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Autore: crazy640    26/09/2018    1 recensioni
SEGUITO DI "IL PAGAMENTO DI UN DEBITO"
I personaggi di Harry Potter appartengono a J.K. Rowling. NON permetto la pubblicazione della storia in altri siti.
"Hermione Granger-Malfoy osservò il via vai di gente che quotidianamente animava la stazione di King’s Cross dal proprio tavolino e, puntuale come ogni anno, il ricordo del suo primo arrivo in quella stazione riaffiorò alla sua mente: una ragazzina di undici anni, ancora una bambina, in mezzo ai propri genitori, spaventata a morte da quella novità inaspettata, ma allo stesso tempo elettrizzata per il nuovo mondo cui andava incontro.
A ripensarci adesso sembrava un’altra persona.
Tante cose erano successe dalla prima volta che aveva messo piede sul binario che l’avrebbe condotta a Hogwarts: aveva combattuto tante battaglie, personali e non, si era fatta degli amici che capivano la sua intelligenza e non ne erano spaventati, aveva conosciuto la paura, la rabbia, l’odio…l’amore."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Blaise Zabini, Ginny Weasley, James Sirius Potter, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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"I need you to
Tell me right before it goes down
Promise me you'll
Hold my hand if I get scared now
Might tell you to
Take a second, baby, slow it down

You should know I, you should know I
I bloom just for you"

 

Dall’1 settembre per otto lunghe settimane, la residenza londinese di Draco Malfoy e Hermione Granger-Malfoy cadeva nel silenzio assoluto; durante l’estate quelle stanze si animavano dell’energia che soltanto tre ragazzi adolescenti erano capaci di produrre, grazie alla loro vitalità e inventiva.

Ogni estate, Draco rimpiangeva il silenzio che avvolgeva la casa prima dell’arrivo dei suoi figli, lamentandosi per gli oggetti sparsi in giro per casa e per il rumore provocato dai ragazzi che gli impediva di lavorare.

Ma ogni volta, alla partenza dei figli, quando il silenzio cadeva nuovamente sulla casa, si ritrovava inevitabilmente a vagare per le varie stanze lanciando occhiate tristi alle camere che fino a pochi giorni prima avevano ospitato i tre ragazzi, sentendo terribilmente la loro mancanza.

Quella sensazione di smarrimento svaniva nel giro di pochi giorni, ma lo lasciava incapace di pensare a qualsiasi cosa che non fossero i suoi figli minori: il viaggio con l’Espresso era stato tranquillo? Avevano passato un primo giorno piacevole oppure avevano avuto qualche problema con i nuovi arrivati?

Fortunatamente le gemelle e Mude sentivano la mancanza dei genitori quasi quanto Draco e Hermione, al punto da non far passare neanche ventiquattro ore tra il loro arrivo a Hogwarts e la consegna della prima lettera.

Lettera che, ogni volta, serviva principalmente a rassicurare Draco.

Ogni anno, dopo aver letto la lettera, Draco si tranquillizzava e accettava le frecciatine di Hermione, che non perdeva occasione per punzecchiarlo bonariamente per la sua apprensione verso i ragazzi.

Hermione era l’unica cui permetteva di canzonarlo in quel modo.

Nessuno avrebbe riconosciuto in quel padre apprensivo il ragazzo sbruffone e menefreghista che aveva percorso i corridoi di Hogwarts e lo stesso Draco era fermamente convinto che fosse merito del suo amore per la moglie se era riuscito a fare qualcosa di buono nella sua vita.

Una piccola parte del merito era da attribuire anche a sua madre, Narcissa Malfoy, la Regina di Ghiaccio dei Serpeverde: era stato grazie al suo testamento e alla clausola sul vero amore, se Draco aveva atteso pazientemente nonostante che per molti anni avesse l’impressione che il Destino gli stesse remando contro.

Quando però il suo momento era finalmente arrivato ed era riuscito ad avvicinarsi a Hermione, aveva fatto di tutto per non sprecare la sua occasione, consapevole che quella fosse la sua unica possibilità.

 Nonostante alcune incomprensioni iniziali e tanti problemi che avrebbero messo in crisi una coppia meno affiatata, dopo sedici anni lui e Hermione erano ancora insieme, più uniti che mai.

 Draco era consapevole che la vita era stata molto generosa con lui: era uno stimato membro della comunità magica, aveva un lavoro appagante, una moglie che amava e da cui era riamato senza remore e una famiglia che lo riempiva di soddisfazioni.

Non avrebbe cambiato nulla della propria vita.

Una domenica mattina, due settimane dopo la partenza dei figli per Hogwarts, Draco raggiunse sua moglie in cucina pronto per godersi la colazione in tutta tranquillità.

-Buongiorno amore-la salutò avvicinandosi alla tavola apparecchiata.

Hermione gli rivolse un breve sorriso prima di tendere il volto verso di lui per ricevere un bacio veloce.

-Buongiorno. Stavo per iniziare senza di te… Oggi te la sei presa comoda- commentò Hermione versando il caffè nella tazza del marito.

-E’ domenica! Ora che abbiamo tutta la casa per noi potremmo passare tutta la giornata a letto- le fece notare lui, prendendo la tazza tra le mani.

Hermione sorrise.

Lo conosceva troppo bene e sapeva che non sarebbe mai stato capace di passare un’intera giornata a letto in totale relax, ma negli ultimi anni quella frase era diventato un piccolo gioco tra loro.

Per alcuni minuti i due coniugi si concentrarono sulla colazione, lasciando che il silenzio avvolgesse nuovamente la casa, fino a quando Hermione non concentrò la propria attenzione sul marito, la tazza di tea a poca distanza dalle labbra.

-Prima di partire Jude mi ha chiesto ancora una volta se possiamo prendere un cane- gli disse.

A quelle parole Draco alzò gli occhi al cielo.

-Sai come la penso-rispose lui, sperando che quella frase bastasse a mettere la parola fine al discorso.

Jude aveva parlato per la prima volta del cane al suo ritorno a casa per le vacanze estive e, per tutto il tempo, non aveva fatto altro che assillare il padre con quella richiesta cercando di mostrargli i lati positivi di avere un animale domestico.

Draco era ovviamente quello più restio della coppia a soddisfare la richiesta del figlio, capace di vedere soltanto gli scenari apocalittici che sarebbero scaturiti dall’arrivo di un cane in casa loro: riusciva perfettamente a immaginare i divani di casa ricoperti di peli e come le sue scarpe e pantofole sarebbero diventate vittime innocenti dei denti affilati della bestia.

Hermione, al contrario, su quell’argomento lasciava prevalere la sua parte babbana: anche se la donna non aveva mai avuto un cane durante l’infanzia, nella casa dei suoi genitori c’era sempre stato un gatto o un altro animale domestico e questo, almeno secondo quanto aveva più volte ripetuto al marito, l’aveva aiutata ad assumersi le proprie responsabilità.

-Sarebbe un perfetto regalo di Natale- disse ora la donna, cercando di convincere il marito.

Draco sospirò.

-Sai che di quella bestia dovremmo occuparci noi per gran parte del tempo? Portarlo a spasso, dargli da mangiare, coccolarlo-ribatté di nuovo Draco.

-Sarebbe come avere un altro bambino in giro per casa-commentò ironica Hermione.

-Non ti bastano i tre figli che già abbiamo?- chiese a sua volta il biondo.

Hermione sorrise in modo malinconico.

Draco si pentì quasi subito delle sue parole, consapevole che se lui sentiva terribilmente la mancanza dei ragazzi, per Hermione era anche peggio: la donna aveva un bellissimo rapporto sia con le gemelle sia con Jude e quando i ragazzi erano a Hogwarts la loro assenza era per lei un dolore quasi viscerale.

- La presenza di un cane in giro per casa farebbe bene anche a te, sai?-tentò ancora Hermione, cercando di allontanare quell’aria malinconica che si era impossessata di loro fino a pochi attimi prima.

-Ah davvero?- commentò sarcastico Draco.

Hermione annuì.

-Con un cane che ti corre incontro e vuole continuamente le tue attenzioni, non ti sentiresti solo e abbandonato quando i ragazzi non ci sono-lo punzecchiò lei con un lieve sorriso.

-Io non mi sento solo e abbandonato! E poi ci sei già tu che mi ricopri di attenzioni- ribatté l’uomo con un sorriso malizioso.

Quelle parole provocarono una risata divertita da parte della donna.

-Continua a sognare Malfoy- lo apostrofò divertita.

Draco sorrise a sua volta sentendo quel vecchio nomignolo che un tempo era usato come dispregiativo e ora era sinonimo d’amore e complicità.

L’uomo allungò una mano fino a stringere nella sua la mano sinistra di Hermione e, dopo averla avvicinata alle labbra, posò un piccolo bacio sul dorso.

-Ok, ecco cosa facciamo: ti prometto che ci penserò, anche se la sola idea di un cane in giro per casa mi da i brividi. Se dovessi decidere per il sì, allora il ragazzo potrà avere il suo cane come regalo di Natale- le disse ricevendo in cambio un sorriso radioso. -Nel frattempo però, smettila di perorare la causa di Jude e di questo dannato cane- aggiunse Draco rivolgendole un ghigno malizioso.

