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Autore: ladyzaphira    23/09/2018    0 recensioni
*Momentaneamente sospesa e in fase di revisione*
What if ...? Della serie a cartoni "Ultimate Spiderman".
Una misteriosa ragazza, dai lunghi capelli bianchi come la neve e l'espressione malinconica entrerà ben presto a far parte della squadra del nostro arrampica-muri preferito.
Chi è questa ragazza, qual'è la sua storia?
Dal 3° capitolo:
-“Un’ultima cosa Peter” lo fermò Coulson, prima che il giovane eroe uscisse dal suo ufficio “Non entrerò nei dettagli, perché non sono di mia competenza però …” esitò un momento “… Snow non ha vissuto una vita esattamente facile, ma è una brava ragazza, ti prego di tenerlo sempre a mente”
Peter corrucciò la fronte, confuso da quello strano discorso.
Perché avrebbe dovuto pensare male di Neve?!
Insomma almeno l’80% dei supereroi aveva un passato oscuro, pertanto non l’avrebbe sorpreso più di tanto se anche per lei fosse valso lo stesso.
E comunque Nick Fury doveva per forza aver visto del buono in lei altrimenti non l’avrebbe reclutata, giusto?-
.................
Accenni alla serie anime "Tokyo Ghoul".
La storia sarà ambientata principalmente nella serie Ultimate (2012), con alcuni elementi presi da altre serie tipo Spectacular e così via.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Harry Osborn, Norman Osborn, Nuovo personaggio, Peter Parker
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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Spiderman stava volteggiando da un appiglio all’altro, appeso alla sua ragnatela, in direzione di un preciso grattacielo dove sapeva che, in quel preciso orario, sarebbe passato l’Eliveivolo.
 
Non essendo dotati di un sistema di teletrasporto di quelli a lungo raggio, non ancora almeno, dal suo ingresso nella squadra Fury gli aveva fornito un itinerario ove erano segnati i percorsi che l’enorme quartier generale volante dello S.H.I.E.L.D solitamente seguiva al di sopra la città.
Per questo sapeva sempre su quale grattacielo arrampicarsi per aspettarlo o, perché no? Raggiungerlo lui stesso sparando una ragnatela a lunga gittata.
 
Aveva ancora lo zaino appresso, non avendo voluto perdere tempo a fare un salto prima a casa per posarlo.
 
Come deciso, quel pomeriggio avrebbe parlato direttamente con Nick riguardo la situazione di Neve.
Cosa che intendeva fare prima possibile.
 
Aveva appena superato una palazzina e stava per lanciare l’ennesimo filo quando un grido d’aiuto attirò la sua attenzione.
 
Abbassando lo sguardo vide un uomo fuggire lungo il marciapiede con in mano una borsetta palesemente da donna.
Uno scippo …
 
… e ti pareva.
 
L’aracnide fece per lasciarsi cadere sopra al delinquente in fuga quando, inaspettatamente, vide una ragazza fargli lo sgambetto mandandolo per terra.
Una ragazza dai lunghi capelli albini, vestita con colori freddi …
Peter restò sorpreso nel rendersi conto che la ragazza che aveva fermato lo scippo (per di più sedendosi sopra la schiena del malcapitato per evitare che cercasse di filarsela) non era altri che Snow.
 
Spidey si affrettò a salire lungo la parete del palazzo accanto, fino a raggiungere il tetto, sperando che nessuno lo avesse notato.
 
Forse andare a parlare con Fury non era più necessario.
 
Poco più tardi Snow si fermò a prendere un caffè al bar.
Proprio così, un caffè!! Neanche lei aveva la più pallida idea del perché a quelli della sua razza fossero preclusi tutti gli alimenti della piramide alimentare umana fatta eccezione per il caffè.
 
Escludendo l’acqua, che comunque era un caso a parte (tutti gli esseri viventi ne avevano bisogno per sopravvivere, che fossero erbivori, carnivori, onnivori o cannibali), i ghoul gustavano il caffè esattamente come gli umani.
 
Ovviamente nero e senza zucchero.
 
