho mai vista, fa parte di Fairy Tail? –
  • Così pare. È stata lontana a lungo, da quello che so. – Gildarts prese la parola, togliendo le castagne dal fuoco a Gray. Aveva intuito la titubanza del giovane mago ed era deciso a prendersi le responsabilità delle parole che sarebbero state scambiate col mago di Blue Pegasus. Fortunatamente, Hibiki comprese che l’argomento che aveva sollevato era alquanto spinoso e si decise a far cadere la discussione, portando via la pentola ormai vuota e sparendo nella cucina attigua, lasciando soli i tre maghi di Fairy Tail.
  • Ti ha detto altro Rya? – chiese Gildarts in un soffio, facendo attenzione a non farsi sentire. I ragazzi di Blue Pegasus erano amici, ma quella era una questione interna alla Gilda.
  • Uh? Non molto in realtà, era abbastanza a pezzi, nemmeno si reggeva in piedi. Ha accennato qualcosa riguardo la Tecnica Segreta che ha utilizzato, ma nulla di più. – Gray, a cui era rivolta la domanda, fece spallucce mentre rispondeva. Effettivamente la ragazza aveva parlato poco, troppo esausta per spiegarsi meglio.
  • Rya sapeva del Talismano. Anzi, aveva più informazioni di me su quel manufatto. –
  • Com’è possibile? Tu hai passato tre anni a cercarlo! – sbottò Cana, abbassando poi la voce dopo l’occhiata storta del padre.
  • Non ne ho idea. Ha parlato del Talismano, della sua origine e del fatto che Zeref vi avesse imprigionato uno dei suoi Demoni, anche se non sapeva quale fosse. Ewan deve aver avuto questa informazione da qualcuno. –
  • A proposito, che ci faceva quello lì? – domandò Gray.
  • Quando siamo arrivati noi, era appena uscito dalla grotta con l’artefatto tra le mani. Ha tolto il sigillo e liberato quella sottospecie di istrice troppo cresciuto, dicendo che lo avrebbe aiutato a riprendersi la Lacrima di Luxus. Rya ha parlato di un Demone che si cibava di fulmini, probabilmente voleva fargli assorbire il potere della Lacrima, ma qualcosa nel suo piano è andato storto. –
  • Quel mostro… ha fatto bene Makarov a esiliarlo dalla Gilda. Non gli importava della vita di suo figlio, ma solo di riprendersi quell’affare. – borbottò Cana, rabbiosa. Aveva già tentato di far del male a Luxus, durante il Palio della Magia, ma non credeva sarebbe arrivato al punto di utilizzare un Demone di Zeref per i suoi scopi.
  • Quindi è per questo motivo che Zeref cercava quell’aggeggio? – chiese il Mago del Ghiaccio rivolto a Gildarts.
  • A quanto pare sì. E Rya era sicura che una volta liberato il Demone dal sigillo, Zeref non avrebbe tardato a presentarsi. E in effetti ha avuto ragione. – confermò l’uomo dai capelli rossi.
  • Per fortuna sembrava preparata all’eventualità. – riprese Gray.
  • Già. È il motivo per cui ho deciso di farmi accompagnare da lei. Mavis mi ha detto che in passato aveva già affrontato il Mago Nero, uscendone viva. Probabilmente è l’unica a conoscere il potenziale di Zeref e a poterlo fronteggiare senza rischiare la pelle. Nemmeno io avrei mai potuto sperare di vincere contro quel maledetto. – Gray annuì, facendosi pensieroso. Sembrava averlo notato soltanto lui che Rya non aveva mai attaccato per uccidere, ma solo per ferire. Oppure anche gli altri se n’erano accorti, ma avevano deciso di tenere per sé quella considerazione. C’era da capire il perché la Dragon Slayer avesse agito in quella maniera, ma dubitava che lei avrebbe fornito spontaneamente quelle informazioni. Anzi, forse avevano tirato anche troppo la corda.
Scosse la testa, decidendo di alzarsi e ritirarsi in camera a riposare. La ferita sembrava guarita, ma sapeva che ci sarebbe voluto ben più di una nottata di riposo per rimettersi da un combattimento come quello a cui aveva partecipato. Salutò i compagni con un cenno della mano e si avviò verso la sua stanza, convinto di trovarci anche la ragazza, magari addormentata, o forse ancora sveglia, ad aspettarlo.
La trovò vuota, buia e silenziosa. Rya aveva preso le sue cose e se n’era andata, lasciando dietro di sé soltanto il vago sentore di magnolia che permeava la sua pelle.
Una strana sensazione si impadronì del giovane, una sorta di tristezza mista a qualcosa di simile alla malinconia. Avanzò di qualche passo, come a sincerarsi che effettivamente la camera non ospitasse nessuno, poi si lasciò cadere seduto sul bordo del letto, affondando il viso nel cuscino, ancora intriso del profumo di lei.
Perché se n’è andata?
E chi poteva saperlo. Magari preferiva avere la sua privacy, magari voleva starsene da sola, per conto suo, magari… magari le aveva dato fastidio la sua compagnia.
Con un grugnito di frustrazione scalciò via le scarpe e si stese meglio sul letto, senza nemmeno scostare le coperte. La maglietta era sparita da qualche parte, non ricordava nemmeno di essersela tolta veramente, chissà quando era successo…
Steso supino, rimase a guardare il soffitto per ore, finché il sonno non decise che era arrivato per lui il momento di addormentarsi.
  
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