Hermione sorrise a sua volta e annuì; l’attimo dopo si sporse in avanti sul tavolo fino a essere a faccia a faccia con il marito.

-Credo di poter accettare le tue condizioni- disse prima di posargli un bacio lieve sulle labbra chiuse.

Al contatto con le sue labbra morbide, Draco sorrise e ricambiò il suo bacio, affondando per pochi attimi le dita di una mano fra i riccioli spettinati.

Pochi istanti e Hermione si era già allontanata, tornando a sedersi al proprio posto.

-Sarà meglio iniziare a prepararci. Prudence sarà qui tra un’ora- disse poi dopo aver bevuto un sorso di tea dalla propria tazza.

Soltanto in quel momento, l’uomo si ricordò della visita imminente della figlia. La ragazza aveva chiamato la sera prima per avvisarli che l’indomani sarebbe andata a trovarli e dopo alcune domande mirate da parte di Hermione, Prue aveva ammesso che dovevano dir loro una cosa importante.

Provocando un lieve attacco di panico sia a Hermione sia a Draco.

-Secondo te di cosa vuole parlarci?-domandò ancora una volta l’uomo.

Hermione alzò le spalle, cercando di non farsi prendere nuovamente dall’ansia.

-Lo scopriremo tra poco- disse semplicemente.

-Verrà insieme a Ben?-

-Probabile- rispose Hermione.

-Credi c’entri qualcosa lui?-chiese l’uomo, cercando una spiegazione in quella riunione avvolta nel mistero.

-Tesoro non ne ho la minima idea. Questa volta sono all’oscuro di tutto come te.

Quando Prudence sarà qui, potrai farle tutte le domande che vuoi, ma ti prego non iniziare ad aggredire Ben come al tuo solito-.

Un’espressione incredula si dipinse sul volto di Draco a quelle parole.

-Io non lo aggredisco! Cerco solo di proteggere la mia bambina- replicò il biondo.

Hermione sorrise a quelle parole.

Fin dal loro primo incontro, Draco si era letteralmente innamorato di Prudence, ricoprendola di attenzioni che le erano mancate troppo a lungo e trattandola fin da subito come se fosse figlia sua.

Era la sua principessa.

Purtroppo Draco l’avrebbe sempre vista con gli occhi innamorati di un padre e la presenza di Ben al fianco della figlia lo infastidiva.

-Prue non è più una bambina: ha quasi ventitré anni.

E’ una donna in gamba ed è abbastanza sveglia da capire cosa è meglio per lei.

Credi veramente che avrebbe scelto di stare con Ben se non lo avesse ritenuto alla sua altezza?

E’ una Malfoy! Vuole solo il meglio per sé- aggiunse la donna con un sorriso ironico sulle labbra.

Draco accennò un sorriso a sua volta e sospirò, costretto ad ammettere che sua moglie aveva ragione.

-Va bene, cercherò di essere più accomodante verso Ben- le disse alzandosi in piedi.

-Ma se oggi ci dirà che hanno intenzione di sposarsi non ti aspettare grandi dimostrazioni d’affetto verso il ragazzo!-aggiunse avviandosi verso la porta della cucina.

Osservando la figura di suo marito che usciva dalla stanza, Hermione si concesse un ultimo sorriso, prima di scuotere la testa sconsolata.

 

Si prospettava una lunga giornata e non erano neanche le undici del mattino.

 

 

________________________________

 

-Mamma, papà! C’è nessuno?-

Sadie aprì la porta di casa Nott e lasciò che si richiudesse rumorosamente alle sue spalle.

L’esperienza le aveva insegnato che presentarsi a casa dei genitori senza preavviso era sinonimo di guai; Sadie aveva ormai perso il conto delle volte in cui li aveva trovati in atteggiamenti imbarazzati.

Incamminandosi per il lungo corridoio che collegava le varie stanze della casa, la ragazza lanciò uno sguardo in ogni camera alla ricerca dei propri genitori, finché arrivata in cucina non scorse sua madre, ferma in piedi accanto al frigorifero in mano una tazza di caffè tra le mani.

-Ehi! –la salutò con un sorriso affettuoso, avvicinandosi alla donna. –Credevo non ci fosse nessuno-aggiunse.

L’attimo dopo allargò le braccia per avvolgere la madre in un abbraccio, lasciandosi circondare dal profumo della donna, sempre uguale fin da quando era bambina e che per lei era ormai sinonimo di serenità e di amore puro.

Pansy Nott ricambiò l’abbraccio della figlia, stringendola a sé per un lungo istante prima di staccarsi da lei quel poco che le serviva per incontrare lo sguardo della ragazza.

-Diventi sempre più bella-le disse prima di posarle un bacio sulla guancia sinistra.

Sadie sorrise: sua madre glielo ripeteva ogni volta che si vedevano.

-Dov’è papà?- le domandò sciogliendo il loro abbraccio e avvicinandosi alla macchina per il caffè.

-Prego, fa come se fossi a casa tua - disse ironica Pansy, aprendo uno sportello sopra il lavello dove da sempre erano custodite le tazze e porgendone una alla figlia. –Tuo padre è da qualche parte con lo zio Blaise.

Credo avesse bisogno di un consiglio per il regalo di Ginny- spiegò, prima di bere un sorso dalla propria tazza.

Sadie annuì e mentre aspettava che il suo caffè fosse pronto, la ragazza si voltò verso la madre e la osservò.

Nessuno a una prima occhiata avrebbe creduto che Pansy Parkinson Nott aveva una figlia di ventitré anni.

Sua madre era stata benedetta dalla genetica e conservava una pelle perfetta che le dava l’aria della bambola di porcellana; i suoi capelli neri erano lucidi e alla moda, e i suoi occhi erano accesi dalla stessa scintilla maliziosa che illuminava continuamente quelli della figlia.

Quando il suo caffè fu pronto, Sadie e la madre si diressero verso il salotto, dove avrebbero potuto parlare con tranquillità e sedute comodamente sul divano.

-Sei troppo magra-la rimproverò Pansy, sedendosi su una poltrona beige. –Non hai tempo per mangiare tra un turno e l’altro?

Sadie alzò gli occhi al cielo.

-Sta tranquilla, mangio a sufficienza ma grazie ai turni di dodici ore tutte le calorie in eccesso non vengono assimilate-

Pansy scosse la testa, un sorriso lieve sulle labbra.

-Cosa ho fatto di male per meritare una figlia dottore?-domandò ironicamente la donna.

-Avresti preferito una figlia insoddisfatta che passava il suo tempo fra un evento mondano e l’altro?-

A quelle parole Pansy rabbrividì.

-Credo di aver partecipato ad abbastanza eventi per entrambe quando tu eri bambina. Non lo augurerei neanche al mio peggior nemico- disse ironica.

Sadie alzò in alto la tazza che teneva stretta tra le dita della mano destra in una sorta di brindisi in onore della madre.

-Ti sarò per sempre riconoscente per questo sacrificio-disse prima di portare la tazza alle labbra e bere un sorso.

Pansy sorrise.

-Come sta Prudence?-le domandò poi cambiando argomento.

La ragazza corrugò la fronte.

-Non hai ricevuto il tuo bollettino settimanale dalla zia Hermione?- la punzecchiò.

La madre ridacchiò.

-Ovviamente, ma sai che adoro avere qualche novità in anteprima- ammise sincera Pansy.

Questa volta toccò a Sadie ridere sinceramente divertita dalle parole della madre.

Se solo avesse saputo la grande novità che lei, Prue e Ben avevano tenuto nascosta alla famiglia per mesi.

-Prue sta bene e prima che tu me lo chieda, fra lei e Ben va tutto a gonfie vele.

Sono disgustosamente felici insieme-le disse, storcendo le labbra in una smorfia per mostrare i propri sentimenti sul rapporto zuccheroso dei due ragazzi.

Pansy scosse la testa.

-Sei sempre la solita- commentò la madre prima di far cadere il silenzio per qualche istante.

Durante quella breve tregua, Pansy osservò attentamente sua figlia, cercando di capire il motivo che l’aveva ricondotta a casa quella mattina: solitamente Sadie veniva a trovarli ogni due settimane, durante il suo giorno libero, ma questa visita era inaspettata poiché cadeva a una settimana di distanza dall’ultima.

Conoscendo sua figlia come credeva di conoscerla, Pansy aveva capito subito che era successo qualcosa, anche se non aveva ancora capito cosa.

Neanche durante quei brevi istanti riuscì a carpire il suo segreto e, ammettendo la propria sconfitta, si preparò a chiederlo alla diretta interessata.

Aveva già dischiuso le labbra pronta a parlare, certa di aver trovato le parole giuste per iniziare la conversazione senza insospettire la figlia, quando Sadie la colse di sorpresa e affrontò il problema che l’aveva ricondotta a casa.

-Posso farti una domanda?-le chiese.

Pansy annuì.