A Neve piaceva il caffè o, più che altro, le piaceva poterlo bere seduta ad un grazioso tavolino al di fuori del bar esposta agli occhi di tutti.
Come una persona normale.
 
Per questo tendeva a berlo il più lentamente possibile, a piccoli sorsi, per prolungare l’illusione.
 
“Questo posto è libero?” domandò ad un tratto una voce maschile.
 
L’albina alzò lo sguardo, sbattendo le palpebre un paio di volte nel trovarsi davanti niente meno che Peter Benjamin Parker.
“Peter Parker?” pronunciò lentamente, stupita.   
 
“Snow Hellstrom” sorrise gentilmente il ragazzo, appoggiando le mani sopra lo schienale dell’unica sedia libera davanti al tavolino occupato dalla ghoul.
 
Passarono diversi secondi di silenzio imbarazzato prima che Peter si decidesse a ripetere la domanda con la quale si era annunciato.
“Ti spiace se mi siedo?” riprovò “Sai, stavo passando di qui e per caso ti ho vista …”
 
In fin dei conti non era una bugia, l’aveva davvero trovata per caso.
 
“No, certo che no” rispose piano la ragazza, mascherando lo stupore mentre appoggiava tranquillamente la tazzina di caffè sul tavolo “Accomodati”
 
In quei pochi secondi che servirono al giovane per spostare indietro la sedia, accomodarsi e tirarsi nuovamente avanti Snow lo fissò con una tale attenzione da dargli l’impressione di essere sottoposto ad una radiografia.
Peter si tolse lo zaino dalla schiena e lo appoggiò per terra, vicino ad una gamba.
“Oh!! Quasi dimenticavo” esclamò, aprendo la lampo dello zaino per rovistarci dentro “Ho qualcosa per te”
 
Neve alzò le sopracciglia, inclinando la testa da un lato curiosa.
“Ecco!!”
 
Le allungò un paio di quaderni.
Uno aveva la copertina di Star Wars dagli angoli tutti spiegazzati, segno che veniva utilizzato già da un po’, mentre l’altro presentava una più comune copertina a tinta unita, rosso scuro, ancora liscia ed uniforme, indice che doveva essere nuovo o comunque cominciato da poco.
 
Neve li prese con entrambe le mani.
 
“Cosa sono?” domandò.
 
“Gli appunti delle lezioni degli ultimi due giorni” rispose l’altro “Sono il tuo tutor, ricordi? Portarti gli appunti è il minimo anche perché, insomma …” esitò “… Tu tornerai a scuola, vero?”
 
Neve non rispose, limitandosi ad accarezzare la copertina del primo quaderno passandoci sopra due dita, con delicatezza.
Quasi non ricordava l’ultima volta che qualcuno aveva fatto un gesto carino nei suoi confronti.
Non se lo aspettava, non da parte sua.
 
Non dopo quanto era accaduto ad Asgard con Thor.
 
Non ricevendo alcuna risposta, Peter sospirò decidendo a quel punto che fosse meglio andare dritti al nocciolo della questione.
“Ascolta Snow, tutto quello che è successo con Thor” esordì pertanto, attirando l’attenzione della ragazza che alzò la testa di scatto “Io volevo, ecco, volevo solo dirti che mi dispiace”
Ecco un’altra cosa che Neve non si aspettava.
“Dopo quanto è accaduto mi sono preso la libertà di … ehm, ecco fare qualche ricerca su quelli come te, cioè … sì, insomma sui … sui ghoul” ammise imbarazzato.
 
Neve gli regalò uno dei suoi soliti sorrisi malinconici “… Oh, quindi adesso sai
 
Tra loro piombò nuovamente il silenzio, dove il castano cercava disperatamente di trovare le parole giuste con cui continuare la conversazione.
 
“Senti Neve, io …”
“Peter”
 
Si interruppero entrambi.
Peter sbuffò una risatina imbarazzata, passandosi una mano fra i capelli, mentre Snow sorrideva leggermente.
 
“Prima tu” lo incoraggiò la ghoul.
 
