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Autore: Nena_Kurata    06/10/2018    1 recensioni
La normale vita di una ragazza adolescente, Serena, che, in un noioso sabato pomeriggio di solitudine, decide di uscire a farsi due passi...leggendo...mentre cammina. Si scontrerà con un tipo parecchio arrogante e strafottente, odioso. Le loro vite si intersecheranno sempre di più, tutto a causa di una serie di (s)fortunati eventi!
" < AHI! >
…come ci sono finita per terra? Non ero in piedi un attimo fa? Oddio e il manga? E se si è rovinato?
Fortunatamente è accanto alla mia mano che mi accorgo essere leggermente graffiata.
Sospiro di sollievo. Alzo gli occhi e la prima cosa che penso è “ perchè il protagonista maschile del fumetto è vivo?”
Un tizio alquanto perplesso mi scruta curioso e arrabbiato allo stesso tempo. Ops.
Probabilmente si aspetta delle scuse. "
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap 7
BIBLIOTECA
 
Maggio.
Maggio…a maggio lo scemo diventa saggio?
No ok me lo sono inventato.
 
Maggio, quasi alla fine, poco meno di un mese alla maturità: un po’ di ansia inizia a farsi sentire perché ormai gli esami non so più così lontani e non si può più rimandare lo studio… uffa.
Non che io vada male a scuola, però insomma invece di mettermi a studiare preferirei fare altro ecco. Diciamo che sono una di quelle che fa abbastanza con poco: sto attenta in classe, a casa ripasso giusto le nozioni base e poi mi prendo quello che viene: se la preparazione non è sufficiente, pace, sono consapevole che avrei potuto fare di più, se invece va bene, tanto meglio.
Di solito preferisco studiare in coppia o in gruppo con qualcuno, così evito di distrarmi, ma oggi le mie solite tutor sono impegnate…mi hanno abbandonato a me stessa! Me misera…
Idea!
Certo è una cosa nuova, non l’ho mai fatta…
Però potrebbe rivelarsi proficua.
A dire il vero non mi ci vedo proprio però…
Insomma potrebbe essere un modo per concentrarsi no?
Spero che di venerdì non ci sia molta gente.
Si, dai.
Vado in biblioteca.
 
Grosseto, come ci si aspetterebbe da una piccola cittadina quale è, ha una sola biblioteca: una sede principale, con tavoli e aule studio, e un paio distaccate che sarebbero in realtà più degli archivi.
Io mi dirigo alla sede principale, lascio il motorino e impiego un buon 5 minuti pieni per capire dove sia l’entrata. E poi la trovo, un portoncino anonimo nascosto tra due colonne…un po’ più in vista no eh?
Salgo le scale, entro e, da brava forestiera, chiedo alla segreteria dove sia l’aula studio.
Al che la donna dietro al bancone mi guarda un po’ stranita e indica esattamente la stanza dietro di me. Che scema Serena.
Entro, la stanza non è molto grande ma fortunatamente sono arrivata abbastanza presto e ci sono ancora un paio di tavoli del tutto liberi.
Scelgo uno vicino alle finestre, in fondo all’aula, leggermente distaccato dal resto.
Anche a scuola sono sempre stata vicino alle finestre. Non so perché, ma è una postazione che mi dà la sensazione che l’aula sia molto più grande di quello che è, che non siano solo quattro mura chiuse ma qualcosa di più aperto. E poi, è una postazione tattica perché, se ci batte il sole, quando ci sono le belle giornate si sta da Dio: i raggi che filtrano dai vetri rendono l’atmosfera più luminosa e poi quel bel tepore sulla pelle….che bella sensazione, come un abbraccio.
Mi siedo.
Sono le 14.30.
Ok diamoci da fare.
 
È passata un’oretta e diciamo che ho raggiunto il mio scopo di non distrarmi troppo.
Adesso però ci vuole una pausetta.
Quasi quasi vado a prendere qualcosa ai distributori che ho visto in fondo al corridoio.
Vediamo cosa c’è: acqua, thè, bounty, mars, girella, patatine, crostini….i twix!
Si, deciso: vado di twix. Tra tutte le schifezze cioccolatose, piene di zucchero, conservanti e chi più ne ha più ne metta, i twix sono i miei preferiti.
D’inverno, quando magari sono a scuola e abbiamo qualche ora buca, prendo i twix e li inzuppo un po’ nella cioccolata calda…lo so, detta così fa un po’ schifo, ma giuro che è buonissimo! Una cosetta così per stare leggeri. Adoro!
 