La ragazza si sistemò meglio sul divano e posò la tazza sul tavolino poco distante da sé.

-Devi promettermi che non inizierai a comportarti come la zia Hermione- disse ancora Sadie.

Pansy aggrottò la fronte a quelle parole ma, piena di curiosità, annuì.

Le avrebbe promesso qualsiasi cosa pur di scoprire cosa stava succedendo a Sadie.

La ragazza si schiarì la gola e, dopo aver preso un respiro profondo, le fece una domanda totalmente inaspettata.

-Come hai capito di provare qualcosa per papà?-

Incredula, Pansy restò qualche istante in silenzio, lo sguardo fisso sul volto della figlia: la sua caustica, allergica all’amore, votata alla carriera Sadie.

Le aveva davvero fatto una domanda sull’amore, o in parte collegata alla sfera dei sentimenti?

Doveva essere un sogno. Era l’unica spiegazione.

Ritornando presente a se stessa e alla domanda che le aveva posto Sadie, Pansy si passò una mano fra i corti capelli neri cercando di prendere tempo e riorganizzare le idee.

-Quando ho capito che tra tuo padre e me c’era qualcosa oltre l’amicizia?-le domandò a sua volta, per essere certa di aver capito bene.

Sadie annuì.

-Conosco ogni dettaglio del vostro primo bacio sotto la pioggia e di come vi siete messi insieme.

Quello che non so è come e quando hai capito che quello che provavi per papà era diverso dal rapporto con lo zio Draco o lo zio Blaise- spiegò ancora la ragazza.

Pansy sospirò, sorridendo leggermente.

-Tuo padre è sempre stato diverso dai tuoi zii.

E’ una persona socievole, ma c’era una parte di se che non mostrava a nessuno.

Eravamo amici eppure il novanta per cento delle volte non avrei saputo dire cosa gli passasse per la testa o cosa stesse provando in un determinato momento.

E’ sempre stato molto geloso dei propri sentimenti. Lo è ancora adesso dopo tanti anni-raccontò Pansy.

Sadie aggrottò la fronte a quelle parole.

-No, non è vero. Papà è un libro aperto: riesci a capire cosa prova soltanto guardandolo in faccia-ribatté.

Ancora una volta Pansy sorrise.

-Se così fosse avrebbe smesso di fare l’avvocato molti anni fa.

Lo sapevi che tuo padre è considerato uno dei peggiori squali nel suo ambiente?

E’ uno dei migliori della sua categoria perché non lascia trasparire nessuna emozione quando si trova in un’aula di tribunale- le raccontò con una nota d’orgoglio nella voce.

Sadie restò in silenzio, certa che sua madre non avesse ancora terminato.

-L’uomo che conosci tu è un’anomalia: fuori da questa casa esiste uno dei membri più rispettati della comunità magica, il grande avvocato e l’amico pronto alla battuta sarcastica.

Una volta varcata la soglia di casa, però, esiste soltanto Theo: il marito e padre affettuoso.

Soltanto con noi è un libro aperto perché sa che lo ameremo incondizionatamente, anche nei suoi momenti più bui-concluse Pansy.

La ragazza restò in silenzio qualche istante, rendendosi conto forse per la prima volta, delle mille sfaccettature del carattere di suo padre.

-E’ proprio per questo che mi sono innamorata di lui-disse ancora la donna, riportando su di sé lo sguardo della figlia. –Siamo cresciuti insieme, ma io per molti anni l’ho visto come un amico-.

Un lieve sorriso incurvò le labbra di Pansy.

-Non ero molto sveglia all’epoca: per troppo tempo ho rincorso lo zio Draco certa che saremmo stati perfetti insieme-commentò lasciandosi andare a una risata divertita che coinvolse anche la figlia.

–Ripensandoci adesso mi sento tanto ridicola! Eravamo due poveri disperati che correvano dietro ad un amore impossibile: tuo zio Draco dietro la zia Hermione, ed io dietro il Re delle Serpi-.

-Beh, visto come sono andate le cose, quello dello zio Draco non era così impossibile-commentò Sadie.

A quelle parole, lo sguardo di Pansy tornò a posarsi sul volto della figlia e l’attimo dopo Sadie la vide scuotere la testa, quasi si fosse resa conto solo in quel momento della pericolosità di quella conversazione.

-Mi sono innamorata di tuo padre durante l’ultimo anno a Hogwarts.

Dopo la Seconda Guerra e i processi che colpirono la comunità magica tutti noi decidemmo di ritornare a Hogwarts per completare gli studi… ed anche perché quella era l’unica casa rimasta per molti di noi.

-La Guerra ebbe un profondo impatto su di noi: tuo zio Draco ebbe degli incubi tremendi per mesi, Blaise andò completamente fuori di testa, io stessa passavo intere notti in bianco sui libri per dimostrare a tutti che il nome della mia famiglia non era solo sinonimo di Mangiamorte.

Tuo padre fu l’unico a mantenere la calma- raccontò Pansy.

Sadie osservò sua madre, immersa nei ricordi e con uno sguardo proiettato verso il passato e per la prima volta dopo tanto tempo, si sorprese ad ammirarla; aveva sempre saputo che sua madre era una donna forte, ma non aveva mai capito quanto: nella loro grande famiglia allargata non parlavano mai di quel periodo buio che coincideva con la Seconda Guerra Magica, consapevoli che avrebbe riaperto vecchie ferite mai rimarginate e tutto quello che la nuova generazione sapeva riguardo alla Seconda Guerra lo aveva appreso dai libri o durante le lezioni di Storia della Magia a Hogwarts e ogni volta era difficile conciliare le persone che conoscevano da una vita con quelle descritte sui libri o raccontate in classe.

Sadie stessa aveva visto centinaia di volte il simbolo dei Mangiamorte ben evidente sul braccio dello zio Draco, ma l’idea che la ragazza aveva di quelle creature misteriose e mortalmente pericolose non coincideva per niente con l’uomo che le aveva insegnato a volare su una scopa o che aveva insegnato a lei e a Prudence a nuotare.

-Theo si prese cura di noi, nessuno escluso.

Evitò che Blaise andasse totalmente fuori controllo al punto da essere espulso, creò una pozione per Draco in modo da aiutarlo con i suoi incubi e soprattutto si prese cura di me.

Ideò una tabella di marcia in cui ogni ora era stabilita rigorosamente… Me la ricordo ancora: oltre alle ore di lezione avevo due ore per lo studio, sia la mattina sia la sera, un’ora per i pasti e infine due ore di completo relax.

E’ merito suo se non sono andata fuori di testa-commentò sincera.

Sadie rivolse un sorriso alla madre, certa che non c’era bisogno di parole.

-Era molto attento: quasi ogni sera si sedeva accanto a me su uno dei divani della Sala Comune dei Serpeverde e mi coinvolgeva nella conversazione tra lui e i tuoi zii; altre volte invece passavamo ore a chiacchierare soltanto lui ed io.

Fu grazie a quella piccola attenzione che iniziai a provare per lui qualcosa di diverso dall’amicizia.

Nessuno si era mai preoccupato tanto per me-ammise onesta.

L’attimo dopo, Pansy alzò le spalle.

-Il resto è storia… Sempre che tu non voglia ascoltare nuovamente il racconto del nostro primo bacio- aggiunse con una punta d’ironia nella voce.

Sadie ridacchiò e scosse la testa.

-Credo di poterne fare a meno ma grazie per la gentile offerta-rispose con altrettanta ironia.

Le due donne restarono in silenzio qualche istante, osservando le proprie tazze abbandonate sul tavolino da caffè sistemato tra loro, finché Pansy non ruppe nuovamente il silenzio.

-Quanto devo aspettare ancora?-domandò alla figlia.

Sadie inarcò un sopracciglio e restò in silenzio.

Sapeva benissimo cosa voleva sua madre, ma non avrebbe ceduto facilmente.

-Mi ha fatto promettere di non parlarne con tua zia, hai lasciato che ti parlassi della mia storia d’amore con tuo padre senza lamentarti costantemente ed ora vorresti lasciarmi a bocca asciutta?

Sputa il rospo!-la esortò con una sincerità brutale tipica dei Serpeverde.

Suo malgrado, Sadie sorrise divertita; sua madre sapeva sempre trovare le parole e i modi giusti per convincerla a confidarsi con lei.

La ragazza sospirò profondamente e portò lo sguardo sul volto della madre, certa che una volta sganciata la bomba, la donna sarebbe diventata insopportabile.

-Eh va bene! C’è qualcuno…-iniziò titubante.

-Un membro del genere umano?- la punzecchiò sua madre.

-Un uomo! Un mio collega.

Ci conosciamo da più di un anno, siamo amici e…

L’altro giorno mi ha invitato a bere qualcosa insieme-ammise finalmente Sadie.

Sua madre restò in silenzio, in attesa.

-Beh, non dici nulla?- le domandò infine Sadie, incapace di sopportare oltre lo sguardo della madre.

-Tutto qui?-le chiese a sua volta la donna.