“In questi giorni, oltre a fare ricerche, ho parlato con gli altri del team in merito a quanto è successo” spiegò il ragazzo “Siamo giunti alla conclusione che vorremo restassi nella squadra”
 
Le labbra blu dell’altra si schiusero in una silenziosa “O” di sorpresa a quelle parole.
Fece per dire qualcosa quando il tavolino dove si erano appartati prese, d’un tratto, a tremare, così come tutti gli altri che erano attorno.
Il motivo di quelle strani vibrazioni sembrò essere una serie di tonfi pesanti, MOLTO pesanti, che si susseguivano in rapida successione e che si stavano facendo sempre più vicini.
 
CRASH!!
 
Il boato improvviso di macchine che cozzano violentemente tra loro, seguito dagli acuti lamenti delle sirene della polizia e le urla della gente per strada, li fece scattare in piedi tutti e due, insieme agli altri clienti del bar che ovviamente non sapendo cosa stesse accadendo si fecero prendere dal panico.
Fu allora che videro sfrecciare per strada quello che, ad occhio, sembrava un gigantesco rinoceronte umanoide di ferro, seguito da serie di volanti.
 
Poi vi furono stridii di gomme, sonori grugniti e altri botti.
 
“Un … Un rinoceronte?” fece Snow sbattendo le palpebre allucinata, forse pensando di aver visto male.
 
“Oh ti prego, non di nuovo lui” borbottò invece Peter, spalmandosi una mano sulla faccia in un moto di puro fastidio.
“Lui, chi?” domandò Neve, guardandolo.
“Rhino” rispose il castano “Senti io … dovrei, ti spiace …?” seguitò spostando lo sguardo più volte dall’albina alla strada e viceversa.
 
Non voleva mollare Snow proprio in quel momento, ma …
 
“Tranquillo, vai” sorrise la ragazza riprendendo posto al tavolino laddove tutti gli altri clienti si erano allontanati.
A beh, doveva finire il suo caffè.
 
Peter annuì ricambiando il sorriso con gratitudine e corse via, di sicuro in cerca di un angolo appartato per cambiarsi.
 
Rhino si fermò proprio al centro dell’incrocio, infondo alla via, le mani che stringevano ognuna un grosso sacco di quelli che, probabilmente, dovevano essere soldi considerando che non troppo lontano da lì vi era una banca.
Spiderman alzò gli occhi al cielo.
Cielo, quanto detestava quel coglione!! Cioè non più dei tanti altri furfanti che aveva avuto modo di incrociare nella sua breve carriera di eroe ma, boh, Rhino aveva la particolarità di essere così fastidioso e …
 
… e onnipresente!!
 
Sul serio, a conti fatti quella era la quarta volta in un anno che lo affrontava!!
Possibile che quell’energumeno grigio con il corno non rimanesse mai in prigione per un periodo che fosse più lungo di tre mesi?!
Chi era che pagava per farlo uscire?
Perché qualcuno DOVEVA farlo, non c’era altra spiegazione!!
Nessuno poteva evadere dal RAFT* senza aiuti esterni, tanto meno un idiota intergalattico come Rhino.
 
“Ehi!! Rhino!!” esclamò Spiderman atterrando sul tetto di una delle poche macchine che si erano salvate dalla furia del rinoceronte “Quanto tempo!! Sai, sapevo che al RAFT non avrebbero trovato nessuna cella abbastanza larga da contenerti” schernì “Forse se ti mettessi a dieta”
 
“Abbastanza larga, ma che spiritoso” ringhiò Rhino, digrignando i denti non appena lo vide.
 
“Wow, non sapevo che al fresco insegnassero il senso dell’umorismo …” sorrise l’eroe, malgrado sapesse benissimo che si trattava di una risposta sarcastica.
“Adesso ti faccio vedere io il senso dell’umorismo!!” sbottò il rinoceronte.
Inclinò la parte del superiore del busto in avanti, strusciando la pianta del piede destro sul terreno un paio di volte come a volersi dare la carica, e caricò.
Spidey saltò agilmente dall’altra parte della strada quando il corno d’acciaio perforò il parabrezza della macchina.
 
