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Autore: CryBaby_    30/09/2018    1 recensioni
"La sua scuola dovrebbe essere vicino alla tua quindi cogli l'occasione di andarci anche tu. Non considerarla come una penalità perché non stai rispettando un accordo e non farle vivere il tuo stesso stile di vita da disadattato.
Auguri a me che sono diventata nonna, oggi!"
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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« Anche tu al lavoro oggi? » Domanda indicando la sua mascherina.
« Oh, sì. Certo. »
« Molto cazzuto con il succhino della mamma » esclama trattenendo la risata.
« Avevo finito il latte nel biberon quindi ho pensato fosse ora di passare a qualcosa di più forte. » Rispondo.

Quando mi alzo per buttare lo scatolino, prima di andarmene, noto con la coda dell'occhio sinistro che mi stava squadrando dalla testa ai piedi.

« Non sei di queste parti vero? » Chiede dubbiosa.
« No, serve un tesserino ed essere residenti per fare writing? » Replico sorridendo.
« Rilassati amico, hai le tue cose per caso? Ahahah »
« Ahah, forse. Buona continuazione allora » Dico agitando leggermente la mano in aria per salutarla, senza girarmi, appena varco l'uscita.

La speranza che tutto finisse lí si spegne appena sento il rumore di un accendino alle mie spalle. Fiducioso che sia una coincidenza, cambio più volte il tragitto ma continuava a seguirmi imperterrita.

« Dio santo vai troppo di corsa, è così distante la tua macchina?! » esclama dopo avermi fermato.
« Non ho una macchina, sto andando a casa » rispondo tossendo.
« Ti dà fastidio l'odore dell'erba? »
« Il fumo in generale ma non vedo questo cosa centri con la storia che mi segui. »
« All'inizio pensavo tornassi alla tua opera quindi ero curiosa di cosa hai fatto. Vedendo che camminavamo da molto, ho pensato che invece andassi alla tua macchina e che ti avrei potuto scroccare un passaggio. »
« Bene, ora che abbiamo epurato che non ti sono d'aiuto le nostre strade, sfortunatamente, si dividono »
« Ti dispiace allora se ti accompagno allora? » Chiede sbuffandomi una nuvoletta contro il mio volto.
« Come scusa? » Domando infastidito dal suo soffio dal sentore intenso.

Ma cosa sta succedendo nell'universo, perché devi farmela pagare in questo modo. Mi vuoi dare il colpo di grazia con la stupidità di questa mongoloide?

« Io ti ho già visto all'interno di quella scuola, forse in segreteria. »
« Mi sa che ti sbagli, per tua fortuna però sono un tipo taciturno quindi sei in una botte di ferro! »
« Allora non ti darà fastidio se ti accompagno, le strade sono pericolose a quest'orario. Vorresti lasciare una donzella tutta sola a quest'ora? Inoltre sono curiosa di sapere dove abiti, cosí, nel caso succedesse qualcosa so dove andare » chiarisce usando un tono che dovrebbe essere minaccioso.
« Fai come ti pare, non ti servirà a nulla », ribatto abbassandomi ulteriormente il cappuccio della felpa.

===

Salita la breve scalinata che porta alla soglia di casa mi giro nella sua direzione, facendole capire che può anche andarsene. Ignorandomi si accende una sigaretta in contrasto alle prime luci del mattino e, con gli occhi mi fa cenno di aprire la porta.

« Avanti, tanto apriresti quella porta anche senza di me. Sempre se è casa tua, ovviamente. »

Inserisco la chiave nella serratura e la giro finché non mi permette di girare la maniglia. Appena apro la porta da essa sbuca Desirée, quando mi riconosce, mi abbraccia intensamente.

«Ahahah, a quanto pare hai da fare con la piagnona. Ci si vede a scuola, sempre se fossi realmente tu la persona che ho visto quel giorno. Incomincio ad avere dubbi su ciò però non posso permettermi che qualcuno faccia l'infame, spero tu possa capirmi. Buona vita nel caso non ci vedessimo più », esclama mente se ne va.