-Come sarebbe tutto qui? Cosa ti aspettavi?-

-Vorrei qualche dettaglio in più. E’ evidente che questa persona t’interessa, altrimenti non avresti neanche preso in considerazione l’idea di accettare il suo invito, ma prima di spingere mia figlia tra le braccia di perfetto sconosciuto vorrei avere qualche altra informazione.

Sempre se la cosa non ti crea troppo disturbo-aggiunse con un nuovo sorriso ironico.

Questa volta, Sadie sospirò frustrata e per alcuni istanti fu tentata di ritirare tutto quello che aveva detto fino a quel momento; poi la parte razionale di sé prese il sopravvento e le fece capire che aveva bisogno di un parere esterno sulla sua situazione, oltre a quello di Prudence e Ben.

-Si chiama Scott-iniziò.

-Ok, è un nome comune ma non tutti possono avere nomi stravaganti come i tuoi zii-commentò la madre.

Sadie sorrise di nuovo: nessuno ascoltando come sua madre parlava dei suoi zii, avrebbe immaginato il profondo legame di amicizia che li legava ormai da decenni.

-E’ un medico ma questo credo tu l’abbia capito quando ho detto che è un mio collega… anzi, a essere sinceri, è un mio superiore: è il responsabile del pronto soccorso del San Mungo.

Ha vissuto molti anni all’estero, lavorando con organizzazioni non governative offrendo le proprie capacità di medico dove c’era mancanza di personale sanitario: è stato in Africa, Asia, ha vissuto per mesi in un monastero in Nepal dopo il terremoto prestando il proprio aiuto alla popolazione-raccontò infervorata Sadie.

-Un uomo dalle mille risorse-commentò la madre. –Quanti anni ha?-

-Trentadue.

Viene da Edimburgo… Ed è come la zia Hermione- aggiunse restia l’attimo dopo.

Pansy aggrottò la fronte a quelle parole: sapeva perfettamente cosa si nascondeva dietro le parole di sua figlia, ma la sorprese il modo riluttante in cui le aveva comunicato quella notizia.

-Vuoi dire che è un maniaco del controllo?-la punzecchiò, cercando di mascherare il proprio divertimento.

Sadie scosse la testa.

-Oh no! Non dirmi che è un pudico come tua zia all’inizio della sua storia con Draco. Sono veramente dispiaciuta per te-tentò di nuovo Pansy.

-No! Come ti viene in mente! Come faccio a saperlo?- ribatté sbalordita la ragazza, arrossendo per la prima volta da quando avevano iniziato quel discorso.

Pansy rise, incapace di trattenersi di fronte alla faccia scandalizzata della figlia.

-Oh, tesoro! Credi davvero che ti proibirei di frequentare quest’uomo soltanto perché i suoi genitori sono dei babbani? Devo forse ricordarti che tua zia Hermione è quasi una sorella per me?-le domandò poi, un sorriso leggero sulle labbra.

Sadie abbassò leggermente la testa, cercando di nascondere allo sguardo indagatore della madre la verità: per un breve istante aveva realmente temuto che sua madre, cresciuta in un ambiente in cui la purezza del sangue era un valore fondamentale quando s’instauravano rapporti umani, non avrebbe visto di buon occhio un’amicizia tra lei e Scott.

-Scusa- le disse, ammettendo le proprie colpe.

- Un’altra persona sarebbe rimasta ferita dalle tue parole, ma vista la tua incapacità di gestire i sentimenti per questa volta ti perdono-rispose Pansy, portando la ragazza a rialzare la testa e a incontrare il suo sguardo, sentendosi sollevata quando vide il sorriso rassicurante sul volto della madre.

-Cosa ne pensa Prudence di quest’uomo misterioso?-le domandò cambiando argomento, il volto atteggiato in un’espressione ironica.

Ancora una volta, Sadie alzò gli occhi al cielo.

-Lei e Ben pensano che siamo fatti l’uno per l’altra.

Però non farei molto affidamento sulle sensazioni di Prue- aggiunse.

-Perché mai? Nessuno ti conosce meglio di lei, presenti esclusi ovviamente-.

La ragazza sospirò frustrata.

-Prue ha sempre avuto una visione troppo romantica dell’amore, anche grazie al matrimonio felice dello zio Draco e della zia Hermione…-

-Al contrario di te e della tua famiglia disastrata - commentò ironica Pansy.

Sadie scosse la testa.

-Anche tu più volte hai ammesso che gli zii sono veramente zuccherosi. Al solo guardarli, alle volte, si rischia il coma diabetico-ribatté prontamente la ragazza.

Pansy rise ripensando ad alcuni momenti in cui gli atteggiamenti romantici tra i due amici l’avevano portata a fare battute sarcastiche simili a quelle della figlia.

-Ammetto che hai ragione: ci sono dei momenti in cui i tuoi zii sono davvero insopportabili.

Se tu sapessi tutto quello che hanno passato, non saresti così insofferente ai loro gesti d’affetto-commentò poi.

-Ovvero? Il loro matrimonio potrebbe essere preso ad esempio per banalità e mancanza di problemi: non li ho mai visti litigare, non hanno mai avuto una crisi né c’è mai stato qualcuno abbastanza folle che provasse a insinuarsi tra loro - replicò Sadie.

Sapeva di non essere completamente sincera con sua madre: quando Prudence aveva condiviso con lei il Grande Segreto, Sadie era rimasta scioccata quasi quanto l’amica.

Possibile che quel matrimonio da favola non fosse poi così perfetto? Se dal passato dei suoi zii, e conseguentemente da quello di Prudence, era comparso questo grande scheletro nell’armadio, chi poteva dire che da un momento all’altro non sarebbe saltato fuori un altro segreto, ancora più sconvolgente?

Ancora una volta, sua madre scosse la testa ed evitò di rispondere alla sua domanda, ritornando sull’argomento precedente.

-Quindi a sentire i due piccioncini, questo Scott è perfetto per te.

Cosa ti preoccupa? L’idea che abbiano ragione o che si sbaglino?-domandò Pansy.

Sadie restò qualche istante in silenzio, cercando di spiegare alla madre la marea di sensazioni che si agitavano dentro di lei.

L’attimo dopo si alzò in piedi e iniziò a camminare avanti e indietro nel piccolo spazio tra il divano e la finestra.

-Scott ed io siamo amici. Prendiamo il caffè insieme quasi ogni giorno, ci raccontiamo ciò che ci ha colpito di più durante il turno in ospedale… abbiamo anche feeling quando ci troviamo a lavorare insieme al pronto soccorso.

-Da quando mi ha chiesto di uscire, non faccio altro che pensare ad alcuni suoi atteggiamenti: al fatto che mi porta il caffè durante il turno di notte, oppure l’essere la prima tra gli specializzandi a essere chiamata in pronto soccorso quando c’è un caso di cardiochirurgia o anche il solo scambiare due chiacchiere banali mentre aspettiamo l’ambulanza, in modo che non mi concentri troppo sul paziente in arrivo e sulle possibili procedure-raccontò senza guardare la madre.

-Quello che mi stupisce di più è che io gli abbia permesso di avvicinarsi a me.

Se non fossi stata interessata a lui, avrei messo un freno fin dall’inizio… Invece mi sono abituata a quelle piccole attenzioni, alla sua presenza costante accanto a me.

Che bastardo!-aggiunse lanciando uno sguardo verso la madre. –Mi ha fregato senza che io me ne accorgessi!- aggiunse dando sfogo alla propria frustrazione.

Pansy sorrise, ritrovando molto di sé nella figlia prima di alzarsi a sua volta dal divano e avvicinarsi a Sadie.

-Posso dirti il mio modesto parere, anche se non ti piacerà?-le domandò ravviandole una ciocca di capelli neri dietro l’orecchio destro.

Sadie alzò le spalle.

-Sono qui per questo - commentò laconica Sadie.

-Questa volta devo dar ragione a Prudence e Ben. Sembra davvero l’uomo perfetto per te.

Non vedo l’ora di incontrare questa creatura mitologica - le disse Pansy con un sorriso ironico, posandole una mano sulla spalla destra.

Anche se si era aspettata una risposta di quel tipo, Sadie sospirò sconfortata e si lasciò andare fra le braccia della madre, posando la fronte contro la spalla sinistra della madre.

L’attimo dopo Pansy aveva stretto un braccio attorno alle spalle della figlia, approfittando di quel raro momento di sconforto per coccolarla com’era solita fare quando era bambina.

-Andrà tutto bene tesoro-la rassicurò con voce dolce. –Fidati del tuo istinto e vedrai che andrà tutto bene.

Promettimi solo una cosa: non andare contro te stessa per far funzionare una vostra ipotetica relazione-le disse con voce seria.

Sadie rialzò lo sguardo dalla spalla della madre e la fissò per qualche istante.

-E’ normale fare dei compromessi quando si è parte di una coppia, ma non rinunciare ai tuoi sogni e soprattutto non permettere che i suoi desideri o le sue esigenze cancellino completamente i tuoi - spiegò Pansy.

Ancora una volta, sua madre era riuscita a capire i suoi dubbi senza che Sadie desse loro voce.