“Rhino ascolta, è un errore …”
 
“Sì, TUO” fu la replica del criminale tirando via la testa dall’abitacolo, ormai deformato per via della botta, dell’auto “Questa è l’ultima volta che metti il naso nei miei affari, testa di tela!!”
 
“Veramente intendevo dire che è un errore combattermi” sbuffò l’arrampica-muri, ora in piedi davanti ad un lampione “Esattamente come TUTTE le altre volte che ci hai provato, insomma non hai notato che alla fine sei sempre e solo tu quello che si fa male? Non hai notato che sei tu quello che perde sempre?”
“Oh, c’è una prima volta per tutto insetto!!” grugnì Rhino, battendo un pugno sul palmo aperto dell’altra mano.
“Vero, ma ti stai dimenticando di qualcosa …”
“Che cosa?!”
“Di quanto tu sia incredibilmente stupido” ghignò Spiderman, picchiettandosi con un dito la tempia.
 
“BRUTTO FIGLIO DI-…!!!”
 
Il rinoceronte caricò di nuovo e, ancora una volta, Peter lo schivò saltando in alto.
 
Il palo della luce che aveva alle spalle cedette, finendo per cadere in testa a Rhino.
Ovviamente non si fece niente, ma diede a Peter il tempo necessario per pensare ad un piano nel momento in cui adocchiò per caso un grosso camion azzurro, parcheggiato poco lontano.
“Ah, proprio quel che cercavo” sorrise sotto la maschera, sparando un paio di fili di ragnatela sul muso del camion.
 
Intanto Rhino sfilò il corno dal involucro di ferro del palo, piegandolo tra le dita tozze neanche fosse la cannuccia di una bibita.
“Dove diavolo sei finito viscido insetto?!” sbottò il criminale guardandosi intorno.
“YUu-uuh!! Grosso, brutto e cattivo!!”
 
Il fischio lo fece voltare, trovando l’oggetto delle sue ire accucciato sul tetto del camion azzurro a fare ciao-ciao con la mano “Ehi Rhino!! Scommetto che non sei capace a sollevare questo camion!!” lo provocò spostandosi tranquillamente a sedere sul bordo, con tanto di gambe accavallate.
 
“Ggrrrr!! Ora ti faccio vedere io!!”
 
Rhino passò una mano sotto al fianco del camion mentre con l’altra afferrava la parete metallica, affondandoci le dita come se fosse stata fatta di burro, tirandolo su, dopo di che lo lanciò lontano con tutta la forza di cui era capace.
Spiderman in tutto ciò era già tornato con i piedi per terra, senza che l’altro ci avesse nemmeno fatto caso, ridendosela sotto i baffi.
Povero Rhino.
Non poteva immaginare che aveva attaccato il camion alla base del semaforo lì davanti, con abbastanza ragnatela da far in modo, grazie all’effetto elastico dei fili, che il pesante mezzo avesse modo di tornare indietro.
 
“Wow!! Complimenti Rhino” applaudì quindi Peter, fintamente colpito.
 
Il criminale lo notò, ringhiando frustrato per non essere riuscito a lanciare anche lui insieme al camion.
“Ora basta giocare!!” sbottò “Io ti-…”
 
“Ok, ma aspetta un momento!!” lo interruppe Spidey alzando le mani.
 
“Eh?”
“Non ti stai dimenticando qualcosa?”
“Cosa?”
“Qualcosa che ti sei dimenticato l’ultima volta”
“Dimenticato …?”
“Dai che lo sai!!” lo spronò Spidey “Te l’ho detto prima, ricordi? Di quanto tu sia …? Avanti, so che puoi arrivarci!!”
 
Il camion piombò sulla testa del criminale prima che potesse aprire la bocca per rispondere.
 
“Grazie al cielo è finita presto” sospirò Peter, lasciando che fossero gli agenti ad occuparsi di Rhino ora che era privo di sensi.
Cercò di cambiarsi in abiti civili il più in fretta possibile così da poter tornare al bar dove aveva lasciato Neve, nella speranza di riprendere la conversazione lasciata in sospeso.
 
Peccato che la ragazza se ne fosse già andata.

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