Finisco di mangiare fuori dall’aula e poi rientro.
Noto che l’altro tavolo che era libero è stato occupato da un gruppetti di ragazzi e, con la coda dell’occhio, che al mio si è seduto anche qualcun altro.
Oh bhe, divideremo gli spazi.
Vado dritta al mio posto e…no vabbe.
Riccardo è seduto di fronte a me.
 
< ma guarda, non ti facevo tipa da biblioteca >
< lo so, in effetti non lo sono. Ma potrei dire la stessa cosa di te >
< sai com’è… >
< maturità > diciamo insieme. Mi scappa un sorriso. Siamo anche in sincronia.
< già…senti se ti do fastidio, cambio tavolo >
Ma come siamo gentili oggi.
< ma come siamo gentili oggi eh? No tranquillo, no problem, puoi rimanere > la tua presenza non mi dispiace per niente.
Bhe, potrei anche dirglielo invece di pensarlo e basta.
< la tua…ehm…tu non…ehm…non mi dai fastidio > ok, non proprio la stessa cosa ma va bene lo stesso. Brava me!
Riccardo rimane un attimo stupito poi mi sorride
< bene! >
E io perdo di nuovo un battito.
Uffa. Sono proprio andata.
< cosa studi? > mi chiede
< eh? > eh? Scusa ma ero ancora persa nei miei pensieri ad immaginare i volti dei nostri quattro figli.
< cosa stavi studiando >
< ah si, matematica, ma non sono proprio una cima > ecco ora penserà che sono una scema.
< vedi le coincidenze…anche io devo fare matematica, e si da il caso che IO sia una cima in questa materia > e si atteggia come se fosse un gran professore. Rido.
< sese… >
< se vuoi posso darti una mano >
Oddio davvero?

< si, “no problem” > risponde imitandomi
< o-ok grazie allora >
< ok dai, siediti da quest’altra parte, accanto a me, così riesco a vedere bene il quaderno >
Eh aspetta che? V-vicini? Non sono sicura…non mi concentrerò mai così!
Devo avere una faccia talmente sconvolta che gli devo fare un po’ pena…altrimenti non si spiega.
I suoi occhi si addolciscono e sulle labbra gli ritorna il sorriso di prima. Che bello.
< dai…vieni >
Mi alzo dalla sedia quasi come un automa, faccio il giro del tavolo con il cuore che batte a mille e mi siedo tentennante accanto a lui.
< guarda che non mordo mica, voglio solo aiutarti >
< o-ok…>
< allora cos’è che non ti torna? >
 
Passiamo la seguente ora e mezzo seduti vicini, con Riccardo che un po’ fa i suoi esercizi e un po’ controlla i miei.
Profuma.
Ogni volta che si avvicina per vedere meglio il mio quaderno, un profumo fresco mi riempie le narici e io devo ricorrere a tutta la mia forza di volontà per non perdermi in strane fantasie.
Ed è gentile.
Lo so, mi costa molto ammetterlo, ma è gentile. Mi corregge con pazienza dove sbaglio senza farmi scoraggiare e cerca di spiegarmi nel modo più semplice quale sia il metodo giusto per risolvere gli esercizi.
Questo ragazzo mi piace.
Mi piace parecchio.
 