La ragazza si strinse maggiormente a sua madre, il volto ancora una volta nascosto nell’incavo tra la spalla e il collo e, chiusa nel suo abbraccio rassicurante, dimenticò tutti i pensieri che l’avevano tormentata nelle ultime ore.

Presto avrebbe dovuto affrontare nuovamente la realtà, ma per il momento voleva crogiolarsi in quel limbo e lasciare che sua madre si facesse carico di tutti i suoi pensieri.

Proprio come quando era bambina.

 

_______________________________

 

 

-Sto impazzendo!-

Richard alzò lo sguardo dal manuale di Cura delle Creature Magiche che aveva tra le mani e lo portò su James, impegnato in una mini maratona nello spazio ristretto della Sala Comune dei Grifondoro.

Il volto di James era teso, la camicia dell’uniforme era strattonata e con i primi tre bottoni slacciati, mettendo in mostra l’inizio del torace del ragazzo; tutti i muscoli di James erano in tensione, quasi fosse pronto a compiere un salto da un momento all’altro e le sue mani erano chiuse a pugno lungo i fianchi.

Richard si era accorto del cambiamento avvenuto nell’amico fin dal suo ritorno a Hogwarts, ma non vi aveva dato troppo peso, perché James continuava a essere l’anima delle feste nella Casa di Grifondoro e non c’era alcun segno evidente che qualcosa lo preoccupasse o infastidisse.

Soltanto nell’ultima settimana il suo comportamento era cambiato radicalmente: aveva passato ore in biblioteca chinato sui libri che si occupavano della Seconda Guerra e, una volta, di ritorno da un’interminabile sessione di studio era rientrato nella Sala Comune come una furia, pieno di frustrazione e rabbia repressa.

Quel giorno Richard aveva provato a parlare con l’amico, ma questo si era chiuso a riccio e aveva preferito rinchiudersi nella sua camera di Prefetto e rimuginare sui propri problemi, piuttosto che sfogarsi con lui.

-Qualche problema?-gli domandò, senza avere la certezza che James si sarebbe confidato con lui.

Il ragazzo continuò a camminare avanti e indietro nel breve tragitto dalla scrivania al camino per qualche istante, senza mostrare di aver sentito la sua domanda.

Non ricevendo alcuna risposta, Richard tornò ad abbassare lo sguardo sul manuale, cercando fra le righe di una pagina il punto in cui aveva interrotto la lettura pochi minuti prima.

-Non riesco a trovare nessuna informazione-sentì l’attimo dopo.

-Su cosa?- chiese ancora Richard, questa volta senza alzare lo sguardo dal libro.

Un gemito frustrato arrivò alle sue orecchie, distogliendo nuovamente la sua attenzione dall’incantesimo descritto sul manuale e costringendolo a cercare la figura in costante movimento di James in giro per la stanza.

-Sembra sparito nel nulla!

Le ultime informazioni che ho trovato risalgono a vent’anni fa… Ti rendi conto? Come fa una persona a nascondere le proprie tracce in questo modo?- chiese James dando voce alla propria frustrazione per la prima volta da settimane.

Quel dubbio lo assillava, non gli lasciava un attimo di respiro né di giorno né di notte; era incapace di concentrarsi sulle proprie lezioni, non riusciva a dormire, non era capace neanche di concentrarsi sugli schemi di gioco per la squadra di Quidditch!

Stava impazzendo lentamente e nessuno sembrava disposto ad aiutarlo: dopo il tentativo fallito con Mrs. Robinson aveva capito che il corpo docente non sarebbe stato di nessun aiuto e che avrebbe dovuto cavarsela da solo.

Ma come? A Hogwarts non c’era niente che potesse aiutarlo o che gli fornisse una traccia su cui indagare.

-Ovviamente stiamo parlando di tuo padre-commentò Richard.

James annuì.

-Io sono nato cinque anni dopo la fine della Seconda Guerra, Albus addirittura sette.

Com’è possibile che non ci sia nessun’informazione successiva alla Seconda Guerra?-domandò il ragazzo più a se stesso che all’amico.

Richard lo fissò per qualche istante in silenzio, incerto se fargli una domanda che gli girava in testa oppure tenerla per te.

Alla fine decise di rischiare.

-Tu sei certo che tuo padre è ancora vivo?-chiese infine.

Ancora una volta James annuì.

-Non ne ho la certezza, ma l’ultima volta che ho parlato di lui con mia madre, lei mi disse che era ancora vivo, anche se non aveva idea di dove fosse.

Non credi che mi avrebbe avvertito se le cose fossero cambiate?-domandò a sua volta il ragazzo.

Richard alzò le spalle, preferendo una risposta neutra a una che avrebbe potuto ritorcersi contro di lui in futuro.

-Beh, in questo caso ci sono diverse ipotesi che potrebbero spiegare la prolungata assenza di tuo padre dai radar magici - commentò Richard con voce serena.

James gli lanciò uno sguardo di sfuggita, racchiudendo quell’occhiata tutto il suo scetticismo.

-Davvero?- commentò.

Richard annuì.

-Prima ipotesi: può aver cambiato identità- disse alzando il pollice sinistro.

James scosse la testa.

-Per quale motivo avrebbe dovuto farlo? E’ il Salvatore del Mondo Magico! Quale persona sana di mente rinuncerebbe alla gloria che quel titolo si porta dietro?-domandò James smontando la tesi dell’amico.

Richard sospirò.

James ne stava facendo una malattia e se all’inizio Richard considerava il desiderio di James di incontrare suo padre un bisogno legittimo e quasi tenero, ora l’amico lo stava trasformando velocemente in un’ossessione che fagocitava tutto il resto.

Continuando su quella strada avrebbe finito per fare danni seri sia a se stesso sia alla propria famiglia.

 Ritornando presente alla conversazione, Richard alzò le spalle e rifletté che trascinarsi costantemente dietro il peso associato a quel titolo, non doveva essere facile e che al posto di Harry Potter avrebbe fatto volentieri a meno della fama.

-Ok. Ipotesi numero due: ha lasciato la comunità magica ed è tornato nel mondo babbano- disse poi alzando l’indice sinistro.

Questa volta, James scosse la testa.

-Mio padre è cresciuto nella Londra babbana, con la sorella di nonna Lily e il marito. Ha odiato ogni minuto della sua vita insieme con loro e quando ha scoperto di essere un mago era al settimo cielo.

Ha sempre detto che Hogwarts e la comunità magica erano la sua casa.

Non credo proprio che sarebbe tornato in un mondo senza magia- ribatté.

Ciò che colpì maggiormente Richard in quelle parole fu la sicurezza con cui James parlava del padre, quasi avesse sentito quel racconto centinaia di volte e avesse visto il ribrezzo per il mondo babbano espresso chiaramente sul volto di Harry Potter.

A sentirlo parlare era quasi possibile dimenticarsi che il ragazzo non aveva quasi mai incontrato il padre, che tutto quello che sapeva sul grande uomo si basata su ricordi sbiaditi dell’infanzia o su ciò che aveva letto sulle biografie scritte su di lui.

-Allora non resta che un’ultima possibilità, ma già so che non ti piacerà - gli disse mettendo le mani avanti.

-Quale sarebbe?-domandò James, lanciandogli un altro sguardo distratto.

Richard prese un respiro profondo e fissò la figura in movimento di James.

-Che tuo padre abbia passato gli ultimi vent’anni ad Azkaban- disse con voce ferma.

Per la prima volta da quando avevano iniziato quella conversazione, James interruppe la sua marcia avanti e indietro, chiaramente turbato dalle parole dell’amico; si voltò leggermente verso Richard e lo fissò con un’aria incredula sul volto.

-Ti ha dato di volta il cervello?-gli domandò cercando di controllare il tono di voce per non attirare l’attenzione degli altri studenti presenti nella Sala Comune.

-E’ una possibilità-si limitò a rispondere l’altro.

-No! Per quale motivo dovrebbe essere rinchiuso ad Azkaban?- chiese poi, incapace di liberarsi dallo sconcerto che quelle parole avevano provocato in lui.

Richard alzò le spalle.

-Non ne ho idea, ma tu hai rigettato ogni altra possibilità e, se sei certo che tuo padre sia vivo e ancora nella comunità magica, allora devi iniziare a considerare l’ipotesi che prima della sua scomparsa abbia fatto qualcosa che l’ha portato a essere rinchiuso ad Azkaban- spiegò il ragazzo.

James scosse la testa più volte.

-Ti rendi conto di chi stiamo parlando? Non si tratta di un mago qualsiasi, una mezza tacca del mondo magico! Parliamo del grande…-

-Del grande Harry Potter. Come potrei dimenticarlo?- finì per lui Richard, un sorriso ironico sulle labbra sottili. –Tuo padre sarà anche il Salvatore del Mondo Magico, ma le persone cambiano Jim- gli disse.

-Questo che vorrebbe dire?-domandò l’altro aggrottando la fronte.

Richard sospirò frustrato e si passò una mano tra i capelli folti.

-Rifletti: non tutti i grandi maghi restano tali per tutta la vita.