Consumo qualche secondo per esaminare la sua uscita di scena, completamente indifferente e serena. La rabbia di essermi ridotto ad accontentarla mi martella costantemente il cervello seguendo il ritmo dei singhiozzi della bambina, in modo crescente. Mentre entriamo, per cercare di rassicurare Desirèe, le strofino il palmo sulla spalla sinistra tuttavia non ha effetto. Mi tolgo la giacca e la mascherina e, quest'ultima la ripongo nella mia tasca dei pantaloni mentre il giubbotto sull'appendi abiti. Lei si accomoda sulla sedia ancora turbata in mia attesa con gli occhi gonfi e il viso rigato dalle lacrime. Controllo sul tavolo e il biglietto è ancora lì, sotto il succo, completamente ignorato.
Mi siedo davanti a lei e iniziamo a fissarci senza dirci una parola, si sente solamente il suo pianto. Provo più volte di calmarla attraverso le parole tuttavia sono inefficaci, così, avvicino i due palmi delle mie mani il più vicino possibile al suo viso, senza toccarla. Non si fa la minima domanda riguardo il mio gesto finché, all'improvviso, li unisco creando un suono secco e incisivo. Successivamente, il silenzio totale. Lo spavento che le ho causato, oltre che farle perdere un battito del cuore, la fa smettere di piagnucolare.

« Bevi il succo e respira, non capisco niente se continui a fare così », spiego.

Con molta calma e un evidente timore nei miei confronti finisce la bevanda e mette il brick nuovamente sul tavolo non sapendo dov'è il cestino. Abbasso lo sguardo per qualche secondo per radunare i miei pensieri.

Se questa storia che deve vivere con me andrà avanti realmente dobbiamo sistemare queste storia. Dobbiamo trovare un compromesso se non riesce a stare da sola, a scuola non posso esserci io.

« Allora, adesso con calma parliamo, prenditi tutto il tempo che hai bisogno basta che non piangi. Se piangi non concludi niente. Capito? »
« S-sì, s-scusami... »
« Quando parli con me evita le scuse, non ti preoccupare. Ognuno ha i suoi motivi per quello che fa. Succede sempre quando sei da sola? » Domando e, per un istante vedo, nei suoi occhi nuovamente riempirsi di lacrime anche se questa volta cerca di trattenersi, limitandosi a un cenno affermativo per rispondermi.
« Ok, abbiamo capito che cè un problema. Idee per risolverlo? »
« I-io non lo so» Bisbiglia.
« Ottimo siamo in due, fanno schifo questo genere di cose. Facciamo così, entro oggi dobbiamo trovare una soluzione. Ora vestiti che andiamo al bar, ho bisogno di un caffè. » Dico grattandomi la nuca dopo aver sbadigliato
« E la scuola? »
« È un vero peccato che tu sia stata male proprio oggi che è il tuo primo giorno di scuola Vorrà dire che ci andrai domani se ti senti meglio. Sfortunatamente dovrò rimanere con te e rinviare il mio rientro a domani, la tua salute viene prima di tutto. » Rispondo.

Inaspettatamente, con quella stupidata, riesco a strapparle un piccolo sorriso prima di dirigersi nella mia camera per vestirsi. Il tempo che impiega per cambiarsi lo sfrutto per andare in bagno e prendermi qualcosa per il mal di testa. Preso il medicinale, nel momento in cui torno in cucina, la vedo che sta persino rifacendo il letto in modo impeccabile. Ci mettiamo un pochino ad arrivare al mio solito bar, la barista mi guarda stranita vedendo chi ho in compagnia. Desirée si siede in uno dei tavolini allinterno, si toglie solamente il giubbotto come me e lo ripone dietro la sedia ma continua a indossare quella sciarpa usurata dal tempo. Mi tolgo la mascherina e, quando il mio sguardo sincrocia con quello di Luna, la proprietaria, non faccio neanche il tempo di fare lordinazione.

« Niente giri di parole, hai trenta secondi. » Dice facendomi cenno di avvicinarmi affamata di spiegazioni.
« Sorella. »
« Mi hai detto che non hai una sorella e non ti assomiglia per niente »
« È una cugina che per me è come una sorellina »
« Altra menzogna, non sei il tipo a cui interessa la famiglia. Sei scappato persino da tua madre. Hai venti secondi »
« È mia figlia »
« Come scusa?! »
« Io voglio morire... Per che cazzo dovrebbe essere più credibile delle precedenti. »
« Ha il tuo stesso sguardo malinconico e vuoto, inoltre avete anche gli zigomi uguali »
« Spero tu stia scherzando.»
« Dieci secondi, non sono ancora soddisfatta. »

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