< fatto! >
< vediamo…>
< è sicuramente giusto, stavolta sono sicura di averlo fatto bene >
< mmh… >
< cosa? No dai, non mi dire che ho sbagliato! >
< … >
< allora? >
< è giusto, brava > sorride.
Brava.
Mi sento così euforica per un semplice brava?
< yes! High five >
E ci battiamo il cinque. Solo che poi lui prende la mia mano.
La abbassa lentamente, osservandola… sembra così concentrato.
La segue con lo sguardo fino a poggiarla sulle mie gambe e con il pollice disegna dei piccoli cerchi sul dorso.
Che bella sensazione. Un calore avvolgente scaturisce da quel contatto e pian piano sale fino ad arrivare al viso.
Mi sento avvampare. Ho caldo. E non so cosa fare. Ne cosa dire.
< ehm >
Provo a ritrarre la mano ma lui, in risposta, la stringe ancora di più.
E di scatto alza gli occhi e li incatena ai miei.
Mi sto perdendo in queste pozze blu mare. Sembra un mare tempestoso però. Chissà cosa starà pensando…
Continuando a fissarmi, lo vedo avvicinarsi a me.
E d’istinto i miei occhi cadono sulle sue labbra.
Mi è già capitato di pensarci…chissà se sono morbide come sembrano, chissà che sapore avrebbe un suo bacio.
Mi accorgo che anche lui sta fissando le mie.
Oddio ma mica vorrà sul serio…qui poi! Con tutta questa gente intorno.
Il cuore batte sempre più veloce mentre Riccardo continua ad avvicinarsi senza mai lasciare la mia mano.
Il suo sguardo è tornato nei miei occhi e sembra cercare una specie di consenso.
Amico, non so te, ma io mi sto letteralmente sciogliendo per tutta questa tensione, quindi sbrigati!
Lui sorride. Avrà capito?
Oddio ma mica avrò le labbra screpolate?!
Sto contando i millimetri che ci separano quando…
 
SLAM!
Una folata di vento improvvisa fa chiudere violentemente una delle finestre aperte.
È come se fossimo usciti da un’ipnosi.
La bellissima atmosfera che si era creata tra noi si frantuma in mille pezzi e sbattendo gli occhi torniamo entrambi alla realtà.
Riccardo si allontana e lascia la mia mano. Ora che non la tiene più tra le sue, ho quasi freddo.
Torna a guardare i suoi appunti senza dire una parola.
E io rimango lì. Accaldata, confusa, agitata…
Non ci credo.
Stava per baciarmi.
Lui.
A me.
E io….io lo volevo da morire.
Cerco, invano, di rimettermi a studiare con l’unico risultato di ritrovarmi a ripassare al rallentatore ogni fotogramma del nostro quasi-bacio.
Nel mentre disegno cose a caso su un foglio di brutta.
Vorrei parlargli ma non ci riesco. Non riesco nemmeno a guardarlo accidenti!
È una situazione imbarazzante.
Lui ha continuato a tenere la testa sui suoi libri ed è passata un’altra ora.
Eterna.
Ma non posso continuare a stare qui così, non ha senso.
Che faccio, torno a casa?
Alzo lo sguardo e anche lui mi sta osservando adesso.
Il mare è ancora più burrascoso di prima.
Una sensazione alla bocca dello stomaco mi sorprende. Che siano le famose farfalle?
Distolgo lo sguardo imbarazzata a livelli esorbitanti.
Perché quando c’è questo ragazzo di mezzo, perdo tutta la mia risolutezza? Mi sembro una pappamolle.
Non posso restare ancora qui; non sto più concludendo niente con matematica e non sopporto più questa situazione imbarazzante.
Mi alzo e inizio a sistemare le cose nello zaino.
< te ne vai? >
< ehm…si devo tornare a casa >
< ok >
Prendo la felpa e le chiavi del motorino dallo zaino e mi dirigo verso l’entrata, passandogli accanto, quando Riccardo mi blocca prendendomi per mano.
< ehm senti…il 17, è stato il mio compleanno…il diciottesimo… > inizia poco convinto < domani sera…lo festeggiamo…insieme a quello del Nati…ehm…se ti va…mi fareb….puoi ve…mi farebbe piacere che ci fossi anche tu, ecco >
Gli farebbe piacere.
Vuole che io vada alla sua festa.
Sto avvampando troppe volte solo nell’arco di un pomeriggio.
< s-si…ehm volentieri > sorrido
Lui mi guarda e sorride a sua volta, più convinto.
< ci conto allora >
E con questa ultima frase piantata nella mente, esco di corsa prima che riesca a sentire il suono del cuore che mi batte furioso nel petto.
 
Per tutta la sera sono stata con la testa tra le nuvole. Tanto che anche i miei mi guardavano straniti, mentre mio fratello sghignazzava e scuoteva la testa.
Non ci credo. Se ci ripenso, mi viene di nuovo caldo.
Mi ha quasi baciata.
Se solo quella finestra non avesse sbattuto così forte….maledetta!
 
Ore 20.00, casa Nati. Ci saranno tutti.
Ti aspetto. A domani.
 
A domani.
   
 
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