C’è anche chi passa al lato oscuro, com’è successo a Grindelwald e il fatto che non ci sia nessuna traccia di lui negli ultimi due decenni può voler dire che ha scelto di abbandonare la comunità magica oppure…- disse senza terminare la frase.

-Oppure?-chiese James spaventato dalla risposta dell’amico.

-Oppure ha commesso qualcosa di talmente orrendo che anche il suo nome è sinonimo di vergogna.

C’è solo un altro mago nella storia della comunità magica che ha subito lo stesso trattamento e tu meglio di chiunque altro sai di chi sto parlando-gli fece notare Richard con la stessa voce seria di poco prima.

Dall’espressione dipinta sul volto dell’amico, Richard capì che James non aveva mai preso in considerazione quella possibilità e ora che questa si faceva largo per la prima volta nella sua mente, l’idea che quella circostanza fosse realmente avvenuta lo riempiva di sgomento.

James scosse nuovamente la testa, questa volta con minore veemenza delle volte precedenti.

-Non può essere…- commentò con un filo di voce.

Richard restò in silenzio, consapevole di aver rovinato abbastanza la vita dell’amico per quel giorno.

James si lasciò cadere su una poltrona poco distante dal camino e restò a lungo in silenzio, immerso nei propri pensieri.

Possibile che Richard avesse ragione?

Ma come? Se l’ipotesi di Richard era giusta, cosa aveva fatto suo padre e soprattutto che cosa lo aveva spinto a compiere quell’ipotetica azione?

Aveva messo in pericolo la comunità magica?

Si era schierato con le Forze Oscure? No, impossibile! Un uomo che ha combattuto per tutta la vita contro Voldemort non può improvvisamente votarsi al male.

Allora qual era la sua colpa?

Improvvisamente si ricordò di una frase che sua madre era solita ripetergli, soprattutto quando si lasciava andare troppo all’entusiasmo verso il grande Harry Potter.

La forma più dolorosa d’amore è scoprire di essere innamorati di un’immagine”.

Era questo il problema? Forse l’idea che aveva di suo padre non era altro che un’illusione?

Forse nella realtà il grande Harry Potter era completamente diverso e, con il suo comportamento, aveva causato danni irreparabili alla comunità magica.

E, in minima parte, anche alla sua famiglia.

-Devo andare in fondo a questa faccenda-disse parlando per la prima volta dopo un lunghissimo silenzio.

Richard rialzò per l’ennesima volta lo sguardo sull’amico e lo fissò in silenzio.

-Ti andrebbe di aiutarmi?-aggiunse James, privo della rabbia che lo aveva animato poco prima.

I due ragazzi si fissarono per qualche istante fino a quando Richard non alzò le spalle e non gli rivolse un cenno d’assenso.

-Da dove cominciamo?- gli chiese Richard con un sorriso accomodante.

James rifletté velocemente sulle possibilità a loro disposizione prima di prendere una decisione.

-Godric’s Hollow-.

 

________________________________

 

 

A pochi metri di distanza dalla casa dei genitori Prudence si fermò, costringendo Ben a seguire il suo esempio.

Il profilo della casa di famiglia era chiaramente visibile da quella distanza e la ragazza posò lo sguardo sulla casa a due piani: fin da quando aveva memoria, quelle quattro mura avevano simboleggiato serenità, amore e sicurezza.

Tra le mura di quella casa non poteva succederle niente di male perché i suoi genitori l’avrebbero sempre protetta e capita, anche nei momenti più difficili dell’adolescenza.

Anche questa volta sarebbe stato così?

Stava per dar voce a uno dei segreti di famiglia, o almeno avrebbe provato a introdurre l’argomento, ed era letteralmente terrorizzata da quello che sarebbe venuto a galla.

Quale sarebbe stata la reazione dei suoi genitori? Avrebbero ammesso le loro colpe, oppure avrebbero continuato a negare anche davanti all’evidenza?

-Va tutto bene?-le domandò Ben, posandole una mano al centro della schiena.

Prudence annuì lentamente, staccando lo sguardo dalla casa in lontananza e posandolo sul compagno, rivolgendogli un lieve sorriso.

-Sono solo un po’ nervosa-ammise.

Ben sorrise a sua volta e la attirò a sé, prima di lasciarsi andare a una lieve risata.

-Tu non hai nulla di cui preoccuparti. Sono io a essere in pericolo-le disse ironico, provocando la risata della ragazza. –Tuo padre mi ucciderà - aggiunse.

Prudence gli allacciò un braccio attorno alla vita per poi posargli un piccolo bacio sul mento.

-Non glielo permetterò. Non ho nessun’intenzione di crescere Pancake da sola-gli disse rivolgendogli un sorriso luminoso, cercando di rassicurarlo.

Ben sorrise nuovamente e le ravviò i capelli dietro l’orecchio destro.

-Andrà tutto bene. Dopo che avrai spiegato loro la situazione, vedrai che i tuoi genitori risponderanno alle tue domande senza problemi; così tu finalmente saprai la verità su tuo padre-le disse.

C’erano alcune cose che Prudence avrebbe voluto correggere nella frase di Ben, ma si limitò ad annuire consapevole che si stava facendo tardi e che presto sua madre avrebbe inviato un gufo in ricognizione a cercarli.

-Sarà meglio andare-gli disse staccandosi dal suo abbraccio e affondando la mano in quella del ragazzo.

I due ragazzi coprirono la breve distanza in meno di cinque minuti e dopo aver preso un respiro profondo, Prue suonò al campanello di casa.

L’attimo dopo la porta si aprì e sulla soglia comparve suo padre, che le sorrise non appena incontrò il suo sguardo.

-Ciao papà-lo salutò Prue prima di andargli incontro e abbracciarlo.

-Ciao tesoro-disse Draco, stringendola a sé per un lungo istante prima di terminare l’abbraccio e farsi da parte permettendo in questo modo a Ben di entrare in casa.

Mentre Prue si addentrava nel corridoio, i due uomini si fissarono per un breve istante, fino a quando Ben non rivolse un cenno del capo a Draco tendendo allo stesso tempo una mano tesa verso il biondo.

-Signore. La trovo bene-disse, cercando di nascondere l’imbarazzo che sentiva sempre alla presenza del suocero.

Sulle labbra di Draco comparve un ghigno accennato, chiaramente divertito dall’atteggiamento del giovane, sorriso che il biondo nascose immediatamente, prima di allungare a sua volta una mano e stringere quella di Ben.

-E’ bello rivederti Ben- rispose l’attimo dopo. –Sarà meglio raggiungere le ragazze in salotto prima che inizino a parlar male di noi-aggiunse prendendo Ben lungo il corridoio.

Una volta raggiunto il salotto, Ben salutò Mrs. Malfoy, ricevendo in cambio un saluto più affettuoso di quello avuto da Mr. Malfoy, prima di sistemarsi sul divano accanto a Prudence, di fronte ai suoceri.

Fra loro, sul tavolino da caffè era sistemato un servizio da tea formato da quattro tazze fumanti cui si univano zuccheriera e lattiera in modo da permettere ai quattro adulti di concentrarsi sulla loro conversazione.

-Come vanno le cose ora che i ragazzi sono tornati a Hogwarts?-domandò Prudence.

-Calma piatta. Finalmente non devo più isolarmi nel mio studio per lavorare in pace- commentò con nonchalance Draco.

Prue sorrise a quel commento.

-Come al solito tuo padre esagera sempre; a sentirlo parlare si potrebbe pensare che durante l’estate siamo invasi da un’orda di barbari-ribatté Hermione.

-Perché non è così?-chiese ancora Draco.

-Credimi tesoro- continuò Hermione rivolta a Prudence e a Ben. -Per tutte le vacanze estive, Michelle ha passato il tempo in giardino a prendere il sole con il naso immerso nei libri, oppure fuori con Albus.

Elly, invece, era concentrata sui suoi disegni.

L’unico che ha portato un po’ di vita in questa casa è stato Jude- raccontò la donna.

-Avete deciso cosa fare con il cane?-domandò la ragazza, ricordando la richiesta assillante del fratello.

Jude aveva cercato di convincere anche lei, in modo che mettesse una buona parola con i genitori, elencandole tutti i vantaggi dell’avere un animale domestico in casa.

-Ah per favore…- si limitò a commentare Draco provocando una risata divertita nei due ragazzi.

-Ci stiamo ancora pensando-rispose sibillina Hermione.

-No, tu ci stai pensando. Fosse per me questa idea assurda non sarebbe neanche stata presa in considerazione.

Ma lo sai che tua madre ha il cuore tenero- aggiunse il biondo rivolto alla figlia.

-Senti chi parla-lo punzecchiò Prudence.

-Non ascoltarlo. Lo sanno tutti che farebbe qualsiasi cosa per voi- s’intromise Hermione con la stessa ironia nella voce prima di rivolgere un sorriso affettuoso al marito.

Draco sospirò, fingendosi esasperato, prima di prendere un lungo sorso di caffè dalla tazza.

-Come vanno le cose in ospedale?- domandò Hermione, spostando il proprio sguardo sui due ragazzi.

-Bene…Come il solito.

Turni lunghi, tanti pazienti ma riusciamo a trovare il lato positivo in ogni giornata.

Questa settimana ho assistito alla rimozione di un tumore gigante e l’altro giorno Ben ha partecipato a un trapianto su un neonato. Gli ha letteralmente salvato la vita-raccontò Prudence orgogliosa.

Ben accennò un sorriso, chiaramente felice per l’orgoglio che traspariva dalla voce di Prudence.

-Complimenti!-disse Hermione rivolta a entrambi. –Deve essere un’esperienza incredibile - commentò sinceramente colpita.

Draco annuì lentamente fissando attentamente i due ragazzi seduti di fronte a lui.

-Interessante… Ma scommetto che non è questo il motivo per cui siete venuti a trovarci oggi-commentò continuando a fissare la figlia e Ben.

Per qualche istante nel salotto scese il silenzio: Hermione si voltò verso il marito con una lieve espressione infastidita sul volto, mentre Prudence e Ben si scambiarono un veloce sguardo.

-Hai ragione. Non siamo venuti per questo… Non ti si può nascondere niente, vero papà?-commentò Prudence con un sorriso.

Draco alzò le spalle.

-Non posso farci niente se sono un uomo molto perspicace - commentò a sua volta il biondo.

A quelle parole, Hermione si lasciò andare a una risata divertita, prima di concentrarsi nuovamente sui due giovani.

-Allora, di cosa volevate parlarci?-domandò poi Hermione.

Ancora una volta, Prudence cercò lo sguardo di Ben, alla ricerca del sostegno necessario per fare il suo annuncio.

L’attimo dopo, la mano destra di Ben strinse la sua e con quel piccolo gesto le trasmise sicurezza.

Prudence prese un respiro profondo e, con lo sguardo fisso sui suoi genitori, dischiuse le labbra.

-Avremo un bambino-annunciò.

Per alcuni istanti, dopo quell’annuncio, nella stanza cadde un silenzio totale.

Hermione e Draco restarono immobili, completamente inebetiti, con lo sguardo fisso sui due ragazzi e per quei lunghissimi istanti Prudence ebbe paura della loro reazione, certa che quel lungo silenzio non prometteva niente di buono.

Come il solito, fu Hermione a riprendersi per prima: si portò le mani alla bocca e l’attimo dopo scattò in piedi.

-Oh cielo! La mia bambina!- disse aggirando il tavolino da caffè e avvicinandosi a Prudence.

La ragazza, ancora incerta sulla reazione della madre, si alzò in piedi e lasciò che la madre la stringesse in un forte abbraccio.

-Non posso crederci!- commentò ancora Hermione. –Sei sicura? Di quante settimane sei? Sei già andata da un medimago?-le domandò parlando a raffica.

Prue sorrise e annuì.

-Sono sicura e sì, ho già visto un medimago. Abbiamo deciso di aspettare un po’ prima di dirlo a voi e ai genitori di Ben per essere sicuri che tutto fosse a posto- le disse.

Hermione corrugò la fronte.

-Quindi di quante settimane sei?-le domandò di nuovo.

La ragazza abbassò per un breve istante lo sguardo prima di incontrare nuovamente gli occhi nocciola della madre.

-Sono appena entrata nel quarto mese-confessò.

Questa volta sul volto di Hermione si dipinse un’espressione scioccata: come aveva fatto a non accorgersi di nulla?

Mentre sua madre veniva a patti con quella marea d’informazioni, Prudence si voltò verso il padre e lo fissò per qualche istante.

Draco era rimasto in silenzio fin da quando lei e Ben avevano fatto il loro annuncio e ora era seduto sul divano con lo sguardo fisso nel vuoto, perso dietro ai propri pensieri.

-Papà?-lo chiamò con voce dolce.

Draco si riscosse e incontrò lo sguardo della figlia, restando sempre in silenzio.

-Va tutto bene?-gli domandò cauta Prudence, avvicinandosi al divano su e sedendosi accanto a Draco.

-Vuoi la verità tesoro?-le chiese a sua volta l’uomo.

Prudence annuì.

-In questo momento sto facendo del mio meglio per non lanciare una fattura a Ben – confessò, terribilmente sincero.

Con la coda dell’occhio, Prudence vide Ben irrigidirsi, ma la ragazza si limitò a sorridere.

-Non lo faresti mai-disse poi rivolta al padre, posandogli una mano sul braccio sinistro.

-Ah davvero?-commentò lui con un ghigno sarcastico.

La ragazza scosse la testa.

-Se tu lo affatturi, io sarò costretta a crescere il bambino da sola.

 Vuoi davvero liberarlo dalle sue responsabilità?-gli domandò con un sorriso ironico sulle labbra.

A quelle parole Draco si lasciò scappare un sospiro frustrato.

-Dannazione… Ben, ringraziala, perché ti ha appena salvato la vita-commentò provocando le risate di Prudence e Hermione e riuscendo a tranquillizzare in minima parte anche Ben.

Prudence schioccò un bacio sulla guancia destra del padre e posò la testa sulla sua spalla.

-Principessa, sono troppo giovane per diventare nonno!- commentò ancora Draco, chiaramente in crisi.

Prudence rise nuovamente e cercò lo sguardo del padre, rivolgendogli un sorriso luminoso.

-Sarai un nonno fantastico!- gli disse con voce sicura.

-Diventerai uno di quei nonni che assillano tutti con le foto e gli aneddoti sul proprio nipote-commentò Hermione divertita.

Draco si lasciò andare a un gesto di sconforto, prima di prendere un nuovo respiro profondo e incontrare lo sguardo della figlia.

-Dammi un po’ di tempo per abituarmi all’idea. Ero convinto di avere almeno altri dieci anni prima di dover vivere questo momento-confessò sincero.

Prudence annuì e gli posò un nuovo bacio sulla guancia.

-Prenditi tutto il tempo che vuoi-

L’attimo dopo si alzò e tornò a sedersi accanto a Ben, la mano di nuovo al sicuro in quella del compagno. Anche Hermione tornò a sedersi sul divano di fronte ai ragazzi, chiaramente scioccata dall’annuncio ma in uno stato d’animo migliore del marito.

-Quindi hai già fatto dei controlli?-le domandò preoccupandosi sia per sua figlia sia per il bambino.

Prudence annuì.

-Siamo stati dalla medimago la settimana scorsa e ci ha assicurato che va tutto bene.

Però avrei bisogno del vostro aiuto-aggiunse.

Era venuto il momento di introdurre l’argomento che temeva di più e per un breve istante, dopo aver visto quanto la notizia della sua gravidanza aveva sconvolto i suoi genitori, era stata sul punto di rimandare quella conversazione.

Purtroppo quel grande interrogativo la assillava da troppo tempo e ora era venuto il momento di avere delle risposte.

-Come possiamo aiutarti?-domandò prontamente Hermione.

Entrambi i suoi genitori erano tornati vigili e presenti alla conversazione, pronti a fare la loro parte nel caso ce ne fosse stato bisogno.

Sapere che stava per scuotere il loro mondo per la seconda volta in un giorno le riempiva il cuore di tristezza ma Prudence era consapevole di non poter fare altrimenti.

-Quando sono andata dalla medimaga, la prima volta mi ha chiesto la mia storia clinica: se avevo avuto tutte le malattie esantematiche, se ero mai rimasta incinta prima di allora e così via.

Poi mi ha fatto alcune domande sulla storia clinica della mia famiglia, per assicurarsi che non ci siano malattie genetiche, oppure diabete o malattie cardiache.

Non ho saputo risponderle-ammise sincera Prue. –Per questo ho pensato di rivolgermi a voi per avere un quadro clinico della nostra famiglia-concluse.

Ancora una volta, nella stanza cadde il silenzio, ma contrariamente alla calma che era calata sulla stanza dopo l’annuncio della gravidanza, questo era carico di tensione.

Prudence osservò i suoi genitori e si rese immediatamente conto del cambiamento avvenuto sia in sua madre sia in suo padre: entrambi si erano irrigiditi man mano che la ragazza procedeva nella sua spiegazione e, se prima tra i due vi era una grande distanza ora Draco si era avvicinato istintivamente a Hermione, assumendo lo stesso atteggiamento protettivo che Ben aveva dimostrato verso Prudence per tutta la durata di quel colloquio.

Prudence vide il veloce sguardo che sua madre rivolse a suo padre e rimase scioccata dalla paura che lesse negli occhi della donna.

L’attimo dopo Hermione si ricompose, voltandosi verso Prudence con un lieve sorriso imbarazzato.

-Purtroppo credo di non poter aiutarti. Come sai, non ho nessuna notizia dei miei genitori da quando avevo diciassette anni e devo ammettere che prima di allora non mi sono mai interessata alla loro salute- ammise, rivolgendole un sorriso colpevole prima di spostare lo sguardo su Ben. –Non ci crederesti mai adesso, ma all’epoca ero una ragazza molto distratta-aggiunse schernendosi.

Ben sorrise, consapevole che questo era quello che Hermione si aspettava da lui.

Prudence, invece, spostò lo sguardo verso suo padre.

Sua madre poteva essersi rivelata un vicolo cielo, ma lei non era ancora pronta a dichiararsi sconfitta.

Lo sguardo indagatore di suo padre catturò la sua attenzione e le fece capire che le motivazioni nascoste dietro il suo discorso non erano passate inosservate.

-Ok, per quanto riguarda la famiglia Malfoy, dovrebbe essere più facile, giusto? Avrai sicuramente un archivio in cui è raccolto l’albero genealogico della famiglia Black- Malfoy- disse Prudence sfidando suo padre.

Draco sostenne per qualche istante il suo sguardo, prima di alzare le spalle in un gesto noncurante.

-Mi dispiace, principessa. Mi sono liberato di quelle scartoffie tanti anni fa.

Occupavano spazio e attiravano polvere- rispose Draco.

Suo padre aveva capito cosa voleva realmente, ma allo stesso tempo, non era ancora disposto a concederle quelle informazioni.

Prudence sospirò profondamente, cercando di liberarsi dalla frustrazione provocata dalle risposte dei suoi genitori.

-Sono sicura che la medimago riuscirà a ricostruire il quadro clinico del bambino anche senza la storia medica delle nostre famiglie-la rassicurò l’attimo dopo Draco.

Quasi non avesse colto le parole del padre, Prudence tornò a focalizzare la propria attenzione sulla madre, ricordandosi improvvisamente altre domande che le aveva posto la medimaga durante la visita.

-Hai avuto problemi durante la mia gravidanza o il parto?-le domandò in un tono quasi professionale.

Hermione s’irrigidì nuovamente a quella domanda inaspettata.

-No, è andato tutto come previsto-disse senza incontrare lo sguardo della figlia.

-Niente perdite o minacce d’aborto?-chiese ancora Prudence.

-Prudence…-la rimproverò Draco a mezza bocca.

-Perché la medimaga mi ha detto che è molto frequente durante la prima gravidanza e…- continuò la ragazza imperterrita.

Prima che Prue avesse terminato la frase, Hermione si era alzata in piedi, un’espressione smarrita negli occhi.

-Credo sia meglio preparare dell’altro tea- disse l’attimo dopo, afferrando la teiera e dirigendosi velocemente nel corridoio che l’avrebbe condotta in cucina.

Prudence osservò incredula la ritirata di sua madre, senza capire cosa era successo o cosa aveva provocato quella reazione: sua madre era sempre stata una persona calma e razionale, cosa aveva detto per farla spaventare in quel modo?

La ragazza voltò la testa verso suo padre e vide che si copriva il volto con entrambe le mani, le spalle basse come se fossero gravate dal peso del mondo.

-Forse dovrei andare di la…- disse Prudence accennando ad alzarsi.

-No. Tua madre ha bisogno di restare sola per un po’-la bloccò la voce piena di rimprovero di suo padre.

-Ho detto qualcosa di sbagliato?-domandò la ragazza.

Draco rialzò lo sguardo sulla figlia e Prudence vide chiaramente la lotta interna che avvenne nell’uomo tra ciò che voleva dire, che probabilmente l’avrebbe ferita, e ciò che sapeva di dover dire.

-E’ meglio che tu e Ben andiate adesso-disse infine alzandosi in piedi.

Prudence corrugò la fronte.

-Ma papà…-

-Tesoro sta tranquilla. Tua madre non è arrabbiata con te.

Ma in questo momento è fragile ed io devo occuparmi di lei e non posso farlo se voi siete qui- le disse sincero come poche volte nella vita.

Controvoglia, Prudence si alzò, seguita da Ben e tutti e tre lasciarono il salotto e si avviarono lungo il corridoio fino alla porta di casa.

-Posso chiamarla più tardi?-domandò la ragazza a Draco.

Draco accennò un sorriso.

-Ti farò chiamare quando starà meglio.

Sta tranquilla… Tua madre è molto felice per te e anche io-aggiunse un attimo dopo.

Prue annuì incerta e salutò il padre con un bacio sulla guancia.

L’attimo dopo la porta di casa si era richiusa alle sue spalle, lasciando lei e Ben sul vialetto.

Era arrivata lì quella mattina certa che non sarebbe stato facile affrontare quell’argomento, ma almeno sperava di poter avere qualche risposta; ma ora poche ore dopo ritornava a casa sconvolta dalla reazione della madre.

Se sua madre aveva avuto quella reazione soltanto introducendo quell’argomento cosa avrebbe fatto quando le avrebbe chiesto notizie sul suo vero padre?

 

 

 Salve a tutti! Benvenuti al 3 capitolo della nostra Fan Fiction. Come state?

Come avete potuto vedere, in questo capitolo le problematiche della nuova generazione si sono delineate ancora di più, anche se ho volutamente lasciato fuori Albus perchè è forse il personaggio che in questa fiction vivrà più avventure...oltre a James.

Uno dei grandi segreti, la gravidanza di Prudence, è stato svelato e un secondo è stato accennato: quanti di voi avevano capito che Prue sapeva di non essere figlia naturale di Draco Malfoy?

Il prossimo capitolo riprenderà da qui, quindi potrete vedere le reazioni a questo incontro sia di Draco e Hermione, sia di Prudence e Ben.

La frase ad inizio capitolo è tratta da Bloom di Troye Sivan mentre il titolo è tratto da Futile Devices di Sufjan Steven.

Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno questo capitolo e, come sempre, chiedo scusa per eventuali errori di ortografia e di battitura.

Ed i ringraziamenti: One Time( Grazie per i complimenti e per aver letto la storia in tutti questi anni! ^_^ Spero che il seguito sia all'altezza del predecessore), Rita_dv_06(Grazie per i complimenti! Questo capitolo in parte ha risposto alla tua domanda, ma per togliere ogni dubbio, no purtroppo non era destino che avessero un altro figlio: sarebbe stato troppo complicato dal punto di vista narrativo), Marta_cr_cullen92( Eh già, accuse abbastanza pesanti che per un pò mi hanno fatto dubitare di me stessa e di quello che avevo scritto, e ti ringrazio per la tua rassicurazione perchè ne avevo bisogno. Anyway, grazie per i complimenti! Spero che anche questo capitolo sia di tuo gradimento), Magnolia Rossa(Benvenuta! Purtroppo non posso rispondere al momento alla tua domanda perchè come direbbe River... Spoiler Sweetie!), Valepigia( Bentrovata ^_^! James è un personaggio molto difficile da scrivere: da una parte provo molta tenerezza per lui e per il suo desiderio di conoscere Harry, ma dall'altra mi manda in bestia perchè è il personaggio più irritante di tutta la Fiction. Non sbagli: diversi anni fa avevo iniziato un seguito del "pagamento", ma ho smesso di pubblicarlo perchè non riuscivo ad andare avanti a causa dei troppi intrecci narrativi e dei troppi personaggi), Germana(Innanzitutto, voglio ringraziarti per il tuo messaggio riguardo la recensione "astiosa" a "il pagamento": l'ho apprezzato molto e mi ha fatto veramente bene perchè quella recensione mi aveva portato ad analizzare ogni minimo dettaglio della fiction per essere sicura di non aver dato inconsciamente un messaggio sbagliato con le mie parole. Grazie davvero! Prometto che prima o poi porterò avanti anche "What I did for love", quando l'università allenterà la sua morsa su di me, ora posso ritagliare del tempo soltanto per scrivere questa fiction. Per quanto riguarda Albus, allacciati le cinture perchè sarà una strada accidentata, ma per ora non posso dirti di più... Riguardo alle tue domande purtroppo posso rispondere soltanto alla 1 e la risposta è NO, il resto della famiglia Weasley non ha più avuto contatti con Prudence dalla fine del processo), ElizabethEowyn(Ti sei ripresa dallo shock della gravidanza di Prue? Oppure devo riservarti un posto sul divano accanto a Draco così potrete confortarvi a vicenda? L'idea di James di incontrare suo padre ed invitarlo al proprio compleanno si è già rivelata più difficile del previsto e continuerà ad esserlo; inoltre ti consiglio di non essere troppo dura con Jim, chi non ha commesso errori a sedici anni? Amo Albus, forse è il personaggio che amo di più della nuova generazione, ma finisco sempre per fargli vivere amori difficili e anche questa volta bisognerà essere molto pazienti con il mio Al perchè combinerà un pò di guai prima di mettere la testa a posto...E' un caso se il personaggio di Scott è basato su Kevin McKidd, è dovuto tutto al mio amore per l'attore fin dai tempi di "Trainspotting"; Sadie,invence, è effettivamente plasmata sul personaggio di Cristina Yang perchè mi ha sempre dato l'idea di una persona forte e determinata, ma tutto il resto ovvero il sarcasmo e le sue idee sull'amore sono lo specchio delle idee della sottoscritta...Anche io sono allergica all'amore, anche se credo non si direbbe visto ciò che scrivo).

Bene, per il momento è tutto, io vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo.

Baci, Eva

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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